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Convocato d’urgenza per discutere di punti inerenti la “Variazione al bilancio di previsione 2019-2021”, il “Riconoscimento debiti fuori bilancio”, l’approvazione dello schema di convenzione per il piano di rientro

 

riguardante gli anni 2015-2016-2017 con relativo acconto 2018 del “Debito tariffa conferimento rifiuti”, nonché la “Variazione in via d’urgenza al bilancio di previsione 19/21”; l’ultimo Consiglio Comunale tenutosi a Paola è servito anche ad acquisire il dato risultante dalla relazione dei Revisori dei Conti.

Un documento molto importante, che ha dato contezza di una situazione di cassa molto deficitaria all’atto dell’insediamento dell’attuale Amministrazione Comunale.

I componenti dell’organo di controllo contabile, hanno preso atto che l’Ente ha inteso impegnare la somma di 501mila 396,75 euro per il pagamento di debiti contratti sul fronte della gestione del servizio di Raccolta dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU).

Fornendo parere favorevole all’operazione, i professionisti incaricati hanno confermato la passività ereditata dal recente passato, quando gli stanziamenti da corrispondere al fine dell’espletamento del servizio, sono stati condizionati da “storni” effettuati per coprire le spese di concerti e altri tipi di manifestazioni pubbliche, ma anche da mancati adempimenti contrattuali, dato che il Comune di Paola ha dovuto farsi carico di costi che sarebbero dovuti essere appannaggio della ditta appaltatrice e che, anche per il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati, sono stati invece messi a carico dell’Ente.

Tant’è che all’interno del documento consegnato all’attenzione dei consiglieri comunali, il passaggio successivo al conferimento del visto contabile d’approvazione, recita testualmente: «fatta salva la verifica delle eventuali responsabilità e fatte salve le azioni di rivalsa di competenza dell’amministrazione comunale. Il Collegio dei Revisori rammenta all’Ente di trasmettere la deliberazione di riconoscimento di debiti fuori bilancio e tutta la documentazione a corredo e richiamata nella stessa, alla Procura Regionale presso la Corte dei Conti di Catanzaro».

Un’indicazione che va nel verso di una prassi che, non invocata dai banchi della maggioranza o della giunta, si configura come passaggio formale non determinato da alcuna indagine avviata tra le mura del Sant’Agostino.

Il bilancio comunale potrà quindi essere variato nel capitolo 2177, relativo alla regolarizzazione partite sospese con il tesoriere e finanziamento dei debiti non preventivati, rimpinguato per una parte con l’applicazione dell’avanzo di amministrazione e per un’altra parte con lo storno di capitoli di spesa.

Ciò comporterà, come unica conseguenza negativa, il momentaneo blocco della restituzione delle somme pagate in più dalla cittadinanza durante il periodo in cui il debito è maturato, operazione che l’attuale Amministrazione aveva previsto come possibile proprio in virtù delle soluzioni adottate nelle vertenze con le ditte erogatrici dei servizi in questione e che invece, a causa di nuove criticità sorte su fronti quali – ad esempio – la revoca del contributo concesso per la realizzazione del “Pit”, il Comune non potrà compiere.

Marsilinotizie

Pubblicato in Paola

Difficile davvero fare l’amministratore comunale. Difficilissimo farlo in un comune in dissesto.

Impossibile in un comune che non è ancora uscito dal primo dissesto e sembra destinato a rientrarci.( Sulla vicenda ci ritorneremo)

Ad anno scolastico iniziato il problema che porgiamo alla intelligente attenzione dei nostri lettori è se il trasporto degli scuolabus rientri tra quelli a domanda individuale o se si tratta di un servizio pubblico vero e proprio

La differenza non è da poco.

E questo perché se fosse un servizio a domanda individuale il comune ben potrebbe chiedere agli utenti la copertura solo parziale dei costi derivanti dal servizio stesso, mentre se si trattasse di un servizio pubblico il comune dovrebbe coprirne l’intero costo come previsto dall’art 117 del TUEL.

Tutto discende dal fatto che la Corte dei Conti potrebbe(dovrebbe) condannare gli amministratori a ripagare il debito derivato all’ente comune.

Questa paura è emersa nel democratico incontro tra l’amministrazione comunale (presente l’assessore al bilancio) e una parte ben espressiva della comunità locale.

Questa paura è maggiormente cresciuta a fronte delle diverse pronunce espresse da distinte Corti dei Conti (Piemonte, Puglia, Sicilia).

