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Si sa che la disoccupazione in Calabria è un reale problema. Un problema così grave che i calabresi sono costretti ad emigrare come avvenuto per centinaia di anni da quando c’è l’ Italia (prima, come noto, emigravano i veneti od i siciliani, od i campani, od i calabresi!): quasi come a dire che Monarchia sabauda o repubblica o regioni sia la stessa cosa!

 

Non solo ma anche per queste ragioni la popolazione calabrese è quasi l’unica al mondo a diminuire. Si pensi che la attuale popolazione calabrese è la più bassa degli ultimi 60 anni, ancora meno che nel 1951! Ovviamente mentre la popolazione residente in Calabria al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, è risultata composta da 1.959.050 individui, quella registrata dalle Anagrafi comunali era di 2.010.914 persone , cioè ben 51.864 unità in più di quella reale! Non solo ma il saldo naturale, cioè la differenza tra nati e morti, continua a restare negativo di 2200 unità annue. Occorre comunque tenere conto che in Calabria vivono e sono residenti quasi 73 mila stranieri di cui ben 25 mila romeni. Senza di loro saremmo a valori superiori solo alla popolazione del periodo pre seconda guerra mondiale.

Gravemente preoccupato il consigliere Bevacqua suggerisce la sua soluzione anche alla luce della differenza tra spesa pubblica siciliana e spesa pubblica calabrese che, come noto , è notevolmente inferiore .

Approfittando anche del fatto che i forestali siciliani sono molto di più di quelli calabresi ecco la soluzione proposta!

«Assunzioni stagionali per prevenire gli incendi»

Ed infatti Bevacqua afferma : «Da silano autentico e da "montanaro" vero, che anno dopo anno vede le sue montagne devastate dalla fiamme è da tempo che mi batto per una "diversa" lotta agli incendi e contro l'avida "industria del fuoco".

Nell'agosto del 2013, assistendo impotente alla violenta distruzione di ettari di bosco, ho ritenuto opportuno rivolgermi al Presidente Letta e al Ministro Orlando.

Ed e' proprio il 22 agosto 2013 che viene pubblicata su "L'Espresso" una bella inchiesta, curata dal giornalista Fabrizio Gatti; parole che rendono evidente ogni cosa e chiariscono definitivamente i misteriosi affari 'dell' industria del fuoco'.

Solo per riprendere qualche dato del "grande affare": 200 milioni all'anno di risorse, in qualche modo sprecate; circa 10 mila euro per ogni ora di volo di un canadair; 40 milioni per l'acquisto di un solo mezzo aereo; altri milioni per il liquido estinguente e ritardante.

Spesso ho personalmente assistito, per giorni, all'utilizzo forsennato di più Canadair ed elicotteri. Ovviamente, non sono "in assoluto" contrario all'utilizzo degli aerei, né ritengo più opportuno abbandonare i boschi alle fiamme. Ogni incendio è una vera sciagura ambientale e sociale».

Bevacqua , infatti, prosegue «Le fiamme distruggono senza distinzione patrimoni ecologici, ambientali, naturalistici e sociali. Tuttavia, penso che ci sia un enorme spreco di risorse e soprattutto un cattivo utilizzo dei fondi pubblici. Come dicono coloro che nella montagna e per la montagna vivono, gli incendi si combattono a terra, con la prevenzione, la cura ed, io direi anche, con l'amore per la montagna. Gli incendi si combattono anche con la piantumazione di specie vegetali a ridotta infiammabilità; gli incendi si combattono anche con operazioni di pulizia e manutenzione, ordinaria e straordinaria.

Sono necessari sfollamenti, diradamenti, spalcature, prelievi nei soprassuoli maturi e soprattutto arie frangivento e viali parafuoco. Tutti interventi di forestazione previsti dalla legge regionale 20/92, ma che certamente non possono più essere effettuati dai pochi operai idraulico forestali rimasti, la famosa "riserva indiana", come qualcuno ha voluto definirli e comunque negli anni veramente encomiabili per l'impegno dimostrato».

Infine la ricetta bevacquiana «È il momento di osare , è il momento di dire che per la prevenzione e lo spegnimento degli incendi c'è bisogno di giovani e cooperative, adeguatamente preparate e attrezzate, di tanti giovani che possano essere utilizzati, per un periodo determinato, magari 6 mesi all'anno, soprattutto per la pulizia e manutenzione del bosco e del sottobosco. Le risorse ci sono, solo se si avesse la bontà di programmare efficacemente i fondi comunitari, unitamente alle risorse nazionali e regionali»

Ed ecco che i fondi comunitari diventano fondi per la lotta alla disoccupazione!

Gradiremmo fare una domanda al consigliere Bevacqua alla quale vorremmo una risposta diretta: “ Questo personale dovrebbe difendere solo le foreste di proprietà demaniale od anche quelle di proprietà privata che poi saranno tagliate per procurare redditi ai proprietari?”

