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portroneSe fosse ancora in vita Dante Alighieri avrebbe potuto intitolare questo articolo così:-Non c’è maggior dolore che ricordarsi dei tempi felici nella miseria-. Il 4 marzo scorso si sono svolte regolarmente e democraticamente le elezioni nazionali per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Nessuno dei partiti in lizza è riuscito ad avere la maggioranza per poter formare da solo un nuovo governo. Comunque dalla competizione sono usciti vincitori il Movimento 5 Stelle e la Lega. Amara sconfitta del Pd di Renzi, uscito con le ossa rotte al di sotto del 20% dei voti. E Matteo Renzi, Segretario del Pd che fino al 4 marzo si vantava con orgoglio e baldanza di essere il primo partito in Italia col 40% di voti è stato costretto a dimettersi. Ha subito riconosciuto la sconfitta e si è messo momentaneamente da parte dicendo che da oggi in poi farà il semplice Senatore della Repubblica, invitando il suo partito a fare l’opposizione in Parlamento. Chi ha vinto è tenuto a fare il Governo, sempre se ci riuscirà ed avrà i numeri necessari. Ma non tutti i Deputati e Senatori del Pd vogliono fare opposizione. Non ci sono abituati. E poi non vogliono lasciare le comode poltrone che occupano. Infatti segretamente starebbero lavorando per fare fuori Renzi definitivamente e il grillino Di Maio, candidato del Movimento 5 Stelle a Presidente del Consiglio. Andrea Orlando e Dario Franceschini abbarbicati alle poltrone come l’edera hanno un piano segreto che dovrà materializzarsi dopo i fallimenti di Salvini e Di Maio a formare un nuovo Governo. Infatti stanno già interloquendo con alcuni parlamentari del Movimento grillino. Stanno pensando anche in questo senso due personaggi che il popolo italiano ricorda certamente. E i ricordi non sono belli. Uno è quel Romano Prodi che fu costretto a dimettersi sfiduciato dalla sua stessa maggioranza che per ben due volte aveva vinto le elezioni. L’altro è quel personaggio, Presidente del Consiglio da pochi mesi, che di notte tra il 9 e 10 luglio del 1992 mise le mani nelle tasche degli italiani rubando agli onesti cittadini che avevano un conto corrente bancario il 6 per mille su tutti i depositi. Mi riferisco a Giuliano Amato, il quale avendo ricevuto onori e gloria dal PSI e dal suo Segretario Bettino Craxi, non solo non è andato al suo funerale, ma neppure una sola volta è stato a depositare un garofano rosso sulla sua tomba ad Hammamet.

Quale sarebbe la condizione per formare un Governo Pd e Movimento 5 Stelle? Far fuori contemporaneamente Renzi e la sua pattuglia rimastagli fedele e Di Maio. Dicono Franceschini e Orlando che il Pd non potrà mai votare un Governo Di Maio e lo hanno fatto capire ai 5 Stelle. E lo dovrebbe capire anche Di Maio il quale dovrebbe fare un bel passo indietro: Rinunciare alla Poltrona. Ma è giusto, avrebbe detto alla Stampa uno dei registi della operazione, che ci arrivino piano piano. E chi dovrebbe essere il Premier? Un premier votabile. E chi potrebbe essere? Romano Prodi o Giuliano Amato. Mamma mia! E questi due personaggi sono la novità della XVIII Legislatura Repubblicana? Immagino che Franceschini e Orlando abbiano fatto una bella seduta spiritica alla quale abbia partecipato anche Romano Prodi come costui ha fatto 40 anni fa quando seppe dov’era prigioniero il grande uomo politico democristiano l’On. Aldo Moro. Renzi ha capito quello che si sta muovendo alle sue spalle e ha fatto dire al suo fedelissimo capogruppo al Senato Andrea Marcucci:- Il Pd non sosterrà mai nessun Governo del Movimento 5 Stelle. Se qualche dirigente vuol cambiare posizione, lo dica chiaramente-. Chiaramente non lo diranno mai. Sono, da vecchi marpioni della politica, a tramare in segreto e poi pugnalare alle spalle.

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Se c’è un parametro che, oggi più che mai, indica, in modo tangibile, il possibile o probabile successo od insuccesso dei politici ad ogni livello territoriale ( comuni, province, regioni, stato), sicuramente è quello della reazione che il popolo elettore ha avuto di fronte alla auto-esaltazione dei risultati raggiunti.

Ne ha parlato il presidente emerito Giorgio Napolitano, nella veste di presidente del Senato, nel suo intervento a palazzo Madama che ha aperto la legislatura, in un passaggio sottolineato dall'applauso dell'Aula. 
Il passaggio più straordinario è quello in cui ricorda che i comportamenti elettorali «hanno mostrato quanto poco avesse convinto l'auto-esaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e da partiti di maggioranza»

In sostanza ha proseguito aggiungendo che «Ha contato molto il fatto che i cittadini abbiano sentito i partiti tradizionali lontani e chiusi rispetto alle sofferte vicende personali di tanti e a diffusi sentimenti di insicurezza e di allarme».