Si legge nella sentenza della Corte dei Conti del Piemonte quanto segue:

“Più in particolare, la magistratura contabile ha evidenziato come né il Dl 55/1984, convertito dalla richiamata legge 131/1983, né il decreto 31 dicembre 1983 del Ministero dell'Interno ricomprendano tra i servizi pubblici locali a domanda individuale quello di trasporto scolastico.

Non ritenendo di dissentire dal richiamato indirizzo interpretativo, del quale, anzi, se ne condividono le argomentazioni a sostegno, la Sezione, in occasione dello scrutinio del presente quesito, ritiene di ribadire il principio secondo cui il trasporto scolastico è un servizio pubblico, ma non potendo essere classificato tra quelli a domanda individuale, non possono allo stesso reputarsi applicabili i conseguenti vincoli normativi e finanziari che caratterizzano i servizi pubblici a domanda individuale, espressamente individuati dal menzionato D.M. n. 131/1983.

La natura di servizio pubblico, in quanto oggettivamente rivolto a soddisfare esigenze della collettività, comporta, pertanto, che per il trasporto scolastico siano definite dall’Ente adeguate tariffe a copertura dei costi, secondo quanto stabilito dall'articolo 117 del Tuel.

In effetti, per tutti i servizi pubblici, anche non definibili “a domanda individuale”, come nella specie, l’art. 117 TUEL stabilisce che:

1. Gli enti interessati approvano le tariffe dei servizi pubblici in misura tale da assicurare l'equilibrio economico-finanziario dell'investimento e della connessa gestione. I criteri per il calcolo della tariffa relativa ai servizi stessi sono i seguenti:

a) la corrispondenza tra costi e ricavi in modo da assicurare la integrale copertura dei costi, ivi compresi gli oneri di ammortamento tecnico-finanziario;

b) l'equilibrato rapporto tra i finanziamenti raccolti ed il capitale investito;

c) l'entità dei costi di gestione delle opere, tenendo conto anche degli investimenti e della qualità del servizio;

d) l'adeguatezza della remunerazione del capitale investito, coerente con le prevalenti condizioni di mercato.

2. La tariffa costituisce il corrispettivo dei servizi pubblici; essa è determinata e adeguata ogni anno dai soggetti proprietari, attraverso contratti di programma di durata poliennale, nel rispetto del disciplinare e dello statuto conseguenti ai modelli organizzativi prescelti.

3. Qualora i servizi siano gestiti da soggetti diversi dall'ente pubblico per effetto di particolari convenzioni e concessioni dell'ente o per effetto del modello organizzativo di società mista, la tariffa è riscossa dal soggetto che gestisce i servizi pubblici».

Che fare allora?

Forse ,in siffatta situazione, non sarebbe male che si pronunciasse in anteprima la Corte dei Conti calabrese proprio per evitare responsabilità a carico degli amministratori locali.

Basta una urgente domanda ed un viaggio in quel di Catanzaro!

Pubblicato in Cronaca

“Oltre 30 milioni di euro di debiti sono, allo stato, non contemplati nel bilancio di Cosenza per ammissione dello stesso Comune”.

Ora qualcuno tragga le dovute conseguenze.

A pagarne le spese, purtroppo, saranno le famiglie cosentine.

 

 

Cosenza. 19 luglio 2019. Con la deliberazione della Corte dei Conti numero 106/2019 viene sancita, senza ma e senza se, la condizione di dissesto del Comune di Cosenza.

Non sono bastati i tentativi maldestri del sindaco Occhiuto di cercare di nascondere e camuffare la grave situazione finanziaria ed economica che lo vede responsabile in prima persona del default delle casse comunali.

Non si può paragonare quello che è accaduto con la sentenza della Corte dei Conti 106/2019 con ciò che avvenne nel 2014, quando la Corte bocciò il Piano di riequilibrio finanziario, poi promosso dalle Sezioni Riunite.

Nel 2014 si trattava di stabilire le misure e gli impegni del cronoprogramma di attuazione del Piano, oggi invece la Corte dei Conti ha preso in esame, monitorato e certificato l’applicazione del Piano di riequilibrio finanziario adottato dal Comune di Cosenza e ha puntualmente verificato ciò che è accaduto negli anni 2015, 2016, 2017, 2018.

