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partiti-625-copia5 marzo 2018, il giorno dopo il voto. Ieri il popolo italiano si è recato alle urne e ha votato. Dalle urne è uscito un risultato clamoroso e sconcertante: Movimento 5 Stelle primo partito; Il centro destra è la prima coalizione ma lontano dalla maggioranza; il Pd è stato sconfitto ovunque; scompaiono le regione rosse; Casini, il vecchio democristiano, batte Errani, il vecchio comunista, nella rossa Bologna; flop del Presidente del Senato Sen. Grasso e del Presidente della Camera On. Boldrini; la sconfitta del Pd è la peggiore della storia dal 1948 in poi; Nani e ballerini sonoramente sconfitti, pochi i sopravvissuti; Nencini e Lorenzin ottengono un seggio alla Camera dei Deputati malgrado le loro liste siano giunte sotto l’1%; a Cosenza per il candidato Mancini è un flop madornale, è una debacle che lascerà degli strascichi. Dopo una sconfitta del genere molti dirigenti dovranno mettersi da parte. I banderuoli, i voltagabbana questa volta sono stati emarginati dagli elettori. Il vento gelido del Nord si è abbattuto sull’Italia e ha rovinato i piani di Renzi e Berlusconi. Il Pd è sceso al di sotto del 20 % e Forza Italia è stata superata per la prima volta dalla Lega. Nell’Italia meridionale e nella nostra Calabria e principalmente a Cosenza dove appena un anno fa vide la trionfale vittoria del Sindaco Occhiuto un vento caldo ha spazzato il cielo coperto di nuvole che minacciavano neve, pioggia e grandine. La vittoria del Movimento 5 Stelle va al di là delle più rosee previsioni. Per Renzi, Grasso, D’Alema, Boldrini, Fedeli, Franceschini, Pinotti, Serracchiani, Minniti e per i calabresi Magorno e Santelli è stato un 25 luglio quando in quel giorno funesto cadde il Cav. Mussolini. Quasi tutti i sondaggi li davano perdenti, ma non si aspettavano un crollo così cruento. L’esito delle urne è stato questa volta inequivocabile, tanto è vero che i maggiori dirigenti del Pd hanno accettato la sonora batosta. Il Partito di Renzi che nelle ultime elezioni europee aveva raggiunto il 40% dei voti ora si deve accontentare di appena il 19%. Ora se vuole sopravvivere deve prendere iniziative importanti e fare mea culpa per gli errori commessi per le composizioni delle liste e per la campagna elettorale sbagliata. La prima cosa da fare è dimettersi per davvero. Quella di ieri sera è solo una farsa e per guadagnare tempo. Arrivati a questo punto mi corre l’obbligo di fare alcune considerazioni. Non crolla l’affluenza alle urne come si era paventato. La campagna denigratoria non ha dato i frutti sperati. Rispolverare l’antifascismo e l’antiberlusconismo non ha pagato. La collaborazione con i radicali di Emma Bonino e con i centristi fuoriusciti da Forza Italia è stata un flop. Il flop dei nanetti e dei ballerini è evidente. Gli elettori non hanno creduto alle promesse fatte ancora una volta da Berlusconi. La flat tax non è stata vincente. Le mance elargite dai Governi di centro sinistra non sono servite a niente.

Ho seguito lo spoglio elettorale con attenzione, ad un certo punto verso le 4 del mattino mi sono addormentato e ho fatto un cattivo e nello stesso tempo un bel sogno. Mi sono trovato in un Postale della ditta Santelli di Cosenza insieme alla mia cara mamma che mi portava a Cosenza dal dott. Misasi per una visita medica che allora era un luminare nella cura delle malattie dei bambini. Mamma mi teneva stretta fra le sue braccia ed io che avevo preso il Postale per la prima volta ero felicissimo. Attraversammo montagne, paesi, villaggi e dopo tre ore di viaggio arrivammo in Piazza Riforma. Le carrozzelle tirate dai cavalli attirarono la mia attenzione. C’era il fascismo e molte persone indossavano camicie nere e lunghi stivaloni neri. Mia madre una gonnella con il famoso “sinale” e un corpetto, era una donna rurale. Ma questa donna rurale con un bel gesto sottobanco ( aveva dato una soppressata al bigliettaio Ricuzzo) aveva trovato per lei e per me un posto a sedere mentre una donna fascista era rimasta a terra. Un trillo del campanello mi svegliò di soprassalto e mi affacciai dal balcone di casa credendo di vedere soldati in marcia, giovani in camicia nera che cantavano “Fascetta nera”, ragazzi con una grande M sul petto schiamazzare per le vie cittadine con le bandiere del Fascio. Non vidi nulla del genere, solo qualche macchina e qualche donna che depositava i sacchetti della spazzatura davanti i portoni di casa. E il fascismo? Ma quale Fascismo! E’ stata una invenzione dei soliti sfascia carrozze che non avendo altro da fare scendono in piazza cantando Bella ciao, rovesciando i cassonetti della spazzatura, assaltando banche e negozi, bruciando macchine e insultando le Forze dell’Ordine. Il fascismo è morto e seppellito per sempre da oltre 70 anni. Ieri ha vinto la democrazia. Lei, caro Direttore, cosa ne pensa di queste elezioni?