Ed è per questo, ha concluso, che «Sulla scena politica nazionale il voto del 4 marzo ha determinato un netto spartiacque, a inequivocabile vantaggio dei movimenti e delle coalizioni che hanno compiuto un balzo in avanti clamoroso nel consenso degli elettori e che quindi di fatto sono oggi candidati a governare il paese»

Ed infatti è proprio per questo che «Il partito che nella scorsa legislatura aveva guidato tre governi ha subìto una drastica sconfitta ed è stato respinto all'opposizione». 

Il problema è che Napolitano ha indicato la luna ma la gente a cui è antipatico( o che lo ritiene responsabile di tanti errori fatti in passato) e sono tanti, invece di guardare la luna gli ha guardato il dito.

La verità è che Napolitano ha parlato a tutti gli italiani

E soprattutto a quelli che si sono venduti al potere da chiunque espresso.

Dovunque detenuto.

Ha parlato ai governatori delle regioni.

Ai presidenti delle province .

Ai sindaci.

Dicendo loro: Non vi illudete che con la stampa di regime ( del tipo Minculpop) e con l’auto esaltazione riuscirete ad acquisire consensi. Al massimo potrete comprare o mantenere i Lanzichenecchi ma non vincere le battaglie e tantomeno le guerre! E comunque le armate mercenarie metteranno tutto a ferro e fuoco e lasceranno di voi una immagine ben diversa da quella che avreste voluto diffondere. Ed è certo che chi vi subentrerà potrà non avere remore a sputtanarvi. Glielo chiedono gli elettori stanchi, affamati ed incazzati!

Ecco perché al di là delle ragioni reali che hanno fatto cambiare opinione a Napolitano è bene guardare alla luna non al dito!

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urna-elettoraleRisultato uscito dalle urne il 4 marzo 2018: Hanno vinto Salvini e Di Maio, è stato sonoramente sconfitto Renzi e per il Pd è stata una disfatta senza precedenti. Per risollevarsi da questa inattesa e sonora batosta ce ne vorrà del tempo. Sono già incominciate le diatribe e le notti dei lunghi coltelli. Ora tutti a domandarsi:- Di chi la colpa? Perché c’è stata questa rivoluzione? Perché tanta moria di personaggi eccellenti? Perché tanti Ministri in carica sono stati trombati dal corpo elettorale? E Gentiloni non aveva ben governato?-. La risposta è semplicissima:- Gli italiani che si sono recati alle urne vogliono, desiderano un cambiamento radicale. Non si fidano più dei vecchi tromboni che hanno governato l’Italia da trenta anni senza mai risolvere i gravi problemi che affliggono la povera gente -. Renzi, malgrado sia stato eletto senatore nella sua Toscana, non è stato un Segretario e un ex Presidente del Consiglio affidabile. Per anni ha continuato a dire bugie e a raccontare un’Italia che non esiste nella realtà e un’immagine di società italiana che non c’era. Non ha capito che la società italiana è cambiata, che le imprese sono in crisi e lasciano l’Italia ed emigrano altrove, che le famiglie soffrono e che i bonus elargiti non hanno risollevato le sorti di milioni di famiglie che vivono sotto la soglia della povertà, che i disoccupati aumentano, che la disoccupazione giovanile fa spavento, che l’immigrazione incontrollata genera paura, preoccupazione e disagi, che la delinquenza e i furti sono in continuo aumento, che la gente che vive in periferia non è più tranquilla, che i vecchi vengono derubati e malmenati, che lavorare fino a 70 anni è un assurdo, che milioni di giovani con la laurea sono costretti a lasciare il proprio paese ed emigrano all’estero in cerca di fortuna e di un avvenire migliore. Ecco allora il perché hanno vinto Salvini e Di Maio. Non c’è da stupirsi, dunque, se anche in San Pietro in Amantea, piccolo paese, hanno preso un centinaio di voti e in Amantea il Movimento 5 Stelle ha sbancato e Salvini 400 voti. Perché hanno fatto una campagna elettorale senza parlare di populismo, di antifascismo, di razzismo, di Jus soli, di cittadinanza allo straniero, di accoglienza ed integrazione, ma hanno parlato dei problemi reali degli italiani, dei servizi sanitari sempre più scadenti, dei servizi ferroviari in dismissione, delle strade nazionali e provinciali che sono mulattiere, della scuola che non funziona, dei disagi giovanili, dei terremotati che ancora non hanno ricevuto una casa e che le macerie sono ancora agli angoli delle strade. Hanno cercato di dare risposte alle paure della gente. Milioni di italiani hanno scelto Salvini e Di Maio, voglio augurarmi che il botto sia arrivato a Roma nel Palazzo del Quirinale e Mattarella non faccia come ha fatto l’ex Presidente Napolitano, perché checché se ne dica, sono stati lasciati soli in mezzo ad una strada, magari con figli piccoli e disoccupati e non sono stati aiutati. Il Governo e la maggioranza parlamentare che ha governato l’Italia non ha saputo spiegare ai padri di famiglia e alla povera gente che vive in ristrettezza economica, che con la pensione di fame non arriva alla fine del mese, come mai non ha dato loro nessun sussidio. Invece, chi arriva in Italia con le carrette del mare anche da clandestino riceve accoglienza, aiuti, vitto, alloggio in alberghi a 4 stelle, intenet gratuita e soldi. E questo non è razzismo. Il popolo italiano non è razzista e mai lo è stato, malgrado le famigerate leggi razziali volute da Mussolini. Gli italiani hanno votato Salvini e Di Maio perché non hanno creduto alle promesse fatte da Renzi e dal Pd. E le riforme fatte da Letta, Renzi e Gentiloni non hanno impedito un impoverimento continuo del paese. Adesso andranno al Governo Salvini o Di Maio. Manterranno le loro promesse fatte? Dove piglieranno i soldi? La sfida sta tutta qui. I soldi in bilancio sono pochi e il debito pubblico è alle stelle. E allora? Bisogna fare dei sacrifici e incominciare a tagliare per davvero la spesa pubblica. I costi della politica sono davvero esagerati e le tasse sono in continuo aumento. I vitalizi e le pensioni dei dirigenti d’azienda, dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei dipendenti di Camera e Senato sono esorbitanti. Bisogna dargli una sforbiciata subito, ora ci hanno i numeri in Parlamento per farlo. I soldi che si ricaveranno saranno certamente pochi, però il consenso tantissimo. Il Pd non l’ha fatto. Riusciranno a farlo Salvini o Di Maio? Speriamo che una volta andati al Governo non si dimentichino delle promesse fatte agli italiani. Ma ora comincia il bello. Bisogna fare il Governo e né Salvini, né Di Maio hanno abbastanza parlamentari per farlo da soli. I Parlamentari che mancano a tutte e due sono troppi. Impossibile questa volta ricorrere ai soliti voltagabbana che per un pugno di lenticchie salgono sul carro del vincitore. La compravendita di voti in questa legislatura non è sufficiente. A meno che non si pensi davvero ad una alleanza o ad un accordo tra il Movimento 5 Stelle di Di Maio, la Lega di Salvini e i Fratelli d’Italia della Meloni con la benedizione di Silvio Berlusconi.

