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Scoppia il caso Rende e la commissione parlamentare antimafia scende a Reggio Calabria.

 

Per fortuna (e non si sa fino a quando) esiste una stampa ancora libera che insiste nelle domande.

Claudio Fava va dritto al nodo del rapporto perverso fra 'ndrangheta e politica che contamina non solo l'intero tessuto amministrativo regionale, ma anche i partiti incluso il suo Pd ed afferma :«Non c'è solo un caso Rende, c'è un caso Calabria».

 

Come a dire : “ Così fan tutte”.

Rosy Bindi , invece, cerca di glissare «Siamo nella Calabria di sotto, quando saremo nella Calabria di sopra ne parleremo».

Ma i cronisti insistono e sollecitano le sue risposte.

Ed allora la Bindi rivendica l'operato della commissione parlamentare, che prima dell'arresto di Principe aveva esaminato il caso Rende e le conclusioni di quella commissione d'accesso che ha deciso di non sciogliere il Comune.

E dice : «Non avevamo torto noi. Eventualmente c'erano state delle carenze da parte di chi ha fatto il lavoro di accertamento».

Poi continua Fava: «La vicenda di Rende non è lontana da altre cronache che da tutta la Calabria ci sono arrivate. C'è un tema complessivo, che affronteremo nei due anni di legislatura che ci restano, che è il rapporto fra mafia e politica».

 

Ovviamente, insiste “bisognerà vedere cosa tireranno fuori i magistrati, però è una vicenda che pretende particolare attenzione. C’entra anche il Pd e un dirigente che aveva, ha avuto, ha pesi, responsabilità e ruoli di particolare rilievo. Per questo, non possiamo limitarci all'analisi della vicenda in sé ma il modo in cui una stagione di governo è stata inaugurata anche attraverso l'ombra di un sospetto pesante”.

E poi insiste : «confinare il problema del rapporto fra 'ndrangheta e politica esclusivamente alla vicenda di Rende sarebbe un errore di prospettiva, perché è una questione che riguarda tutte le province . Ovunque c'è capacità di infiltrazione, di controllo, di condizionamento delle amministrazioni. È particolarmente imbarazzante quando scopriamo che in un Comune viene rieletto il sindaco, il cui Consiglio comunale era stato sciolto due anni prima, che era considerato incandidabile, ma nonostante questo si ricandida, viene rieletto e con grande senso di impunità ritiene che quel paese sia cosa sua”.

 

Due le domande:

-le commissioni di accesso sono ancora utili?

-la politica in Calabria è autonoma rispetto alla ,ndrangheta, alla massoneria, alle lobby varie?

Una la riflessione:

-e’ corretto dire che si tratta di un effetto del renzismo se le date scendono a quando Renzi era sindaco di Firenze?

Pubblicato in Cosenza

LUIGI DI MAIO (Vicepresidente della Camera)

(Da Il Garantista) «Classe politica diabolica e infame, non più credibile sulla lotta alla 'ndrangheta».23 novembre.

 

PIERFERDINANDO CASINI(Presidente della commissione Affari esteri del Senato)

A Catanzaro: «Renzi finora ha fatto bene, per il Sud si può fare di più».23 novembre

MIMMO TALLINI(Consigliere regionale)

 

«Buon compleanno, governatore. Per chi non se ne fosse accorto, è passato un anno dall'elezione di Mario Oliverio a presidente della Regione Calabria. Oggi, lunedì 23 novembre, soffierà la candelina. È stato un anno ricco di soddisfazioni e di successi per l'uomo solo al comando che aveva promesso di rivoluzionare il mondo. Sono talmente tanti i risultati ottenuti grazie al suo dinamismo che riesce perfino difficile elencarli».23 novembre

FRANCO SERGIO (Consigliere regionale della maggioranza)

L'azione politica del centrosinistra «deve basarsi sul coinvolgimento di tutte le componenti, mediante un dialogo e confronto continuo, evitando i rischi del solipsismo istituzionale, superando anche la convinzione di un governo monocolore piuttosto che di coalizione. Anche perché i risultati fin qui registrati non sono esaltanti». 23 novembre

(da Il Corriere della Calabria 29 novembre 2015)



Pubblicato in Cronaca

Lo ha detto Renzi: «Oggi costa 113 euro, il prossimo anno costerà 100 euro. Chi è onesto e paga, paga meno» ha detto il premier.

