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Il paese si interroga su quanto occorso in questi giorni.

I carabinieri non mollano la presa e continuano a tenere Amantea sotto controllo.

Anche ieri una pattuglia dei carabinieri della locale Caserma hanno attivato la sirena raggiungendo due giovani su un ciclomotore ma ponendo il centro cittadino in fibrillazione e pronto a chiedersi cosa altro stesse succedendo.

Ai carabinieri si aggiungono però gli agenti della Direzione Distrettuale Antimafia.

Ed a tal punto il dilemma che corre sotto pelle nella cittadina è destinato probabilmente a restare segreto ancora per poco.

Ci si chiede se il blitz sia legato allo spaccio della droga, come taluni sussurrano, mentre parlano di gole profonde che stanno descrivendo la rete degli spacciatori di Amantea.

Oppure è connesso agli eventi incendiari che hanno interessato una cooperativa ed un professionista?

O piuttosto l’Arma e la procura della repubblica di Paola stanno tentando di verificare la nuova geografia criminale del territorio a distanza di 6 anni dagli eventi del dicembre 2007?

Altre voci però parlano di una serie di intimidazioni dirette perfino alle Forze dell’Ordine e che hanno determinato questa decisa e si dice duratura riaffermazione della presenza dello Stato.

Certo è che il rinvenimento di armi è stata una sorpresa.

Sia per la sua entità. Si parla di 2 pistole e di una mitraglietta oltre a 122 proiettili

Armi rinvenute, stando a quanto si dice, in un pozzetto di fognatura posto in un sottoscala dello stabile Ex Hotel Riviera , nella centrale via Margherita, nel quale furono allocati anche il Comando della Polizia Municipale, stranamente delocalizzato nella lontana via Degli Stadi, e la Guardia Costiera, spostata addirittura nella lontana Campora SG.

Armi, sembra, localizzate grazie al cane pastore antidroga dei Carabinieri che ha fiutato la cocaina conservata nello stesso luogo delle armi.

Ora le armi sono state inviate al Reparto Investigazioni Scientifiche dell’Arma ( RIS) per la ricerca di impronte e per verificare se le stesse abbiano sparato, giungendo alla comparazione con altri eventi delittuosi, omicidi compresi.

Ma non sembra che la presenza dei CC abbia davvero ridotto il consumo di droghe minori.

Forse occorrono forze di Polizia in borghese che vivano tra i giovani.

Stamattina i carabinieri del Ris di Messina sono tornati nella casa di Iolanda Riente a belvedere Marittimo dove viveva con il figlio sacerdote e dove la donna e’ stata uccisa.

Al sopralluogo partecipa anche il comandante del Reparto operativo dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, Vincenzo Franzese.

Gli investigatori sono alla ricerca di riscontri tecnici alle indagini, riscontri che potrebbero dare una svolta all’inchiesta.

Come noto, la donna era stata trovata legata ed imbavagliata sul pavimento dell’ingresso della sua abitazione dal figlio e tracce di sangue erano state trovate in quasi tutte le stanze dell’appartamento.

L’ottantenne Iolanda Riente, era stata trovata morta, legata e imbavagliata nella sua casa di Belvedere Marittimo, il 4 gennaio scorso.

Pubblicato in Cetraro
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