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Elezioni, il crollo del Pd e di Matteo Renzi è al centro della satira del web.

Con lui anche la Boldrini e Fedeli nel mirino per aver perso la sfida uninominale.

Il popolo del web non perdona.

“Fa sorridere un fotomontaggio della Pietà di Donatello, dove si vede un morente Renzi sorretto da Maria Elena Boschi.

Entrambi si ritroveranno al Parlamento, ma da sconfitti.

E che dire del leader del Pd con la valigia in mano mentre, in fiorentino, si lascia scappare: "Maremma maiala si torna a casa".

Più fine invece la foto che ritrae il segretario dem a fianco di un enorme "Ciao", il noto motorino diventato per l'occasione un "ciaone".

E sempre Renzi è il protagonista di un altro fotomontaggio, dove l'ex premier viene ritratto come se fosse un senzatetto che chiede l'elemosina, cartello in mano e volto rattristato.

Sul cartello un messaggio: "Cerco lavoro, no voucher, no jobs act".

Per Valeria Fedeli, invece, un richiamo a quell'errore diventato ormai famoso: "Pensavo che andava più meglio", si legge in un fotomontaggio che si fa beffe dell'ex ministro dell'istruzione.

Chiaro richiamo alle due politiche sul lavoro emanate dal governo guidato dallo stesso (ex) sindaco di Firenze.

Ma la satira su web si è scatenata anche sulla Boldrini e su Luigi di Maio.

La prima, sconfitta nel suo collegio uninominale, è stata più volte vittima dell'ironia della Rete, in alcuni casi anche in maniera aggressiva.

Su Di Maio, invece, gli utenti giocano sulla poca esperienza di governo.

In un "meme" apparso su Facebook si vede il candidato premier del M5S mentre fa una ricerca su google: "Cosa fa il presidente del consiglio".

Ma davvero tutta la colpa è di Renzi?

Chi si ricorda del giovane e rampante sindaco di Firenze, quello che sfidava la vecchia politica, deciso a farne una volta per tutte tabula rasa?

Colui che doveva chiudere definitivamente con la seconda repubblica e accompagnarci nella terza?

Quel giovane di belle speranze che dalla sua Leopolda tuonava contro i vecchi colonnelli della politica, quell’audace ragazzo che, in un’Italia nauseata dagli scandali di un berlusconismo ormai al tramonto, prometteva di demolire a picconate i vecchi schemi del gioco politico semplicemente non c’è più.

