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Ospite nuovamente della trasmissione Agorà, su Rai3, il presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, chiude alla possibilità di candidarsi alle prossime regionali in Calabria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nicola Morra, senatore del Movimento 5 Stelle e presidente della Commissione Antimafia, nel corso della trasmissione Agorà con riferimento ad alcune notizie apparse sui quotidiani di oggi che riportavano di un’intesa fra Pd e M5S sul nome di Morra quale candidato a Presidente della Regione Calabria ha ribadito: “Come ho già dichiarato in più occasioni non sia mai”.

Ed alla successiva domanda sul perché di tale risposta continua: “Perché il Movimento è nato per esser alternativo a certi mondi, certi mondi partitocratici che hanno fatto vergognare molto spesso gli stessi elettori che avevano dato fiducia a quei mondi e che hanno abbandonato quei mondi votando convintamente M5S.

Se adesso quei mondi per riverginarsi debbono usare altre persone che non provengono dalla loro tradizione, non si va da nessuna parte”.

Pubblicato in Calabria

POLSI (REGGIO CALABRIA) - Esplode la rabbia e l’indignazione al santuario calabrese della Madonna di Polsi all’indomani delle accuse mosse dal presidente della Commissione parlamentare Antimafia a Matteo Salvini che ieri ha baciato ancora una volta il rosario in Senato.

L'ira della comunità non è rivolta al gesto di Salvini ma alle parole di Morra

Per attaccare Salvini ha usato si è servito di un luogo comune ignorando quanto le forze dell’ordine hanno fatto per liberare il santuario dalla profanazione della 'ndrangheta», dice senza mezzi termini all’Adnkronos don Tonino Saraco, rettore del santuario al quale ha fatto riferimento Morra.

Il presidente della Commissione Antimafia, ieri, intervenendo in Senato, ha detto: «Ostentare il rosario e votarsi alla Madonna in terra di Calabria, dove c'è il santuario della Madonna di Polsi al quale la 'ndrangheta è legata, significa inviare messaggi in codice che uomini di Stato, soprattutto ministri dell’Interno devono ben guardarsi dal mandare».

«Il problema - dice il rettore del santuario di Polsi - non è il fatto di esibire il rosario, cosa che peraltro Salvini ha fatto sempre. Il problema è che dopo anni si continua a dire che il santuario di Polsi è luogo dove si continua a riunire la 'ndrangheta. Mi dispiace che l’abbia detto proprio il responsabile dell’Antimafia».

Il santuario che sorge nel comune di San Luca negli anni è stato profanato dalla criminalità 'ndranghetista tanto che sono dovute intervenire le forze dell’ordine per presidiare il luogo di devozione. La profanazione è stata fermata?

«Non è che siamo riusciti noi come Chiesa - dice il rettore del santuario - . Il punto è che non è che lo dice la Chiesa che il santuario è libero, lo dicono le forze dell’ordine e quindi diventa mancanza di rispetto nei confronti del lavoro fatto sino ad ora dalle forze dell’ordine. Questa la delusione maggiore. Gli sforzi che cerchiamo di fare per scongiurare questo accostamento vengono smontati da uscite di questo tipo. E quel che è peggio è che lo dice il responsabile della Commissione Antimafia».

Quanto al gesto di Salvini di esibire il rosario, il rettore di Polsi dice: «Salvini avrà fatto eventualmente un affronto al mondo cattolico ma sono problemi suoi. A me ha dato fastidio che il senatore Morra abbia parlato così». Da qui la provocazione del sacerdote: «Allora chiudiamolo questo santuario se continuiamo a dire che è luogo di 'ndrangheta. Il vero volto di Polsi sono i pellegrini con la loro devozione e non si può offendere questa gente».

Dice ancora don Saraco riferendosi all’attacco di Morra a Salvini: «Non so se è stato fatto per controbattere a Salvini, ma non puoi attaccare una persona con delle assurdità. Chi viene a Polsi si sente offeso dalle accuse di Morra. Non mi sento offeso per la mancanza di rispetto del nostro lavoro ma per la mancanza di rispetto delle forze ordine e della magistratura. E poi Morra lo sa che due anni fa è venuto Minniti a Polsi dicendo in modo chiaro che è un luogo che appartiene allo Stato e non più alla 'ndrangheta? Se ne è uscito con questa cosa per attaccare Salvini ma non può farlo così perchè ha detto a tutta Italia - se non al mondo intero - che il santuario di Polsi è luogo di incontro della 'ndrangheta e allora mi sento offeso perchè se avessi la minima percezione chele cose stessero così non ci starei un minuto di più».

