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Secondo l'originaria accusa, nel corso dell'attività dello stabilimento si sarebbero ammalate circa 159 persone tra dipendenti e familiari dei lavoratori, novantaquattro dei quali sono poi deceduti.

 

In primo grado erano stati tutti assolti compreso l'industriale Pietro Marzotto, presidente del gruppo tessile proprietario della Marlane.

La Corte di appello di Catanzaro, questo pomeriggio, ha confermato la sentenza di primo grado emessa il 19 dicembre 2014 dai giudici del Tribunale di Paola.

Durante il processo di appello il pg Salvatore Curcio aveva chiesto alla corte di far effettuare una nuova perizia per accertare il nesso di causalità tra le morti degli operai e l'attività produttiva cui erano addetti. Richiesta non accolta dai giudici.

In secondo grado il pg aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione per Antonio Favrin, consigliere delegato della società "Marzotto spa" dall'ottobre 2001 all'aprile 2004, ed a tre anni ciascuno per Carlo Lomonaco ed Attilio Rausse, responsabili dello stabilimento, rispettivamente, dal 2002 al 2003 e dal febbraio 2003 all'aprile del 2004.

Gli ex responsabili e dirigenti dello stabilimento dovevano rispondere, a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime e disastro ambientale.

Oggi 25 settembre tutti assolti i 12 imputati nel processo sulla morte di alcuni lavoratori dell'ex stabilimento tessile Marlane di Praia a Mare

Tra loro anche Pietro Marzotto.

E poi l'ex sindaco di Praia a Mare Carlo Lomonaco, imputato in qualità di ex responsabile del reparto tintoria; Silvano Storer, ex amministratore delegato del gruppo; Jean De Jaegher; Lorenzo Bosetti, ex sindaco di Valdagno (Vicenza) e consigliere delegato e vicepresidente della Lanerossi; Vincenzo Benincasa; Salvatore Cristallino; Giuseppe Ferrari; Lamberto Priori; Ernesto Antonio Favrin; Attilio Rausse; Ivo Comegna

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Ecco il Comunicato stampa inviato da Francesco Cirillo

SAN SAGO E MARLANE

 

Quando la salute dei cittadini viene dopo quella dei poteri

SABATO 27 FEBBRAIO ORE 16 SALA CONSILIARE DI TORTORA

PRESENTAZIONE DELLA NUOVA EDIZIONE DI “MARLANE LA FABBRICA DEI VELENI”

 

INTERVENTI DI

Luigi Pacchiano (ex operaio Marlane coordinatore SI Cobas Calabria )

Francesco Cirillo (giornalista, scrittore e militante ambientalista)

Giovanni Moccia (Presidente Comitato per le bonifiche dei terreni, dei fiumi e dei mari della Calabria)

QUESTIONE SAN SAGO

INTERVENTO del Sindaco di Tortora, Ing. Pasquale Lamboglia

SEGUIRÀ DIBATTITO CON IL PUBBLICO PRESENTE

Il nuovo libro sulla Marlane “la fabbrica dei veleni” uscirà sabato prossimo 27 febbraio e verrà presentato in anteprima a Tortora nella sala consiliare alle ore 16. Il libro è il frutto dell’inchiesta fatta dal basso dal giornalista e scrittore Francesco Cirillo, autore di altre inchieste sulle navi dei veleni, sui rifiuti tossici sotterrati in Calabria, sui veleni nelle discariche. Coautore del libro, con Francesco Cirillo, è Luigi Pacchiano, memoria storica della fabbrica Marlane nella quale ha lavorato per 35 anni . Pacchiano è stato l’operaio che grazie alle sue coraggiose denunce, ha fatto aprire l’inchiesta della magistratura sulle morti per tumore avvenute nella fabbrica e sui sotterramenti avvenuti nella stessa area.

 

In questa nuova edizione, la prima uscì nel 2011, vengono riportati documenti riguardanti la transazione fatta da Marzotto con le parti civili, la sentenza assolutoria nei suoi confronti, gli appelli fatti dalla Procura di Paola e dalle associazioni ambientaliste alla Corte d’appello di Catanzaro, la svendita dei terreni Marlane da parte del sindaco di Praia a Mare Praticò e il ritiro della parte civile come Comune a discapito della cittadinanza.

