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Ancora da capire in tutte le sue ragioni l’agghiacciante omicidio avvenuto nella tarda serata di ieri lunedì 29 maggio a Mileto.

La vittima è un giovane di Mileto Francesco Prestia, 16 anni che sarebbe stato

ucciso con un colpo di arma da fuoco da un coetaneo al culmine di una lite.

Lo stesso presunto assassino, Alex Pititto , si sarebbe successivamente costituito ai carabinieri consentendo il ritrovamento del cadavere.

Tre colpi di pistola sono stati esplosi da un 15enne già identificato dai carabinieri.

Il 15enne Alex è figlio di Salvatore Pititto di san Giovanni di Mileto, che nel gennaio scorso è stato coinvolto ed arrestato nell'operazione della Dda di Catanzaro denominata "Stammer" contro il narcotraffico internazionale.

Al momento ignote le motivazioni che hanno portato alla morte del giovane, sull'accaduto indagano i carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Catanzaro.

Secondo indiscrezioni trapelate il presunto assassino sarebbe in custodia e sotto interrogatorio da parte degli inquirenti che cercano di ricostruire dinamica e movente del delitto

Pubblicato in Vibo Valentia

Avevano ragione i coltivartori diretti dell'agro di Falerna, Nocera terinesa, Lamezia a denunciare i troppi furti in campagna.

 

Avevamo rubato un trattore a Nocera Terinese, nel Lametino, nascondendolo poi in una località nel territorio comunale di Lamezia Terme. 

Successivamente al furto i due, S. D. di 49 anni e C. V. di 56 anni, originari del Vibonese, si erano messi in contatto con il proprietario chiedendo un riscatto di 1.000 euro per ottenere la restituzione del mezzo agricolo.

 

I due sono stati però arrestati proprio grazie alla segnalazione del proprietario che si è rivolto ai carabinieri di Nocera consentendo così agli uomini dell’Arma di sorprenderli sul luogo concordato per effettuare lo scambio, nei pressi dell’area di servizio di Pizzo.

 

I militari si sono così appostati in borghese nel luogo indicato arrestato i due.

Due carabinieri in borghese di Nocera Terinese si sono così appostati , nei pressi dell’area di servizio di Pizzo nord dove era stato programmato lo scambio, in flagranza di reato hanno bloccato e arrestato i due con l’accusa di furto ed estorsione.

Pubblicato in Lamezia Terme

L'inchiesta si chiama Chaos.

 

Sta per caos , cioè “ il vuoto primordiale, una specie di gorgo buio che risucchia ogni cosa in un abisso senza fine paragonabile a una nera gola spalancata”

Chaos ha dato luogo a 9 arresti in corso di esecuzione

 

Il provvedimento è stato firmato dal gip di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, e riguarda imprenditori e funzionari pubblici.

Scaturisce dalle indagini sulle irregolarità nella gestione dei lavori di ammodernamento di un tratto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

 

Gli arresti sono in corso di esecuzione a cura della Guardia di finanza del Comando provinciale di Vibo Valentia.

L’indagine è stata condotta dal pm Filomena Aliberti della Procura di Vibo Valentia

La Guardia di finanza sta eseguendo anche sequestri per di 12. 756.281,29 euro a carico di imprese e relativi rappresentanti legali coinvolti nelle indagini.

Le accuse a vario titolo sono di frode in pubbliche forniture, truffa aggravata ai danni di ente pubblico, attentato alla sicurezza dei trasporti, abuso d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico.

 

Le imprese colpite dall’inchiesta sono destinatarie anche di una misura interdittiva disposta dal gip che vieta alle stesse di stipulare contratti con qualsiasi pubblica amministrazione per la durata di un anno.

I particolari dell’inchiesta verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11 in Procura a Vibo Valentia.

SEGUONO AGGIORNAMENTI

Pubblicato in Vibo Valentia

Era una notizia già vecchia, atteso che questo trasferimento era stato votato all’unanimità dalla V commissione del Consiglio superiore della Magistratura.

 

Ed a giorni Bruno Giordano succederà a Mario Spagnuolo recentemente trasferito a Cosenza Ora l’ultimo passaggio costituito dalla votazione del Plenum del Csm.

Giordano ha prevalso su tutti gli altri candidati superando altri magistrati tra cui Vincenzo Capomolla, Michele Sirgiovanni ed altre figure del panorama regionale e non solo.

Giordano prima di diventare nel 2008 procuratore capo a Paola, era stato procuratore aggiunto di Palmi ed in precedenza pm alla Dda di Reggio Calabria.

