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Eseguite 19 misure cautelari nei confronti di due gruppi criminali dediti alle rapine. Attività a Cosenza, Corigliano-Rossano (CS), Lamezia Terme (CZ), Spinea (VE), Castrovillari (CS), Catanzaro, Vibo Valentia e Napoli.

La conferenza stampa

COSENZA - 17 ott. 19 - Alle prime luci dell’alba, in Cosenza, Corigliano-Rossano (CS), Lamezia Terme (CZ), Spinea (VE), Castrovillari (CS), Catanzaro, Vibo Valentia e Napoli, i Carabinieri dei Comandi Provinciali di Cosenza, coadiuvati da quelli di Catanzaro, Napoli e Venezia,

 

hanno dato esecuzione a 19 provvedimenti di custodia cautelare (di cui 11 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 3 obblighi di dimora), emesse dall’Ufficio Gip presso il Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti soggetti, indagati, a vario titolo, per i reati di “associazione per delinquere” finalizzata alla commissione di “furti” e “ricettazione”, nonché per “rapina in abitazione”, “resistenza a pubblico ufficiale”, “evasione”, “inosservanza degli obblighi della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno”, “favoreggiamento personale” e “possesso di chiavi alterate o grimaldelli”.

L’attività di indagine, convenzionalmente denominata “Vulture” (“Avvoltoi”), avviata nel mese di ottobre 2017 dai militari delle Stazioni Carabinieri di Montalto Uffugo, Luzzi e Lattarico, con il coordinamento della Compagnia di Rende, a seguito di numerosi reati predatori perpetrati nella Valle del Crati e nelle zone industriali di Montalto Uffugo e Rende (episodi delittuosi per i quali si è dato anche corso ad un mirato approfondimento in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica presso la Prefettura di Cosenza), ha consentito di individuare i componenti di due gruppi criminali, per la gran parte soggetti provenienti dai paesi dell’est Europa, dediti alla commissione di reati predatori ed, in particolare, furti in attività commerciali e rapine in abitazione.

L’ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE FINALIZZATA AI FURTI IN ATTIVITÀ COMMERCIALI

E’ questo il reato contestato ai componenti dell’organizzazione criminale - composta da soggetti di nazionalità rumena, moldava ed italiana stanziali in Cosenza e Corigliano-Rossano, su cui sono stati raccolti solidi elementi comprovanti la responsabilità in ordine a 38 furti, perpetrati in danno di bar, tabacchi, sale giochi e scommesse, distributori di carburanti, supermercati, cash & carry, concessionarie auto, aziende per la produzione di mezzi ed utensili da lavoro, per la produzione e distribuzione del caffè, per la distribuzione del gas, impresi edili etc.. delle province di Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia e Taranto (i colpi sono stati messi a segno esattamente nei Comuni di Cosenza, Rende, Montalto Uffugo, Amantea, Paola, Villapiana, Mangone, Diamante, Lamezia Terme, Corigliano-Rossano, Bisignano, Cetraro, Palagiano, Cassano all’Ionio, Pizzo Calabro, Camigliatello Silano), per un danno complessivo stimato in circa 700.000€.

L’ORGANIZZAZIONE, IL MODUS OPERANDI ED IL GERGO UTILIZZATO.

Tutto pianificato ed organizzato nei minimi particolari, dalla selezione degli esercizi commerciali da colpire, alla definizione degli automezzi (prevedendo sempre il supporto di auto staffette per la preliminare sorveglianza dei tragitti stradali percorsi dagli associati per raggiungere gli obiettivi e fare rientro alle rispettive abitazioni) e degli strumenti occorrenti per l’esecuzione dell’azione, alla suddivisione dei ruoli tra i soggetti partecipanti ai furti (distinguendo tra soggetti incaricati di procedere all’attività materiale di effrazione e sottrazione della refurtiva, altri dediti allo svolgimento delle funzioni di “palo” e di “staffetta”, altri ancora impiegati nell’attività di trasporto e recupero dei sodali), alla ricettazione della refurtiva, ricollocata da alcuni membri del gruppo criminale degli “zingari” di Cosenza, e dalla conseguente distribuzione dei proventi illeciti tra i sodali fino all’eventuale ausilio da prestare, anche sul piano economico, agli appartenenti al gruppo criminale per le spese legali sostenute in caso di arresto e sequestri.

