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comune amanteaQuesta mattina all'interno degli uffici comunali abbiamo notato la presenza di alti funzionari delle forze dell'ordine.

Dopo lo scossone fatto dal Ministero degli Interni, a seguito delle indagini portate avanti dalla Commissione d'Accesso, Amantea ancora lecca le proprie ferite.

Ma la magistratura non demorde, vuole vederci chiaro su fatti e atti che hanno interessato la vita dell'attività amministrativa nel nostro comune negli anni dal 2014 ad oggi.

Proprio in questo senso abbiamo visto la lente di ingrandimento delle forze dell'ordine nel riperimento di atti e chiarimento su fatti del nostro Comune.

Non abbiamo purtroppo avuto contezza nello specifico di cosa hanno abbiano richiesto le forze dell'ordine, ma sappiamo che la tensione e la preoccupazione si legge sul viso di tutti.

Amantea ha bisogno di fare chiarezza sui fatti pregressi, ma ha bisogno anche di darsi dei nuovi orizzonti e dei nuovi obiettivi, la città ha bisogno di nuova linfa e di una nuova luce per risvegliarsi da questo torpore che la attanaglia già da diversi anni.

carabinieri-indaginiLa piccola è morta sotto gli occhi del nonno, ferito a sua volta

Tragedia nello Spezzino. Una bambina di tre anni è morta questo pomeriggio in un parco giochi di Lerici (La Spezia). L'incidente è accaduto sotto gli occhi del nonno e dello zio, vicino al cancello di ingresso, che è caduto schiacciando la piccola. Il nonno, nell'inutile tentativo di proteggere la nipote, è rimasto ferito. Sul posto, nella frazione Pugliola, sono arrivati mezzi di soccorso, vigili del fuoco e i carabinieri di Lerici.

La piccola si trovava al parco, insieme al nonno e ad uno zio. Secondo le prime ricostruzioni un cancello di ferro, una pesante struttura di 2 metri per 4, per motivi da chiarire si sarebbe sganciato colpendo la bambina. Sul posto sono intervenuti il 118, con auto medica, e i vigili del fuoco: allertato l'elisoccorso la piccola è stata trasportata a Romito Magra per il trasferimento all'ospedale pediatrico Gaslini di Genova ma nonostante i tentativi la bambina è deceduta durante il trasporto per le ferite riportate. Il nonno della piccola è stato soccorso per un trauma al volto, riportato mentre tentava di sollevare il cancello e soccorrere la nipote, lo zio ha accusato un malore. Nel parco sono intervenuti anche i carabinieri della Spezia che hanno messo sotto sequestro l'area e stanno procedendo ai rilievi. Il corpo è stato trasferito all'obitorio dell'ospedale Sant'Andrea della Spezia.

Fonte notizia iltempo.it

Pubblicato in Italia

Nulla viene lasciato al caso in seguito alla tragedia avvenuta nella notte tra sabato e domenica nel Crotonese.

Si indaga con l’ipotesi di omicidio colposo a carico di ignoti.

 

 

 

 

I carabinieri della Compagnia di Crotone stanno cercando di capire se sono state rispettate le misure di sicurezza necessarie per l’esecuzione dei lavori.

Si indaga soprattutto se gli operai rimasti coinvolti nell’incidente erano stati regolarizzati per eseguire l’opera nel fosso scavato nella tenuta dell’imprenditore Massimo Marrelli.

Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche il racconto di un altro operaio testimone oculare dell’accaduto e anche una registrazione audio circolata per via WhatsApp tra diversi soggetti che rivelerebbe particolari sulla giornata lavorativa degli operai.

Si dovrà dunque procedere all’identificazione della persona che ha registrato l’audio e verificare la veridicità del racconto.

Al momento nessun fascicolo è stato aperto dalla Procura della Repubblica che attende l’esito degli accertamenti condotti dai carabinieri.

Da Iacchite- 30 ottobre 2018

Ndr Speriamo emerga la verità!

Pubblicato in Calabria

Una famiglia molto conosciuta a Rende e a Cosenza è stata distrutta.

