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E’ difficile mestiere di Pubblico Ministero.

Difficile ed importante. In ogni ordinamento giudiziario.

Ed importante è ancor più la sua posizione rispetto agli altri poteri statali.

Per esempio negli USA il titolare della carica è elettivo;

in altri dipende dal Governo (ad es. Francia, e Italia prima della Costituzione repubblicana);

in altri ancora viene parificato ai giudici (ad es. Italia oggi);

Probabilmente potrebbe essere ragionevole un pubblico ministero che sia una autorità indipendente, rigorosamente separata anche dall'ordine giudiziario.

In Italia la giurisprudenza e la dottrina si chiedono da un lato come garantire la indipendenza dei Pubblici Ministeri, dall’altra come evitare che i magistrati non abusino del loro potere.

La registrazione di Antonio Miceli, nell’ambito della operazione Crisalide, che afferma :” Matematico che ci arrestano. Me lo ha detto uno della Procura” pone anche un altro problema.

Chi difende il PM dalla fughe delle notizie riservate , magari quelle relative ai prossimi arresti, che possono concorrere al fallimento della sua azione giudiziaria?

Apparirebbe, così, normale che il PM, quando egli arriva in una nuova Procura, si ponga come primo obbiettivo di valutare la correttezza degli storici collaboratori del suo ufficio oltre che degli investigatori di cui si avvale, ed in uno di valutare la qualità della azione giudiziaria che lo ha preceduto, scegliendo egli stesso eventuali nuovi primari obbiettivi, alla luce della reale situazione del territorio nel quale dovrà operare.

Sarà così? Sembra certo di si!

Tanto, anche considerato che il magistrato parte dalla sua esperienza di sostituto procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro e che le DDA oggi sono la punta di diamante della giustizia.

Pubblicato in Politica

La Commissione per il conferimento degli incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura ha indicato all'unanimità Pierpaolo Bruni per la nomina a Procuratore della Repubblica di Paola.

La quinta commissione che ha promosso il magistrato è composta dal presidente Valerio Fracassi, dal vicepresidente Paola Balducci e dai componenti Pierantonio Zanettin, Francesco Cananzi, Massimo Forciniti e Luca Forteleoni.

Bruni, attualmente in forza come sostituto alla Procura della Repubblica di Catanzaro, subentrerà a Paola a Bruno Giordano, che domani s'insedierà come Procuratore a Vibo Valentia.

Pierpaolo Bruni si è occupato per la Dda di Catanzaro di territori ad alta densità mafiosa come Crotone, Vibo Valentia e Cosenza.

Sarà adesso il plenum del Csm a deliberare la nomina di Bruni.

In attesa della ratifica del plenum del Consiglio superiore della Magistratura, il pm Pierpaolo Bruni continuerà a seguire i processi antimafia che lo vedono impegnato ogni settimana tra Catanzaro e Cosenza.

“La sua più importante inchiesta è certamente quella contro il presunto clan “Rango-zingari”.

Sia “Nuova Famiglia” sia “Doomsday” hanno permesso alla Dda di Catanzaro di ottenere in primo grado tantissime condanne, a cominciare dall’omicidio di Luca Bruni fino alla conferma dell’esistenza della cosca stessa.

D’altronde, il pentito Ernesto Foggetti in uno dei tanti verbali resi agli inquirenti illustrò il progetto delle cosche cosentine di ammazzare il magistrato di Crotone che in questo periodo ha sempre avuto al suo fianco gli uomini della Guardia di Finanza.

La storia mafiosa di Cosenza e dintorni ha fatto registrare due momenti decisivi: il primo riguarda l’omicidio di Francesco Messinetti e il secondo l’avvio della collaborazione con la giustizia di Adolfo Foggetti.

Nel primo caso, la procura di Cosenza – d’intesa con la Squadra Mobile – decide di mettere le cimici a casa di Maurizio Rango: sulla scrivania del pm Tridico arriva l’informativa “Thurium”, parte integrante di “Nuova Famiglia”.

Le intercettazioni ambientali dimostrano come Rango sia al vertice di un’associazione che intimidisce imprenditori e commercianti per ottenere illecitamente somme di denaro.

Nel secondo caso, invece, l’ex reggente nel Tirreno cosentino della presunta cosca “Rango-zingari”  lascia il crimine e passa dalla parte della giustizia.

