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I sindaci dei comuni di Cetraro, Acquappesa, Acquaformosa, Aieta, Cerzeto, Fuscaldo, Guardia Piemontese, Orsomarso, Praia a Mare, Sant’Agata d’Esaro, tutti del Tirreno, e di Villapiana sullo Ionio, hanno scritto al ministro Mauro che in tutto il territorio degli 11 comuni le forze dell'ordine siano dotate di organici più consistenti in modo tale da soddisfare le reali esigenze del territorio.

In uno è stato chiesto al ministro Mario Mauro la costruzione della caserma della tenenza dei carabinieri di Scalea e l'apertura della Caserma dei Carabinieri di Cetraro.

Sorprende che proprio i sindaci che sono perfino i responsabili comunali dell’ordine pubblico ignorino il “Trattato di Velsen”, la legge n.84 del 12 giugno 2010 ed i suoi incredibili effetti.

Ma sorprende ancora più che Amantea non rivendichi ad alta voce un presidio nella frazione Campora san Giovanni .

Se c’è un territorio che abbisogna di almeno un presidio delle forze dell’ordine è certamente la frazione di Campora San Giovanni ed è incredibile che l’amministrazione comunale non spinga fortemente per la sua dotazione e la sua sicurezza. Forse Campora è l’unico abitato d’Italia di quasi 5 mila abitanti e con un porto, ma senza Carabinieri, Polizia, Finanza e perfino polizia municipale.

Carabineri-di-Scalea-“Nell'ordinanza appare più volte anche il nome di Mario Russo, che ha retto il Comune dal 2000 per dieci anni. In particolare, c'è un capitolo dedicato ai lavori per il porto turistico e la successiva gara d'appalto per il compostaggio dei rifiuti. Secondo il giudice, i dettagli riportati dal pm "sebbene non siano correlati a contestazioni specifiche, assumono valenza nella valutazione". E si legge, tra l'altro, che "a partire dal 2010, gli ‘ndranghetisti avevano determinato l’elezione di Basile che perpetrava un sistema già attivo con l’amministrazione Russo. Quest’ultimo appoggiava l’elezione di Basile salvo poi lamentarsi del fatto di non essere stato più coinvolto nella spartizione degli appalti".  Sulla vicenda specifica del porto, "Mario Russo, evidentemente, era al corrente del fatto che Basile gestisce gli appalti comunali per conto della cosca Valente-Stummo, pertanto, per il tramite di Marco Zaccaro e Nocito Mario, gli faceva sapere che doveva essere considerato, altrimenti non avrebbe rilasciato, quale componente di amministrazione dell’Arpacal, le autorizzazione previste dal Via", la valutazione di impatto ambientale.  Secondo l'accusa, anche la vecchia amministrazione, da lui guidata, sarebbe stata vicina a Pietro Valente, ritenuto il capo dell'omonima cosca. In particolare avrebbe fatto ottenere alla Cem Spa, riconducibile, tra gli altri, a Vincenzo D'Oriano, considerato contiguo al clan Cesarano di Castellamare di Stabia (Napoli), i lavori per la costruzione del porto turistico di Scalea, gara che aveva un importo di oltre 14 milioni di euro. Su questo versante le indagini di carabinieri e Dda di Catanzaro proseguono

E così i carabinieri hanno perquisito l'abitazione dell'ex sindaco a Scalea, quale indagato nella inchiesta Plinius, e il suo ufficio di capogruppo del Pdl alla Provincia di Cosenza

E non basta. Risulta indagato anche il presidente della Despar.

Oltre al suo socio Crisciti, anche Antonino g. finisce nei faldoni dell'operazione antimafia. Incroci pericolosi tra imprenditoria, politica e criminalità nelle pratiche per l'apertura di un nuovo centro commerciale a Scalea

Un'accusa che investe Santino Pasquale Crisciti, indagato «per un episodio di corruzione aggravato dal metodo mafioso». Colpa di una domanda per il rilascio di un'autorizzazione all'apertura di un centro commerciale. Crisciti è un imprenditore poco noto alle cronache. Più conosciuto di lui è il suo socio, Antonino g., «coindagato» – secondo quanto risulta dalle carte della Dda di Catanzaro – nell'operazione che ha visto l'arresto di 38 persone, tra cui il sindaco del centro dell'Alto Tirreno, Pasquale Basile.

