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Ma che ci sta a fare l’ordine dei giornalisti in Italia?

La domanda si impone dopo l’Aggressione a Daniele Piervincenzi ed a Edoardo Anselmi, brutalmente malmenati ad Ostia daRoberto Spada solo per aver svolto il loro mestiere: quello di giornalista.

E questo senza dimenticare l’aggressione avvenuta il 30 settembre a Genova e subita da Pinuccio Brenzini, giornalista di Radio Nostalgia e Telenord, che è stato aggredito nel parcheggio accanto alla Gradinata Nord prima di effettuare la radiocronaca di Genoa-Bologna

Per non parlare della aggressione avvenuta al termine dell’amichevole Fermana-Taranto da un rappresentante del Taranto che avrebbe malmenato il giornalista di Studio100 Gianni Sebastio solo perché voleva intervistare un giocatore.

E che dire della aggressione subita a Vibo da Klaus Davi che ha dichiarato "Mi hanno picchiato in testa e in faccia, mentre giravo le riprese per un programma sulla 'ndrangheta in pieno centro storico a Vibo Valentia, per fortuna senza gravi conseguenze".

Senza dimenticare Paolo Orofino aggredito a Paola.

E nei giorni scorsi sempre a Paola un pregiudicato del posto aveva minacciato il blogger Emanuele Molinaro responsabile di un sito per aver fatto degli articoli scomodi.

Il blogger dice :Nella giornata di lunedì alle ore 16:00 mentre ero sul posto di lavoro in una sala scommesse di viale Mannarino ho subito un agguato da L. E.

In puro stile mafioso ed intimidatorio.

Mi chiama dapprima da parte con bei modi e toni pacati e appena recato da lui senza proferire parole mi sferra due pugni in faccia e va via..

Nell’ andare via mi dice non mi denunciare non ti conviene.

Mi reco all ospedale subisco una frattura al naso guaribile in venti giorni.

Denuncio ai carabinieri di Paola l'accaduto.

Mi ha aggredito a volto scoperto.

Le telecamere di Viale Mannarino hanno ripreso tutto e sono nelle mani dei carabinieri.

Questa è la dinamica. Fate voi”.

E’ terribile ma sembra davvero che ormai la nostra società abbia la disinformazione come sistema.

Cosa sono questi giornalisti o blogger ?

Eroi, semplici persone per bene che vanno difese?

Ma se loro sono la parte buona tutti gli altri, soprattutto quelli che avrebbero dovuto fare il loro dovere e non lo hanno fatto, cosa sono?

Pubblicato in Paola

Lo riporta Il Quotidiano per la penna di Paolo Orofino.

Ecco l’articolo del brillante giornalista:

“La nuova superperizia medico-legale sulla salma di Donato Bergamini indica che il calciatore trovato cadavere nel 1989 è morto per soffocamento.

 

Questo il risultato finale del sofisticato esame autoptico, da pochi giorni sul tavolo del procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, che, all’inizio dell’anno, ha riaperto il caso.

La notizia è stata resa nota oggi, in esclusiva, nell'edizione cartacea del Quotidiano, con un ampio servizio che ricostruisce tutto.

Il risultato che non collima con la tesi del suicidio sotto il camion incorsa sulla statale 106, nei pressi di Roseto.

Rafforza, invece, l’esito della consulenza del Ris di Messima, incompatibile con l’ipotizzato decesso causato dall’impatto con l’autocarro in movimento.

I carabinieri del Ris, il 2012, sono riusciti a dimostrare, con specifiche simulazioni, che se il calciatore del Cosenza, si fosse buttato sotto il camion – come riferì l’allora fidanzata, unica testimone del caso – le scarpe, la catenina e l’orologio indossati da Bergamini, avrebbero dovuto subire danni da strisciamento sull’asfalto.

Al contrario, gli oggetti menzionati, trovati addosso al cadavere, erano quasi intatti.

Tale conclusione avvalorò la consulenza medico-legale del professor Francesco Maria Avato, datata 1990, che all’epoca aveva indebolito l’ipotesi del suicidio, valutando le ferite studiate sul cadavere, difficile da ricondurre all’urto del corpo con il camion incorsa.

