BANNER-ALTO2
A+ A A-

Caridi era finito in manette dopo l’inchiesta “Gotha”

Lo ha deciso il tribunale del Riesame

Secondo il riesame a carico del senatore Antonio Stefano Caridi « gli indizi di colpevolezza che lo inquadrano al servizio della 'ndrangheta unitariamente intesa, con un ruolo di partecipe, dato che egli è consapevole e prende parte ad un più ampio piano criminale ideato da Paolo Romeo, che prevede la collocazione nelle istituzioni di uomini disposti a seguire le sue direttive, sono gravi e concordanti ».

Secondo i giudiciil politico era consapevole di essere parte di un progetto di alta mafia che prevedeva burattini istituzionali obbedienti, «prontamente eliminati dal circuito politico» se avessero deciso di «uscire dal seminato», ma per i quali – si legge nel provvedimento - «si fossero ben comportati era prevista una sicura ascesa politica, come di fatto accaduto nel caso di Caridi, eletto nel 2013 Senatore della Repubblica».

Ma, sempre per i giudici, «l'appoggio elettorale fornito dalle cosche è solo un elemento del più ampio quadro indiziario, che configura perfettamente l'adesione e la partecipazione del ricorrente ad un sodalizio criminale che può essere indifferentemente inteso come quello facente capo alla direzione organizzativa e strategica della cupola, alla 'ndrangheta federata unitariamente intesa, che d'altra parte fanno parte dello stesso insieme criminale».

Ed insistono i giudici dalla fine della seconda guerra di ‘ndrangheta la ‘ndrangheta reggina si è infatti dotata di organismi di vertice in grado di sovrintendere e coordinare le attività di tutti i clan.

E non bisogna essere necessariamente affiliati ad una singola locale per essere considerati degli affiliati a tutti gli effetti.

Questi rapporti sono stati confermati anche da collaboratori di giustizia già da tempo ritenuti attendibili da diversi tribunali come Nino Fiume, Salvatore Aiello, Giovambattista Fracapane, Consolato Villani e persino Giacomo Lauro, che di Caridi dice addirittura che è affiliato al clan De Stefano.

Nonostante l’impegno dei legali del senatore, che hanno fatto di tutto per demolire la figura dei diversi pentiti e rendere inutilizzabili le loro dichiarazioni, le loro parole – tutte riscontrate dalle puntuali indagini del Ros – per il tribunale hanno un peso non indifferente.

Inoltre, – evidenzia il Riesame – il disinvolto atteggiamento di Caridi nel disporre a richiesta di questo o quel compare assunzioni in aziende pubbliche e municipalizzate non ha fatto altro che confermare le parole dei collaboratori.

In una terra piegata dalla disoccupazione, un posto di lavoro serve a cementare un rapporto ancor più di qualsiasi giuramento.

Secondo i giudici , i posti di lavoro nel tempo gestiti dal politico non possono essere letti come un “banale” episodio di malcostume, ma un modus operandi attraverso la strumentalizzazione dei propri incarichi politici», che connota «coscienza volontà di un'azione diretta a consolidare e protrarre il predominio dell'egemonia mafiosa non solo nel territorio reggino, ma anche presso più alti luoghi istituzionali».

E poi – si legge nel provvedimento - «Come se non bastasse al già elevato quadro di gravità indiziaria si aggiungono le dichiarazioni del coindagato Alberto Sarra, che già in sede di interrogatorio di garanzia riferiva che "tolto Paolo Romeo, dal panorama politico reggino le figure come Giuseppe Scopelliti, Umberto Pirilli, Pietro Fuda, Giuseppe Valentino e Antonio Caridi non sarebbero esistite».

Sono solo dei golem – dice Sarra e concordano i giudici- chiamati ad operare sulla base di istruzioni che altri hanno scritto per loro.

Ma adesso che la magistratura ha strappato quel foglietto, hanno smesso di camminare.

Pubblicato in Reggio Calabria

Paolo Orofino è un uomo normale. Se di straordinario qualcosa ha è certamente la semplicità con la quale quotidianamente affronta il proprio lavoro di giornalista, un mestiere difficile in Calabria dove i grandi poteri sono sempre più “coperti” e quindi più forti. Tutti, nessuno escluso!

Stamattina era a Piazza Commercio di Amantea e mentre prendeva il caffè che gli avevo offerto riceveva tantissime telefonate di solidarietà ( tra cui quella di Ruotolo), e tantissime strette di mano di solidarietà da parte degli amanteani che lo conoscono.

E grazie a tanta solidarietà non si sentiva più solo come si è sentito ieri sera quanto un energumeno in piena piazza San Francesco di Paola.

“Qui ad Amantea, queste cose non mi sono mai successe”. Lo dice con fermezza, quasi a far rilevare una condizione di diversità.

Paolo, ieri non ha avuto paura, come non la ha quando scende in campo a dirigere le partite di calcio, anche quelle difficili; lui è sempre equilibrato anche in questa sua antica passione.

Ma è rimasto sorpreso, fortemente sorpreso, anzi quasi incredulo.

Ho già scritto di questa vicenda e gli ho riferito delle tante solidarietà che gli erano state già espresse via web.

Ed oggi se ne aggiungono altre.

Ve le vogliamo riportare per offrirvi un esempio di come un uomo normale che è anche giornalista diventa speciale non quando coraggiosamente riporta la verità, come dovrebbe essere in una regione difficile come la Calabria, ma solo quando subisce una violenza da parte di un energumeno, come a dire che il “male” in Calabria viene solo lì, da quella parte.

