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Riceviamo e pubblichiamo:

“Memoria e rispetto della democrazia!

E’ necessario partire dall’inizio.

Questo scempio di legge elettorale che mette l’Italia in questa seria difficoltà di avere un governo è stata consapevolmente e colpevolmente voluta, anche a colpi di fiducia costituzionalmente scorretti, da tre personaggi Renzi, Berlusconi e Salvini.

Insieme d’accordo per fregare il M5S e rendere il voto degli italiani ininfluente se non avessero scelto “Lor Signori”, ma ognuno anche con il retro pensiero di poter fregare il compagno.

Berlusconi e Renzi di poter fregare Salvini sperando a un 25-30% alla coalizione del PD e un circa 20% a FI ed essere così pronti a fare le larghe intese (per necessità! La loro!) e continuare a governare l’Italia contro gli italiani. Salvini, con la speranza di arrivare primo nella sua coalizione di oltre il 40% per cento e cosi fregare e mettere da parte definitivamente ilBerlusca.

Una legge elettorale fatta nel rispetto della decenza democratica e nel rispetto dei cittadini non è che è tanto difficile e non fosse alla portata della pur non straordinaria intelligenza dei nostri Renzi, Salvini, Berlusconi e compagnie!

Un Rosatellum, corretto con pochi emendamenti, che tra l’altro lo mettevano anche al sicuro da possibili ipotesi di incostituzionalità, è alla portata di qualsiasi intelligenza.

No alle coalizioni da inganno, voto disgiunto e preferenze.

Calcoli alla portata di chiunque sappia far di conto possono dimostrare che un Rosatellum così emendato, avrebbe visto oggi, con molta probabilità, il M5S con la maggioranza, o molto vicino, alla Camera e al Senato e l’Italia, nel rispetto del voto dei cittadini e della più elementare decenza democratica, avere un governo voluto da circa il 32% dei votanti (in Francia Macron governa con circa il25%)!

Ora che gli italiani, con il voto, hanno fatto fallire i piani di tutti gli imbroglioni (Renzi,Berlusconi,Salvini e compagnie),questi, imbroglioni e irresponsabili oltre ogni misura e senza ogni minima decenza democratica, dicono agli italiani, non avete votato come noi vi abbiamo detto e ora “muoia Sansone con tutti i filistei” e vi serva di lezione per la prossimavolta!

Ma attenzione la prossima volta potrebbe essere ancora peggio per voi!

Ad oggi la maggioranza della classe dirigente del PD e degli iscritti sembra disgraziatamente con Renzi (sicuramente meno gli elettori che però contano quanto il due di coppe quando la briscola è a denari!).

Si può, senza offendere la pur minima decenza democratica, escludere da responsabilità di governo una forza politica che ha raccolto il consenso di un terzo degli elettori? Altra cosa è il 37% del centrodestra che è di fatto una coalizione meramente elettorale e fatta di un elettorato molto composito e spesso contrapposto.

Ai vari Boldrini, Cuperlo, Orlando ecc. che sostengono che non è possibile nessun dialogo con i “barbari populisti incompetenti” ( ai Renzi e compagnia non ha nessun senso rivolgersi!) vorrei ricordare sommessamente poche cose.

I rispettabili e competenti con i quali sono andati a braccetto sono quelli che eletti con una legge incostituzionale hanno avuto la spudoratezza di proporre una legge elettorale incostituzionale, una riforma della Costituzione che la stravolgeva e infine il Rostellum.

Guarda caso quei “barbari populisti incompetenti” hanno difeso e salvato la nostra Costituzione, si sono opposti al Rosatellum!

Il M5S, da sempre, ha dichiarato fedeltà alla Costituzione e coerentemente l’ha difesa all’occorrenza e quindi ha accettato e difeso il progetto di società iscritto nella nostra Costituzione.

Il M5S parla di partecipazione, trasparenza e si impegna ad abbandonare tutte le brutte pratiche e comportamenti che la politica ha messo spesso in atto: corruzione, conflitti di interessi, non mantenere gli impegni presi con gli elettori, avvilire le istituzioni, aiutare gli ultimi.

Non dovrebbe essere questo l’orizzonte di una politica di sinistra?

E perché questi dovrebbero essere “barbari populisti incompetenti puzzoni” da evitare da chi si definisce di sinistra?

Ma non sarebbe la cosa più logica, nel rispetto del paese, della decenza democratica e di una responsabilità istituzionale, che chi nel PD e fuori, si sente di centro-sinistra, contrapposto alla destra, fosse disponibile a un confronto franco con il M5S e si liberasse di un leader arrogante che ancora dopo la sonora sconfitta non ha di meglio che prendersela con il presidente Mattarella perché non l’ha fatto votare nel 2017, con gli italiani che gli hanno bocciato la sua riforma e che non vuole mollare il potere ed è indifferente agli interessi del paese?

Un confronto serio su 4 o 5 punti qualificanti per la politica e l’Italia (una legge elettorale rispettosa della democrazia, una vera legge anticorruzione, conflitto di interesse, eliminazione dei privilegi dei politici, un approccio serio per l’accoglienza dei migranti, interventi seri per dare un futuro alla generazione 20-40 anni ecc.) e poi eventualmente al voto.

A voi che siete o vi sentite statisti non dovrei essere io a ricordarvi che nel 1940 America e Russia non erano certo più amici di chi oggi ha votato M5S e PD-LeU-altri, eppure di fronte al pericolo del nazifascismo si sono alleati (so bene che è un paragone eccessivo in tutti i sensi, non c’è la guerra, non c’è il nazifascismo, e non ci sono russi e americani, ma può essere utile!).

Giuseppe Furano

Pubblicato in Basso Tirreno

Scrive l’amico Furano

“Un pò di numeri per chi vuole orientarsi per il voto del 04 marzo!

In riferimento alle prossime elezioni politiche del 04 marzo, tutti i sondaggi riportano che circa il 50% degli aventi diritto di voto non andranno a votare.

Tutti sono interessati a come viene diviso il 50% dei votanti, attenzione massima agli spostamenti dei decimali in più e in meno, scarsa valutazione sul 50% che non ha intenzione di votare.

Questa percentuale di astensione dovrebbe allarmare e preoccupare tutti i sinceri demarcatici di ogni schieramento.

Ma i partiti, che hanno governato da più di 20 anni, si curano poco dell'astensione alle elezioni a qualsiasi livello. Anzi!

I voti di chi non va a votare sarebbero per lo più voti di opinione e non controllabili, mentre una buona parte di quelli che vanno a votare sono controllabili con il voto di scambio.

Gratteri, procuratore capo a Catanzaro, giorni fa ha detto che in Calabria la ‘ndrangheta controlla il 20-30% dei voti.

Una simile sconvolgente rivelazione, fatta da un Procuratore capo, dovrebbe allarmare tutti i livelli Istituzionali. Invece un piccolo trafiletto sul ilfattoquotidiano, poco rilievo su tutti gli organi di informazione e nessun commento da parte dei tanti politici che per un mese hanno preso posizione su quell’innocente albero di natale di Roma, il famoso“spelacchio”.

Io, con strumenti che non sono certo quelli di Gratteri, ma del semplice cittadino che osserva e vive la realtà politico-sociale italiana, penso che ipotizzare che, in Italia, il 20% degli aventi diritto di voto esprima un voto per interessi diretti leciti e/o illeciti (carriere politiche, parlamentari, assessori, consiglieri, sindaci, assistenti, dirigenti a tutti i livelli nominati dai politici, tutte le immense clientele sottostanti lecite, quasi lecite e illecite, corruzione piccola e grande, privilegiati senza competenza ecc..).

