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PAOLA – 10 ott. 19 - Un tradizionale servizio perlustrativo con finalità di controllo del territorio, da cui è derivato un atteggiamento smisuratamente agitato e nervoso.

Questa la circostanza che ha portato i carabinieri della compagnia di Paola, Nucleo operativo e radiomobile, coordinati dal capitano Giordano Tognoni, ad arrestare un 38enne, di Paola, noto alle Forze dell’ordine, accusato del reato di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.

 

 

I militari, nel corso delle normali perlustrazioni della SS18, intensificate sulla base di un’articolata pianificazione predisposta dal comando provinciale di Cosenza, durante un posto di controllo condotto in località Sotterra, hanno intimato l'alt ad un’autovettura che stava sopraggiungendo in direzione nord.

L’uomo alla guida ha fin da subito manifestato nervosismo ed insofferenza, inducendo i militari dell’Arma ad approfondire le attività di controllo.

Le successive operazioni di perquisizione personale e domiciliare dell’abitazione in uso all’uomo hanno consentito di portare alla luce un cospicuo quantitativo di marijuana.

Il 38enne aveva occultato parte della droga sulla propria persona, all’interno dei pantaloni, all’altezza del basso ventre; il restante quantitativo all’interno dell’abitazione nella sua disponibilità.

I militari hanno sottoposto a sequestro 95 grammi complessivi di sostanza stupefacente, suddivisi in 3 involucri; 450 euro in banconote di medio taglio; un bilancino di precisione, funzionante, e materiale destinato al confezionamento dello stupefacente.

Le analisi condotte con celerità dal Laboratorio analisi sostanze stupefacenti dell’Arma dei carabinieri hanno permesso di accertare che dal quantitativo di sostanza stupefacente sequestrata, sulla base del principio attivo contenuto nello stesso, avrebbero potuto essere ricavate circa 528 dosi da destinare alla vendita al dettaglio.

Il 38enne, terminate le formalità di rito, su disposizione del Sostituto procuratore di turno presso la Procura della Repubblica di Paola, Cerchiara, coordinata dal procuratore Pierpaolo Bruni, è stato tradotto presso la sua abitazione in regime di arresti domiciliari.

A seguito del giudizio per direttissima, convalidato l’arresto, il ragazzo, su disposizione del Giudice monocratico, D’Arco, è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.

L’arrestato è stato successivamente condannato alla pena di anni 1 di reclusione ed euro 1.600 di multa, con pena sospesa ed immediata cessazione dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Miocomunetv

Pubblicato in Paola

bustaFIUMEFREDDO BRUZIO - I Carabinieri della Compagnia di Paola, aliquota radiomobile, coordinati dal capitano Giordano Tognoni e dalla Procura della Repubblica, diretta dal procuratore Pierpaolo Bruni, proseguono nelle attività contro l'uso e lo spaccio di sostanze Stupefacenti. I militari hanno arrestato un 31enne ed un 41enne originari di Longobardi. I due sono accusati, in concorso, di resistenza a pubblico ufficiale e di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio. 

Tutto ha avuto inizio quando una pattuglia del radiomobile della Compagnia di Paola, impegnata in un posto di controllo nell’area urbana di Fiumefreddo Bruzio, lungo la SS18, ha intimato l’Alt al furgone in uso ai due uomini. Il veicolo, inizialmente, ha rallentato; salvo poi, in prossimità del posto di controllo, accelerare e proseguire la sua marcia. Ne è scaturito un inseguimento, durato una decina di minuti circa e protrattosi per un paio di chilometri, nel corso del quale il furgone, occupato dai due uomini, ha disegnato rocambolesche traiettorie, in alcuni casi invadendo la corsia opposta, lungo la SS18 e le strade della frazione Marina di Fiumefreddo Bruzio. Durante la fuga i due, mentre percorrevano la SS18, hanno tentato di disfarsi di un involucro in cellophane, lanciandolo fuori dall’abitacolo. Il movimento sospetto non è sfuggito all’attenzione dei militari che, una volta arrestata la corsa dei due fuggitivi nella Marina di Fiumefreddo Bruzio, hanno recuperato l’involucro, scoprendo che all’interno vi erano contenuti 57 grammi di marijuana.