Chissà se Orofino crederà a tutte queste solidarietà?

1)Scopelliti, solidarietà a giornalista Orofino

(ASCA) - Catanzaro, 15 mar 2014 - Il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, ha espresso ''solidarieta' al giornalista del Quotidiano della Calabria, Paolo Orofino, oggetto di una vile aggressione. ''Un gesto inqualificabile che colpisce un giornalista che stava semplicemente facendo il proprio lavoro. Un'azione che indigna e preoccupa tutti noi. Ad Orofino, che ho avuto modo di apprezzare per la professionalita' dimostrata nell'affrontare argomenti delicati, va la mia piena e convinta solidarietà ''.

2)Antonio Gentile: “Solidarietà al giornalista del Quotidiano Orofino”

Esprimo, a nome mio personale e di tutto il Ncd calabrese, solidarietà al giornalista Paolo Orofino e al direttore Matteo Cosenza per il vile atto subito oggi a Paola.

La libertà di stampa è un principio cardine rispetto al quale ognuno deve adeguarsi con senso di civiltà: le distorsioni e le diffamazioni vanno perseguite nei Tribunali.

Mi auguro che questo energumeno autore di un atto di violenza esecrabile venga identificato dalla Magistratura competente: il nostro agire e’ improntato alla non violenza e chiunque agisce diversamente e antitetico alla nostra visione del mondo

3)Magorno: solidarietà al giornalista Orofino

“A nome dei democratici calabresi esprimo la mia solidarietà al giornalista de “Il Quotidiano della Calabria” Paolo Orofino per l’aggressione subita quest’oggi a Paola, e la mia vicinanza direttore della testata Matteo Cosenza”, dichiara il segretario del Pd Calabria, Ernesto Magorno, che aggiunge: “Ciò che è avvenuto è particolarmente grave e rappresenta un ulteriore atto, questa volta violento, che colpisce il diritto della stampa di informare correttamente i cittadini . Auspico - conclude Magorno - che venga fatta piena chiarezza sull’accaduto e che cessi ogni atto contrario e violento contro i giornalisti che cercano di raccontare i fatti e fare il loro mestiere liberamente”

4)Gianni Speranza “Sono molto colpito, dispiaciuto e indignato per l’aggressione violenta subita dal giornalista Paolo Orofino”

Cosi il sindaco di Lamezia Gianni Speranza all’indomani dell’aggressione subìta dal giornalista calabrese Paolo Orofino che, nello svolgimento del proprio lavoro a Paola (Cs), è stato preso a schiaffi da qualcuno che voleva impedirgli di scattare delle foto all’avvocato Nicola Gaetano, coinvolto nell’inchiesta delle consulenze d’oro all’Asp di Cosenza.“In Calabria – ha detto Speranza – è difficile fare il sindaco e anche, purtroppo, fare il giornalista (o il prete) è diventata un’attività rischiosa. A Paolo Orofino, al Quotidiano della Calabria e a tutti i giornalisti liberi esprimo la mia più profonda solidarietà”.

5)Mario Oliverio: "L’aggressione al giornalista Paolo Orofino è un atto deprecabile, un gesto inaccettabile, che deve essere condannato fermamente, senza alcuna esitazione".

E' quanto sostiene il presidente della provincia di Cosenza, Mario Oliverio. La libera informazione - continua la nota - quando è veramente libera e lontana dalle tentazioni e dalle ingerenze del potere, è garanzia di libertà e di democrazia per tutti e, quindi, va difesa con ogni mezzo contro qualsiasi tentativo di imbavagliarla.

A Paolo Orofino esprimiamo, pertanto, la nostra piena vicinanza e la nostra sincera solidarietà, nella chiara convinzione che laddove esiste una stampa libera e indipendente, là esiste anche una comunità forte, capace di reagire ad ogni tipo di violenza e di sopruso".

6)Molinari e Barbanti (M5S):Massima solidarietà a Paolo Orofino.

"Il Governo accenda i riflettori sulla Calabria: la libertà di informazione ancora calpestata. È arrivato il momento - si legge in una nota - che si puntino i riflettori sulla Calabria. Il clima di costante intimidazione e mortificazione alla quale sono sottoposte le legittime aspirazioni alla società civile di questa terra si arricchisce di un episodio inquietante : l'aggressione subita dal giornalista Orofino, minacciato e aggredito mentre lavorava sulle consulenze d'oro all'ASP di Cosenza.

Si tratta di una faccenda, quella dell'ASP, già al centro di un'inchiesta della Procura e diventata un caso nazionale, dopo l'attentato alla libertà d'informazione che ha visto coinvolta l'Ora della Calabria. Come si ricorderà lo stampatore del quotidiano, nonché presidente di Fincalabra, De Rose, ha bloccato la pubblicazione del giornale per evitare l'uscita di notizie "scomode" sull'indagine che riguardava il figlio del senatore Tonino Gentile : un fatto che, prontamente denunciato dal direttore Luciano Regolo, ha avuto importanti conseguenze politiche - le dimissioni del senatore cosentino da sottosegretario - oltre l'apertura di un'ulteriore indagine da parte della Procura di Cosenza.

Il caso di Orofino - al quale va tutta la nostra solidarietà - è la dimostrazione evidente dell'esistenza di un clima omertoso che troppo spesso la fa' da padrone nel nostro Sud e nella nostra Calabria, il sud del sud. Siamo di fronte alla richiesta di un silenzio, da ottenere con il beneplacito o con la coercizione, che nell'assenza della libera informazione rende possibile a capi e capetti di muoversi con sicurezza, certi di farla franca a tutti i livelli. E questo episodio dimostra anche che quando i giornalisti fanno il proprio mestiere le cose si smuovono e i muri delle consorterie iniziano a sgretolarsi".