Da questo esame è emerso che gli impegni intermedi, previsti nel Riequilibrio di bilancio approvato dalle Sezioni riunite nel 2014, non sono stati rispettati per nessun anno preso in esame dall’amministrazione Occhiuto e, cosa gravissima, è emerso che la Giunta ha aumentato i debiti di oltre 200 milioni, raggiungendo quindi oltre 350 milioni di deficit.

In più, come ha sottolineato la Corte dei Conti, “nella spesa vanno incluse tutte le passività non formalizzate nel bilancio, in quanto fuori bilancio o occulte.

Su questi aspetti, le controdeduzioni del Comune non smentiscono le osservazioni di cui alla deliberazione 66/2019 ed anzi si è potuto ricostruire, a seguito dell’attività istruttoria svolta, che oltre 30 milioni di euro di debiti sono allo stato non contemplati nel bilancio di Cosenza per ammissione dello stesso Comune”.

Siamo, quindi, al di là dell’immaginabile. In questi anni a Palazzo dei Bruzi le Giunte Occhiuto hanno governato la città indebitando sistematicamente il Comune, quindi i cosentini, facendo saltare il Piano di riequilibrio finanziario che era stato approvato per riportare i conti del Comune in equilibrio.

Basta fare un semplice esempio per capire la gravità e l’enormità della situazione del Comune di Cosenza: quando fu dichiarato il dissesto nella città di Reggio Calabria, e successivamente sciolto il Comune, il debito era di oltre 250 milioni di euro.

Parliamo di una città di 150mila abitanti a fronte di non più di 70mila abitanti di Cosenza.

Questa la dice lunga su quello che è accaduto nella città dei Bruzi ai tempi delle varie Giunte Occhiuto.

La filosofia portata avanti in questi anni è stata quella di governare facendo debiti, tanto saranno i cosentini a pagare. Certamente alle affermazioni di Occhiuto (“Nessuna conseguenza per i cittadini”) nessuno crede più: è come dire ai cosentini che Babbo Natale esiste davvero.

Saranno i cittadini, purtroppo, a subire tagli e carenze di servizi, il blocco degli investimenti e l’aumento di tutte le imposte comunali per ripianare i debiti fatti da questa amministrazione.

Qualcuno, a questo punto, tragga le dovute conseguenze.

È tempo che ci si assuma le proprie responsabilità per avviare una fase nuova che porti la città fuori da questo disastro finanziario.

Ovviamente cosa ci si poteva aspettare di buono da chi non è stato neanche capace di amministrare le proprie attività?

Carlo Guccione Consigliere comunale

Pubblicato in Cosenza

Da Iacchite - 9 Gennaio 2019

Fonte: Marsili Notizie (http://www.marsili notizie.it) di Francesco Frangella

Un milione e cinquecentocin quantottomila euro (1milione 558mila euro), a tanto ammonta la sanzione che la Corte dei Conti, a distanza di tre anni dall’avvio del procedimento, ha comminato nei confronti dell’ex presidente di Fincalabra, il paolano Luca Mannarino.

Nella fattispecie si tratta di una vera e propria condanna, scaturita da un procedimento avviatosi nel 2016 e culminato nei rinvii a giudizio dello scorso mese di maggio.

Insieme a colui che a Paola in tempi recenti ha pure diretto le attività dell’associazione “Territorio Solidale” – dedita alla “social innovation” e per lungo tempo ospitata nei locali del centro laboratoriale “A. Eboli”, a Largo 7 Canali, edificio dinnanzi al quale proprio l’associazione ha organizzato uno spettacolo singolo da 8mila euro il 30 aprile 2017 , nonché struttura dalla quale sono “spariti” 6 computer, ancora oggi avvolti in un mistero – sono stati condannati gli ex consiglieri di amministrazione Marcello Martino e Pio Turano, ai quali è stata inflitta la liquidazione di 115mila euro nei confronti della Regione Calabria.

L’accusa nei riguardi di questi primi condannati, partiva da un’indagine della Guardia di Finanza secondo cui, da fine agosto a metà novembre del 2015, Mannarino – col supporto di membri del Cda di Fincalabra e col concorso di dirigenti della banca Widiba spa – avrebbe “distratto” fondi comunitari per un valore di oltre 46 milioni di euro, denaro affidato in gestione a Fincalabra col vincolo esclusivo di utilizzarli per il finanziamento di progetti presentati da piccole e medie imprese.

