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Quest’anno la S Messa in onore del patrono dei vigili urbani San Sebastiano è stata celebrata nella bellissima chiesa monumentale di san Bernardino.

Folto il pubblico dei fedeli presenti

Nella gran parte congiunti dei vigili che hanno prestato servizio o che prestano servizio nel corpo municipale di Amantea.

Durante la messa sono stati ricordati tutti i vigili urbani che hanno lasciato questa terra ma che per ricordare ed onorare i quali erano presenti vari congiunti.

Presenti l’ex comandante Giuseppe Provenzano .

Insieme alcuni amministratori, tra i quali il sindaco Michele Vadacchino, la Presidente del consiglio Monica Sabatino, i consiglieri Vincenzo Pugliano e Marcello Socievole ai quali si sono poi uniti Gianfranco Suriano e Biagio Miraglia. Ed in quarta fila il cosigliere ed ex assessore Antonio ( Tonino) Carratelli

Presenti i rappresentanti delle forze dell’ordine tra i quali il comandante del Corpo Forestale dello Stato della stazione di Longobardi , il comandante la Stazione dei carabinieri di Amantea, il vicecomandante ed un graduato della tenenza della Guardia di Finanza di Amantea .

Presenti anche l’Unitalsi, la Croce Rossa, l’associazione dei carabinieri in congedo e dei marinai d’Italia

Presente con tutti i suoi componenti il Corpo di polizia Municipale di Amantea dal comandante ai vigili precari in attesa di stabilizzazione

A celebrare la S Messa padre Francesco Celestino

Una lunga e sentita omelia ha arricchito la S Messa con il sentito invito alle forze dell’ordine di garantire la sicurezza della comunità rappresentando nei comportamenti quotidiani il sacrificio e l’impegno tipico degli uomini in divisa

Ricchi doni sono stati offerti durante la Messa tra cui i simboli della divisa di Vigile Urbano quali il cappello ed il fischietto.

Subito dopo la S Messa è stato offerto un ricco buffet e si è svolta una seguita conferenza stampa con presentazione dei risultati conseguiti dal corpo della polizia municipale di Amantea nel corso del 2013.

il vigile Morelli le vigilesse Guido Rizzo, Perna, Aloe e

gli amministratori ed il comandante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

i doni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il pubblico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CC e marinai in congedo

 

 

La forte denuncia di Gianfranco Perri contro l’amministrazione comunale.

La storia è tratta da facebook, la nuova agorà virtuale che permette in tempo reale di sapere i fatti e di sapere degli stessi cosa pensano gli uomini più o meno interessati.
Ecco cosa scrive l’ingegnere Gianfranco Perri della Perri@group Soluzioni Informatiche:

“Ringrazio infinitamente Andrea Scala, per aver pubblicato prontamente questa Determina.
http://www.comune.amantea.cs.it/index.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=6659&tmpl=component&format=raw&Itemid=174
ndr (la determina si riferisce all’impegno di spesa di € 4.370,00 relativo alla realizzazione del nuovo sito internet del Comune di Amantea).

“la determina che mi ha toccato personalmente – continua Gianfranco Perri - in quanto dopo è la dimostrazione del marciume che ormai si consuma all'interno del Comune di Amantea.
Oggetto: CREAZIONE NUOVO SITO INTERNET DEL AMANTEA.
Approvazione impegno di spesa di ben 4.370”.

“Questa determina mi da la possibilità di dimostrare la clientela - scrive Perri - adoperata da queste persone a 360° gradi in vista di queste prossime elezioni.
Nel 2009 il sottoscritto dopo che non c'erano mai stati soldi per me, visto che non facevo parte della loro cricca, grazie all'impegno personale dell'allora Segretario A. Rende e dei 3 Commissari riesco ad ottenere la seguente Determina da 4.500 € con i seguenti servizi: Assistenza Hardware e Software di tutto il Comune per anni 1, Monitoraggio del Sito Internet Comunale, e tutto quello che concerneva la parte informatica”.
“ Si ottiene tutto ciò – continua - ed il ragioniere del Comune era assolutamente contrario a tale situazione alchè per darmi l'incarico fui costretto ad accettare di RIFARE TUTTO IL SITO COMUNALE "GRATIS" e DICO "GRATIS", ovviamente tutto questo perchè ero uno che veniva dato per schierato politcamente da un'altra parte, dimostrazione che le parole che gridano sul palco sono tutte false dal "puntiamo sui giovani", "l'intelligenza del giovani", ecc.... ed oggi questa manna di determina mi ha dato l'input per denunciare tutto questo schifo, perchè solo questo mi fa ormai schifo.
La lotta sarà dura combatterla perchè tutta questa gente alla quale viene fatto il piacere, diranno che loro sono i migliori e stanno andando a cercare di recuperare dapertutto.
Sono tarato – conclude Gianfranco Perri - ma non riesco a mettermi in testa che dovevo leccare per dimostrare il mio valore a questi scienziati, per fortuna che tutti i miei clienti lo hanno capito ahahah”.

