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Parliamo del recente appello di monsignor Vincenzo Bertolone presidente della Conferenza episcopale calabra che in una intervista a Famiglia Cristiana invita «I cattolici a tornare a fare politica» .

Come si può pensare che possa essere vivo e vitale il rapporto con una chiesa che si paga perfino una messa durante la quale viene citato il nome di un defunto”

Per non parlare del resto delle cerimonie religiose

Per non parlare della dichiarazione che “ Non c’è una tariffa, ma solitamente vengono dati ….euro”

Ma davvero l’arcivescovo di Catanzaro, che pur ha colto l’impoverimento culturale del dibattito politico in Calabria, pensa sia facile riportare i cattolici alla politica?

Non è strano che si sia accorto del fatto che i cattolici non siano più impegnati in politica, ma che ancora esistano “i cattolici” .

Comunque, vale la pena di riproporre l’intervista anche se prima occorre chiedersi dove sia quella azione cattolica che è stata per decenni l’ organismo indispensabile per la nascita del cattolico.

L’associazionismo cattolico è praticamente scomparso dal Parlamento in questa tornata elettorale (non ci sono parlamentari dell’Ac, delle Acli, di Sant’ Egidio, della Coldiretti, della Cisl). Come valutare questa assenza?

«Vale la pena chiedersi, con don Milani, che senso abbia avere le mani pulite e tenersele in tasca, quando invece quello che occorre è sentirsi responsabili ed agire di conseguenza. Di tutto.

Soprattutto in un momento storico, caratterizzato da forme di violenza, pure politica, e da una propaganda che stravolge la storia. Il Concilio Vaticano II ammoniva: “I cattolici esperti in politica (…) non ricusino le cariche pubbliche, potendo provvedere al bene comune e al tempo stesso aprire la via al Vangelo».

Si sente l’esigenza di un nuovo partito dei cattolici?

«Qualsiasi risposta potrebbe suonare illogica, dal momento che, se non esistono più i partiti, come potrebbe esistere un partito dei cattolici? Mi domando allora: e se invece si creassero le condizioni per vari approdi, nuovi e unitari dei cattolici? Non lo considererei personalmente un male, se nel solco del solidarismo sturziano e dell’’europeismo degasperiano. Ma ancor più di questo credo sia avvertito il bisogno di cattolici autentici impegnati in politica».

C’è un pericolo di estremismi che contraddicono i valori cristiani? Magari anche tra quanti a parole dicono di volerne difendere le radici?

«Nel 1964 Norberto Bobbio scriveva: “La nostra democrazia è minata. E i nostri rappresentanti mi fanno l’effetto di minatori incoscienti che si mettono a fumare sigarette in una miniera piena di grisou”. La Comunità ha smarrito il senso dell’unità e le istituzioni sono viste quasi ostili, inutili, distanti. Dovremmo, invece, essere consapevoli che abbiamo quella “Carta” che ci accomuna, tutti. Ora penso che la radicalità evangelica possa contribuire a ricostruire la speranza e l’idea stessa di Repubblica e democrazia».

Cattolici e politica. C’è bisogno di un nuovo impegno, una migliore formazione?

«… un partito solo dei cattolici: non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato.

Ma, un cattolico può fare politica? Deve!

Ma un cattolico può immischiarsi in politica? Deve!”

Così Papa Francesco.

Un impegno, quasi una chiamata, ai quali un cristiano è tenuto a rispondere affermativamente per rigenerare l’impegno dei cattolici in politica, per recuperare il rapporto vitale tra legge e bene comune, per armonizzare l’interdipendenza tra diritti e doveri e promuovere la cultura attiva e responsabile della partecipazione alla vita pubblica e sociale.

Traguardi difficili, ma dai quali un cristiano non deve abdicare se non voler arrendersi di fronte alla triste evidenza descritta da Pier Paolo Pasolini: “In Italia il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili”»

Ndr. Possibile che monsignor Bertolone voglia rifondare la DC 24 anni dopo 18 gennaio del 1994 quando il partito venne sciolto e trasformato in Partito Popolare dall'allora segretario Mino Martinazzoli e quando iniziò la diaspora democristiana e la duratura unità politica dei cattolici si sfaldò definitivamente?.  

Pubblicato in Calabria

Ci sono volute quasi le 11.00 per avere i dati di tutte le sezioni.