Le analisi condotte con celerità dal Laboratorio analisi sostanze stupefacenti dell’Arma dei Carabinieri hanno permesso di accertare che dal quantitativo di sostanza stupefacente sequestrata, sulla base del principio attivo contenuto nello stesso, avrebbero potuto essere ricavate 222 dosi da destinare alla vendita al dettaglio.

I due arrestati, terminate le formalità di rito, su disposizione del Sostituto Procuratore di turno presso la Procura della Repubblica di Paola, coordinata dal Procuratore Pierpaolo Bruni, sono stati tradotti in regime di arresti domiciliari presso le loro residenze, a disposizione dell’autorità giudiziaria. A seguito del giudizio di convalida il 31enne ed il 41 enne sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

fonte notizia miocomune.it

Pubblicato in Longobardi

Davide Di Domenico, noto a Fuscaldo per il suo attivismo ambientalista e per il coraggio di denunciare il racket estorsivo subito nella sua qualità di imprenditore, avrà ora la possibilità di ascoltare – in un’aula di tribunale – le motivazioni che avrebbero indotto il maresciallo dei Carabinieri Michele Ferrante, all’epoca dei fatti operante proprio nel comune del Tirreno cosentino, a riservargli un trattamento “inquisitorio” solitamente applicato nei confronti di persone di elevata pericolosità pubblica e sociale.

L’accusa, sostenuta congiuntamente dal dott. Pierpaolo Bruni – a capo della Procura della Repubblica di Paola – e dalla sostituta Maria Francesca Cerchiara, imputa al sottufficiale dell’Arma una serie di reati che vanno dalle perquisizioni e ispezioni arbitrarie, alle lesioni personali aggravate, nonché minacce e abuso d’ufficio.

Ripercorrendo la vicenda bisogna partire da una fotografia, uno scatto effettuato nel corso di un comizio elettorale proprio da Davide Di Domenico il quale, successivamente al “click”, sarebbe stato oggetto di un’operazione di controllo talmente vigorosa da averne cagionato un trauma al gomito destro, con frattura del capitello radiale (prognosi: 95 giorni).

Motivo di tanto “zelo”, stante l’accusa messa a segno da Bruni e dalla Cerchiara, sarebbe stata l’eventualità secondo cui il maresciallo Ferrante avrebbe operato al fine di impedire al Di Domenico di fotografarlo insieme alle persone con cui si intratteneva.

Tutto ciò in spregio – secondo il Procuratore Capo e la sua sostituta – degli articoli 97 della Costituzione e del 36 e 57 del regolamento di disciplina militare, in quanto – libero dal servizio ed in abiti civili – eseguiva una perquisizione ed una ispezione personale senza alcuna giustificazione, omettendo di redigere il verbale delle operazioni compiute.

Anzi, all’esito dell’operazione, lo stesso Di Domenico è stato deferito all’autorità giudiziaria per un procedimento penale a suo carico che, la stessa Procura – dopo aver comunque autorizzato il sequestro del telefonino dell’uomo – ha successivamente archiviato (focalizzando invece l’attenzione sulla posizione di un altro soggetto di Fuscaldo che, secondo gli inquirenti, avrebbe fornito una falsa testimonianza al fine di danneggiare l’ambientalista per favorire il maresciallo).

Su questa serie di anomalie sono state prodotte addirittura tre interrogazioni parlamentari, proposte – al tempo in cui l’asse di governo nazionale non era stato ancora neanche ipotizzato – dagli allora esponenti di Lega e MoVimento 5 Stelle.

A rendere ancor più disagevole la posizione del politico ambientalista fuscaldese, vi sarebbe poi la questione legata alle presunte minacce (Ferrante avrebbe detto a Di Domenico: «Te la farò pagare…» e ancora: «Ti faccio vedere io, dove cazzo devi andare…») e agli “Op/85” redatti dai Carabinieri, «i quali – si legge nell’interrogazione pentastellata del 18 ottobre 2017 – avrebbero annotato ogni persona con cui lo stesso (Davide Di Domenico, ndr) avrebbe avuto contatti durante la giornata (comprese la moglie e la cognata), controlli che sarebbero stati inseriti nella banca dati del CED (centro elaborazione dati), a parere degli interroganti senza alcun giustificato motivo di tutela dell’ordine, della sicurezza pubblica e di prevenzione e repressione della criminalità, ma con una finalità evidentemente ritorsiva». “Segnalazioni” cui non sarebbero stati esenti neanche poliziotti, giornalisti, carabinieri e professionisti in genere. Tutti adesso esposti all’eventuale rischio “automatico” di controlli approfonditi in ogni circostanza.