Pubblicato in Primo Piano

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa

AMANTEA (CS), martedì 14 gennaio 2014 – Che i proiettili contenuti in una busta e le parole ancora più brutali che li hanno accompagnati, possano non fermare l’impegno ed il lavoro di un cittadino chiamato democraticamente a governare la cosa pubblica in un momento in cui fare il Sindaco non è per nulla cosa facile.

È quanto dichiara l’On. Mario PIRILLO nell’esprimere solidarietà al Sindaco di Cetraro Giuseppe AIETA, destinatario, nei giorni scorsi di messaggi minatori.

Esprimo la più totale vicinanza – dichiara l’Europarlamentare PIRILLO - al Sindaco di Cetraro Giuseppe AIETA, vittima di un vile atto intimidatorio. Da troppo tempo Amministratori responsabili e coscienziosi scontano il prezzo più alto per percorrere le strade della legalità e della giustizia sociale. Sentimenti di amicizia mi legano al caro Giuseppe, al quale va tutto il mio appoggio e la mia solidarietà. È da riconoscere – aggiunge - fare il Sindaco in un momento difficile come quello che l’Italia ed in particolar modo il Mezzogiorno sta attraversando per via della crisi economica, della distanza che sembra essersi creata tra cittadini ed istituzioni, e delle difficoltà che un Comune oggi come non mai è costretto a fronteggiare, non è per nulla cosa facile. Ai Sindaci andrebbe mostrata, quotidianamente, vicinanza e solidarietà per un impegno che non risparmia da energie e preoccupazioni. Al Primo Cittadino di Cetraro, Giuseppe AIETA giunga il messaggio di solidarietà di chi crede che le autorità competenti riusciranno a fare chiarezza su episodi che non devono ripetersi e che devono trovare unite le comunità nella necessaria reazione civile.

Amantea. Inizia il 2014 dopo un 20134, un anno sicuramente annoverabile tra i più difficili.

Inizia il 2014 con la speranza che non sia peggiore del precedente.

Speriamo.

Ma non è che ci siano certezze di un anno positivo.

Anzi, al contrario, tanti temono che ci sarà sempre meno lavoro, in particolare per i disoccupati( giovani od anziani poco importa), che il lavoro interessi sempre i soliti noti, gli amici degli amici, che i negozi chiudano, che le tasse aumentino sempre di più, che ipolitici ci prendano sempre di più in giro e che noi per paura od altro si faccia finta di credere loro.

Ci resta poco. O molto, a secondo di che cosa ci si aspetta giorno dopo giorno.

Tra le cose che ci restano ci sono sicuramente questi meravigliosi tramonti che nessuno, nemmeno i peggiori amministratori che Amantea abbia mai avuto, potranno toglierci.

Vi presentiamo due foto.

La prima, la piccola vi offre l’immagine del centro storico che si ammanta di questo meraviglioso rosa che alcuni tramonti spandono nell’aria colpendo case e rocce spegnendo tutto il negativo che si nasconde tra le mura di un meraviglioso ma abbandonato centro storico.

La seconda, la media, vi offre l’immagine del tramonto: il mare pieno dello Stromboli, il cielo pieno di nuvole meravigliosamente riempite del rosso di un fantastico ed unico tramonto.

E’ durato poco, troppo poco, ma ha riempito il cuore di chiunque ha avuto la opportunità di coglierlo in tutta la sua magnificenza.

  1. A)“Amantea.Che cosa ti ha portato la Befana?” Chiede il misterioso amanteano alla città
  2. a)“Ma come? Ancora credi alla Befana?” Risponde la città.
  3. A)“Perché non dovrei crederci? Tu non credi, ancora, alla politica, o meglio ai politici?” Risponde un po’ piccato l’amanteano cercando di far ritornare la sua città sul binario del gioco di domande e risposte, ben sapendo che il dialogo tra la città ed i cittadini sembra essersi spezzato da tempo, forse irrimediabilmente.

b)“Touché!”. Risponde amaramente Amantea. “Già ! Hai ragione credere ai politici è come credere alla Befana”.

A)Ed allora il misterioso cittadino spara il suo “Lo sai quale è la differenza tra la befana ed i politici? “

b)“No!” Risponde dopo un lungo attimo di riflessione e guardandosi intorno alla ricerca di suggerimenti od indicazioni che,però, non pervengono

A)Sorride sornionamente l’amanteano, intuendo di avere di fronte una città vecchia e che non si aggiorna, che non vive il suo e nostro oggi, che non sa rispondere ad una domanda, che manca di fantasia, che non sa sorridere di se stessa e nemmeno delle sue componenti…..... “La prima è che normalmente la befana porta doni, mentre i politici portano fregature e tasse”

“La seconda è che la befana tratta i bambini da bambini, mentre i politici trattano tutti come bambini.

“La terza è che la befana dura un giorno, ed invece i politici quando va male durano 5 anni e se va malissimo si ricandidano”

“La quarta è che la befana viene festeggiata mentre i politici si festeggiano da soli.

“ E potrei continuare…..”

b)“ Insomma si capisce che ai politici preferisci la befana: ma poi?” chiede la città.

