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Ancora una volta la nostra cara e amata Cosenza e la Calabria sono finite nell’occhio del ciclone e le notizie, a carattere cubitali, sono finite in prima pagina sui giornali locali, nazionali ed anche esteri.

 

E già, perché le notizie di mafia, ‘ndrangheta e camorra fanno vendere i giornali e alzano lo share dei talk show e dei telegiornali. Gli appalti pubblici sono finiti nelle mani delle cosche mafiose, così ha detto il Procuratore Gratteri dopo l’operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto di 35 persone e al sequestro di 54 imprese in tutta Italia, tra cui l’impresa Barbieri di Cosenza.

 

E’ finito sotto sequestro il parcheggio sotterraneo di Piazza Bilotti, gli impianti di risalita di Lorica e il costruendo aeroporto di Scalea.

I provvedimenti di fermo e i sequestri sono stati emessi dalle direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e di Catanzaro. Gli indagati coinvolti sono stati accusati a vario titolo dei reati: Associazione a delinquere di tipo mafioso, turbata libertà degli incontri, frode nella pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici.

Tutti i giornali hanno riferito che sono stati opposti i sigilli al parcheggio sotterraneo di Piazza Bilotti, della sciovia di Lorica e dell’aeroporto di Scalea, e che sono stati sequestrati documenti e faldoni riguardante i cantieri. Stamattina mi sono recato di buon’ora sul cantiere di Piazza Fera e ho trovato gli operai che lavoravano regolarmente perché dovranno ultimare i lavori per fine febbraio. Sono i lavoratori della Ditta Sigea e non quelli della Ditta Barbieri, perché il contratto con la Barbieri Group era stato già rescisso.

Piazza Bilotti era stata inaugurata in pompa magna durante le festività natalizie dal Sig. Sindaco Mario Occhiuto e dall’Arcivescovo di Cosenza Bisignano Mons. Francesco Antonio Nolè. Il parcheggio sotterraneo, invece, è ancora chiuso al pubblico. Secondo il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri le opere di Scalea, Lorica e Cosenza sono state costruite da una medesima impresa, quella Barbieri, e legata apertamente e protetta dal clan Muto di Cetraro. Le realizzazioni delle opere e l’esercizio per i successivi 25 anni della sciovia, del parcheggio sotterraneo e dell’aeroporto avrebbero fruttato alle cosche la bellezza di 80 milioni di euro di proventi.

Ma chi è questo Barbieri? Ecco cosa scrive Francesco Cirillo su ”Iacchité”:-… Barbieri ricevuto a Scalea con tutti gli onori e con Sindaci e politici della costa tirrenica a stringergli la mano. Ecco l’uomo che rilancerà lo sviluppo nel Tirreno cosentino, ecco l’uomo che porterà occupazione e lavoro a tutto il tirreno. Albergatori, ristoratori, proprietari di case villaggi, tutti in fila a stringergli la mano, e tutti pronti ad aiutarlo per ottenere finanziamenti pubblici e privati-.

Pubblicato in Cosenza

Ecco il Comunicato stampa inviato da Francesco Cirillo

SAN SAGO E MARLANE

 

Quando la salute dei cittadini viene dopo quella dei poteri

SABATO 27 FEBBRAIO ORE 16 SALA CONSILIARE DI TORTORA

PRESENTAZIONE DELLA NUOVA EDIZIONE DI “MARLANE LA FABBRICA DEI VELENI”

 

INTERVENTI DI

Luigi Pacchiano (ex operaio Marlane coordinatore SI Cobas Calabria )

Francesco Cirillo (giornalista, scrittore e militante ambientalista)

Giovanni Moccia (Presidente Comitato per le bonifiche dei terreni, dei fiumi e dei mari della Calabria)