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Consiglio-regionale1-604x270C’è gente in Calabria che non arriva davvero a fine mese e cosa ti escogitano i Consiglieri regionali calabresi? Aumentano le pensioni minime? Diminuiscono le tasse regionali? Si tagliano i lauti stipendi? Creano nuovi posti di lavoro? Tagliano gli sprechi? Migliorano i trasporti pubblici? Aumentano i medici nel Pronto Soccorso? No, presentano una proposta di legge n.206/X :- Disciplina del sistema previdenziale di tipo contributivo e del trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali - che tradotto dal politichese in lingua italiana significa Vitalizi per i consiglieri regionali e aggravio alle casse regionali di oltre 650 mila euro. Il primo firmatario della proposta è stato Domenico Battaglia del Pd, poi seguono le firme di altri consiglieri. Quando qualcuno se ne è accorto della porcata e dell’imbroglio sono scoppiate le polemiche e per la vergogna alcuni consiglieri hanno poi ritirato la propria firma. Per il momento il pericolo è stato scongiurato, ma ne sono certo qualcuno alla chetichella ci proverà ancora. E chi fermerà queste facce di bronzo. Ecco cosa ha scritto il giornale cosentino on line Iacchité il 13 febbraio u.s:.- Se ancora qualcuno ha dei dubbi sulle qualità truffaldine dei nostri consiglieri regionali basta leggere la proposta di legge depositata il 9 febbraio. A firmare la proposta di legge in prima fila il Comunista con il culo degli altri Giudiceandrea, e tutta la paranza parassitaria del Pd. Il quale ha capito che una botte di culo così nella vita non gli capiterà mai più, perciò vuole mettersi al sicuro: senza vitalizio, al termine del mandato, sarà costretto a lavorare .Cosa che non ha mai fatto in vita sua-. L’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara così ha scritto in un posto su Face book:- In una regione in cui i giovani aspettano ancora i soldi di Garanzia Giovani, la disoccupazione è tra le più alte in Europa, dove in molti vivono sotto la soglia di povertà, i servizi sono quasi assenti per i cittadini e la sanità cade a pezzi, i consiglieri regionali hanno presentato una proposta di legge che istituisce la pensione per i consiglieri regionali con una liquidazione d’oro-. Dovrebbero solo vergognarsi. E’ intervenuto anche il Governatore della Regione Calabria l’On. Mario Oliverio il quale ha minacciato i consiglieri regionali firmatari della proposta di legge a ritirarla immediatamente:- Se arriva in aula porrò la fiducia-. Per Oliverio è una proposta inopportuna e non condivisibile, che serve solo ad alimentare le trombe del populismo e dell’antipolitica -.

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Continua ormai da settimane il Costituzione Coast to Coast del deputato Alessandro Di Battista (Movimento 5 Stelle), presso le località balneari in giro per l’Italia che con il suo “Io dico NO” cerca di diffondere e spiegare le ragioni alla base del rifiuto alla nuova costituzione voluta dall’attuale esecutivo guidato da Matteo Renzi.

 io-duco-NO-“La riforma costituzionale, non riduce affatto i costi del palazzo, apre le porte alle privatizzazioni selvagge negli enti locali, comprime la possibilità di tutelare i lavoratori, accentra il potere come nei regimi e crea un Senato di nominati funzionale a un federalismo che distrugge l'unità della Repubblica e legittima le profonde diseguaglianze tra le regioni italiane".