Allo stato attuale il maresciallo Michele Ferrante risulta “trasferito” dalla Compagnia di Paola al Comando Provinciale di Cosenza, mentre per quanto concerne il processo a suo carico bisognerà attendere il 9 gennaio del prossimo anno, quando nell’aula di giustizia del Tribunale di Paola – dove sarà difeso dagli avvocati Giuseppe Bruno e Armando Sabato – avrà modo di replicare alle accuse mosse dal Procuratore Capo, Pierpaolo Bruni, dalla sua sostituta  e dallo stesso Davide Di Domenico (la cui testimonianza sarà assistita, nella circostanza, dall’avvocato Antonio Ingrosso di Cosenza).

Da Iacchite - 1 novembre 2018

Fonte: Marsili Notizie (http://www.marsilinotizie.it) di Francesco Frangella

Pubblicato in Paola

Il procuratore di Paola Pierpaolo Bruni è un osso duro, un “mastino” come si dice in gergo e anche se perde la prima “battaglia” non è certo il tipo che molla o la dà vinta ai corrotti e a chi li protegge. L’importante operazione di questa mattina, realizzata in collaborazione con i finanzieri della Compagnia di Paola e della Tenenza di Amantea, che ha portato a sequestri e denunce per un giro di fatture false di 9 milioni di euro per truffare Regione Calabria e Provincia di Cosenza ha una storia lunga, che comincia nello scorso mese di luglio.

Pierpaolo Bruni teneva d’occhio un commercialista di Amantea, che aveva acquistato in leasing un’imbarcazione da 200.000 euro, ma non aveva versato i canoni pattuiti, utilizzando il motoscafo a fini personali. E così aveva denunciato il professionista di Amantea per appropriazione indebita sequestrandogli l’imbarcazione, profitto di reato di appropriazione indebita aggravata in danno di una società di leasing.

L’imbarcazione, di lunghezza superiore a 10 metri e del valore di oltre 200 mila euro, era stata ceduta dalla società di leasing – appunto – a questo scaltro commercialista di Amantea. Pagate le prime rate del contratto, il professionista si era poi reso moroso, accumulando un debito di oltre 90 mila euro pur continuando ad utilizzare il natante a fini personali.

Dopo aver invitato inutilmente il professionista a regolarizzare i pagamenti, la società di leasing ha risolto il contratto e chiesto la restituzione del bene. Diversamente da quanto richiesto, il professionista ha continuato ad utilizzare l’imbarcazione per fini personali e non ha restituito il natante, appropriandosene quindi indebitamente. E’ allora scattato il sequestro dell’imbarcazione e la denuncia del professionista per appropriazione indebita.

Tutto risolto? Neanche per idea perché, poche ore dopo, i legali del professionista,evidentemente “accavallati” con il Tribunale di Cosenza, ribaltavano clamorosamente la situazione pubblicando – addirittura – una piccata smentita dei fatti. 

I legali del professionista, Antonio Cavallo e Pietro Sommella, in una nota affermavano che la notizia sopra citata era inesatta e precisavano: “In data odierna – spiegano -, contrariamente a quanto indicato dagli organi di informazione on-line, è stato eseguito un provvedimento, emesso dal Tribunale di Cosenza già in data 11 luglio 2018, di accoglimento della istanza di riesame del sequestro disposto dal GIP del Tribunale di Paola, con conseguente restituzione dell’imbarcazione al nostro assistito, nella sua qualità di utilizzatore-detentore qualificato”.

“Il Tribunale di Cosenza, difatti, – proseguono i due avvocati – in pieno accoglimento dei motivi di gravame, ha accertato che il predetto utilizzatore aveva preventivamente contestato la presunta morosità, da accertarsi eventualmente in sede civile ed, anzi, imputando alla medesima società di leasing un inadempimento delle proprie obbligazioni e che per tali considerazioni, “non si ritiene configurabile l’ipotesi di reato contestata e posta a fondamento del vincoo cautelare reale de quo”.

Tutto risolto? Neanche per idea perché – a questo punto – Bruni se la legava al dito e così, proprio partendo da quella imbarcazione(che è stata nuovamente sequestrata!) ha dimostrato che il commercialista di Amantea era tra le pedine di una gigantesca truffa milionaria ai danni di Regione e Provincia. Con buona pace dei suoi avvocati e – soprattutto – di quegli “intelligentoni” corrotti fino al buco del culo del Tribunale di Cosenza!