Il neo procuratore si è presentato nel capoluogo per una sua prima visita, ancora informale, per conoscere da vicino quanti lo affiancheranno nell'attività che si appresta a condurre nella delicata Procura calabrese.

 

Sul suo tavolo, il magistrato troverà infatti diversi fascicoli d'inchiesta molto delicati.

Tra cui quello sulla presunta lupara bianca a Spadola dove nei giorni scorsi è svanito nel nulla il 52enne Bruno Lacaria, commercialista con studio a Chiaravalle. Come anche l'inchiesta sulle morti sull'A2 e diversi casi irrisolti nel Vibonese.

Dalla sua il procuratore si porta dietro la lunga esperienza maturata nel settore ambientale a Paola ma soprattutto nel contrasto alla 'ndrangheta quando è stato procuratore aggiunto a Palmi e pm alla Dda di Reggio Calabria.

Giordano ha tenuto a dichiarare che “ Anche a Vibo sarò un procuratore con la porta aperta “.

Giordano lascia Paola senza rimpianti. «Qui a Paola abbiamo fatto tanto specie sul piano della tutela dell'ambiente. So che a Vibo Valentia si soffre per problemi analoghi».

«Ovviamente poniamo la legalità, il rispetto delle regole, al primo posto, ma dobbiamo farlo con buonsenso e, soprattutto, dimostrando nei fatti che siamo disposti ad ascoltare, accorciando le distanze tra cittadini e istituzioni».

 

Alla domanda su quale sia il suo rapporto con Nicola Gratteri, ebbe a rispondere « Un rapporto splendido. È un caro ragazzo. Dico ragazzo perché è più giovane di me. Lo seguo da sempre. Ha una energia e delle capacità straordinarie, quello che serve per una Direzione distrettuale antimafia che assorbe gran parte dell'impegno investigativo necessario su certi territori».

Ora aspettiamo il nuovo Procuratore di Paola.

Pubblicato in Paola

Un ufficiale giudiziario,Mario Torchia, 60 anni, in servizio al Tribunale di Vibo, è stato ucciso questa sera intorno alle 17.

 

 

E’stato accoltellato a morte, colpito da alcuni fendenti che lo hanno raggiunto al torace e alla testa.

Ferito gravemente all’addome con la stessa arma da taglio anche il figlio Giuseppe, 25 anni, che è stato trasportato in elisoccorso all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro.

Sul luogo del delitto i carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e delle stazioni di Pizzo Calabro e Filadelfia.

Fermato il presunto autore.

Sul luogo del delitto, nell’abitazione della vittima, i carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e delle stazioni di Pizzo Calabro e Filadelfia che avrebbero già individuato e fermato il presunto assassino.  

 

Si tratterebbe di Foca Carchedi, 29 anni, un giovane del luogo forse affetto da problemi di depressione, figlio del medico condotto del paese.

 

Le indagini sono coordinate dalla Procura di Lamezia Terme competente per territorio.

L’omicidio si è verificato intorno alle 17.

Immediato l’allarme con una telefonata al 118, ma per la vittima (nella foto), residente a Francavilla Angitola, non c’è stato nulla da fare.

Torchia era molto conosciuto a Francavilla Angitola anche per il suo impegno in politica.

Pubblicato in Vibo Valentia

Arrestati Nazzareno Salerno, Pasqualino Ruberto, Vincenzo Caserta, Ortensio Marano ed altri 5

 

Un disegno criminoso che sarebbe stato messo in atto sin dall’avvio delle procedure per il credito sociale, uno strumento promosso dalla Regione Calabria che doveva servire a fornire piccoli prestiti alle famiglie calabresi più bisognose, e le cui risorse finivano invece nelle tasche di un vero e proprio comitato d’affari politico-criminale.

 

Quello su cui ha stretto il cerchio la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che con l’operazione “Robin Hood” condotta dai Carabinieri del capoluogo e dalla Guardia di Finanza di Vibo Valentia ha portato in manette nove persone tra cui:

Nazzareno Salerno, 52 anni, di Serra San Bruno (rieletto alle ultime regionali del novembre 2014 con Forza Italia ottenendo 9.163 preferenze), ex assessore regionale al Lavoro e attuale consigliere regionale

Pasqualino Ruberto, 46 anni, di Lamezia Terme, ex presidente di Calabria Etica, società in house della Regione Calabria (attuale consigliere comunale di Lamezia Terme);