 

«Nella legge di stabilità riduciamo il canone e contemporaneamente diciamo che lo devono pagare tutti attraverso un meccanismo» che potrebbe essere quello del pagamento in bolletta.

Lo ha detto il premier Matteo Renzi a In mezz'ora.

 

Crederci?

E’ possibile. Anzi è facile. Basta ridurre poltrone e stipendi.

E comunque si tratta di un passo indietro

 

Gli italiani che nel 2014 hanno pagato il canone Rai sono stati 16.720.087, con un tasso di evasione del 30,53%.

Più virtuose, come da tradizione, le regioni del Nord con un’evasione media al 26,98% che scende in Alto Adige al 18,41% e in Friuli al 20,28% ma che a Milano s’impenna al 41,65%.

Un pochino peggio le cose per il canone Rai vanno al centro, dove l’evasione si attesta in media al 29,13%, con il Lazio al 35,72% e la città di Roma al 37,81%.

 

Davvero, male, infine la raccolta al sud dove il primato dei fuggitivi dal bollettino della tv di Stato spetta alla Campania (evasione al 47,1%), seguita dalla Sicilia (43,33%) e dalla Calabria (43,23%). A Napoli il tasso di evasione sfonda il muro del 60%, e in alcuni comuni del casertano – tra cui la tristemente nota Casal di Principe – si arriva oltre il 90%.

Lottando l’evasione si potrebbe scendere ad un canone di 80 euro e riducendo poltrone e stipendi ancora a meno.

Pubblicato in Italia

Enrico Inferrera, segretario nazionale di Unione Mediterranea, visita Lamezia Terme.

Autunno caldo anche per il movimento meridionalista Unione Mediterranea.

Ai “terroni” non piace affatto il “bombardamento” operato dal governo Renzi sul Sud.

La pochezza delle infrastrutture a incominciare dai treni, la distruzione del territorio con rifiuti tossici, pale eoliche e centrali a biomasse, le trivelle che promettono forte inquinamento da idrocarburi, turbano non poco i sonni dei meridionalisti.

Per non parlare del decreto ammazzauniversità del Sud, degli asili nido finanziati al Nord e non al Sud, della disoccupazione alle stelle e di tante altre differenze di trattamento tra le due parti del paese.

Sembrerebbe che i cittadini italiani sotto il Tronto pur pagando le stesse tasse dei settentrionali, anzi di più, non godano degli stessi diritti in ogni campo della vita civile.

Per verificare queste situazione sarà presente a Lamezia Terme in via Lissania 28 alle ore 16 di sabato 12 cm il segretario nazionale di Unione Mediterranea Enrico Inferrera accompagnato da Attilio Fioritti della segreteria nazionale e dall’emerito Presidente di UM Francesco Tassone. Insieme a iscritti e simpatizzanti si farà il punto della situazione sociopolitica in Calabria in rapporto agli ultimi provvedimenti governativi che lungi dal risolvere i problemi del Sud li aggravano notevolmente.

Infatti l’unico coniglio che il prestigiatore Renzi ha tirato fuori dal cappello è la politica degli incentivi fiscali per chi investe al Sud.

Tradotto in lingua toscopadana significa che le imprese del Nord approderanno nel meridione, prenderanno i soldi e scapperanno a gambe levate come hanno fatto per 154 anni.

Di far arrivare i treni veloci a Reggio Calabria neppure l’ombra.