E’ il 17 dicembre del 2014 quando Foggetti, rinchiuso nel carcere di Cosenza, chiama gli agenti penitenziari e chiede di poter parlare con il pm Bruni e i suoi collaboratori.

Le dichiarazioni del “Biondo”, unitamente a quelle di Giuseppe Montemurro, Marco Massaro, Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, producono due effetti: l’apertura di nuovi scenari investigativi e mettono spalle al muro soprattutto il mandante e l’esecutore materiale del delitto dell’ultimo boss della famiglia “Bella bella”.

Dalla politica ai fiumi di droga il discorso non cambia: al centro delle sue attività finiscono sia gli “zingari” di via Popilia che Marco Perna, figlio del boss Franco Perna.

Quel che sarà di “Apocalisse” lo scopriremo nel corso del processo, mentre la capacità degli Abbruzzese (e non solo) nell’organizzare un fiorente traffico di sostanze stupefacenti, è stata cristallizzata nella sentenza di primo grado emessa circa un anno fa a Catanzaro.

Quel “metodo d’indagine” che a Cosenza e dintorni ha prodotto risultati – tante condanne e poche assoluzioni – da domani sarà trasferito nel Tirreno cosentino.

Un territorio molto ostico e ricco di fenomeni criminali che da decenni tengono sotto scacco l’economia locale. Le inchieste contro il clan Muto di Cetraro vanno in questa direzione.”

Pubblicato in Paola

L’interesse della DDA per le vicende occorse nel comune di Amantea non si spegne, anzi.

Corre voce, infatti, che dopo il primo step di interrogatori, ne inizierà un secondo e poi di seguito altri. Ed addirittura potrebbero essere sentiti anche politici di minoranza e non politici.

Forse addirittura già da oggi pomeriggio.

La città è equamente divisa tra quelli che pensano che tutto finirà in una bolla di sapone, un po’ come la Nepetia ( almeno per i politici), e quelli che pensano che la magistratura porrà fine a tutte le forme di collusione e cointeresse che certa politica ha espresso ed è certo esprimerà anche in futuro.

Una politica divisa come la comunità.

Una politica silente come la comunità.

Una comunità che , impaurita, si chiede perché la minoranza non parli , non prenda posizione e non scriva di questa vicenda.

Eppure la minoranza ad Amantea parla di tante cose, quasi di tutto, ma stranamente non di questa delicata indagine. Come se non esistesse.

Eppure la quasi totalità della minoranza , se non tutta, è sicuramente estranea alla gran parte delle vicende che rappresentano il filo conduttore della tela posta in essere dagli investigatori.

Una tela che nasce tra i rami di più giunte ed amministrazioni e che, man mano, è diventata sempre più ampia, seppur, forse, più rarefatta, ma nella quale si trovano bozzoli di prede ormai senza vita , prede che ancora si agitano incomposte, e nella quale altri rischiano di finire, magari pur lontani e solo perché, vogliosi di sapere, si accingono a ritornar sui propri passi.

Intanto Amantea continua la sua vita grama , piena di disoccupati, piena di tasse, senza servizi, che fa finta di lottare per una cultura che è sempre più mestamente virtuale , con una economia sempre più ridotta, quasi sfilacciata, illudendosi di viaggiare verso un futuro positivo.

La cosa strana è che tutti si impongono di apparire tranquilli, anche se poi qualcuno non riesce a nascondere del tutto la propria preoccupazione.

E tutti in tasca hanno la trottolina e sono pronti a farla girare ognuno sperando che esca il risultato sperato l’1 o l’X od il 2 perchè Amantea possa fare 13.

Pubblicato in Politica

Ritorna Paolo Orofino ,il giornalista in grado di offrire alla comunità amanteana, che legge con intensa attenzione, ed alla Calabria intera, tempestive informazioni sulle vicende relative all’interesse della DDA sulle vicende del comune di Amantea

 

Il giornalista del Quotidiano segnala la presenza della Polizia negli uffici comunali

 

Stando a quanto ci viene riferito al comune c’erano solo l’assessore Gianluca Cannata e la consigliera Elena Arone che si sono portati nella stanza del sindaco.

 

Pochi minuti e sono arrivati tutti, sindaco compreso.

Non solo amministratori, anche dipendenti e collaboratori, anche esterni

Tutte persone che , stando a quanto viene riferito, saranno convocate a breve dalla Polizia per essere sentite su fatti occorsi nel comune di Amantea e relativi a vicende varie tra cui quella dei “vigilini”.