Anche il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, fa riferimento, in una dichiarazione, pur non citandolo direttamente, a quanto affermato al Senato dal presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, sul Santuario della Madonna di Polsi, definito «il Santuario cui la 'ndrangheta ha deciso di consegnarsi».

Il presule critica anche il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, anche in questo caso senza menzionarlo, parlando di «uso strumentale delle immagini e dei simboli religiosi». «Di pessimo gusto - sostiene mon. Oliva - è il frequente ricorso all’ostentazione dei simboli religiosi per usi impropri. Ancor più fuori luogo è farlo in una sede qualificata per la sua laicità qual è il Parlamento. Il simbolo religioso parla solo a chi lo usa con fede. Attraverso il Rosario il vero devoto incrocia il volto di Maria meditando la vita del suo Figlio. Parimenti il vero politico sa di non trovare protezione mostrando un simbolo religioso per altri fini che non sono quelli propri di chi ha fede. E’ vero che spesso i mafiosi hanno fatto uso della simbologia religiosa, ma questo non aveva e non ha alcun valore religioso. La loro ostentazione di immagini o simboli religiosi era un gesto sacrilego. E’ sacrilego usare per fini impropri la simbologia religiosa. La vera religione non si concilia col crimine ed il malaffare».

Secondo il Vescovo di Locri, inoltre, «il Santuario della Madonna di Polsi non può essere accostato alla 'ndrangheta. E quando uomini di 'ndrangheta sono andati lì con altri intenti, non certo per pregare, hanno tradito e rinnegato la fede ricevuta da piccoli. La loro presenza al Santuario non aveva alcun significato di devozione mariana. La Madonna è la madre che non plaude ai figli che scelgono la via del delinquere, ma soffre per loro ed indica la strada del ravvedimento. Continuare ad associare il Santuario della Madonna di Polsi alla 'ndrangheta non solo non è corretto, ma è poco rispettoso per chi lavora quotidianamente per ridargli la sua vera identità di luogo di preghiera. E’ da tempo che ci si sta operando per liberare questo luogo da ogni accostamento alla 'ndrangheta. Il Santuario di Polsi intende per sempre rinnegare la 'ndrangheta e qualunque forma di criminalità. Vuole essere solo luogo di spiritualità».

Pubblicato in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato :

Con preghiera di considerazione invio in formato testuale ed in allegato word le dichiarazioni del Presidente della Commissione antimafia sulla norma che rende incompatibile il commissario alla sanità con altre cariche istituzionali.

Ringraziandovi anticipatamente per il tempo che vorrete dedicare, porgo

Cordiali saluti. Nicola Morra

“Bisognerà informare alcuni Presidenti di regione e chi, come loro, aveva messo le mani sulla sanità regionale che è arrivata l’ora di farsi da parte.

Finiscono i favori per gli amici degli amici anche in una Regione, la Calabria, che a causa dei queste scellerate gestioni, purtroppo, vanta un tasso altissimo per emigrazione sanitaria.

Finalmente è stato approvato in commissione finanze una norma che rende incompatibile le funzioni di commissario per il piano di rientro sanitario e gli altri incarichi istituzionali.

Abbiamo appena tolto la possibilità prevista dal Governo Renzi di poter avere il doppio incarico;

Questo sì che è un buongiorno!»

Pubblicato in Calabria

Il senatore Morra risponde al sindaco e annuncia l’intenzione di rinunciare all’immunità parlamentare. Ma rilancia l’accusa: «È verità storica che a Cosenza alcune aziende abbiano destato l’interesse della Dda». Parenti in affari con la mafia? «Denunci alla magistratura»

«Occhiuto mi ha querelato? Sono qui, ne vedremo delle belle».