Renzi si è infilato in un cul de sac che ha usato l’arma delle parole e dei selfie ed oggi, una volta che si è adagiato sui morbidi e comodi divanetti dei salotti del potere, lo troviamo stanco, fiacco, imbolsito, imborghesito,

teorico predicatore del bene, bulletto che non accetta alcuna critica al suo operato, faraonico di amici e auto.

Non esce più in bicicletta.

Oggi tutti gli danno addosso, tutti lo accusano di aver distrutto il PD mentre, invece, ne ha semplicemente mostrato i veri e profondi limiti , trovati i quali, forse, non può che rinascere.

Ma senza di lui, oramai bruciato.

 

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La toccante lettera di un ragazzo di 12 anni, orfano sin da quando aveva appena pochi mesi, indirizzata a quella maestra elementare che con la bava alla bocca ha urlato parole volgari e ha augurato la morte a Poliziotti e Carabinieri schierati a Torino durante una manifestazione di piazza contro Casa Pound.(foto Ansa)

Il papà Carabiniere è stato ucciso dai banditi armati da Kalashinikov durante una rapina.

È solo un ragazzino, Michele.. Oggi gli rimane solo il freddo delle sue labbra quando bacia la foto del papà nella lapide del cimitero. Donato Fezzuoglio era suo padre, carabiniere nato a Bella e caduto il 30 gennaio 2006 a Umbertide. La sua famiglia vive ancora lì, tra le verdi colline dell'Umbria. Da quel momento Michele è orfano e Emanuela, la moglie, vedova. Rimane la medaglia d'oro al valor militare concessa a papà. Quando il piccolo Michele ha ascoltato le terribili parole rivolte contro le Forze dell'Ordine augurando loro la morte uscite dalla bocca bavosa di Lavinia Flavia Cassaro, maestra elementare in una scuola di Torino, ma conosciuta alle Forze dell’Ordine come agitatrice e esponente di spicco dei centri sociali, sempre in prima file nelle manifestazioni violente ha deciso di prendere carta e penna e scrivere una lettera aperta a quella maestra indegna. La chiama Prof. No, non è una Prof. E’ solo una maestra elementare, forse neppure di ruolo nelle scuole elementari. Forse non ha vinto nessun concorso. Si rivolge a lei senza astio e senza odio, addirittura augurandole la “buona sera” e scrivendo addirittura “ cara” E in ultimo la saluta con un arrivederci e le augura un buon ritiro a casa dove forse la sta aspettando il papà. Lui il papà l’ha perso 12 anni fa e quando si ritira a casa non trova nessuno ad aspettarlo e nessuno gli augura la buona notte. Amici carissimi, vi farò leggere la lettera per intero, perché è così toccante che mi ha davvero commosso. Leggetela attentamente e tutta di un fiato anche voi e fatela leggere ai vostri figli. Ma lasciamo al ragazzo Michele, ragazzo meraviglioso che in certe manifestazioni vuole indossare con orgoglio la divisa dei Carabinieri, orfano di un Carabiniere ucciso nell’adempimento del dovere, il diritto di parlare. Inutile aggiungere altre parole.

“Cara Prof, sono un figlio di un Carabiniere ucciso in un conflitto a fuoco con dei banditi che avevano assaltato una banca. Mio Papà è stato sparato alle spalle a colpi di Kalashinikov.

Buonasera prof, mi chiamo Michele, non le nascondo che sono un po’ arrabbiato con lei.

"Mi stringa forte la mano, ci troviamo ad Umbertide esattamente in via Andreani, si guardi intorno, osservi com’è tranquilla la cittadina. 12 anni fa alla sua destra c’era una banca, scattò l’allarme per rapina, arrivò la pattuglia del 112, i due carabinieri corsero in aiuto a cittadini in pericolo. Alcuni rapinatori rimasti fuori spararono alle spalle di papà e morì.

Mi stringa la mano e si guardi intorno, li c’è una targa con delle corone, li invece una fioriera voluta da tanta gente di cuore con disegnato il tricolore. Venga andiamo in via xxxxxxx, in questa casa ci abito con la mamma, la osservi, sopra quel mobile c’è un berretto, lo stesso che era sopra la bara avvolta nel tricolore il giorno del funerale di mio padre, guardi quante foto, attestati ed encomi, sono tutti di mio padre, li ha ricevuti sia in vita che dopo. Senta anche che silenzio, se ci fosse stato papà sarebbe stata una casa rumorosa, avrei avuto un fratello o una sorella o entrambi.

Venga prof, le faccio vedere dove dormiva mio padre, il suo armadio, le sue cose. Guardi queste scatole, sono piene di lettere, scritte da tanti Italiani per dimostrare affetto a mio padre, all’Arma dei Carabinieri alla mia famiglia, ma soprattutto a me che allora avevo solo 6 mesi.