Il Sud è stanco, non ne può più! Ne parliamo sabato 12 settembre. UM Calabria

Pubblicato in Lamezia Terme

Il sindaco della politica ed il sindaco dello Stato.

Anche Amantea ne ebbe due , il sindaco dei nobili ed il sindaco del popolo.

Ne traiamo la evidente paura di Renzi ( e non solo) di andare alle elezioni nel timore che crolli tutto il suo impero di opportunismo e di bugie .

Ne traiamo anche la forte ipotesi che Marino sapesse tutto e che pertanto ha deciso di andare in ferie.

Comprendiamo che fosse impossibile sciogliere per mafia il comune di Roma perché sarebbe stato uno scandalo mondiale. Meglio tentare di nascondere il più possibile ( non solo a Roma) una situazione di gravissima mancanza di controlli, di arroganza della politica locale, di intrallazzi, di situazioni mafiose o simil mafiose.

Lo scioglimento, poi, avrebbe dato la stura a riflessioni pesanti sulle amministrazioni precedenti considerato che la situazione di Roma nasce da lontano.

Ma era analogamente impossibile abbandonare Roma al suo destino che si intravvede difficile ed anche amaro.

Ed allora?

Allora, ecco il grande Franco Gabrielli( non per caso Prefetto di Roma!) che dopo aver messo in sicurezza la Concordia ora è chiamato a mettere in sicurezza il Comune di Roma.

Ovviamente Renzi non si è presentato alla conferenza stampa. Chissà mai perché. Magari perché se si fosse sbilanciato su Marino questi avrebbe potuto dimettersi, cosa che -se davvero fosse, oltre che credersi, pulito- in uno scatto d’orgoglio dovrebbe fare appena rientrato così da andare a nuove elezioni.

Ovviamente minculpoppianamente ( come siamo eguali nel tempo) dice subito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti "Non c'è nessun commissariamento (di Roma, ndr), ma un ruolo di raccordo del prefetto di Roma analogo a quello esercitato da quello di Milano con riferimento all’Expo".

De Vincenti, ma che dici?

Intanto è stato sciolto per mafia il decimo Municipio di Roma (Ostia) per il quale è stata nominata la commissione composta dal prefetto Domenico Vulpiani, dal viceprefetto Rosalba Scialla e da Maurizio Alicandro.

Alfano ha poi indicato le competenze del neo commissario Gabrielli : « Intendo incaricare il prefetto di Roma, insieme con il sindaco, di indicare gli interventi da fare su alcuni dipartimenti, atti e procedimenti. Otto gli ambiti su cui lavorare: indirizzo su verde, immigrazione, campi nomadi, servizi e fornitura, albo ditte fiduciarie, monitoraggio centrale unica acquisti, più controlli interni, revisione contratti servizio specie con Ama».

Ovviamente sono state varate le opportune misure per mettere in sicurezza il Comune di Roma dalle infiltrazioni mafiose e saranno trasferiti( soltanto?) diversi dirigenti.

Alfano rispondendo ai cronisti ha detto : «Non esistono presupposti per un commissariamento ma un supporto del Viminale è necessario per invertire la rotta visto che la situazione amministrativa di Roma è da correggere. Ho informato il Consiglio dei ministri di aver dato avvio a tutte procedure per l’applicazione del comma 5 dell’articolo articolo 143 del Testo unico sull’ordinamento degli Enti locali che riguarda la possibilità di applicare determinate misure, nei confronti di dirigenti e dipendenti comunali, qualora vi fossero gli elementi con un decreto ministeriale, quali la destinazione ad altro ufficio o ad altra mansione con contestuale avvio del procedimento disciplinare»

Infine la questione più spinosa. Il debito.

Il Presidente del Consiglio ha inoltre riferito ai Ministri di aver adottato, nell’ambito di un migliore assetto amministrativo di Roma Capitale, un DPCM con il quale la dottoressa Silvia Scozzese viene nominata Commissario alla gestione commissariale del debito.