I dati di una di esse, infatti, sono giunti con estrema lentezza.

Almeno rispetto alle altre sezioni cittadine.

Ma sono dati che confermano la grande “incazzatura” degli amanteani.

Simili, questa volta, gli amanteani agli altri meridionali .

Una incazzatura che fa diventare primo partito ad Amantea il M5s.

Il M5s, infatti, alla Camera ottiene 3484 voti su 7398 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Sempre il M5s, al Senato, ottiene 3184 voti su 6710 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Subito dopo il Centro destra che alla camera ottiene 2472 su 7398 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Al senato , invece, il Centro destra ottiene 2175 voti su 6710 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Al terzo posto il Centro sinistra che alla camera prende 1.086 voti su 7398 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Al senato, invece, il Centro sinistra ottiene 1026 voti su 6710 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Ed è da questi primi dati che emerge la prima considerazione politica.

Il M5s ed il centro destra alla camera prendono circa 300 voti in più che al senato ( 3484-3184 il M5s ) e (2474-2175 il Centro destra).

Al contrario il centro sinistra prende solo 60 voti in più (1086 – 1026).

Sembra cioè evidente che il voto giovanile si sia orientato verso il M5s ed il centro destra.

M andiamo avanti.

Forza Italia alla camera ha preso 1626 voti mentre al senato ha preso 1357 voti.

Il PD invece alla Camera ha preso 916 voti ed al Senato 896 voti.

Anche questi dati confermano la staticità del PD che non è riuscito ad intercettare il voto giovanile.

La principale sorpresa comunque è stata sicuramente quella che il voto del PD è stato nettamente inferiore alle attese.

Qualcuno, infatti, si aspettava altissimi risultati considerato che i soli portatori di voti dell’amministrazione comunale ascritti come vicini al PD avevano ottenuto risultati elettorali individuali tali da far pensare almeno ad un risultato triplo rispetto a quello realmente ottenuto.

Quasi come se o non siamo stati richiesti i voti o la incazzatura espressa comprenda anche l’amministrazione comunale.

Non ci azzardiamo, ovviamente, sul campo minato della ascrizione dei politici locali ai gruppi politici che si sono presentati.

Nella foto Morra ( a destra) il primo eletto ad Amantea

Pubblicato in Politica

menzogna-voceQualche anno fa il filosofo Theodor Adorno scriveva “ La menzogna mostra di considerare l’altro a cui si mente come uno stupido e serve all’espressione del disprezzo” Il potere socio-politico e affaristico mette in campo la più temibile delle sue armi, la menzogna, e con essa muove il suo assalto contro l’umanità. I più deboli cedono per primi, ma la sorte dei più forti è, certamente, più tragica: sono più consapevoli degli altri di ciò che sta accadendo, e contro di essi si accanisce la violenza del potere, fino al punto in cui anch’essi cedono alla menzogna ordita contro di loro.
L’epilogo tragico lascia l’amaro in bocca e suscita molti interrogativi, come sembra intendere il poeta polacco Czesław Milosz, che l’uomo è destinato ad essere schiacciato dalla menzogna e dalla violenza del potere? 
“ Il potere affida a gente con occhi da mercante di gioielli,
Offre onori a gente con l’anima d’un gestore di bordelli.
I suoi migliori figli resteranno sconosciuti,
Appariranno una volta sola per morir sulle barricate.
Le amare lacrime di questo popolo tagliano il canto a metà,
E quando a un tratto il canto tace, si gridano facezie”. 
Si è riusciti a far accettare all’uomo che se vive è solo per grazia dei potenti. Pensi dunque a bere il caffè e a dare la caccia alle farfalle. Dalla finzione all’ipocrisia, dall’ironia all’imbroglio, dalla falsità alla dissimulazione, fare una fenomenologia della menzogna non è un’impresa semplice per molte ragioni: sia perché è una questione che si può affrontare secondo approcci differenti, dal campo giuridico, antropologico, sociale, psicologico e neuroscientifico, sia perché si confronta per contrasto con la sincerità e dunque con la verità. Tralasciando valutazioni morali, la filosofia politica delle Liberal democrazie moderne, fin dal suo sorgere ha considerato l’inganno verso il popolo uno strumento politico necessario per preservare l’ordine sociale. Riflettendo sul potere della menzogna non si può tralasciare, che sul piano politico, la menzogna si presenta come straordinario strumento di potere, come un’arma. Forse la più potente. Sono tante le forme del mentire politico: occultamento della verità, distorsione del significato degli eventi, presentazione come veri di fatti non veri. Ormai tutti sappiamo che erano false le notizie che affermavano che l’Iraq era in possesso di armi di distruzione di massa. Ma quelle menzogne hanno avuto il potere di scatenare una guerra grazie alla diffusione che i media hanno dato loro. Infatti, il successo di una menzogna dipende dalla sua accettazione sociale. Per questo il politico ha bisogno di controllare i mezzi di informazione. Un articolo del New York Times del 30 maggio 2004, in cui l’articolista definiva “fallimento istituzionale e non individuale” l’informazione data a suo tempo dal suo giornale sulle armi possedute dall’Iraq, portava come titolo: “Armi di distruzione di massa o di distrazione di massa?”