Iacchitè.com

Pubblicato in Cronaca

Non scherzavano, allora, i commercianti e gli albergatori di Amantea ( ed altri, invero, ma non il comune) quando ci hanno informati di essere andati al PM Pierpaolo Bruni per esporre le loro reazioni contro la situazione grave delle code chilometriche sulla SS18 indotte dal semaforo in località Principessa

E la dimostrazione è nella notizia che ieri l’esposto è stato presentato e che dallo stesso partiranno le indagini della procura per accertare la legittimità del semaforo medesimo e delle ragioni che lo hanno indotto.

Non scherzavano quando hanno detto “Ora basta!”.

Segnaliamo per la storia di Amantea e del suo sistema economico, la unicità di questa scelta che trova , ci sembra, un solo trascorso similare nella reazione del sistema commerciale di Via Vittorio Emanuele sotto il sindaco Tonnara.

Allora fu un solo ambito territoriale-economico a reagire contro le istituzioni, oggi è una cosa ben diversa.

Oggi reagisce unitariamente il sistema economico amanteano.

Una reazione che mira a difendere non già e solo il commercio ed il turismo alberghiero , ma la intera città, il cui sviluppo e la cui sopravvivenza sono bloccate da un semaforo!

Chi pensava, allora che i semafori fossero deputati solo a bloccare le auto si sbagliava

Oggi bloccano addirittura il futuro.

E noi che abbiamo fatto una battaglia contro i photored bancomat possiamo prenderci il lusso di ricordare che “ Chi di semaforo ferisce, di semaforo perisce”

Vero è che quasi automaticamente è stato annunciato il finanziamento dei lavori di completamente degli interventi a difesa della SS18, mas evidentemente non basta.

L’esposto, allora, assume il significato di far capire che con Amantea non si scherza e che ora nel silenzio “altro” la città reagisce e si autodifende .

Bene!

Qui non si tratta di armarsi tra le parti della città( Campora vs Amantea, parti vs parti), ma di essere uniti contro chi oltraggia la città, ne disconosce i forti bisogni, la oltraggia con scelte improduttive se non anche imbecilli.

E sembra che finalmente Amantea abbia compreso la lezione che la storia della politica( ad ogni livello) sta scrivendo, ormai da tempo.

Basta anche ai film onirici, ai selfie propagandistici delle persone che dimenticano la città e la sua gente!

E’ tempo di agire! . E commercianti ed albergatori stanno indicando la via del futuro.

Ma il dr Bruni deve aiutare Amantea!

Esattamente 2 anni fa, nel marzo 2016, il blitz della Dda a Rende nel quale vennero arrestato oltre a Sandro Principe, Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo anche Rosario Mirabelli.

Mirabelli, nasce il 6 maggio 1959 a Rende e da giovanissimo si impegna nell’associazionismo cattolico e in diversi movimenti culturali.

Laureato in Medicina e Chirurgia, esercita la professione presso l’unità operativa di Medicina legale di Rende.

Ha iniziato la sua attività politica nella Democrazia Cristiana; in seguito ha aderito ad An.
E’ stato consigliere comunale e capogruppo di An a Rende dal 1990 al 2005. Dal 1995 al 1999 è stato consigliere provinciale a Cosenza, ricoprendone la carica di capogruppo.
Nel 1999 è stato candidato a sindaco al Comune di Rende.
Nel 2000 e nel 2005 è stato candidato alle elezioni regionali e nel 2006 è stato candidato a sindaco di Rende con una lista civica.

Nel 2010 venne eletto consigliere regionale, nella circoscrizione di Cosenza per la lista “Autonomia e Diritti” (quella di Agazio Loiero), con 4.362 preferenze.

E’ stato vicepresidente della II Commissione “Bilancio, programmazione economica ed attività produttive” fino al 27 novembre 2012.

Ha aderito al gruppo Misto e dall’11 dicembre 2013 è passato al gruppo “Nuovo Centrodestra”.

Alle ultime regionali del 2014 ha sostenuto la candidatura di Mario Oliverio nella lista “Oliverio Presidente”, la stessa nella quale è stato eletto Orlandino Greco, ma non ce l’ha fatta e non ha confermato la poltrona in consiglio regionale.