Secondo l'accusa, nel corso del 2011 si consuma «l'ennesimo episodio corruttivo». Succede quando «l'allora assessore al Commercio Francesco Galiano accetta la promessa della consegna di una somma di denaro dall'imprenditore Santino Pasquale Crisciti per ottenere delle autorizzazioni relative all'apertura di un centro commerciale».

Ritorna così alla ribalta la storia della«ripulitura di proventi illeciti senza lasciar traccia». Ovvio che anche su questo versante le indagini di carabinieri e Dda di Catanzaro proseguono.

Pubblicato in Alto Tirreno

Non solo il sindaco e 5 assessori ma anche i più importanti funzionari

Ecco tutti i nomi dell'amministrazione comunale di Scalea coinvolti nell'inchiesta che ha rivelato un forte intreccio tra 'ndrangheta e politica:

 Pasquale Basile, sindaco

Gestisce gli appalti comunali secondo le indicazioni dei boss di 'ndrangheta Pietro Valente e Stummo, costantemente impegnato a cercare un punto di mediazione fra le due fazioni. Lo studio dell'avvocato Nocito era la sede "ombra" del Comune: lì veniva deciso tutto, e lì Basile si incontra spesso con Valente.


Raffaele De Rosa, assessore all'Ambiente

Secondo il collaboratore di giustizia Amodio Francesco, De Rosa è da anni una sorta di infiltrato della criminalità organizzata nella giunta comunale. Risulta avere turbato la gara per la realizzazione del porto turistico, unitamente a Mario Russo, in modo da favorire un'impresa vicina alla famiglia camorristica dei Cesarano. E' cognato di Riccardo Montasapro (hanno sposato due sorelle), anche lui indagato.


Maurizio Ciancio, detto "il Dottore", vice sindaco

E' stato anche assessore al Demanio e assessore ai Lavori pubblici del Comune di Scalea. Alle elezioni del 2010 è stato il consigliere più votato. E' accusato di aver turbato il bando e la gara per un appalto riguardante frangivento, "dimostrando così di dipendere completamente dai voleri delle due fazioni" Valente e Stummo.


Francesco Galiano, detto "Franco la Cozza", detto "Cozzarella", assessore al Commercio

E' stato anche assessore alla Protezione civile. L'accusa è di essere colluso con gli uomini di Stummo, nella vicenda della concessione del servizio dei parcheggi a pagamento.


Antonio Stummo, detto "Gianmarco", assessore alla Viabilità

Ha preso il posto di Galiano all'assessorato al Commercio dal 24 settembre 2012 in poi. E' figlio del boss Mario Stummo e "strumento" della 'ndrina per interferire con gli affari dell'amministrazione comunale. Viene eletto nel 2010 grazie alla "attività di proselitismo - scrive il pm - svolta dal padre che profittava di una salda e annosa carica di intimidazione che spendeva in una campagna elettorale condotta porta a porta".


Pierpaolo Barbarello, architetto

Dipendente dell'ufficio tecnico di Scalea, è il responsabile del servizio di Salvaguardia Ambientale. Quale presidente della commissione di gara su alcuni appalti, ha assegnato uno scarto di punteggio a favore dell'Ati Avvenire-Balsebre, concordato preventivamente con il sindaco Basile, in maniera da garantire la vittoria della gara indipendentemente dall'incidenza sul punteggio finale dell'offerta economica.

 

Antonino Amato, geometra

Responsabile del servizio Urbanistica e Demanio del comune di Scalea. Ha fornito al sindaco Basile informazioni e documentazione al fine di consumare un tentativo di concussione in danno di Campilongo al fine di indurlo alle dimissioni.

 

Mario Nocito, avvocato

Avvocato del Foro di Paola. E' l'uomo che fa da collante tra l'amministrazione comunale e gli 'ndranghetisti. Nel suo studio si decidevano gli appalti per lo smaltimento della spazzatura e per l'assegnazione dell'appalto dei frangivento. A lui si rivolgono i membri della fazione Stummo per entrare nel controllo degli appalti comunali. Influenza il sindaco persino nella scelta degli assessori.

 

Giovanni Oliva, capo dei vigili urbani

Come gli altri funzionari è a disposizione del sodalizio criminale.

