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Da Iacchite - 9 Dicembre 2019

Calabria Verde è nuovamente sotto attacco da parte della procura di Catanzaro.
Questa volta la conferma non viene dai soliti rumors ma bensì da una lettera (che assume la connotazione di “aperta“) che il Generale Mariggiò (tuttora commissario di Calabria Verde) aveva scritto nei mesi scorsi ai capi delle procure di Catanzaro e di Salerno nella quale in maniera abbastanza forte metteva in evidenza comportamenti “scorretti” che sarebbero scaduti nella illegalità da parte dei magistrati e forze dell’ordine che indagano nei suoi confronti.

La lettera è stata pubblicata qualche settimana fa da uno dei peggiori media di regime che infestano tuttora il panorama calabrese e sono al servizio di corrotti e traffichini.

Tralasciando il modus operandi di un ex (a questo punto) Generale dei Carabinieri, che con la sua lettera pubblica viene meno a qualsiasi giuramento nei confronti del suo Corpo di riferimento, si possono ipotizzare diversi scenari che giustificano questo comportamento così particolare da parte di un uomo delle istituzioni.

Prima ipotesi

Attacco stile Oliverio&Adamo nei confronti della magistratura, come per mettere le MANI AVANTI, perché – come confermato dallo stesso Generale nella sua lettera – ci sono delle indagini che colpiscono il Mariggiò e pertanto anche il presidente Oliverio (caso La Rupa, Manutenzione Automezzi, Illegittimità di vari incarichi, disastro ambientale, transazione imprenditore napoletano Matacena e cosi via…).

Ciò che colpisce di più è il modo con il quale il Generale inveisce sui magistrati e sulle forze dell’ordine. Infatti l’imputato Mariggiò senza mezzi termini mette in evidenza la malafede della Finanza e dei pm, l’incompetenza degli organi inquirenti e la ricerca di quest’ultimi di una vetrina mediatica per ottenere promozioni e prestigio… Da quale pulpito viene la predica, verrebbe istintivamente da replicare.

Ma c’è di più: Mariggiò arriva finanche a sfidare Gratteri (tanto ormai gli buttano merda addosso tutti, perché non dovrebbe farlo anche lui?) imitando in tutto e per tutto Palla Palla e Capu i Liuni… Certo, questa lettera potrebbe essere dettata dalla “paura” e pertanto la miglior difesa è l’attacco, con il solito corollario di “vittimismo pallapalliano”.

Seconda ipotesi

Il Mariggiò, da Generale dei Carabinieri, sa il fatto suo. Non si spaventa di nessuno e mette in evidenza le porcherie delle procure di Catanzaro e Castrovillari… Risulta così agli occhi della gente un uomo sicuro di quello che ha fatto, secondo la sua testa discretamente bacata… Perché poi dovrebbe spiegare ai cittadini come mai asseconda ancora i desiderata di un truffatore conclamato come Oliverio e di un ladro di stato come Adamo…

Terza ipotesi

La terza ipotesi è quella che preferiamo. Sembra di rivivere il film “Salvate il soldato Ryan”… in questo caso Mariggiò, uomo di legge e di politica.

Nella lettera, il buon commissario fa dei nomi quando invece sarebbe proprio il caso di non farli (parla dell’ex direttore generale Furgiuele, che gli riferisce delle indagini in corso su di lui, così come gli hanno ordinato Oliverio e Adamo…), rimprovera Gratteri colpito dal “presenzialismo mediatico” e descritto quasi come se fosse in preda ad estasi mediatica, ed infine preannuncia nuovi guai giudiziari ad Oliverio (in questo caso non serve un profeta…).