Questo 20% di italiani, che ha diritto di voto e va a votare per interesse, diventa il 40% dei votanti se i votanti sono il 50% del corpo elettorale.

E’ ragionevole pensare che questo 40%, che vota per interessi diretti, si distribuirà tra i partiti che hanno governato in questi ultimi 25 anni e cioè tra i partiti che compongono le due coalizioni intorno al PD e FI.

Conclusione : le due coalizioni intorno a PD e FI hanno già nelle urne il 40% dei consensi. A questo 40% si sommerà circa un 20% dei votanti che sceglie le coalizioni intorno a PD e FI perché legittimamente e onestamente, senza alcun interesse diretto, condivide i valori e la visione di società che questi partiti rappresentano nei loro programmi e ritiene anche di non molta importanza che nelle liste dei partiti delle due coalizioni ci siano 76 inquisiti.

E inoltre perché ritiene che l’azione di governo, da questi espletata, quando ne hanno avuto l’occasione, in questi ultimi 25 anni, sia stata coerente e, per le loro valutazioni, anche apprezzabile.

Quindi, se va a votare il 50% degli aventi diritto, si può, ragionevolmente, ritenere che i partiti delle due coalizioni avranno un 60% dei voti assicurato.

Se si analizzano i risultati delle ultime elezioni regionali siciliane si può verificare che l’ipotesi sopra riportata è stata confermata perfettamente.

L’astensione è, in teoria e in elezioni libere dal voto di scambio, una scelta di tutto rispetto e capace di inviare a una classe politica autenticamente democratica un segnale preciso. Ma diventa, al contrario, nella situazione specifica italiana, un vantaggio inconfutabile per quei partiti che hanno ramificate e consistenti clientele.

Quindi se il 04 marzo andrà a votare il 50% o meno degli aventi diritto non potrà accadere che quello che è accaduto in Sicilia: una maggioranza di centro destra o un governo di grande coalizione con al centro FI e PD.

Senza volerlo, chi non va a votare perché critico e/o disgustato per come è stata governata l’Italia negli ultimi 20 anni, aiuterà le due coalizioni a continuare a governare (separatamente o insieme!) l’Italia nello stessomodo.

Capisco eventuali dubbi tipo: votare LeU a che serve se questi poi vanno con la coalizione del PD, votare M5S è una avventura.

Queste due obiezioni hanno un fondo di verità, ma sopratutto a quelli spaventati dall’avventura e che si sentono di sinistra voglio dire: ma è mai esistito un progetto “rivoluzionario”, nel senso che si propone di cambiare in profondità i rapporti economici di una società esistente, che non avesse i contorni dell’avventura?

Giuseppe Furano

Pubblicato in Campora San Giovanni

Nella scienza in special modo,ma anche nei rapporti tra le persone, normalmente si rispetta la logica, i fatti e il buon senso.

 

La politica, da Milano-Roma fino a Cleto e anche più giù, non ha oramai nessun rispetto della logica,dei fatti e del buon senso e si muove e agisce solo nell’interesse di singoli o di ristretti gruppi.

Cominciamo con i fatti.

In data 05/06/2014 la Giunta Longo(sindaco)-Bossio(vicesindaco) approva il progetto esecutivo che prevede la messa in sicurezza della Chiesa S.S. Rosario (di proprietà della Curia e dichiarata di interesse culturale-dec. n. 39 del 27/02/2014) e interventi per gli spazi fruibili del Castello di Cleto per un totale di 300000,00 euro (POR CALABRIA FESR 2007-2013)..

Il 22/05/2014 il Comune di Cleto chiede alla Curia l’autorizzazione per intervenire sulla Chiesa come da progetto e in data 17/06/2014 l’Arcivescovo di CS dà l’assenso con la precisazione “rimanendo intesi che le spese derivanti dall’operazione siano a carico dell’Amministrazione Comunale”.

Il 17/02/2015 viene redatto il verbale di consegna dei lavori all’Impresa Appaltatrice.          

In data 01/04/2015 l’Amministrazione Longo-Bossio cade perché tre della maggioranza (tra i quali il vice-sindaco Bossio) si dimettono insieme alla minoranza.

Tra luglio 2015 e ottobre 2015 (a Cleto c’è già il Commissario prefettizio) tra la Curia di CS e il privato Roelof Gezienus Van HOOLwerff (olandese) viene perfezionato l’atto di vendita della chiesa del SS Rosario per euro 10000,00.

La legge prevede chiaramente che il Comune di Cleto, nel cui territorio è ubicato il complesso edilizio,in quanto dichiarato di interesse culturale,avrebbe dovuto essere informato e messo nelle condizioni di esercitare il diritto di prelazione del bene stesso.

Alle elezione del 05/06/2016 si confrontano due liste, “Insieme per Cleto”, con capolista Longo, e “A testa alta”, capolista Bossio. Longo vince le elezioni e Bossio,oggi, insieme ad altri due consiglieri formano la minoranza nel Consiglio Comunale.

In data 20/07/2016 la nuova Amministrazione Longo-Filice convoca un Consiglio Comunale straordinario con unico punto all’OdG “ attivazione procedure di esproprio Chiesa SS Rosario”.

La maggioranza Longo-Filice sostiene pubblicamente che il Comune di Cleto, nel cui territorio è ubicata la Chiesa del S.S. Rosario,non è stato messo nelle condizioni di esercitare il diritto di prelazione del bene stesso e che oggi, nell’interesse dell’Amministrazione e quindi dei cittadini di Cleto, ha come strada obbligata da percorrere quella dell’esproprio della Chiesa ai nuovi proprietari e poi procedere alla realizzazione del progetto.

Questa strada che l’Amministrazione è fermamente decisa di proseguire ha,secondo la maggioranza, due motivazioni forti,una economica l’altra ideale e culturale insieme.

Il danno economico sarebbe dato in primis dalla perdita del finanziamento perché ad oggi non è possibile nessuna variante,in quanto l’intervento sulla Chiesa prevede una somma superiore al 50% dell’intero importo e in secundis un danno diretto per le penali da pagare alla Ditta appaltatrice (calcolato tra i 50 e 60 mila euro).

L’altra motivazione di ordine ideale-culturale è quella di restituire ai Cletesi un bene che “rappresenta la memoria storica e l’identità del Comune di Cleto…”.

Se quanto affermato risponde a verità, la maggioranza si propone di seguire un percorso che è logico, è di buon senso e risponde in pieno agli interessi economici e culturali di Cleto.

La minoranza (Vairo-Santoro,il capogruppo Bossio è assente) sono contrari all’esproprio e motivano il loro NO attraverso tre affermazioni.

Il Sindaco era a conoscenza della compravendita,il Comune (evidentemente il Commissario) ha ricevuto l’invito ad esercitare il diritto di prelazione e non lo ha esercitato e oggi l’unica via utile è quella di fare una variante al progetto e lasciare la Chiesa ai privati per iniziative che potrebbero portare lavoro a Cleto.

Nella replica,in un clima molto acceso, il Sindaco parla di “regie occulte” e il vice sindaco di compravendita a dir poco “astuta”. Inoltre il Sindaco afferma che “gli olandesi hanno alzato una barriera probabilmente perché hanno seguito i suggerimenti di alcune persone del luogo” facendo chiaramente intendere che dietro la compravendita della chiesetta ci siano oltre che gli interessi degli olandesi anche di persone di Cleto. Inoltre il Sindaco invita la minoranza (accreditandola come rappresentante degli olandesi!) a portare la volontà del Consiglio agli olandesi “e cioè la necessità di acquisire questo bene nel patrimonio Comunale per poi metterlo in sicurezza e restituirlo garantendo la fruizione dello stesso,attraverso una convenzione/contratto che pone gli stessi in una posizione privilegiata…”. (secondo il mio giudizio una concessione eccessiva e poco logica!)