Addirittura, si dice, che qualcuno sia “caduto” malato, anche se noi non ci crediamo perché darebbe la stura ad attenzioni su altre tematiche ancora non emerse.

E qui occorre fare qualche passo indietro.

Tutto sarebbe nato da un esposto firmato inviato alla Procura della repubblica di Paola

Sembra, però, che l’attenzione della Procura di Paola sia durata poco perché la vicenda sarebbe stata “attratta” dalla DDA di Catanzaro e passata nella competenza del PM antimafia Pierpaolo Bruni

Diversi gli elementi di interesse.

Ad iniziare dall’ ”avvicinamento” di un vigile urbano.

A seguire dalle notizie che sarebbero state inviate alla DDA dalla Guardia di Finanza di Amantea e delle quali si conosce ben poco, salvo quanto relativo e costantemente ripetuto ad una attenzione verso un assessore .

Per continuare dalla vicenda dei “vigilini” oggi riaperta con la “strana” commissione composta da uomini della Prefettura, della questura e del Tribunale, praticamente dagli uffici che potrebbero essere chiamati a controllare gli atti di propri rappresentanti.

Poi un po’ di silenzio interrotto ,prima, dai proiettili indirizzati ad alcuni amministratori e più recentemente all’attentato all’auto della vigilessa Montemagno.

Interessante anche la sicurezza manifestata a taluni amministratori che va correlata ai timori ed alle preoccupazioni manifestate da un amministratore della maggioranza mentre conversava con un suo amico.

Pubblicato in Primo Piano

Riceviamo e pubblichiamo

“Apprendiamo con viva preoccupazione del criminale progetto di attentato ai danni del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, da sempre in prima linea nella lotta alla 'ndrangheta attraverso inchieste contro le consorterie criminali delle province di Crotone, Vibo e Cosenza.

L’attacco a chi è in prima linea nella lotta alla 'ndrangheta suscita, ancora una volta, lo sdegno e la ferma condanna di Libera e di tutti i calabresi onesti.

Ma siamo sempre più convinti che esprimere sostegno e solidarietà a chi quotidianamente lotta contro tutte le mafie non basta.

Oggi più che mai per il cambiamento della nostra terra e la sconfitta della ‘ndrangheta è indispensabile la corresponsabilità.

Delle istituzioni, ovviamente, ma anche di tutti noi cittadini che siamo chiamati a impegnarci quotidianamente per affermare verità e giustizia contro ogni forma di violenza.

Siamo certi che il dott. Bruni, come ha ormai ampiamente dimostrato anche nel passato, proseguirà nel suo proficuo lavoro con la stessa determinazione ed efficacia.

Ma vogliamo ribadire al dott. Bruni che se gli ‘ndranghetisti hanno da tempo individuato i magistrati come loro nemici, i loro nemici sono nostri amici.

Amici di tanti gruppi, associazioni e singoli cittadini che, anche in Calabria,con il loro crescente impegno hanno finalmente scelto di provare a costruire una società migliore.  

Libera Calabria Coordinamento Regionale”

Pubblicato in Calabria

Ecco il comunicato stampa di Dalila Nesci, Nicola Morra e Paolo Parentela

«Ci preoccupa molto la notizia di un disegno di morte contro il pm antimafia Pierpaolo Bruni, tra i magistrati più impegnati nel contrasto della criminalità in Calabria e per questo più esposti a ritorsioni e pericoli». Lo affermano in un comunicato stampa congiunto i parlamentari M5s Dalila Nesci, Nicola Morra e Paolo Parentela, con riferimento alla notizia di un piano inattuato per l'uccisione di Bruni lungo un tratto della statale 107 che attraversa l'altopiano della Sila.

I parlamentari Cinque stelle aggiungono: «Ci allarmano, poi, le dichiarazioni circostanziate del pentito di 'ndrangheta che ha reso la sconcertante rivelazione, esponendo particolari che fanno ipotizzare continui pedinamenti del magistrato calabrese».

I parlamentari M5s sottolineano: «Questa vicenda dimostra che il pm Bruni necessita di una protezione ancora più stretta, che chiederemo subito e formalmente al ministro dell'Interno Angelino Alfano».