Il “modus operandi” era sempre lo stesso:

contatto preventivo tramite telefono cellulare il giorno prima della esecuzione del colpo;

incontro dei componenti del gruppo in luoghi appositamente convenuti poco tempo prima del compimento dell’azione;

avvicinamento all’obiettivo tramite autovetture di volta in volta selezionate;

scambio di informazioni e di direttive nel corso dell’avvicinamento al teatro del fatto-reato;

esecuzione dei reati mediante effrazione e violenza sulle cose, oltre al travisamento al fine di eludere gli strumenti di video-sorveglianza;

utilizzazione di uno o più complici nella funzione di “palo” e di “staffetta”, in modo da segnalare l’eventuale presenza di pattuglie delle Forze dell’Ordine.

Il “gergo” utilizzato dai membri dell’associazione criminale prevedeva una serie di termini convenzionali dal contenuto criptico ed in particolare venivano indicati con il termine “ragazze” coloro i quali commettevano i furti, mentre con l’espressione “andare in guerra” veniva indicata la vera e propria azione delittuosa all’interno degli esercizi commerciali (“..Sono andate via le ragazze in guerra?..”). Ed ancora “abiti puliti” stava ad indicare il cambio degli indumenti utilizzati per il furto (“…Prendo i vestiti puliti?...”), mentre termini più colorati venivano utilizzati per indicare le autovetture “puttane” (“…E' entrata una puttana nella stazione di servizio adesso per fare rifornimento! Dillo presto a loro!...”), le forze di polizia “ratti neri o neri” (“…Quei ratti neri? Sono andati con la macchina in caserma!...”) e le guardie giurate “spose” (“…Le spose sono venute verso di voi, sono venute qui! Hanno guardato qui e poi sono andate verso di voi!...”).

I RISCONTRI DURANTE L’ATTIVITÀ INVESTIGATIVA.

Nel corso dell’attività d’indagine, i Carabinieri hanno effettuato plurimi interventi riuscendo a recuperare parte della refurtiva trafugata nei 38 furti consumati (tra cui autovetture, prodotti cosmetici, generi alimentari, tabacchi, gratta e vinci, utensili vari, televisori, tablet, piccoli elettrodomestici, restituiti ai legittimi proprietari), nonché a sequestrare 3autovetture e diversi arnesi da scasso in uso al gruppo criminale.

Gli approfondimenti condotti hanno altresì consentito di documentare ulteriori reati commessi dai malviventi ed in particolare:

18 violazioni degli obblighi imposti dalla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno;

4 ricettazioni di gratta e vinci, sigarette, tablet e telefoni cellulari;

4 favoreggiamenti personali;

1 evasione dagli arresti domiciliari;

1 resistenza a Pubblico Ufficiale a seguito di inseguimento ad elevatissima velocità, nel corso del quale i malviventi, dopo aver compiuto una serie di manovre elusive - mettendo in pericolo l'incolumità dei Carabinieri e degli utenti dell’autostrada - riuscivano a darsi alla fuga.

IL GRUPPO CRIMINALE DEDITO ALLE RAPINE E AI FURTI IN ABITAZIONE

Concorso in rapina e tentato furto in abitazione con l’aggravante di aver agito in più persone riunite all’interno di privata dimora e dietro minaccia di un cacciavite: è questo il capo di imputazione contestato ai componenti dell’altro gruppo criminale - composto da soggetti di nazionalità slava ed italiana, stanziali in Napoli e Corigliano-Rossano, responsabili in ordine ad una rapina in abitazione ed un tentato furto in abitazione commessi, a distanza di pochi giorni, in Lattarico (CS), nel mese di giugno 2018.

IL MODUS OPERANDI

Il gruppo criminale, composto da 5 persone, agiva in pieno giorno in villette isolate. Una volta individuato l’obiettivo da colpire entravano in azione repentinamente, bussando alla porta di casa della vittima e qualificandosi come “carabinieri”. Una volta dentro l’abitazione, mentre uno dei malviventi teneva bloccata la vittima dietro minaccia di un cacciavite, gli altri tre complici rovistavano l’abitazione, per poi darsi velocemente alla fuga a bordo di un’autovettura di grossa cilindrata condotta dal quinto complice che faceva da autista e da “palo”.

Tale modalità operativa presenta sostanziali analogie con altre rapine consumate nella sibaritide, su cui sono in corso ulteriori indagini da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza.

IL TENTATO FURTO IN ABITAZIONE DEL 22 GIUGNO 2018.

Nella mattinata del 22 giugno 2018, i malviventi bussavano reiteratamente alla porta della vittima, un 17enne di Lattarico (CS), che in quel momento si trovava in casa da solo. Qualificatisi come “carabinieri”, immobilizzavano con una mossa fulminea il giovane, tenendolo fermo con la forza e strappandogli il telefono cellulare dalle mani al fine di impedirgli di chiedere aiuto al 112, mentre gli altri complici rovistavano nei cassetti, mettendo a soqquadro l’intera abitazione per poi dileguarsi senza riuscire ad asportare nulla, verosimilmente impauriti da una sirena udita a distanza.