Un libro che farà parlare e che fa paura a chi vorrebbe che sulla vicenda dei terreni ancora da bonificare cali il silenzio assoluto. Alla vicenda Marlane si collega anche la questione dell’impianto di depurazione di San Sago a Tortora. Qualche settimana fa il TAR della Calabria ha accolto il ricorso da parte dei gestori dell’impianto contro l’ordinanza del sindaco di Tortora Pasquale Lamboglia che tiene ancora chiuso l’impianto.   Due problemi quindi che accomunano l’intero territorio e sui quali sabato si discuterà in un incontro pubblico.

Pubblicato in Alto Tirreno

Scrive Francesco Cirillo: Il sindaco Praticò ha annunciato trionfalmente nei giorni scorsi , la chiusura di ogni contenzioso con il Conte Marzotto.

Alle sue dichiarazioni è sopravvenuto solo un grande silenzio. La gente aspetta di vedere cosa ne sarà realmente di quell’area. Noi crediamo che sia l’ennesimo bluff ai quali siamo abituati da anni da parte di questo come degli altri sindaci. Partiamo dall’interrogazione consiliare che l’allora consigliere Antonio Praticò, in data 31 marzo 2010 presentò all’allora sindaco Carlo Lomonaco.

In quell’interrogazione l’allora consigliere Praticò denunciò tutti i veleni mortali per i cittadini di Praia e Tortora esistenti in quel terreno. In quella interrogazione Praticò denunciò la conferenza dei servizi fatta nel 2007 dal sindaco Lomonaco, piena  di “inadeguatezze” rispetto alla gravità della situazione esistente in quei terreni e ne chiese conto pubblicamente. In quell’interrogazione Praticò faceva riferimento alle varie perizie tecniche eseguite in quei terreni , in particolare quella del dott. Brancati, del quale riportava questi stralci dalla relazione:

“I risultati degli accertamenti dimostrano come le zone sottoposte a prelievo sono da definirsi inquinate ed alcune di esse, vedi la Z 4-2 estremamente pericolosa per la salute dell’uomo e per l’ecosistema. Le sostanze chimiche rilevate sono nella maggior parte dei casi, riconducibili all’attività di un azienda operante nel settore della colorazione dei tessuti. Il disastro ecologico che si può ipotizzare dalla ‘analisi dei dati, richiede ulteriori indagini anche sul territorio circostante e nelle falde acquifere;”

(pag. 31-32 della relazione)

“Impressionante è la quantità di [2-metossi-4-((4-metil-3-nitrofenil )diazenil) benzenammina] un colorante azoico riscontrato in quantità diverse nei reperti esaminati. Si tratta chiaramente di un composto utilizzabile dalla Marlane per le operazioni di colorazione dei tessuti. E’ impressionante la sua quantità percentuale relativa nel reperto Z 4-2 che ammonta a a 646 gr./Kg! Si tratta, in pratica di una superficie di terreno fondamentalmente costituita dal colorante in parola. …”

- una ulteriore relazione emessa nell’ambito di quest’ultimo procedimento penale a firma del dott. Brancati destava, se possibile, ulteriori allarmi per gli abitanti di Praia a Mare dalla lettura dell’estratto che qui si riportano:

(pag. 22 delle note integrative alla relazione)

“Ma il sollevamento di polveri dal suolo superficiale non è allo stato impedito ed è quindi possibile  che i cittadini (adulti e bambini), che abitano nelle aree residenziali di Tortora Marina e di Praia a Mare a ridosso dello stabilimento, siano esposti all’inalazione ed ingestione di polveri contaminate e quindi ad un rischio “non accettabile” secondo le definizioni precedenti. Del tutto immanente è invece il pericolo per la risorsa idrica sotterranea, che amplia di fatto l’area di rischio al di fuori del perimetro dello stabilimento.” (pag. 23 delle note integrative alla relazione)

“Solo un intervento specifico di rimozione dei contaminanti da quell’ambiente potrà mitigare, persino fino ad annullarla, l’entità di ogni accertato pericolo per la salute umana.”