QUESTIONE SAN SAGO

INTERVENTO del Sindaco di Tortora, Ing. Pasquale Lamboglia

SEGUIRÀ DIBATTITO CON IL PUBBLICO PRESENTE

Il nuovo libro sulla Marlane “la fabbrica dei veleni” uscirà sabato prossimo 27 febbraio e verrà presentato in anteprima a Tortora nella sala consiliare alle ore 16. Il libro è il frutto dell’inchiesta fatta dal basso dal giornalista e scrittore Francesco Cirillo, autore di altre inchieste sulle navi dei veleni, sui rifiuti tossici sotterrati in Calabria, sui veleni nelle discariche. Coautore del libro, con Francesco Cirillo, è Luigi Pacchiano, memoria storica della fabbrica Marlane nella quale ha lavorato per 35 anni . Pacchiano è stato l’operaio che grazie alle sue coraggiose denunce, ha fatto aprire l’inchiesta della magistratura sulle morti per tumore avvenute nella fabbrica e sui sotterramenti avvenuti nella stessa area.

 

In questa nuova edizione, la prima uscì nel 2011, vengono riportati documenti riguardanti la transazione fatta da Marzotto con le parti civili, la sentenza assolutoria nei suoi confronti, gli appelli fatti dalla Procura di Paola e dalle associazioni ambientaliste alla Corte d’appello di Catanzaro, la svendita dei terreni Marlane da parte del sindaco di Praia a Mare Praticò e il ritiro della parte civile come Comune a discapito della cittadinanza.

Un libro che farà parlare e che fa paura a chi vorrebbe che sulla vicenda dei terreni ancora da bonificare cali il silenzio assoluto. Alla vicenda Marlane si collega anche la questione dell’impianto di depurazione di San Sago a Tortora. Qualche settimana fa il TAR della Calabria ha accolto il ricorso da parte dei gestori dell’impianto contro l’ordinanza del sindaco di Tortora Pasquale Lamboglia che tiene ancora chiuso l’impianto.   Due problemi quindi che accomunano l’intero territorio e sui quali sabato si discuterà in un incontro pubblico.

Pubblicato in Alto Tirreno

Scrive Francesco Cirillo:

Siamo in piena stagione turistica e non possiamo parlare male del nostro mare, ne andrebbe l’economia turistica, già in gran parte mal messa per la crisi economica che attanaglia migliaia di famiglie. Il calo delle presenza turistiche in Calabria è vistoso e basta guardare i lidi balneari semi vuoti e le spiagge libere per rendersene conto.

 