Queste le parole rilasciate in una nota stampa dai parlamentari calabresi del Movimento 5 Stelle, che proprio da giorno 27 agosto, stanno girando le diverse tappe in Calabria del tour "Costituzione coast to coast".

"Insieme ai vari consiglieri comunali del Movimento – si legge sul comunicato - i parlamentari calabresi 5 Stelle accompagneranno Di Battista in cinque piazze della costa ionica e tirrenica, con inizio alle ore 21. Appuntamenti il 27 agosto a Corigliano Calabro, il 28 a Le Castella di Isola Capo Rizzuto, il 29 a Soverato, il 30 a Tropea ed il 31 a Belvedere Marittimo.

 

"Abbiamo dimostrato - aggiungono i parlamentari 5 Stelle - di essere sempre presenti sul territorio e per battaglie fondamentali, anche sotto il sole dell'estate. Insieme a Di Battista spiegheremo perché la riforma costituzionale è inutile, ingannevole e rovinosa. I cittadini hanno invece bisogno di lavoro, di accesso al credito e di prestiti senza usura. Hanno bisogno del reddito di cittadinanza, di sanità, scuola, trasporti, pensioni e di onestà nell'amministrazione pubblica.

 

Il giochino di Renzi e accoliti sta finendo. Si prepara un capitolo diverso per il popolo, fatto di partecipazione alle scelte, di condivisione e, soprattutto, di decisioni per il bene di tutti, non più per gli interessi delle banche, delle logge o delle mafie di potere".

AlessandroDiBattista-CostituzioneCoastCoast

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La situazione della sanità in Calabria è gravissima e sfiora il disastro.

 

Una prova, ma non l’unica, è quella della “evasione” del popolo calabrese “dalle prigioni della sanità calabrese” verso altre regioni e verso i loro diversi servizi sanitari , spesso diretti da calabresi e nei quali i calabresi sono una parte del “cuore qualitativo”.

 

Un’altra ancora più grave è la accettazione passiva da parte della categoria dei sanitari e parasanitari dei diktat che promanano da Roma e che vengono adottati e corroborati dai governatori nella consapevolezza della pessima gestione della sanità da essi diretta o permessa, e da cui sono derivati gli attuali disavanzi miliardari, e sotto la minaccia di essere commissariati.

 

A parlare soltanto il M5s il quale scrive:

«Nessuno può ignorare il finanziamento della Regione Calabria al policlinico dell'Università di Catanzaro, erogato senza un protocollo d'intesa valido e a prescindere dalla corretta determinazione dell'importo dovuto, già raccomandata dal settore economico-finanziario al precedente dg del dipartimento regionale per la tutela della salute, rimasto indifferente».

 

Lo dichiarano i parlamentari M5s Dalila Nesci, Nicola Morra, Paolo Parentela e Federica Dieni, che a riguardo, in vista del prossimo tavolo ministeriale di verifica del piano di rientro, in programma giovedì 26 novembre, hanno trasmesso una nota di ammonimento ai responsabili tecnici, ai ministri della Salute e dell'Economia, al governatore della Calabria e al suo vice, al commissario e al sub-commissario ad acta.

C'è un inquietante immobilismo, secondo i parlamentari 5 stelle, che dei «circa 30 milioni di euro già regalati dalla Regione Calabria al policlinico universitario» avevano da tempo investito il governatore Mario Oliverio, la struttura commissariale nelle persone di Massimo Scura e Andrea Urbani, i ministri vigilanti e la magistratura ordinaria e contabile.

Già a ridosso delle ultime elezioni regionali, gli stessi parlamentari rilevarono un illecito surplus di finanziamento da parte della Regione Calabria all'Università di Catanzaro.

 

Recuperare quei soldi avrebbe a loro avviso permesso di uscire dal piano di rientro. «Dal 2008 –proseguono i parlamentari 5 stelle – l'Università di Catanzaro riceve soldi pubblici sulla base di un'intesa scaduta e al di là delle prestazioni erogate.

La scusa ufficiale dell'ateneo è che la Regione possa accordare una percentuale aggiuntiva, la quale nello specifico supera in abbondanza quella consentita dalla legge.