 

Giuseppe  Biondi, geometra

Istruttore tecnico del settore Urbanistica del comune di Scalea. Costantemente a disposizione delle 'ndrine coinvolte, tanto che Pietro Valente propone all'avvocato Nocito di nominarlo responsabile del servizio di salvaguardia ambientale al posto di Barbarello.


Vincenzo Bloise, architetto

Dipendente dell'ufficio tecnico di Scalea, ha abusato dei propri poteri per agevolare gli interessi del boss Pietro Valente.

 

Ma ecco l’elenco totale:

1. AMATO Antonino, 59 anni, di Scalea;

2. BASILE Pasquale, 53 anni, di Scalea;

3. BIONDI Giuseppe, 44 anni, di Scalea;

4. BLOISE Vincenzo, 41 anni, di Scalea;

5. CESAREO Roberto,46 anni, di Cetraro;

6. CIANCIO Maurizio, 56 anni, di Scalea; 

7. DE LUCA Luigi, 41 anni, di Scalea; 

8. DE ROSA Raffaele, 46 anni, di Scalea; 

9. ESPOSITO Andrea, 38 anni, di Cetraro; 

10. GALIANO Francesco, 44 anni, di Scalea; 

11. IACOVO Agostino, 35 anni, di Cetraro; 

12. LA GRECA Francesco Saverio, 38 anni, di Santa Domenica Talao; 

13. MONTASPRO Riccardo, 41 anni, di Scalea; 

14. NOCITO Mario, 63 anni, di Scalea; 

15. OCCHIUZZI Eugenio, 33 anni, di Cetraro; 

16. PANCARO Rodolfo, 39 anni, di Scalea; 

17. PIGNATARO Antonio, 50 anni, di Cetraro (già detenuto); 

18. SERVIDIO Cantigno, 46 anni, di Scalea; 

19. SILVESTRI Giuseppe, 54, di Scalea; 

20. SOLLAZZO Alvaro, 49 anni, di Scalea; 

21. STUMMO Antonio, 30 anni, di Scalea; 

22. STUMMO Mario, 58 anni, di Scalea; 

23. VALENTE Franco, 51 anni, di Scalea (già detenuto); 

24. VALENTE Pietro, 45 anni, di Scalea; 

25. ZACCARO Marco, 30 anni, di Scalea; 

26. ZITO Giuseppe, 60 anni, di Scalea.

ARRESTI DOMICILIARI:

27. BALSEBRE Nicola Franco, 42 anni, di Montescaglioso (MT); 

28. BARBARELLO Pierpaolo, 52 anni, di Scalea; 

29. BOVIENZO Luigi, 53 anni, di Scalea; 

30. CRISCITI Santino Pasquale, 57 anni, di Santa Maria del Cedro; 

31. DE LUCA Francesco, 36 anni, di Scalea; 

32. LAMBERTI Corrado, 81 anni, di Terni ; 

33. MANCO Olgarino, 54 anni, di Scalea;

34. MANCO Pino, 48 anni, di Scalea; 

35. OLIVA Giovanni, 51 anni, di Scalea; 

36. POLIGNANO Angelo Silvio, 45 anni, di Putignano (BA); 

37. PUGLIESE Francesco Paolo, 50 anni, Gioia del Colle (BA); 

38. VACCARO Antonio, 59 anni, di Scalea.

Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di FORESTIERI Giuseppe, 40 anni, di Scalea.

 

Pubblicato in Calabria

Scalea. Nelle prime ore di oggi 12 luglio 2013, nelle province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno 500 Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro nei confronti di 38 indagati per associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, sequestro di persona, detenzione e porto di armi comuni e da guerra, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, concussione, falso, istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso.

I carabinieri di Cosenza hanno arrestato tra Calabria, Bari, Matera, Terni e Salerno 38 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa e sequestro di persona. Tra le persone finite in manette c'è anche Pasquale Basile, sindaco di Scalea, piccolo centro del Cosentino, e 5 assessori della sua giunta. Il primo cittadino è accusato di associazione mafiosa.

I reati contestati alle 38 persone arrestate vanno, a vario titolo, dalla detenzione e porto di armi, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d'asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, concussione e falso alla istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso.