7)Sindacato Giornalisti della Calabria “Solidarietà e vicinanza al collega Paolo Orofino, vittima di una vile quanto assurda aggressione”

La solidarietà viene espressa dal segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e vicesegretario nazionale della Fnsi, Carlo Parisi, che sottolinea “il rammarico e l’indignazione di dover assistere a sempre nuovi episodi di violenza inaudita e inaccettabile ai danni di chi, non mi stancherò mai di dirlo, ha come unica ‘colpa’ quella di fare – e bene evidentemente – il proprio mestiere”.

Caspita quanti sono rimasti zitti! Si, si parliamo di quelli che non perdono occasione per emanare note stampa su qualunque fesseria!

Pubblicato in Calabria

Un bel problema davvero! Altro che……..!

Ci riferiamo alla recentissima sentenza della Corte Costituzionale ( n 35 del 2014) che ha ricordato al vigente Consiglio regionale che deve passare dagli attuali 50 consiglieri a 30.

Ma ve l’ immaginate la guerra?

Se anche non ci fosse nessuna nuova candidatura almeno 20 degli attuali consiglieri dovrebbero andare a casa.

Impossibile.

Se poi si pensa che alle prossime consultazioni ci sarà anche il M5S, allora si scopre che più della meta degli attuali consiglieri dovranno andare via!

Gente che sparirà dalla scena politica. Gente che oggi viene chiamata onorevole e si illude di esserlo. Gente che usa i soldi pubblici per comprare perfino i Gratta e vinci. Gente che usa l’auto blù e che poi si vedrà costretta a guidare da se stessi la propria auto. Un miracolo.

E mica solo questo!

Addirittura la legge prevede che gli assessori dovranno essere al massimo 6, cioè un quinto del consiglio regionale.

Ma ve l’immaginate quante teste coronate non saranno più assessori regionali e perderanno scettro e corona ( vi ricordiamo che oggi sono ben 13 : Antonella Stasi Vice Presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Gentile Infrastrutture e Lavori Pubblici, Alfonso Dattolo Urbanistica, Giacomo Mancini Bilancio ed alla Programmazione, Francesco Pugliano Ambiente, Nazzareno Salerno Lavoro, alla Formazione Professionale, alla Famiglia ed alle Politiche Sociali, Michele Trematerra Agricoltura e Forestazione, Domenico Tallini Personale, Mario Caligiuri Cultura ed ai Beni Culturali., Demetrio Arena Attività Produttive, Luigi Fedele Programmi speciali U.E., politiche euro-mediterranee, internazionalizzazione, cooperazione tra i popoli ed alle politiche per la pace – Trasporti, Alberto Sarra Riforme e Semplificazione Amministrativa , Giovanni Dima sottosegretario Protezione civile e Meteo regionale. E quindi 8 di loro dovranno andare via! E con la grave situazione della disoccupazione dove troveranno lavoro, questi poverini?)

Ed allora ci pensi bene Scopelliti a candidarsi alle Europee. Darebbe la stura ad una situazione molto difficile. Quasi incresciosa.

Non solo ma resterebbe anche il grave problema delle modalità di voto. Se si dovesse fare una lista unica regionale ci sarebbe il rischio che Crotone e Vibo resterebbero senza espressioni politiche territoriali perché , come è facile comprendere, Cosenza e Reggio farebbero la parte da leone.

Se invece si voterà su liste regionali è facile che Cosenza ( o Reggio) possa avere il prossimo governatore .

Ovviamente la politica sentirà i propri costituzionalisti e studierà una soluzione al problema. Quanto disposto dalla legge statale e confermato dalla Corte è inaccettabile perché scardinerebbe il delicato equilibrio della politica regionale!

E poi che cosa se ne farebbe la Calabria degli scranni in più che resteranno nella sala consiliare ?

Chi vuole può leggersi la sentenza integrale:

Sentenza  35/2014

Giudizio

 

Presidente SILVESTRI - Redattore CASSESE

Udienza Pubblica del 11/02/2014    Decisione  del 26/02/2014

Deposito del 06/03/2014   Pubblicazione in G. U.

Norme impugnate:

Delibera legislativa statutaria della Regione Calabria 18/03/2013, n. 279.

Massime:

 

Atti decisi:

ric. 58/2013

SENTENZA N. 35 ANNO 2014 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori: Presidente: Gaetano SILVESTRI; Giudici : Luigi MAZZELLA, Sabino CASSESE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI, Giorgio LATTANZI, Aldo CAROSI, Marta CARTABIA, Sergio MATTARELLA, Mario Rosario MORELLI, Giancarlo CORAGGIO, Giuliano AMATO,

ha pronunciato la seguente SENTENZA nel giudizio di legittimità costituzionale della delibera legislativa statutaria della Regione Calabria «Riduzione del numero dei componenti del Consiglio regionale e dei componenti della Giunta regionale. Modifiche alla legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25 “Statuto della Regione Calabria”», approvata in prima lettura dal Consiglio regionale con deliberazione n. 230 del 9 ottobre 2012 e in seconda lettura con deliberazione n. 279 del 18 marzo 2013, promosso dal Presidente del Consiglio dei ministri con ricorso notificato il 23-29 aprile 2013, depositato in cancelleria il 24 aprile 2013 ed iscritto al n. 58 del registro ricorsi 2013.