Di più in alcuni tratti della nostra costa compaiono come al solito strisce di materiale oleoso inquinante e bollicine bianche miste a materiale melmoso. I turisti ed i residenti sono giustamente arrabbiati e come al solito ecco il balletto solito di verità nascoste. Sarà qualche depuratore che non funziona, o qualche scarico abusivo, o forse qualche nave di passaggio, o è la schiumetta che viene trascinata dalle correnti alle 11 in punto dalla Campania o da Messina. La gente vuole essere tranquillizzata e non vuole sapere come stanno realmente le cose. Si preferisce appisolarsi sotto l’ombrellone in attesa che il mare ritorni pulito piuttosto che capire cosa davvero succede nel nostro mare. Se volete davvero restare illusi da ciò che dicono le istituzioni ( Arpacal, Provincia, Regione, Sindaci, , Ispra ) e non sapere la verità, vi consiglio di non continuare a leggere questo articolo. La verità è terribile, costosa, anti economica, anti turistica, la verità porta ad aprire gli occhi, a capire che esiste un altro modo di vedere le cose. Prendete ogni mattina la pillola azzurra offerta da Morpheus nel film Matrix rifiutando per paura la pillola rossa. La verità purtroppo è questa ed è suffragata da perizie, ordinanze, studi scientifici. Il nostro mare tirreno è un mare morto, sepolto sotto tonnellate di rifiuti di ogni genere che sono nei nostri fondali da anni e che vengono rimescolati ogni volta che c’è una mareggiata, o passa un peschereccio con lo strascico per portare pesce fresco sulle vostre tavole. Abbiamo dimenticato della nave Cunsky e di utto il clamore suscitato dalle dichiarazioni del pentito Fonti? Abbiamo dimenticato perché nel 2009 abbiamo manifestato in massa ad Amantea ? Abbiamo dimenticato l’inchiesta di Natale De Grazia misteriosamente morto avvelenato mentre si recava ad interrogare i responsabili della Jolly Rosso ? E’ vero siamo un popolo dalla memoria corta. Sapete quanti rifiuti tossici sono sepolti nel fiume Olivo ad Amantea ? 100 mila tonnellate, rifiuti costituiti da metalli pesanti di ogni genere oltre che al cesio 137, secondo l’Ispra portato lì dalla catastrofe di Cernobyl nel 1987 ( ci credete ? ) . Sapete quante sono 100 mila tonnellate ? immaginate il Colosseo pieno di rifiuti e vi fate un’idea. Quei rifiuti sono lì ed il fiume Olivo ogni giorno ne trasporta nel nostro mare parti liquefatte, ridotte a poltiglia, che finiscono nella catena alimentare del pesce che mangiamo oltre che minacciare la nostra salute. Alla foce del fiume Olivo spiaggiò nel 1990 la motonave Rosso carica di materiale rimasto sconosciuto e che venne smantellata nel giro di qualche mese nascondendo ogni traccia di quanto conteneva. Per bonificare quell’area è stato quantificato che occorrono 21 milioni di euro. Pensate che qualche organo dello Stato possa investire questa astronomica cifra ? E la vicenda Cunsky davanti Cetraro, ve la siete bevuta tutta ? Avete creduto a quella ministra Prestigiacomo del governo Berlusconi, che cacciò dal cilindro non un bianconiglio ma una nave della prima guerra mondiale. Vi siete tranquillizzati con questa storia ? Dimenticando che la stessa Capitaneria di porto di Cetraro qualche anno prima nella stessa zona aveva vietato la pesca avendo riscontrato nei fondali la presenza di metalli pesanti pericolosissimi per la salute umana. Passiamo al nord della Calabria. Dal fiume Olivo a quello del Noce di Tortora. Sapete dell’impianto di San Sago ? E’ un impianto dove convergevano gli auto spurgo di tutta la zona tirrenica a scaricare percolato proveniente da discariche, pozzi neri di abitazioni e attività produttive , liquami vari. Il sindaco Lamboglia lo ha chiuso con un’ordinanza dopo una perizia fatta dall’Ing. Magnanimi dell’ Università di Cosenza che ha dimostrato come l’impianto negli ultimi tre anni ha scaricato nel fiume Noce e quindi nel Mare tirreno 4000 tonnellate di percolato proveniente da discariche.