Quindi sembra proprio che il Generale mandi qualche messaggio a qualcuno avvertendolo “Caro amico, o mi tiri fuori da questo casino o faccio cadere il palazzo con tutti i cortigiani”. E i segnali ci sono tutti…

La sua presunta illegittimità ad operare (garantita dopo tre anni da un parere legale a pagamento di un avvocato già conosciuto per relazioni alquanto bizzarre), il mancato allontanamento di Furgiuele e le dichiarazioni riservate dello stesso al Generale, il mancato allontanamento dell’altro truffatore, Campanaro, e la necessità di ridimensionare la grana Cooperfin (tentativo andato a vuoto) ed infine tutte le porcherie fatte in nome e per conto di Oliverio (ultima quella di portare 150 forestali per riempire la sala della kermesse dei circoli Pd per la richiesta di ricandidatura del presidente…).

Voi dite che questi “messaggi” del Generale funzioneranno? Innanzitutto Mariggiò resta al suo posto e non si dimette, come pure aveva preannunciato. Poi ci sarà da vedere come va a finire questa storia di Oliverio che si ricandida alla Regione e infine rimane da verificare se Gratteri sarà messo in condizione di “attaccare” o, come al solito, sarà costretto a raccogliersi la coda tra le gambe e… presentare qualche altro libro.

Pubblicato in Calabria

Da Iacchite - 21 Ottobre 2019

Come Socrate amava dire… Tanto tuonò che piovve… a Calabria Verde. Una nuova tempesta giudiziaria ampiamente annunciata si è abbattuta sul Maximo General Commissario Mariggiò. Ce l’ha detto lui stesso attraverso uno dei maggiori media di regime, che ha pubblicato una lettera inviata alle procure di Catanzaro e Salerno, nella quale inveisce con forza, irruenza e presunzione nei confronti della Polizia Giudiziaria (in questo caso la Guardia di Finanza) che insieme alle procure (Catanzaro e Castrovillari), incapaci e forse anche corrotte – a giudizio del Generale – stanno indagando sul suo conto.

La domanda spontanea che ci verrebbe da fargli è se tali giudizi così crudi erano presenti nella sua mente quando si trovava dall’altra parte (carabinieri), ma chiaramente è un pensiero che ci attraversa e che non troverà nessuna risposta.

Ma torniamo alle indagini farlocche, secondo il pensiero del Generale, o presunte tali, che il Maximo contesta via stampa e non nelle sedi opportune, minacciando denunce a magistrati ed organi di polizia giudiziaria colpevoli del reato di… lesa maestà.

Ciò che risalta maggiormente e l’aneddoto nel quale si racconta del suo interrogatorio con il pm Prantera, dove addirittura si paventa di un comportamento scorretto da parte di un finanziere nei confronti del nostro Maximo General e la sua volontà di far cessare l’incontro con la classica frase italiana “lei non sa chi sono io”, che sembrava un chiaro riferimento ad un ex ministro dell’Interno.

E che dire dei “continui abusi” degli organi giudiziari e addirittura delle violenza subite dai dipendenti durante le fasi investigative?

Il tutto accompagnato dalle confessioni del plurindagato O’Principale Furgiuele (alla faccia delle fughe di notizie!) che gli racconta in via confidenziale le domande che la Guardia di Finanza gli avrebbe posto.

Domanda al nostro Maximo General: ma Furgiuele non era stato allontanato dall’Azienda ? Malelingue raccontano che il nostro O’Principale in cambio di un silenzio su qualche politico famoso sia stato salvato miracolosamente…

Tornando all’indagine nella quale il Generale risulta indagato, i reati contestatigli sono molteplici. Si va dalla turbativa d’asta all’abuso d’ufficio e via dicendo.

Con lui risulta indagato un funzionario che siede alla sua destra e che svolgendo gare d’appalto, fraziona magistralmente gli affidamenti diretti per tenerli sotto soglia, così da favorire un imprenditore lametino vicino ad Oliverio che ripara automezzi a prezzi doppi e che risulta proprietario di diverse aziende tutte beneficiarie da parte del Generale.

Senza contare che in queste autorimesse si riparavano automezzi pagati più volte, autoveicoli di dipendenti, senza che nessuno controllasse o per meglio dire avesse la volontà di controllare, così tutto filava liscio.