La guerra a distanza tra il sindaco di Cosenza e il senatore Nicola Morra si arricchisce di un nuovo capitolo.

Anzi, di un nuovo video, quello postato sul proprio profilo Facebook dal parlamentare del Movimento 5 Stelle, che risponde punto su punto alle accuse e alla denuncia del primo cittadino.

«Ho appreso di essere stato querelato dal sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, in quanto avrei detto alcune cose gravemente lesive della sua immagine.

Peccato che dalle parole dette dal sottoscritto Occhiuto abbia operato una omissione sottraendo una “pare” che altera il senso dell’affermazione da me pronunciata».

Nel video del 5 settembre, infatti, Morra affermava che Occhiuto avrebbe «fatto lavorare, pare, la ‘ndrangheta nei maggiori appalti che si sono realizzati in passato» (qui l’articolo completo).

«Fermo restando che noi del Movimento rinunciamo a tutte le guarentigie, un tempo dette immunità parlamentari, per cui se ho sbagliato, com’è giusto, dovrò rispondere di quanto ho detto – spiega il senatore nel nuovo video –, Occhiuto non si è fermato a questo ma ha fatto intuire che un mio stretto congiunto, lo scrive allusivamente, sarebbe in società con soggetti in odore di mafia.

Ora, giacché lui è sindaco, quindi un pubblico ufficiale, avrebbe il dovere di denunciare e, quanto meno, di esporre fatti alla magistratura che poi dovrà fare le sue valutazioni del caso».

Morra ricorda inoltre che Occhiuto è un «sindaco, se non ricordo male, prescritto, perché a differenza del sottoscritto lui ha già conosciuto le patrie galere per una vicenda che si è conclusa con la prescrizione, quell’istituto che noi vogliamo riformare a breve».

E aggiunge anche «che è verità storica che su Cosenza hanno lavorato aziende che poi hanno destato l’interesse della Dda di Catanzaro e poi hanno ricevuto interdittive antimafia.

Ma non ci sono problemi, io son qua, l’aspetto quando vuole e ne vedremo delle belle».

Pubblicato in Cosenza

Ci sono volute quasi le 11.00 per avere i dati di tutte le sezioni.

I dati di una di esse, infatti, sono giunti con estrema lentezza.

Almeno rispetto alle altre sezioni cittadine.

Ma sono dati che confermano la grande “incazzatura” degli amanteani.

Simili, questa volta, gli amanteani agli altri meridionali .

Una incazzatura che fa diventare primo partito ad Amantea il M5s.

Il M5s, infatti, alla Camera ottiene 3484 voti su 7398 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Sempre il M5s, al Senato, ottiene 3184 voti su 6710 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Subito dopo il Centro destra che alla camera ottiene 2472 su 7398 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Al senato , invece, il Centro destra ottiene 2175 voti su 6710 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Al terzo posto il Centro sinistra che alla camera prende 1.086 voti su 7398 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Al senato, invece, il Centro sinistra ottiene 1026 voti su 6710 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Ed è da questi primi dati che emerge la prima considerazione politica.

Il M5s ed il centro destra alla camera prendono circa 300 voti in più che al senato ( 3484-3184 il M5s ) e (2474-2175 il Centro destra).

Al contrario il centro sinistra prende solo 60 voti in più (1086 – 1026).

Sembra cioè evidente che il voto giovanile si sia orientato verso il M5s ed il centro destra.

M andiamo avanti.

Forza Italia alla camera ha preso 1626 voti mentre al senato ha preso 1357 voti.

Il PD invece alla Camera ha preso 916 voti ed al Senato 896 voti.

Anche questi dati confermano la staticità del PD che non è riuscito ad intercettare il voto giovanile.

La principale sorpresa comunque è stata sicuramente quella che il voto del PD è stato nettamente inferiore alle attese.

Qualcuno, infatti, si aspettava altissimi risultati considerato che i soli portatori di voti dell’amministrazione comunale ascritti come vicini al PD avevano ottenuto risultati elettorali individuali tali da far pensare almeno ad un risultato triplo rispetto a quello realmente ottenuto.

Quasi come se o non siamo stati richiesti i voti o la incazzatura espressa comprenda anche l’amministrazione comunale.