L'operazione ha colpito la cosca Valente-Stummo, attiva a Scalea e nei Comuni vicini, clan che, secondo gli investigatori, è subordinato ai Muto di Cetraro. Secondo l'accusa, nelle elezioni del marzo 2010 sarebbe riuscita a far eleggere propri candidati al Comune di Scalea i quali si sarebbero poi prodigati per concedere appalti a imprese legate alla cosca stessa. Tra gli arrestati figurano anche funzionari e tecnici del Comune di Scalea.

I carabinieri hanno anche sequestrato beni per 60 milioni di euro che, secondo l'accusa, sono riconducibili ai vertici della cosca Valente-Stummo, ad amministratori locali, a imprenditori e a professionisti. I sequestrati sono stati eseguiti principalmente sul versante tirrenico cosentino ma anche in Umbria e Basilicata.

Complessivamente è stato eseguito il sequestro preventivo di 22 tra società e aziende; di 81 immobili situati anche a Matera, Perugia e Rocca di Cave (Roma); di depositi, ville, abitazioni, di numerosi negozi e di circa 50 ettari di terreno; di 33 automobili tra le quali Jaguar, Bmw, Mercedes ed auto d'epoca; di 78 rapporti bancari con saldi positivi per circa 2.695.685 euro; di due imbarcazioni e di 23 polizze assicurative. Per gli indagati per corruzione è stata applicata una recente normativa che consente la confisca: si tratta di una delle prime volte che viene utilizzata nei confronti di indagati per reati contro la pubblica amministrazione.

Il blitz, denominato "Plinius", è il frutto di un'inchiesta avviata dai carabinieri nel luglio 2010. Oltre alle persone arrestate, sono coinvolte nell'inchiesta altre 21 persone denunciate in stato di libertà. La cosca, grazie anche alla disponibilità di armi comuni e da guerra, sarebbe riuscita ad ottenere l'assoggettamento e l'omertà dei cittadini riuscendo così a sfruttare le risorse economiche della zona.

L'indagine ha consentito di delineare l'asse economico-imprenditoriale dell'organizzazione nei settori commerciale (con l'apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento), immobiliare (con società finalizzate all'acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari "pilotate"), agricolo (con la costituzione di cooperative e società agricole che, non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti, hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiararli al fisco), e turistico (con la gestione di lidi balneari come "L'angelica", l'"Aqua mar" e "Itaca", realizzati su terreni demaniali del comune di Scalea).

21 i denunciati in stato di libertà per i medesimi reati.

L’ OPERAZIONE PLINIUS scaturisce dall’attività d’indagine avviata nel luglio 2010 sotto la direzione del Procuratore Aggiunto, dott. BORRELLI, e del Sostituto Procuratore, dott. LUBERTO, della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Il provvedimento custodiale è stato emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro, dott.ssa Gabriella REILLO.

Le investigazioni hanno consentito di acclarare l’esistenza di un’associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetistico denominata “Valente-Stummo” operante, nel territorio del comune di Scalea e comuni viciniori, subordinata al Locale di Cetraro facente capo alla famiglia Muto, che, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della generalità dei cittadini, è finalizzata al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche della zona, al compimento di delitti contro il patrimonio e contro la persona attraverso la sistematica disponibilità di armi comuni e da guerra.

Associazione che, per il tramite della carica intimidazione di cui dispone, è riuscita, attraverso il procacciamento di voti, ad orientare le ultime elezioni amministrative, tenutesi nel marzo del 2010 presso il Comune di Scalea (CS), in favore di propri candidati che, una volta eletti, si sono prodigati per l’assegnazione di concessioni e appalti ad imprese rientranti nella sfera di influenza della consorteria.

Tra i destinatari delle misure cautelari figurano il Sindaco, alcuni assessori, funzionari e tecnici dell’amministrazione comunale di Scalea.

Contestualmente, con il concorso del R.O.S. Carabinieri, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili nei confronti dei vertici della cosca, di alcuni amministratori locali, imprenditori e professionisti per un valore stimato di 60 milioni di euro. I beni sequestrati sono concentrati principalmente nel versante tirrenico della provincia di Cosenza ma con significativi investimenti anche nelle regioni Umbria e Basilicata.