Ora la porto nella mia seconda casa. Ci dobbiamo spostare di qualche chilometro, nella zona dove abitano i miei nonni materni. Mio padre diceva che in quei posti c’era pace. Intanto lei osservi quanto é bella la mia Umbria. Siamo arrivati, si é resa conto che siamo in un cimitero? Eccola la mia seconda casa.

Ora le racconto alcuni episodi, avevo 4 anni e mezzo quando ho imparato a leggere i nomi scritti in stampatello sulle lapidi dei defunti. Qui sono arrivato in bici per mostrarla a mio padre, ancora, le dirò di quando sono entrato con 2 papere, con il cane, ho portato disegni e oltre i fiori porto regali. Prof ora le chiedo di poggiare la sua mano su questa tomba, pensi il freddo delle mie labbra quando bacio papà.

Quante cose avrei da raccontarle prof, faccio tanti chilometri in giro per l’Italia per parlare di lui, faccio tanto fatica a scuola quando in alcuni periodi sento di più la sua assenza, fortuna i suoi colleghi insegnanti capiscono quell’alunno che a volte si distrae per non piangere o che ride per soffocare un brutto pensiero. Basta prof, la lascio tornare a casa, nel tragitto rifletta della lezione noiosa.

Quando é arrivata guardi negli occhi suo padre e lo abbracci….Intanto io scrivo al Ministro, non per farla punire, ma per darle dei consigli. Vorrei mai più manifestazioni che incitano violenza, chi parla dovrebbe evitare parole che uccidono quanto quel proiettile di kalashnikov sparato alle spalle di quel carabiniere che per me voleva un mondo a colori…. Arrivederci prof…Buon rientro".

di Francesco Gagliardi

Ndr Leggiamo dalla stampa web che Lavinia Flavia Cassaro è accusata di istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale e minacce.

Leggiamo anche che il ministero valuta il licenziamento.

Ed abbiamo sentito invece Renzi che ha detto che sarà licenziata.

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politicaMeno male che fra cinque giorni andremo a votare, così non saremo più costretti a leggere articoli sulle varie testate nazionali e ad ascoltare i vari commentatori politici sulle Reti Rai e Mediaset sulle elezioni politiche della prossima domenica di marzo e se il voto dato a Berlusconi, Renzi, Grasso, Di Maio, Salvini, Meloni sia stato utile o dannoso. Ma quando mai il voto che si da ad un partito o ad una coalizione è inutile. Quando il voto si da con scienza e coscienza è sempre un voto utile e sempre lo sarà. Spetta poi al candidato che ha ricevuto quel voto utilizzarlo per il bene del paese. Se non lo saprà utilizzare al meglio saranno sempre le elezioni dove gli elettori con una matita copiativa ed un semplice segno di croce potranno mandarlo definitivamente a casa negandogli la fiducia. E’ vero, però, che il dibattito sulle elezioni politiche nazionali è stato deprimente. Quante “cazzate” sono state dette e quante promesse sono state fatte che non potranno mai mantenere. Un candidato di Cosenza alla Camera dei Deputati ha promesso ai cosentini che se sarà eletto al Parlamento porterà a Cosenza i vincitori del Festival della canzone di Sanremo 2018. Che bella notizia! Ma avete letto gli slogan sui loro manifesti? Sono davvero deprimenti. Un candidato che nel corso della sua breve vita politica ha cambiato partiti e schieramenti una decina di volte si è rivolto agli elettori chiamandoli “Ohi co! “. Ma io mi chiamo Francesco e se vuoi il mio voto mi devi chiamare per nome, non sono un “Co”. Non voterò per tizio o per caio a vambera, ma neppure per una testa di rape. Altri non avendo nulla da dire hanno scritto che si sono candidati per noi, per il nostro bene. Che facce di bronzo! Ma gli elettori calabresi che non sono fessi non si faranno abbindolare dalle terre promesse, dai posti di lavoro che hanno inventato, dai mari e monti che i Deputati e Senatori uscenti hanno realizzato, dalle case, dai ponti, dalle strade, dalle autostrade che hanno costruito. Tutti sappiamo come sono andate le cose realmente nella nostra martoriata Calabria. Le strade fanno schifo, negli ospedali si muore, nei pronto soccorsi gli ammalati dormono per terra, i trasporti funzionano a singhiozzo, la disoccupazione aumenta, i giovani non trovano lavoro, i vecchi vengono licenziati, le piccole industrie sono costrette a chiudere, le ferrovie sopprimono i treni, le montagne d’estate bruciano e d’inverno, basta un po’ di pioggia, franano, la Salerno Reggio Calabria non è ancora completata, la Statale 106 Jonica è una mulattiera, i termovalorizzatori non ci sono, i depuratori non funzionano e il mare è inquinato. E potrei continuare a lungo, ma non voglio annoiarvi. Questi sono i problemi che affliggono la Calabria e di queste cose i candidati Deputati e Senatori avrebbero dovuto parlare. Ma essi pensano ad altro, non hanno a cuore l’interesse della collettività, hanno a cuore l’interesse del proprio tornaconto. Fanno già i conti di quanto percepiranno e di quanti portaborse potranno nominare ( figli, mariti, moglie, nipoti, zie e zii). Già sognano la macchina blu con autista al seguito e perché no, anche la scorta. Dieci, venti giornali da leggere a sbafo. Viaggi gratuiti sui mezzi di trasporto e ingresso gratis allo stadio per assistere alla partita di calcio della squadra del cuore. Ma il 4 marzo a qualcuno dovremmo pur dare il voto. Astenersi non serve a niente. Prima di entrare nella cabina elettorale facciamoci un bell’esame di coscienza. A chi darò il mio voto? Non importa se è un candidato di destra, di sinistra o di centro. E’ preparato? Sì. Allora lo voto. E’ onesto? Allora lo voto. E’ affidabile? Lo voto. E’ un voltagabbana? Non merita il mio voto. Se ognuno di noi facesse questo ragionamento prima di recarsi alle urne, forse, dico forse qualche cosa anche in Calabria potrebbe cambiare. Ma davvero i calabresi vogliono che le cose cambino? Stento a crederci. In questo sistema di nicchie e di favori molta gente ci sguazza che è una meraviglia.

