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S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo, verrebbe da dire. Ma non è così! Perché Oliverio spara con il fucile ed il Corriere della Calabria risponde a cannonate. Cannonate che aprono grossi varchi nel muro di bugie. Ma vedete un po’ voi!

Scrive Gerardo Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria:

«Leggo in un articolo a firma del direttore Pollichieni, edito sul Corriere della Calabria del 14 aprile 2017, che, in relazione all'indagine della Procura di Lamezia Terme sulla Sacal, vi sarebbe una intercettazione, che vede tra gli interlocutori l'ex Presidente Colosimo, nella quale si parla di 10 posti di lavoro da me sollecitati. Niente di più falso e lontano dal vero».

«Non so, perché non ho contezza degli atti di indagine, se vi sia tale intercettazione e sia di questo tenore.

Se fosse vera, immediatamente proporrò querela per diffamazione nei confronti di chi abbia proferito quelle parole.

Se tale intercettazione non vi sia, sarò costretto a sporgere querela nei confronti di chi divulga notizie pur esse diffamatorie.

Il mio operato, non solo da quando occupo la carica di Presidente della Giunta Regionale, ma da quando ne sono stato molti anni or sono Assessore, passando per le Legislature al Parlamento nazionale, sino alla Presidenza della Provincia di Cosenza, è stato sempre improntato a rettitudine ed a lontananza siderale dai metodi della c.d. raccomandazione, giustamente vituperati».

«Il merito del lavoro, la priorità ai disoccupati, la lontananza dalle clientele, hanno sempre improntato il mio agire politico.

Non consentirò a nessuno di tentare di infangare con notizie giornalistiche prive di fondamento veruno il lavoro che ho sempre portato avanti».

Risponde Pollichieni:

“Stia sereno, ma solo nel senso renziano del termine, il Governatore delle Calabrie: qui, a differenza che dalle parti della Cittadella, nessuno si inventa niente e nessuno falsifica alcunché, men che meno un atto d'indagine della magistratura inquirente.

Si prepari a querelare gli intercettati della Sacal e molti suoi sodali politici, magari ci rifletta prima e si consigli con qualche avvocato.

Comunque, affar suo.

Quello che non gli è consentito, invece, è di insinuare che chi dirige questo giornale possa aver inventato, per poi divulgarle, "notizie false e diffamatorie".

Oliverio è in perfetta, assoluta e ridicola malafede (perché non documentarsi prima di scrivere e vedere se le intercettazioni che lo riguardano esistono o no, invece di, vilmente, lasciar intendere che potrebbero essere frutto di invenzione del giornalista?) quando accenna anche solo l'ipotesi che chi dirige il Corriere della Calabria abbia potuto ricorrere a tale criminoso espediente per diffamarlo.

Oltretutto, sarebbe anche atto di grande stupidità posto che, quotidianamente, Oliverio, i suoi sodali, la ciurma di clandestini e di inquisiti che stanno a presidio del decimo piano della Cittadella, ne combinano tali e tante da rendere superfluo inventarsi alcunché, laddove la realtà quotidiana supera anche la più criminale delle fantasie.

E ci risparmi il solito sermoncino sul suo impegno per i giovani, i disoccupati e la legalità.

Tenga piuttosto presente quanto scrivono i magistrati sul metodo clientelare e criminoso di gestire "Garanzia Giovani": a infangare questa stagione politica non sono i giornalisti che li raccontano ma i fatti che la malapolitica produce giornalmente”.

Pubblicato in Calabria

Scopelliti: “C’è una informativa della Squadra Mobile di Reggio Calabria, che è stata depositata, sulla gestione dell’informazione da parte di alcuni giornalisti, credo cinque o sei, che fanno informazione in maniera poco corretta”. Lo ha detto il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, stamane a Reggio Calabria.

“Probabilmente – ha aggiunto – si tratta, si dice, di una informazione manipolata o condizionata da non so che cosa. Io ho detto che vorrei tanto sapere, intanto chi sono i «pupi», se ci sono questi soggetti, e ovviamente se ci sono anche i «pupari».