In sintesi, l'Università sta prendendo molti più soldi del dovuto e senza un atto giuridico che ne legittimi l'erogazione.

Il fatto è gravissimo, specie perché tocca da vicino i conti e le casse della Regione, già in condizioni pietose.

 

È incredibile che con il piano di rientro si ammettano simili regalie, senza ritorno per i cittadini». «Se – concludono i parlamentari M5s – proseguiranno il silenzio e la complicità nelle sale di comando di Roma e Catanzaro, denunceremo tutti, a uno a uno; a partire dai burocrati dei ministeri, che stanno recitando a soggetto, senza pensare alle loro responsabilità dirigenziali».

E’ ora. Ma sul serio!

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beppe-grillo1"Giù le mani dalla sanità", sabato 14 dibattito pubblico del Movimento 5 Stelle a Rende.


Interveranno la portavoce alla Camera Dalila Nesci e il consigliere Domenico Miceli.

Rende  "Giù le mani dalla sanità". Questo il titolo del dibattito pubblico organizzato a Rende, sabato 14 novembre 2015, alle 17,30 alla Sala Tokyo del Museo del Presente, dal Movimento 5 Stelle per discutere della gestione del servizio pubblico nell'area urbana e in Calabria.

 

L'iniziativa è stata promossa dal gruppo consiliare del M5S del Comune di Rende e vedrà la partecipazione della portavoce alla Camera, Dalila Nesci, del portavoce al Comune di Rende, Domenico Miceli e dei consiglieri M5S ai Consigli comunali di Amantea, Celico e Corigliano.

Sarà presente anche l'avvocato Cono Cantelmi e il medico Norberto La Marca. Modererà l'attivista del Meetup di Rende, Fabio Gambino.
"Abbiamo atteso invano un Consiglio comunale ad hoc - spiega il capogruppo M5S al Comune di Rende, Domenico Miceli -, promesso e mai promosso dal sindaco Manna, per discutere del futuro del servizio sanitario nel nostro territorio.

 

Com'è noto martedì 17 si voterà in Consiglio una variante al Prg che è strettamente legata ad un progetto di sanità privata convenzionata, proposta dalla famiglia Greco al Comune di Rende.

Un progetto che meritava una discussione politica più articolata, al di fuori dei campanilismi, che tenesse in considerazione lo stato dell'arte dell'area urbana. Per questo abbiamo intesto organizzarlo noi questo incontro pubblico cui invitiamo a partecipare tutti i cittadini e gli amministratori interessati".

Gruppo Consiliare Movimento 5 Stelle Rende

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Il senso della storia è sempre lo stesso.

La politica fa quello che vuole con la consapevolezza che tanto nessuno scoprirà le loro porcherie, che comunque si tratta di scelte discrezionali anche per l’ignoranza della legge e per la assenza di controlli, e che, comunque, così fan tutti.

 

La ennesima riprova in quanto nel seguente comunicato del senatore Morra.

 

“Corte di appello di Palermo manda alla Consulta legge su uffici stampa siciliani. Illegittimi come quelli calabresi“.

 

«La Corte di Appello di Palermo con ordinanza n 188/ 2015 ha trasmesso alla Consulta la  Legge della Regione Siciliana 6 luglio 1976, n. 79, art. 11, comma 3, per violazione degli artt. 3 e 97 della Costituzione. Si tratta della legge che ha consentito l’immissione in ruolo di giornalisti senza concorso, poi licenziati da Crocetta. In Calabria c’è la stessa illegittimità, ma nessuno interviene» - lo afferma il senatore pentastellato  Nicola Morra.

«Come è noto -prosegue Morra- sia il MEF, attraverso i suoi rilievi, che il ministro Madia, che ha trasmesso le carte alla Procura presso la Corte dei Conti di Catanzaro, hanno dichiarato che i sei professionisti che lavorano oggi nelle sedi di Giunta e Consiglio sono senza titoli»