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Cronaca

genteSono giovani e meno giovani, ci sono chi studia e chi lavora, molti che si arrangiano. Sono un pezzo di questo paese, quelli che producono la ricchezza che altri si dividono, quelli che fanno andare avanti le cose, quelli che si mantengono onesti mentre pochi arraffano tutto. Sono quelli che non sono mai ascoltati, che non hanno amicizie importanti, che non hanno un partito. E che però credono nell’impegno e nella collettività, e per questo ogni giorno militano in centri sociali, associazioni, comitati di base, collettivi, sindacati, portando avanti attività sociali, doposcuola gratuiti, ambulatori e palestre popolari, mettendo su reti contro la povertà, cercando di difendere i territori e i centri storici dalle devastazioni, attivandosi quando c’è un terremoto o un’emergenza… Appartengono a quell’Italia che la televisione e i mass-media in genere non raccontano, perché fa più comodo rappresentare un paese di individui isolati, depressi e arrabbiati che si fanno la guerra fra di loro, piuttosto che il paese solidale, che nella crisi sta imparando l’aiuto reciproco, a rispondere insieme ai bisogni, a denunciare gli speculatori, i politici corrotti, le inefficienze, gli sprechi. 
Non sono famosi, non fanno comodo a nessuno. Anzi chi li governa, dall’Europa al più piccolo paese, vorrebbero farli sparire. Ma esistono, sono vivi e attivi su tanti territori, si fanno e si faranno sentire, diventeranno sempre di più il riferimento che le persone non trovano e non troveranno nelle istituzioni. 
Hanno deciso di mettersi al servizio del popolo, degli ultimi. E lo fanno con dedizione, come persone che sanno di stare combattendo una battaglia lunga e dura. Una battaglia contro l’arroganza del potere, il ricatto della fame, l’egoismo e l’ignoranza. Purtroppo sono stati, fino ad oggi, senza un esercito, senza un piano di battaglia generale, troppo spesso divisi, chiusi ognuno nella propria resistenza… E’ una umanità stanca di subire questa politica. Ogni giorno riescono a strappare sul territorio tante piccole vittorie, prendono sempre più atto che non è vero quello che gli hanno insegnato, che non cambia mai niente… Sono convinti che vincere si può, se si lavora con tenacia, rendendo protagoniste le persone. Loro sentono addosso l’entusiasmo, ma non riescono a portarlo su una dimensione nazionale, farlo sentire a larghe masse. Per questo chiedono di unirsi, per far arrivare più lontano la loro azione, per incidere sulla politica ai livelli più alti. 
Tutte le forze politiche usano lo stesso spartito musicale. Ormai gli italiani si trovano di fronte tre destre: quella del PD, quella della Lega e Berlusconi, quella del Movimento 5 Stelle. Nessuna di queste forze offre una risposta ai bisogni veri dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, delle giovani generazioni. Nessuna di queste forze può dare una mano alle comunità, perché nessuna vuole fare le uniche cose che potrebbero davvero cambiare la vita dei cittadini: prendere la ricchezza dalle tasche dei ricchi, fare politiche sociali, investimenti pubblici, messa in sicurezza dei territori, fermare abusi e speculazioni. Mentre la condizione di vita degli inascoltati è in continuo peggioramento, sfiorando livelli drammatici nel Mezzogiorno, si preparano mesi spaventosi di campagna elettorale, in cui ognuna di queste forze farà a gara per affermarsi come la più intollerante, la più razzista, la più repressiva. Ci sono cittadini che non vogliono essere spettatori di questo teatrino. Vogliono aggregarsi, agire, e imporre i loro temi. Con l’informazione, con le lotte, con una presenza viva sui territori che tolga consenso a chi ancora ha la faccia tosta di volerli ingannare ancora una volta.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Politica