LA RAPINA IN ABITAZIONE DEL 26 GIUGNO 2018.

Nella mattinata del 26 giugno 2018, con un’azione criminale del tutto analoga, i malviventi bussavano reiteratamente alla porta della vittima, un 41enne di Lattarico (CS), e dopo essersi, ancora una volta, qualificati come “carabinieri”, immobilizzavano l’uomo. Ripetendo un tragico copione, strappavano con forza il telefono cellulare dalle mani del malcapitato, così consentendo agli altri complici di rovistare nei cassetti e negli armadi dell’intera abitazione, in ultimo riuscendo ad asportare numerosi monili in oro. Una volta usciti dall’abitazione, i malviventi si accorgevano della presenza di un amico della vittima, che nel frattempo era arrivato a bordo di un furgone nei pressi dell’abitazione per un saluto, e si dirigevano minacciosamente verso di lui danneggiandogli la fiancata destra del furgone. L’uomo, in preda al panico, partiva velocemente a bordo del furgone inseguito dai malviventi, i quali, dopo aver tentato più volte di speronarlo, senza riuscirci, desistevano e si davano precipitosamente alla fuga

Pubblicato in Basso Tirreno

Al presidente del consiglio regionale della Calabria Nicola Irto

Oggetto: Interrogazione a risposta scritta al presidente della Giunta regionale della Calabria, Gerardo Mario Oliverio

Premesso che:

  • da quando si è insediato, il presidente Oliverio ha continuato a emanare ordinanze contingibili e urgenti in deroga alle norme vigenti per evitare l’insorgere di emergenze ambientali.
  • Siamo alla quattordicesima ordinanza contingibile e urgenza ed emergono ancora oggi tutte le criticità che si registrano nel settore rifiuti.  Il governatore è da oltre 4 anni che continua a emanare ordinanze a dimostrazione che, nonostante il commissariamento per i rifiuti sia formalmente cessato, l’emergenza in realtà non si è mai arrestata. Il commissariamento, con questo stratagemma, è come se fosse ancora in atto;
  • nell’ultima ordinanza contingibile e urgente per assicurare la corretta gestione dei rifiuti urbani sulla discarica di Castrovillari a pagina 5 viene specificato che: “La volumetria autorizzata di circa 20.000 mc non è mai entrata in esercizio a seguito di alcuni esposti giudiziari che denunciavano il supposto mancato rispetto, in fase realizzativa, della documentazione progettuale sottoposta a VIA ed AIA. La verifica del pieno rispetto tra quanto realizzato e le previsioni progettuali approvate in AIA, potrebbe consentire di procedere con la celere individuazione del gestore e quindi con l’utilizzo dei volumi autorizzati. Nonostante la Regione abbia richiesto da tempo la trasmissione della documentazione progettuale di raffronto tra eseguito ed autorizzato, il comune non ha ancora adempiuto. Nasce pertanto l’urgenza di ottenere tali elaborati grafici, al fine di assumere le determinazioni conseguenti”;
  • sempre nell’ultima ordinanza, a pagina 13, “ordina che il Comune di Castrovillari, ai fini dell’utilizzo della discarica in località Campolescia, autorizzata all’esercizio con AIA vigente rilasciata con DDG n. 11591 dell’8-8-2013, presenti all’autorità competente, in via d’urgenza e comunque entro venti giorni dalla notificazione della presente ordinanza, la documentazione tecnica riportante lo stato attuale della discarica con il raffronto rispetto alla progettazione approvata con il predetto Decreto n. 11591 e, in particolare: 1)Relazione tecnico-illustrativa; 2)Planimetrie; 3)Sezioni; 4)Particolari;
  • da una consulenza tecnica, chiesta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, relativa alla regolarità dell’esecuzione dei lavori nel rispetto del progetto esecutivo e delle prescrizioni progettuali per l’appalto di opere riguardanti la “messa a norma, adeguamento ed aumento della capacità di abbanco della discarica comunale nel comune di Castrovillari”, emergono una serie di anomalie ed è attualmente in corso un procedimento penale riguardante tale sito di discarica;
  • nella consulenza tecnica viene specificato che dalla documentazione fotografica allegata (stato dei luoghi antecedente all’inizio dei lavori) appare più che evidente che l’area contenuta all’interno del perimetro della discarica abbia una quota molto prossima al terreno circostante e che quindi la capacità di abbanco residua si possa considerare pari a zero in virtù del raccordo geomorfologico delle linee naturali dei terreni circostanti compreso il terreno di copertura giornaliero pari a 2,5 ml. Un ulteriore abbanco, perciò, determinerebbe un innalzamento assai cospicuo, rispetto al piano campagna, dell’area circoscritta dal perimetro della discarica, provocando, tra l’altro, il mutamento delle condizioni di erosione superficiale il cui studio non è stato condotto.