Vincenzo Caserta, 60 anni, originario di San Costantino Calabro (Vv), residente a Catanzaro, ex dirigente generale del Dipartimento Politiche sociali della Regione Calabria;

Ortensio Marano, 43 anni, di Belmonte Calabro (Cs), ex amministratore delegato della Cooperfin spa;

Gianfranco Ferrante, 53 anni, di Vibo Valentia, imprenditore, considerato contiguo al clan Mancuso;

Giuseppe Avolio Castelli, 60 anni, di Roma;

Bruno Dellamotta, 69 anni, nativo di Genova residente a Firenze, allo stato irreperibile;

Claudio Isola, 38 anni, di Vibo Valentia, già componente della Struttura speciale dell’assessorato al Lavoro della Regione Calabria e indicato dagli inquirenti come contiguo alla cosca Mancuso di Limbadi;

Vincenzo Spasari, 56 anni,di Nicotera, impiegato di Equitalia a Vibo Valentia, considerato contiguo al clan Mancuso.Vincenzo Spasari è il padre della ragazza per il cui matrimonio atterrò un elicottero nella piazza centrale di Nicotera.

I dieci milioni di euro di fondi comunitari stanziati per le famiglie bisognose furono quindi trasferiti alla Fondazione Calabria Etica, e da qui - è la ricostruzione degli investigatori - girate attraverso un bando ad hoc ad una società privata, la Cooperfin spa dell’imprenditore Ortensio Marano, che in parte li distraeva dalla loro finalità facendoli girare su conti di gestione in modo da utilizzarli per la propria attività finanziaria, in parte li trasferiva direttamente all’ex assessore Salerno, mascherandoli sotto forma di prestito.

Duecentotrentamila euro: un prestito fittizio, secondo gli inquirenti, perché a fronte delle rate pagate dal politico, la società restituiva le stesse cifre per l’acquisto di quote di una società riferibile alla famiglia dello stesso Salerno.

“Sono stati sprecati fondi che servivano per dare sostegno e respiro a chi ha bisogno, a chi è in difficoltà, sono stati sprecati in modo scientifico con artifici e raggiri. Persone spregiudicate insensibili ai bisogni della gente hanno utilizzato questi fondi per fini propri, hanno rubato”, è stato il commento del capo della Distrettuale Antimafia Nicola Gratteri, affiancato in conferenza stampa dall’aggiunto Giovanni Bombardieri che ha coordinato l’indagine insieme ai sostituti procuratori Camillo Falvo e Fabiana Rapino.

Per raggiungere i propri obiettivi, l’assessore Nazzareno Salerno avrebbe estromesso quei funzionari che volevano escludere Calabria etica dal progetto, tra cui l’ex dirigente Bruno Calvetta, che subì minacce e forti pressioni riprese anche dalle telecamere del Ros, e infine venne sostituito con Enzo Caserta, finito in manette nell’operazione odierna. 

 

Salerno è quindi stato arrestato per abuso d'ufficio, turbativa d'asta, corruzione e minaccia a pubblico ufficiale aggravata dal metodo mafioso.

Nel provvedimento della Dda di Catanzaro è stato ipotizzato anche il voto di scambio a Carico di Salerno che avrebbe chiesto appoggio elettorale ai clan della 'ndrangheta Vallelunga di Serra San Bruno e Lo Bianco di Vibo Valentia in occasione delle elezioni regionali del 2010 acquistando veri e propri pacchetti di voti, ma il gip non ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari. 

 

L'operazione sarebbe il seguito di una precedente inchiesta sulle presunte assunzioni clientelari nella fondazione Calabria Etica: le indagini hanno poi consentito di svelare che tra gli assunti ci sarebbero anche esponenti legati al clan Mancuso, che avrebbe supportato Salerno nella sua azione intimidatoria.

Pubblicato in Belmonte Calabro

La vicenda è quella relativa all'inchiesta, condotta dai sostituti procuratori Santi Cutroneo e Filomena Alberti, e che scaturisce da un'indagine condotta nel 2010 dalla Guardia di finanza che aveva portato, tra l'altro, al sequestro di numerose abitazioni in località "Buffetta", affacciata sul golfo di Sant'Eufemia.

Nella zona, destinata ad uso agricolo, gli strumenti urbanistici prevedevano la realizzazione soltanto di stalle per animali e casolari.

In realtà vi sono state realizzate 47 ville lussuose che l'hanno trasformata in una delle aree residenziali più importanti del capoluogo, senza che sia stata rilasciata, secondo quanto é emerso dall'inchiesta, alcuna concessione edificatoria

La Procura della Repubblica di Vibo Valentia oggi ha emesso l'avviso di conclusione indagini nei confronti di 13 persone coinvolte nella inchiesta per abusivismo edilizio.