poloiticaLeggo, sempre su Tirreno News, fonte inesauribile di notizie su Amantea, che il consigliere comunale, Roberto Aloisio, ha rinunciato ad una caterva di “deleghe”. Probabilmente l’intenzione del sindaco era quella di delegare i consiglieri comunali più fidati a seguire alcune tematiche, e questo perché la delega al consigliere comunale, per chi non lo sapesse, è un atto di pura rappresentanza. Per intenderci, l’assessore alla Manutenzione svolge poteri esecutivi ed amministrativi, avendo lui la diretta responsabilità della delega, nonché potere autonomo, gestionale e di firma. La stessa delega ad un consigliere comunale affida semplici funzioni collaborative di carattere generale, ma estranee a quelle competenze prettamente assessoriali. E del resto è ciò che stabilisce l’articolo 42 del TUEL(Testo unico degli enti locali), che individua nella figura del consigliere comunale funzioni di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dell’attività della Giunta (composta da Assessori) e del Sindaco. Il consigliere quindi non può essere chiamato a gestire direttamente un settore dell’amministrazione per conto del Sindaco perché si troverebbe contemporaneamente nella posizione di controllato (in quanto consigliere delegato) e di controllore (in quanto consigliere). Secondo la giurisprudenza però lo statuto comunale però può prevedere la delegabilità da parte del sindaco ad un consigliere di alcune competenze, che non comportino l’adozione di atti a rilevanza esterna e compiti di amministrazione attiva, limitate ad approfondimenti collaborativi per l’esercizio diretto delle predette funzioni da parte del sindaco che ne è titolare. Un probabile motivo della rinuncia delle innumerevoli deleghe, da parte del consigliere Aloisio, potrebbe risultare la presa di coscienza dello stesso sul valore effettivo di una “delega”. Infatti, il consigliere comunale delegato non è componente della giunta. Non riveste la carica formale di assessore, ma solo quella di “delegato” nei settori indicati».  Vale, tuttavia, il criterio generale secondo il quale il consigliere può essere incaricato di studi su determinate materie e di compiti di collaborazione circoscritti all'esame e alla cura di situazioni particolari, che non implichino la possibilità di assumere atti a rilevanza esterna, né di adottare atti di gestione spettanti agli organi burocratici.
Il consigliere, infatti, svolge la sua attività istituzionale in qualità di componente di un organo collegiale, il consiglio, che è destinatario dei compiti individuati e prescritti dalle leggi e dallo statuto. 
Poiché il consiglio svolge attività di indirizzo e controllo politico-amministrativo, partecipando «alla verifica periodica dell'attuazione delle linee programmatiche da parte del sindaco e dei singoli assessori» (art. 42, comma 3, del Tuel) ne scaturisce l'esigenza di evitare una “inadeguata” commistione nell'ambito dell'attività di controllo.  Meglio tardi che mai, per il consigliere Aloisio, scoprire che le deleghe sono molto fumo e niente arrosto. Meglio andare a funghi, ed essere coinvolto direttamente nell’azione.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Politica

bandieraL’Italia, il paese dove io sono nato e abito dopo aver lavorato, sceso e salito tante scale all’estero, è un bel paese. Abitato, però, da tanti furbetti, furfanti, falsi e imbroglioni.

E da tantissimi giovani laureati e molto preparati che, non trovando un posto di lavoro, prendono un volo low cost e oltrepassano i confini del nostro paese con poche cose nello zainetto ed un computer in mano e molte, ma molte aspettative in testa. Sono diversi dai nostri nonni, dai nostri padri che espatriavano con la valigia di cartone legata con lo spago. Sono dei cervelli in fuga. Gente che parte perché vuole dimenticare, vuole lasciare alle spalle un paese che non piace più, dove per far carriera o trovare un posto di lavoro devi fare tante giravolte e qualche volta addirittura vendere il tuo corpo. Partono non per imparare ma per dimenticare i soprusi ed i compromessi. Vi voglio raccontare ora alcune storie di questi giorni che hanno catalizzato l’attenzione della gente e riempito le pagine dei giornali. Sono storie diverse tra loro, ma che ben ci presentano uno spaccato dell’Italia che non vuole cambiare. Tutte hanno un punto di partenza comune: la falsità e gli imbrogli.