Visto l’atto di intervento, fuori termine, del Consiglio regionale della Calabria;

udito nell’udienza pubblica dell’11 febbraio 2014 il Giudice relatore Sabino Cassese;

udito l’avvocato dello Stato Maria Gabriella Mangia per il Presidente del Consiglio dei ministri.

Ritenuto in fatto

1.– Con ricorso notificato il 23-29 aprile 2013 (reg. ric. n. 58 del 2013), e depositato in cancelleria il 24 aprile 2013, il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, ha impugnato la delibera legislativa statutaria della Regione Calabria «Riduzione del numero dei componenti del Consiglio regionale e dei componenti della Giunta regionale. Modifiche alla legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25 “Statuto della Regione Calabria”», approvata in prima lettura dal Consiglio regionale con deliberazione n. 230 del 9 ottobre 2012 e in seconda lettura con deliberazione n. 279 del 18 marzo 2013, per violazione dell’art. 117, comma terzo, della Costituzione, in relazione all’art. 14, comma 1, lettere a) e b), del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 (Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 14 settembre 2011, n. 148, e dell’art. 127 Cost.

2.– La delibera legislativa statutaria impugnata, composta da tre articoli, apporta modifiche, rispettivamente, al comma 1 dell’art. 15 e al comma 3 dell’art. 35 dello statuto regionale, prevedendo la riduzione da «50» a «40» del numero dei componenti del Consiglio regionale (art. 1) e stabilendo che «La Giunta regionale è composta dal Presidente e da un numero di Assessori non superiore a otto, compreso il Vice Presidente» (art. 2). L’art. 3 dispone che «La presente legge produce i suoi effetti a decorrere dalla decima legislatura del Consiglio regionale della Calabria».

3.– Il Presidente del Consiglio dei ministri ritiene che gli artt. 1 e 2 della delibera legislativa statutaria impugnata siano in contrasto, rispettivamente, con le lettere a) e b) del comma 1 dell’art. 14 del d.l. n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge n. 148 del 2011, che costituirebbero principi di coordinamento della finanza pubblica, con conseguente violazione dell’art. 117, terzo comma, Cost.

Le disposizioni statali stabiliscono che le Regioni adeguano, nell’ambito della propria autonomia statutaria e legislativa, i rispettivi ordinamenti a determinati parametri, in particolare prevedendo che: «a) […] il numero massimo dei consiglieri regionali, ad esclusione del Presidente della Giunta regionale, sia uguale o inferiore a […] 30 per le Regioni con popolazione fino a due milioni di abitanti; […]. La riduzione del numero dei consiglieri regionali rispetto a quello attualmente previsto è adottata da ciascuna Regione entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto e deve essere efficace dalla prima legislatura regionale successiva a quella della data di entrata in vigore del presente decreto. Le Regioni che, alla data di entrata in vigore del presente decreto, abbiano un numero di consiglieri regionali inferiore a quello previsto nella presente lettera, non possono aumentarne il numero; b) […] il numero massimo degli assessori regionali sia pari o inferiore ad un quinto del numero dei componenti del Consiglio regionale, con arrotondamento all’unità superiore. La riduzione deve essere operata entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto e deve essere efficace, in ciascuna regione, dalla prima legislatura regionale successiva a quella in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto».

Sulla base delle rilevazioni statistiche fornite dall’ISTAT, il Presidente del Consiglio dei ministri evidenzia che la Regione Calabria risulterebbe avere 1.958.418 abitanti. Di conseguenza, la Regione, sulla base delle citate disposizioni statali, dovrebbe, in primo luogo, prevedere un numero massimo di 30 consiglieri regionali, anziché di 40 come stabilito invece dalla disposizione impugnata (art. 1); in secondo luogo, dovrebbe definire un numero di assessori regionali pari o inferiore a un quinto del numero dei consiglieri regionali, che andrebbe parametrato al numero 30, ottenendo quindi la cifra di 6 anziché di 8, come invece stabilito dalla norma censurata (art. 2).

4.– La Regione Calabria non si è costituita in giudizio.

Considerato in diritto

1.– Il Presidente del Consiglio dei ministri, con ricorso notificato il 23-29 aprile 2013, depositato in cancelleria il 24 aprile 2013 e iscritto al n. 58 del registro ricorsi 2013, ha impugnato la delibera legislativa statutaria della Regione Calabria «Riduzione del numero dei componenti del Consiglio regionale e dei componenti della Giunta regionale. Modifiche alla legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25 “Statuto della Regione Calabria”», approvata in prima lettura dal Consiglio regionale con deliberazione n. 230 del 9 ottobre 2012 e in seconda lettura con deliberazione n. 279 del 18 marzo 2013. La delibera legislativa statutaria impugnata riguarda la disciplina del numero dei consiglieri e degli assessori regionali.

Secondo il Presidente del Consiglio dei ministri, gli artt. 1 e 2 della delibera legislativa statutaria sarebbero in contrasto, rispettivamente, con le lettere a) e b) dell’art. 14, comma 1, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 (Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 14 settembre 2011, n. 148, che costituirebbero principi di coordinamento della finanza pubblica, con conseguente violazione dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione. Le norme impugnate violerebbero, inoltre, l’art. 127 Cost.

2.– In via preliminare, deve essere dichiarata l’inammissibilità delle censure riferite all’art. 127 Cost. per carenza assoluta di motivazione, non avendo il Presidente del Consiglio dei ministri svolto alcuna argomentazione in merito alla violazione del predetto parametro costituzionale (da ultimo, sentenze n. 255 e n. 46 del 2013).

3.– Nel merito, le questioni sono fondate.