La Consigliera di minoranza Santoro,in un suo intervento,chiede espressamente al vice-sindaco “quale sarebbe stata la decisione dell’Amministrazione in presenza di un progetto presentato dagli olandesi”.

Il vice-sindaco risponde dicendo che non solo non c’è nessun progetto da parte degli olandesi ma che gli stessi stanno ostacolando l’unico progetto esistente.

Se si analizzano i fatti e la discussione in Consiglio, con un minimo di logica e buon senso, si può affermare senza ombra di dubbio che o la maggioranza o la minoranza,per sostenere l’orientamento di voto, dice coscientemente e vergognosamente il falso,sopratutto in riferimento al diritto di prelazione e alla possibilità della variante!

Se fosse vero quanto sostenuto dalla minoranza (sia in merito al fatto che il Sindaco Longo sapesse fin dall’ottobre 2014 della compravendita,sia che il Comune non ha esercitato il diritto di prelazione,sia che i privati potrebbero fare investimenti) saremmo difronte a un comportamento superficiale e irresponsabile dell’allora Amministrazione Longo-Bossio,un comportamento discutibile del Commissario e un comportamento per lo meno strano da parte di privati che hanno interesse serio di investire e che nel contempo,per quanto riferisce il Sindaco, non hanno mai presentato un progetto e ”hanno alzato barriere”.

Se il Sindaco e la vecchia Amministrazione Longo-Bossio sapeva della ipotesi compravendita e oggi c’è stato il ripensamento,ben venga il ravvedimento. Se il Commissario non ha esercitato il diritto di prelazione ha commesso un grave errore a danno dei cletesi. Se gli olandesi sono effettivamente intenzionati a investire perché “alzare barriere” con la maggioranza e avere più affinità-vicinanza con la minoranza?

In ogni caso, qualora fossero veri tutti i fatti che la minoranza ha portato come giustificazione del loro orientamento, non sarebbero delle buone ragioni,secondo il mio giudizio,per lasciare un bene pubblico a privati che, come dice il vice-sindaco, è stato acquisito per lo meno in modo “astuto” e che gli stessi oggi stanno ostacolando l’unico progetto esistente per la Chiesa.

Anzi sono buone ragioni perché una Amministrazione democraticamente eletta,rimediando agli errori e alle omissioni, si riappropri della Chiesa per almeno tre motivi,uno economico,l’altro culturale e infine per tutelare la dignità del popolo di Cleto che non può permettere di essere raggirato come se a Cleto abitassero solo dei gonzi!

In ogni caso sorgono spontanee domande inquietanti alle quali maggioranza e minoranza hanno il dovere di rispondere!

Perché si realizza una compravendita della Chiesetta quando sulla stessa c’è un finanziamento pubblico in corso di esecuzione? Perché il Commissario,se fosse vero quello che dice la minoranza,non ha esercitato il diritto di prelazione?

Perché il Sindaco assegna alla minoranza quasi il ruolo di portavoce degli olandesi?

Perché la minoranza si fa scudo di motivazioni,che, anche se vere, risulterebbero, per logica e buon senso,poco convincenti per giustificare il voto contrario e sollecitare l’Amministrazione a lasciare la Chiesa ai privati?

Quali sono i reali interessi in gioco?

I cittadini di Cleto hanno il diritto di sapere senza ombre di dubbio chi mente e chi dice il vero, chi difende gli interessi (economici e culturali) di Cleto e chi difende gli interessi di privati, siano essi solo olandesi o olandesi insieme a cletesi o altro ancora.                         Giuseppe Furano

Pubblicato in Basso Tirreno

Peppe Furano scrive: Non sono certo uno che è contro la scienza, la tecnologia e il progresso, ma ho sem pre ritenuto e ritengo che qualsiasi scoperta scientifica e qualsiasi applica zione tecnologica debba sottostare alla severa valutazione dei costi e dei benefici per il presente e per il futuro per l’intera umanità.

 

E’ innegabile che in passato il settore petrolifero,pur facendo subire, all’umanità tutta,grandi costi,ha consentito nel contempo,alla stessa umanità, un grande progresso.Ma oggi il progresso scientifico e tecnologico ci possono permettere un graduale abbandono di questa fonte di energia.

I pericoli legati alle trivellazioni nel mediterraneo sono di diversa natura.

Prima di tutto gli incidenti. Un incidente che provocasse dispersione di idrocarburi nel mare potrebbe mettere inginocchio l’Italia. Secondo L’Ispra,con le tecnologie attuali,saremmo in grado di recuperare solo il 30% del materiale fuoriuscito. Il resto rimarrebbe nel mare e in un mare come l’Adriatico, un mare chiuso che impiega circa 80 anni per un ricambio dell’acqua, i sedimenti degli idrocarburi andrebbero a depositarsi sui fondali e lungo le coste.

 

Quanto agli impatti ambientali delle attività estrattive, dati pubblicati recentemente sempre dall’Ispra, richiesti da Greenpeace, dimostrano come nei fondali attorno alle piattaforme vi sia una contaminazione di diverse sostanze inquinanti.

C’è poi il fenomeno della subsidenza. A partire dagli anni ’40-’50, questo fenomeno ha interessato la costa emiliano-romagnola in maniera talmente  rilevante da risultare la causa preponderante dell’erosione costiera.

Le cause di questo fenomeno sono state individuate sia nell’estrazione dell’acqua dalle falde profonde sia nell’estrazione del gas.

Infine la legge obbliga le compagnie petrolifere di prevedere i fondi per il ripristino dei luoghi. Ma se l’estensione delle concessioni è all’infinito, non nasce il sospetto che questo potrebbe essere un modo per non far pagare loro i costi dello smantellamento previsti nel piano industriale? Non sarebbe un regalo occulto alle compagnie petrolifere?

E alla fine questi costi non sarebbero pagati dai cittadini?

Qualcuno dirà che se questi sono i costi in contropartita ci sono molti vantaggi per tutti.

In primis salvaguardia di posti di lavoro, poi i soldi che i petrolieri pagano all’Italia e infine il risparmio di importazione di gas e petrolio dall’estero.

Sono argomenti falsi.

L’Unione petrolifera conta 35 mila addetti nel settore. I posti a rischio, da calcoli effettuati da esperti dei comitati per il Sì, potrebbero essere poche migliaia, riassorbibili in altri settori. Questi calcoli sono sicuramente convincenti se la Fiom Cgil si è schierata a fianco del Comitato per il Sì.

Le royalties pagate dai petrolieri all’Italia non solo sono molto basse, ma se la produzione è al di sotto di un certo livello non sono pagate. Secondo il ministero dello sviluppo delle 26 concessioni che estraggono gas, solo 5 hanno pagato royalties nel 2015!

Infine ricordando che gas e petrolio provenienti dalle trivelle è dell’1% dei nostri consumi di petrolio e del 3% di quelli di gas e che in questi anni stiamo diminuendo rapidamente la dipendenza da queste due fonti non è affatto scontato – come affermano i comitati per il No – che saremmo costretti ad aumentare le importazioni di queste risorse. Anche perché le piattaforme non chiuderebbero subito ma nel corso dei prossimi dieci anni.

 

Questi i motivi economici e ambientali per andare a votare e votare Sì.

Ma ci sono motivi culturali,civili e democratici,forse ancora più importanti, per correre a votare e votare doppiamente Sì!