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E’ cominciata da poco la Direzione del PD che deve definire le liste per le prossime elezioni

«Tutti i sondaggi ci danno perdenti in Calabria» ha detto Renzi.

Una consapevolezza tardiva , forse.

Ma il potere non si lascia. MAI.

 

Potrebbe costare caro, in Calabria in particolare, restare senza potere .

Si potrebbe finire in mani sbagliate.

Per esempio quelle di chi pretenderà il rispetto degli impegni assunti.

E poi non dimentichiamo che in Calabria c’è ancora Gratteri.

Ed è da Roma che arriverà la sentenza

Un elenco di chi sarà destinato alla esclusione , visto che si è autoescluso coma la Lo Moro

Di vita, in un posto protetto e con una elezione garantita

Do possibile vita se almeno posto in lista

di vita o di morte arriverà nel tardo pomeriggio. I colonnelli del Pd calabrese in trasferta a Roma dovranno rimanere in attesa ancora per diverse ore. La Direzione nazionale che, su proposta di Matteo Renzi, dovrà ratificare le candidature regione per regione, è stata posticipata alle ore 16 a causa del mancato accordo con le minoranze interne. L’ex premier e la commissione per le candidature (si sono riuniti in conclave al Nazareno fino a notte fonda con Orlando ed Emiliano, senza però riuscire a trovare una soluzione che vada bene a tutti e scongiuri disimpegni da parte degli scontenti.

La proposta della segreteria (Lotti, Guerini, Martina e Fassino), è stata giudicata insufficiente dalla minoranza, prevedendo una quindicina di seggi sicuri per Orlando e di 6 per Emiliano.

Ed allora la calabria è salita a Rome in forze( si fa per dire)

Nella capitale ci sono, tra gli altri, Ernesto Magorno, Mario Oliverio, Nicola Adamo, Antonio Scalzo, Vincenzo Ciconte e Nicola Irto.

Poco il nuovo!

E tutti aspettano il responso finale, ben consapevole che Renzi, stavolta, potrebbe davvero dare una svolta nel segno dello svecchiamento della classe dirigente.

Una nomenclatura di partito che non è riuscita a dare risposte elettorali soddisfacenti nel corso degli ultimi anni (si pensi, ad esempio, al referendum costituzionale).

«Tutti i sondaggi ci danno perdenti in Calabria, a questo punto mi gioco la carta del rinnovamento», avrebbe confidato l’ex premier ai suoi.

Per i notabili dem, per tutti gli aspiranti parlamentari, sono quindi ore di passione, perché il rischio che ci siano esclusioni eccellenti è più forte che mai.

D’altronde, dal Nazareno trapelano i profili di possibili candidati in Calabria: sindacalisti, esponenti del mondo cattolico e della sanità, imprenditori in prima linea contro la mafia, rappresentanti del volontariato.
Nella serata di ieri Magorno ha presentato l’elenco delle proposte della segreteria regionale.

Renzi ne terrà certamente conto, ma alla fine sarà lui e solamente lui a decidere la composizione di tutte le liste.

Non resta che aspettare.

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Il 30 Novembre 2012 così twittava Matteo Renzi, allora Sindaco di Firenze, che era in lizza per le primarie del suo partito:- Se vince Renzi, no a Casini-.

Da allora sono passati alcuni anni, tanta acqua è passata sotto i ponti e l’imbonitore di Rignano sull’Arno ha rinnegato tutto.