Tutta quell’area potrebbe diventare un’oasi naturalistica ed invece è in mano a predoni senza scrupoli. Anche qui è in corso un procedimento contro tre amministratori dell’impianto accusati di disastro ambientale . Precedentemente da quell’impianto erano anche spariti tonnellate di sangue proveniente da macellazione. Si parla di milioni di litri di sangue spariti nel nulla. Il sottoscritto ed il sindaco Laboglia da qualche mese siamo oggetto di lettere anonime che ci invitano a non occuparci di questo impianto. L’ultima addirittura, di qualche giorno fa, è firmata da un ex responsabile dell’impianto che venne arrestato e salvato dalla nostra legislazione solo grazie ad una prescrizione. I fatti restarono. Ciò nonostante nessun politico, o amministratore si è sognato di portare solidarietà a questo sindaco che coraggiosamente sta lottando contro l’inquinamento del nostro mare senza clamori né protagonismi ma in assoluto silenzio. Se fosse successo a qualche responsabile della regione sarebbe in televisione ogni giorno ed invitato a talk show. Riguardo a me non mi aspettavo niente essendo un normale giornalista e senza alcun partito alle spalle. Resta un fatto, l’ordinanza n.20 del 24 marzo 2014, emessa dal sindaco Lamboglia, che però il tribunale del riesame di Cosenza ha annullato dando ragione ai gestori dell’impianto. Avete capito come si difende l’ambiente e la salute dei cittadini ? Attendiamo ora la Cassazione. Ma se desse ragione ai gestori l’impianto, questo riaprirebbe e senza alcun controllo. Capite bene adesso che i depuratori sono il problema minore e che bene o male questi sono facili da controllare ?   E avete dimenticato i terreni della Marlane a Praia a mare ? Sono stati trovati in alcune zone del terreno della ex fabbrica tonnellate di rifiuti tossici compresi il Cromo VI. Qui sono morti di tumore oltre 100 operai e oltre 200 sono ammalati. Il giudice Introcaso del tribunale di Paola, che ha condotto il processo ha assolto tutti i responsabili del disastro, nonostante vi fossero stati coraggiosi operai, tra i sopravvissuti al disastro che avevano testimoniato di aver sotterrato loro stessi quei rifiuti tossici. Quei rifiuti sono ancora sono lì a poche centinaia di metri dal mare dove i turisti ignari fanno il bagno. Pensate ancora che vi abbiano detto la verità ? Quindi il problema sta nei fondali. Lo strascico che avviene quasi quotidianamente in modo legale e in modo abusivo smuove quei fondali contaminati da tonnellate di rifiuti di ogni genere. Bisognerebbe fare dei prelievi in tutto la costa e analizzare non solo la presenza di colibatteri ma anche quella dei metalli pesanti. Andare nella stessa zona dove venne fatta l’ordinanza della Capitaneria di porto, andare davanti i fiumi Olivo, Lao, Noce e analizzarne i fondali. E bisognerebbe farlo alla presenza di tecnici non di parte proprio per dare massima sicurezza e trasparenza ai risultati. Non bisogna fidarsi né dell’Arpacal né dell’Ispra, in quanto al loro interno ci sono tecnici nominati da politici che quindi rispondono alla politica e non ai cittadini. Quando si doveva sondare la presenza nei fondali del mare di Cetraro della nave Cunsky, Greenpeace aveva offerto la propria nave e propri tecnici di levatura internazionale, scienziati ed esperti. Ed invece Berlusconi, allora al governo, chiamò il suo amico armatore Attanasio che mandò la Nave Oceano. Dopo una breve visita a bordo di giornalisti e tecnici vari, tutti, compreso io venimmo invitati a scendere. Nessuno sa cosa davvero sia successo in quella nave se non l’annuncio a sorpresa qualche giorno dopo del ritrovamento di una nave della prima guerra mondiale che tutti sapevamo che esisteva. Tutti hanno subito dimenticato le riprese subacquee fatte da un’altra nave mandata lì qualche mese prima dall’assessore regionale Greco.

Cosa fare allora ?

1)Bloccare subito lo strascico

2)Ripartire con il Parco marino della Riviera dei Cedri allargandolo da Tortora fino a Paola inserendo tutte le scogliere esistenti ed i fiumi che vi sboccano

3) Ordinanze dei sindaci che impongano agli auto spurgo di segnalare la propria presenza nei paesi dove intervengono, dichiarando il luogo da ripulire e in quale impianto andranno a sversare .

4) Controlli quotidiani e per tutto i mesi estivi dei fiumi utilizzando i lavoratori forestali e volontari delle associazioni ambientaliste. Controllo di tutti pozzi neri lungo i fiumi e eventuali scarichi abusivi.

5)Chiusura di quegli impianti che non diano garanzie sullo smaltimento dei rifiuti e soggetti ad indagini giudiziarie come quello di San sago a Tortora.

6)Avviare un piano di bonifiche per i terreni della Marlane , del fiume Noce e del fiume Olivo e di tutte quelle aree interessate negli anni passati da discariche come a Santa Domenica Talao, Scalea, Praia a Mare

7)Analisi dei fondali marini da Tortora ad Amantea

8)Scandaglio di tutti i fondali della Calabria con navi moderne e tecnologicamente attrezzate alla ricerca delle navi affondate per un censimento dell’esistente e del loro stato.    

9)Istituzione del Registro nazionale dei tumori per stabilire la connessione fra aree inquinate e l’incidenza tumorale.

10)Interventi di ripascimento morbido per contrastare l’erosione marina.

Pubblicato in Alto Tirreno

Venerdì 19 dicembre nel Museo delle Arti e Gusto di Buonvicino, presentazione del nuovo libro di Francesco Cirillo, “CALABRIA TI ODIO”.

 

“Il libro è interamente dedicato alla Calabria, intitolato CALABRIA TI ODIO, casa editrice Coessenza. Attraverso 50 storie, Francesco Cirillo scandaglia tutta la regione e ne tira fuori storie maledette e storie belle e d’amore.