Il capo famiglia insieme al fratello gestiva un avviato negozio di telefonia in Piazza Autolinea a Cosenza.

Quattro cadaveri sono stati trovati dai Vigili del Fuoco e dai Carabinieri in una villetta in Contrada Cutura in Via Malta, due all’ingresso uno sull’altro, uno nel corridoio e un altro in una stanzetta.

Questo è il quadro di un dramma che si è consumato il 12 febbraio, giorno in cui a Cosenza si festeggiava la Madonna del Pilerio, Patrona della Città. Secondo gli inquirenti e i primi accertamenti a sparare sarebbe stato il Capo Famiglia Salvatore Giordano il quale poi dopo la mattanza si sarebbe sparato con un colpo di pistola in bocca.

Avrebbe utilizzato due pistole, una 7,65 e una 3,57 rinvenute nella abitazione ed anche un coltello trovato sporco di sangue, utilizzato, evidentemente, per colpire le vittime le quali, dai primi accertamenti hanno riportato ferite in varie parti del corpo.

Le pistole rinvenute appartengono al padre di Salvatore, legalmente detenute in quanto erano state regolarmente denunciate e che vive insieme alla moglie nel piano inferiore della villetta.

I due figli uccisi una femmina e un maschio avevano rispettivamente 28 e 25 anni.

La figlia Cristiana lavorava in un call center di Rende, mentre il figlio maschio Giovanni era uno studente universitario prossimo alla laurea.

Quale sarebbe il movente del delitto?

Nessuno ancora lo sa.

Potremmo avanzare diverse ipotesi.

Aspettiamo ulteriori esami, anche perché gli inquirenti tacciono.

Gli inquirenti nel tardo pomeriggio di ieri hanno posto sotto sequestro perché vogliono esaminare la contabilità per cercare il movente della strage, perché di strage si tratta.

Una famiglia per bene, conosciuta e apprezzata da tutti completamente distrutta.

Fino ad ora non si fanno ipotesi, non si escludono altre piste.

E se fosse stato un quinto uomo a sparare ?

I Carabinieri e la Procura di Cosenza indagano per capire il movente della strage che ha sconvolto Rende e la città di Cosenza perché la famiglia Giordano è molto conosciuta e apprezzata.

I vicini di casa, gli amici e i parenti tutti sono sotto shock.

Io conoscevo Salvatore, era un mio carissimo amico e spesso mi recavo al negozio per comprare qualche cosa, ma anche per salutarlo.

Sempre sorridente, cordiale e gentile con tutti.

Pubblicato in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Comune di Amantea sulle acque nere che hanno riempito il mare amanteano.

Ecco il testo integrale

“Comunicato l'esito delle analisi effettuate dall'Arpacal sui campioni prelevati presso il fiume Licetto

 

Carissime cittadine e carissimi cittadini, sono pervenute, in data odierna, le analisi effettuate dall'Arpacal sui campioni prelevati presso il fiume Licetto in data 7 ottobre 2017.

Dalle analisi effettuate è risultata una bassa concentrazione di metalli pesanti comunque al di sotto dei limiti previsti per i suoli ad uso verde pubblico e residenziale.

Gli altri inquinanti ricercati sono risultati assenti ad eccezione del fenantrene e del naftalene che si possono formare in occasione di processi di combustione.

Anche questi, tuttavia, risultano inferiori ai limiti di concentrazione per i suoli ad uso verde pubblico e residenziale proposti dall’Istituto Superiore di Sanità nella “Banca Dati Bonifiche”.

Per quanto riportato nel verbale di campionamento e per quanto visibile dalla documentazione fotografica acquisita in loco, infine, Arpacal rende noto l’evidenza di come il sedimento campionato fosse composto da fanghiglia di sedimentazione con aggiunta di materiali di colore scuro trascinati dalle acque del fiume, e che aveva conferito una colorazione scura al sedimento accumulatosi nel letto e sulle rive.

L’esito delle analisi effettuate dall’Arpacal appare, dunque, compatibile con l’ipotesi avanzata in prima battuta ovvero che si trattasse di un dilavamento di materiali combusti provenienti da una collina interessata da incendi nel corso della scorsa estate.