Stamattina a Catanzaro il gup Pietro Carè ha emesso le condanne per coloro che hanno optato per il rito abbreviato.

Tra questi gli esponenti della cosca “Lanzino-Ruà” Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo, entrambi condannati a 4 anni e 8 mesi.

Due anni di reclusione, invece, per l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e Marco Paolo Lento.

Assolti Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, difeso dall’avvocato Paolo Pisani.

Gli imputati tutti sono coinvolti nel procedimento “Sistema Rende”.

Secondo l’accusa, Principe, Bernaudo e Ruffolo si sarebbero accordati con esponenti della cosca Lanzino Ruà per il procacciamento di voti e per la gestione della propaganda elettorale.

In cambio avrebbero assunto Ettore Lanzino nella cooperativa sociale di Rende e avrebbero garantito condotte amministrative di favore.

Pubblicato in Cosenza

L’Italia è una Repubblica fondata…….

Aggiungiamo noi, sugli abusi, sulle discriminazioni e sulle differenze tra territori e loro popolazioni.

Il vecchio distretto sanitario di Amantea , costituito dai comuni di Amantea, Aiello Calabro, Cleto, serra di Aiello, San Pietro in Amantea, Lago, Belmonte calaro, Longobardi e Fiumefreddo, ma che serve in parte anche i viciniori comuni catanzaresi di Nocera, Falerna, Gizzeria, Martirano, e che aveva una buona radiologia oggi è stato spogliato dell’unico bravo radiologo dr Crispino

Dopo il primo nostro articolo ed altre proteste ecco il “dono” fatto agli ammalati dell’hinterland amanteano .

Il dr Crispino è tornato. Si ma una volta a settimana.

Abbiamo scritto che è una situazione già palesemente illegittima, e che di per se meriterebbe la attenzione della procura penale.

Ma è possibile che in Italia se i procuratori non inquisiscono od arrestano non si muove niente, non si riescono ad ottenere nemmeno i diritti elementari come quello alla salute ?

Già perché la cosa più grave è soprattutto questo popolo che ha perfino paura di parlare, di contestare , di denunciare anche quando deve difendere i propri diritti.

Ed è stupido sperare nella politica.

Ed ancora più stupido sperare nella autocorrezione degli errori.

Sono stato stamattina a chiedere del dr Crispino che manca da martedì scorso ed ho saputo che ci sarà giovedì, ma dovrà valutare oltre 100 radiografie.

E questo perché senza alcun bando due radiologi ( Sollazzo e Cerbino) sono stati trasferiti a Praia dove è stato riaperto l’ospedale ma senza avere i medici necessari.

Ma è legittimo riaprire un ospedale a danno dei servizi sul territorio dell’unico grosso paese del tirreno dove non esiste nemmeno un ospedale?.

La sanità alla Hood Robin, dove si ruba ai più poveri per dare ad altri poveri!.

E che dire poi dei tanti medici con la 104 che- guarda caso- scelgono spesso il lunedì ed il sabato.

Nessuno che controlli realmente se assistano i parenti ammalati?.

E qualcuno ha addirittura due 104 e manca quindi 6 giorni al mese.

In queste condizioni l’ex distretto di Amantea ed i suoi ammalati non avranno mai il vecchio servizio di radiologia .

E tanto per non parlare dello pneumologo che manca da giugno, del cardiologo che ha incredibili tempi di attesa …….

Oggi si parlerà di Casa della salute e crediamo sia un ennesima presa in giro.

Ma chissà che il sig Procuratore non mandi qualche suo investigatore, magari in borghese…

Il Tribunale del riesame respinge la richiesta di arresto per il consigliere regionale Orlandino Greco e per l’ex consigliere provinciale Aldo Figliuzzi.

Per entrambi non sussistono gravi indizi di colpevolezza né esigenze cautelari.

 

 

Nel dispositivo del tribunale, per Orlandino Greco soltanto la campagna elettorale del 2008 merita dei maggiori approfondimenti investigativi.

L’ex sindaco di Castrolibero oggi consigliere regionale eletto nella lista “Oliverio presidente” e Aldo Figliuzzi erano stati accusati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro di corruzione elettorale e voto di scambio politico-mafioso.

All’epoca dei fatti il pm dell’antimafia Pierpaolo Bruni, oggi procuratore a Paola, aveva richiesto l’arresto.