3.1.– L’art 14, comma 1, del d.l. n. 138 del 2011 stabilisce, tra le varie misure, quella della riduzione del numero dei consiglieri e assessori regionali al fine del contenimento della spesa pubblica, disponendo che le Regioni adeguano, nell’esercizio dell’autonomia statutaria e legislativa, i rispettivi ordinamenti ad alcuni parametri.

Tale disposizione, come già rilevato da questa Corte, detta un principio di coordinamento della finanza pubblica (sentenze n. 23 del 2014, n. 198 del 2012; ordinanze n. 258 e n. 31 del 2013) e «non vìola gli artt. 117, 122 e 123 Cost., in quanto, nel quadro della finalità generale del contenimento della spesa pubblica, stabilisce, in coerenza con il principio di eguaglianza, criteri di proporzione tra elettori, eletti e nominati» (sentenza n. 198 del 2012). In particolare, la norma statale «fissando un rapporto tra il numero degli abitanti e quello dei consiglieri, e quindi tra elettori ed eletti (nonché tra abitanti, consiglieri e assessori), mira a garantire proprio il principio in base al quale tutti i cittadini hanno il diritto di essere egualmente rappresentati. In assenza di criteri posti dal legislatore statale, che regolino la composizione degli organi regionali, può verificarsi – come avviene attualmente in alcune Regioni, sia nell’ambito dei Consigli che delle Giunte regionali – una marcata diseguaglianza nel rapporto elettori-eletti (e in quello elettori-assessori): i seggi (nel Consiglio e nella Giunta) sono ragguagliati in misura differente alla popolazione e, quindi, il valore del voto degli elettori (e quello di scelta degli assessori) risulta diversamente ponderato da Regione a Regione» (sentenza n. 198 del 2012). Inoltre, «[…] il principio relativo all’equilibrio rappresentati-rappresentanti non riguarda solo il rapporto tra elettori ed eletti, ma anche quello tra elettori e assessori (questi ultimi nominati) […] sia perché, in base all’art. 123 Cost., “forma di governo” e “principi fondamentali di organizzazione e funzionamento” debbono essere “in armonia con la Costituzione”, sia perché l’art. 51 Cost. subordina al rispetto delle “condizioni di eguaglianza” l’accesso non solo alle “cariche elettive”, ma anche agli “uffici pubblici” (non elettivi)» (sentenza n. 198 del 2012).

3.2.– L’art. 14, comma 1, del d.l. n. 138 del 2011 stabilisce che, per le Regioni la cui popolazione sia inferiore a due milioni di abitanti, il numero di consiglieri regionali non deve essere superiore a 30 (lettera a), mentre il numero degli assessori regionali non deve essere superiore ad un quinto del numero dei componenti del Consiglio regionale (lettera b), quindi a 6. Considerato che, secondo le rilevazioni ISTAT nel periodo 2010-2013, la popolazione della Regione Calabria è stata inferiore a due milioni di abitanti, l’art. 1 della delibera legislativa statutaria impugnata è in contrasto con la lettera a) del comma 1 del citato art. 14, nella parte in cui sostituisce il numero «50» con quello di «40», anziché con quello di «30»; il successivo art. 2 è in contrasto con la lettera b) del medesimo comma 1, nella parte in cui prevede «un numero di Assessori non superiore a otto» anziché «un numero di Assessori non superiore a sei». Le disposizioni censurate, dunque, ledono i principi di coordinamento della finanza pubblica stabiliti dal citato art. 14 del d.l. n. 138 del 2011, con conseguente violazione dell’art. 117, terzo comma, Cost.

per questi motivi LA CORTE COSTITUZIONALE

1) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 1 della delibera legislativa statutaria della Regione Calabria «Riduzione del numero dei componenti del Consiglio regionale e dei componenti della Giunta regionale. Modifiche alla legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25 “Statuto della Regione Calabria”», approvata in prima lettura dal Consiglio regionale con deliberazione n. 230 del 9 ottobre 2012 e in seconda lettura con deliberazione n. 279 del 18 marzo 2013, nella parte in cui sostituisce il numero «50» con quello di «40», anziché con quello di «30»;

2) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 2 della medesima delibera legislativa statutaria della Regione Calabria, nella parte in cui prevede «un numero di Assessori non superiore a otto» anziché «un numero di Assessori non superiore a sei»;

3) dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale della medesima delibera legislativa statutaria della Regione Calabria, promossa, in riferimento all’art. 127 della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri con il ricorso in epigrafe.

Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 26 febbraio 2014.

F.to: Gaetano SILVESTRI, Presidente , Sabino CASSESE, Redattore , Gabriella MELATTI, Cancelliere

Depositata in Cancelleria il 6 marzo 2014. ,Il Direttore della Cancelleria F.to: Gabriella MELATTI

 

Pubblicato in Reggio Calabria

Volevo scrivere “Grazie per far ricordare la stampa seria!” ( vista la mia età, non più giovanissima) , ma, poi, visto che da “minculpop” in avanti i dubbi si impongono, mi sono deciso ad usare il “verbo far conoscere”!

Grazie per l’articolo “ Scopelliti e i giornalisti. Adesso basta!” postato sul tuo “ Corriere della Calabria” che compro ogni settimana e che seguo( ed invito a seguire) quotidianamente , soprattutto quando, come in questi giorni , sono lontano dalla mia terra.

“ Adesso basta! Ne abbiamo tutti piene le tasche di Scopelliti che imbroglia e di tanti rappresentanti delle istituzioni che gli consentono di fare l'imbroglione.