Il boy scout, Presidente del Consiglio-segretario del Pd, si è schierato per l’astensione, perché non vuole che si arrivi al quorum e con faccia veramente tosta ha definito questa scelta “sacrosanta e legittima”. Ora si capisce perché non ha voluto accoppiare referendum ed elezioni amministrative facendo sprecare 300 milioni agli italiani!

Il Presidente del Consiglio sostiene l’astensione nonostante sappia, come ha ricordato il costituzionalista Michele Ainis,che ci sono in vigore due norme che prevedono una pena da 6 mesi a 3 anni se “un investito di un pubblico potere ” organizza l’astensione.

 

Ma cosa ci si poteva aspettare da questo “guascone” che senza mai essere stato eletto,con un parlamento di nominati,per lo più dichiarato incostituzionale,ha modificato 41 articoli della Costituzione con voti di fiducia,canguri,aiuti di verdiniani e calpestando ogni pur minimo diritto delle minoranze!

Nel 1990 Bobbio scrisse “Vogliamo renderci conto che se questo espediente o trucco di non votare continuerà,ben pochi referendum d’ora in poi resisteranno alla prova richiesta per la loro validità,e la gemma della nostra Costituzione sarebbe spacciata?”.

E oggi, con grande senso civico e democratico, il Presidente della Corte Grossi ha dichiarato “Si deve votare. Ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto, ma si deve partecipare al voto, il referendum è per ciascuno di noi. Significa essere pienamente cittadini”.

Evidentemente il Presidente del Consiglio non ha nessuna voglia e nessuna intenzione di “essere pienamente cittadino” e vuole platealmente calpestare “la gemma della nostra Costituzione”!.

L’istituto del referendum è molto importante in quanto è l’unico momento in cui,in una democrazia rappresentativa come la nostra,il cittadino può operare una scelta diretta e senza mediazione.

Un popolo che abbia il minimo senso civico e un minimo di dignità democratica di fronte a un Presidente del Consiglio che così spudoratamente non vuole “essere pienamente cittadino” e calpesta “la gemma della nostra Costituzione” dovrebbe correre a votare,votare Sì per ricordare a questo Presidente abusivo che i cittadini italiani vogliono “essere pienamente cittadini” e non vogliono calpestare “la gemma della nostra Costituzione”.

Giuseppe Furano

Pubblicato in Basso Tirreno

A Cleto, dopo 4 Amministrazioni terminate prima della scadenza naturale, a pochi mesi dall’ap puntamento elet torale, ritengo che sia doveroso fare alcune riflessioni che mi auguro possano essere utili per avviare un dibattito democratico, libero dallo scontro tra le persone e che sia un effettivo confronto tra idealità politiche,progetti per il paese e modalità di operare nell’Amministrazione Comunale.

 

Dal 1985 ad oggi sono passati 30 anni (se qualcuno vuole andare ancora più indietro non sarò io a sottrarmi!),un tempo sicuramente idoneo per fare bilanci e valutare l’efficienza e l’efficacia dell’operato delle Amministrazioni che si sono succedute in questo lungo periodo.

Valutare i risultati delle Amministrazioni è cosa semplice,basta prendere in considerazione alcuni indicatori fondamentali che determinano la qualità della vita sociale ed economica di un paese, quali: servizi erogati,tasse pagate,progetti realizzati,capacità di accedere ai fondi comunitari con progetti capaci di portare sviluppo,capacità di favorire lo sviluppo e l’utilizzo di tutte le potenzialità economiche del territorio,condizioni delle strade,della rete idrica,della rete fognaria, delle strutture comunali,personale comunale,trasparenza amministrativa, gestione democratica della cosa pubblica,clientela praticata ecc..

 

In ultima istanza per chi vive a Cleto è semplice,se ne ha la voglia e l’onestà intellettuale,stabilire se in questi 30 anni, Cleto, come paese, ha fatto progressi o è regredito.

Per chi volesse un aiuto voglio ricordare che Cleto nel 1985 aveva 19 dipendenti e che oggi è uno tra i 90 paesi della Calabria in via di spopolamento ed è l’unico paese d’Italia,con popolazione simile,ad avere solo 6 dipendenti e a non avere il servizio di Anagrafe-Stato Civile ed Elettorale e un vigile.

E ancora da tenere presente che una recente legge dello Stato ha stabilito, che affinché un Comune possa essere in grado di erogare tutti i servizi basilari,il rapporto dipendenti/abitanti debba essere di 1 dipendente ogni 120 abitanti.

Questa legge è stata fatta per evitare sprechi, perché molti Comuni ne hanno più di 1 ogni 120 abitanti.

Secondo questa legge, per poter erogare decentemente tutti i servizi ai cittadini, Cleto dovrebbe avere 11-12 dipendenti.

In questi ultimi 30 anni, Peppe Longo ha amministrato 14 anni, Peppe Filice 8 anni!

 

I cittadini che ritengono che l’attività Amministrativa di Longo e Filice abbia fatto perdere a Cleto molte opportunità e che ne abbia favorito il declino, dovrebbero avere il dovere politico di ritrovarsi e confrontarsi, non per essere contro le persone Longo e Filice, ma per riconoscersi alternativi alla politica e alle pratiche amministrative messe in atto dagli stessi durante i loro mandati.

Il sottoscritto e i tanti amici, che nelle ultime due tornate elettorali (2009-2011),sono stati candidati o elettori, della lista alternativa a quelle di Longo e Filice, rappresentiamo sicuramente mondi differenti e distanti da Longo e Filice, sia per idealità politica, sia per le pratiche amministrative messe in atto durante i nostri mandati e sia per i progetti di paese proposti.

Tre liste che si confrontano in elezioni amministrative in un paese di circa 1400 abitanti potrebbe essere segno di vitalità politico-culturale,ma al contrario anche un evidente segno di frammentazione,conflitti e divisioni e in ultima istanza di incapacità di mediazioni per aggregare gruppi e soggetti i più omogenei possibili o se si preferisce i meno idealmente distanti.

Una ulteriore frammentazione,qui a Cleto, non ha nessun senso politico, nessuna utilità per il paese oltreché a rappresentare un indubbio vantaggio per Longo e Filice.

Per questo il sottoscritto e gli amici di “Cleto Futuro”,invitano tutti quelli che danno un giudizio negativo sull’operato Amministrativo di Longo e Filice,di incontrarsi e avviare un confronto.

Io e tutti gli amici di “Cleto Futuro” vogliamo confrontarci senza nessuna aprioristica pretesa.

Ci si incontra, ci si riconosce alternativi a queste gestioni fallimentari,si elabora un progetto di gestione democratica,trasparente, libera dalle clientele e di sviluppo per il paese e in un secondo tempo,tenendo anche presenti le legittime aspirazioni di ciascuno,ma nell’interesse esclusivo del paese,il gruppo indicherà le persone più idonee che dovranno rappresentarlo nella lista.

Io e gli amici di “Cleto Futuro” riteniamo che solo se la eventuale lista sarà composta da persone competenti e motivate che nei rispettivi ruoli di sindaco,assessore o consigliere siano capaci di portare il loro contributo efficiente ed efficace per tutto il periodo del mandato,si potrà avviare, a Cleto, una svolta politico-culturale per non condannare questo paese ad un certo e inesorabilmente declino.

