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calabria in corsaCROSIA – Mercoledì1Novembre2023 – Entro il primo semestre del 2024 sarà operativo a Crosia uno dei 24 nuoviUffici Giudiziari di Prossimità afferente ai territori giudiziari dei nove Tribunaliordinari calabresi. Questo risultato, ottenuto grazie alla collaborazione attiva della Regione Calabria e del Ministero della Giustizia, con uno stanziamento di oltre un milione e mezzo di euro, rappresenta un passo importante verso un sistema giudiziario più efficiente e accessibile per i cittadini.

Tra i comuni calabresi coinvolti in questa iniziativa, che mira a favorire una maggiore tempestività nell'erogazione della giustizia, il comune di Crosiadella lista elaborata dalla Regione Calabria per complessità territoriale. «Questi uffici di prossimità – spiega il sindaco Antonio Russo - si impegnano a offrire un servizio più rapido e mirato, avvicinando così la giustizia ai bisogni della comunità locale».

Il Primo cittadino desidera ringraziare la presidenza del Tribunale di Castrovillari per l’impegno che assicureràall’efficace funzionamento dell'ufficio di prossimità a Crosia. L'apertura di questo nuovo ufficio rappresenterà un'opportunità significativa per i cittadini del capoluogo della Valle del Trionto e dei comuni circostanti, consentendo loro di accedere a un supporto giuridico tempestivo e di qualità.

L’Amministrazione comunale ha già individuato l’ufficio dell’UGP di Crosia che sarà insediato al Piano terra dell’edificio che ospita il Comando della Polizia Locale, su via Nazionale nel centro urbano di Mirto. Non solo – conclude il sindaco Russo – il presidio è già stato allestito dell’opportuna strumentazione informatica ed è stato già individuato il personale che lavorerà a supporto.

Il Sindaco e l’Amministrazione comunale

Pubblicato in Calabria

Gare truccate per garantire la partecipazione di una sola società alla manifestazione di interesse dell’Afor, escludendo qualsiasi altro aspirante.

“Un accordo collusivo” per distrarre e appropriarsi di fondi pubblici.

 

 

 

Con le accuse, a vario titolo, di turbata libertà degli incanti e peculato, il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Graziella Viscomi ha chiuso le indagini nei confronti di

Giuseppe Campanaro, 44 anni, di Cosenza, ex dirigente dell’ufficio legale Afor, Azienda forestale regionale in liquidazione (oggi Calabria Verde);

Paolo Furgiuele, 60 anni, Amantea, dirigente amministrativo Afor e

Ortenzio Marano, 49 anni, Cosenza, amministratore delegato della Cooperfin spa.

Secondo le ipotesi accusatorie, tutti e tre avrebbero turbato la gara, indetta attraverso la deliberazione commissariale numero 276 del 14 novembre 2013, per precostituire ed assicurare la proficua partecipazione della sola società Cooperfin spa, il cui contenuto era già conosciuto all’amministratore delegato Ortenzio Marano, tanto da essere in grado di presentare una candidatura, impedendo nello stesso tempo la partecipazione di altri concorrenti.

Gli indagati avrebbero deliberato di investire i fondi pubblici Afor, a breve-medio termine con l’obiettivo illecito di sottrarre le somme alle pretese creditorie, sottoscrivendo un avviso “funzionale alla detta selezione del tutto privo dei requisiti minimi per integrare validamente un bando pubblico, espressione dell’accordo collusivo”.

Un avviso, peraltro, privo dei criteri qualitativi e delle caratteristiche dell’offerta tecnica utili alla selezione dell’aspirante, della disciplina della fase di verifica delle domande e del codice identificativo di gara, senza alcun riferimento “alla capacità tecnica e finanziaria pur a fronte dell’affidamento di un servizio del valore di un milione cinquecento mila di euro pari al contributo da gestire”.

I singoli ruoli. Un meccanismo reso possibile per il ruolo di pubblici ufficiali ricoperto dai tre indagati.