Sappiano i vertici della Procura distrettuale di Catanzaro e di quella di Reggio Calabria e sappiano i vertici della Questura e della Squadra mobile di Reggio Calabria, che non è più consentito a nessuno di lasciare che il massimo rappresentante politico della Regione Calabria si prenda gioco di tutti dicendo e smentendo poi quel che lui stesso dice.

Analogamente sappia il presidente dell'Ordine dei Giornalisti che, anche a scanso di ogni equivoco sui rapporti professionali che lo legano alla Regione Calabria, da lui pretendiamo uno scatto di orgoglio e di dignità. Da lui pretendiamo che vada immediatamente a trovare il procuratore Antonio Lombardo, il procuratore Federico Cafiero de Raho ed il questore Guido Longo e si faccia confermare ufficialmente o altrettanto ufficialmente smentire, la notizia diffusa da Scopelliti tramite un lungo virgolettato concesso all'Agenzia Ansa.

In quella notizia non si usava il condizionale e non si parlava di letture di anonimi blog diretti da anonimi giornalisti, lì il signor Scopelliti così tuonava: «C'è una informativa della Squadra mobile di Reggio Calabria, che è stata depositata, sulla gestione dell'informazione da parte di alcuni giornalisti, credo cinque o sei, che fanno informazione in maniera poco corretta». E traeva la seguente conclusione: «Vuol dire che c'è una parte dell'informazione che riguarda un gruppo di persone impegnate a manipolarla. Io lo ritengo un fatto grave. Si spiegherebbero tante cose».

Adesso l'Ansa, senza neanche tentare un chiarimento sulla genesi della notizia, pubblica la retromarcia indecorosa di Scopelliti con queste parole: «Ho detto soltanto di avere letto sul blog di un noto giornalista della presenza di un'attività d'indagine che, peraltro, ho risaputo, senza seguito».

Non ci stiamo. Non siamo disposti a portare il cervello e la dignità professionale all'ammasso.

Divulgare notizie false, asserire che esistono informative della squadra mobile «sulla gestione dell'informazione da parte di alcuni giornalisti»; indicare persino quale autorità giudiziaria si sta occupando dell'inchiesta («la cosa strana che abbiamo appreso, è che l'indagine è a Catanzaro»), fare tutte queste cose implica la commissione di una serie di gravi reati che tali restano sia se a commetterli è un piccolo giornalista sia se a commetterli è il potente governatore della Calabria, amico di non meno potenti magistrati e di potentissimi ministri di polizia.

Il Presidente dell'Ordine dei Giornalisti, Giuseppe Soluri, deve pretendere e ottenere un'inchiesta giudiziaria che faccia piena luce. De Raho e Lombardo devono promuoverla. In mancanza di ciò ci faremo carico di iniziative legali che finalmente rompano questo odioso circuito di “relazioni pericolose”.

Qui altro che “ossigeno”, all'informazione rischia di mancare ogni residuo spazio di agibilità democratica. Qui ci si straccia le vesti per ogni pernacchia anonima rivolta al più insulso cronista mentre poi si chiudono gli occhi su delegittimazioni, calunnie e manipolazioni del segreto istruttorio capaci di mettere, quelle veramente, a serio rischio l'incolumità professionale e fisica di quei pochi cronisti che non intendono abdicare rispetto al dovere di informare i calabresi su quello che avviene nei Palazzi.

Non vorremmo che di questo passo torni ad essere attuale il monito pronunciato da Michele Musolino, antico galantuomo e compianto sindaco di Reggio che, guardando ai dirimpettai palazzi del Governo e della Giustizia, si trovò a dover chiosare: non è il mio il palazzo più sporco della città.”

G. Marchese

Pubblicato in Calabria

Il gup di Catanzaro, Giovanna Mastroianni, ha disposto il rinvio a giudizio di Giuseppe Scopelliti, Presidente della Giunta regionale calabra, e dell’assessore Domenico Tallini, sotto inchiesta per la nomina a direttore generale del dipartimento Controlli di Alessandra Sarlo, moglie del giudice Giglio.

Resta fuori invece dal prosieguo del processo la vicepresidente della giunta regionale Antonella Stasi.

Scopelliti e Tallini saranno in aula il prossimo 4 novembre per rispondere di abuso d'ufficio.

L’ipotesi accusatoria, lo ricordiamo, avanzata dal PM Gerardo Dominijanni è quella di abuso d’ufficio giacchè il presidente e l'assessore «al fine di attribuire alla dottoressa Alessandra Sarlo la dirigenza generale del dipartimento Controlli, con delibera 381 dell'11 agosto 2011, alla luce dei curricula depositati, attestavano falsamente che nessuno dei candidati, dirigenti interni alla Regione, possedesse una “esperienza sufficiente in proporzione alla complessità” dell'incarico».

Scopelliti è difeso da Aldo Labate, Domenico Tallini da Enzo Ioppoli.

Come noto la dichiarazioni di Scopelliti e Tallini sono contrastanti

Il primo ha dichiarato che nella riunione di giunta dell'11 agosto 2011, non emerse alcun candidato che possedesse i requisiti per la nomina a dg del dipartimento Controlli; il secondo invece ha detto al pm ha detto di aver posto all'attenzione della giunta il curriculum di Luigi Bulotta ex dg del Bilancio (ora parte civile nell'udienza preliminare assistito dall'avvocato Francesco Iacopino).

I verbali si trovate sul numero 105 del Corriere della Calabria attualmente in edicola.

 

Pubblicato in Catanzaro

Ieri pomeriggio 26 aprile il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti ha incontrato le organizzazioni sindacali per discutere della fondazione “Campanella”.