 

Noi come “Cleto Futuro”, nella ultima nostra riunione, abbiamo indicato alcuni punti base da cui partire, che io voglio ancora qui ricordare:

1) i cittadini e i gruppi che si riconoscono alternativi alle politiche e alle pratiche amministrative messe in atto durante i loro mandati da Giuseppe Longo e Giuseppe Filice dovrebbero avviare un dibattito accettando prioritariamente pochi, ma chiari (se se ne vogliono aggiungere altri ben vengano!) punti fondamentali:

-volere bene sinceramente a questo martoriato paese

-considerare la politica un servizio, non un’occasione per avere tornaconti personali o realizzare semplicemente aspirazioni personali

-essere assolutamente lontani dalla politica familistica-clientelare che è alla base della corruzione ed è il più grande male dell’Italia e anche di Cleto;

-se si è maggioranza o opposizione ci deve essere il massimo di rispetto per le regole democratiche;

-la partecipazione dei cittadini deve essere agevolata durante tutta la durata del mandato utilizzando tutti gli strumenti umani e tecnologici;

-pur rispettando le aspirazioni e la dignità di tutti si dovrebbe evitare di avere amministratori con competenze non adeguate ai compiti richiesti in modo da mettere in atto una Amministrazione efficiente ed efficace.

Pubblicato in Basso Tirreno

Massimo Cacciari in una dibattito televisivo ha affermato che quando si dice che Renzi si è allontanato dal solco della sinistra si dice una grossa castroneria, semplicemente perché Renzi con la sinistra non ha mai avuto niente a che fare!

Non ci voleva certo l’autorità culturale di Cacciari per prendere atto che il PD renziano è un partito di centro che guarda a destra!

Renzi e i renziani hanno una visione autoritaria e verticistica della società e lo dimostrano tutti i giorni con i comportamenti e con gli atti parlamentari e di governo.

La riforma costituzionale insieme alla riforma elettorale,perseguite con ostinazione e violando tutte le regole democratiche da un governo e un parlamento illegittimi (così li ha dichiarati la Corte Costituzionale!), sono pensate per dare a un solo uomo (nella migliore delle ipotesi a pochissimi!) un potere immenso, per limitare le scelte degli elettori (vedi nuovo senato e provincie!) e rendere le lezioni un rito quasi inutile.

La riforma della scuola che dà al preside i poteri di un amministratore delegato “dell’azienda scuola”(quale somiglianza può avere la scuola-o la sanità- con una azienda che produce frigoriferi?!) e che manda in soffitta i decreti delegati degli anni ’70, conquistati dall’allora sinistra, che erano pensati per una scuola della partecipazione democratica.

La riforma del lavoro che elimina l’articolo 18, che rende il nominalmente lavoro a tempo indeterminato più precario del tempo determinato, perché dura fino a quando il datore di lavoro non decide,unilateralmente,diversamente, che permette al datore di lavoro il demansionamento e il controllo attraverso strumenti tecnologici dei lavoratori,butta alle ortiche le conquista del sindacato e della sinistra degli anni 70.

La riforma della Rai voluta da Renzi avrà un Direttore generale (il suo fedelissimo Campo Dall’Orto) che sarà un “Amministratore Delegato Unico” che deciderà da solo e i membri del Consiglio non conteranno più nulla.

La Rai sarà la portavoce del partito della nazione!

Tutti questi interventi(e tanti altri :sulla giustizia-legge bavaglio) e i metodi con i quali, Renzi e il PD tutto, ha portato a casa o sta portando a casa, delineano in modo inequivocabile, per chi vuole essere onesto,un progetto di società verticistica e autoritaria.

Del resto se tanti osservatori ricordano che questi provvedimenti erano l’agenda di Berlusconi- Alfano e se poi Alfano, Verdini e Squinzi (e un po' lo stesso Berlusconi!) le approvano non c’è poi tanto da girarci intorno per ammettere che siano provvedimenti di centro-destra.

Ora che il PD di Renzi sia un partito di centro che guarda a destra non è né un peccato né un reato e né Renzi e i renziani convinti sono individui spregevoli!

Semplicemente sono persone normali che credono e hanno un progetto di società verticistico autoritaria che sta con il capitale e con i datori di lavoro e contro i sindacati (vedi anche le varie leopolde!).Un tale progetto di società nella tradizione lo si definisce come progetto di destra o se si vuole di centro-destra.

Questo progetto di società,pur se legittimo, è diverso e alternativo al progetto di società democratica-partecipativa, attento ai diritti del lavoro e dei lavoratori e alle esigenze dei più sfortunati e dei più deboli, che hanno tante altre persone normali, che nella tradizione si definisce come progetto di sinistra.

La babele entra in campo quando nel PD confluiscono contemporaneamente Verdini e verdiniani, Migliore e compagni,quando un giorno sì e l’altro pure dal presidente del Consiglio al segretario del più periferico circolo PD,con la complicità di una stampa e di una TV asservite, si cerca di far passare gli interventi sopra richiamati e i metodi per attuarli come interventi (riforme!) di sinistra (con il preciso intento di non perdere il voto di tanti del fu popolo di sinistra).

Ma se questi interventi e i metodi per approvarli sono di sinistra allora da una parte, Alfano- Verdini- Squinzi ecc. si sono miracolosamente convertiti alla cultura di sinistra e dall’altra parte, Landini-Civati-Fassina-Camusso ecc., che li contestano, si sono convertiti alla cultura di destra.

Se così è,è lecito affermare che siamo in un’epoca confusa e appunto in una babele della politica?

Ma così no è!

Io ho una convinzione semplicissima: è possibile che tanti lavoratori e gente comune,con una stampa e una TV asservite, possano essere confusi e ingannati,ma che è difficile che possa essere ingannata la Confindustria e gli uomini del potere economico.

Se la stampa e la televisione facessero il loro mestiere, si potrebbe ritornare a un confronto politico chiaro e onesto, dal centro alla periferia,tra visioni di società e progetti alternativi e legittimi (chiamateli destra-sinistra,o come vi pare!).

Tutte le persone che vogliono partecipare al confronto democratico con consapevolezza oggi (ad esclusione di quelle che godono dei privilegi e delle clientele politiche) per uscire dalla babele politica hanno un solo strumento a disposizione: seguire, anche di tanto in tanto, i dibattiti in parlamento.

Per esempio seguendo in questi giorni il dibattito in Senato sulla riforma Costituzionale c’è stato di tutto per rabbrividire ed essere nauseati.

Da come e con quale procedura la nostra Costituzione pensata, sofferta, scritta e approvata da Parri-Pertini-La Malfa-Croce-Calamandrei-Togliatti-Moro-Einaudi-Nenni, venga riformata (!) da Renzi-Boschi-Verdini-Zanda-Barani.

E infine come il costituente Barani,che non sarebbe accettato neanche nella discussione

di un bar di periferia per la sua volgarità,si rivolge a una senatrice del M5S.

Nello stesso tempo si ha la possibilità di apprezzare la passione,la coerenza,la serietà e la competenza con cui il M5S, pur definendosi né di destra né di sinistra, fa opposizione ai provvedimenti sopra richiamati, si oppone a questa riforma Costituzionale e ne denuncia i metodi poco democratici praticati in parlamento dal PD e compagnia.

E insieme avere informazione sulle proposte del M5S: il reddito di cittadinanza,i due mandati e poi cittadino come gli altri,riduzione degli stipendi dei politi ,rifiuto dei rimborsi elettorali,lotta per eliminare i privilegi dei politici,mantenere le promesse elettorali (cosa normale in democrazia ma che in Italia è una eccezione!) e come sta sperimentando metodi di partecipazione che sono fortemente democratici.

In questo momento di babele della politica con stampa e TV asservite,con destra e sinistra tradizionale che si travasano e si mescolano, giorno dopo giorno,con uomini e provvedimenti non ci resta che questa unica possibilità per non essere ingannati.