Allo stato sono formalmente indagati l’ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, e l’autista del camion Raffaele Pisano.”

Pubblicato in Cosenza

Amantea finora sembrava pervasa da un pace infinita.

 

La pace di chi fa finta di non vedere, di non sapere. Ad ogni livello, etico, sociale, politico e perfino giudiziario.

La pace di chi si tappa le orecchie per sentire le grida degli innocenti sacrificati all’altare del potere, che chiude gli occhi per non vedere le malefatte commesse quotidianamente per la affermazione del potere, di chi non parla per paura di essere distrutto dal potere.

 

Da qualunque potere, quello massonico, politico, mafioso, giudiziario.

Ma non era così. Affatto

Od almeno così sembra.

Non solo i due arresti di Franco La Rupa e di Marcello Socievole, ma anche altro.

Ne parla la penna di Paolo Orofino su Il quotidiano del sud nell’articolo “Amantea, nuova tegola per la maggioranza del sindaco Pizzino”

Un articolo nel quale anticipa che sarebbe “Indagato per false fatture un componente della Giunta”.

 

Ecco l’articolo:

“Amantea. Le rogne giudiziarie per l’amministrazione comunale di Amantea potrebbero non essere finite. Anche se non della stessa portata della misura cautelare applicata al consigliere di maggioranza, Marcello Socievole avantieri, sempre dalla procura di Paola, potrebbero arrivare a breve altre notizie, non buone, per l’amministrazione.

Sarebbe una nuova “tegola” sul gruppo guidato dal sindaco Mario Pizzino.

Un altro esponente del gruppo di maggioranza sarebbe indagato in relazione ad una diversa vicenda, non collegata, però, all’attività politica, ma che, per tipologia di reato contestato, potrebbe andar ad intaccare le deleghe che il sindaco ha assegnato al suo collaboratore.

Le indiscrezioni su tale circostanza circolano, ormai, da mesi. In questi giorni, però, potrebbero arrivare novità sostanziali.

L’inchiesta in questione è condotta dalla Guardia di Finanza e già verso la fine del 2016 era arrivata a buon punto.

L’eventuale avviso di garanzia ad un componente dell’esecutivo provocherebbe un ulteriore scossone all’equilibrio della maggioranza, già pesantemente minato dall’arresto del consigliere Socievole.

Fra qualche giorno, ne sapremo di più, anche perché non mancheranno le implicazioni politiche e la patata in mano al sindaco Pizzino, diventerà sempre più bollente.

 

L’attività investigativa riguarderebbe false fatturazioni.

L’indagine adesso potrebbe arrivare a compimento sotto il coordinamento del nuovo procuratore di Paola Pierpaolo Bruni.

Il che, visto quanto accaduto avantieri, mette, a prescindere, una certa apprensione in Municipio”.

La Confartigianato dice che Calabria è la regione messa peggio del Paese.

Fa eco Gian Antonio Stella del Corriere della Sera con il suo articolo” Paletta e secchiello.

Per mettere in sicurezza la terra più esposta d’Italia al rischio idrogeologico, i «forestali» calabresi sono dotati degli strumenti di un bambino in spiaggia.

Basti dire che al suo arrivo, sei mesi fa, il nuovo commissario straordinario trovò un esercito di 5.887 uomini e tre ruspe.

Tre. Tutte tre fuori servizio.

Chiese una Panda: mancava l’assicurazione.

A dispetto di spese per circa duecento milioni. Nascoste in un bilancio intenzionalmente impenetrabile. Dieci volte più pesante di quello dei forestali del Veneto.

«Questa volta non ci saranno picchetti e occupazioni. Il governo Renzi, grazie al presidente Oliverio e alla delegazione parlamentare pd, ha inserito in legge di Stabilità 50 milioni per Lsu e 130 per i forestali!», esulta sul suo blog la deputata Enza Bruno Bossio.

«Avanti sulla strada dei diritti!». Quali?