Ho chiesto di sapere – ha detto ancora Scopelliti rivolto ai giornalisti – se anche voi avete carte, visto che avete sempre carte ed informazioni, perché la cosa strana che abbiamo appreso, è che l’indagine è a Catanzaro. Non so se l’indagine è chiusa o è ancora aperta. Non ho idea di nulla. Però proprio in quel contesto, un’iniziativa pubblica della Lista «Scopelliti Presidente», ho voluto fortemente dire queste cose perché ritengo che sia giusto e doveroso capire tutti quanti noi, ed i reggini, che cosa succede in questa città e se veramente c’è una cosa così inquietante”.

“Avevamo captato – ha proseguito Scopelliti – in questi anni qualcosa. Però se c’è veramente una indagine, una informativa, indipendentemente da come andrà, noi vorremmo sapere, perché già il fatto stesso che ci sia stata un’indagine su queste vicende è una cosa forte.

Vuol dire che c’è una parte dell’informazione che riguarda un gruppo di persone impegnate a manipolarla. Io lo ritengo un fatto grave. Si spiegherebbero tante cose. E anche i reggini, un giorno, potrebbero comprendere molte cose di questi ultimi anni.

Siamo tutti interessati a capire chi sono, perché, se è vero, e tutto il resto. Che è vero, mi pare di capire, è sicuro perché uno degli interessati lo scrive pure, da qualche parte. Io l’ho appreso così. Quindi anch’io sono molto curioso”. (Ansa)

***

Pollichieni. Sulla vicenda, resa nota dalle agenzie di stampa Agi e Ansa, il direttore del Corriere della Calabria, Paolo Pollichieni, chiama in causa il Sindacato Giornalisti della Calabria, affermando che “Scopelliti denuncia un fatto molto grave e fa bene a chiedere che venga fatta chiarezza. A questo punto – aggiunge Pollichieni – è inevitabile, prima che auspicabile, che il Sindacato e l’Ordine dei giornalisti si attivino al più presto per verificare quanto, ribadiamo, giustamente denunciato dal presidente della Regione”.

“Anche il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, e quello di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, dovranno fare in modo – conclude Pollichieni – che le indagini e i riscontri siano rapidi quanto più possibile”.

***

Carlo Parisi. Il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, vicesegretario nazionale Fnsi, sulla vicenda ricorda che “mezze informazioni, ma soprattutto allusioni non fanno altro che alimentare il già avvelenato clima di sospetto che caratterizza una regione che non ha certo bisogno di ulteriori dubbi, ma di certezze”.

“Il ragionamento di Scopelliti è, ovviamente, condivisibile in tema di ricerca della verità, ma evidenza chiaramente una palese contraddizione. Il presidente della Giunta regionale, infatti, usa senza remore un presente categorico sia per annunciare che «c’è una informativa della Squadra Mobile di Reggio Calabria, che è stata depositata, sulla gestione dell’informazione da parte di alcuni giornalisti, credo cinque o sei, che fanno informazione in maniera poco corretta», sia per concludere «che è vero, mi pare di capire, è sicuro». Ma, insomma, l’ha letta o non l’ha letta? E, se non l’ha letta, come fa ad avere tante certezze? Nomi, infatti, non ne fa e, quanto ai fatti, li affida al condizionale ipotizzando un complotto ordito ai danni della città di Reggio Calabria, con tanto di “pupi” e “pupari”.

“E’ davvero singolare – osserva Parisi – che chi riferisce con certezza l’esistenza di un’informativa “depositata”, non ne conosca il contenuto e gli eventuali soggetti coinvolti. La regola aurea delle cinque W non può rappresentare un obbligo per i giornalisti ed un optional per chi se ne serve quantomeno per veicolare ipotesi”.

“In ogni caso, – sottolinea Parisi – il ruolo rivestito dal soggetto che l’ha pronunciata, il presidente della Giunta regionale della Calabria, impone la massima e, soprattutto, immediata chiarezza. Da parte della Squadra Mobile di Reggio Calabria e delle Procure di Catanzaro e Reggio Calabria. Per confermare la notizia che – se vera – impone immediati provvedimenti nei confronti di quanti utilizzerebbero la professione giornalistica per scopi, oltre che eticamente e deontologicamente scorretti, di rilevanza penale; o – in caso contrario – per smentirla seccamente. In quest’ultima ipotesi, naturalmente, usando lo stesso metro invocato nei confronti dei presunti «manipolatori dell’informazione». La legge è uguale per tutti”.

Pubblicato in Reggio Calabria
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