Domenica 6 novembre u.s. si è votato in Sicilia per il rinnovo dell’Assemblea siciliana e per l’elezione del Governatore. E a 48 ore dalla fine dello spoglio delle schede un deputato regionale appena eletto è stato posto agli arresti domiciliari. Eletto con 5.418 preferenze nella lista messinese dell’UDC è stato arrestato per associazione a delinquere e per evasione fiscale. Il neo Deputato regionale era tra i candidati detti impresentabili. Ma per l’On. De Luca anche questa inchiesta finirà in una bolla di sapone come gli altri 14 processi: archiviati e con sentenza di assoluzione.

Carne avariata in scuole ed ospedali: blitz dei NAS di Firenze. Sequestrata oltre mezza tonnellata di carne avariata destinata ai bambini delle scuole e ai degenti delle strutture ospedaliere. I responsabili sono finiti agli arresti per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni degli Enti Pubblici. Nell’inchiesta sono coinvolte 17 persone tra cui commercianti, personale preposto alla ricezione della merce, militari e veterinari dell’Asl.

A Foggia e a Bari 4 giudici tributari sono stati arrestati con l’accusa di corruzione, falso e truffa per aver venduto sentenze. I commercianti che avevano debiti o contenziosi con il fisco pagavano i giudici e la facevano franca. Le sentenze venivano pilotate in cambio di denaro e favori. Alcuni erano addirittura nei libri paga dei commercianti.

A Cosenza sono stati indagati 33 insegnanti assunti nelle scuole con titoli di studio falsi. La Procura di Cosenza ha chiuso le indagini ritenendo gli insegnanti responsabili di falsità ideologica commessa da privato e falsità materiale in atto pubblico. L’attività investigativa condotta dai militari dell’ Arma dei Carabinieri è stata avviata nell’ottobre del 2016. Gli insegnanti avevano esibito le attestazioni contraffatte per aumentare i punteggi nelle varie graduatorie e nelle assunzioni nelle scuole primarie e dell’infanzia. Alcuni dirigenti scolastici hanno già adottato provvedimenti urgenti di sospensione nei confronti degli insegnanti fedifraghi assunti sulla base di titoli di studio risultati falsi.

In vari Comuni italiani molti dipendenti, i cosiddetti furbetti del cartellino,vengono pizzicati a timbrare il cartellino per poi allontanarsi arbitrariamente dal posto di lavoro. Non solo arrecano grave danno ai cittadini ma anche alla pubblica amministrazione e non fanno fare bella figura all’Amministrazione comunale e al Sindaco che forse li ha assunti. Si è concluso appena un mese fa il processo a Cosenza contro alcuni dipendenti del Comune di Pedace accusati a vario titolo di truffa aggravata perché assenteisti. A Villanova d’Asti addirittura sono stati indagati il Comandante della Polizia Municipale e un suo agente. Quest’ultimo la mattina presto strisciava il suo badge e quello del suo capo che vive a Torino, ma che arrivava sul posto di lavoro senza alcuna giustificazione due ore dopo.

Questa è l’Italia che a noi non piace e che purtroppo non vuole cambiare

Pubblicato in Italia

Non siamo in grado di rispondere. Ma di certo sappiamo che la pizza unisce la politica.

 

Almeno a giudicare dalle foto, invero incomprensibili se non ridicole, che mostrano politici calabresi che hanno partecipato ad un evento serio quale è stato il Trofeo "Pizza Eccellenza d’Italia"

Parliamo della deputata Enza Bruno Bossio e poi nientemeno che del Presidente della Regione Calabria On. Gerardo Mario Oliverio, dell’Assessore Regionale Francesco Russo, del Sindaco di Rende Marcello Manna, dell’On. Consigliere Regionale Mauro D’Acri e del Sindaco di Pazzano Sandro Taverniti

 

Tutti alla ricerca di visibilità( crediamo) non potendo certo ritenere che fossero ad imparare l’arte della pizza come attività futura quando ( e se) lasceranno la politica.