L’indagine, in particolare, ha consentito di delineare l’asse economico-imprenditoriale dell’organizzazione criminale costituito con conferimenti di “sospetta provenienza” nei seguenti settori:

commerciale, attraverso l’apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento;

immobiliare, con realizzazione di società finalizzate all’acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari “pilotate”;

agricolo, attraverso la costituzione di cooperative e società agricole, che (non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti) hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiarare tali possidenze al fisco;

turistico, attraverso la gestione dei lidi balneari realizzati su terreni di proprietà del Demanio dello Stato del comune di Scalea.

Complessivamente, è stato disposto il sequestro preventivo dei seguenti beni:

22 tra società ed aziende;

81 immobili, dislocati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (RM), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno;

33 autoveicoli, tra cui Jaguar, BMW, Mercedes ed auto d’epoca;

78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2.695.685 euro;

2 imbarcazioni;

numerose polizze assicurative.

Nei confronti degli indagati per il reato di corruzione è stato applicato l’art. 2 c. 80 della Legge 190/2012, che ha recentemente inserito la richiamata fattispecie fra quelle per cui è consentita l’applicazione della particolare ipotesi di confisca. Si tratta di una delle prime applicazioni di misura ablativa nei confronti di indagati per reati contro la Pubblica Amministrazione.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta presso il Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza alle ore 10:30 odierne.

 

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Ritorna in scena la compagnia teatrale dell’Associazione “Carnem Levare”.          Nella serata di sabato 8 giugno a Scalea nella storica piazza Maggiore De Palma gli attori della compagnia reciteranno in dialetto scaleoto la commedia dal titolo “Ndu Vicinanz”.

Il lavoro scritto interamente in vernacolo scaleoto propone lo spaccato della vita di paese, con l’intento di riportare ai nostri giorni, rendendoci partecipi diretti, la testimonianza di come veniva vissuta la quotidianità di un vicinato.

Il “Vicinato” come ambientazione e i “mestieri” come tema portante della commedia: calzolaio, fruttivendoli, agricoltori, pescivendoli e mestieranti vari.

Il lavoro teatrale mette in risalto l’atmosfera che si viveva all’esterno, in piazza o nei vicinati.

L’obiettivo è quello di far conoscere il dialetto scaleoto con i suoi accenti, le cadenze, nonché proverbi e frasi ad effetto che si ripetevano nel linguaggio dell’epoca, come a dar conto di aspetti peculiarmente storico-socio-culturali di Scalea.

Il copione parla dei rapporti del vicinato con “Mast’ Francisc” (Maestro Francesco), calzolaio, che, avendo la bottega sotto casa, ogni mattina posizionava il banchetto in legno, sul quale effettua la riparazione delle calzature come da richieste dei clienti. La piazza, il più delle volte era popolata dai venditori ambulanti scaleoti, in modo particolare da “Maculata” (Immacolata) che vendeva frutta e verdure del suo orto. Immacolata era gelosa e non vedeva di buon occhio se alla stessa piazza accedevano altri venditori di ortaggi, specie se “forastijri”, come Giunuzz’ (Gino), proveniente da “Cipullina” (Santa Maria del Cedro) venditore degli stessi prodotti della terra.

Il copione scorre tra liti, battute ironiche e il particolare atteggiamento ficcanaso da parte di alcuni personaggi della commedia. La piazza si arricchisce della presenza della pescivendola che propone altresì agli altri commercianti la propria merce, intrattenendo con loro un’ampia discussione impregnata di pettegolezzi sui fatti del vicinato. A ciò si aggiunge la presenza del ricco e avaro del vicinato che ordina i lavori e stenta a pagare, nonostante le sue infinite ricchezze.

Il copione è interpretato da attori che reciteranno in dialetto scaleoto, come Marianna e Francesco Ferraro, Simona Forastieri, Nicolino Errico, Adelina Carrozzini, Teresa Angona, Pino Monachello, Barbara Bianchimano, Antonio e Marco La Badessa e Oliva Gaetano.

La commedia è scritta e diretta da Elena Stummo, presentata dall’associazione Carnem Levare che, capeggiata dal presidente Francesco Casella si propone quest’anno di regalare spettacolo anche nel periodo estivo, con l’auspicio che questa possa essere un altro indimenticabile successo.