Pubblicato in Calabria

La diversità tra alcuni decenni fa ed oggi sta probabilmente solo nella conoscenza della drammaticità della situazione calabrese

In sostanza oggi sappiamo che la Calabria ha tutti i record negativi.

Ieri sapevamo soltanto di essere poveri

Ma ieri la risposta più ovvia era la ricerca del lavoro fuori della regione. Dovunque. In Italia quando possibile , in Europa, se possibile,( soprattutto la Francia, la Germania, la Svizzera), o diversamente nelle Americhe, a cominciare dagli Stati Uniti, dal Venezuela, dall’Argentina. Una rispsota triste ma dignitosa e coraggiosa

Oggi invece la risposta è la politica. La pèolitica che ti offre un posto di lavoro a spese dell’erario, ovviamente precario e poi con l’aiuto delle OOSS con la stabilizzazione un posto che diventa definitivo.

Un sistema che non premia i migliori ma solo gli amici, i parenti, i sodali, i figli delle amanti.

Un sistema che non induce i calabresi a studiare, a diventare migliori, a crescere culturalmente.

Un sistema che ci ripropone costantemente una politica che continua a mangiarsi la nostra terra ed il futuro dei figli della Calabria.

E così nel 2013 la Calabria ha avuto una disoccupazione del 22.2 % ( il più alto d'Italia) contro una media Ue del 10,8% ed una nazionale del 12,2%.

Dopo la Calabria il tasso più alto lo si vede in Campania 21,5%; in Sicilia 21%; in Puglia 19,8%; ed in Sardegna 17,5%.

Nel 2013 si nota un incremento del livello di disoccupazione in tutte le Regioni italiane rispetto all'anno precedente: da quello più basso del territorio di Bolzano +0,3% (da 4,1% a 4,4%), a quelli più pesanti di Puglia +4,1% (da 15,7% a 19,8%); Molise +3,8% (da 12% a 15,8%) e Calabria 2,9% (da 19,3% a 22,2%).

E non basta .

La Calabria ha anche il primato negativo per la disoccupazione giovanile che è al 56,1%, contro una media europea del 23,4% , e del 40% italiana.

Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, le situazioni più difficili, dopo quella della Calabria , si rilevano in Basilicata (55,1%); Sardegna (54,2%); Sicilia (53,8%); e Campania (51,7%).

Lo rivelano i dati di Eurostat.

Ben diversa la situazione nelle altre parti d’Italia .

Parliamo di Bolzano con il 4,4 % di disoccupazione( il territorio italiano col tasso di disoccupazione più basso) , della provincia di Trento con il 6,6%, del Veneto con il 7,6%; del Friuli Venezia Giulia con il 7,7% e della Lombardia con l’8,1%.

In europa invece il quadro è il seguente:

Il tasso di disoccupazione più basso delle Regioni Ue si rileva in Germania, a Oberbayern, al 2,6%. Il più alto in Spagna, in Andalusia, al 36,3%.

Per la disoccupazione giovanile, il livello più basso è ancora in Germania a Oberbayern e Tubinga (4,4%), quello più alto, in Spagna, a Ceuta (72,2%).

 

Pubblicato in Calabria

Presso la Sala riunioni di Unioncamere di Lamezia Terme, si è tenuto ieri l’altro un incontro dei dipendenti delle Agenzie Formative della Calabria. "Al centro del dibattito la situazione della Formazione Professionale in Calabria - si legge in una nota dei dipendenti - che, negli ultimi quattro anni, ha registrato una fase discendente che sembra non arrestarsi anche alla luce del nuovo documento di Programmazione Regionale dei Fondi Europei per il periodo 2014-2020 dal quale la Formazione professionale è la grande assente. I dipendenti presenti all’incontro hanno manifestato profonda preoccupazione per il futuro del settore della formazione e le conseguenti ricadute negative in termini sia di tenuta occupazionale che di diritto all’istruzione e alla formazione che viene giornalmente offeso e disatteso. Un’analisi puntuale e dettagliata è stata fatta rispetto all’elenco delle disattenzioni e dei ritardi da parte della Regione Calabria, che è ormai una innegabile realtà. Un allarme, in tal proposito, è stato gridato, nei giorni scorsi, anche da Confindustria Catanzaro e For.qual. – Associazione per la Formazione calabrese di qualità, le quali hanno riaffermato, con forza, che delle risposte concrete devono essere date e in tempi brevi".