Questo era quanto scriveva Praticò consigliere di minoranza nel 2010. Tutto questo veniva dimenticato qualche anno dopo, nella sua testimonianza resa al Tribunale di Paola in una delle udienze del processo Marzotto. Da sindaco e teste sotto giuramento, Praticò, sindacalista in quella fabbrica per 35 anni,  dimenticò tutto. Non aveva visto vapori venefici nella fabbrica, aveva visto operai con mascherine, aveva visto che tutto funzionava alla perfezione e che nessun operaio si lamentava di niente. Non sapeva dei tumori, non sapeva delle malattie. Quella testimonianza si aggiunse alle tante false testimonianze che vennero prese per buone dal presidente Introcaso e che servirono per l’assoluzione del conte Marzotto e i suoi dipendenti . Restava comunque  la costituzione di parte civile da parte del Comune di Praia che era stata adottata però dalla Giunta di Lomonaco. Praticò di nuovo sindaco, cambiò il collegio di difesa e ne mise uno nuovo presentando ricorso in appello alla sentenza di assoluzione. Giocava su due tavoli. Da una parte fingeva di opporsi a Marzotto in favore dei cittadini, dall’altra contrattava con lo stesso Marzotto. Ed ecco il colpo di scena annunziato pochi giorni fa. Il Comune esce di scena come parte civile nel prossimo processo di appello favorendo così una nuova assoluzione in appello per il Conte Marzotto ed in cambio Marzotto offre dei terreni della Marlane per speculazioni edilizie e commerciali. La bonifica ? Quella della caratterizzazione del 2007 voluta da Lomonaco e contestata inizialmente da Praticò ,  cioè tre piccole trincee. Tutto il resto del terreno  potrà essere cementificato e non protetto. Si prospetta una grande speculazione edilizia con centri commerciali, alberghi, e darsena, vecchio progetto da 80 milioni di euro che una società si era offerta di finanziare in quell’area. Un imbroglio per la popolazione di Praia a Mare e di Tortora.

RITENIAMO GRAVE QUANTO SOTTOSCRITTO DAL COMUNE DI PRAIA A MARE ED INVITIAMO I CITTADINI, I POLITICI , I SINDACATI, LE PARROCCHIE,  A RIFLETTERE SU QUESTE SCELTE DISASTROSE PER LA CITTADINANZA TUTTA.

Per questi motivi

1)      Non ci sarà una bonifica totale dei terreni contaminati attraverso una nuova caratterizzazione ma solo una piccola bonifica molto formale facendo restare i pericoli di contaminazione delle falde acquifere e l’immissioni nell’aria di inquinanti durante gli eventuali lavori di costruzione e  rifacimento o abbattimento dei capannoni.  La popolazione circostante durante i movimenti di terra verrà evacuata forse ?

2)      Il Comune, e quindi i cittadini, rinunciando alla parte civile non otterranno nessun possibile risarcimento dai danni provocati dalla Marzotto in sede di contenzioso civile uscendo definitivamente di scena. Il Comune di Cassano, per esempio,  ha ottenuto solo due anni fa per i danni provocati dai sotterramenti di ferrite di zinco provenienti dalla Pertusola di Crotone due milioni di euro come risarcimento.

3)      I terreni diventeranno oggetto di speculazione edile e commerciale che favoriranno solo e nuovamente Marzotto e un’eventuale società di costruzione senza alcun beneficio per i cittadini se non nuove cementificazioni.

COMITATO PER LE BONIFICHE DEI FIUMI, DEI TERRENI E DEI MARI DELLA CALABRIA

Praia a mare 21 settembre 2015

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La giustizia ha deciso per quella verità che nessuno si aspettava.


La storia è sempre la stessa quella di una industria di cui nessuno controlla come necessario e come dovuto il rispetto delle più semplici ed elementari regole sanitarie.

Poi si constata la presenza di centinaia di ammalati e centinaia di morti.

Malattie e morti solo statisticamente eccessive.

E così la Marlane di Praia a Mare, come altre fabbriche italiane diventa la "fabbrica della morte".

Un fabbrica che nelle ipotesi della accusa avrebbe indotto 159 ammalati (tra dipendenti e familiari dei lavoratori) di cui novantaquattro dei quali sarebbero poi deceduti nel corso degli anni

La causa ipotizzata le esalazioni tossiche respirate nella fabbrica tessile.