Non ci azzardiamo, ovviamente, sul campo minato della ascrizione dei politici locali ai gruppi politici che si sono presentati.

Nella foto Morra ( a destra) il primo eletto ad Amantea

Pubblicato in Politica

Apprendo dalla stampa che la Procura della Repubblica di Catanzaro è arrivata a buon punto nelle indagini sulle gravissime irregolarità tuttora  presenti nell'ufficio stampa della giunta regionale , 

dove lavora un caporedattore che si è dimesso nel 1994 dalla  pubblica amministrazione e guadagna, si legge, seimila euro mensili, o comunque cifre che lasciano basiti.

Siamo certi che la stessa cosa stia accadendo alla Procura di Reggio Calabria,  cui oltre un anno fa abbiamo consegnato  il dossier  sui cinque giornalisti abusivi che percepiscono stipendi  d'oro senza avere mai superato  nemmeno  una selezione.
La cosa inverosimile è che  Viscomi aveva annunciato in pompa magna che entro metà dicembre 2015  avrebbe assunto delle determinazioni,  anche e soprattutto in virtù delle gravi contestazioni mosse dal Mef.

Dopo 9 mesi non c'è traccia di  quelle risposte. Come al solito.
I contribuenti continuano,  grazie alla giunta  e al Consiglio a guida Pd,  a pagare milioni di euro annui per sei persone abusive,  mentre il resto dei giornalisti calabresi,  nel silenzio di Ordine e sindacato,  vive nell'indigenza.

E tutti ricordiamo la tristissima vicenda di Alessandro Bozzo....

Pubblicato in Catanzaro

Calabria, Morra(M5S):

«Chiedo formalmente al Procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, De Raho, di intervenire sullo scandalo dei giornalisti dell'ufficio stampa del Consiglio Regionale assunti senza concorso alcuno» - a dirlo è il portavoce al Senato Nicola Morra del MoVimento 5 Stelle che continua a portare avanti l’operazione “fiato sul collo”.

 

«Nonostante le tante sollecitazioni, ne' l'Ufficio di Presidenza del Consiglio, ne' il segretario generale hanno mosso un dito, commettendo un evidente abuso di ufficio»

Il pentastellato Morra s’indigna: «E' una vergogna avere due caporedattori e tre vicecaporedattori messi lì senza alcun concorso, in spregio alle norme del codice civile e della Costituzione.

 

Si tratta di un'evidente e reiterata violazione del diritto, mentre sarebbe obbligatorio bandire i concorsi come prescrive la legge».

Infine il Senatore conclude con un appello alla Procura: «Chiediamo alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria di interrompere questo spreco di denaro che viola qualsiasi norma e che vede responsabili i dirigenti dell'Ufficio di Presidenza ed il Segretario Generale, Maurizio Priolo»



Pubblicato in Calabria

Toh, s’è svegliato l’ordine dei giornalisti !

Sembrava impossibile , eppure è successo! E pensare che tutto è nato «In relazione alla "manifesta zione d'interesse per la formazione di un elenco per il conferimento di incarichi di componente dell'ufficio stampa della giunta regionale a personale esterno, tra cui un cinefotoreporter", pubblicata in data 3 dicembre 2015 sul sito della Regione Calabria».

 

Ed oggi l’ordine dei giornalisti calabresi grida che “Servono i concorsi”!

Oddio, forse la parola grida” non è quella corretta!

Ma, tiè, almeno scrive! E dice: «Crediamo che la Regione Calabria debba seguire la strada maestra di un bando pubblico, aperto a tutti i giornalisti, che indichi il numero dei giornalisti necessari per il completamento dell'organico e fissi precisi criteri di attribuzione dei punteggi in riferimento alle esperienze maturate e ai titoli di studio di cui si dispone.

 

Sia poi una commissione, allo scopo nominata e di cui facciano parte dirigenti regionali ed esperti del settore, a valutare detti titoli ed a fissare una graduatoria dalla quale attingere per l'assunzione definitiva dei colleghi che risulteranno vincitori.