Insieme al Governatore della Calabria c’erano gli Assessori regionali Salerno e Tallini, il Dirigente Generale del Dipartimento Presidenza Zoccali, il Sindaco di Catanzaro Abramo, e i rappresentanti sindacali Baldari, Iorno, Regina e Meliti per la Cgil, Bevacqua e Tallarico per Cisl e Caparello per la Uil.

Scopelliti ha rassicurato tutti, troppo importante la Fondazione Campanella per chiudere.

Il problema della chiusura della fondazione “Campanella” è stato superato dalla l.r. 63/2012.

Tutti hanno ribadito congiuntamente che l’attività assistenziale della fondazione “Campanella” deve proseguire.

E la Regione si è impegnata a porre in essere tutte le azioni di sua competenza a garanzia dei livelli assistenziali e dei livelli occupazionali.

Ed infatti Scopelliti e gli Assessori hanno garantito la trasmissione alle oo.ss. della bozza del verbale d’intesa per l’attuazione della l.r. 63/2012 che deve essere sottoscritta tra la Regione e l’Università.

Le oo.ss., hanno convocato per il prossimo lunedì mattina l’assemblea del personale della fondazione “Campanella”, determineranno le loro successive azioni anche alla luce della richiesta del Presidente del C.d.A. della stessa di applicazione delle leggi 223/91 e 92/2012.

Pubblicato in Catanzaro

Scopelliti era giunta addirittura a ridurre il numero di componenti in Giunta da 10 ad 8 per trovare la soluzione all’impossibile dilemma di un UDC profondamente spaccato tra un Cesa che volva in giunta Occhiuto ed un UDC regionale che voleva Alfonso Dattolo.

Ed alla fine c’è voluto Antonio Gentile con il suo NO, forte ed assoluto.

Un NO che va oltre lo stesso Occhiuto, un NO che condensa in sé una parte del passato, un po’ del presente e, forse, anche un po’ di futuro.

Troppo comodo, avrà pensato Gentile, che un “trombato” dell’UDC ora abbia il potere di un assessore regionale e faccia concorrenza nella sua stessa provincia.

E peraltro un Niet che ha il beneplacito dell’UDC regionale che voleva e vuole Dattolo.

Uno schiaffo doppio: ad Occhiuto ed a Csa!

Ed oggi a Lamezia terme si chiude la storia del rimpasto. Proprio per questo è staro convocato il gruppo consiliare del Pdl per comunicare le decisioni finali. Al termine del vertice con i suoi uomini, il governatore dovrebbe tenere una conferenza stampa per presentare i nuovi assessori. Sarà un esecutivo a dieci più presidente e vicepresidente. Non ci sarà spazio per Roberto Occhiuto ma entrerà l’attuale capogruppo in consiglio regionale Alfonso Dattolo. Gli altri due ingressi riguardano il Pdl ma su questo versante non ci saranno sorprese. A fare il loro ingresso nella squadra di governo saranno l’ex sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena e il presidente della commissione Sanità Nazzareno Salerno.

E forse altro!

Pubblicato in Reggio Calabria

Non demorde Aurelio Chizzoniti presidente della commissione speciale di Vigilanza e Controllo del consiglio regionale della Calabria.

 

E lo fa con una nota che dice: «Il caso Fincalabra è politicamente chiuso. Mentre residuano le indagini sul versante della rilevanza sia penale che contabile. Con una relazione rimessa al presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti e al presidente del Consiglio Francesco Talarico ho informato, con dovizia di particolari, i vertici della Regione Calabria circa le iniziative assunte. Proponendo, sarcasticamente, l’immediato scioglimento della inutile commissione Speciale, visto che Fincalabra, attraverso un singolare concetto paragiuridico, riconosce generosamente alla stessa soltanto un asettico potere di convocazione. E non altro. Ho invitato, altresì, Scopelliti e Talarico a valutare responsabilmente l’opportunità di commissariare la Finanziaria regionale».

Poi il presidente della commissione speciale di Vigilanza, informa di avere «comunicato alle autorità giudiziarie adite, a integrazione dell’esposto presentato lo scorso 3 aprile, le ulteriori e-mail pervenute. Particolarmente eloquente è quella di un candidato che conferma che il relativo bando non indicasse gli argomenti da trattare», puntualizzando altresì che "gli stessi non furono mai pubblicati".

Prosegue Chizzoniti – dopo aver notato che "altri concorrenti facevano la spola dalle stanze dei dirigenti alle aule d’esame", venne interrogato dalla commissione sul microcredito. Così incalza – sottolinea Chizzoniti – il deluso partecipante: "Quando i commissari videro che sull’argomento ero abbastanza ferrato, si affrettarono a cambiarlo… con domande sul significato di taluni acronimi"… "Il colloquio si concluse quando il presidente della commissione, con malagrazia, mi tacciò di disattenzione perché non avevo neanche letto il bando…..!!!"».

La risposta della politica viene data dalla seduta dell’Ufficio di Presidenza del consiglio regionale( presidente Francesco Talarico, i vicepresidenti Alessandro Nicolò e Pietro Amato ed i segretari-questori Giovanni Nucera e Francesco Sulla) che ha deliberato la pubblicazione dei bandi per la nomina dei cinque membri - di cui tre nominati dal Consiglio (tra cui il presidente) e due dalla giunta regionale - nel consiglio di amministrazione di Fincalabra spa (gli incarichi attuali sono scaduti lo scorso dicembre).