Il portavoce al Senato spiega: «La Corte palermitana scrive nell’ordinanza che ”deve, quindi, ritenersi non manifestamente infondata la questione di legittimita’ costituzionale della norma dell’art. 11, comma 3, L.R. Regione Siciliana n. 79/1976 per contrasto con gli artt. 3 e 97, comma 3° Cost., per il fatto di aver previsto l’assunzione di personale alle dipendenze di una pubblica amministrazione, prescindendo del tutto da qualsiasi procedura concorsuale, neppure riservata, senza che sussista alcuna straordinaria esigenza pubblica che possa porsi a sostegno della scelta del legislatore regionale e sia stato garantito, attraverso la scelta delle migliori professionalità, il buon andamento della pubblica amministrazione ed introducendo una ingiustificata disparità  di trattamento con la generalità dei cittadini aspiranti a pubblici impieghi»

 

«Si tratta della conferma della bontà delle nostre tesi- continua Morra- già validate dal ministro Madia circa l’irregolarità degli uffici stampa della Giunta e del Consiglio regionale della Calabria, dove oltretutto non vige nemmeno una legge specifica che consenta l’assunzione»

«Nonostante questi richiami normativi- continua Morra- Viscomi ed Irto continuano a far finta di niente, convocando commissioni inutili al solo scopo di perdere tempo e di procrastinare illegittimità clamorose»

«I contratti in essere sono nulli prosegue Morra- tanto che la Corte definisce ”la nullità del rapporto, costituito in violazione della norma imperativa contenuta nell’art. 97, comma 3° (“agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”) e la qualificazione dell'attività prestata dai suddetti giornalisti come prestazione di fatto ex art. 2126 Cod.Civ., con esclusione, quindi, dell’applicazione della disciplina limitativa dei licenziamenti e della tutela reintegratoria prevista dall’art. 18 L. n° 300/70, invocata, in via principale, dai reclamanti.

 

La Giunta regionale e l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale calabrese  si stanno rendendo responsabili di veri e propri reati e di un danno erariale per il quale saranno chiamati a rispondere personalmente»

«Né Viscomi, né Irto -prosegue ancora  Morra- hanno inteso assumere una posizione, assumendosi cosi la responsabilità di continuità del danno erariale: domani si insedierà la commissione voluta dallo stesso VicePresidente, per inviare nuovamente le controdeduzioni ai rilievi del Ministero dell’Economia, ma siamo certi che si cercherà di insabbiare il tutto, commettendo cosi un grave errore»

«I due uffici stampa – conclude la nota- sono palesemente illegittimi, cosi come sono da annullare le assunzioni in scorrimento di graduatoria dei dirigenti operate dalla giunta Scopelliti, perché in aperta violazione del patto di stabilità e non farlo vuol dire aumentare il conto dei danni da rifondere alla collettività»

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Scrive Dalila Nesci:

«Fa l'acrobata il commissario alla sanità calabrese, Massimo Scura, al quale ricordo che in Calabria nessuno è fesso».

 

Lo dichiara la deputata M5s Dalila Nesci, a proposito delle giustificazioni fornite a mezzo stampa dal commissario, in merito al decreto sui nuovi budget sanitari che ha fatto scoppiare la polemica politica sull'assegnazione di fondi maggiori, rispetto al passato, a due delle tre cliniche facenti capo al gruppo imprenditoriale cosentino iGreco.

Poi prosegue la Nesci «Oggi Scura invita all'accesso agli atti lasciando intendere che la vicenda sia tutta e solo mediatica.

Aggiunge di una specifica informativa pronta dal 21 luglio.

Faccio notare allo smemorato commissario che il decreto in questione reca la data del 6 luglio, sicché, stando alle sue parole, i criteri di assegnazione sarebbero stati ricavati in seguito».

Ed ancora la parlamentare 5 stelle evidenzia «È curioso che Scura sia uscito soltanto ora allo scoperto, dimenticando che sulla questione pendono due diverse interrogazioni alla Camera, del 15 e del 16 luglio scorsi, e una al Senato.

Il suo lungo silenzio sul caso ha portato il Movimento 5 stelle a presentare anche un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti.

Fu lo stesso Scura, infatti, a dichiarare al tg Rai della Calabria del 13 luglio scorso che avrebbe riferito i criteri di assegnazione dei nuovi budget, il che non ha mai fatto, oggi nascondendosi dietro alla legge sull'accesso».

Infine conclude «Ancora più significativa è questa versione odierna di Scura, perché proprio in mattinata ho chiesto al dipartimento della Salute copia dei relativi atti d'istruttoria. Stia tranquillo il commissario, noi 5 stelle siamo la sua ombra».