Le prime vittime alla Mariane risalgono ai primi anni Settanta, precisamente al 1973 quando morirono due operai trentenni che lavoravano con gli acidi.

Poi secondo le ipotesi della Procura di Paola sessanta operai che hanno lavorato nella fabbrica tessile si sono ammalati di cancro e presenterebbero tumori alla vescica, ai polmoni, all'utero e al seno che andrebbero fatti risalire - così come i morti già accertati, più di quaranta - all'uso di alcune sostanze per la produzione, in particolare coloranti azoici che contengono ammine aromatiche, presunte responsabili delle patologie tumorali ed all’uso di amianto, presente sui freni dei telai utilizzati nello stabilimento di Praia.

Poi la prima iscrizione a ruolo nel 1999

Cinque anni dopo, nel 2004, la fabbrica venne chiusa.

Nel 2006 il secondo filone di indagine, con sette indagati, e nel 2007 il terzo ,con quattro indagati. I tre procedimenti confluirono in un unico fascicolo.

Dopo un lungo iter la richiesta dei pm Linda Gambassi e Maria Camodeca che hanno sollecitato pene detentive per i dirigenti dell'Eni e della Marzotto dai 3 ai 10 anni di reclusione.


Ora la pronuncia dei giudici dopo 10 ore di Camera di Consiglio.

Nessun colpevole.

I giudici del tribunale di Paola hanno assolto tutti i 12 imputati del processo Marlane con formula piena.

Il fatto contestato non sussiste e comunque non sarebbe provata la connessione tra morti e la fabbrica

Le morti ? Per caso!

Ed ora?

Ora la parola passa al procuratore Bruno Giordano il quale ha dichiarato “Prendiamo atto della decisione dei giudici e della circostanza che gran parte delle parti civili sono state risarcite”

Ed a chi si chiede se la Procura ricorrerà in appello sempre il PM risponde “Leggeremo con molta attenzione le motivazioni della sentenza. Solo dopo decideremo il da farsi”. 

 

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Il Tribunale di Paola ha dato l'autorizzazione all’Ispra per effettuare indagini approfondite sulle condizioni  del suolo della ex Marlane con l'obiettivo di valutare lo stato  effettivo dei luoghi.

Lo ha comunicato la “politica” evidenziando che oggi 9 settembre 2014 l'Istituto superiore per la protezione  e la ricerca ambientale effettuerà un sopralluogo sul sito dell'ex fabbrica tessile Marlane a Praia a Mare.

E, poi, sempre la “politica” commenta che questa presenza “ rappresenta  una svolta decisiva  nella storia della fabbrica dei veleni".

Possibile , ci chiediamo, che il Tribunale abbia bisogno della “politica” per fare una cosa semplice come far intervenire un qualificato istituto pubblico come l’Ispra per dare una svolta alle indagini ed avere la verità?

O si tratta soltanto di un credito millantato?

O semplicemente è una manovra preelettorale?

Vedremo…..

Pubblicato in Alto Tirreno

Nell'ultima udienza al Tribunale di Paola, arriva la prima parte della richiesta perizia.

E viene comunque confermato il nesso di causalità tra la morte di alcuni operai per malattie tumorali le sostanze utilizzate nella fabbrica tessile chiusa dal 2004 ed i materiali inquinanti all'interno dell'area industriale.

Potrebbe anche essere confermata la teoria più volte posta in evidenza delle famose nebbie provocate dall'ebollizione dei tessuti, mischiate a presenza di materiale chimico.

Ovvia la reazione dei difensori che preannunciano battaglia e si preparano a smontare gli studi del pool di esperti.

I periti non hanno effettuato nuovi campionamenti all'interno dell'area industriale considerando i 10 anni trascorsi dalla chiusura definitiva ma sono ritenuti validi gli atti prodotti in precedenza firmati da Magnanimi e da De Rosa.

Infatti sin dal 30 ottobre 2006 in occasione dei primi carotaggi erano emersi ad una profondità di quattro metri la presenza di: “cromo VI, arsenico, cadmio, cobalto, rame, mercurio, nichel, piombo, selenio, zinco ecc. unitamente a migliaia di tubetti tronco conici utilizzati per l’avvolgimento dei filati identici a quelli rinvenibili in diversi punti dell’area intorno allo stabilimento”.