In particolare,

Campanaro, sarebbe stato il latore dell’avviso per la manifestazione di interesse di cui alla deliberazione commissariale numero 276 del 14 novembre 2013, per la “gestione di un service finanziario secondo l’obiettivo individuato dall’Afor, ossia il deposito dei propri fondi in un istituto di credito selezionato, ai fini dell’ottenimento della migliore redditività possibile, in un ottica temporale di breve-medio termine”;

Furgiuele, era stato nominato, nel contesto di questa deliberazione commissariale, responsabile del “compimento di tutte le attività procedimentali prodromiche, accessorie e successive alla pubblicazione della manifestazione di interesse, compresa la stipula della convenzione contrattuale con il partner finanziario”;

Marano, amministratore delegato della Cooperfin spa (successiva aggiudicataria della manifestazione).

Per la Procura, Campanaro, Furgiuele, Marano, si sarebbero appropriati dei fondi Afor, distogliendoli dalle finalità istituzionali dell’Ente.

Gli indagati, difesi dai legali Massimiliano Carnovale, Antonio Feraco, Giuseppe Magarò e Marcello Manna, avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati, depositare memorie, compiere ogni atto utile all’esercizio del diritto di difesa, prima che la Procura proceda con una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.

Calabria 7 1 Agosto 2019 di Gabriella Passariello

Pubblicato in Belmonte Calabro

I consiglieri di minoranza Suriano , Pellegrino , Furgiuele scrivono al loro sindaco la seguente accorata lettera dal titolo emblematico ” Continuiamo a farci del male!”

 

 

Ma eccone il testo, un testo, invero, che vale per tanti altri comuni calabresi e per la intera regione:

“Tutti possono parlare di turismo, magari immaginando grandi progetti in grado di valorizzare il nostro territorio e dare slancio ad un'economia locale che da anni si sente ripetere, da chi li rappresenta, che il futuro è nel turismo e che su questo bisogna puntare...... insomma, con le parole e con i propositi, siamo tutti bravi a propinare ricette per rilanciare il nostro territorio.

Poi volgi lo sguardo altrove e, passeggiando sul lungomare, non puoi fare a meno di notare la perenne noncuranza e la totale assenza di pulizia.

Il lungomare, caro Sindaco, è il nostro biglietto da visita, è il luogo di incontro per molte famiglie Belmontesi che decidono, con le giornate miti di questo periodo, di fare una passeggiata all'aria aperta e godere dei nostri meravigliosi tramonti e ad oggi, I° Maggio, continuiamo a presentare soltanto incuria e degrado!!!

Questo atteggiamento continua ad impoverire un paesaggio unico e rischia di trasformare l'incuria come una prassi comune.

Vede, caro Sindaco, la gente vive di esempi, e l'amministrazione deve essere da esempio per poter pretendere senso civico e buone pratiche da parte di cittadini e turisti; se non si mette mano all’ordinaria amministrazione e alla pulizia del territorio, qualsiasi idea rischia di rimanere lettera morta su uno dei tanti libri dei sogni.

Caro Sindaco, invece di preoccuparci di investire in lavori pubblici improbabili e oggettivamente inutili, impegnando risorse comunali, peggio di qualsiasi tetro dell’assurdo,(vedasi ad esempio la sede della protezione civile costruita su una zona in frana), dovremmo concentrare tutte le nostre energie in atti di ordinaria amministrazione come la pulizia ed il decoro del nostro meraviglioso bordo e dei luoghi pubblici.

Cosa ne pensa ? Non è poi così difficile!

In alternativa, come direbbe Nanni Moretti: ”Continuiamo a farci del male “ .

Belmonte Calabro 01/05/2018

I consiglieri Suriano , Pellegrino , Furgiuele

Pubblicato in Basso Tirreno

Tutti a processo per la “truffa dei boschi”.

Tra le nove persone rinviate a giudizio dal Tribunale di Castrovillari c’è anche Gaetano Pignanelli, capo di Gabinetto della giunta Oliverio.

Che strano!

 

 

 

L’agenzia regionale si è costituita parte civile, l’amministrazione regionale no.