 

 

Ma ecco il comunicato serio relativo alla Terza Edizione del Trofeo Nazionale ”Pizza Eccellenza d’Italia” svoltasi presso Scuola Nazionale di Pizza di Rende.

“Sono state pubblicate sul sito web www.trofeoeccellenzeditalia.it tutte le classifiche della Terza Edizione del Trofeo Nazionale ”Pizza Eccellenza d’Italia”. Questi i premiati selezionati da una Giuria Tecnica, una Giuria del Gusto e la Giuria del Forno altamente qualificate: nella Categoria PIZZA TONDA il primo classificato è Alessio Alioto, secondo Claudio Rago e terzo Ciriaco Benvenuto; nella Categoria PIZZA IN TEGLIA il primo classificato è Luca Pace, secondo Antonio Iaquinta e terza Maria Teresa Boccuti; nella Categoria PIZZA IN PALA il primo classificato è Emanuele Stella, secondo Nunzio Ventura e terzo Antonio Falivene; nella Categoria STG il primo classificato è Mario Giordano, secondo Eugenio Cipolla e terzo Cesare Morrone. Vincono il Premio Speciale “PIZZA CALABRIA PICCANTE” Francesco Ribaudo ed il Premio Speciale API DONNA "LA PIZZA IN ROSA" Carmela Cannizzaro.

I pizzaioli sono stati premiati dal Presidente Nazionale dell’API (Associazione Pizzerie Italiane), Angelo Iezzi, dei Consiglieri Nazionali dell’API Laura Ansalone, Marco Di Pasquale e Massimiliano Bacic, del Presidente della Regione Calabria On. Gerardo Mario Oliverio, dell’Assessore Regionale Francesco Russo, del Sindaco di Rende Marcello Manna, dell’On. Consigliere Regionale Mauro D’Acri e del Sindaco di Pazzano Sandro Taverniti Presso la sede della Scuola Nazionale di Pizza di Rende dove si è svolto il Trofeo.

Insieme alle istituzioni, hanno premiato i pizzaioli d’eccellenza, gli sponsor nazionali e locali dell’API a margine di una manifestazione che nella sua terza edizione ha ottenuto un record significativo: oltre 120 pizzaioli in gara. Per la cronaca i primi classificati hanno ricevuto come premio una targa in argento realizzata a mano dal giovane Maestro Orafo Domenico Tordo.

Risultato importante che corona l’impegno dell’API Calabria che ieri alla fine della manifestazione, presentata da Giuseppe Greco, noto conduttore dei cooking show a Casa Sanremo, hanno festeggiato con un Party Pizza, coordinato magistralmente dal pizzaiolo Antonio Scalzo, che ha visto tutti i pizzaioli impegnati nel realizzare pizze per tutti i gusti da offrire a tutti gli ospiti presenti.

«Il successo di questa edizione – dichiara Giovanni Pietro Tangari, responsabile del Trofeo – è da attribuire all’unione perfetta che c’è stata tra la nostra Famiglia, l’API Calabria con tutti i suoi iscritti pizzaioli, i nostri sponsor locali e nazionali che ringrazio, la proprietà della struttura dove ha sede la Scuola Nazionale di Pizza, la Surgelò Srl, che si è dimostrata molto disponibile, il nostro Media Partner RLB Radiattiva e Quicosenza.it e la Italiana Allestimenti che ha curato la realizzazione delle strutture mobili ben collocate dall’Interior Design Cataldo Formaro».

 

«Quest’anno – continua Tangari, in arte Pedro’s – abbiamo notato che i pizzaioli concorrenti hanno usato molti prodotti a chilometro zero, prodotti del nostro territorio, di grande qualità: ciò è anche dovuto al fatto che i clienti, sempre di più, scelgono pizze che hanno prodotti buoni e, in alcuni casi, d’eccellenza».