Io che resto affezionato alle vecchie classificazioni destra e sinistra, seguendo i lavori del parlamento ritengo che il M5S,fuori dalla babele, con la sua opposizione in difesa della Costituzione,con le sue proposte,con i suoi comportamenti puliti e onesti fa tante cose che somigliano molto a quelle che in altri tempi facevano le forze che venivano classificate di sinistra.

Giuseppe Furano

 

Pubblicato in Basso Tirreno

Tra gli anni da discente e gli anni da docente praticamente la mia vita l’ho passata a scuola. Per quasi 40 anni ho insegnato Matematica e Fisica al Liceo Scientifico e per tutti i 40 anni ho sperato, e nel mio piccolo lottato, perché la scuola Secondaria Superiore si riformasse sia negli ordinamenti, nella direzione di una riduzione degli indirizzi nei licei e di una rimodulazione profonda dell’istruzione tecnica e professionale, sia in direzione delle discipline e delle ore ad esse assegnate.

 

Ho sempre ritenuto,e ritengo ancora, che l’obbiettivo della Secondaria Superiore, in un società democratica, dovesse essere quello di fornire ai giovani tra i 13 e 18 anni,futuri cittadini,gli strumenti di conoscenza e le informazioni necessarie per poter leggere,comprendere e interpretare sia il mondo fisico-biologico e l’universo tecnologico, sia l’organizzazione socio-economico della quale fanno parte per partecipare consapevolmente al dibattito e al confronto politico.

Dopo la secondaria superiore un anno, con otto ore al giorno di formazione professionale,potrebbe formare tutte le tipologie di tecnici di cui il mondo del lavoro ha bisogno.

Ma di certo la scuola italiana non aveva,al contrario, per niente bisogno della controriforma approvata con il decreto della “cosiddetta" buona scuola.

Una cosa sicuramente buona della vecchia scuola italiana,era appunto il fatto che restava una isola felice di democrazia,di collegialità e di partecipazione, non infestata dalla corruzione e dalla clientela che sta distruggendo il tessuto sociale ed economico della nostra povera Italia.

l docenti erano assegnati alle scuole rispettando insieme, i loro desiderata e graduatorie pubbliche e controllabili, redatte utilizzando titoli (laurea-abilitazione-concorsi pubblicazioni ecc.),anni di insegnamento e situazioni di famiglia.

Questo garantiva una distribuzione random delle eccellenze e delle mediocrità,cosa sicuramente buona in una scuola pubblica.

Non c’era la possibilità,se non in percentuali minime e fisiologiche,di attivare interventi clientelari da parte della politica nell’assegnazione dei docenti alle scuole.

Con il decreto della “cosiddetta" buona scuola si passa dalla scuola della collegialità alla scuola

autoritaria del dirigente padrone.

La chicca della politica renziana, che anche qui manifesta in modo palese la sua cultura autoritaria, resta la chiamata dei docenti da parte del Dirigente dagli elenchi dei ruoli territoriali e la valutazione dei neodocenti sulla base di un’istruttoria di un docente al quale sono affidate, dal dirigente stesso, le funzioni di tutor, prevedendo anche “verifiche e ispezioni in classe”; e in caso di valutazione negativa del periodo di prova: dispensa dal servizio con effetto immediato, senza obbligo di preavviso.

La chiamata diretta dei docenti da parte dei Dirigenti dagli albi territoriali sulla base dei curriculum e la loro valutazione pone problemi enormi,ne indico soltanto alcuni:

1)quali sono gli strumenti oggettivi che hanno i Dirigenti per preferire questo o quel docente?

E’ proprio fuori da ogni possibilità che si avvierà anche nelle scuole un processo corruttivo e un clientelismo ancor peggio di quello che già esiste nelle Regioni e nelle Aziende Sanitarie?

2) cosa accadrà alle graduatorie interne d'istituto?

le graduatorie interne saranno eliminate e tutti i docenti saranno sullo stesso piano, senza più punteggi e sceglierà il dirigente quale docente sarà soprannumerario e sarà mandato via dalla scuola e spedito a 100-200 Km di distanza? Su quale criterio?

3) i docenti che non sono stati oggetto di richiesta da parte dei dirigenti con quali criteri saranno assegnati alle scuole?

Chi conosce la realtà della scuola italiana sa che la valutazione dei docenti,che è sicuramente utile per premiare i migliori, è una operazione delicata che andrebbe costruita senza improvvisazione e con serie procedure scientifiche, non creando per decreto un super burocrate con il potere di decidere senza averne titoli e competenza.

Faccio un solo esempio:un dirigente laureato in lettere (ingegneria elettronica) quali competenze potrà mettere in campo per scegliere e valutare un docente di Fisica (lettere classiche)? Si affiderà al docente da lui nominato all’uopo?

Immaginate un dirigente che ha il potere di scegliere in una graduatoria (o mandare a 100-200 Km), il figlio,l’amico,l’amante,il galoppino ecc. del politico della zona o l’illustre sconosciuto/a;secondo voi chi chiamerà o chi manderà via nel 90% dei casi (per essere generosi!)?

In questo decreto non c’è nessuna preoccupazione per l’andamento e il miglioramento della scuola italiana,c’è solo un ulteriore conferma,se mai ce ne fosse stato di bisogno,dell’attuazione della cultura autoritaria del renzismo.

E se fra un po' ,ancora regnante Renzi, anche i dirigenti nelle scuole saranno nominati dagli assessori Regionali,come già avviene per i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie, il disegno autoritario sarà completo. E anche nella scuola come nella sanità sarai insegnante o medico pubblico se sarai legato alla clientela politica!

Domande senza risposta:

dopo la riforma elettorale,il jobs act,la riforma costituzionale,la riforma della giustizia,della scuola,il salvataggio di Azzollini, il continuo conflitto con il sindacato ecc.,quale senso ha che Bersani et company e giù nei ranghi inferiori (che comunque hanno la responsabilità storica di aver partorito Renzi), rimangano nella “Ditta” che non ha niente a che vedere né con la tradizione PCI-PDS-DS e neppure con quella DC?

Ma ancora di più, come facciano a stare nel PD tanti piccoli dirigenti e militanti periferici (che nei discorsi vagheggiano e si atteggiano e vogliono ancora considerarsi “di sinistra” -guai a dir loro che hanno subito una mutazione genetica!),che fino a poco tempo fa sembravano schifati di Berlusconi che,a parte le volgarità, ha solo tentato di fare quello che Renzi invece sta facendo?

Misteri del potere!                  Peppe Furano

Pubblicato in Politica

Scrive Peppe Furano: “ Sono consapevole che il ragionamento logico e la verifica delle ipotesi sul funzionamento del mondo reale (fisico,biologico e sociale) attraverso coerenti e cogenti dati sperimentali e dati numerici, utilizzati in matematica e fisica, non sono trasportabili nell’analisi politica, dove è lecito affermare e sostenere di tutto e il contrario di quel tutto quasi nello stesso luogo e nello stesso tempo.

Nel mondo della politica capita che Renzi dica di essere di sinistra e in contrapposizione Landini dica, giustamente, che se la sinistra è Renzi, Lui non è di sinistra.

Pur stante questa premessa voglio arrivare a formulare una ipotesi aiutandomi con i numeri.

Una analisi numerica dei risultati delle elezioni in Italia dal 2013 ad oggi (politiche-europee-regionali-comunali) ci mostra che gli aventi diritto al voto che effettivamente esercitano questo diritto è intorno al 50% (con punte min del 34% come in Emilia Romagna alle regionali!).

L’altro 50% avente diritto al voto che non va a votare esprime una forma di protesta contro questa classe politica di destra e di sinistra che ci ha governato da venti anni a questa parte!