Chissà perché?

Assieme al capo di Gabinetto della presidenza della giunta regionale Gaetano Pignanelli sono indagati

Marino De Luca (titolare dell’omonima ditta boschiva),

Pio Del Giudice (dipendente di Calabria Verde con mansioni di responsabile del patrimonio boschivo),

Ivo Leonardo Filippelli (capo operaio di Calabria Verde),

Antonietta Caruso (responsabile dell’ufficio “Patrimonio e Servizi forestali” di Calabria Verde),

Leandro Savio (dirigente dell’agenzia regionale),

Gennarino Magnone (agrotecnico nominato dal dg Furgiuele),

Mario Caligiuri (capo struttura del dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione)

e lo stesso Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’agenzia della Regione Calabria .

Sempre Furgiuele, assieme a Savio, è indagato anche per il reato di turbativa d’asta.

Il gup ha infatti rinviato a giudizio tutti gli indagati del filone d’indagine (l’altro è di competenza della Procura di Catanzaro) di cui si sono occupati gli uomini del Nipaf del Corpo forestale dello Stato e del comando stazione di Cava di Melis sotto il coordinamento della pm Angela Continisio e del procuratore capo Eugenio Facciolla.

Gli indagati, secondo la Procura, avrebbero prodotto un’attestazione falsa – al ribasso – della quantità di legna presente sul territorio di Bocchigliero. Lo scopo? Quello di consentire l’affidamento diretto del taglio all’azienda di Marino De Luca, senza passare attraverso una procedura di evidenza pubblica

Il giudice, nell’udienza preliminare, ha respinto tutte le eccezioni dei difensori, alcune delle quali tese a ottenere il trasferimento del processo a Catanzaro.

L’inchiesta è nata a seguito delle denunce di Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’agenzia della Regione Calabria, e a Pignanelli è contestato (così come agli altri indagati) il reato di truffa.

Pubblicato in Calabria

La Confartigianato dice che Calabria è la regione messa peggio del Paese.

Fa eco Gian Antonio Stella del Corriere della Sera con il suo articolo” Paletta e secchiello.

Per mettere in sicurezza la terra più esposta d’Italia al rischio idrogeologico, i «forestali» calabresi sono dotati degli strumenti di un bambino in spiaggia.

Basti dire che al suo arrivo, sei mesi fa, il nuovo commissario straordinario trovò un esercito di 5.887 uomini e tre ruspe.

Tre. Tutte tre fuori servizio.

Chiese una Panda: mancava l’assicurazione.

A dispetto di spese per circa duecento milioni. Nascoste in un bilancio intenzionalmente impenetrabile. Dieci volte più pesante di quello dei forestali del Veneto.

«Questa volta non ci saranno picchetti e occupazioni. Il governo Renzi, grazie al presidente Oliverio e alla delegazione parlamentare pd, ha inserito in legge di Stabilità 50 milioni per Lsu e 130 per i forestali!», esulta sul suo blog la deputata Enza Bruno Bossio.

«Avanti sulla strada dei diritti!». Quali?

Questo è il punto: i «diritti» dei dipendenti di «Calabria Verde» fondata nel 2013 per sistemare in un unico carrozzone i vecchi forestali dell’Afor, i riciclati delle comunità montane e gli addetti alla sorveglianza idraulica, passati dal part-time al tempo pieno con un raddoppio dei costi?

O i diritti dei cittadini italiani che si fanno carico di queste spese di assistenzialismo puro e ancor più dei cittadini calabresi ai quali dovrebbe esser garantita la possibilità di vivere senza l’incubo che al primo nubifragio venga giù tutto?

Sono 9.417 le frane censite che mettono a rischio quasi la metà del territorio.

Un quadro così allarmante da spingere mesi fa lo stesso Sergio Mattarella a ricordare quanto la Calabria abbia «sofferto speculazioni e incurie» nonché del «perverso connubio tra malaffare e cattiva amministrazione».