Dall’esposto denuncia di Carmelo Salvino, subentrato alla guida di Fincalabra nel 2016, gli inquirenti hanno ricostruito una vicenda che – così come recita una nota ufficiale della Regione Calabria – parte dalla «conclusione delle operazioni di investimento finanziario con classi di rischio alte in base alla classificazione MiFID (Direttiva UE 2004/39/CE, che modula in senso scalare e progressivo, da 1 a 7, il rischio delle attività finanziarie) in violazione delle norme comunitarie di riferimento, oltre che dell’accordo di trasferimento sottoscritto fra Fincalabra e la Regione per la gestione delle ingenti somme destinate a sostenere le iniziative provenienti dal tessuto imprenditoriale calabrese».

Tali investimenti, effettuati per il tramite di intermediario bancario qualificato (Banca Widiba spa – gruppo Monte dei Paschi di Siena), hanno causato perdite per oltre un milione di euro.

La Regione Calabria, costituitasi “parte civile” nel processo, ha evidenziato e sottolineato come le condotte contestate «abbiano arrecato grave pregiudizio all’intero tessuto socio-imprenditoriale regionale, attraverso l’utilizzo distorto ed illegittimo, a fini personali, di risorse finanziarie pubbliche (comunitarie), a tal punto da determinare una ingiustificata e difficilmente recuperabile perdita delle stesse, con danno per tutta la comunità territoriale».

Fratello di Stefano (Giovanni) – ex assessore al bilancio comunale nel corso della sindacatura di Basilio Ferrari e attuale coordinatore paolano di Forza Italia – Luca Mannarino aveva assunto il timone di Fincalabra nel 2014, prendendo il posto dell’uscente Umberto de Rose

Pubblicato in Alto Tirreno

Difficile credere pienamente sul potere di indagine della Corte dei Conti sui Comuni.

Tanto più sulle indagini verso i comuni in dissesto.

Ancora più su quello del comune di Amantea.

 

 

 

Ma forse proprio la attenzione che il Ministero dell’Interno ha verso il nostro comune ed in particolare sui suoi bilanci potrebbe avere indotto la Corte dei Conti ad intervenire.

Nessuna ufficialità, per carità.

Ma siamo venuti a sapere che la Corte dei Conti avrebbe recentemente notificato al comune di Amantea l’avvenuto inizio di un procedimento di responsabilità per danni erariali verso due persone.

Sembra che si tratti di amministratori e funzionari

E sembra che il procedimento di responsabilità sia connesso al dissesto.

Ovviamente nessuna informazione trapela dall’amministrazione comunale, nel pieno rispetto del silenzio che imperversa sui fatti del comune.

Solo pochissimi cioè sanno.

E questi pochissimi non parlano.

Forse hanno timore che domani potrebbero trovarsi nelle stesse condizioni ed amerebbero che non si sapesse dei fatti loro?.

A nulla vale il fatto che questo procedimento potrebbe avere determinato danni economici a noi cittadini.

A nulla vale il fatto che c’è gente che avanza dal comune soldi che forse non avrà e che la responsabilità di tale danno è necessariamente di qualcuno che ha sbagliato?

Ed ancora meno vale il fatto che proprio per questo noi potremmo costituirci .

Noi cittadini non abbiamo diritto di difesa in questa pietosa Italia.

La cosa più strana è che di questo fatto non ne parla nemmeno la minoranza.

Perché?

Ignoranza del fatto, tolleranza amicale, timore di proprie responsabilità?

Buh?

Amantea è anche questo!

Pubblicato in Primo Piano

A Paola circola la voce sulla ineleggibilità di Roberto Perrotta legata al dissesto finanziario.

 

La coalizione smentisce con forza.

Si tratta di una “Notizia assolutamente falsa e tendenziosa soprattutto in merito ad articoli di legge che vengono malamente indicati e riportati in una maniera tale da condizionare l'opinione dei lettori e degli elettori.

Tali articoli prevedono in effetti la non eleggibilità degli amministratori a seguito di dissesto ma, se e solo se, gli stessi siano stati ritenuti responsabili di aver contribuito con dolo o colpa grave al dissesto finanziario dell'ente”.

Poi sostiene che “le scelte discrezionali restano comunque insindacabili e, soprattutto, che qualsiasi responsabilità è esclusa se gli atti esaminati sono vistati e registrati dai competenti organi di controllo comunali, i cui responsabili sarebbero parimenti colpevoli qualora avessero asseverato atti ritenuti a posteriori illegittimi”.