Non vi sono volumi residuali per l’abbanco di ulteriori rifiuti. Gli interventi da realizzarsi devono essere limitati alla sola messa a norma ed adeguamento della discarica, vale a dire regimazione delle acque piovane, impermeabilizzazione della superficie circoscritta dal perimetro della discarica, adeguamento dei camini, messa a norma del sistema di raccolta del percolato residuo, ecc.;

  • lo svolgimento della relazione tecnica è stato finalizzato a dare risposta ai quesiti posti dal pubblico ministero. Al quesito del pm che chiede se “la realizzazione degli argini a un livello superiore rispetto all’attuale piano di campagna sia compatibile con quanto previsto sia nel progetto definitivo sia nei pareri del nucleo VIA-VAS-IPPC relativamente all’allineamento tra lo stato superficiale a chiusura finale della discarica e le aree circostanti”, nella consulenza tecnica viene specificato: “gli argini (già realizzati secondo le previsioni del medesimo progetto esecutivo) non consentiranno il raccordo del profilo della discarica (comprendente lo spessore dovuto al pacchetto di chiusura) con il piano di campagna per come prescritto al punto 1 dell’allegato l al DDG 11591 (condizioni generali e specifiche per l’esercizio dell’impianto) né tantomeno la realizzazione della profilatura finale per come previsto alla tavola 13B in accordo con quanto già messo a verbale da parte dell’Arpacal a seguito di sopralluogo effettuato in data 2/12/2015;
  • nella relazione tecnica viene posto un altro quesito: “Se per l’approvvigionamento di terreno vegetale necessario per le lavorazioni siano state adottate le idonee cautele, concordando le modalità operative con la Sovraintendenza ai Beni archeologici, atte a scongiurare sia il pericolo di erosione superficiale del versante, sia il rischio archeologico per la zona limitrofa alla discarica in oggetto, interessate da una fitta dispersione di materiali antichi e caratterizzate da ampio e importante insediamento abitativo rustico di età ellenistica e romana”. A questa domanda si afferma con certezza e cognizione di causa che “non sono state adottate le idonee cautele, atte a scongiurare sia il pericolo di erosione superficiale del versante (mancanza di studio specifico a seguito del mutamento della morfologia del territorio per effetto dell’alterazione dello stato dei luoghi), sia il rischio archeologico per la zona limitrofa alla discarica in oggetto per l’approvvigionamento di terreno vegetale necessario per le lavorazioni”. Inoltre sono state disattese le “prescrizioni del nucleo VIA-VAS-IPPC e nello specifico il punto 34 che recita testualmente: “Qualora siano previsti scavi all’esterno del perimetro della discarica si dovranno concordare le modalità con la Soprintendenza ai beni archeologici”;
  • nella relazione tecnica viene inoltre specificato che “non risultano ad oggi agli atti le verifiche di stabilità eseguite in tutte le fasi ante e post opera a partire dalla realizzazione dell’adeguamento e fino alla chiusura della discarica”. Poi, “non risultano ad oggi agli atti: i calcoli di capacità portante, i cedimenti e le verifiche di stabilità dei pendii in condizione dinamiche; la tenuta e la stabilità della barriera di confinamento sul fondo e sui fianchi della discarica; la resistenza allo schiacciamento del sistema di raccolta e di drenaggio del percolato a fondo vasca; la resistenza allo schiacciamento del sistema di captazione del biogas – tenendo conto del peso esercitato dai nuovi volumi previsti in abbanco e alla luce del D.M. Infrastrutture e trasporti 14/01/08 e C.M. n. 619/09 del C.S. LLPP”;
  • gli enti preposti al rilascio delle competenti autorizzazioni si sono espressi in maniera favorevole, ma con prescrizioni, all’esecuzione delle opere, sulla base del Progetto Definitivo portato all’attenzione della Conferenza dei servizi. Il Progetto Esecutivo è variato rispetto al Definitivo e non è stato mai sottoposto all’attenzione dei rispettivi Enti;
  • Non risultano ad oggi agli atti le verifiche di stabilità eseguite in tutte le fasi ante e post opera a partire dalla realizzazione dell’adeguamento e fino a chiusura della discarica.