Altra indagine in corso riguarda il famigerato imprenditore napoletano Luigi Matacena. Sì, sempre lui, quello degli elicotteri. Infatti, come al solito, gli è stata pagata una transazione milionaria sempre con lo stesso sistema e sempre con gli stessi attori (storia vecchia e ritrita) e sempre con le stesse modalità. Ma, caro Generale, non potevate inventare qualcosa di nuovo con San Giuseppe Campanaro? Un po’ di fantasia tra un caffè e l’altro che consumate insieme al Bar Tiramisù… Ma lo sa che San Giuseppe Campanaro è interdetto e perciò le sue collaborazioni sono vietate? Il prossimo caffè è pagato, promesso, anche se noi non prendiamo 7800 euro al mese come lei.

Ma il vero capolavoro è la lettera aperta del Generale ad Oliverio nella quale gli preannuncia nuovi guai giudiziari a stretto giro di posta. Ma come fa a saperlo? Forse riguardano il suo incarico illegittimo ed illegale o forse ha in mano altre notizie che arrivano dal suo vecchio lavoro di carabiniere?

Comunque è tutto molto inquietante. Noi speriamo che sia un modo per mettere le mani avanti per non restare indietro, ma la verità è che se un sia pur ex Generale dei Carabinieri, insomma un uomo dello stato, fa queste affermazioni vuol dire che come minimo – visto anche il silenzio seguito alla lettera – le procure in questione sono corrotte. Non vi pare?

Pubblicato in Calabria

Santa Caterina sullo Ionio (Catanzaro) - Due operai dell'azienda Calabria Verde si trovavano in montagna quando il temporale ha colto di sorpresa due persone nel comune del catanzarese di Santa Caterina sullo Ionio.

Un fulmine, secondo quanto si apprende, avrebbe folgorato uno dei due uomini che è deceduto.

L'altro operaio che era con lui è rimasto invece ferito.

 

 

 

Sul luogo della tragedia sono giunti i soccorsi, il 118, l’elisoccorso e i carabinieri per tutti gli accertamenti del caso.

In questa prima domenica di settembre, infatti, temporali stanno colpendo la Calabria.

La vicinanza del commissario di Calabria Verde

"Un operaio dell’Azienda Calabria Verde di 49 anni - R.F., originario di Caulonia - è deceduto oggi, intorno alle 12:30 in località Caterinella nel comune di Santa Caterina sullo Ionio.

L’operaio era impegnato nell’ambito del servizio antincendio nel territorio del Basso Jonio quando, in seguito alla pioggia, assieme al collega P.F. – che rimasto ferito, e ricoverato, non versa in pericolo di vita – riparandosi in prossimità dell’area dove svolgeva servizio di vedetta, è rimasto colpito da un fulmine.

Una tragica fatalità che ha stroncato la vita dell’operaio per il quale a nulla sono valsi i soccorsi".

I due per ripararsi dal temporale avevano trovato riparo in un casolare quando Franzé è stato improvvisamente raggiunto da una saetta.

I carabinieri stanno effettuando i rilievi del caso per stabilire l’esatta dinamica dei fatti.

Questa la nota dell'azienda sull'accaduto.

I vertici di Calabria Verde e della Regione Calabria hanno espresso, inoltre, profondo cordoglio per il drammatico evento che ha visto coinvolto l’operaio, impegnato in una attività fondamentale come la prevenzione degli incendi.

Ad esprimere vicinanza alla famiglia, il commissario straordinario dell’Azienda Calabria Verde, generale Aloisio Mariggiò, il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e il dirigente del settore competente della Regione, ingegner Salvatore Siviglia.

Ndr.Nessuno di loro, però, erano sul luogo dell’incidente.