A)“No! Ci stiamo perdendo. T i ho chiesto cosa ti ha portato la befana?” Insiste il cittadino, ora un po’ infastidito. “ Doni o cenere e carboni?”

b)“Ok, ok! Mi hanno telefonato tantissime persone chiedendomi di interporre i miei buoni uffici per farle eleggere sindaci per i prossimi anni, promettendomi mare e monti. Pensa che uno di loro, sapendo quanta amarezza avverto per la dissacrazione urbanistica del “mio” territorio, mi ha detto che bloccherà tutto il selvaggio processo urbanistico in essere destinando lo spazio residuo libero ad opere di urbanizzazione, primarie e secondarie, tipo parchi a verde , piste ciclabili, parcheggi, eccetera. Ed un altro mi ha detto di non credergli perché proprio lui ha investito comprando un sacco di terreno che ora intende rendere edificabile. Non so a chi credere…!”

A)“A nessuno, a nessuno!” Ricorda che sono politici…..” interrompe l’amanteano.

b)Amantea lo guarda, perplessa. “ Ma insomma tutti coloro che si candidano sono ipocriti?” domanda la città.

A)“No! Almeno spero. Forse qualcuno che vuole salvarti ancora c’è! Ma deve amarti intensamente, perché solo amando te riuscirà ad amare gli amanteani. Diffida allora di chi vuole candidarsi per avere un posto al sole. Di chi ha finora dormito lasciando che tu piano, piano morissi, come stai morendo, ed ora pensa di potersi spendere per salvarti. Guardati intorno e vedi in che stato ti ritrovi . E soprattutto comincia a capire chi ne sia responsabile. Un’ultima cosa. Attenta non è, né sarà mai, la befana a portarti qualcosa. Dovrai essere tu ad insistere per scegliere cosa ti serve e per averla. Ecco perché questa volta se vuoi salvarti dovrai saper scegliere i nuovi amministratori”.

b“ E come faccio? Dammi un suggerimento.” Chiede la città

A)“Prova a cambiarli. TUTTI.” Risponde l’amanteano

b)“ Forse hai ragione! Ci proverò. Ma tu riferisci agli amanteani che ho bisogno di loro. Ma solo di quelli che mi amano più di se stessi”

A)”Lo farò!”

La statale 18 della costa tirrenica cosentina era presidiata , da SUD, dai photored di Amantea e, da NORD, dai photored di Scalea. Del tipo “ chi siete, quanti siete?: due fiorini”

Poi il 21 luglio 2012 l’Anas con verbale 9732 elevava verbale di contestazione all’amministrazione comunale per violazione dell’art 21 commi 1° e 4° del CdS, per aver realizzato un manufatto segnaletico ( photored) senza la preventiva autorizzazione del proprietario della strada.

I photored vennero fortemente contestati dai consiglieri di opposizione( evidentemente lì ci sono!) i quali più volte avevano fatto notare che la presenza di quei dissuasori era un modo “per far cassa” e poco a che fare aveva con la sicurezza che, anzi, rischiava di essere compromessa.

Anche a Scalea, come ad Amantea , chi giungeva alla SS18 provenendo dal centro, pur passando con il rosso, non veniva immortalato dai photored. E questa condizione compromette la famosa “sicurezza” che si diceva di voler assicurare agli automobilisti.

Poi il 12 luglio 2013 l’arresto del sindaco di Scalea e la decapitazione del comune.

Il 16 luglio la nomina dei commissari prefettizi.

E fu sotto il loro governo che ad agosto 2013 i photored ai semafori di Scalea vennero smontati.(come a dire finchè ci sono arresti c’è speranza!)

E l’avvocato scaleota Mauro Campilongo evidenziando che aveva chiesto più volte l’interruzione del funzionamento dell’impianto, disse il problema fu risolto: ” Ci ha pensato il commissario prefettizio Massimo Mariani che tra i suoi primi atti al comune di Scalea ha ordinato la rimozione del photored!

Intanto il Giudice di pace, adito da numerosi automobilisti, ha dato loro ragione

Ed ecco perché siamo sorpresi della decisione dello stesso commissario di ricorrere in appello davanti al Tribunale di Paola alle sentenze emesse dal giudice di pace favorevoli agli automobilisti.

Ma come? I commissari prima fanno smontare il photored e poi ricorrono in Tribunale contro le sentenze del Giudice di pace?

Che cosa mai è successo?

Lo leggiamo dalla delibera di Giunta n 167 del 19 dicembre 2013( praticamente un regalo di Natale)

E leggiamo che:

  1. La delibera è stata adottata non dal Commissario Massimo Mariani, ma dal sub Commissario Domenico Giordano del Dirigente Servizio Contabilità e Gestione Finanziaria.
  2. Il sub commissario ha preso atto che l’orientamento della Prefettura di Cosenza è orientato al rigetto dei ricorsi presentati dagli automobilisti contravvenzionati ( circa 100 rigetti!)
  3. Le sentenze del Giudice di pace sono avallate da riferimenti legislativi superati “ da altre novelle legislative”
  4. il comune deve difendersi fino all’ultimo grado di giudizio salvo che non vi siano ragioni diverse di “utilità e convenienza”, nella situazione non riscontrate! Ed allora la delibera per tutelare le ragioni e gli interessi del comune di Scalea. Quali?
  5. L’ orientamento del Tribunale di Paola nel caso di Amantea è a favore dei comuni e non degli automobilisti. In sostanza il “caso” Amantea fa scuola.