Si interroga la S.V. per sapere:

  • come mai all’interno dell’ultima ordinanza contingibile e urgente per assicurare la corretta gestione dei rifiuti urbani, laddove si fa riferimento alla discarica di Castrovillari, non si faccia cenno al procedimento penale in corso che grava su tale discarica, atteso che gli Uffici regionali ne sono stati debitamente e tempestivamente informati. Com’è possibile, a tal proposito, che nel sistema di smaltimento dei RSU degli ATO venga inserita una discarica, per altro già colma, che si vorrebbe addirittura utilizzare nel breve termine, sottoposta ad un procedimento penale in corso, l’oggetto del quale concerne proprio le possibilità di ulteriore abbanco, la cui volumetria viene esplicitamente definita PARI A ZERO dal Consulente Tecnico d’Ufficio della Procura (con conseguente procedimento penale a carico del Direttore dei Lavori). Come è possibile anche solo ipotizzare un intervento che, con ogni evidenza, da un lato andrebbe ad alterare il corso della giustizia, attraverso l’inevitabile modifica dello stato dei luoghi, e dall’altro a ledere potenzialmente i diritti e gli interessi delle Parti Lese identificate dalla Magistratura inquirente, con conseguenti profili anche di possibile danno erariale. Come è possibile, inoltre, poter pensare che vincoli e prescrizioni imposti dagli Uffici regionali (Nucleo VIA-VAS-IPPC), pietra angolare del provvedimento di autorizzazione ai lavori cui la discarica è stata sottoposta, possano essere disattesi, oltre che dal Direttore dei Lavori (per come si legge nella Perizia del CTU della Procura), proprio dalla stessa Regione Calabria che li ha emanati e che di tali vincoli e prescrizioni dovrebbe essere custode e garante. Quali siano le iniziative, invece, che la Regione Calabria intende adottare per ripristinare il principio di legalità, sanando le tante storture tecniche denunciate alla Magistratura da Associazioni e Comitati nazionali e locali -che in tale vicenda si sono lodevolmente impegnati e che hanno trovato puntuale riscontro nella citata perizia del CTU della Magistratura-, e rivalendosi, anche economicamente, su chi tali storture ha realizzato, agendo in assoluta difformità dal Progetto Definitivo approvato dagli Uffici Regionali (per come pure si legge nella perizia del CTU) e realizzando un’opera dalle caratteristiche tecniche per molti versi assolutamente inaffidabili, atteso che, come riportato dal CTU, “Non risultano ad oggi agli atti le verifiche di stabilità eseguite in tutte le fasi ante e post opera a partire dalla realizzazione dell’adeguamento e fino a chiusura della discarica”. Tra l’altro parliamo di una discarica già colma, ristrutturata con un finanziamento regionale di ben un milione di euro, il cui adeguamento era finalizzato alla sua definitiva tombatura, che sorge in un contesto territoriale di elevato pregio archeologico (pur esso assai malamente gestito, come riportato nella già citata perizia del CTU) e di alta importanza economica per la presenza di importanti coltivazioni esitanti dal Distretto Agro-alimentare di Qualità (DAQ) di Sibari.

Cosenza, 19 settembre 2019

Carlo Guccione

Pubblicato in Calabria

Castrovillari .Le responsabilità della tragedia del Raganello potrebbero estendersi a nuovi soggetti.

“A giorni i consulenti depositeranno le risultanze dei rilievi effettuati, ci sono cose interessanti”.

 

 

Ad affermarlo è il Procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che sta seguendo personalmente l’inchiesta sulla morte di 10 persone, avvenuta il 20 agosto scorso nelle gole del Raganello, a Civita, a causa della piena del fiume.

Il magistrato annuncia, quindi, nuovi sviluppi dell’inchiesta.

“I rilievi nelle gole sono praticamente terminati – dice il procuratore – e nel giro di una ventina di giorni dovremmo avere l’elaborato, diciamo entro fine novembre.

Stiamo cercando di scandagliare le responsabilità di ognuno – dice Facciolla – e anche riguardo a qualcuno che, in prima battuta, non avevamo individuato.

Ritengo quindi che ci saranno nuovi indagati – precisa il procuratore – ci sono competenze estese e stiamo cercando di fare chiarezza”.

Al momento sono sette le persone già iscritte nel registro degli indagati all’indomani della tragedia.

Per ora gli indagati per i decessi seguiti alla piena del Raganello sono i sindaci dei Comuni del Cosentino in cui ricade l’area naturalistica: Civita, San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria.

Si tratta di Alessandro Tocci, Antonio Cersosimo e Antonio Carlomagno insieme al presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra, il dirigente dell’ufficio Biodiversità dei Carabinieri Forestali Gaetano Gorpia e le guide escursionistiche Giovanni Vancieri e Marco Massaro.