Questo è il punto: i «diritti» dei dipendenti di «Calabria Verde» fondata nel 2013 per sistemare in un unico carrozzone i vecchi forestali dell’Afor, i riciclati delle comunità montane e gli addetti alla sorveglianza idraulica, passati dal part-time al tempo pieno con un raddoppio dei costi?

O i diritti dei cittadini italiani che si fanno carico di queste spese di assistenzialismo puro e ancor più dei cittadini calabresi ai quali dovrebbe esser garantita la possibilità di vivere senza l’incubo che al primo nubifragio venga giù tutto?

Sono 9.417 le frane censite che mettono a rischio quasi la metà del territorio.

Un quadro così allarmante da spingere mesi fa lo stesso Sergio Mattarella a ricordare quanto la Calabria abbia «sofferto speculazioni e incurie» nonché del «perverso connubio tra malaffare e cattiva amministrazione».

«Il dissesto idrogeologico», ammonì, «è causa di un impoverimento di risorse e di rischi per le popolazioni. Intervenire per ridurlo è opera di grande valore sociale».

Parole al vento. Anche l’ultimo conto consuntivo della società, nonostante la svolta tentata con la nomina a commissario di Aloisio Mariggiò, un generale dei carabinieri scelto per arginare le polemiche, mostra come solo una minima parte dei costi esorbitanti finisca nella gestione dell’azienda e oltre il 96% in stipendi.

Eppure, denuncia il geologo Mario Pileggi, i «2.587 interventi per un costo di un miliardo e duecento milioni ritenuti necessari» nel Piano di difesa del suolo del 2008–2009, sono stati portati a termine solo «in minima parte».

Ovvio: «Ci sono operai mandati a mettere in sicurezza una fiumara pericolosa senza un mezzo meccanico», sorride amaro il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri. «Qualcuno si è portato il badile da casa. Si può risanare un territorio pericoloso senza una ruspa e con le vanghe portate da casa?».

O il forestale è un eroe e si spacca la schiena come gli antichi schiavi nubiani o si mette all’ombra e aspetta sera.

Dice tutto, sulle priorità della politica (niente grane coi forestali, al risanamento penseremo poi…) l’inchiesta aperta appunto dalla magistratura su 80 milioni di euro di Fesr (Fondi Europei Sviluppo Regionale) stanziati per contenere i rischi idrogeologici e usati invece per gli stipendi a quella massa abnorme di forestali.

Soldi che la Ue a questo punto non verserà più. Persi. Addio. Come la spieghi, agli europei e agli italiani, quella scelta? Come possono capire, gli «altri», una Regione con 5.887 forestali stabili (e va già meglio d’una volta quando lo stesso Giacomo Mancini, calabrese, li definì «una maledizione») contro i 277 (ventuno volte di meno) del Veneto, dove il costo (tutto compreso, anche i 347 «stagionali») è di 21 milioni netti contro i 185 per i soli stipendi «forestali»?

Un dettaglio?

Il tributarista Michele Mercuri, dell’UniCal, ride amaro dell’incasso 2014 per il «materiale legnoso» che doveva coprire un po’ i costi: 14.603 euro. «Sufficienti a coprire poco me meno dello 0,005% delle spese».

E il bello è che in questi stessi anni, come emerge dall’inchiesta a Castrovillari del giudice Eugenio Facciolla, c’è chi col legno ha fatto montagne di soldi.

Chiudendo contrattini da poche centinaia o migliaia di euro per la rimozione di legname caduto a terra per poi radere al suolo ettari ed ettari di alberi secolari con motoseghe, gru e camion rimorchi. Misfatti ecologici già denunciati da decenni. E da decenni combattuti a chiacchiere. Esattamente come l’antico vizio dei mammasantissima politici locali di usare forestali, ricattati con le clientele, per costruire o restaurare le proprie abitazioni.