E pensare che gli scaleoti difesero Amantea durante l’assedio francese!

Peccato che nessuno, sembra, abbia letto le sentenze del Tribunale di Paola che condannano gli automobilisti ma che pagano soltanto gli avvocati, non il comune!.Dov’è allora la utilità per l’ente?

Non solo, ma resta sempre il mistero della disattivazione del photored.

Se sono legittimi e fanno cassa perché non si riattivano?

Se sono un atto di tutela degli automobilisti allora la disattivazione è contraria agli interessi degli scaleoti?

Chissà se il Tribunale terrà conto che il photored venne attivato illecitamente?

Pubblicato in Alto Tirreno

Erano le prime ore del mattino di ieri 23 dicembre quando Amantea è stata invasa da circa 60 carabinieri. Presenti anche le unità cinofile

Una operazione ”preventiva” e di “pulsione” , che ha dato luogo ad un vero e proprio presidio della città.

Era il sesto anniversario delle operazione “Nepetia” che portò all’arresto di una quarantina di persone.

Posti di blocco in ogni zona cittadina per controllare i movimenti delle auto.

Una sessantina di auto controllate e circa una novantina di persone identificate.

Una ventina invece le perquisizioni , tutte espletate su persone già note alle forze dell’ordine.

Perquisizioni mirate alla ricerca di armi, munizioni, fuochi di artificio non consentiti

Di particolare interesse la ricerca di sostanze stupefacenti

E’ stato interessato l’intero territorio compresa la frazione di Campora SG

A condurre l’operazione il comandante della compagnia di Paola, capitano Luca Acquotti.

La notizia si è diffusa subitaneamente per tutta la città che raramente ha visto un siffatto spiegamento di forze dell’ordine.

Non sono noti rinvenimenti di armi e droghe.

Tantomeno di arresti o denunce

Pubblicato in Cronaca

Il quadro politico di Amantea sembra essere senza alcuna possibilità di sviluppo, drammaticamente immerso e bloccato nelle trincee di un immobilismo totale.

Ed in queste trincee, mangiano, dormono e vivono, senza speranza e senza futuro, come in salamoia, gli amanteani.

Vivranno così, almeno, fino alle prossime consultazioni amministrative della primavera del 2014, ma si corre il rischio che possano anche restarci per altri cinque anni , se non morirci.

Dipende da loro.

Dipende dalla loro voglia di riscattarsi da una situazione così prepotentemente negativa.

La verità è che queste trincee ospitano un esercito di votanti che è abituato ad ubbidire , a ripagare quanto è stato loro donato dalla politica od a stare zitto per avere la speranza che si realizzi la ennesima promessa ricevuta.

Un popolo nel quale vivono molte teste di legno che difenderanno i politici ma pensando di difendere se stessi.

Un popolo che si ritiene levantino, cioè scaltro, furbo, truffaldino, figlio, cioè, di quei mercanti astuti e spregiudicati, che hanno solcato per millenni il bacino del mediterraneo, ma senza esserlo.

Un popolo che si dichiara teoricamente pronto a viaggiare verso l’ignoto ed a superare ogni limite geografico e culturale, ma che in realtà è solo un popolo che annovera soprattutto commercianti imbroglioni ed acquirenti fessi, venditori e compratori di fumo.

I levantini istrionici, espansivi, caldi ed accomodanti, simpatici e fascinosi, affaristi esperti, serpentini e scaltri, sono stati finora nella classe di governo, quella che ha fatto prima scavare le trincee destinandole al popolo bue lasciando i propri gregari a sparare ogni tanto un colpo per impedire che gli amante ani osassero alzare la testa.

E così gli eserciti politici sia storici che in via di formazione si studiano e si confrontano da lontano, mostrando i muscoli e le armi e così tentando di acquisire nuovi adepti per le proprie fila.

Alcuni dei generali di un tempo sono stati fermati dalla magistratura, ma non sono andati via, anzi sorvegliano il campo di battaglia pronti, magari, a schierarsi con l’esercito vincente, non potendolo formare e guidare.

La minoranza, ove mai sia esistita, si è squagliata come neve al sole; al massimo dando luogo a micro rigagnoli pronti a confluire in quelli più grandi, spostandosi a destra od a sinistra a seconda della propria intuizione. Certo l’acqua non sale verso l’alto se non diventa prima inavvertibile vapore acqueo e dopo aver lasciato a terra le proprie vergogne, le proprie porcherie.

I personaggi di grande respiro e di grandi speranze appaiono più supposti che veri ed al massimo mostrano i pennacchi variopinti, ma non hanno eserciti.

La sinistra sembra solo una posizione, e così la destra. In queste condizioni non si comprende nemmeno cosa sia il centro sinistra od il centro destra.

Infatti ad Amantea sembra che non ci siano più partiti politici, ma solo gruppi di interesse e di potere.