La Calabria che tutti vorremmo amare e che invece odiamo per l’indole sottomessa del popolo calabrese, per i poteri forti che controllano tutto dalla massoneria, ai partiti politici , alle amministrazioni. E’ un affresco della Calabria come non è stato mai raccontato.

50 storie di persone che hanno scelto di vivere in Calabria, in luoghi bellissimi e distrutti, innamoramenti che al contrario spingono a restare in una terra difficile. Francesco Cirillo, con la sua scrittura diretta e forte come ci ha insegnato da diversi anni attraverso i suoi libri taglienti, ci racconta diverse storie contrastanti fra di loro e ci parla di inquinamenti, di speculazioni edilizie, di opere abbandonate, di traffici illeciti.

Una Calabria che non viene raccontata, che viene nascosta, in nome del turismo di massa, degli investimenti europei, delle scelte politiche sbagliate. Un piccolo saggio per capire meglio questa difficile regione dove interessi della ‘ndrangheta,della politica malsana, delle massonerie si intrecciano irrimediabilmente.

Il libro inizia con una lettera di intenti. Non si vive in Calabria se non si è innamorati. Il titolo spiega cosa pensa lo scrittore sul perché bisogna andare via da questa terra salvo che non si sia innamorati. Da qui le storie si dipanano attraverso un viaggio in diversi luoghi della calabria. Così Cirillo ci parla del caso di Antonella Politano di Paola e della sua famiglia totalmente decimata dai tumori, colpevoli i vapori venefici provenienti da una vicina centralina elettrica.

Poi si sposta a Praiaia mare e ci racconta della Marlane attraverso il racconto di un ex operaio, Angelo Ponzi, sopravvissuto alla carneficina e sempre della Marlane Cirillo ci parla di un altro operaio, Francesco De Palma. poi ecco una serie di storie legate all’immigrazione, alla povertà, all’abbandono e passano i racconti da Praia a Mare dove diversi nuclei familiari vivono in una discarica sotto gli occhi di tutti, all’esperienza di Padre Fedele a Cosenza, agli immigrati di Falerna dimenticati in un villaggio. E non poteva mancare la storia di natale de Grazia misterioso morto durante l’inchiesta sulle navi dei veleni in Calabria.

Non mancano storie belle d’amore, di paesi in lotta per difendere il proprio paesaggio, di luoghi storici come Guardia Piemontese e dei suoi valdesi. Quindi eccolo percorrere la statale 106 nella sibaritide, la ss 18 piena di turisti, eccolo a Rossano e Montalto per parlare degli elettromostri, e sul Pollino per parlare degli scempi nel parco più bello e grande d’Europa. Francesco Cirillo parla anche in positivo, di tradizioni pasquali e di feste popolari ancora esistenti nei territori, di paesini ancora intatti che potrebbero rappresentare la ricchezza della nostra regione. Francesco Cirillo da anche delle indicazioni come uscire dalla nostra arretratezza e ne parla in un piccolo saggio sulla decrescita , nella speranza che chi conta nella nostra terra possa esserne illuminato. Una speranza che non vive oggi nell’animo dello scrittore. Cirillo è un sognatore, un don Chisciotte che per anni ha lottato contro i mulini a vento della malapolitica.

Ne scrive di altri Don Chisciotte, come Rosario Migale , Franco Nisticò, Domenico Lucano, Pasquale Cavallaro. Il libro si conclude con un atto d’amore alla sua compagna Francesca che gli illumina la creatività e si conclude con un viaggio nella malasanità calabrese, da lui stesso vissuto che lo ha portato fuori regione per una delicata operazione chirurgica. Un libro che tutti dovremmo leggere per capire la terra dove viviamo e da come possiamo uscirne vivi. Giuseppe Gallelli”.

 

Ecco il programma:

ore 16.00 visita guidata del museo

ore 17.00 presentazione del libro

Saluto del sindaco di Buonvicino Ciriaco Biondi

Discussione con l’autore Francesco Cirillo,

Modera il giornalista Giuseppe Gallelli.

 

Pubblicato in Alto Tirreno

Posso dire di conoscere bene i calabresi, vivendoci oramai da sessantaquattro anni.