Non è pensabile, né appare corretto anche per le persone che nel passato hanno svolto, a termine, la funzione di componenti dell'ufficio stampa, che la Regione continui sulla strada del precariato e delle selezioni improvvisate e comunque sempre riconducibili alle scelte personali del presidente di turno.

I giornalisti dell'Ufficio stampa devono infatti rappresentare un supporto professionale importante per l'attività dell'ente; un supporto che prescinda da maggioranze politiche e persone che le guidano e che abbia, nel tempo una sua precisa stabilità.

L'esempio viene dall'attuale capo dell'Ufficio stampa, Oldani Mesoraca, il quale, da lungo tempo in organico, svolge al meglio il proprio lavoro quale che sia la maggioranza che governa la Regione o il presidente che la rappresenti.

D'altronde il presidente Oliverio, in campagna elettorale, ha sempre parlato di meritocrazia e di trasparenza come punti di riferimento ineludibili della sua amministrazione e siamo certi che non vorrà venire meno all'impegno assunto.

La Regione e il suo presidente hanno bisogno di giornalisti bravi, selezionati con precisi criteri meritocratici, professionalmente preparati».

Si impone la domanda : “ Perché quelli che ci sono , come sono?”

Interviene sulla vicenda solo M5s e di questi il senatore Morra con questa nota:

“ L'Ordine ed il Sindacato dei giornalisti hanno chiesto il bando di un concorso per la sistemazione dell'ufficio stampa della Giunta regionale calabrese. 

Evviva!, verrebbe da dire, se non che questi due soggetti, che ricordano assai le corporazioni del passato, hanno dimenticato diverse cosine..... 
La prima riguarda l'attuale capo ufficio stampa della Giunta regionale che è abusivo, poiché dimessosi dalla Pubblica Amministrazione nel lontano 1995, ritrovandosi ancor oggi nella stessa solo grazie a "compiacenze politiche" giuridicamente prive di ogni fondamento. 
Non hanno letto queste considerazioni Parisi e Soluri nella relazione del Mef cui si richiamano per tanti altri motivi, dimostrando una lettura della stessa relazione parziale, se non strumentale? 
L'altra grave omissione riguarda i cinque abusivi del consiglio regionale, inquadrati a tempo indeterminato senza aver mai partecipato nemmeno ad un concorso!

Verrebbe da aggiungere, "more solito"! 
Su questo, Soluri e Parisi tacciono, mentre da mesi il ministro Madia ha chiesto provvedimenti al Governatore ed al Presidente del Consiglio.

Tuttavia all'arroganza del potere non c'è più limite, per cui la Giunta finisce tranquillamente sulla stampa nazionale come oggetto di ludibrio.

Cosa vuoi di più dalla vita, Mario Oliverio? “

Si impone la domanda “ dov’è la giustizia in Italia e chi deve farla applicare?”

Pubblicato in Calabria

Il portavoce al Senato del MoVimento 5 Stelle Nicola Morra.   crede nella Giustizia e la invoca.

Al punto che senatore Morra dichiara:

«È grave che a distanza di sei settimane dalla risposta inviatami dal Ministro Madia sull'irregolarità degli uffici stampa del Consiglio e della Giunta regionale non sia stato adottato alcun provvedimento da parte dei due organismi».

Vorremmo chiedergli se a distanza di 5 settimane non sarebbe stato egualmente grave.

Poi prosegue: «È grave soprattutto in considerazione del fatto che il Ministro ha trasmesso gli atti alla Procura regionale presso la Corte dei conti e che sulla vicenda,  per impulso degli ispettori del Mef , indagano le procure di Reggio Calabria e Catanzaro, cui (insieme alla collega Nesci) inviammo lo scorso anno un esposto.  

Oliverio ed il "giovane" Irto continuano a far finta di niente,  nonostante il Ministro della Funzione Pubblica abbia chiaramente invitato le due istituzioni ad agire per ripristinare la legalità»  

Infine Morra sognando la Giustizia richiama la Costituzione e chiede una soluzione: «È assurdo che sei persone, in barba alla Costituzione ed alle leggi dello Stato, siano state assunte senza alcuna procedura concorsuale e costino ogni anno oltre un milione di euro alla collettività.  