Inoltre scrive la Coalizione di salute pubblica “La nostra priorità è perciò quella di fare chiarezza. Ebbene, la situazione relativa al dissesto è stata per anni al vaglio della competente magistratura, e la verità è che, a distanza di un tempo lunghissimo, la stessa non ha inteso in alcun modo avviare processi di alcun genere nei confronti di Roberto Perrotta e di altri amministratori.

 

È la stessa Corte dei Conti a stabilire in un numero infinito di sentenze che per esservi responsabilità degli amministratori, il dissesto deve dipendere esclusivamente o in larghissima parte da scelte personali degli stessi, effettuate con dolo o colpa grave, e sempre e comunque, la responsabilità eventuale deve essere valutata in termini di utilità per la comunità delle scelte effettuate e in termini di deterioramento della situazione economico-sociale che a Paola, in quegli anni, è stata fortissima.

Alla luce di queste considerazioni non si può in alcun modo nemmeno pensare che vi siano problemi di eleggibilità per Roberto Perrotta che, in una situazione economica difficilissima nella quale a Paola si verificava la perdita di centinaia di posti di lavoro nel comparto ferroviario, nella quale avanzava la crisi economica italiana, nella quale vi era difficoltà per le famiglie anche a nutrirsi quotidianamente, ha scelto, come testimoniato dalle varie relazioni sul tema, di continuare a mantenere intatti i servizi di base, i servizi sociali, quelli socio-assistenziali.

Quei servizi, ignorati dall'attuale amministrazione, che sono alla base del diffuso dissenso nei confronti del sindaco uscente”.

Pubblicato in Paola

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del M5s sulla situazione del bilancio comunale.

 

“La Corte dei Conti delibera sul Comune di Amantea.

La Corte dei Conti è intervenuta ed ha deliberato sul Comune di Amantea, il 22 marzo scorso, nello stesso giorno in cui il M5s depositava l’interrogazione parlamentare per chiedere la commissione d’accesso e la commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali.

 

La gestione finanziaria descritta dalla sezione di controllo è gravissima : la Corte parla di “ scarsa capacità dell’ente di realizzare i propri crediti e onorare i propri debiti”, “reiterato ricorso ad anticipazioni di tesoreria con aggravio di interessi e incompleta restituzione”, “ ricorso ad anticipazioni di liquidità per più di 11 milioni che dovevano servire per pagare i debiti pregressi e che vengono utilizzati per nuove spese”, “ripetuta iscrizione in bilancio di residui di remota formazione”, ed una serie lunghissima di criticità e violazioni.

 

Quello che dice la Corte dei Conti tutti i cittadini di Amantea lo devono sapere, prima di determinarsi sulla scelta elettorale del prossimo 11 giugno.

E devono verificare che tutte le denunce fatte del M5s oggi trovano piena conferma nelle parole della Corte dei Conti.

Persino la mancanza di documentazione relativa al rendiconto 2014 che ci spinse a chiedere l’intervento dei carabinieri in Comune viene confermato dalla Corte che fa esplicito riferimento al Consiglio Comunale del 14 giugno del 2015, dove segretaria e sindaco rimanevano a bocca aperta quando chiedevamo riscontri sugli allegati inesistenti.

Non ci piace dire “avevamo ragione” ma è proprio così, purtroppo!

 

A nulla sono servite le continue proposte del M5s che indicava soluzioni concrete come la riduzione della spesa e l’ attrazione di fondi extra-comunali.

Ma il comportamento degli amministratori denota – scrive ancora la Corte – “assenza di interesse per la soluzione delle varie problematiche e criticità rilevate”.

Quello che i magistrati contabili hanno potuto verificare sulle carte e sui conti è in realtà verificabile ogni giorno dai cittadini di Amantea perché la cattiva gestione delle casse comunali si traduce nell’assoluta mancanza di gestione della città, nel mare sporco, nella scarsità di acqua, nell’inesistenza dei servizi e della manutenzione, e nel costante declino che la città ha vissuto negli ultimi decenni.

Il periodo preso in esame dalla deliberazione n. 29/2017 riguarda il triennio 2012/2014 quindi copre due diverse amministrazioni, ma in realtà denuncia un metodo amministrativo che va avanti in Comune chissà da quanti anni e che questo comune lo ha ridotto in macerie, e di cui tutti gli amministratori sono responsabili!

 

Questa è l’unica verità!