Dopo tanto la gravissima affermazione :«Il governo crede che Roma ce la farà». Nemmeno sicuri sono?
Pubblicato in Italia

Tra gli anni da discente e gli anni da docente praticamente la mia vita l’ho passata a scuola. Per quasi 40 anni ho insegnato Matematica e Fisica al Liceo Scientifico e per tutti i 40 anni ho sperato, e nel mio piccolo lottato, perché la scuola Secondaria Superiore si riformasse sia negli ordinamenti, nella direzione di una riduzione degli indirizzi nei licei e di una rimodulazione profonda dell’istruzione tecnica e professionale, sia in direzione delle discipline e delle ore ad esse assegnate.

 

Ho sempre ritenuto,e ritengo ancora, che l’obbiettivo della Secondaria Superiore, in un società democratica, dovesse essere quello di fornire ai giovani tra i 13 e 18 anni,futuri cittadini,gli strumenti di conoscenza e le informazioni necessarie per poter leggere,comprendere e interpretare sia il mondo fisico-biologico e l’universo tecnologico, sia l’organizzazione socio-economico della quale fanno parte per partecipare consapevolmente al dibattito e al confronto politico.

Dopo la secondaria superiore un anno, con otto ore al giorno di formazione professionale,potrebbe formare tutte le tipologie di tecnici di cui il mondo del lavoro ha bisogno.

Ma di certo la scuola italiana non aveva,al contrario, per niente bisogno della controriforma approvata con il decreto della “cosiddetta" buona scuola.

Una cosa sicuramente buona della vecchia scuola italiana,era appunto il fatto che restava una isola felice di democrazia,di collegialità e di partecipazione, non infestata dalla corruzione e dalla clientela che sta distruggendo il tessuto sociale ed economico della nostra povera Italia.

l docenti erano assegnati alle scuole rispettando insieme, i loro desiderata e graduatorie pubbliche e controllabili, redatte utilizzando titoli (laurea-abilitazione-concorsi pubblicazioni ecc.),anni di insegnamento e situazioni di famiglia.

Questo garantiva una distribuzione random delle eccellenze e delle mediocrità,cosa sicuramente buona in una scuola pubblica.

Non c’era la possibilità,se non in percentuali minime e fisiologiche,di attivare interventi clientelari da parte della politica nell’assegnazione dei docenti alle scuole.

Con il decreto della “cosiddetta" buona scuola si passa dalla scuola della collegialità alla scuola

autoritaria del dirigente padrone.

La chicca della politica renziana, che anche qui manifesta in modo palese la sua cultura autoritaria, resta la chiamata dei docenti da parte del Dirigente dagli elenchi dei ruoli territoriali e la valutazione dei neodocenti sulla base di un’istruttoria di un docente al quale sono affidate, dal dirigente stesso, le funzioni di tutor, prevedendo anche “verifiche e ispezioni in classe”; e in caso di valutazione negativa del periodo di prova: dispensa dal servizio con effetto immediato, senza obbligo di preavviso.

La chiamata diretta dei docenti da parte dei Dirigenti dagli albi territoriali sulla base dei curriculum e la loro valutazione pone problemi enormi,ne indico soltanto alcuni:

1)quali sono gli strumenti oggettivi che hanno i Dirigenti per preferire questo o quel docente?

E’ proprio fuori da ogni possibilità che si avvierà anche nelle scuole un processo corruttivo e un clientelismo ancor peggio di quello che già esiste nelle Regioni e nelle Aziende Sanitarie?

2) cosa accadrà alle graduatorie interne d'istituto?

le graduatorie interne saranno eliminate e tutti i docenti saranno sullo stesso piano, senza più punteggi e sceglierà il dirigente quale docente sarà soprannumerario e sarà mandato via dalla scuola e spedito a 100-200 Km di distanza? Su quale criterio?