Pubblicato in Paola

“Nella giornata di oggi un organo di stampa ha dato la notizia su di una indagine della Guardia di Finanza che starebbe effettuando accertamenti su presunte illegittimità nelle retribuzioni, nelle indennità e nei contratti dei Sorveglianti Idraulici, transitati nell’anno 2014 da AFOR a Calabria Verde.

La notizia accostata con sarcasmo alla particolare situazione della sorveglianza idraulica (tra l’altro, in un periodo caratterizzato da eventi climatici particolari) e all’annuncio che “intanto” l’Azienda Calabria Verde “ha previsto oltre 1.000 assunzioni in tre anni” ha suscitato in molti ilarità.

Intendo, pertanto, fornire qualche elemento di informazione. Prima, però, una precisazione: non ho nulla da giustificare perché convinto di operare da sempre nell’interesse dell’Azienda.

Veniamo, quindi, al dunque, partendo dagli accertamenti della Guardia di Finanza.

Nel mese di luglio u.s., in Azienda si presentò personale della Nucleo di Polizia Economica - Finanziaria di Catanzaro che, essendo già stato in Regione, chiese chiarimenti sul perché agli operai idraulico forestali e agli stessi sorveglianti idraulici, dipendenti comunque da un’Azienda pubblica (Calabria Verde è un ente pubblico non economico), fosse applicato il contratto nazionale del comparto operai idraulico forestali.

Mi riservai di fornire notizie di dettaglio, precisando sin da subito che, mentre l’applicazione del citato contratto agli operai idraulico forestali mi pareva corretta, quella dello stesso contratto ai sorveglianti suscitava non poche perplessità, anche perché, mesi prima, intervistato da inviati di “Striscia la notizia” avevo già parlato di un “pastrocchio”. Nella circostanza, presi l’impegno con gli operanti di fornire loro tutti gli elementi a mia disposizione. Datomi tempo a sufficienza, dal decorso mese di luglio al 19 ottobre u.s., esaminati gli atti normativi di settore, nei ritagli di tempo (perché ho anche altro da fare), ho cercato di comprendere quanto accaduto. Nel mese di agosto, scrissi persino una riservata al Presidente informandolo che, per quello che stavo appurando, avevo ritenuto opportuno congelare la trattativa in atto ai fini della stesura di un nuovo contratto regionale per gli operai idraulico forestali, suscitando le reazioni delle parti sociali, all’oscuro di quanto stava accadendo.

Il 19 ottobre u.s., ho quindi consegnato alla Guardia di Finanza un copioso documento che riporta il numero di protocollo aziendale 16597 del 17 ottobre 2018, inviato anche al responsabile del Dipartimento Presidenza della Regione Calabria e, per conoscenza, alla Procura della Repubblica di Catanzaro.

Nel documento ho cercato, sperando di esserci riuscito, di spiegare il perché della, a mio avviso, legittimità applicazione del succitato contratto agli operai forestali, come anche i motivi che mi fanno invece ritenere inapplicabile quello stesso contratto ai sorveglianti.

L’occasione è stata buona in quanto, approfittando della richiesta, ho “sciorinato” gli atti normativi e amministrativi che hanno riguardato nel tempo il cosiddetto “servizio di sorveglianza idraulica”, oggi all’attenzione di molti, facendo emergere una serie di situazioni assurde.

Ad esempio, ho visto che l’estensore dell’articolo si è meravigliato che in Calabria non esistono ancora i presidi idraulici, almeno 5 (uno per provincia) e che non esiste un servizio di piena. Il paradosso è che di presidi idraulici in Calabria ve ne dovevano essere 13, uno per area programma, e che benchè siano stati istituiti per ben 6 volte, non esistono ancora. Devo ringraziare il dirigente che ha proposto nel 2013 un atto deliberativo coraggioso, se prima AFOR, oggi Calabria Verde, non debbano rispondere di continue omissioni a livello penale. Oggi Calabria Verde fa infatti esclusivamente un servizio di sorveglianza di primo livello volto al solo monitoraggio. Sento parlare anche, a sproposito, di assenza di un servizio di piena e di un corpo di polizia idraulica, senza però che qualcuno (anche politici di rango) indichi con chi e con quali risorse si debbano espletare tali servizi. Ricordo ancora, poiché è in una relazione agli atti (redatta in occasione di una delle diverse periodiche attivazioni dei Presidi), si parlò di una esigenza di circa 1.500 unità per la sorveglianza. Sicuramente erano altri tempi! Oggi, infatti, si polemizza sulla necessità di dover assumere in 3 anni 1.000 persone. Intanto vorrei precisare che di quelle 1.000 persone 203 sono precari interessati da un processo di stabilizzazione triennale (ex LSU/LPU).