Non solo ha detto sì a Casini, ma nelle prossime elezioni politiche del 4 marzo lo candiderà nella lista del Pd nella rossa Bologna sfidando le ire della base comunista, quella che non ha mai votato Democrazia Cristiana.

Se fosse ancora vivo il grande giornalista Indro Montanelli che nelle elezioni politiche invitava gli elettori a votare Democrazia Cristiana turandosi il naso cosa direbbe oggi?

Turatevi non soltanto il naso, ma tappatevi le orecchie, chiudete la bocca e senza fiatare mettete la croce sul simbolo del Pd e date il vostro voto di preferenza al democristiano Pierferdinando Casini. Casini chi?

Ma quello che per anni, da democristiano, ha combattuto il comunismo e invitava gli elettori della sua Bologna a mettere una croce sulla Croce, perché quel partito difendeva la religione cristiana.

E oggi?

Le cose sono cambiate. Non c’è più il Comunismo. E’ stato sconfitto dalla storia.

E i Comunisti? Scomparsi. C’è rimasto soltanto l’On. Rizzo.

Ed ora, come un buon napoletano, cantiamo in coro:- Scordammoce ‘o passato, simo ‘e Napule paisà -.

Il guaio è che l’On. Casini non è di Napoli, è della rossa Bologna.

Quindi gli elettori del Pd, Pds, Ds, PCI non potranno dimenticare chi per 50 anni li ha combattuti. Casini candidato del Pd? Non mi stupisce affatto. Sapete perché? P

erché Casini come gli altri Deputati e Senatori confluiti negli anni nel Pd non sono stati veri democratici cristiani.

Erano catto comunisti e comunisti sono rimasti. Quindi non mi scandalizzo affatto anche perché il Pd di Renzi mi pare abbia fatto in questi ultimi anni scelte non esattamente di sinistra, tanto è vero che Bersani, D’Alema, Grasso hanno lasciato il Pd e fondato un altro partito.

Ma la corsa e la candidatura di Casini a Bologna sotto l’egida del Pd continua a tenere banco anche perché i suoi avversari saranno Bersani ed Errani, due nomi illustri dell’ex PCI.

I vecchi esponenti dell’ex PCI non si fidano di questo voltagabbana, di questo uomo politico di lungo corso che spesse volte ha sputato nel piatto dove mangiava.

Ma, sono convinto, che all’ultimo lo voteranno, eccome! Come votarono alcuni anni fa Di Pietro nelle elezioni politiche supplitive in un collegio senatoriale della Toscana 3 (Mugello).

Preferirono Di Pietro al posto di Giuliano Ferrara e al mitico Direttore del TG3 “Kojak” Curzi.

Gli elettori ex comunisti obbediscono ai loro segretari e mandano giù tutti i bocconi amari che il partito dice loro di ingoiare.

Ndr: Nella foto in basso Casini sembra dire “ Signore , fammi votare sennò non mi si fila più nessuno!”

Non sappiamo se si rivolge  Renzi od al Dio dei politici che vogliono sopravvvere ad ogni costo perchè si ritengono indispensabili per la fine della nostra Italia

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Non manca un colpo l’amico Gagliardi. Ed eccolo puntuale e completo su Angelino Alfano:

“ll Ministro degli Esteri On. Angelino Alfano finalmente ha buttato la spugna.

 

Si ritira dalla politica.

Tirreno News così ha scritto: Coerenza o paura?

Per paura dico io.

Cosa ha fatto per l’Italia? Nulla. E per la sua Sicilia? Posti nei centri di accoglienza per immigrati, vedi Mineo.

Ma andiamo per ordine.

L’On. Alfano ha dichiarato che nelle prossime elezioni politiche non si presenterà come candidato pur essendo ancora per un poco segretario del partito che lui ha fondato.

Non è una grande notizia. Nessuno si suiciderà.

Io continuerò a guardare la televisione e la gente comune continuerà a fare la spesa ai supermercati e Renzi, sono sicuro, dirà: finalmente questo peso morto è fuori dalle palle.

Molti, si fa per dire, sono rimasti scioccati nell’apprendere questa decisione irrevocabile.

Alfano non più Ministro. Boom!

Alfano non più Deputato. Boom e straboom!

E cosa farà se in vita sua non ha mai fatto niente?

A Porta a Porta, trasmissione di Bruno Vespa, davanti a milioni di telespettatori ha annunciato questa sua decisione.

Chissà perché. E’ stanco della politica? E’ stanco di sedere in quella comoda poltrone ovattata del Parlamento Italiano prima come semplice Deputato e poi come Ministro della Giustizia, Ministro degli Interni e Ministro degli Esteri.?

No che non è stanco. Vorrebbe restare seduto in quella poltrona fino all’eternità.

Ma c’è un ma, grande come una casa.

Chi lo ha messo nel posto che occupa abusivamente fino ad oggi?