Adesso il Commissario entro venti giorni dovrà rispondere attraverso una delibera a tutte le richieste della Corte che riguardano i parametri di deficitarietà, i flussi di cassa, il risultato di amministrazione, la verifica dei vincoli di bilancio, il recupero della evasione tributaria, la gestione dei residui, i debiti fuori bilancio, la tempestività dei pagamenti, le spese di rappresentanza, la capacità di indebitamento, il patto di stabilità, la spesa del personale, l’elaborazione dell’inventario.

La commissaria straordinaria Colosimo dovrà affrontare una situazione gravissima di cui ovviamente non è responsabile ma sulla quale oggi, prima delle elezioni, è chiamata a fare assoluta chiarezza con atti deliberativi specifici, e approvando il bilancio di previsione e il rendiconto 2016. La commissaria farà la sua parte come rappresentante dello Stato ad Amantea.

 

Vedremo quanti sono con esattezza i milioni di debiti accumulati e tenuti nascosti nel corso dei decenni da amministratori scellerati che ci hanno indebitato fino e oltre il collo!

Ma il resto lo devono fare i cittadini di Amantea nelle urne elettorali. Perché la politica che oggi si ripropone sui palchi elettorali è stata l’artefice dei disastri reiterati che hanno ridotto Amantea nello stato in cui si trova.

E’ la politica che in vario modo ha rovinato Amantea: strappando le bollette, favorendo gli amici e i compari, indebitandosi per politiche clientelari, avallando bilanci falsi, e dialogando con la criminalità.

Questa è la politica che oggi ancora pretende la fiducia dei cittadini di Amantea.

 

Oggi si ripropongono, sempre gli stessi nomi, nelle varie liste, in combinazioni varie, come “fritture miste”, dove far abboccare cittadini ignari che accettano inconsapevolmente una pericolosa candidatura!

Ma oggi il quadro è chiaro e nessun cittadino potrà dire: “Io non sapevo”!

Perché grazie al nostro costante lavoro di informazione i cittadini ignari non lo sono più!!!

Il futuro degli amanteani

 

Le ragioni del nostro futuro

Il procuratore regionale della Corte dei Conti in occasione della inaugurazione dell’anno giudiziario mostra le pecche di una pubblica amministrazione inefficiente e che meriterebbe ben altre attenzioni che quelle della Corte dei Conti.

 

Parliamo di :-

-danni erariali per la percezione indebita di fondi comunitari,

-di dirigenti medici che esercitano l'attività violando il rapporto di esclusiva con l'amministrazione, -di assunzioni contra legem di personale,

-di rimborsi per i farmacisti di somme non dovute per medicinali mai forniti.

Il procuratore regionale della Corte dei Conti, Rossella Scerbo ( nella foto) ha segnalato alcuni degli aspetti emersi nel durante l'attività, a partire proprio dal danno erariale per indebita percezione dei contributi comunitari per un ammontare di 67.132.838,73 euro, quindi lo svolgimento da parte di dirigenti medici dipendenti pubblici di attività extramoenia non autorizzata e in violazione del rapporto di esclusività da cui sono legati con l'amministrazione.

Esempi che evidenziano soprattutto la gestione non proprio oculata di fondi pubblici, come nel caso anche dei rimborsi non dovuti ad un farmacista per medicinali in realtà mai forniti agli assistiti. Casistiche particolari riguardano ancora la gestione di fondi pubblici "secondo criteri assolutamente estranei alle regole della contabilità pubblica".

Infine, il procuratore Scerbo ha citato anche "i debiti fuori bilancio che costituiscono una patologia costante, laddove il fenomeno preoccupante, e direi nuovo rispetto agli anni precedenti, e' quello dell'emersione di una massa imponente di debiti fuori bilancio non riconosciuti, cioè letteralmente occultati fino all'epilogo costituito dal dissesto dell'ente, vale a dire il fallimento dell'amministrazione locale"

"Le fattispecie di danno perseguite e che interessano l'attività della Pubblica amministrazione, minandone spesso la credibilità, si ripetono ormai frequentemente da anni e richiedono un maggiore sforzo organizzativo non solo sul fronte della repressione, ma soprattutto su quello della prevenzione.

E' necessario anticipare i controlli attraverso meccanismi diversi, non basati sul semplice iter documentale, per scongiurare il rischio che possano essere erogate ingenti risorse a fondo perduto".