Nei giorni scorsi ho pubblicato il bando per i primi 75 che saranno assunti a tempo indeterminato entro il corrente anno.(ndr In tempo per le elezioni?)

Il bando non sottende manovre politiche di alcun genere. Anzi, se qualcuno lo leggerà si renderà conto che coloro che intendono essere stabilizzati devono andare a colmare le lacune dell’antincendio boschivo.

Sul sito aziendale vi è la delibera che, vi assicuro, in tanti dei diretti interessati, ha suscitato malumori.

Ho già avvisato i sindacati che entro il mese di dicembre organizzerò il concorso che nel 2019 dovrà portare, per come previsto dalla legge, all’assunzione degli ex LSU/LPU di categoria D e C e fisserò, sempre per il 2019, i numeri del contingente degli stessi lavoratori di categoria A e B. Il tutto secondo legge.

L’ho detto e lo ripeto, se rimarrò in Azienda, nel 2018, 2019 e 2020 stabilizzerò tutto il contingente ex LSU/ LPU, consentendo loro di passare anche dalle attuali 26 ore settimanali a 36, a prescindere dalle prossime campagne elettorali. Tutti hanno una dignità. Del resto, se si può dare un reddito di cittadinanza a chi non ha lavoro, perché non si può dare un reddito dignitoso da lavoro a chi è oggi precario?

Sulla programmata assunzione di operai, è bene chiarire. Si tratta di assunzioni a tempo determinato. Sto facendo passare a fatica (lo sottolineo, a fatica) il concetto che l’Azienda svolge attività stagionali. Non servono più reggimenti di operai generici. Serve manodopera particolare che consenta di svolgere sin anche il servizio di pronto intervento idraulico che è il vero e più utile servizio che serve al settore della Sorveglianza. L’Azienda già dal prossimo anno avrà difficoltà ad espletare le attività che la legge le attribuisce. Quest’anno sono andati in pensione altri 250 operai. Nel prossimo anno ve ne saranno molti di più a causa degli incentivi pensionistici introdotti. Mi aspetto, ad esempio, che i circa 1200 operai, interessati allo stato da gravi prescrizioni sanitarie, accetteranno di andare via. Sul balletto di numeri attorno al contingente di operai di Calabria Verde, rivolgo a tutti un invito: evitiamo inutili speculazioni. Il numero corretto l’ho persino indicato alla magistratura contabile. Si sappia che nel 2022, viste le nuove norme pensionistiche, in Azienda rimarranno solo gli operai dell’ex Fondo Sollievo (1.100).

Un’ultima puntualizzazione. Se è vero che il bilancio di Calabria Verde riporta ingenti spese di personale, qualcuno si deve anche preoccupare di spiegare, dopo aver compreso cosa fanno, come quantificare la redditività del loro lavoro.

L’Azienda, purtroppo, non raccoglie e vende frutta o taglia e vende alberi (a questo purtroppo vi provvedono altri).

Qualcuno si dovrà prima o poi preoccupare di dare un valore al lavoro svolto dai miei operai forestali che, nonostante i tanti problemi, sono orgoglioso di rappresentare, sorveglianti idraulici compresi che, non appena saranno liberati dal “peccato originale” della loro assunzione, non abbandonerò.