E’ stato eletto Deputato con i voti di Berlusconi che poi ha tradito per non perdere il posto di Ministro.

Ha tradito Berlusconi e ha fondato un nuovo partito ora allo sfascio.

Ultimamente in Sicilia, nella sua Sicilia, si sono svolte le elezioni regionali e Alfano con chi si è alleato?

Con il Pd e ha perso.

Quanti consiglieri regionali del suo partito sono stati eletti? Nessuno.

Ap non ha superato il quorum. Bella impresa. Forse a marzo si svolgeranno le elezioni politiche nazionali per eleggere il nuovo Parlamento e Alfano ha cercato in tutti i modi di riallacciare i fili interrotti con Berlusconi.

Niente da fare. Berlusconi ha detto:No, perché gli elettori che gli sono rimasti fedeli non accetterebbero la candidatura di un traditore.

Alfano ha tradito e potrebbe tradire ancora un’altra volta.

Si è rivolto a Renzi e questi gli ha garantito soltanto 4 0 5 posti sicuri nel Parlamento.

Troppo pochi, per poter accontentare i Deputati e Senatori fedifraghi.

Forse è meglio se corriamo da soli, dice qualcuno del suo entourage. Ma riusciranno a superare lo sbarramento del 3%? Improbabile.

E allora ecco la decisione di questo poltroniere di Alfano: per non fare una figuraccia come l’ha fatta il suo predecessore Gianfranco Fini, non si presenterà alle elezioni.

E ora cosa faranno i vari Deputati e Senatori che l’hanno seguito in quella sciagurata scissione col Popolo della Libertà? Alcuni già stanno facendo la fila ad Arcore, abitazione del Cavaliere Berlusconi.

Altri confluiranno nel Pd sperando che Renzi sia magnanimo con loro piazzandoli in qualche collegio sicuro, altrimenti anche loro, con le pive nel sacco, ritorneranno nelle loro case a fare i vagabondi.

E finalmente capiranno che il tradimento non è un bell’affare e si morderanno le mani ricordando i tempi felici accanto a Berlusconi dato ormai vincitore alle prossime elezioni politiche.

Alfano ha buttato la spugna perché nessuno lo vuole. E’ come un appestato, tutti lo evitano.

I motivi annunciati da Bruno Vespa sono una vera pagliacciata Quello che hai fatto fino ad oggi non l’hai fatto per il bene dell’Italia, ma per il tuo bene: conservare la poltrona di Ministro.

I guai che hai combinato sono sotto gli occhi di tutti. L’Italia è invasa da immigrati. E la figuraccia che hai fatto fare all’Italia per l’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente Kazago Ablyazov la vogliamo ricordare?

E come Ministro degli Esteri vogliamo ricordare la clamorosa bocciatura di Milano come sede dell’Agenzia del Farmaco EMA?

A pensare male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca, diceva un uomo politico di cui, caro Alfano, non sei degno neppure di allacciargli le scarpe.

Il clima all’interno del tuo partitino è molto teso e quindi c’è il rischio di una clamorosa scissione, per causa tua.

Tu sei il vero problema, ecco perché vuoi farti da parte.

Pubblicato in Italia

Riceviamo e pubblichiamo :

Una due giorni attraversando la Calabria, per ascoltare le esigenze dei territori e per incontrare quelle eccellenze presenti sul territorio da sostenere e valorizzare.

 

Si è concluso questa mattina con la visita al Santuario di Paola il viaggio in Calabria di “Destinazione Italia”, il tour di ascolto del segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi.

Soddisfazione per la due giorni è stata espressa da Enza Bruno Bossio, deputata calabrese del Partito Democratico, anche lei in viaggio insieme al segretario Renzi.

Durante la due giorni, inoltre, il viaggio è stato l’occasione perché attraverso più incontri svoltisi sul treno in corsa, la deputazione calabrese e il presidente Oliverio hanno avuto modo non soltanto di fare un bilancio delle politiche che il governo nazionale e la Regione hanno messo in campo, ma hanno tratteggiato gli impegni per un’accelerazione delle azioni attuative affinché i segni di ripresa che la Calabria già oggi sta registrando possano irreversibilmente consolidarsi.

 

“In questo viaggio calabrese – spiega Enza Bruno Bossio - il #TrenoPD ha incontrato la Calabria migliore.

Molto è stato fatto in questi mesi da Oliverio, Renzi e Gentiloni.

Ovviamente, c’è ancora tanto da fare: infrastrutture e alta velocità sono ancora una priorità per una Calabria meno periferica.

Il viaggio non ha evidenziato solo criticità sociali ed infrastrutturali, ma è stato un’opportunità affinché Renzi potesse incontrare esperienze e testimonianze di una Calabria che ha tanto da dare all'Italia intera.

Ripartiamo da qui, ripartiamo dai territori e dalle certezze di una terra ricca di bellezze e di una straordinaria umanità”.

Pubblicato in Paola
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