Tutto questo accade in una regione in cui la gran parte dei giornalisti guadagna qualche centesimo di euro ad articolo e non è in alcun modo tutelata, come la cronaca si impegna a ricordarci con frequenza.  

Invitiamo per l'ultima volta Oliverio ed Irto a fare il proprio dovere, ribadendo lo stesso invito ai due segretari generali di Giunta e Consiglio,  tutti solidarmente responsabili (sul piano penale e contabile) di queste ripetute omissioni pur in presenza di un pronunciamento da parte del Ministro competente»

Senatore Morra perché i mercenari al soldo del sovrano costano così tanto?

E quale legge può far pagare il sovrano e garantire Giustizia?

Ed è una illusione invocare la Costituzione?

Pubblicato in Catanzaro

La vicenda della presenza del senatore Morra e del senatore Gaetti nel municipio di Amantea ha avuto un seguito nella sua dichiarazione di Morra su fb.

Nella citata dichiarazione il senatore del M5S commenta: «Abbiamo fatto un’ispezione in Comune per Giuseppe Sabatino, segretario in pensione per oltre 40 anni, e in un consiglio comunale sciolto due volte per mafia. Noi sapevamo che Sabatino fosse lì per formare la Mercuri (segretario comunale ) . Quando siamo arrivati, però, il segretario non c’era e Sabatino sì, così come accertato anche dai carabinieri”.

La stampa si è sbizzarrita oltre modo prendendo anche posizioni parapolitiche .

Lontano da questi percorsi la consigliera Concetta Veltri che interviene, unica, in difesa della città!

“In seguito alla visita del Sen. Morra al Comune di Amantea – scrive la consigliera- avverto il dovere morale di intervenire a difesa ed a salvaguardia della dignità della nostra cittadina.

Non si tratta di mettere in discussione il legittimo diritto – dovere di un Senatore della Repubblica di svolgere - nei modi che ritiene maggiormente consoni ed opportuni - compiti di vigilanza e controllo a difesa della legalità. Tuttavia, non è accettabile che ciò avvenga a discapito della verità offrendo un’immagine sbagliata e distorta della realtà.

Mi riferisco alle informazioni postate sulla rete e che fanno riferimento ad un presunto duplice scioglimento del Consiglio Comunale della nostra città per infiltrazione mafiosa. Ritengo utile rammentare che vi è stato un unico atto di scioglimento che ha riguardato Amantea. E che il ricorso presentato ha prodotto il reintegro di Sindaco e Giunta da parte del Consiglio di Stato nel 2010.

Sinceramente non capisco dove il Senatore Morra abbia acquisito tali informazioni. Fatto sta che oggi è stato prodotto un ulteriore e ingiusto danno di immagine alla nostra cittadina, la cui moralità viene senza motivo mortificata.

Trovo inspiegabile e non corretto questo comportamento, ma soprattutto ritengo inaccettabile che venga così superficialmente infangato il buon nome della nostra cittadina. Ancor più in considerazione del fatto che questa sortita - che si traduce in una pubblicità negativa per la nostra società - avviene quando l’estate è ormai alle porte in un territorio – è bene ricordarlo – che esprime un’importante propensione turistica.

Amantea è una cittadina fatta di persone perbene ed operose, una realtà dove gli operatori turistico-commerciali fanno di già i salti mortali per garantire una vitalità al territorio e non farlo morire sotto i colpi della crisi, in cui è presente un sano radicamento comunitario che fa delle donne e degli uomini dei buoni cittadini.

Prima di rilasciare certe dichiarazioni bisognerebbe fermarsi a riflettere sull’offesa che si può produrre loro. A maggior ragione se ciò avviene ad opera di un’alta carica dello Stato.

Spero che il Senatore Morra avvertirà la sensibilità di correggere le sue dichiarazioni e restituire la realtà a questa città. Fatti non veritieri non possono e non devono essere usati come strumento di lotta politica. Questa improvvida azione offende tutti i cittadini, a prescindere dalle idee politiche in cui si riconoscono.

Ho ritenuto doveroso intervenire a tutela della città fermo restando la mia posizione in consiglio, non solo in qualità di Consigliera comunale ma anche come cittadina. Concetta Veltri

Pubblicato in Primo Piano
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