Tra gli indagati c'é anche l’architetto Francesco Alessandria, già assessore ai Lavori pubblici nella giunta comunale di Elio Costa e poi dimissionario nell'aprile dello scorso anno

Il pm Filomena Aliberti della Procura di Vibo Valentia ha chiuso le indagini preliminari per: Rosario Russo, 55 anni, di Vibo Valentia; Gabriele Corrado, 59 anni, di Vibo Valentia; Antonio Fusca, 42 anni, di Longobardi, frazione di Vibo; Domenico Fusca, 53 anni, originario di Stefanaconi, residente a Longobardi ma di fatto domiciliato a Vibo in località “Buffetta”; Elio Fusca, 43 anni, di Piscopio; Vittoria Fusca, 51 anni, di Vibo; Pietro Macrì, 52 anni, di Vibo; Leonardo Fusca, 50; Francesco Ramondino, 66 anni, di Vibo; Salvatore Ramondino, 60 anni, di Vibo; Raffaele Russo, 82 anni, di Vibo; Antonietta Soriano, 65 anni, nata a Vibo Valentia e residente a Messina.

Stralciata invece la posizione di Domenico Crudo, 82 anni, di Vibo.

Le singole accuse.

Rosario Russo è indagato poichè, ad avviso della Procura, quale proprietario di un immobile in località Buffetta avrebbe realizzato alcune opere in difformità della concessione edilizia del 2002, mentre Gabriele Corrado è invece accusato di aver in due casi eseguito delle opere in difformità ai permessi a costruire in sanatoria e in un caso in assenza di qualunque permesso.

Antonio Fusca è invece accusato di aver realizzato, “in violazione delle norme urbanistiche”, corpi di fabbrica destinati a civile abitazione, “in assenza di concessioni o permessi a costruire omettendo, nel contempo, il deposito degli elaborati grafici e la comunicazione dell’inizio delle opere all’ex Genio Civile”.

Stessa contestazione, ma per immobili diversi, anche nei confronti di

Francesco e Salvatore Ramondino, Antonietta Soriano, Raffaele Russo, Domenico Fusca, Leonardo Fusca, Vittoria Fusca ed Elio Fusca. I cinque Fusca sono poi indagati, quali proprietari pro indiviso, per una lottizzazione abusiva di terreni a scopo edificatorio.

Pietro Macrì è infine indagato quale legale rappresentate della “E.D.O. Consulting srl” , proprietaria e committente di alcune opere in località Buffetta che sarebbero state realizzate in difformità al permesso a costruire ed in zona agricola.

Le opere, secondo l’accusa, sarebbero state realizzare non in base al progetto esecutivo e comunque senza la denuncia dei lavori al competente Ufficio regionale (ex ufficio del Genio Civile) e alla ripartizione Urbanistica del Comune di Vibo.

Le condotte coprono un arco temporale che va dal 2010 al 2015.

Zona agricola non rispettata.

Alcuni degli immobili di località “Buffetta”, secondo gli inquirenti, sono stati realizzati del tutto abusivamente e in alcuni casi poi condonati.

In altri casi ci si trova invece dinanzi a costruzioni formalmente assentite con permessi rilasciati (conformemente alla variante al Prg denominata variante Karrer) per l’esercizio di attività di tipo agricolo, con progetti che prevedevano la destinazione del piano seminterrato o del piano terra a deposito attrezzi e prodotti agricoli.

Tuttavia la Guardia di Finanza ha accertato che la gran parte degli immobili costruiti non sono in alcun modo collegati funzionalmente allo svolgimento di attività agricole.

Il Tribunale del Riesame di Vibo aveva confermato il sequestro degli immobili di:

Pietro Macrì, (avvocato Vincenzo Gennaro);

Vittoria Fusca, (avvocato Walter Franzè);

Salvatore Ramondino, (avvocato Ignazio Di Renzo); Antonio Fusca (avvocato Salvatore Sorbilli).

Dissequestrati, invece, gli immobili di:

Domenico Fusca (avvocato Walter Franzè e Salvatore Sorbilli);

Rosario Russo, 55 anni, di Vibo Valentia (difeso di fiducia dagli avvocati Rocco Barillaro e Marco Messina);

Gabriele Corrado (avvocati Rocco Barillaro e Marco Messina);

Leonardo Fusca, (avvocato Salvatore Sorbilli);

Elio Fusca (avvocato Ignazio Di Renzo).