Vizietto costato l’arresto a settembre a Paolo Furgiuele, che da direttore generale non solo aveva concorso a dirottare i soldi di cui dicevamo, ma per ristrutturare casa sua aveva usato gli operai di Calabria Verde e il parquet destinato agli uffici aziendali. Altra inchiesta parallela, con alcuni protagonisti già indagati per il dirottamento degli 80 milioni dalle opere idrogeologiche agli stipendi, quella su un appalto da 32 milioni di euro per l’acquisto (finalmente) di macchinari indispensabili per la guerra agli incendi.

Appalto finito «fuori tempo massimo» (sui responsabili decideranno i giudici) col solito risultato, raccontato sul Quotidiano della Calabria da Paolo Orofino: soldi perduti e buttati via.

E i camion, le autobotti, le attrezzature da comprare? Addio… «L’assoluta mancanza di mezzi meccanici adeguati e le limitazioni contrattuali previste per il personale impiegato nella sorveglianza idraulica, non hanno consentito di effettuare l’auspicato salto di qualità», accusa il commissario Aloisio Mariggiò nella relazione allegata al bilancio 2015.

Pubblicato in Calabria

Calabria Verde sembra una nuova Mani Pulite un quarto di secolo dopo.

 

A Milano il “mariuolo isolato” Mario Chiesa del Pio Albergo Trivulzio , in Calabria “un gruppo di mariuoli” di Calabria Verde.

Poi a Milano le indagini si allargarono a livello nazionale nei confronti di esponenti della politica, dell'economia e delle istituzioni italiane, e portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano, e la politica reagì accusando la Procura di Milano di muoversi secondo un «preciso disegno politico»( Bettino Craxi)

Ora in Calabria i PP.MM. Bombardieri e Gratteri dichiarano che “Calabria verde è solo la punta di un iceberg” e che in Calabria c'è il marcio di Calabria Verde e quello della sanità e altro ancora.

E la DDA tenterà di far luce su “un sistema di grassazioni, malversazioni, appalti truccati, forniture fantasma, nomine illegittime, consulenze illegali”

Ma tanto dipenderà dai “Chiesa” calabresi ed occorrerà vedere se anche i nostri “mariuoli”, come a Milano, parleranno e sveleranno i nomi di chi c’è dietro, di chi li ha protetto e diretto.

La speranza è tutta nella collaborazione dei cittadini liberi ed onesti , da sempre invocata dai PM, Gratteri in testa, e proprio per questo è stato ricordato che tutto è cominciato da alcuni articolo di un giornale regionale, ed in primis da quello con il titolo “Calabria verde, spese sospette” .

Si, da sempre la Stampa libera può influire anche sul lavoro della magistratura, se essa vuole cogliere quegli elementi che difficilmente potrebbe avere nel fascicolo, anzi aprirlo proprio con gli articoli del mondo della stampa e del web.

Una situazione incredibile e vergognosa ed una occulta "cabina di regia" che da sempre investe molto in disinformazione e tenta di spostare l'attenzione della magistratura , magari, “sulle gare d'appalto arrivate con sentenze del Tar e pronunciamenti del Consiglio di Stato che hanno visto soccombere finanche l'ufficio legale della Fiat”.

Ma non tutto è marcio in Danimarca ed in Calabria fino a quando ci saranno giornali e penne “onesti” che scrivono senza timore e senza paura perché “liberi”.

E’ il caso, e non è piaggeria, del giornalista Paolo Orofino che fu autore di uno dei primi articoli su Calabria Verde.

Una indagine che darà il senso di quanta malversazione ci sia nella nostra terra soltanto quando- e speriamo presto- sapremo che cosa succedeva e succede negli enti pubblici ed avremo cognizione dell’arroganza e supponenza con cui si praticava.

Pubblicato in Politica

Il testo è stato concepito a seguito dell’invito rivoltomi dal giornalista, nonché ex alunno ed amico, Paolo Orofino a scrivere qualcosa sullo scioglimento del Consiglio Comunale di Cleto e le dimissioni del Sindaco.

 

Gli ho risposto che avrei dovuto aspettare che la Musa mi facesse visita e mi ispirasse.