L’unica novità è la proposta del segretario del PD di costituire una lista di centro sinistra aperta anche ad un centro illuminato e progressista. Ma ci si chiede se davvero la sinistra sarà così aperta ed illuminata.

Ma sono almeno 20 anni che Amantea muore di lite civiche.

Il PDL non c’è più. Il NCD sembra sconosciuto e Forza Italia non appare rappresentativa. Salvo che…….

Esiste solo l’UDC, che potrebbe essere il motore e la cinghia di trasmissione per la formazione di una nuova compagine politica allargata al nuovo ed al positivo.

Ne sarà capace o si farà mantenere nel fango delle trincee a morire di inedia e di freddo?

Giuseppe Marchese

Pubblicato in Politica

IL CODICE MINIATO DELLA “SYNOPSIS HISTORIARUM” DI JOANNES SCYLITZES, RISCOPERTO SUL WEB

di Vincenzo Segreti

La Synopsis Historiarumdello storico bizantino Joannes Scylitzes (o Skylitzes o Scylitze), “Küropalàtёs” e “Drüngàrios” (maestro di palazzo e gran capo della guardia alla corte di Bisanzio), recentemente rinvenuta sul Web (www.bne.es) dall’amanteano Giuseppe Sconza Testa, cultore di memorie patrie ed esperto internauta, con le sue 574 splendide miniature che illustrano il testo, riapre, per alcuni aspetti, il discorso sulle dominazioni bizantina e saracena della Sicilia, della Calabria e particolarmente sulla città di Amantea.

Sin dall’epoca dei normanni, subentrati ai bizantini dopo la resa di Bari (1071), il codice, redatto in Sicilia nel difficile greco medioevale, era fra i manoscritti del convento basiliano di S. Salvatore di Messina, dove nella seconda metà del 1400 fu visionato e apprezzato dall’umanista e grecista Costantino Lascaris di Bisanzio. Il pregevole compendio miniato fu trasferito dal vicerè spagnolo Francesco Paceco della famiglia degli Uzeda, durante il decennio del suo governo (1687 – 1697), probabilmente da Palermo a Madrid, dove è custodito presso la “Biblioteca Nacional de España”. Altri manoscritti della Synopsis sono : la versione latina del gesuita Giovan Battista Gabio (Venezia 1570), finora non rintracciata, e il Codice greco 86, catalogato nel fondo “ Cristina di Svevia” presso la Biblioteca Vaticana.

Molti secoli sono trascorsi da quando il “Curopalate” scrisse, rivelandosi attendibile cronista, l’istoriata epitome ( per alcuni studiosi esisterebbe anche una seconda edizione aggiornata, finora introvabile), prima che venisse recentemente decodificata e tradotta da esperti filologi in spagnolo, francese, tedesco e inglese con articolate introduzioni. Per converso, stranamente non esistono la versione e l’esegesi in italiano. Considerata l’unica cronaca greca superstite, essa con le sue illustrazioni è una preziosa fonte perché descrive ogni aspetto della vita bizantina, compresi la letteratura, la nautica, le cerimonie, gli assedi, gli usi e i costumi.

In verità la Synopsis Historiarum non aggiunge novità dal punto di vista esclusivamente storico sull’impero bizantino, né sulla dominazione calabrese, che si alternò con una serie di conquiste e riconquiste con quella musulmana, presente nella regione con gli emirati di Amantea e Tropea sul Tirreno, di Santa Severina sullo Ionio.

Una vasta storiografia dal Chronicon Anonimi Salernitani alla Chronaca di Andrea Prete, dalla Storia di Erchemperto alla Storia dei Musulmani in Sicilia di Michele Amari fino alle moderne opere di illustri storici italiani ed esteri ha ampiamente svolto e documentato l’argomento, pur nella approssimazione delle date degli eventi.

Fra le città, citate dalla Synopsis, giova soffermarsi su Amantea (“Amantìa”) come esempio eloquente di quella sanguinosa temperie, che vide l’avvicendarsi delle dominazioni bizantina ed araba, e lasciò un’indelebile traccia nel dialetto, nella cultura, nell’arte, nell’economia e nel costume delle popolazioni del Mezzogiorno.

Studiosi antichi e moderni sostengono che Amantea ebbe tale denominazione, dopo che Narsete, scacciati i goti, aveva instaurato la dominazione bizantina nel Meridione. Così furono eliminati i precedenti toponimi di Clampetia e di Nepetia, attinenti alle civiltà magnogreca e romana.

I bizantini trasformarono la città tirrenica in una potente roccaforte (“Kàstron”) che, secondo il memorialista amanteano Giuseppe D’Amato (Amantea, 1830 – Ivi, 1725 ) , sarebbe stata sede di esarcato e di condottieri come lo “Stratìgos” Eustachio.