Chiudo con un invito rivolto al signor Presidente della Regione: “Presidente, non siamo sorveglianti, ma tutti sorvegliati, compatibilmente con i suoi impegni, è assolutamente urgente e necessario, anche a tutela della sua persona, produrre un report su quello che in Azienda è stato fatto e si sta facendo.

Urgente perché non vorrei che si ripensasse, a ridosso di elezioni, ad atteggiamenti propagandistici, necessario poiché non posso vedermi periodicamente esposto a gratuite illazioni.

Cordialmente”. Presidenza - Catanzaro, 10/11/2018 Aloisio Mariggiò Commissario "Calabria Verde"

Pubblicato in Calabria

Mariggiò annulla una delibera di stabilizzazione di personale.

La delibera ha un titolo pragmatico: «Annullamento in autotutela della delibera Afor numero 85 del 17 aprile 2013 e di eventuali atti connessi e/o correlati».

Gli effetti, invece, promettono forti scossoni nei quadri amministrativi di Calabria Verde.

Bufera dopo bufera, l’agenzia regionale cerca di ritrovare la normalità.

Cambiano, con cinque anni di ritardo, gli elenchi del personale trasferito dall’Afor. Incredibile!

Mariggiò specifica che i dipendenti «erano da considerare non di ruolo, in quanto a tempo determinato.

Non vorrei davvero dire di più, perché oggi rappresento l’amministrazione, un’amministrazione che non ha controllato, ha tollerato.

Ribadisco quanto già detto in un’altra uscita sulla stampa: il politico può chiedere di tutto, sta al dirigente verificare la fattibilità della richiesta.

Nei giorni scorsi ho già avuto modo di dire che in Calabria Verde, per quello che ho visto e continuo a vedere, è successo di tutto.

Due cose vorrei evidenziare.

La prima è che mai mi sarei aspettato nella seconda, quasi terza, età di avere una tale esposizione mediatica.

La seconda è che, andando avanti e leggendo atti d’indagine e processuali, comprendo tante dinamiche interne all’azienda».
La determina contiene anche qualche informazione giudiziaria.

Spiega, infatti, che «esiste, allo stato, un’attività di indagine da parte della Guardia di finanza di Catanzaro» iniziata nel 2017, «nel cui contesto è stata acquisita a più riprese, a partire dal 15 novembre scorso, documentazione amministrativa (molta della quale già prelevata un anno prima nel contesto di altro procedimento penale che vedeva coinvolto personale di Calabria Verde) riguardante più dirigenti (tutti ex dipendenti di Afor)».

Un nuovo filone investigativo, dunque, scaturito dopo il deposito di una nota nella quale «si segnalavano possibili condotte di rilevanza penale» proprio sull’atto annullato dal commissario, una delibera con cui l’allora commissario liquidatore Afor aveva trasformato due rapporti di lavoro «da dirigenti a “tempo determinato” a dirigenti a “tempo indeterminato” mantenendo per loro “lo stesso trattamento economico” già determinato» sulla base del contratto nazionale dei dirigenti delle autonomie locali».

È in seguito alla «visione degli atti acquisiti dalla polizia giudiziaria» e a una serie «di accertamenti interni» che sarebbe emersa «l’esistenza di censurabili singoli provvedimenti amministrativi, volti principalmente ad aggirare procedure selettive per stabilizzazioni lavorative di dirigenti, che hanno portato l’Azienda a richiedere anche il parere di un legale».

E sembra non finisca qui!

Pubblicato in Calabria

Ne ha parlato Michele Presta su Il corriere della Calabria scrivendo “Che il comparto dei forestali sia quello più consistente della Regione Calabria lo si capisce subito entrando nel cinema San Nicola di Cosenza.

 

All’assemblea convocata per i lavoratori a “nord” i posti a sedere sono esauriti e in molti stanno in piedi sui lati e sul fondo. Numeri, in termini di presenze, che lo storico cinema cosentino non ha fatto neanche con l’ultimo film di Checco Zalone”.