Poi questo è accaduto dopo qualche giorno: sul far del giorno la bella Musa mi è comparsa e mi ha parlato. Quindi il testo, dopo essere stato composto, ha atteso un po’ di tempo in computer prima di essere pubblicato, perché ho voluto limarne e perfezionarne i suoni e le rime, per quanto ho saputo fare. Penso, infatti, che sia ottima abitudine quella di “… nonam edere post hiemem …”, cioè pubblicare solo dopo un lungo lavoro di rifinitura, come dicevano i Latini.

 

Nell’ora che i sogni veritieri

son e ogni imago sotto i veli appare

più chiara e chiara parla ai miei pensieri,

agli occhi miei la regina appare,

 

cosí come in boscaglia al cacciatore

fanciulla snella e fiera si presenta,

che ucciso ha un animale predatore

e i muscoli la corsa non le allenta.

 

Ha l’arco in spalla, in pugno la saetta,

negli occhi un lampo, in fronte il sol fulgente;

e, mentre ferma il passo, un po’ s’assetta,

per presentarsi in atto conveniente.

 

Poi si rivolge a me con dir tonante,

che rende del suo cuore l’apprensione

sí che ad un fine solo non mutante

tendono il corpo e l’alma l’espressione:

 

“ Spiegami tu, che d’altra terra vieni,

ove fiorisce il gelso e l’artigiano

ovra e intelletto è fine e non ha freni:

perché la gente mia di vita vano

 

ha il corso, sí che mai non giunge al mezzo

quel che ha previsto per la settimana,

ma dell’impresa compie solo un pezzo

e lascia alla mercé d’acqua piovana

 

il resto, che l’ingordo mar travolge?

L’invidia l’opra intrapresa segna,

poiché l’un l’occhio all’altro bieco volge

e lite in paese eterna regna.

 

Gli animi tutti l’alterigia incera

e al peggio ogni buon pensiero move

sí che nel mio palazzo spesso impera

estraneo reggitor che ha il cuore altrove.

 

Contrasti di vedute tengon campo

più che badare al ben comune insieme,

sí che discordia scoppia come un lampo

e squarcia in ciel le nuvole serene.

 

Dimmi di queste cose la ragione

cosí che un poco in petto rassereno

l’animo che sobbalza in apprensione

e do riposo ad ogni pena in seno!

 

Tali non fûro i figli miei passati,

che uniti in campo sempre si battêro

persin di fronte ai forti Crotoniati

ed ampia di coraggio prova diêro.

 

Perciò d’esempio sian per l’avvenire

a chi s’appresta a gîr per governare,

ché dopo il verno viene primavera

e il frutto appronta all’uom d’ assaporare.

 

A chi le sacre penne vestir vuole

d’aver giustizia a cuor si raccomanda,

ché quel che in corpo e in animo si duole

guarda con speme verso chi comanda.

 

Respira, opra e rema in sola barca

chi va benigno in mare periglioso,

e pesca ed in comune mette in arca

come Noè in diluvio rovinoso.

 

Non segga al posto mio chi di spennare

pensa l’uccello sacro del potere,

che al popolo si volge per guidare

la terra ov’olio e vino si può bere.

 

Forse era meglio fosse femminile

la trasmissione del potere antico:

tenevo al seno il popolo qual prole

ed il potere al popolo era amico”.

 

Quinci si volge e a me le belle terga

mostra né udire vuol la mia risposta,

ché la sua voce e il tono sa che alberga

ferma opinion e in cuor l’è ben riposta.

 

Indi scompare sí com’era apparsa,

lasciando me in gran dubbio e in afasia

e dietro a sé d’ambrosia in aere sparsa,

qual si conviene a dea, lunga scia.

 

Pubblicato in Basso Tirreno

7 mesi fa, il 14 marzo 2014, Paolo Orofino accompagnava Sandro Ruotolo che doveva fare una intervista all'avvocato Gaetano.

Qualcuno decise di trasformare un rapporto privatistico tra un giornalista ed un avvocato in una vicenda pubblica schiaffeggiando Paolo Orofino che venne colpito da un violento schiaffo mentre, gli veniva anche impedito di scattare una fotografia all'avvocato Gaetano. 