Le istituzioni sono sentinelle dell’ambiente ed hanno il dovere di operare in sinergia con le altre istituzioni e con le forze dell’ordine.

La responsabilità istituzionale ci imponeva di attendere l’esito delle analisi per informare.

Sulla vicenda, purtroppo, abbiamo dovuto registrare illazioni avventate che hanno prodotto solo un danno alla città.

La nota dell’Arpacal fa chiarezza e mette a nudo quelle improvvisazioni da impatto mediatico che hanno ottenuto quale unico risultato quello di offendere Amantea.

I nostri ringraziamenti vanno alle forze dell’ordine prontamente intervenute, al dott. Caruso Comandante dei Vigili Urbani, al Luogotenente Avolio dell’Arma dei Carabinieri Forestali, al Maresciallo Cianci della Capitaneria di Porto.

Con i più cari saluti.

Il Sindaco Mario Pizzino                             Il Portavoce dell’Amministrazione Enzo Giacco

Pubblicato in Politica

Continua l’attenzione delle Procure sul lavoro in agricoltura ed in particolare su quello degli immigrati.

Dopo la vicenda di Amantea che ha riempito i telegiornali ed i giornali italiani, non possiamo non notare come si allarghi il filone dei controlli sul lavoro in agricoltura, filone che oggi porta ad avvisi di conclusione delle indagini per due imprenditori agricoli.

L’accusa è quella di estorsione

Praticamente l’estorsione si configura per il pagamento in misura ridotta rispetto alla busta paga.

Ci chiediamo se il pagamento in modo ridotto rispetto ai parametri del contratto di lavoro non configuri anche una forma di estorsione perché nel qual caso non comprendiamo perché si tutelino solo i lavoratori nei campi( pur sacrificati!) e non anche quelli dell’industria e soprattutto quelli del commercio…..

Ma eco cosa successo a Lamezia Terme

“La procura della Repubblica di Lamezia ha emesso nei giorni scorsi un’informazione di garanzia e contestuale avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di due imprenditori agricoli operanti nella piana di Lamezia Terme, Giuseppe Santacroce e Domenico Santacroce, i quali, come evidenziato dalle indagini della guardia di finanza del gruppo di Lamezia Terme guidato dal tenente colonnello Fabio Bianco, hanno commesso estorsioni a danno di 95 loro dipendenti.

L’attività è scaturita da mirati controlli effettuati negli scorsi mesi dai finanzieri in diverse località delle campagne lametine, attraverso il monitoraggio di automezzi, sopralluoghi, appostamenti, pedinamenti e riscontri cinefotografici, effettuata anche col supporto dei mezzi aerei del corpo. sin dalle prime indagini i finanzieri, acquisendo una serie di elementi indiziari circa l’illecito sistema retributivo adottato dagli imprenditori oggi indagati, informavano questo ufficio, che delegava alle stesse “fiamme gialle” l’esecuzione di specifiche e mirate attività investigative.

Le conseguenti indagini permettevano di far luce su un più vasto fenomeno di sfruttamento illecito dei dipendenti, sfociante in vere e proprie estorsioni, attuato dalle persone oggi destinatarie del provvedimento magistratuale.

In particolare, i finanzieri hanno scoperto, che gli imprenditori, costringevano sistematicamente i propri dipendenti ad accettare retribuzioni minori (ridotte di circa un terzo) rispetto a quelle formalmente risultanti in busta paga oppure non corrispondenti a quelle previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro, con la minaccia dell’immediato licenziamento o, prima dell’instaurazione del formale rapporto lavorativo, con l’esplicito rigetto della richiesta di assunzione avanzata da coloro che aspiravano all’impiego secondo le regole.

Le indagini portate avanti dal nucleo mobile e dirette dal sostituto procuratore Luigi Maffia, hanno consentito di appurare che il sistema estorsivo era stato eseguito nei confronti dei 95 dipendenti, nel periodo compreso tra il gennaio ed il febbraio del 2016 e che i braccianti erano di nazionalità prevalentemente extracomunitaria.”

Pubblicato in Lamezia Terme
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