Le accuse riguardano la mancata applicazione delle misure e degli interventi preventivi che avrebbero potuto evitare la tragedia. I reati ipotizzati sono omicidio colposo e lesioni colpose, inondazione colposa ed omissione di atti d’ufficio

Pubblicato in Cosenza

La Guardia di Finanza di Castrovillari ha eseguito un sequestro preventivo per equivalente di beni per un valore di due milioni e 300 mila euro nei confronti di un commerciante di automobili di Altomonte, indagato per evasione fiscale ed occultamento di documenti contabili.

Il provvedimento con cui é stato disposto il sequestro é stato emesso dal Gip di Castrovillari su richiesta della Procura della Repubblica.

L'indagine che ha portato al sequestro è stata avviata sulla base di un controllo fiscale effettuato dai militari della Compagnia di Castrovillari delle fiamme gialle nei confronti dell'azienda di cui é titolare l'operatore economico destinatario del sequestro, che svolge un'attività di commercio di autoveicoli in prevalenza di grossa cilindrata.

Dal controllo, che ha riguardato gli anni 2011, 2012 e 2013, l'imprenditore è risultato evasore totale, non avendo mai dichiarato ricavi per oltre sette milioni di euro ed evadendo imposte per oltre 2 milioni.(ansa 09 ottobre 2018)

Pubblicato in Calabria

Erano in servizio in quel momento in carcere quando sono stati assaliti da un detenuto.

A salvarli è intervenuto un altro detenuto rimasto ferito

Due assistenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Castrovillari sono stati aggrediti a colpi di spranga da un detenuto straniero.

Lo rende noto il sindacato Sappe in una nota a firma del segretario generale aggiunto, Giovanni Battista Durante, e del segretario nazionale, Damiano Bellucci.

“Ovviamente – affermano Durante e Bellucci – saranno i magistrati ad accertare i fatti ed a definire l’ipotesi di reato, ma di certo si è trattato di un episodio di inaudita violenza.

Ai due assistenti sono stati praticati, rispettivamente, 10 e 15 punti di sutura alla testa.

Gli agenti sarebbero stati salvati, da quanto ci è stato detto, da un detenuto lavorante, intervenuto per fermare l’aggressore.

Anche il detenuto ha riportato ferite al volto, con frattura del setto nasale.

Riteniamo che a questo punto, vista la gravitá dei fatti, sia necessario procedere all’immediato trasferimento dell’aggressore, per ragioni di opportunità, in altra struttura”

Nella casa circondariale di Castrovillari al 31 marzo scorso erano ristretti 154 detenuti su una capienza di 122 posti, le detenute erano 22 , mentre gli stranieri presenti 44.

Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto e Damiano Bellucci, segretario nazionale Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) hanno affermato :"Il collega è stato trasportato in ospedale per le ferite subite, che sono in corso di accertamento.

Alle cure dei sanitari hanno dovuto ricorrere anche un altro assistente capo e lo stesso detenuto.

E' davvero intollerabile che quotidianamente il personale di polizia penitenziaria debba subire aggressioni e violenze varie, a causa di un sistema penitenziario inadeguato ed inefficiente, derivante da scelte organizzative e politiche sbagliate che hanno determinato,negli ultimi anni, un notevole aumento degli eventi critici: aggressioni, tentativi di suicidio, colluttazioni e ferimenti".

Pubblicato in Cosenza

Il risultato del PD in Calabria è la somma di una serie di scelte sbagliate.

Tante e da parte di tanti.

Da parte dei Teorici della politica

Da parte dei parlatori della politica

Da parte di chi esprime la cultura comprata, ipocrita e bugiarda

 

Ma la maggiore responsabilità la portano coloro che non hanno compreso i mille problemi dei calabresi.

Dei giovani calabresi che nel 2018 devono, per dignità, emigrare, anche se vorrebbero lavorare per i calabresi nella loro Calabria.

Degli LSU ed LPU che Oliverio vorrebbe stabilizzare a spese dei comuni che se non sono già in dissesto lo saranno tra poco.

Delle famiglie calabresi che hanno il reddito più basso d’Italia, penultimi in Europa.

E potremmo continuare a lungo.

Una Calabria che governa con un non governo, illudendo i “non politici” di esserlo e creando forti ed ipotizzabili reazioni da parte dei politici che lo sono ed ai quali viene vietato di esserlo.

E magari, poi, si contesta il M5s che propone un governo senza politici!

Una Calabria alla quale si mente, nascondendo, non tanto e solo, la verità, ma, perfino, gli elementi che normalmente supportano la qualità dei giudizi sociali, economici e politici.

Una Calabria dove si ricevono incarichi professionali o di lavoro a secondo non della professionalità e nemmeno della quantità di voti che potrebbero portare alla causa, ma della fedeltà al padre –padrone.