Tutti gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere al pm di essere interrogati o per presentare eventuali memorie difensive.

Pubblicato in Vibo Valentia

In Calabria, si sa, la migliore difesa dalla “ndrangheta” è la targa che venne apposta grazie slls campagna di sensibilizzazione voluta dall’ex presidente della Commissione contro la 'ndrangheta del Consiglio regionale, Salvatore Magarò.

 

Una targa che era apotropaica.

Un amuleto scaramantico come il corno di Napoli.

Un antidoto alla iattura ed agli influssi malefici della “ndrangheta”.

 

E già perché targa con la scritta "Qui la 'ndrangheta non entra" in Calabria serve per difendere la stessa onorabilità del paese, serve per impedire che i comuni stessi vengano sciolti per mafia, che gli amministratori vengano arrestati od inquisiti.

Un grande scudo che protegge tutto e tutti.

 

Intanto a Cessaniti dopo che alcuni dipendenti del Comune al loro arrivo in ufficio hanno scoperto il danneggiamento il sindaco, Francesco Mazzeo, ha denunciato l'episodio ai carabinieri. "Si tratta - ha detto Mazzeo in una dichiarazione - di un gesto gravissimo che condanniamo con forza”.

Ed ha anche dichiarato che “Provvederemo nei prossimi giorni a ripristinare la targa ricollocandola nella posizione originaria".

Si sa che nella nostra terra di Calabria per difendersi dalla 'ndrangheta ci vuole la targa.

Pubblicato in Vibo Valentia

Ma che succede ai nostri giovani?

E’ una domanda che non possiamo non porci di fronte a questa incredibile proliferazione di suicidi.

Una domanda alla quale è difficile dare una risposta.

Ma la risposta, comunque, deve essere cercata.

 

L’ultima è Greta Medini, 26 anni, brillante musicista di Vibo Valentia.

Si è tolta la vita intorno alle 11.40 di ieri mattina gettandosi da circa 60 metri d’altezza.

Era giunta sul posto a bordo dell’auto del padre, una 500X di colore rosso.

Il corpo, ormai privo di vita, è stato trovato da una squadra del Gruppo Saf dei Vigili del fuoco, ai piedi dei piloni del viadotto autostradale dell’A3 Salerno-Reggio Calabria che sovrasta l’abitato di Pizzo.

Ignote le cause del gesto estremo che segue di poche settimane il suicidio, con le stesse modalità, di un’altra donna di Vibo Valentia: Sonia Pontoriero, 41 anni.

Nell’auto il suo giubbotto e alcuni doni natalizi già incartati.

Poi il salto nel vuoto fino in fondo ad un costone scosceso e caratterizzato dalla fitta vegetazione..

Al personale del 118 intervenuto con l’ elicottero non è rimasto altro da fare che constatare la morte della giovane

Le verifiche sono ad opera della Polizia Stradale guidata dal dirigente Pasquale Ciocca.

Pubblicato in Vibo Valentia

La V commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha nominato, Bruno Giordano, alla guida della Procura della Repubblica di Vibo Valentia.

Le richieste presentate per altre Procure sono cadute nel vuoto.

Il successore di Mario Spagnolo deve ora attendere il via libera definitivo del Plenum del Csm.

Giordano che attualmente guida la procura di Paola è stato procuratore aggiunto di Palmi e pubblico ministero alla Dda di Reggio Calabria, prima di passare alla Procura di Paola.

Dagli anni duri della seconda guerra di mafia a Reggio, quindi, alle inchieste più scottanti sull'ambiente lungo il Tirreno Giordano.

Giordano ha 37 anni in Magistratura

A Paola è giunto nel 2008 e quindi c’è stato ben 8 anni.

In questi 8 anni nel suo carniere le grandi inchieste ambientali della ex Marlane di Praia a Mare, della valle del fiume Oliva, della maladepurazione e delle navi dei veleni.

Dichiara Giordano che avendo avuto le mani libere da inchieste di mafia di competenza della Dda di Catanzaro ha potuto concentrare il massimo sforzo sui reati ambientali.

In relazione alla Valle dell’ Oliva dichiara che si è potuto avvalere dell’opera dell'Ispra scoprendo che “che in quell'area erano stati interrati oltre 140mila metri cubi di rifiuti contaminati. È un dato oggettivo sul quale pende un processo presso la corte d'Assise di Cosenza».

Pubblicato in Paola
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