La professoressa De Rosa nella sua relazione riferisce che “I risultati degli accertamenti dimostrano come le zone sottoposte a prelievo (solo 3 zone su 140.000 mq.) sono da definirsi inquinate ed alcune di esse, vedi la Z4-2 estremamente pericolosa per la salute dell’uomo e per l’ecosistema. Le sostanze chimiche rilevate sono nella maggior parte dei casi, riconducibili all’attività di una azienda operante nel settore della colorazione dei tessuti. Il disastro ecologico che si può ipotizzare dall’analisi dei dati richiede ulteriori indagini anche nel territorio circostante e nelle falde acquifere”.

A questa ultima udienza erano presenti tre dei quattro periti: il coordinatore, Giuseppe Paludi, Pietro Comba e Piergiacomo Betta, assente: Maria Triassi.

Ed ecco in sintesi le conclusioni.

-il Cromo VI che ha colpito almeno tre lavoratori provocando l'insorgenza del tumore;

-l'ambiente unico che avrebbe posto a rischio tutti i lavoratori;

-il sistema di aerazione;

-la presenza di polveri leggere nocive.

I periti prospettano anche un possibile danno ambientale per la presenza di trimetilduebenzilammina, sostanza non cancerogena ma ritenuta tossica.

Il processo continuerà nelle udienze di venerdì 6 e sabato 7 giugno.

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E’ andata delusa l’attesa presso il tribunale di Paola, per l’accompagnamento coatto del “conte” Marzotto Pietro, invitato a comparire e come teste e come imputato nel processo istruito a suo nome in quella sede.

Un fax dell’avvocato Ghedini ne giustificava l’impedimento, attribuendolo a non meglio precisate coliche renali e disturbi oculari.

Ovviamente ciò suscitava la reazione accesa delle parti civili, le quali invitavano il presidente Introcaso ad attivarsi per sottoporre il teste/imputato a visita fiscale.

E’ la seconda volta che il “conte” vicentino dà forfait:In prima istanza ci si era giustificati con l’incorretta notifica di comparizione, inoltrata a loro dire presso la sede societaria e non presso la residenza abitativa.

Chiesta anche la verifica su eventuali omissioni degli agenti notificatori, interessandone il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri da cui dipendono.

Ed il processo và, in un alternarsi di alti e bassi, ormai giunto alla soglia della 100^ udienza.

Scomparsi come d’incanto i parenti delle vittime e portatori di patologie sopravvissuti, tacitati con risarcimenti a dir poco offensivi transati da avvocati in seguito milionari.

Non è rimasta traccia degli ambientalisti del giorno dopo, forse anch’essi anelanti a qualche briciola del “lauto pasto”.

Ora sembra che sia emerso anche lo scontento tra gli avvocati destinatari dei tranci più piccoli della torta, tra quelli turlupinati da marpioni più “avvocati” di loro e fatti oggetto a quanto si dice a ricorsi ora al vaglio della stessa procura.

Di fronte al vuoto di pubblico solo i delegati SLAI Cobas e Medicina Democratica, da sempre una presenza costante in quell’aula di tribunale.

A completare il quadro manca il parere delle vittime, dei tanti ai quali non è più possibile dar voce, ma noi lotteremo con forza per dar loro un minimo di giustizia. Praia a Mare (CS), 19 aprile 2014

Non solo.

 

La Marlane, la superperizia potrebbe essere dichiarata nulla. Dubbi sullo studio sono emersi in udienza.

 

La superperizia disposta dal Tribunale venne affidata al pool di esperti( Maria Triassi e Pietro Comba, epidemiologi, Giuseppe Paludi medico legale e Piergiacomo Betta anatomopatologo).

 

I dubbi sulla nuova perizia ambientale sull’area della “fabbrica dei veleni”sono emersi nel corso del processo. Ad oggi, infatti nessuno dei consulenti nominati dalle parti per seguire il lavoro del pool è stato mai coinvolto nella stesura dello stesso.

 

Gli esperti nominati dal tribunale per stabilire l’esistenza o meno di un nesso causale tra le sostanze utilizzate in fabbrica e i tumori contratti dai dipendenti saranno in aula il 2 maggio.