Un PD ed una Calabria che esporta nelle marche il suo miglior politico quale è stato certamente Marco Minniti, trombato nel collegio di Pesaro, e che si è stato sacrificato per lasciare spazio ad altri onestamente impresentabili.

Non solo lui è stato sacrificato, ma, per esempio, anche la Covello. Sacrificio che pure ci stava

Non poteva Minniti essere tutelato con i famigerati listini bloccati che hanno salvato , come sembra, Ernesto Magorno, Enza Bruno Bossio ed Antonio Viscomi?.

Aspettiamo che Mario Oliverio, Ernesto Magorno, Enza Bruno Bossio, Antonio Viscomi, Filippelli ed altri ci spieghino come mai il PD in Calabria sia passato dal 22 ed il 23 % delle politiche del 2013 ai risultati attuali.

Ed aspettiamo che Mario Oliverio ci spieghi la sua debacle personale.

E personalmente aspettiamo che qualcuno ci spieghi questo PD che passa alla Camera dal 19,3% di Vibo Valentia all’11,8% del collegio di Castrovillari.

Che anche per il PD sia un problema di candidati?.

Diceva la vecchia canzone di Modugno :

“Siamo rimasti in tre, tre somari e tre briganti, sulla strada longa longa di Girgenti.

Sì, ma se stasera, se incontriamo la corriera, uno balza sull’arcione, uno acciuffa il postiglione,
due sorvegliano di fuori, uno spoglia i viaggiatori e ce ne andiam”.

Pubblicato in Alto Tirreno

I dispositivi pare siano stati installati con l’obiettivo di far cassa e non di evitare incidenti spesso mortali

Turisti, pendolari e residenti più volte hanno segnalato anomalie sugli autovelox della statale 106. Posti spesso sugli unici rettilinei in cui è possibile sorpassare in sicurezza.

Dispositivi apparentemente istallati, attraverso appalti affidati a ditte private, in malafede con l’unico obiettivo di far cassa. Sul caso ha indagato la Procura di Castrovillari a seguito di una denuncia anonima.

Il Tribunale di Castrovillari ieri ha rinviato al mese di maggio la prosecuzione del dibattimento a carico di sindaci e tecnici dell’Alto jonio cosentino accusati di non aver rispettato la normativa vigente nell’implementare gli autovelox.

Non solo perchè, come ripetutamente ribadito dagli automobilisti, i pannelli led che indicavano se il dispositivo fosse attivo o meno erano di regola spenti di giorno anche se le multe continuavano a fioccare.

C’è di più.

La segnaletica apposta in maniera scorretta non andava ad assecondare l’obiettivo di far rallentare le auto per evitare incidenti, ma induceva semplicemente l’automobilista in errore facendolo incorrere in ingiuste sanzioni.

Inoltre i contratti con cui la gestione degli autovelox è stata affidata a ditte private dai Comuni di Amendolara, Roseto Capo spulico, Rocca Imperiale e Montegiordano sarebbero per la pubblica accusa illeciti.

A risponderne saranno gli amministratori che erano in carica nel 2010: Mario Melfi, Francesco Belmonte, Matteo Fittipaldi, Domenico Brumacci, Giorgio Soria, Francesco Cosentino, Ottavio Chiappetta e Antonio Intorno.

Noi insistiamo.

Lo diciamo al procuratore , al Prefetto, ai parapolitici calabresi ed italiani

Volete risolvere il problema?

Volete risolvere queste porcherie e lasciare Giudici di Pace e Tribunali a giudicare ALTRE cose ?

E’ semplicissimo!

Basta dire per legge che i proventi delle contravvenzioni elevate dalla polizia municipale devono essere versati allo Stato che poi annualmente li distribuirà in proporzione alle strade comunali di TUTTI I COMUNI ITALIANI!

Così passerà la voglia di usare gli autovelox ed i photored come bancomat!

Pubblicato in Cosenza

Castrovillari, 13 ottobre 2017: Grosso ordigno inesploso ritrovato a Palmi

Nei giorni scorsi un grosso ordigno inesploso è stato rinvenuto casualmente a Palmi (RC), durante dei lavori edili.

Nella giornata di ieri con la collaborazione del personale Artificiere dell'11° Reparto Mobile della Polizia di Stato, la munizione è stata stabilizzata e messa in sicurezza.

La granata, dal peso di oltre 55kg dei quali circa 12 di tritolo, lanciata ed inesplosa è stata neutralizzata ieri dagli Artificieri dell'Esercito, dell'11° Reggimento Genio, 2^ Compagnia Guastatori, di Castrovillari (CS), supportati attivamente dal personale del Commissariato della Polizia di Stato di Palmi (RC), con l'assistenza sanitaria della Croce Rossa.