3) i docenti che non sono stati oggetto di richiesta da parte dei dirigenti con quali criteri saranno assegnati alle scuole?

Chi conosce la realtà della scuola italiana sa che la valutazione dei docenti,che è sicuramente utile per premiare i migliori, è una operazione delicata che andrebbe costruita senza improvvisazione e con serie procedure scientifiche, non creando per decreto un super burocrate con il potere di decidere senza averne titoli e competenza.

Faccio un solo esempio:un dirigente laureato in lettere (ingegneria elettronica) quali competenze potrà mettere in campo per scegliere e valutare un docente di Fisica (lettere classiche)? Si affiderà al docente da lui nominato all’uopo?

Immaginate un dirigente che ha il potere di scegliere in una graduatoria (o mandare a 100-200 Km), il figlio,l’amico,l’amante,il galoppino ecc. del politico della zona o l’illustre sconosciuto/a;secondo voi chi chiamerà o chi manderà via nel 90% dei casi (per essere generosi!)?

In questo decreto non c’è nessuna preoccupazione per l’andamento e il miglioramento della scuola italiana,c’è solo un ulteriore conferma,se mai ce ne fosse stato di bisogno,dell’attuazione della cultura autoritaria del renzismo.

E se fra un po' ,ancora regnante Renzi, anche i dirigenti nelle scuole saranno nominati dagli assessori Regionali,come già avviene per i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie, il disegno autoritario sarà completo. E anche nella scuola come nella sanità sarai insegnante o medico pubblico se sarai legato alla clientela politica!

Domande senza risposta:

dopo la riforma elettorale,il jobs act,la riforma costituzionale,la riforma della giustizia,della scuola,il salvataggio di Azzollini, il continuo conflitto con il sindacato ecc.,quale senso ha che Bersani et company e giù nei ranghi inferiori (che comunque hanno la responsabilità storica di aver partorito Renzi), rimangano nella “Ditta” che non ha niente a che vedere né con la tradizione PCI-PDS-DS e neppure con quella DC?

Ma ancora di più, come facciano a stare nel PD tanti piccoli dirigenti e militanti periferici (che nei discorsi vagheggiano e si atteggiano e vogliono ancora considerarsi “di sinistra” -guai a dir loro che hanno subito una mutazione genetica!),che fino a poco tempo fa sembravano schifati di Berlusconi che,a parte le volgarità, ha solo tentato di fare quello che Renzi invece sta facendo?

Misteri del potere!                  Peppe Furano

Pubblicato in Politica

Scrivono Dalila Nesci, Nicola Morra, Paolo Parentela, Federica Dieni e Riccardo Nuti:

“Il governatore della Calabria, Mario Oliverio, deve dimettersi subito. Egli ha difeso a oltranza e senza riserve morali la nomina di Antonino De Gaetano, anche col silenzio tombale tenuto nella sua recente audizione in Antimafia”.

Lo dichiarano i parlamentari M5s calabresi Dalila Nesci, Nicola Morra, Paolo Parentela, Federica Dieni e Riccardo Nuti, quest'ultimo componente della commissione Antimafia, in seguito alla notizia degli arresti domiciliari per l'assessore regionale Antonino De Gaetano, coinvolto nell'inchiesta della Procura di Reggio Calabria sulla gestione dei fondi dei gruppi consiliari.

“Nonostante destinatario di tre informative e di una richiesta di arresto per presunto appoggio elettorale dalla 'ndrangheta, De Gaetano – proseguono i parlamentari M5s – è stato mantenuto al suo posto da Oliverio, che non ha voluto ascoltare nessuno.

Pertanto l'allora ministro Maria Carmela Lanzetta rifiutò di entrare nella giunta regionale”.

“In Calabria – continuano i parlamentari M5s – le istituzioni sono fortemente inquinate e ciò ne causa l'arretratezza.