Ora il PM Maria Camodeca, a conclusione delle indagini, ha formulato la citazione diretta dei due responsabili Francesco Loizzo, di Paola, 58 anni, e di Pietro Calvano, anch'egli paolano, 31 anni.

Ambedue sono assistiti dall'avvocato Giuseppe Bruno.

Si troveranno il prossimo febbraio 2015 davanti al giudice monocratico Mesiti, del competente tribunale di Paola.

Paolo Orofino aveva raccontato che “Mentre ero ancora nei pressi a guardare a poca distanza l'intervista in corso, un soggetto mi ha violentemente colpito con uno schiaffo al volto provocandomi un forte dolore”.

Perché? Che rapporto c’era tra il giornalista locale e l’aggressore? Ed ancora, l’aggressore aveva agito autonomamente o piuttosto era emissario di qualcuno?

Forse sapremo qualcosa di più dal processo a carico dell’imputato, Pietro Calvano, che dovrà rispondere di percosse, avendo colpito al volto, con uno schiaffo violento, Paolo Orofino.

Il giornalista aveva anche raccontato che la sua presenza “ mentre era in atto l'intervista, era finalizzata esclusivamente a poter effettuare una foto dell'avvocato Gaetano con il giornalista Ruotolo”. 

A giudizio anche Francesco Loizzo al quale viene contestato il reato di tentata violenza e minaccia.

Secondo l'accusa, formulata dal Pubblico ministero, Loizzo, si sarebbe posto più volte davanti al giornalista del Quotidiano impedendogli di scattare una foto e minacciandolo.

Loizzo dovrà anche fornire spiegazioni in merito ad alcune frasi riportate nell'accusa: “Lui è una persona per bene, tu no – avrebbe detto ad Orofino Francesco Loizzo – Tu foto non ne fai. Vai, vai che anche io sono ammanigliato in Procura ...vieni , vieni, fatti una camminata con me, allontaniamoci, spegni il registratore”. 

Al tempo si scriveva che “secondo le varie testimonianze, tra cui quelle della troupe televisiva di Ruotolo, ci sarebbe stato qualcuno che non avrebbe gradito il lavoro nella cronaca giudiziaria di Orofino, forse perché non digerisce qualche verità.

E si lavora anche sulla ipotesi della premeditazione del gesto”.

Pubblicato in Paola

La bella e sagace penna di Paolo Orofino, il brillante ed attento giornalista de Il Quotidiano, parla di uno “spunto” investigativo, parola che da sola sottende mille altre riflessioni, tratto da una contravvenzione da annullare e che porrebbe uno dei Vigili Urbani in servizio nel comune di Amantea al centro di posizione delicata che dovrà essere chiarita.

Su tale vicenda sarebbe stato già sentito il Comandante della PM di Amantea Emilio Caruso.

Tutto nascerebbe da una dettagliata informativa inviata dal Commissario Nella Pugliese che ha coordinato dettagliate indagini condotte nella nostra cittadina.

Ma le indagini non sarebbero certamente limitate a questo “spunto”. Affatto. Anzi sussurra la voce molto accreditata della stampa locale che ci sarebbe “molto di più”.

Addirittura stando ad altre voci accreditate anche il sindaco sarebbe stata sentita da SE il sig Prefetto, anche se nessuna notizia trapeli sulle ragioni di questo incontro.

Insomma, fatti che stanno generando molta preoccupazione.

Si parla addirittura di indagini che scenderebbero indietro nel tempo fino ad oltre 10 anni addietro.

La penna orofiniana però non si sbilancia più di tanto quando dice che “ Ancora una volta un procedimento giudiziario porta grossi nuvoloni all’orizzonte dei vigili di Amantea”.

A cosa, e soprattutto a chi, si riferirà?

Ai vigili urbani o più facilmente ai loro recenti comandanti ?

Ad ogni buon fine li ricordiamo tutti a partire dall’attuale ed andando indietro nel tempo.

Emilio Caruso

Mario Aloe

Giuseppe Sabatino

Scutellà Giuseppe

Amerigo Spinelli

Angeli Antonio

Ma forte è la affermazione che “ se temporale sarà, sarà una tempesta”, tenuto conto delle ipotesi di reato considerate.