D’allora iniziarono i conflitti fra i greci d’Oriente e gli arabi nel Sud Italia. Nell’846, pur essendo difesa da un presidio militare bizantino, Amantea fu espugnata dai saraceni, condotti da Al’ Abbas Ibn Al Fadl, che la devastarono con stragi efferate, costringendo gli abitanti a rifugiarsi sulle colline circostanti, dove sorsero le borgate (S. Procopio, S. Elia, S. Sospirato, S. Basilio, S. Pietro, S. Barbara, S. Maria, S. Angelo, S. Giorgio), che ancora oggi portano i nomi di quei santi bizantini. Questa pagina di storia è cantata nel poemetto Gli Amanteoti dal poeta romantico Pasquale Furgiuele (Amantea, 1630 – Ivi,1856). Al di là di ogni reale riferimento storico, la leggendaria figura del vescovo Irnerio, che, nel tentativo di convincere Tamiri, l’altrettanto fantomatico condottiero dei saraceni, a liberare la martoriata città, viene catturato e condannato a morte. Il coraggioso esempio del presule incita alla riscossa gli abitanti, che mettono in fuga il nemico, salvando il generoso pastore di anime. Nell’esaltare con alata fantasia la fede cristiana, l’amor di patria e le vittoriose gesta degli amanteani contro il feroce invasore, il poeta indirettamente incita i concittadini del suo tempo a partecipare ai moti risorgimentali contro i Borbone con lo stesso ardimento degli antenati. L’autore si era ispirato all’azione scenica in 5 atti I Saraceni in Calabria ( Napoli, 1835) del giureconsulto e letterato Francesco Antonio Meliarca (Amantea, 1781-Campana, 1847). Questo dramma di scarso valore artistico con la sua trama complicata evidenzia l’eroismo dei calabresi e degli amanteani, ma soprattutto la barbarie dei musulmani non in nome della libertà,bensì dell’ordine costituito (Impero e Chiesa), adombrando, a differenza del Furgiuele, le simpatie del drammaturgo per la causa borbonica.

Gli arabi denominarono Amantea “Al Manthiah” che divenne emirato e sede delle loro scorrerie, contemporaneamente a Tropea e a Santa Severina. L’emiro Cincimo o Concicimo nell’868 tentò di ampliare il suo possedimento con l’occupazione di Cosenza, ma venne sconfitto e costretto a riparare con i suoi uomini nelle mura di Amantea dalle milizie cristiane di Ludovico II, al comando di Ottone di Bergamo.

Nell’885-86, falliti gli assalti dello stratega Stefano Messenzio, avvenne la riconquista della città tirrenica ad opera del generale Niceforo Foca, inviato da Basilio II in sostituzione del precedente condottiero. Sul valente comandante Scylitzes, a proposito di quelle vicende militari, così si esprime: “Dapprima costrinse il nemico alla battaglia, poi conquistò le città di Amantea, Tropea e Santa Severina. Inoltre sconfisse i suoi peggiori nemici in tanti altri combattimenti e duelli (traduzione dal greco di Vincenzo Segreti)”. Così si svolgevano le operazioni militari di quell’epoca . È il periodo in cui i bizantini elevarono la città a diocesi di rito greco, riordinarono l’amministrazione e l’assetto difensivo del ”Kàstron”.

Nel 970 seguì un’ulteriore occupazione musulmana che ancora una volta seminò morte e distruzione in tutta la Calabria. Nel 1025 Oreste l’Eunuco liberò temporaneamente Amantea, ma solo nel 1032 il protospatario Michele scacciò definitivamente i saraceni dalla città.

La dominazione bizantina è nota per avere innovato l’amministrazione, trasmesso la lingua greca e nuovi canoni nell’arte e nell’architettura, fatto conoscere il diritto giustinianeo, consolidata la religione cristiana, ma anche per avere indotto il fenomeno del “bizantinismo”, quelle sottigliezze capziose ed ipocrite nell’argomentare e nel discutere, che a volte complicano inutilmente i problemi, riscontrabili nel carattere dei calabresi. In Amantea, a parte alcune supposte emergenze architettoniche di laure e di qualche edificio sacro, il suo influsso si avverte nella toponomastica (Catocastro, Catalimiti, Paraporto, Coreca, Cannavina, Camoli, Isca, etc…) e nel vernacolo (“petrusinu”, il prezzemolo; “curina”, la parte più alta della pianta; “tuma”, un formaggio tipico; “culluri”, l’impasto di farina fritta con zucchero; “catuoio”, il sotterraneo; “càntaru”, il vaso da notte, etc…).

In Amantea per mezzo secolo circa, durante la permanenza degli arabi, fu diffusa la religione di Maometto, la lingua e la cultura arabe e, specialmente, nuove tecniche nell’agricoltura e nella pesca. Questi vocaboli ancora si ritrovano con i nomi d’origine nei citati settori produttivi (“cafisu”, contenitore di terracotta; “tumminu”, il tomolo; zibibbo, uva bianca; “minaita, sciabica, tartana” , tipi di barca e di reti, etc…) e nel dialetto (“taliari”, spiare; “assammarari”, immergere i panni sporchi nell’acqua; “tamarru”, villano; “sciruppu”, sciroppo; etc…).