«Io ed i miei colleghi – conclude Pedro’s - Marcello Lamberti, che è Vice Presidente Nazionale dell’API ed il Maestro Pizzaiolo Mauro Mazzotta, abbiamo fondato la Scuola Nazionale di Pizza nel 2008 e da allora, con l’apporto dell’Istruttore Antonio Sergio Gentile e Katia Ritacco, ogni anno abbiamo formato di media 50 pizzaioli che oggi lavorano tutti (nessuno escluso), in tutto il mondo: in Europa, sulle navi da Crociera, in Italia e Calabria riscuotendo ovunque grande successo. Siamo stati felici, finalmente dopo anni, di aver avuto al nostro Trofeo la presenza delle Istituzioni a riconoscenza dell’importante contributo che siamo riusciti a dare in molti anni di impegno al Mondo Pizza in Italia ed in Calabria ma anche alla società riuscendo a preparare molti giovani rendendoli bravissimi ed appassionati pizzaioli».

Pubblicato in Cosenza

bonoRiflettendo, in riva all’Ulisse agitato e ad un rosso tramonto, sul sentimento di libertà e su quello passionale, sono giunto alla conclusione che ambedue costituiscono la sostanza propulsiva necessaria al superamento di ogni steccato di razza, cultura, religione, classe sociale. Qualcuno ha scritto: “Chi ama liberamente può amare chiunque e qualunque cosa.” Di certo, chi osa amare non ama ciò che gli viene imposto che deve amare, ma ciò verso cui sente spontaneamente e liberamente amore. Al contrario l’amore non libero, ma “illecito” o forzato o distorto o anche semplicemente incanalato è costretto a restringere il suo campo di azione nell’ambito di ciò che viene predestinato dalle convenzioni sociali e religiose come giusto, o comunque legittimo. Il libero sentimento si muove indipendentemente dalle limitazioni psicologiche e sociali, assumendo così un vero e proprio carattere rivoluzionario. Il libero sentimento è di fatto rivoluzionario, non nel senso che combatte direttamente le barriere umane e le regole sociali, ma nel senso più profondo del termine, in quanto si muove direttamente nella verità della dimensione umana, insomma nel cuore dell’uomo, nella sua specifica umanità, nella autenticità dei rapporti umani. È impossibile resistere al richiamo allettante della passione. La passione non ha rivali; incontrastata, domina la mente e il corpo, usurpa tutte le forze e se ne nutre impudicamente, ottenebra il lume della ragione, divora ciò che ancora non ha soggiogato con il suo potere stordente; impietosa, ruba ogni esiguo stillicidio di serenità, sospingendo subdolamente la vittima nel suo vortice. La passione annichilisce e delizia, ubriaca di vita e dissipa, crea e distrugge, affonda nei relitti dell’inferno e innalza allo splendore celestiale. Il libero sentimento rivela i moti sottili dell’indomito spirito umano, apre i cuori degli uomini ed unisce spontaneamente le persone tra loro. Il sentimento libero è un atto rivoluzionario e davanti alle barriere umane: filtra tranquillamente attraverso di esse, noncurante di esse, si muove indipendentemente da esse, e mette in relazione le energie. Ogni vera ed autentica rivoluzione, in questo come in altri casi, non è tanto una lotta contro ciò che opprime, quanto l’affermazione e la manifestazione diretta di una verità dell’animo umano, una verità di sentimento, che indirettamente fa crollare ogni realtà costruita, artificiosa e dunque falsa. L'amore appartiene per sua natura alla sfera dell'indicibile; come tutto ciò che ha a che fare con l'anima, con la dimensione più profonda e segreta dell'essere, è vicino al mistero, si accompagna al silenzio. Superare la barriera dell'inesprimibile, dare forma, corpo all'indicibile è un'impresa folle, 'piena di paura', in cui soltanto gli artisti, i poeti si sono cimentaci da sempre. Di fronte all'amata l'amante prova un senso di incredibile pienezza e, contemporaneamente, ha il sentore di aver vissuto fino a quel momento in uno stato di privazione: la sua presenza è fonte di un benessere che sembra avere possibilità inesauribili. L'esperienza sembra dirci che è la vicinanza a provocare il turbamento: qualcuno o qualcosa verso cui lo sguardo si dirige ci cattura. Ma in verità l'amore vive e si alimenta di ciò che accade in noi, della nostra interiorità. La persona su cui ho fermato i miei occhi e il mio desiderio assume per me un significato unico: è insostituibile perché soltanto essa può evocare in me delle dimensioni interiori profonde e particolarissime.

Per non scrivere d’altro..