 

E dico subito che l’astensionismo alle ultime regionali non vuol dire assolutamente rifiuto della delega, o una presa di coscienza antagonista e conflittuale che porterebbe i territori alla rivolta contro lo strapotere politico, massonico e criminale.

Magari fosse stato così.

Ed invece, non c’è stata alcuna presa di coscienza in questo non voto ma solo una crisi di rappresentanza.

Una stanchezza, quasi un’indifferenza, da parte dell’elettore classico verso una classe politica che si è dimostrata senza alcuna identità.

A tutto questo ha favorito molto la giunta Scopelliti.

I suoi disastri li pagheremo nei prossimi venti anni molto probabilmente.

Ma lo spettacolo pre-elettorale, che si è messo in moto subito dopo la sua caduta rovinosa,  è stato solamente squallido sia da parte del centro-destra che del centro-sinistra con annessi e connessi satelliti.

Uno spettacolo che ha infastidito l’elettore tipo, e che non ha visto comunque alla fine della campagna pre–elettorale, alcun riferimento serio e credibile.

Dal cilindro dei prestigiatori della politica è uscita la solita gente,  riciclata più volte, gente vecchia, gente di partito, gente senza alcun programma serio se non vecchi copia incolla provenienti chissà da quali altri programmi.

Tutto questo sta a significare, a mio modesto avviso, che la gente è pronta a rivotare, appena questa crisi di rappresentanza si ricompone e riparte dal punto di vista clientelare, così come è stato sempre nei nostri paesi e città calabre.

 

Appena la macchina istituzionale ripartirà tutto verrà ricomposto come per incanto. Ne sono certo per il semplice fatto che, ci sarà bisogno di licenze edilizie, di permessi vari, di appalti, di sub appalti, di qualche sistemazione lavorativa, di mettere mano nella sanità, nel dissesto idrogeologico, e tutto questo significa, riaprire il dialogo con la burocrazia e la politica, vuol dire rimettere in moto i vecchi canali istituzionali che hanno da sempre fatto “funzionare” nel bene e nel male la nostra regione. I personaggi eletti sono quelli che “ci sanno fare”, che conoscono i meccanismi per ottenere le cose e diventeranno riferimenti dai territori.

Trenta consiglieri regionali al posto di cinquanta vorrà dire un’enorme mole di lavoro, che solo i più addetti ai lavori sapranno affrontare, se  supportati da partiti e camarille.  

Il crollo di Grillo e dell’Altra Calabria sono la dimostrazione che tutto il mondo politico viene visto come uguale. L’Altra Calabria dopo le continue defezioni in Sel, vecchio Prc, PdCi non aveva alcuna speranza ed è stata considerata anche dallo stesso movimento più vicino ad essa, una mera velleità elettoralistica.

L’8% era una meta irraggiungibile anche per partiti più esperti che hanno scelto il riparo nelle due coalizioni di centro destra e centro sinistra sperando in un 4% più raggiungibile. Sarebbe stato meglio saltare il giro in attesa di tempi migliori.

Di Grillo oramai è risaputo che è una bolla di sapone e che in Calabria è inesistente in tutti i territori, ed anche sulla sua lista hanno pesato le polemiche nazionali nonché le divisioni locali.

Se ci fosse stata una presa di coscienza generale questi due partiti avrebbero preso una barca di voti intercettando il malcontento ed invece sono crollati. Chi ha votato allora?

Hanno votato i politici di professione ed  i loro lacchè, gli imprenditori ed i prenditori allettati dalle promesse di far ripartire i fondi europei, hanno votato i gruppi criminali, alcuni puntando giusto altri fallendo sul candidato, hanno votato i professionisti che sperano in un rilancio economico della regione, tutti coloro delusi dalle politiche del centrodestra e dei disastri della giunta Scopelliti.

Tutto il resto come dicevo prima resta in attesa delle prime mosse della politica, e sono convinto che ritornerà a votare!

Se davvero il popolo calabrese avesse voluto dimostrare la propria estraneità al mondo politico avrebbe avuto tante occasioni per farlo, ribellandosi semplicemente.