I dipendenti delle Agenzie Formative "hanno ribadito la volontà di far ascoltare la loro voce, riaffermando l’importanza e la dignità di un settore che, a torto, viene identificato sempre e solo in termini negativi mentre, in questi anni, in silenzio e con serietà tanti professionisti, hanno operato tra mille difficoltà vedendo spesso mortificate le loro potenzialità e il loro impegno. La Calabria non può, e non deve, perdere ulteriore terreno sul piano della creazione e dello sviluppo di competenze che, conseguentemente, si traduce in perdita di competitività e di sviluppo sociale ed economico. Non si può non adeguarsi alle Linee di programmazione dettate a livello nazionale (Piano sulla Garanzia per i Giovani 2014-2020) e a livello comunitario (Europa 2020) che enfatizzano l’importanza dello sviluppo del Capitale Umano per una crescita Intelligente, Sostenibile e Solidale. Alla fine dell’incontro è stato sottoscritto un documento di sintesi nel quale si ribadisce che l’intento principale è quello di costituire una rete tra i dipendenti delle Agenzie Formative al fine di garantire un dialogo continuo sulle problematiche del settore e un confronto su proposte concrete, superando la frammentarietà e costituendo un valido interlocutore con le istituzioni competenti nonché, coinvolgere soggetti che possano fungere da cassa di risonanza rispetto alle problematiche del settore della formazione".

"Il prossimo passo - conclude la nota - dunque, sarà proprio il coinvolgimento delle associazioni sindacali e delle associazioni di categoria al fine di definire, tutti insieme, delle azioni di intervento concrete, prime fra tutte, un incontro con i consiglieri regionali e con la Commissione regionale competente. I dipendenti delle Agenzie di Formazione, vogliono, in tal modo, uscire dal silenzio e far conoscere alle istituzioni e all’opinione pubblica la loro realtà fatta di impegno e voglia di riscatto".

Pubblicato in Calabria

Chissà se mai i politici calabresi di destra e di sinistra( ma che cosa significherà, poi, sinistra e destra ) ed in particolare Loiero, e gli assessori e consiglieri della sua amministrazione, e Scopelliti , e gli assessori e consiglieri della sua amministrazione, leggeranno queste righe.. .

Noi le scriviamo comunque perché siano, almeno, lette da qualche calabrese che avrà modo di apprezzare la nostra classe politica di ieri e di oggi. Parliamo del rapporto Svimez per il 2012.

Un primo dato: il PIL annuo individuale.

La Calabria è ultima con 16.460,00 euro. La precedono:

La Campania con 16.462,00 euro

La Sicilia con 16.546,00 euro

La Puglia con 17,246,00 euro

La Basilicata con 17.647,00 euro

La Sardegna con 19.244.00 euro

Il Molise con 19.845,00 euro

L’Abruzzo con 21.244,00 euro

Il Lazio con 29.171,00 euro

L’Emilia Romagna con 31,210,00

Il Trentino AA con 33.058,00 euro

La Lombardia con 33.433,00 euro

La Val d’Aosta con 34.415,00 euro

Insomma il PIL medio nazionale è stato di 25.713,00 euro, il PIL medio del Nord Italia è stato di 30.073,00 euro e quello medio del sud è stato di 17.263,00.

Praticamente la Calabria è la regione più povera d’Italia ed il suo PIL è poco meno del 64% del PIL medio nazionale, più di un terzo in meno .

In sostanza il PIL italiano nel 2012 è sceso del 2,1% mentre quello del mezzogiorno è sceso del 3,2%. Il PIL calabrese quindi è sceso del 2.9% in un anno!

Invece, e da qui gli apprezzamenti per Loiero e Scopelliti, il PIL del Mezzogiorno nel periodo dal 2007 al 2012 è sceso del 10%.

E pensare che l’economia calabrese è insufflata dei fondi europei per quasi 600 milioni di euro all’anno per sostenere la sua economia.

Figurarsi quale sarebbe stato il PIL senza questi fondi europei!

In sostanza parliamo di una situazione drammatica nella quale:

-          La popolazione si riduce a 1.958.200 abitanti ma crescono gli immigrati

-          Il tasso di mortalità( 9,9) è maggiore del tasso di natalità(8,7).Non succedeva dal 1918 quando la popolazione maschile giovanile si ridusse per i morti in guerra!

-          Residenti che lavorano fuori dalla regione 11.770

-          La disoccupazione è altissima( il tasso di disoccupazione ufficiale è del 19,3%, quella corretta è del 30,2%, quella dei giovani entro i 24 anni è del53,5%)

-          Sempre nel 2012 la disoccupazione in agricoltura in Calabria è diminuita del 5,6% e se avessimo i dati attuali la diminuzione sarebbe ancora maggiore ( ci riferiamo alle migliaia di finti braccianti scoperti dalla GdF)

L’export calabrese è pari a 374 milioni di euro ed è cresciuto dello 0,1% nel 2012. In Italia nel 2012 le esportazioni di vino sono cresciute del 14,3% ( in Puglia il 25%,in Campania il 16%, in Sardegna il 9,5%). Eppure ne sono stati spesi soldi per aumentare la esportazione !

Ed ancora non abbiamo i dati del crollo del turismo( arrivi e presenze) misteriosamente ( non è la prima volta) scomparsi nei cassetti delle province e della regione.

Insomma una situazione realmente difficile quella della Calabria per la quale certamente non possiamo non ringraziare i nostri politici, chiunque essi siano, di centro, di destra o di sinistra.

Pubblicato in Calabria
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