Non siamo stati vedere il film di Checco Zalone ma la foto postata dal Corriere conferma le presenze del giornalista.

Una presenza che non è certamente derivata dal fatto che non si pagava per entrare come per il film di Zalone.

Ma sicuramente dal fatto che i 4000 forestali sono andati ad ascoltare il governatore mentre dichiarava:

Che per il pagamento dei loro salari «C’è un impegno con il governo centrale per il biennio 2018-2020 di 130 milioni di euro. A questi vanno aggiunti i 70 che verranno impiegati dalla regione».

Che, ben sapendo che molti ritengono Calabria verde un “carrozzone” alimentato da politici e assessori che negli anni hanno governato la Calabria, «La nostra bussola è il lavoro. Poniamo fine a chi tra intrallazzi e accordi vari ha fatto della forestale una mammella attraverso la quale succhiare risorse».

Che «L’eredità dell'Afor è così pesante che se avessi proceduto alla liquidazione la Calabria sarebbe fallita».

Gli fa eco il commissario straordinario di Calabria Verde, Aloisio Mariggiò dichiarando che «Con estrema chiarezza vi annuncio che procederemo alla riorganizzazione dell’ente e lo faremo senza raccomandazioni»

Ed ancora «Chi ha diritto riceverà, ma sui licenziamenti sono intransigente. Non possiamo accettare che persone che hanno lavorato pochi giorni negli ultimi dieci anni lavorino ancora per noi. Anche perché ci sono lavoratori onesti che dopo 30 anni sono ancora di seconda fascia. Inizieremo proprio da loro».

Pubblicato in Cosenza

La Confartigianato dice che Calabria è la regione messa peggio del Paese.

Fa eco Gian Antonio Stella del Corriere della Sera con il suo articolo” Paletta e secchiello.

Per mettere in sicurezza la terra più esposta d’Italia al rischio idrogeologico, i «forestali» calabresi sono dotati degli strumenti di un bambino in spiaggia.

Basti dire che al suo arrivo, sei mesi fa, il nuovo commissario straordinario trovò un esercito di 5.887 uomini e tre ruspe.

Tre. Tutte tre fuori servizio.

Chiese una Panda: mancava l’assicurazione.

A dispetto di spese per circa duecento milioni. Nascoste in un bilancio intenzionalmente impenetrabile. Dieci volte più pesante di quello dei forestali del Veneto.

«Questa volta non ci saranno picchetti e occupazioni. Il governo Renzi, grazie al presidente Oliverio e alla delegazione parlamentare pd, ha inserito in legge di Stabilità 50 milioni per Lsu e 130 per i forestali!», esulta sul suo blog la deputata Enza Bruno Bossio.

«Avanti sulla strada dei diritti!». Quali?

Questo è il punto: i «diritti» dei dipendenti di «Calabria Verde» fondata nel 2013 per sistemare in un unico carrozzone i vecchi forestali dell’Afor, i riciclati delle comunità montane e gli addetti alla sorveglianza idraulica, passati dal part-time al tempo pieno con un raddoppio dei costi?

O i diritti dei cittadini italiani che si fanno carico di queste spese di assistenzialismo puro e ancor più dei cittadini calabresi ai quali dovrebbe esser garantita la possibilità di vivere senza l’incubo che al primo nubifragio venga giù tutto?

Sono 9.417 le frane censite che mettono a rischio quasi la metà del territorio.

Un quadro così allarmante da spingere mesi fa lo stesso Sergio Mattarella a ricordare quanto la Calabria abbia «sofferto speculazioni e incurie» nonché del «perverso connubio tra malaffare e cattiva amministrazione».

«Il dissesto idrogeologico», ammonì, «è causa di un impoverimento di risorse e di rischi per le popolazioni. Intervenire per ridurlo è opera di grande valore sociale».