In ogni paese della Calabria ci sono discariche di rifiuti tossici, opere pubbliche abbandonate, ospedali non funzionanti, fabbriche di morte, burocrazie infamanti, scuole non funzionanti, mari e fiumi inquinati, colline che franano, cementificazioni ovunque, boss che comandano anche l’aria che si respira, invece di lamentarsi e rassegnarsi, potrebbero auto organizzarsi autonomamente, formare comitati di lotta, assemblee permanenti e tutto ciò che darebbe dignità davvero ad un popolo da sempre umiliato e sottomesso. Tutto questo non è accaduto né accadrà.

I ragazzi che occupano le case e che si oppongono a Renzi nella sua venuta a Cosenza, sono degli eroi, ma restano avanguardie, così come sono avanguardie  quei comitati che sorgono contro le discariche, le morti di tumori a Praia a Mare come a Paola, o quei sparuti cittadini che cercano la verità sulle navi dei veleni, o lottano per vedere bonificati i terreni contaminati dalla ‘ndrangheta. Sono avanguardie senza avere alle spalle degli eserciti pronti ad intervenire. Lottano e lottiamo nel buio, e come dice Battiato in “up patriot to arms”, “noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre” .

Francesco Cirillo

Pubblicato in Calabria

Si è spento a Paola l’avv. Enzo Lo Giudice.

Francesco Cirillo lo ricorda ( chi altri , se no?) con una pagina forse indimenticabile e che riteniamo “giusto” diffondere perché non si dimentichi l’avvocato dagli stivali rossi!

“Conobbi Enzo Lo Giudice negli anni 70. Sapevo che era un militante combattente di “Servire il popolo” e che girava per la Calabria a difesa dei contadini occupatori delle terre e di tutti i proletari in difficoltà.

La sezione di “Servire il popolo” a Paola era fortissima e lo dimostrò quando arrivò il Ministro Fanfani in visita in Calabria alla fine degli anni 60.

Giunto a Paola, Fanfani si recò nel Comune per gli incontri istituzionali ed è fuori che la popolazione lo asserragliò.

Enzo Lo Giudice entrò nel Municipio scortato dalla polizia e dettò le loro richieste. “O mandate subito un decreto per fare le fogne e le case popolari qui a Paola  o da qui non uscite”.

Fuori c’era un popolo intero e le cose davvero si sarebbero messe male.

Il decreto arrivò nel giro di qualche ora da Roma e Fanfani potè continuare il suo giro per la Calabria.
Da quel giorno il nome di Enzo Lo Giudice, questo giovane avvocato risuonò in tutte le piazze.

Nel 1971 venne arrestato per un comizio indifesa dei contadini.

Mi incrociai con lui all’inizio degli anni 70, io dell’Autonomia proletaria calabrese, insieme ad un altro paolano combattente, Franco Malanga.

Nel ’77 Enzo partecipò alla tre giorni dell’Autonomia italiana a Bologna.

Difendeva allora i NAP e diffondeva documenti dell’organizzazione napoletana.

In una riunione di giornalisti all’università bolognese, io ed Enzo lanciammo volantini a favore dei prigionieri politici.

Avevo detto a lui di non farlo, ma lui disse che prima di essere avvocato era un comunista.

Quando gli volli regalare una mia opera, mi disse esplicitamente che avrei dovuto fare un magistrato con un pugnale in mano pieno di sangue.

Oggi quel quadro è ancora nel suo studio di Paola.

In seguito illustrai un suo libro di poesie.

Dietro suo suggerimento nel 1977 aprimmo, con Franco Malanga,  a Paola una libreria Area e cominciammo a stampare  e diffondere i libri di Enzo LoGiudice.

Enzo era un grande scrittore ed i suoi libri erano richiestissimi nell’area rivoluzionaria del tempo e venduti in tutte le librerie d’Italia che a quel tempo erano più di mille.

Nel ’77 quando venne a Diamante nella mia libreria Puntorosso la Digos circondò lo stabile e vietò alla gente di entrare. Enzo andò su tutte le furie ed uscì in strada sbraitando contro i poliziotti che vista la reazione preferirono allontanarsi.

Nell’80 quando venimmo arrestati, io Malanga ed altri quattro autonomi calabresi Enzo divenne il nostro avvocato di punta.