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Calabria

polpizUn interesse concreto verso la risoluzione delle problematiche che affliggono la città nel suo insieme. Il consigliere di maggioranza Francesca Policicchio garantisce, nel rispetto dei ruoli, il proprio impegno e la propria presenza nella squadra che è al momento impegnata nella gestione della cosa pubblica, con a capo il sindaco Mario Pizzino.

«Dal primo giorno in cui mi sono state assegnate le deleghe assessorili – rimarca la Policicchio – e precisamente quella relativa alla cooperazione dei servizi sociale e del lavoro mi sono messa all’opera per poter dare un forte contributo a tutta la popolazione, con particolare attenzione verso i soggetti svantaggiati e quindi più bisognosi. Sono soprattutto loro che necessitano di un sostegno da parte dell’ente pubblico. Le difficoltà, da questo punto di vista, sono evidenti e spaziano dall’assistenza alla ricerca di un occupazione. È in questa visione che svolgerò il mio ruolo, senza condizionamento alcuno e nell’aiuto al prossimo. Ritengo che la politica non debba essere sinonimo di una corsa alla poltrona, ma deve avere come unico scopo il bene comune. In questo momento la nostra giunta è sprovvista di un assessore il quale spero venga nominato con urgenza, considerato il vasto territorio cui l’esecutivo è chiamato a dare risposta. Spero che la nuova nomina venga fatta nel più breve tempo possibile, seguendo i criteri già utilizzati in passato. Ed in questo ragionamento, sia chiaro, non vi sono strumentalizzazioni politiche di nessun genere».

Pubblicato in Politica

scuolaIn attesa della riunione definitiva che avrà luogo il prossimo 25 agosto, alla presenza del dirigente scolastico Antonella Bozzo, le forze politiche rappresentate in seno al civico consesso nepetino si confrontano sulle diverse soluzioni prospettate dal sindaco Mario Pizzino per garantire la continuità didattica degli allievi delle scuole medie. L’obiettivo ultimo è determinare una soluzione ponte che conduca alla ristrutturazione e all’adeguamento dello stabile che un tempo accoglieva gli uffici del giudice di pace e che possa consentire la ricostruzione del fabbricato che, per oltre quarant’anni ha ospitato, le scuole in questione.

«L’analisi delle diverse problematiche – evidenzia il sindaco – è stata complessa ma al tempo stesso ponderata. Ogni soluzione possibile presenta pro e contro. Si tratta dunque di individuare il miglior assetto possibile per attendere i pochi mesi che ci separano dalla sistemazione del palazzo del giudice di pace. La prima proposta riguarda il plesso “Giovanni Pascoli” di via Baldacchini. Esso, al momento, dispone di 14 aule che potrebbero ospitare in toto le scuole medie ed inoltre, considerata la vicinanza alla palestra, si eviterebbero i problemi legati alle discipline motorie. Le 10 classi della primaria potrebbero essere spostate nel plesso “Alessandro Manzoni”, mentre le 3 segreterie andrebbero al Campus. Infine le classi della scuola dell’infanzia potrebbero essere collocate nel plesso “don Giulio Spada” di Santa Maria. La seconda soluzione riguarda la “Manzoni” dove si potrebbero allocare 7 classi delle medie, mentre le altre 7 potrebbero restare sempre al Campus. La terza soluzione riguarda sempre la “Manzoni” dove si potrebbero sistemare 10 classi per le medie, a condizione che vengano spostate le 3 segreterie al Campus “Francesco Tonnara”, unitamente ad altre 4 classi. In questo caso, per garantire la disciplina dell’educazione fisica, si metterebbe a disposizione un pullman che accompagnerebbe gli alunni del “Manzoni” e del Campus unitamente ai loro insegnanti alla palestra del “Pascoli”. Quarta soluzione: trasferire il plesso Santa Maria in toto al “Manzoni”, mentre le scuole medie verrebbero sistemate nella scuola dedicata a don Giulio Spada. Quinta soluzione: 10 classi delle medie andrebbero alla “Manzoni”, mentre le restanti alla “don Giulio Spada” di Santa Maria. Le segreterie andrebbero a finire al Campus. Nel corso della mattinata si è inoltre tenuto un sopralluogo presso la “Manzoni”, alla presenza dell’assessore Emma Pati e dei consiglieri Tommaso Signorelli e Francesca Menichino per individuare la soluzione più idonea anche e soprattutto per gli alunni diversamente abili».

Pubblicato in Politica
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