NdR.Una sola domanda: Dove sono tutti gli altri parlamentari calabresi? Senza la Nesci chi garantirebbe la medicina pubblica in Calabria?

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Incredibile. Il Job acts ora si applica anche in politica.

 

L’articolo 18 della legge 300 garantiva un po’ tutto. Forse anch i politici. Oggi invece i soci possono licenziare i dirigenti.

 

Anche quelli del M5S.

È quanto sta succedendo al senatore Francesco Molinari ed al deputato Sebastiano Barbanti di cui il meet up di Cosenza chiede ufficialmente le dimissioni.

I due scontano anche il brutto clima che si respira tra gli eletti della Calabria. Dalila Nesci e Nicola Morra sono da tempo in rotta di collisione con il duo Barbanti/Molinari. Al punto che per la campagna elettorale di Reggio Calabria si dovettero organizzare appuntamenti elettorali distinti.

A dare notizia della richiesta è lo stesso Molinari che, però, non incassa in silenzio anzi punta l'indice sulla «malsana attenzione da parte del senatore Morra e dei suoi fanatici sostenitori, che alimentano maldicenze sul mio conto come su quello di Barbanti».

In sostanza la sfiducia sarebbe stata votata la scorsa notte ma «senza coinvolgere i diretti interessati né gli altri portavoce del territorio: un mirabile esempio di giustizia sommaria» prosegue Molinari. 

«Una votazione di sole 27 persone, un vero e proprio blitz consumatosi nella notte»dice il deputato Sebastiano Barbanti contestando la decisione del meetup di Cosenza per poi aggiungere che «le motivazioni, in realtà, non sono state nemmeno spiegate pare che il mio peccato originale sia stato chiedere chi ci sia dietro lo staff. Ma stiamo scherzando? Credo questa sia un’offesa e se davvero sono queste le motivazioni stiamo scadendo nel ridicolo. E poi c'è un’altra cosa da mettere in chiaro: i meet-up sono legittimati o meno? Perché anche questo è da capire. Se sono legittimati solo quando conviene, allora abbiamo un problema. L'ennesimo.  A questo punto vorrei sentire tutto il M5S Calabria - incalza - perché se è vero che in 27 ci hanno sfiduciato, sono certo che sono molti, molti di più quelli che ci appoggiano e sono disposti a fare manovre contrarie. Oltretutto, il documento di sfiducia è stato reso pubblico 12 ore prima della votazione, un vero e proprio blitz. Un documento redatto dal nipote del senatore Morra e dalla sua fidanzata. Non voglio pensare ci sia di mezzo lui, ma certo questa cosa non gli fa onore. Siamo alla faida, alla guerre tra bande, e io francamente mi tiro fuori»

"Io spero che non facciano sciocchezze - allarga le braccia sconsolato il senatore Francesco Molinari - ma non mi meraviglierei affatto se a breve ci troviamo un post sul blog con il loro allontanamento d'imperio".

"Chi dice che l'onda è passata e da adesso si procederà con più calma nella tolleranza del dissenso interno sbaglia ci aspettano settimane difficili, sono segnali precisi in vista della partita sul presidente della Repubblica".

Sia Molinari sia Barbanti non sono mai stati teneri con la linea scelta da Grillo e da Casaleggio. "Non c'è alcun criterio in quello che sta succedendo. Mi perdoni l'espressione, dopotutto sono un grillino, ma abbiamo mandato completamente affanculo lo stato di diritto, che è il baluardo a tutela di tutti, in primis dei più deboli, il corpus di regole fondamentali da non violare. Le nostre innanzitutto. Qui invece è saltata qualunque tipo di regola".

Sulla rete si ironizzava: "Espulsione in 3, 2, 1...".

Diversa concezione del Movimento, rapporto e gestione dei meetup locali, diverso approccio sulle politiche regionali. Un mix esplosivo che ha generato un'incomunicabilità che oggi i due si trovano a scontare.