Ci seguì giorno per giorno per tutto l’anno e due mesi che restammo a girare per le carceri speciali.

Faceva le collette per noi e quando venne a trovare me e Malanga nel carcere di Potenza ci portò dei soldi.

Una guardia ci disse che era la prima volta che vedeva un avvocato portare soldi a un detenuto.

Fu Enzo al processo a Cosenza nel 1981 che imbeccò il Pm per farci uscire dal carcere.

Trasformare l’accusa di terrorismo in cospirazione politica, ed è così che dopo Mazzini fummo i primi ad essere condannati per questo reato. La sua arringa è stata fenomenale ed incantò tutti i presenti. Oggi lo identificano come “l’avvocato di Craxi” dimenticando tutto il suo percorso politico ed umano.

Enzo lo Giudice è stato prima di ogni cosa una persona ricca di umanità che ha messo la difesa del popolo davanti a tutto lavorando gratis per i proletari, gli operai, i disoccupati e non è una cosa da poco per quei tempi e quelli di oggi. 

Un esempio di vita”.

Francesco Cirillo

Pubblicato in Paola

La questione aveva già raggiunto notorietà politica e giornalistica quando nel novembre 2011 la valle dell’Oliva era stata oggetto di visita da parte della Commissione ENVI del Parlamento Europeo guidata dall’ex onorevole mario Pirillo proprio per far luce sulla questione della Valle dell’Oliva e dei siti di Crotone.

In quella occasione Pirillo si sentì leso dalle dichiarazioni rese da Francesco Cirillo sul suo blog nell’articolo “Sono arrivati i commissari europei. Ma il vero rumore lo fanno gli ambientalisti.”contenente anche una vignetta sull’ex parlamentare europeo

Da qui la querela avanzata da Pirillo contro Francesco Cirillo difeso dall’avvocatessa Natalia Branda.

Ieri il Gip del tribunale di Paola, Pierpaolo Bortone, ha archiviato la querela.

Il Gip dà ragione a Cirillo e scrive: "Si ritiene che le affermazioni fatte dal Cirillo sul sito internet scirocco.blog.tiscali.it costituiscano espressione del diritto di critica politica, diritto esercitato da un giornalista ambientalista in relazione alla questione dell'illecito smaltimento dei rifiuti nel territorio calabrese; tale critica, viene espressa nell'ambito di contesa politica giudiziaria, caratterizzata da toni particolarmente accesi ed improntata ad un elevato grado di virulenza" .

Nella querela Pirillo sosteneva di aver subito una: "incontrollata aggressione verbale nei miei riguardi all'unico scopo di aggredire la mia persona”

Per il giudice non è ravvisabile tale elemento e da qui la archiviazione.

La vicenda risale al 24 novembre 2011 quando la Commissione Envi guidata dall’europarlamentare amanteano Mario Pirillo giunse nella valle del fiume Oliva per prendere visione diretta dalla situazione.

Pirillo aveva emanato un comunicato stampa nel quale aveva ribadito che lo scopo della presenza della commissione era quello di di “rassicurare” e “tranquillizzare” la popolazione amanteana su quanto sotterrato nel fiume Oliva.

Il comunicato non era piaciuto agli ambientalisti che ne avevano stigmatizzato il contenuto come se si volesse nascondere quanto vi è stato sotterrato in quella valle.

Da qui la querela avanzata dall’europarlamentare contro Francesco Cirillo, il noto ambientalista calabrese, presente ad Amantea il 23 novembre e nella valle dell’Oliva il giorno dopo.

A distanza di 2 anni il PM ha chiesto l’archiviazione della querela, ma europarlamentare ha fatto opposizione.

Domani il processo.

Cirillo ha comunicato che domani il suo avvocato Natalia Branda appoggerà la richiesta di Pirillo rifiutando la archiviazione e chiedendo egli stesso di essere processato.

In tal modo sarà il Tribunale a valutare se Pirillo stesse sottovalutando il problema o se, al contrario, fossero altri a sopravvalutarlo

Tutto pur di avere una risposta certa.

Una risposta che si spera tranquillizzi la popolazione, ma comunque una risposta assolutamente necessaria.

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