Pubblicato in Calabria

La storia è nota. La regione ha “inviato” a tutte le province calabresi i dipendenti regionali che gestivano i servizi Formazione professionale, difesa del suolo, agricoltura, diritto allo studio.

Migliaia di persone in Calabria!

Poi il Presidente Oliverio, unico tra tutti i presidenti delle province calabresi, ha puntato i piedi ed ha detto ai dipendenti regionali che da maggio non li avrebbe pagato più ( dolcemente affermando che “dal primo maggio non avremo più la disponibilità finanziaria per far fronte al pagamento dei vostri stipendi”).

Una presa di posizione forte.

I dipendenti regionali sono figli della politica : poteva una “mamma”come la regione Calabria lasciarli senza stipendio dopo il disconoscimento da parte della “Matrigna” provincia?

Certamente no!

Ed, infatti, non è passata nemmeno una settimana dalla forte presa di posizione ( lo stipendio di maggio è ancora lontano)ed ecco che arriva puntuale la risposta dall'Ente Regionale che ha annunciato la liquidazione delle spettanze della prima semestralità del 2013.( ovviamente per tutte le province)!

Non solo ma Catanzaro fa sapere che è stato avviato un confronto tra i Dipartimenti interni della Regione, Personale, Bilancio e Ufficio Legislativo, coordinato dal Dirigente Generale della Presidenza Francesco Zoccali, per proporre alle Provincie il nuovo protocollo per la regolamentazione dei rapporti, nonché per la definizione delle procedure concernenti il pregresso nei rapporti con le Provincie, sempre in riferimento a quanto disposto dall’art. 38 comma 3 e 4 della Legge regionale 69/2012.

Ci resta ora una sola perplessità . Il Presidente Oliverio ha detto che : “abbiamo anticipato alla Regione 20 milioni di euro, l'80% dei quali soltanto negli ultimi tre anni”.Praticamente sono 6 milioni ad anno. Diviso per 436 dipendenti dichiarati fanno 13761 euro per anno/dipendente. Ed allora una domanda possibile che i dipendenti regionali costi AL LORDO meno di 1000 euro mensili? C’è qualcosa che non quadra!

Pubblicato in Cosenza

La maggioranza in consiglio si spacca e l’UDC vota scheda bianca

Tassone incassa un’altra vittoria.

Il Consiglio doveva nominare i rappresentanti per la scelta del nuovo capo dello Stato.

L’UDC dopo aver drammaticamente perso queste ultime elezioni aveva bisogno di una espressione in parlamento ed attraverso il capogruppo centrista Dattolo ha: « espresso al Pdl l’esigenza di esprimere un nostro esponente»

Ma la sostanziale differenza di posizione in parlamento ha di fatti reso impossibile da parte del PDL accogliere la richiesta.

Il consiglio così ha nominato il governatore Peppe Scopelliti e i capigruppo Pdl e Pd, Gianpaolo Chiappetta e Sandro Principe, i rappresentanti regionali che parteciperanno all’elezione del prossimo presidente della Repubblica. I due delegati che spettavano alla maggioranza vengono quindi espressi dal solo Pdl, lasciando a bocca asciutta gli alleati dell’Udc, che hanno votato scheda bianca. Al Pd l’unico posto riservato alla minoranza. Su 43 votanti (ogni consigliere poteva mettere la x su due nomi), 22 voti a testa sono stati espressi a favore di Scopelliti e Chiappetta, 14 per Principe.

Ora il futuro della maggioranza sembra sempre più a rischio. Questo è quello che temono ( od auspicano in tanti)

Altri, invece, sono certi che l’UDC non rinuncerà ai posti di potere!

Pubblicato in Reggio Calabria
Pagina 1 di 2
BANNER-ALTO2
© 2010 - 2021 TirrenoNews.Info | Liberatoria: Questo sito è un servizio gratuito che fornisce ai navigatori della rete informazioni di carattere generale. Conseguentemente non può rappresentare una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7 marzo 2001. L'Autore del sito non è responsabile dei commenti inseriti nei post o dell’utilizzo illegale da parte degli utenti delle informazioni contenute e del software scaricato ne potrà assumere responsabilità alcuna in relazione ad eventuali danni a persone e/o attrezzature informatiche a seguito degli accessi e/o prelevamenti di pagine presenti nel sito. Eventuali commenti lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all’autore del sito, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Nei limiti del possibile, si cercherà, comunque, di sottoporli a moderazione. Gli articoli sono pubblicati sotto “Licenza Creative Commons”: dunque, è possibile riprodurli, distribuirli, rappresentarli o recitarli in pubblico ma a condizione che non venga alterato in alcun modo il loro contenuto, che venga sempre citata la fonte (ossia l’Autore). Alcune immagini pubblicate (foto, video) potrebbero essere tratte da Internet e da Tv pubbliche: qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del sito che provvederà prontamente alla loro pronta. Qualunque elemento testuale, video, immagini ed altro ritenuto offensivo o coperto da diritti d'autore e copyright possono essere sollecitati inviando una e-mail all'indirizzo staff@trn-news.it. Entro 48 ore dalla ricezione della notifica, come prescritto dalla legge, lo staff di questo Blog provvederà a rimuovere il materiale in questione o rettificarne i contenuti ove esplicitamente espresso, il tutto in maniera assolutamente gratuita.

Continuando ad utilizzare questo sito l'utente acconsente all'utilizzo dei cookie sul browser come descritto nella nostra cookie policy, a meno che non siano stati disattivati. È possibile modificare le impostazioni dei cookie nelle impostazioni del browser, ma parti del sito potrebbero non funzionare correttamente. Informazioni sulla Privacy