Le operazioni si sono svolte rapidamente, in sicurezza e non sono stati arrecati danni o disturbi alla popolazione, in quanto la zona del brillamento, una cava dismessa in Contrada "Monaca", è stata chiusa solo per il tempo tecnico necessario alla detonazione controllata.

Continua attiva ed incessante l'opera dei Reparti specialistici dell'Esercito Italiano, a favore delle popolazioni e del territorio, di neutralizzazione dei residuati bellici inesplosi, sottolineando la forte sinergia  tra le Forze Armate e il Paese.

Pubblicato in Reggio Calabria

Le Fiamme Gialle della Compagnia della Guardia di Finanza di Castrovillari, a conclusione di una complessa ed articolata attività d’indagine, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno smascherato una truffa ai danni dell’INPS, perpetrata da un‘impresa mediante 314 false assunzioni di lavoratori, con un danno alle Casse dello Stato per 880.000 euro.

 

L’impresa con modalità illecite presentava all’Ente previdenziale falsi contratti di comodato d’uso gratuito e/o appalto, relativi a proprietà site nel territorio della Sibaritide e della Valle dell’Esaro – riconducibili anche ad ignari ed estranei soggetti – nonché fasulle denunce aziendali “DA” e trimestrali “DMAG” attestanti l’impiego di lavoratori dipendenti , mai avvenuto, al fine di consentire l’indebita riscossione a questi ultimi di indennità di disoccupazione, malattia e maternità per gli anni 2012, 2013 e 2014.

 

Nel corso delle indagini – svolte con la fattiva collaborazione degli uffici I.N.P.S. di Cosenza e Castrovillari – i finanzieri calabresi hanno preventivamente analizzato tutta la documentazione amministrativa acquisita presso gli uffici dell’Ente Previdenziale, nonché assunto, successivamente, informazioni anche dai soggetti estranei alla truffa e falsamente indicati dai responsabili della società succedutisi nel tempo, riscontrando la mancata conoscenza delle false dichiarazioni inoltrate all’I.N.P.S. e dei contratti fasulli redatti.

 

L’analisi documentale, altresì, ha evidenziato la falsa dichiarazione e comunicazione dal datore di lavoro agli uffici preposti di n. 20.000 giornate lavorative mai effettuate dai falsi operai, assunti solo “sulla carta”.

E’ stato accertato, inoltre, che l’ impresa aveva emesso ed annotato nella propria contabilità fatture per operazioni inesistenti, inerenti prestazioni di servizi resi a terzi, per un importo complessivo di circa 200.000 euro, nonché spese per il personale mai sostenute pari a 1.188.000 euro.

Al termine delle indagini, i due rappresentanti legali dell’ impresa, che si sono succeduti nel tempo, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Castrovillari per truffa ai danni dell’Ente Previdenziale, falso ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, come, tra l’altro, anche i 314 falsi operai, denunciati a loro volta per il reato di truffa in concorso con i falsi datori di lavoro.

L’attività svolta si inquadra in un più ampio dispositivo di polizia economia-finanziaria ad alta vocazione sociale , predisposto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza per la tutela della legalità economica e la repressione dei reati in materia tributaria e di spesa pubblica, garantendo il mercato da inquinamenti che danneggiano le imprese ed i lavoratori onesti e rispettosi delle normative vigenti.

Pubblicato in Calabria

materiale zona PIP

Deferito imprenditore per attività di gestione rifiuti non autorizzata

COSENZA 22 marzo 2017 – I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Castrovillari hanno nei giorni scorsi posto sotto sequestro un’area di circa 4000 m2 situata nella zona industriale “PIP” del capoluogo del Pollino. All’interno di essa sono stati rinvenuti oltre 50 metri cubi di rifiuti speciali provenienti da attività di demolizione, più alcuni piccoli cumuli sparsi di altre tipologie di rifiuti depositati all’interno dell’area. Il materiale di natura eterogenea è stato abbandonato nell’area definitivamente tanto da farne diventare una vera e propria discarica. Si è quindi proceduto agli accertamenti previsti anche attraverso una serie di controlli su alcuni cantieri della città, oggetto di demolizioni, al fine di identificare attraverso una comparazione del materiale eventuali compatibilità tra il materiale rinvenuto nella discarica abusiva e quello presente nei cantieri. A seguito dei controlli effettuati è stato deferito all’Autorità Giudiziaria di Castrovillari un imprenditore del luogo per il reato di attività di gestione rifiuti non autorizzata. I militari della stazione di Castrovillari, che stanno intensificando i controlli in questa zona oggetto continuo di questo tipo di reato, stanno svolgendo ulteriori indagini al fine di individuare i responsabili della discarica abusiva oggetto del sequestro.

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