***

Il codice miniato della Synopsis Historiarum di Joannes Scylitzes, di cui non si conosce il nome dell’alluminatore ( gli studiosi escludono che sia l’autore del manoscritto), sotto l’aspetto figurativo per la vivace policromia, il fresco realismo delle raffigurazioni appartiene alla scuola tardo-bizantina delle miniature , che rinasce e riprende vigore, dopo l’iconoclastia dei secoli VIII e IX. Era una scelta culturale in controtendenza dal momento che Roberto il Guiscardo ed i suoi successori istituirono una monarchia oscurantista e liberticida , che sosteneva la supremazia della Chiesa di Roma, affamava il popolo, incentivava il feudalesimo in danno dell’autonomia delle città demaniali e a vantaggio della nobiltà normanna.

Come dimostra l’iconografia del vittorioso assedio di Niceforo Foca all’emirato arabo di Amantea, l’episodio acquista una rilevanza notevole per le immagini militaresche fino allora quasi assenti dai codici. Le miniature a colori testimoniano la perizia compositiva degli alluminatori del tempo, che i normanni, i nuovi conquistatori del Mezzogiorno, molto opportunamente accolsero e favorirono, trasferendo ai posteri questa pregevole eredità storico-artistica.

Prendendo come esempio la miniatura della riconquista bizantina di Amantea, essa per la potente sintesi descrittiva è utile allo studioso di storia militare perché vi appare la debole struttura difensiva degli assediati (i saraceni sono del tutto inermi), l’efficiente strategia e l’impetuoso assalto dei bene armati bizantini, sostenuti da una guarnita retroguardia, pronta ad intervenire. Il miniaturista coglie anche impietosamente la rassegnazione dei musulmani che in un angolo del presidio si arrendono in una caotica ammucchiata di corpi, esponendosi al massacro dei vincitori, i quali successivamente rispediscono i superstiti alle terre d’origine.

         Le decorazioni di altre tematiche, presenti nel manoscritto, rispecchiano con altrettanta originalità l’impronta stilistica dell’autore che illustra con suggestiva e sintetica efficacia la cultura e le molteplici attività della sua gente.

Lo storico dell’arte non tanto si rende conto dell’architettura militare dell’epoca, appena accennata, quanto dell’estrema essenzialità dello stile, della realistica immediatezza espressiva della battaglia, dei brillanti colori; tutti elementi fondamentali per l’evoluzione della miniatura nell’area mediterranea in direzione dei soggetti profani, che il nostro alluminatore pone in anticipo all’attenzione dello studioso.

D'altronde è noto che in Calabria come in altre regioni del Meridione, prima della Synopsis esistevano soprattutto codici miniati a carattere sacro. Fra essi spicca lo stupendo “Codex Purpureus Rossanensis” (VI- VII sec.), oggi nella Cattedrale di Rossano. È uno dei più antichi evangelari greci, che con stile semplice ed attenuato cromatismo ( il colore prevalente è il viola), rappresenta nelle scene cristologiche “l’asciuttezza trascendente delle figure sacre” in perfetta antitesi con il codice della Synopsis .

Tutte le altre raffigurazioni del manoscritto miniato in oggetto confermano queste nostre annotazioni.

Concludendo, è utile soffermarsi brevemente anche sulla miniatura, riguardante l’assalto degli arabi alla roccaforte bizantina di Siracusa (878 ), che è simile a quella di Amantea per la tecnica compositiva, ma diversa nel contenuto per l’inversione dei ruoli. Questa volta a difendersi sono i greci d’Oriente che, inferiori di numero, furono travolti dagli assalitori (i saraceni), riconoscibili per lo scudo circolare e il capo privo di elmo. Rispetto all’eccidio amanteano dei musulmani in questo quadro è ancora più evidenziata la carneficina crudele dei bizantini, i cui corpi mutilati precipitano giù da una torre. Pertanto si legittima l’ipotesi che l’autore parteggiasse per le milizie di Costantinopoli. L’episodio, raccontato da un testimone oculare, il monaco basiliano Teodosio, è stato ripreso da Scylitzes nella sua opera senza quella dovizia di particolari, che invece sono presenti nella iconografia.

***

Recentemente in una seduta de “Lo Scaffale” (il cenacolo amanteano, composto di un ristretto gruppo di intellettuali che si propone di diffondere la cultura locale) gli studiosi Sergio Ruggiero, Roberto Musì, Gregorio Carratelli, Giuseppe Marchese, Enrico Giardina e l’autore di questo articolo hanno analizzato alcuni aspetti della Synopsis Historiarum sulla base di copie in alta definizione di frammenti, forniti dal solerte ricercatore Giuseppe Sconza Testa.

Al termine di un interessante dibattito si è deciso all’unanimità di venire in possesso dell’intero codice miniato, affiancato da una delle traduzioni esistenti. È un acquisto indispensabile per eseguire la versione italiana del manoscritto, nell’attesa che esperti filologi la realizzino direttamente dal greco.

Inoltre si è avvertita la necessità di promuovere con il concorso di storici e critici d’arte affermati, evitando deleterie improvvisazioni, di allestire una mostra convegno sulla Synopsis. In tal modo “Lo Scaffale” realizzerebbe l’idea di far conoscere agli studenti delle scuole calabresi e ad un vasto pubblico una pagina di storia e di arte, nota solo agli storici specialisti del settore arabo-bizantino.