Del 50% che è andato a votare,circa il 5-6% ha votato scheda bianca o ha annullato la scheda e circa il 20-22% ha votato M5S che sicuramente sono altri due modi diversi dall’astensione per esprimere la protesta e la lontananza dalla politica di destra e di sinistra.

Sommando tutte le percentuali di elettori che in modo o nell’altro esprimono democraticamente la loro protesta nei confronti della politica si arriva alla percentuale del 63-64% degli aventi diritto.

Un dato che dovrebbe preoccupare qualsiasi cittadino,qualsiasi dirigente politico e qualsiasi uomo delle Istituzioni che abbia a cuore la democrazia.

Qualsiasi rappresentante del popolo che dovesse ritenere tali percentuali poco significative, dovrebbe, come minimo, essere guardato con diffidenza. Se poi,come è effettivamente successo, è il Presidente del Consiglio,nonché segretario del PD, a ritenere tali percentuali “fatto secondario”,allora ogni cittadino dovrebbe prendere atto che in Italia la democrazia rappresentativa è in gravissima e pericolosissima crisi.

Facendo un po' di facili conti si ottiene che solo il 36-37% degli aventi diritto al voto in Italia è andato a votare e ha votato i partiti tradizionali (PD,FI,FdI,lega,NCD,SEL e le altre piccole formazioni di sinistra).

Andando oltre, ragioniamo su questo 36-37%, facendo una domanda semplice: quanti di questi cittadini che hanno votato i partiti tradizionali hanno espresso un voto di opinione non legato a clientela e/o corruzione (micro-piccola-media-grande-macro)?

Prima di rispondere vorrei si ricordassero alcune cose:

a) quello che ha affermato il governatore della Puglia Emiliano “nessuno può pensare di diventare governatore della Puglia contro le aziende che gestiscono il ciclo dei rifiuti …sono aziende che finanziano pesantemente le campagne elettorali e hanno un peso elettorale molto pesante;

c) quello che ha scritto Barca riferendosi al PD romano “c’è un PD cattivo,ma anche pericoloso e dannoso,dove non c’è trasparenza e neppure attività, che lavora per gli eletti anziché per i cittadini e dove traspaiono deformazioni clientelari e una presenza massiccia di carne da cannone da tesseramento……il partito perde la fiducia dei cittadini,attrae chi cerca favori o rapide carriere,allontana i migliori,scivola nella collusione con l’Amministrazione, diventa brodo di coltura della corruzione”;

Ricordando inoltre che quanto è emerso per l’Expo di Milano, il Mose di Venezia e gli altri innumerevoli più piccoli scandali può far ritenere con sensatezza che quanto affermato da Emiliano e Barca non valga solo per il PD,la Puglia e Roma, ma sia un sistema che vale da destra a sinistra e da Pordenone a Siracusa.

Se così è, non è lontano dalla realtà ritenere che l’80% di quel 36% di elettori che votano i partiti tradizionali non esprime un legittimo voto di opinione ma un voto di clientela-corruzione (micro-piccolamedia- grande-macro).

Ed è con un filo di tristezza e di pessimismo proprio dell’intelligenza che mi sono posto la seguente domanda: stante questa realtà quali speranze di cambiamento restano agli italiani che vorrebbero vivere in un paese dove la politica sia servizio per la collettività,dove i politici non siano a vita,dove i rappresentanti delle istituzioni non solo siano al di sopra di ogni sospetto di malaffare, ma anche di moralità superiore a quella di un qualsiasi cittadino onesto, in un paese dove si fa politica per passione e vocazione e non per costruirsi privilegi assurdi,in un paese dove valesse quanto “sai” e non solo chi “conosci” ?

Ritenendo non realistico,a breve,portare a votare quel 50% che rimane a casa,che quell’80% che vota per clientela-corruzione i partiti tradizionali non li smuovi,l’ottimismo della volontà mi ha fatto ritenere che alla domanda ci sia una sola realistica risposta:

Una speranza di cambiamento si può realizzare solo se il M5S, che sembra aver consolidato il suo 20%, sia aiutato a diventare alle prossime elezioni il primo partito al primo e secondo turno.

E chi lo può e lo dovrebbe aiutare?

Tutti gli elettori che sono andati a votare e hanno espresso un legittimo voto di opinione,tutti quelli che hanno simpatia per i partitini e i movimenti dell’universo di sinistra (Landini,la sinistra interna al PD ecc.) che forse, anche sinceramente, hanno come obbiettivo quello di abbattere questo sistema corrotto e corruttore.

Questi elettori e soggetti politici devono prendere atto di un dato reale, non è possibile, qui e ora, costruire un quarto polo che possa essere vincente e che l’unica vera e realistica speranza rivoluzionaria di cambiamento in questo ventunesimo secolo è data dal M5S e che sia realistico e sensato politicamente che lo aiutino, se è possibile a migliorarsi,senza nulla chiedere a vincere.

Non condivido sempre e tutto quello che dice e sostiene il M5S,e spesso mi sorge il dubbio che ciò possa dipendere dalla mia incapacità di rapportarmi alla democratica dimensione rivoluzionaria di questo movimento.

Tutte le volte che ascolto gli eletti, Di Maio,Di Battista,Taverna ecc.,sento quel senso di pulizia,di entusiasmo,di sogni,di utopia,di sincerità,di corrispondenza tra le parole e i fatti che sono alla base di ogni speranza di cambiamento.

Questo rafforza sempre più in me il convincimento che oggi in Italia una rivoluzione potrebbe democraticamente realizzarsi se questi giovani onesti potessero andare a governare il nostro paese. Giuseppe Furano

Pubblicato in Italia

Quale miglior cronista e commentatore delle vicende politiche di uno che le ha vissuto e che ora le vive, ma che nella cronaca puntuale riesce e conservare la sua indipendenza culturale di libero cittadino?

Ed ecco quello che succede a Cleto viste da Peppe Furano!

“A Cleto a circa un mese dallo scioglimento anticipato del Consiglio Comunale si è avviato il lavoro politico in vista delle prossime amministrative.

Da oggi e fino alle prossime elezioni amministrative cercherò di fare anche il cronista commentatore politico per informare periodicamente i cittadini.

Perché questa esigenza? Per due motivi, il primo perché ritengo che, anche in una piccola comunità ,sia utile al processo democratico una periodica informazione pubblica e scritta,che raccolga ma vada oltre il passa parola o le discussioni del bar e si sforzi di fare analisi politica, il secondo perché mi piace interessarmi e scrivere di politica sia nazionale che locale.

Sono consapevole che, essendo parte in causa, non mi sarà facile dare informazione sui fatti,sugli avvenimenti e fare commenti in modo obiettivo, ma ci proverò facendo anche appello alla mia formazione scientifica che mi ha abituato a vedere la realtà per quella che è e non per quella si vorrebbe fosse.

Anche se ad onor del vero bisogna convenire che una cronaca politica obbiettiva è molto rara anche a livelli alti!

Intanto informerò,per ogni intervento, se sto facendo il cronista o la parte in causa.

Poi sarà chi mi vorrà leggere a giudicare dell’obiettività della mia informazione.

In questo articolo voglio fare il cronista-commentatore.

Per comprendere e valutare quello che sta accadendo nella politica cletese in questi giorni è necessario riprendere quanto accaduto,almeno, nelle elezioni amministrative

2009 e 2011.

Sia nelle elezioni amministrative 2009 che in quelle del 2011 a Cleto ci sono state tre liste civiche contrapposte, con capilista Giuseppe Furano,Giuseppe Longo e Giuseppe Filice.

I tre capilista hanno storie politiche e amministrative sicuramente diverse e contrapposte.