La misura cautelare è stata però rigettata nel mese di dicembre.

La scelta è stata successivamente impugnata dal procuratore Nicola Gratteri il quale sostenne come fosse necessaria la restrizione della libertà per gli indagati.

A pesare sull’intero quadro probatorio per i due politici ci furono le dichiarazioni di sei collaboratori di giustizia: Roberto Calabrese Violetta, Adolfo Foggetti, Ernesto Fogetti, Marco Massaro, Daniele Lamanna ed Edyta Kopaczynska.

L’appoggio del clan ad Orlandino Greco, difeso dall’avvocato Franco Sammarco, sarebbe arrivato grazie alla consegna di una mazzetta di 20mila euro consegnata da Greco per ottenerne l’appoggio durante la campagna elettorale.

Sia Greco che Figliuzzi, difeso dall’avvocato Pasquale Naccarato, hanno ribadito nel corso delle testimonianze processuali come i rapporti con il defunto Michele Bruni (ex reggente del clan Bella-bella) non avessero nessun fondamento.

Linea difensiva basata dunque sulla inattendibilità dei racconti dei pentiti.

Oggi il verdetto atteso ormai da mesi.

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Pubblicato in Cosenza

In sintesi la pubblica accusa rappresentata dal procuratore della Repubblica di Paola Pierpaolo Bruni che aveva istruito l'inchiesta assieme al procuratore aggiunto Vincenzo Luberto , ha chiesto 113 anni di carcere

Parliamo della dell'inchiesta "Plinius 2" che vede coinvolti esponenti della criminalità dell'alto Tirreno cosentino, in particolare la cosca Valente-Stummo, ma anche ex esponenti della pubblica amministrazione del Comune di Scalea che si sta svolgendo nel Tribunale di Paola.

Queste le richieste avanzate

Luigi De Luca (15 anni);

Umberto Petrolungo (14 anni);

Alvaro Solazzo (12 anni);

Francesco Saverio La Greca (10 anni);

Cantigno Servidio (9 anni);

Mario Stummo (9 anni);

Maria Francesca Bloise (8 anni);

Francesco De Luca (8 anni);

Angela Faraco (8 anni);

Rodolfo Pancaro (8 anni);

Lido Franco Scornaienchi (6 anni);

Giuseppe Silvestri (6 anni).

Dopo la requisitoria del pubblico ministero hanno parlato i difensori

L’avvocato di Francesco La Greca ha chiesto e ottenuto l'acquisizione di alcune intercettazioni telefoniche.

Pubblicato in Alto Tirreno

Il nuovo procuratore capo della Repubblica di Paola sarà il dr Pierpaolo Bruni.

Egli subentra al dr Bruno Giordano che ha lasciato Paola per Vibo.

 

La cerimonia è prevista nel Palazzo di Giustizia per la mattinata di venerdì 16 giugno intorno alle ore 11.30.

C’è molta attesa per il nuovo procuratore capo della Procura della Repubblica di Paola.

Molta attesa anche per gli obiettivi del suo mandato soprattutto perché il neo procuratore è stato applicato alla DDA di Catanzaro ed ha maturato quella esperienza necessaria ed utile per le opportune indagini sulle cosche del tirreno cosentino.

 

 

Con l’arrivo del dr Bruni ci si aspetta un nuovo corso per la procura tirrenica.

E soprattutto nuova attenzione verso i reati della e nella pubblica amministrazione.

Ci si attende, in buona sostanza, che non ci sia alcun cedimento nella lotta alla criminalità ed in particolare nella lotta alla produzione, consumo e spaccio delle droghe, ma senza tralasciare l’obiettivo della tutela dell’ambiente e soprattutto quello della lotta corruzione e ai reati legati alla pubblica amministrazione, che è la vera piaga dei nostri giorni e del nostro territorio.

 

Taluni comportamenti erronei della pubblica amministrazione anche se non determinano reazioni da parte della comunità comunque determinano disparità che disorientano i comportamenti sociali.

Peraltro la risposta dei tribunali amministrativi, a parte i costi finanziari, non induce a comportamenti diversi da parte dei politici e soprattutto dei funzionari e dirigenti.

E’ da ritenere che il problema della dirigenza non escluda nemmeno le procure:

Lamezia terme docet.

Pubblicato in Paola
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