Nesci, Morra e Parentela concludono: «Altre volte il pm Bruni, che lavora a inchieste di primo piano su affari e collegamenti delle 'ndrine, è stato oggetto di avvertimenti, intimidazioni e addirittura tentativi di uccisione. Lo Stato non può permettere che il magistrato corra rischi. È dunque indispensabile che lo tuteli con ulteriori mezzi e uomini, dando così un segnale netto e inequivocabile in fatto di lotta alla 'ndrangheta»

Pubblicato in Calabria

Se i soldi muovono il mondo, sono “loro” da cercare e sottrarre

E non solo nel caso della ‘ndrangheta

Sottrarre i guadagni illeciti, ad ogni livello, significa evitare la reiterazione di quelle attività che distruggono la civiltà ed il bene comune

Per questo le attente indagini patrimoniali condotte ad ogni livello, in particolare per le cosche ‘ndranghetiste , anche se sarebbe, anzi è opportuno che siano indagati tutti coloro che hanno soldi e beni non dichiarati o comunque non confacenti con le dichiarazioni rese.

Nel caso de3i Serpa le indagini sono state coordinate dal procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo e dal pm Pierpaolo Bruni, ed hanno evidenziato una notevole sperequazione tra i bassissimi redditi dichiarati e il considerevole incremento patrimoniale registrato nell'ultimo ventennio Nella Serpa e del suo nucleo familiare.

Come si ricorda Nella Serpa al momento è in carcere in conseguenza dell'operazione "Tela di ragno" condotta dai carabinieri di Cosenza sotto la direzione dalla Dda catanzarese per associazione mafiosa, tentato omicidio, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi da fuoco, omicidio, furto ed estorsione in concorso.

In relazione a tanto la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Cosenza ha emesso i provvedimenti di sequestro sulla base delle indagini economiche condotte dalle Fiamme gialle e dai Carabinieri.

Tra i beni sottoposti a sequestro,:

-una ditta che si occupa di installazione di impianti idraulici e che negli anni è riuscita a ottenere appalti pubblici, anche dall'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza;

-15 tra magazzini di metrature considerevoli e appartamenti,

-cinque attività commerciali - tra cui un bar, due importanti strutture alberghiere e un frequentatissimo lido balneare situati a Paola

- 11 tra automobili e motoveicoli,

-diverse decine di rapporti bancari.

Gli investigatori hanno dichiarato che "La sottrazione di tali ingenti ricchezze priva la 'ndrina di preziosa linfa vitale per la sussistenza e il prosieguo delle attività criminose. Da qui il nome dell'operazione Tramonto"

Pubblicato in Paola

Una bomba la notizia che il PM antindrangheta Pierpaolo Bruni ha indagato l’assessore Michele Trematerra, 50 anni, sposato, due figli, medico,' assessore regionale all'Agricoltura e alla Forestazione dal 2010, consigliere nazionale dell'Udc, in Consiglio regionale dal 4 aprile 2005, nella lista dell'Udc, rieletto recentemente con 10.816 preferenze.

Il reato contestato è quello di concorso esterno in associazione mafiosa.

Ma ecco i nomi degli indagati e le sedi perquisite dai carabinieri.

I nomi

Michele Trematerra,

Giuseppe Perri, 58 anni, considerato il capo della cosca di Acri legata ai Lanzino;

Angelo Gencarelli, 58 anni, ex consigliere comunale, esponente del sodalizio e componente della segreteria politica di Trematerra;

Giuseppe Burlato, 37 anni;

Giuseppe Tarsitano, 58 anni;

Massimo Greco, 32;

Angelo Ferraro, 53;

Giorgio La Greca, 71;

Salvatore Gencarelli, 50;

Antonio Gencarelli, 28;

Carmine Pedace, 44;

Luigino Terranova, 34;

Luigi Maiorano, 49, ex sindaco di Acri;

Elio Abbruzzese, 52;

Franco Caruso, 55 anni.

23 le perquisizioni ordinate in abitazioni private, uffici della regione e sei imprese

"Fai Srl" con sede ad Acri;

Azienda Agricola "Perri Rosa" di Rose;

"Fratelli Terranova" di Acri;

"Pedace Carmine" di Acri;

"La Fungaia di Molinaro Gabriella" di Luzzi;

"Inerti Petrini sas" di Luzzi.

Perquisito anche lo studio legale dell'avvocato Maiorano, ex sindaco di Acri.

Pubblicato in Calabria
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