Pubblicato in Alto Tirreno

Paola, Scalea, San Nicola Arcella. E chissà cos’altro ancora dopo.

Ma che sta succedendo sul tirreno cosentino che invero ormai era da tempo che non avvertiva più eventi intimidatori di siffatta forza e così contestuali 13 bottiglie incendiarie a Paola, ora la bomba alla Rotondaro costruzione, l'importante immobiliare che negli ultimi anni sta espandendo i suoi contatti anche in Russia e nei Paesi dell'Est. E contestualmente un altro lido che subisce un incendio (bruciati pedalò, attrezzature e piccoli elettrodomestici).

Casualità spaziali, casualità temporali, mancanza cioè di strategia della attenzione? Difficile dirlo. Si è usi ritenere che “dall’altra parte” non vi sia intelligenze mostruosamente perverse e tali da derivarne vere e proprie strategie e cioè, al contrario, si è portati a ritenere che si tratti di fatti staccati l’uno dall’altro e senza una vera e propria logica Basterà aspettare pochi giorni e verificare che non avvenga altro ( altrove) per capire se dietro questi fatti ci siano strategie ed intelligenze uniche.

Certo non sarebbe strano che si voglia dimostrare la perdurante vitalità della “mala del Tirreno”, tutt’altro che finita pur in presenza di brillanti operazioni giudiziarie, quasi a lanciare un monito a chi non voglia intendere che questa mala pianta alligna sempre e che con essa occorre ancora fare i conti.

Pubblicato in Alto Tirreno

Non c’è pace per la nobile Arma dei carabinieri sul Tirreno Cosentino. Dopo la triste vicenda appena conclusasi del luogotenente dei CC Mario Lucia, già comandante della Stazione di Diamante, prossima a Scalea, accusato di aver sfruttato la sua divisa per favorire indebitamente gli interessi economici di un familiare, e finita con il patteggiamento di una condanna a due anni di reclusione( la pena è stata sospesa), ecco la vicenda del luogotenente Ilario Castrenze, comandante di Stazione a Scalea, arrestato dai suoi stessi colleghi mentre si trovava in congedo per convalescenza.

La notizia si è sparsa sulla costa lasciando tutti a bocca aperta.

Il luogotenente Castrenze, ormai prossimo alla pensione, è conosciuto come un indefesso lavoratore.

Una storia quella di Castrenze ancora non perfettamente nota nei suoi particolari, anche se sembra che abbia preso le mosse “per iniziativa del Comando provinciale dei carabinieri, guidato dal colonnello Francesco Ferace e dal tenente colonnello Vincenzo Franzese, entrambi impegnati in un intenso controllo dei comportamenti assunti dai loro sottoposti”.

Ora il luogotenente Castrenze ( già sospeso dal servizio) in attesa del processo è ristretto tra le mura del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere.

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La storia è sempre la stessa. I comuni non pagano l’acqua alla Sorical. La Sorical diffida i comuni ed intima la riduzione delle fornitura. I comuni emettono ordinanze diffidando la Sorical a non ridurre la portata

Come abbiamo detto una storia da “ fumetto economico-finanziario”

Dicevamo che sembra di essere nel Medio le ragioni delle parti si risolvevano con l’assedio della città avversaria che alla fine doveva arrendersi per fame e per sete!

La causa era pendente presso il TAR Calabria che ha affidato alla Università di Cosenza facoltà di Ingegneria la perizia sul calcolo “.” fabbisogno minimo delle strutture che erogano servizi pubblici essenziali ed il fabbisogno minimo della popolazione, tenendo conto delle variazioni di presenze sul territorio nei periodi di afflusso di turisti”

E la perizia dice che “nei mesi non turistici il volume idrico fornito di 14.336 mc è più che sufficiente a garantire qualsiasi tipo di servizio ed anzi è in eccedenza” e che, al contrario, nei mesi turistici, “il fabbisogno attuale di m. 14336 potrebbe essere sufficiente ma è impensabile ridurlo a mc. 3284”;

Ed allora ecco la sentenza:

N. 00068/2013 REG.PROV.CAU. N. 00618/2012 REG.RIC.          

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Seconda) ha pronunciato la presente