«Il dissesto idrogeologico», ammonì, «è causa di un impoverimento di risorse e di rischi per le popolazioni. Intervenire per ridurlo è opera di grande valore sociale».

Parole al vento. Anche l’ultimo conto consuntivo della società, nonostante la svolta tentata con la nomina a commissario di Aloisio Mariggiò, un generale dei carabinieri scelto per arginare le polemiche, mostra come solo una minima parte dei costi esorbitanti finisca nella gestione dell’azienda e oltre il 96% in stipendi.

Eppure, denuncia il geologo Mario Pileggi, i «2.587 interventi per un costo di un miliardo e duecento milioni ritenuti necessari» nel Piano di difesa del suolo del 2008–2009, sono stati portati a termine solo «in minima parte».

Ovvio: «Ci sono operai mandati a mettere in sicurezza una fiumara pericolosa senza un mezzo meccanico», sorride amaro il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri. «Qualcuno si è portato il badile da casa. Si può risanare un territorio pericoloso senza una ruspa e con le vanghe portate da casa?».

O il forestale è un eroe e si spacca la schiena come gli antichi schiavi nubiani o si mette all’ombra e aspetta sera.

Dice tutto, sulle priorità della politica (niente grane coi forestali, al risanamento penseremo poi…) l’inchiesta aperta appunto dalla magistratura su 80 milioni di euro di Fesr (Fondi Europei Sviluppo Regionale) stanziati per contenere i rischi idrogeologici e usati invece per gli stipendi a quella massa abnorme di forestali.

Soldi che la Ue a questo punto non verserà più. Persi. Addio. Come la spieghi, agli europei e agli italiani, quella scelta? Come possono capire, gli «altri», una Regione con 5.887 forestali stabili (e va già meglio d’una volta quando lo stesso Giacomo Mancini, calabrese, li definì «una maledizione») contro i 277 (ventuno volte di meno) del Veneto, dove il costo (tutto compreso, anche i 347 «stagionali») è di 21 milioni netti contro i 185 per i soli stipendi «forestali»?

Un dettaglio?

Il tributarista Michele Mercuri, dell’UniCal, ride amaro dell’incasso 2014 per il «materiale legnoso» che doveva coprire un po’ i costi: 14.603 euro. «Sufficienti a coprire poco me meno dello 0,005% delle spese».

E il bello è che in questi stessi anni, come emerge dall’inchiesta a Castrovillari del giudice Eugenio Facciolla, c’è chi col legno ha fatto montagne di soldi.

Chiudendo contrattini da poche centinaia o migliaia di euro per la rimozione di legname caduto a terra per poi radere al suolo ettari ed ettari di alberi secolari con motoseghe, gru e camion rimorchi. Misfatti ecologici già denunciati da decenni. E da decenni combattuti a chiacchiere. Esattamente come l’antico vizio dei mammasantissima politici locali di usare forestali, ricattati con le clientele, per costruire o restaurare le proprie abitazioni.

Vizietto costato l’arresto a settembre a Paolo Furgiuele, che da direttore generale non solo aveva concorso a dirottare i soldi di cui dicevamo, ma per ristrutturare casa sua aveva usato gli operai di Calabria Verde e il parquet destinato agli uffici aziendali. Altra inchiesta parallela, con alcuni protagonisti già indagati per il dirottamento degli 80 milioni dalle opere idrogeologiche agli stipendi, quella su un appalto da 32 milioni di euro per l’acquisto (finalmente) di macchinari indispensabili per la guerra agli incendi.

Appalto finito «fuori tempo massimo» (sui responsabili decideranno i giudici) col solito risultato, raccontato sul Quotidiano della Calabria da Paolo Orofino: soldi perduti e buttati via.

E i camion, le autobotti, le attrezzature da comprare? Addio… «L’assoluta mancanza di mezzi meccanici adeguati e le limitazioni contrattuali previste per il personale impiegato nella sorveglianza idraulica, non hanno consentito di effettuare l’auspicato salto di qualità», accusa il commissario Aloisio Mariggiò nella relazione allegata al bilancio 2015.

Pubblicato in Calabria
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