BIBLIOGRAFIA

  1. P. Furgiuele, Poesie Postume, Napoli, 1881.
  2. M. Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia,Firenze 1854 – 72, voll. 3.
  3. G.B. Moscati, Cronaca dei Musulmani in Calabria, San Lucido, 1902.
  4. G. Gay, L’Italia Meridionale e l’Impero Bizantino in Calabria dall’avvento di Basilio I alla resa di Bari ai normanni (867 – 1071) Firenze, 1917.
  5. F. Brunello, De Arte alluminandi e altri trattati sulla tecnica della miniatura medioevale, Vicenza, 1975.
  6. R. Mele, I Musulmani della Calabria , Cosenza, 1979.
  7. A. Guillon, F.Burgarella, V. von Falkenhausen, U. Rizzitano, V. Fiorani Piacentini, S. Tramontana, Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, Torino, 1983.
  8. G, C, Argan, Storia dell’arte italiana, Firenze, 1983, vol. I.
  9. J.J. Norwich, I Normanni nel Sud, Milano, 1988, voll. I-II.
  10. V. Segreti, Pagine di storia amanteana. Dall’origine della città alla dominazione normanna in “Calabria Letteraria”, a. XXXVII, aprile, maggio, giugno 1989, pp. 62-64.

Avevamo ragione: nell’amministrazione c’è solo un partito: l’UDC!

Non vogliamo certo vantarci, ma avevamo visto bene! Nell’Amministrazione comunale esiste un solo (vero) partito ed è l’UDC.

Una prova ulteriore è quella fornita ( a tutti, non certo solo a noi) dalla presa di posizione del segretario cittadino della Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro( in sintesi UDC) Giovanni Aloe.

Nella querelle tra le diverse anime e posizioni all’interno dell’amministrazione sulla vicenda dei vigili precari chi può “esporre”, quale terzo politico senza interessi privati( una condizione indispensabile , oggi!) , un segretario di partito come l’UDC? .Certamente nessuno degli “altri” amministratori che non hanno alle proprie spalle partiti che li comprendano e li sorreggano.

Ed infatti Aloe scrive “ Assisto, con amarezza, a notizie di stampa che sembrerebbero indicare una certa indecisione nel procedere alla stabilizzazione degli agenti della Polizia Municipale”.

E, sempre Aloe, scende indietro nel tempo e ricorda che l’amministrazione Tonnara aveva avviato il procedimento di stabilizzazione ma che inopinatamente la commissione straordinaria insediatasi all’indomani dell’ingiustificato scioglimento del Consiglio, annullò il piano di stabilizzazione di ben 11 agenti di Polizia municipale. Non sappiamo chi fosse al tempo il segretario dell’UDC che ben poteva contestare tale decisione, impugnandola davanti al TAR. Certamente non Aloe. Doveva essere sicuramente un altro!

Non fu quindi la politica ad impedire la stabilizzazione ma i rappresentanti del Governo.

Non solo ma –ricorda il segretario dell’UDC- si trattava di una stabilizzazione per la quale erano d’accordo anche le Organizzazioni sindacali.

Ed è per questo che Aloe si chiede chi ,oggi, non vuole la stabilizzazione visto che “Come allora, da un’attenta e obiettiva valutazione in termini del possibile processo di stabilizzazione da attuare entro la fine del 31.12.2013, si evince chiaramente che anche oggi non esistono legittimi motivi, a parte quelli di carattere politico, per non procedere alla stabilizzazione degli agenti precari” ?

Quello che non comprendiamo ( e lo chiediamo a Giovanni Aloe) è perché questa amministrazione , subentrata ai commissari governativi, non abbia poi proceduto alla stabilizzazione stessa ed abbia invece indetto un pubblico concorso? E come mai il segretario al tempo del bando di concorso non abbia ricordato il diritto dei precari visto che la legge è dalla loro parte?

Quali sono i motivi politici che hanno impedito la stabilizzazione dei precari visto che non ci sono impedimenti legislativi? E soprattutto chi erano e sono i politici che li hanno suffragati?

Insomma un bel guazzabuglio, a ben vedere.

Il segretario Giovanni Aloe chi sta contestando? Il Vicesindaco Vadacchino sempre presente in ognuna delle fasi temporali relative alla vicenda?

Gli altri consiglieri UDC di ogni tempo?

Gli altrui amministratori della maggioranza?

Difficile da capire.

Una sola cosa sembra facile comprendere e cioè il forte invito politico del segretario UDC ad esperire “ogni azione utile a non vanificare di dare a 12 famiglie la possibilità di poter programmare con dignità il proprio futuro e consentire al comando del corpo di polizia municipale di svolgere al meglio il proprio lavoro”

I giornali oggi sono andati a ruba ed uno ci ha chiesto se sia corretto non che si assumano i vincitori del concorso ma che si offendano gli altri vigili che restano fuori perché, come dice Aloe, la stabilizzazione sarebbe stata impedita esclusivamente da ragioni politiche e non dalla legge.

E ci ha anche chiesto di suggerire alla politica locale una nota stampa sulle gravi dichiarazioni del segretario dell’UDC.

E noi lo facciamo. Lo si deve ai vigili precari che appaiono sorpresi se non offesi da tutta questa vicenda.

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