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I politici che si battono per la stabilizzazione di parenti, elettori e sodali sono perseguibili?

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Che strana Italia!

Da un lato si legge che l’ICE( istituto per il commercio con l’estero) ha dismesso( cioè ha avviato in mobilità) un quarto della sua forza lavoro. Il che è una grande stranezza visto che comunque si tratta di gente che non risulta più funzionale ad un ufficio pubblico ma che viene comunque pagata ( quale sarà il risparmio, poi?).

Dall’altro si legge che il “silenzioso” governo Letta emana il dl 101/13 con il quale vieta la assunzione di nuovi precari e finalmente chiama a responsabilità i funzionari che creano la spesa con la piena consapevolezza che tanto poi i precari in qualche modo saranno stabilizzati.

Intanto leggi di un esercito di precari e ti domandi chi mai li avrà creati e come saranno stati scelti. Certamente non con un concorso.

Un ese rcito che fa pressione in nome del diritto al lavoro, quel diritto mai sufficientemente tutelato.

Ed è così che si crea il “diritto” alla stabilizzazione.

Ma se esiste il diritto alla stabilizzazione allora esiste il diritto alla precarietà, nel senso che si prendono parenti, elettori, sodali li si precarizza e poi li si stabilizza. Alla faccia di tutti gli altri

Ed è qui che nasce la domanda.

Visto che per esempio in Calabria sia i politici del PD che del PDL e tutte le sigle sindacali vogliono la stabilizzazione dei precari non è che ci si trova di fronte ad un vero e proprio reato penale quando la precarizzazione e la successiva stabilizzazione viene fatta verso parenti, elettori e sodali?

Sembrerebbe di si. Ma quale Procura sarà mai capace di contestarlo?

Redazione TirrenoNews

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