Al punto che se finora non vi sono stati indagati stante le evidenze degli ultime 48 ore non si escludono provvedimenti da parte dell’autorità giudiziaria

Difficile intuire altro dalle scarne indicazioni dell’articolo di Orofino ,salvo il fatto che sembra ormai certo che un primo filone sarebbe quello relativo ad “alcune graduatorie successive all’ultimo concorso per l’assunzione di nuovi vigili effettivi! (?) ed un secondo quello relativo al fatto che per lungo tempo “si è continuato ad avere in servizio nella pianta organica della polizia municipale personale “precario”.

Ancora meno comprensibile la affermazione che l’amministrazione comunale “potrebbe trovarsi a dover gestire (oltre al porto) un altro problema che potrebbe toccare di riflesso l’amministrazione comunale”.

Sembra allora che al momento il problema riguarderebbe “esclusivamente” i dirigenti del comune di Amantea.

Di chi si tratta?

Nella città c’è una fortissima attesa.

E fortissimi dubbi......

Gli agenti del Commissariato di P.S. di Paola, unitamente a personale del Reparto Prevenzione Crimine Calabria Settentrionale, durante un controllo hanno fermato una autovettura Wolksvagen Polo condotta da un 41 enne del luogo.

Dalla approfondita ispezione dell’auto sono stati rivenuti piccole quantità di cannabinoidi.

Senonchè a bordo della Polo c’era anche Pietro Calvano, originario di Cetraro, 31 anni, residente a Paola, noto alle cronache per essere stato l'autore dello schiaffo al cronista del Quotidiano della Calabria Paolo Orofino

Da qui la perquisizione domiciliare, presso l’abitazione del Calvano dove all’interno di un barattolo venivano rinvenute numerose dosi di marijuana e 90 euro in contanti.

L’autista del mezzo è stato denunciato per detenzione per uso personale di sostanze stupefacenti, e gli è stata ritirata la patente di guida.

Calvano invece è stato posto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.

 

Pubblicato in Paola

La vicenda è dello scorso 14 marzo, nella piazza pubblica di Paola, veniva schiaffeggiato Orofino, mentre si trovava in compagnia dell'inviato di Servizio Pubblico, Sandro Ruotolo, intento nell'intervista all'avvocato Nicola Gaetano nell'ambito dell'inchiesta "Asp Cosenza"

Chiuse le indagini preliminari per l’aggressione del giornalista Paolo Orofino.

Il cronista de “Il Quotidiano della Calabria”, il 14 marzo scorso è stato schiaffeggiato nella pubblica piazza di Paola, nell’Alto Tirreno cosentino, mentre si trovava in compagnia del caposervizio del “Corriere della Calabria”, Pablo Petrasso, e dell’inviato di “Servizio Pubblico”, Sandro Ruotolo, che era intento a intervistare l’avv. Nicola Gaetano sull’inchiesta delle parcelle d’oro all’Asp di Cosenza.

Unica “colpa” di Orofino è stata quella di aver tentato di scattare una fotografia a corredo del suo servizio giornalistico.

La Procura della Repubblica di Paola ha notificato l’avviso di conclusione indagini contestando, a vario titolo, ai due indagati i reati di tentata violenza privata, minacce e percosse.

Uno di essi ha impedito al giornalista di scattare la fotografia, mentre l’altro lo ha colpito con uno schiaffo in faccia.

Poco dopo l’episodio Orofino ha raggiunto la Stazione dei carabinieri di Paola denunciando gli aggressori che, nel volgere di poche ore, sono stati identificati dai militari dell’Arma.

“Ho accompagnato un collega a Paola – ha detto Orofino – per la vicenda delle consulenze dell’Asp di Cosenza. Stavo scattando una fotografia ed una persona me lo ha impedito. Successivamente una seconda persona si è avvicinata e, dopo alcune parole offensive, mi ha tirato uno schiaffo in faccia”.

Pubblicato in Paola
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