Molinari non ci sta: "Il gruppo M5s di Cosenza è in mano a chi fa della delazione un mestiere e del millantare lavoro inesistente un'opera di distrazione di massa. C'è una visione politico-familisitica da parte del collega Nicola Morra per la ridicola richiesta di sfiducia da parte di ascari, solo per aver osato fare una critica politica. Nessuno conti sulla mia inerzia nel tollerare e nello stare zitto di fronte a ciò". L'ex capogruppo glissa: "Non penso e non credo che meriti commentare le posizioni del collega" dice assicurando che in assoluta autonomia i ragazzi di Cosenza hanno evidentemente deciso che era arrivato il tempo di procedere in quel modo". All'assemblea congiunta di domani per il momento non è prevista la discussione su ulteriori espulsioni. Ma gli occhi sono piuttosto puntati sul blog di Grillo

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mappa redditoLa proposta di legge e relative coperture finanziarie del Movimento 5 Stelle finalmente calendarizzata per mercoledì 3 dicembre in Commissione Lavoro.
L'Intervento Integrale di Luigi di Maio durante la conferenza stampa del Movimento 5 Stelle di Mercoledi 3 Dicembre.

 

Da quanto si evince la copertura finanziaria per il reddito di cittadinanza esiste ed è realizzabile, almeno quella proposta dal Movimento 5 Stelle.
Costa 20 miliardi e prevede un contributo di massimo 600 euro per chi ha perso il lavoro o si trova sotto la soglia di povertà


E’ il punto numero uno del programma elettorale, promosso da Beppe Grillo nelle piazze di tutta Italia e la proposta che non possono mancare.


Il modello è la Francia, e non la Svizzera come aveva detto il leader, e soprattutto il sostegno è legato ad una riorganizzazione dei centri dell’impiego.
Tecnicamente andrebbe chiamato “reddito minimo garantito”.

 

"Il reddito di cittadinanza non è più utopia. Il MoVimento 5 Stelle – si legge sul blog di Beppe Grillo - dimostra che se si vuole, tutto si può fare. Finalmente la nostra proposta di legge sul reddito di cittadinanza, a prima firma della portavoce Nunzia Catalfo, muove i primi passi al Senato.

 

Il reddito di cittadinanza è presente in tutta Europa, eccetto in Italia Grecia e Ungheria:

 

E' una vittoria del M5S, frutto di una battaglia che abbiamo sostenuto con forza per far valere un principio di democrazia sacrosanto ma sempre disatteso in questa legislatura: l'Aula deve discutere anche i provvedimenti delle opposizioni e non solo i decreti del governo. Per saperne di più segui la conferenza stampa in streaming al Senato con i nostri portavoce a partire dalle 11 su La Cosa. Parteciperanno Alberto Airola, Nunzia Catalfo, Daniele Pesco e Luigi Di Maio." M5S Parlamento

 reddito minimo garantito

L'INTERVENTO DI LUIGI DI MAIO E L'APPELLO AL PREMIER:

 

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Ecco cosa scrivono i parlamentari M5S Dalila Nesci e Nicola Morra in merito alla aggressione dell Consigliera Comunale di Amantea, Francesca Menichino

 

«Esprimiamo sdegno e riprovazione infiniti per quanto avvenuto alla consigliera consigliera comunale M5S di Amantea (Cosenza), Francesca Menichino, oggi picchiata dal responsabile del settore finanziario del comune, Giuseppe Sabatino, padre del sindaco Monica Sabatino. È gravissimo».

I Cinque Stelle – che con Nesci hanno subito presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno sulla vicenda capitata a Menichino – denunciano la violenza di cui è stata vittima la consigliera M5S, che insieme all’attivista Carlo Diana, del locale Meet Up, si era recata in municipio soltanto per chiedere documenti e atti pubblici in vista del consiglio comunale di domani sulle tariffe di Tasi e Tare.

«L’episodio – continuano i due parlamentari – nasce per certo dalla denuncia del Movimento Cinque Stelle sull’ineleggibilità del sindaco Monica Sabatino, proprio in virtù del padre, che è anche vicesegretario effettivo del Comune di Amantea». A riguardo, infatti, nei giorni scorsi è stata presentata al ministro dell’Interno un’altra interrogazione parlamentare di Nesci, volta a riconoscere l’ineleggibilità di Monica Sabatino, per violazione della legge, che non consente l’elezione dei figli dei segretari comunali.

«A questo punto – concludono Nesci e Morra – il governo deve intervenire per l’immediata rimozione di Giuseppe Sabatino».

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