Il Procuratore regionale della Corte dei Conti della Calabria, Rossella Scerbo, ha inoltre segnalato che : "La carenza di personale continua ad incidere sulla corretta funzionalità degli uffici della procura rimasti completamente privi di magistrati".

Infine il Procuratore regionale ha concluso dichiarando che "sono migliaia le denunce che arrivano dai cittadini e a cui non e' possibile dare seguito perché relativi a fatti che non determinano un danno erariale".

Pubblicato in Calabria

Regione Calabria: della serie di tutto e di più.

Se davvero ci si avvia ad un nuovo periodo da Basso Impero( il periodo che precede la caduta di Roma) la Calabria ne è l’anteprima e la prova più certa e tangibile di quale ferocia avremo a breve , al momento

della caduta della attuale civiltà, se civiltà davvero è.

Tante le prove.

Per esempio la quasi unica maxi condanna emessa dalla Corte dei Conti di ben 1 milione e 293 mila euro a carico di Francesco Gargano, legale rappresentante della Agrigest snc di Francesco Gargano &c.

Insieme a Gargano sono stati condannati Bruno Stella, funzionario istruttore e di fatto liquidatore dei contributi, Francesco Nicola Cumino e Rosario Calvano, dirigente di settore e dirigente generale dell'assessorato regionale all'Agricoltura all'epoca dei fatti.

La vicenda prese le mosse da un accertamento della Guardia di Finanza ( e chi se no?) con un processo verbale del 22.10.2010, pervenuto alla regione Calabria tramite il ministero delle politiche agricole e forestali solo il 3 gennaio 2011, con il quale si constatò l’utilizzo di falsa documentazione e la messa in atto di numerose irregolarità procedurali finalizzate all’ottenimento degli aiuti…il legale rappresentane dell’Agrigest in concorso con i funzionari della regione Calabria…

Da qui discese il decreto del prof Zimbalatti di revoca di ogni rapporto ancorchè discendente da presupposti inesistenti o comunque nulli..

Secondo la Corte dei Conti, Stella avrebbe «inserito indebitamente negli elenchi di liquidazione da inoltrare all'Agea il nominativo di Gargano, la cui domanda di finanziamento era stata per ben due volte respinta dall'Ispettorato di Cosenza (competente sulle pratiche), avendo lo stesso Gargano ottenuto, in anni precedenti, un finanziamento per specifiche finalità incompatibili con quelle perseguite con il nuovo finanziamento».

Da parte loro, il dirigente generale Calvano e quello di settore Cumino avrebbero «firmato la comunicazione senza un minimo controllo volto a riscontrare la sussistenza di presupposti legittimanti, comportamento tanto più grave per Calvano ove se ne consideri la sistematicità, comprovata dal suo coinvolgimento, per la stessa condotta omissiva, in una vicenda simile già discussa di fronte alla sezione giurisdizionale della Corte dei conti»

Per la stessa vicenda è in corso un giudizio al Tribunale di Cosenza.

Pubblicato in Calabria

La Corte dei Conti della Calabria ha condannato ieri l’ex direttore generale di Cosenza Franco Lucio Petramala, il dirigente Antonio Scalzo e il collega Antonio Mascaro.

 

I tre sono stati dichiarati responsabili di aver assunto scegliendoli senza concorso personale per gestire il Centro prenotazioni , un lavoro che poteva essere svolto dai dipendenti dell’ente.

In sostanza le mansioni potevano essere svolte direttamente dal personale già in forza all’Asp e regolarmente retribuito con denaro pubblico.

 

In più i lavoratori esterni ‘prescelti’, secondo i giudici, sarebbero stati selezionati senza alcun tipo di gara ad evidenza pubblica, ma semplicemente con la presentazione di un curriculum vitae.

Per questa ragione Petramala dovrà risarcire l’Asp versando nelle cassa dell’ente 180mila euro per il danno provocato, mentre i due dirigenti dovranno restituire 2.549 euro ciascuno.

 

La vicenda riguarda contratti di lavoro stipulati tra il 2008 e il 2009.

Ci sarebbe piaciuto sapere i nomi degli assunti per capire le vere ragioni della assunzione

Ed ancora ci sarebbe piaciuto sapere che fine hanno fatto questi assunti, se ancora sono nell’ASP, magari stabilizzati, o se sono stati licenziati e da chi.

Ma queste sono cose da grandi giornali.

Pubblicato in Cosenza
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