Parole al vento. Anche l’ultimo conto consuntivo della società, nonostante la svolta tentata con la nomina a commissario di Aloisio Mariggiò, un generale dei carabinieri scelto per arginare le polemiche, mostra come solo una minima parte dei costi esorbitanti finisca nella gestione dell’azienda e oltre il 96% in stipendi.

Eppure, denuncia il geologo Mario Pileggi, i «2.587 interventi per un costo di un miliardo e duecento milioni ritenuti necessari» nel Piano di difesa del suolo del 2008–2009, sono stati portati a termine solo «in minima parte».

Ovvio: «Ci sono operai mandati a mettere in sicurezza una fiumara pericolosa senza un mezzo meccanico», sorride amaro il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri. «Qualcuno si è portato il badile da casa. Si può risanare un territorio pericoloso senza una ruspa e con le vanghe portate da casa?».

O il forestale è un eroe e si spacca la schiena come gli antichi schiavi nubiani o si mette all’ombra e aspetta sera.

Dice tutto, sulle priorità della politica (niente grane coi forestali, al risanamento penseremo poi…) l’inchiesta aperta appunto dalla magistratura su 80 milioni di euro di Fesr (Fondi Europei Sviluppo Regionale) stanziati per contenere i rischi idrogeologici e usati invece per gli stipendi a quella massa abnorme di forestali.

Soldi che la Ue a questo punto non verserà più. Persi. Addio. Come la spieghi, agli europei e agli italiani, quella scelta? Come possono capire, gli «altri», una Regione con 5.887 forestali stabili (e va già meglio d’una volta quando lo stesso Giacomo Mancini, calabrese, li definì «una maledizione») contro i 277 (ventuno volte di meno) del Veneto, dove il costo (tutto compreso, anche i 347 «stagionali») è di 21 milioni netti contro i 185 per i soli stipendi «forestali»?

Un dettaglio?

Il tributarista Michele Mercuri, dell’UniCal, ride amaro dell’incasso 2014 per il «materiale legnoso» che doveva coprire un po’ i costi: 14.603 euro. «Sufficienti a coprire poco me meno dello 0,005% delle spese».

E il bello è che in questi stessi anni, come emerge dall’inchiesta a Castrovillari del giudice Eugenio Facciolla, c’è chi col legno ha fatto montagne di soldi.

Chiudendo contrattini da poche centinaia o migliaia di euro per la rimozione di legname caduto a terra per poi radere al suolo ettari ed ettari di alberi secolari con motoseghe, gru e camion rimorchi. Misfatti ecologici già denunciati da decenni. E da decenni combattuti a chiacchiere. Esattamente come l’antico vizio dei mammasantissima politici locali di usare forestali, ricattati con le clientele, per costruire o restaurare le proprie abitazioni.

Vizietto costato l’arresto a settembre a Paolo Furgiuele, che da direttore generale non solo aveva concorso a dirottare i soldi di cui dicevamo, ma per ristrutturare casa sua aveva usato gli operai di Calabria Verde e il parquet destinato agli uffici aziendali. Altra inchiesta parallela, con alcuni protagonisti già indagati per il dirottamento degli 80 milioni dalle opere idrogeologiche agli stipendi, quella su un appalto da 32 milioni di euro per l’acquisto (finalmente) di macchinari indispensabili per la guerra agli incendi.

Appalto finito «fuori tempo massimo» (sui responsabili decideranno i giudici) col solito risultato, raccontato sul Quotidiano della Calabria da Paolo Orofino: soldi perduti e buttati via.

E i camion, le autobotti, le attrezzature da comprare? Addio… «L’assoluta mancanza di mezzi meccanici adeguati e le limitazioni contrattuali previste per il personale impiegato nella sorveglianza idraulica, non hanno consentito di effettuare l’auspicato salto di qualità», accusa il commissario Aloisio Mariggiò nella relazione allegata al bilancio 2015.

Pubblicato in Calabria
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