Dal 2011 e fino al primo di aprile 2015 ha amministrato Cleto la lista Longo.

Lo scioglimento anticipato del Consiglio Comunale si è verificato in quanto il vicesindaco Bossio,l’assessore Briglio G. e la Consigliera Briglio M. non si sono più riconosciuti nella maggioranza.

Di fatto il gruppo Longo si è diviso tra i sostenitori del Sindaco e i sostenitori dei fuoriusciti.

I motivi dei contrasti politici all’interno dell’amministrazione sono stati dati in modo ufficiale, attraverso articoli, e sono ripetuti giornalmente in ogni posto sia dai fuoriusciti, sia dal Sindaco Longo. Chiaramente ogni parte racconta la sua versione dei fatti.

Il gruppo che fa capo a Filice è stato abbandonato da alcuni grandi elettori.

Come cronista, raccogliendo le voci, posso dire che pare che il contrasto all’interno del gruppo sia scaturito per una questione di candidatura a Sindaco,ma è onesto aspettare che gli interessati,almeno quelli che vogliono continuare a fare politica attiva a Cleto,anche per rispetto della democrazia e dei cittadini, facciano una comunicazione pubblica.

Anche nel gruppo “Cleto Futuro” c’è stato un qualche smottamento. Una candidata nelle liste “Cleto Futuro” alle amministrative 2011 e un gruppo di grandi elettori pare non si riconoscono più nelle ragioni politiche che hanno ispirato “Cleto Futuro”.

Anche in questo caso sarebbe utile per il dibattito democratico e per rispetto dei cittadini,almeno da parte di chi vuole continuare a fare politica attiva a Cleto, che ci fossero delle motivazioni ufficiali per il distacco.

I fuoriusciti dai gruppi Furano,Longo e Filice dopo una serie di incontri informali tra singoli, hanno avuto due incontri semi ufficiali con la chiara intenzione di formare un gruppo per partecipare alle prossime elezioni amministrative.

Il gruppo al momento si può dire che sia retto da un quadrunvirato,Bossio e Falsetto (fuoriusciti dal gruppo Longo) Roppo Valente (fuoriuscito dal gruppo Filice) e Isabella (fuoriuscita dal gruppo Furano).

E’ chiaro che questo gruppo, che è formato per lo più di giovani,e questo è sicuramente cosa buona, deve trovare in primis un qualche coagulo politico amministrativo interno che sia diverso dal semplice “essere giovane”.

Poi deve indicare,a breve, un leader o un portavoce o un eventuale capolista riconosciuto che sia abilitato a comunicare il progetto del gruppo ai cittadini ed eventualmente confrontarsi con gli altri gruppi.

E’ evidente che, al momento, la nascita di questo nuovo gruppo non semplifica la vita politica a Cleto,ma la rende ancora più frammentata.

Se il nuovo gruppo,scelto al suo interno il leader e/o il capolista, andrà per la sua strada, si potrebbe verificare che alle prossime elezioni amministrative a Cleto si confronteranno quattro liste.

Quattro liste che si confrontano in elezioni amministrative in un paese di circa 1400 abitanti danno il segno evidente di un paese in crisi che non è capace di fare mediazioni politiche e trovare una da una parte una sintesi tra posizioni culturali e idee amministrative differenti, dall’altra una mediazione tra legittime aspirazioni personali.

E’ evidente che a Cleto come in tutt’Italia i confini destra-sinistra, conservatori-progressisti sono saltati e i significati di queste parole non trovano più concreta applicazione nell’agire e nella prassi delle formazioni politiche nazionali e locali.

Come commentatore politico penso che sarebbe invece utile che, a partire dal livello del più piccolo paese, le liste concorrenti potessero essere identificate per la diversità delle idee,dell’ideologie, dei progetti,delle visioni della società,della politica e della sua prassi quotidiana e progettuale.

A Cleto,per il bene di questo paese, sarebbe ottimale il confronto tra due liste formate,

in primis, da persone con una visione della società della politica e della prassi politica il

più possibile omogenea.

In secundis le liste dovrebbero essere composte da persone competenti e motivate che nei rispettivi ruoli di sindaco,assessore o consiglieri siano capaci di portare il loro contributo sia che diventino maggioranza sia che diventino minoranza per tutto il periodo del mandato.

Se, a Cleto, questo attivismo dei giovani, che hanno voglia di impegnarsi in prima persona nella politica locale,fatto di per sé positivo, saprà innestare un vero e autentico rinnovamento del fare e vivere la politica in questa direzione, questo può diventare un vero e autentico evento rivoluzionario e positivo per Cleto. Giuseppe Furano

Pubblicato in Calabria

La riforma del lavoro (jobs act,perchè questo nome inglese poi!) votata dal governo Renzi (che si definisce di sinistra), raccontata nella sua essenza, elimina l’art. 18 e concede incentivi alle aziende per le nuove assunzioni.

Questa riforma piace molto a Confindustria, poco ai sindacati e ai lavoratori. Se è vero che questa riforma è una riforma di sinistra,come sostengono molti rappresentanti del governo e del PD, se ne deve dedurre che Confindustria e Sindacati vivono in un mondo che non c’è!

Ora se è pensabile che i lavoratori possano essere ingannati da quelli da loro votati per rappresentarli (e spesso è capitato nei vari periodi storici e oggi solo i ciechi o quelli in malafede non riescono a vederlo!),è veramente poco credibile che la Confindustria si faccia ingannare da un Renzi qualsiasi.

Pertanto se il jobs act piace a Confindustria possiamo stare tranquilli che è sicuramente conveniente per Confindustria!

E in estrema sintesi cosa prevede questo famoso jobs act:

Gli incentivi alle assunzioni determinano per l’aziende un risparmio di 8000,00 euro all’anno per ogni nuovo contratto con le cosiddette tuteli crescenti.

Una riduzione del costo del lavoro del 30%, non sono parole ma cose concrete,che si toccano.

Per il lavoratore, ci sono le parole “contratto a tutele crescenti”!

Ma cosa si nasconde dietro queste parole? La fregatura del contratto a licenziamento libero per qualsiasi causa: economica, aziendale, che sia vera o fasulla. Ogni piccolo sgarro può essere motivo di licenziamento senza possibilità di reintegro.

Ma i furbetti del renzismo galoppante spiegano al povero lavoratore che è tutto fatto a loro vantaggio.

E con stampa e TV martellante, giorno dopo giorno, sono riusciti ad ipnotizzare tanti lavoratori (tanti sono intenzionati a votare ancora il PD!) che una minore tutela legale del lavoro genera un aumento dell’occupazione.

Poi, oramai sicuri dello stato di ipnosi dei lavoratori, politici PD,Tv e giornali asserviti, lo dicono e ripetono più esplicitamente e senza pudore: se togliamo quegli “odiosi diritti” conquistati dai tuoi genitori e tu diventi un lavoratore più conveniente,più flessibile e più ricattabile,cioè permetti un tuo più corretto sfruttamento, c’è più occupazione e tu “stai più sereno”!

Se solo i lavoratori avessero un po' più di memoria e un po' più di furbizia,ricordando che l’OCSE (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) già negli anni novanta faceva l’ipotesi che una minore tutela legale del lavoro avrebbe prodotto maggiore occupazione e che dieci anni dopo la stessa ocse riconosceva che non c’era nessuna prova che confermasse quell’ipotesi, fuori dall’ipnosi, in questo giorno della festa del lavoro, da tutte le piazze d’Italia dovrebbero alzarsi un solo grido verso questo governo: Non siamo così grulli e “stai sereno tu, Renzi” (Vaffa….).

Pubblicato in Basso Tirreno
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