 

Il documento dovrà essere consegnato in Tribunale (com’è noto il pool già ha avuto una proroga) il 22 aprile per essere quindi discusso nella prima udienza utile in calendario.

 

Il termine in sostanza scade domani

 

Amantea 21 aprile 2014

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Praia a mare- E’stata rigettata ieri la richiesta di dissequestro dell’area della fabbrica avanzata dalla Marzotto per provvedere alla caratterizzazione e all'eventuale bonifica dei luoghi nll’mbito del processo Marlane in Corso presso il Tribunale di Paola. Rigettata anche per inammissibilità la richiesta del Comune di Praia a Mare di nominare un proprio perito di parte.

Sfoltito infine l’elenco dei prossimi testimoni e stabilite le date delle prossimeudienze.

Sono stati poi sentiti atri testimoni per ricostruire le fasi, l'atmosfera, le situazioni dell'ambiente del lavoro in fabbrica.

Le testimonianze si alternano le condizioni critiche così che il reparto tintoria, nelle ultime deposizioni è stato descritto come un luogo tutto sommato sicuro. Ma la tintoria è anche l'area della fabbrica dove non vi erano divisioni nette fra i reparti e nella quale si sprigionavano i vapori provenienti dalle grosse vasche.

Le sette testimonianze di giorno 8 novembre hanno però confermato la presenza di aspiratori aerei che portavano via i vapori provenienti dalla tintoria dove, è stato ribadito dalla difesa degli imputati, non ci sarebbe mai stato alcun operaio ammalatosi di tumore.

Una serie di dichiarazioni che contrastano con quelle di altri ex operai. Davanti ai giudici sono comparsi anche i figli e gli eredi di operai deceduti per tumore.

Intanto prosegue la raccolta di firme lanciata sul web per chiedere maggior attenzione mediatica da parte degli organi di informazione che secondo un folto gruppo avrebbero ignorato il processo. La raccolta di firme è stata lanciata, fra gli altri, dal Partito dei comunisti italiani, fra i primi firmatari, risultano infatti Giorgio Langella e Giovanni Guzzo esponenti del Pdci

Interviene però lo Slai Cobas che emana il seguente comunicato

“Gli abnormi tempi biblici del processo stanno rischiando, non forse casualmente, di determinare non solo la prescrizione dei gravi reati contestati agli imputati ma di rendere intollerabile l’ansia ed il dolore dei familiari dei deceduti e di quanti ancora lottano contro la malattia fino ad indurre auspicate e misere transazioni (30.000 euro al lordo delle spese legali) pur di mettere fine ad una immane ed insopportabile sofferenza che si rinnova ad ogni udienza”. E' quanto dichiara Mara Malavenda che ha sottoscritto l’esposto in funzione di coordinatore nazionale del sindacato Slai cobas - atto depositato questa mattina dall’avv. Bartolo Giuseppe Senatore che in aula patrocina il sindacato di base. L’esposto è stato inoltre trasmesso a mezzo fax certificato, per quanto di competenza, al Csm ed alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

"Questo esposto - continua Malavenda - ha lo scopo preciso di far ritenere che questo processo sta durando da troppi anni (18 dalle prime notizie pubbliche di casi di patologie tumorali tra gli addetti - 16 anni dalle prime interrogazioni parlamentari sulla grave vicenda con l’ “interessamento” pro-forme ed elusivo delle preposte parti istituzionali di governo e locali, 10 dall’avvio dell’istruttoria) fino a denegare di fatto ogni idonea giustizia alle parti lese, con ad oggi 108 lavoratori morti di cancro e una rilevante moltitudine di addetti, nonché cittadini, ammalati”…

"Come sindacato richiediamo l’accertamento di ipotesi di reato rispetto all’abnorme dilatazione dei tempi processuali, di quanti hanno consapevolmente contribuito a creare i danni ambientali e/o vi hanno concorso per i reati di strage e/o omicidi plurimi volontari e qualsiasi reato di pericolo contro l’incolumità dei lavoratori e pubblica (reati di comune pericolo mediante violenza), inoltre la verifica sulla liceità o meno dei finanziamenti pubblici erogati all’ azienda e della prevedibile possibilità che i terreni ritornino alle stesse aziende, o gruppi di persone e/o famiglie collegate per rinnovate operazioni speculative, nonché di considerare e dichiarare off-limits l’intera area inquinata che va bonificata per scongiurare danni presenti e futuri”

“La morte dei lavoratoti non ha un cartellino con un prezzo da pagare che ne cancelli sofferenze e disperazione - dichiara infine la sindacalista - come sindacato ed attori costituiti nel processo come parte civile non molleremo perché: alcuna transazione civile può estinguere i reati penali e nessuna transazione privata può estinguere un danno collettivo, né consentiremo la prosecuzione dei tempi biblici processuali funzionali che rischiano la prescrizione dei reati".