ORDINANZA

sul ricorso R.G. n. 618 del 2012, proposto da “So.Ri.Cal. spa - Societa' Risorse Idriche Calabresi”, in persona del legale rappresentante pro-tempore, rappresentato e difeso dagli avv.ti Ulisse Antonio Pedace, Francesca Prisco e Giovanni Cioffi, con domicilio eletto presso lo studio dell’avv. Antonio Pedace, in Catanzaro, via V. De Grazia, n. 17;

contro

Comune di Scalea, in persona del Sindaco pro-tempore, rappresentato e difeso dall'avv. Giuseppe Sangiovanni, con domicilio eletto presso la segreteria della II° Sezione del Tar Calabria -Catanzaro, via A. De Gasperi, 76/B;

Sindaco del Comune di Scalea, non costituito in giudizio;

per l'annullamento previa sospensione dell'efficacia,

dell'ordinanza comunale n.22/2012 con la quale si ordina alla ricorrente società "di assicurare la fornitura idrica al comune di scalea...".

Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visto l'atto di costituzione in giudizio di Comune di Scalea;

Vista la domanda di sospensione dell'esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;

Visto l'art. 55 cod. proc. amm.;

Visti tutti gli atti della causa;

Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;

Relatore, alla camera di consiglio del giorno 7 febbraio 2013, il cons. Concetta Anastasi e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

Vista la relazione di CTU depositata in data 5.2.2013, da cui è emerso, in sostanza, che, “nei mesi non turistici il volume idrico fornito di 14.336 mc è più che sufficiente a garantire qualsiasi tipo di servizio ed anzi è in eccedenza” e che, al contrario, nei mesi turistici, “il fabbisogno attuale di m. 14336 potrebbe essere sufficiente ma è impensabile ridurlo a mc. 3284”;

Ritenuto di dover accogliere la domanda di sospensione dell’impugnato provvedimento, limitatamente alla parte in cui diffida la SORICAL spa a non ridurre il volume idrico fornito per il periodo invernale;

Ritenuto di dover liquidare in favore del CTU , prof. Ing. Paolo Veltri, la somma di €. 1534,13, a titolo di compenso, come da fattura dal medesimo depositata;

P.Q.M.

il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Seconda), accoglie e per l'effetto:

a) sospende l’impugnato provvedimento limitatamente alla parte in cui diffida la SORICAL spa a non ridurre il volume idrico fornito anche nel periodo invernale;

b) fissa per la trattazione di merito del ricorso la prima udienza pubblica che terrà la Sezione nell’anno 2014.

Compensa il pagamento delle spese della presente fase cautelare.

Liquida in favore del CTU, prof. ing. Paolo Veltri la somma di €. 1534,13 a titolo di compenso, come da fattura dal medesimo depositata.

Manda alla segreteria per il seguito di competenza.

La presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione ed è depositata presso la segreteria del tribunale che provvederà a darne comunicazione alle parti.

Così deciso in Catanzaro nella camera di consiglio del giorno 7 febbraio 2013 con l'intervento dei magistrati: Massimo Luciano Calveri, Presidente, Concetta Anastasi, Consigliere, Estensore, Salvatore Gatto Costantino, Consigliere.

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Si vede che sono tempi difficili. Non solo furti a ripetizione ma anche la spendita di soldi falsi.

È avvenuto sul Tirreno nord della provincia di Cosenza, a Scalea

Due salernitani C.G: di 40 anni e C.G. di 27 anni hanno pagato un benzinaio di Scalea con 100 euro falsi ricevendo in cambio soldi veri.

Appena il benzinaio si è accorto che i soldi erano falsi ha presentato esposto ai Carabinieri della compagnia di Scalea comandata dal capitano Vincenzo Falce ed ha anche effettuato una descrizione dei due .

Sono iniziate immediatamente le ricerche ed appena individuali i due falsari sono stati tallonati fino a quando si è capito dove abitassero.

Fermati i due hanno avuto un atteggiamento che ha indotto i carabinieri a perquisirli ed addosso infatti sono state trovate altre monete false.

Altre monete false sono state trovate nella abitazione nella marina di Tortora.

Sono così scattate le manette ai polsi dei due falsari che sono stati associati alle carceri di Paola .

Il denaro falso è stato sequestrato e posto a disposizione dell’autorità giudiziaria

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