Pubblicato in Paola

Riceviamo e pubblichiamo:

Altri quattro operai della Marlane sono deceduti per malattie tumorali in questi ultimi mesi .Morti già dimenticate che non hanno nessun titolo nelle cronache quotidiane. Il peso di queste morti sta solo nelle loro famiglie e negli operai sopravvissuti che accorrono ai loro funerali. Tutto questo mentre il processo dorme e non ha la spinta che dovrebbe avere per giungere all’atto finale, mentre si punta alla prescrizione o all’elargizione di qualche elemosina per far chiudere il processo ed evitare così una sentenza che potrebbe essere di condanna per tutti gli imputati.

Come abbiamo sempre fatto richiamiamo l’attenzione dei media e di tutti coloro che sono sensibili alle tematiche del lavoro a presidiare il Tribunale

VENERDI’27 SETTEMBRE DALLE ORE 8,30 SIT- IN DAVANTI IL TRIBUNALE DI PAOLA

PER CHIEDERE:

-UN’ACCELLERAZIONE NELLE UDIENZE PROCESSUALI DANDO LA MASSIMA PRIORITA’ A QUESTO PROCESSO PER LA VALENZA SOCIALE CHE QUESTO CONTIENE

-UN’ACCELLERAZIONE NELLE BONIFICHE DEI SITI INQUINATI. RICORDIAMO CHE LA REGIONE CALABRIA HA FINALMENTE INSERITO, DOPO LE NOSTRE CONTINUE AZIONI, IL SITO DELLA MARLANE FRA I SITI PERICOLOSI DA BONIFICARE.

PER TUTTO QUESTO A GRAN VOCE URLIAMO: FATE PRESTO !!!!

SI.COBAS PROVINCIALE E NAZIONALE,

MOVIMENTO AMBIENTALISTA DEL TIRRENO,

COMITATO PER LE BONIFICHE DEI TERRENI,FIUMI E MARI DELLA CALABRIA ,

OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO

 

 

Pubblicato in Alto Tirreno

Nei terreni sottoposti ad indagini è emersa la presenza elevata di Vanadio e Nichel (superiori alla soglia prevista dai parametri normativi), Cromo totale, arsenico di valori molto alti in un bidone di plastica chiuso; Cromo totale e arsenico superiori ai limiti; Rame e mercurio con valori elevatissimi rispetto ai valori limiti; Cromo totale con tenori elevatissimi libero, anche in sacchetti di plastica; Cadmio in alta concentrazione; Arsenico in concentrazione 5 volte superiori ai limiti; Zinco; Cromo VI in tenori molto alti; Materiale giallo; Berillio, Vanadio, cromo totale, arsenico, mercurio e piombo; Amianto; Materiale fibroso; Coloranti azoici.

Ovvio quindi la nomina di un consulente al quale sono stati posti diversi quesiti. Tra gli altri il seguente: “Dica il consulente se in relazione alle patologie, per le quali ha già concluso per la riconducibilità alla esposizione di ammine aromatiche e metalli pesanti, ci sia un periodo minimo di latenza; se le ammine aromatiche ed i metalli pesanti in tesi utilizzati nel ciclo produttivo dell’industria tessile Marlane, agiscano quali fattori di promozione delle patologie tumorali, e se le esposizioni in ipotesi, successive alla conclusione del processo di induzione e comunque alla insorgenza della patologia, abbiano inciso sulla progressione della malattia e comunque sul periodo di latenza. Ai fini dell’eventuale ulteriore ed utile valutazione e caratterizzazione delle sostanze chimiche costituenti coloranti indicati nelle schede di sicurezza agli atti è autorizzato ad avvalersi a suo giudizio dell’ausiliario di esperto chimico”.

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