Dunque, come raccomandava Paolo Borsellino, la politica non deve attendere le sentenze della magistratura per allontanare amministratori su cui gravano forti sospetti.

Oliverio sapeva pure che De Gaetano era indagato per i rimborsi, ma ha dato una prova di forza, mostrando ai calabresi che il potere sta al di sopra dell'etica e dell'interesse pubblico.

C'è voluto l'intervento della magistratura per sgretolare l'arroganza immorale di Oliverio, che ha la responsabilità d'aver legittimato politicamente De Gaetano, contro ogni buon senso”.

“Adesso – concludono i parlamentari M5s – in Calabria è scoppiata una questione morale gigantesca tutta interna al Pd, che noi avevamo già denunciato con chiarezza in commissione Antimafia, nell'indifferenza complice del presidente, Rosy Bindi.

Adesso il segretario del Pd Matteo Renzi si assuma le sue responsabilità e cacci Oliverio”.

Pubblicato in Calabria

La riforma del lavoro (jobs act,perchè questo nome inglese poi!) votata dal governo Renzi (che si definisce di sinistra), raccontata nella sua essenza, elimina l’art. 18 e concede incentivi alle aziende per le nuove assunzioni.

Questa riforma piace molto a Confindustria, poco ai sindacati e ai lavoratori. Se è vero che questa riforma è una riforma di sinistra,come sostengono molti rappresentanti del governo e del PD, se ne deve dedurre che Confindustria e Sindacati vivono in un mondo che non c’è!

Ora se è pensabile che i lavoratori possano essere ingannati da quelli da loro votati per rappresentarli (e spesso è capitato nei vari periodi storici e oggi solo i ciechi o quelli in malafede non riescono a vederlo!),è veramente poco credibile che la Confindustria si faccia ingannare da un Renzi qualsiasi.

Pertanto se il jobs act piace a Confindustria possiamo stare tranquilli che è sicuramente conveniente per Confindustria!

E in estrema sintesi cosa prevede questo famoso jobs act:

Gli incentivi alle assunzioni determinano per l’aziende un risparmio di 8000,00 euro all’anno per ogni nuovo contratto con le cosiddette tuteli crescenti.

Una riduzione del costo del lavoro del 30%, non sono parole ma cose concrete,che si toccano.

Per il lavoratore, ci sono le parole “contratto a tutele crescenti”!

Ma cosa si nasconde dietro queste parole? La fregatura del contratto a licenziamento libero per qualsiasi causa: economica, aziendale, che sia vera o fasulla. Ogni piccolo sgarro può essere motivo di licenziamento senza possibilità di reintegro.

Ma i furbetti del renzismo galoppante spiegano al povero lavoratore che è tutto fatto a loro vantaggio.

E con stampa e TV martellante, giorno dopo giorno, sono riusciti ad ipnotizzare tanti lavoratori (tanti sono intenzionati a votare ancora il PD!) che una minore tutela legale del lavoro genera un aumento dell’occupazione.

Poi, oramai sicuri dello stato di ipnosi dei lavoratori, politici PD,Tv e giornali asserviti, lo dicono e ripetono più esplicitamente e senza pudore: se togliamo quegli “odiosi diritti” conquistati dai tuoi genitori e tu diventi un lavoratore più conveniente,più flessibile e più ricattabile,cioè permetti un tuo più corretto sfruttamento, c’è più occupazione e tu “stai più sereno”!

Se solo i lavoratori avessero un po' più di memoria e un po' più di furbizia,ricordando che l’OCSE (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) già negli anni novanta faceva l’ipotesi che una minore tutela legale del lavoro avrebbe prodotto maggiore occupazione e che dieci anni dopo la stessa ocse riconosceva che non c’era nessuna prova che confermasse quell’ipotesi, fuori dall’ipnosi, in questo giorno della festa del lavoro, da tutte le piazze d’Italia dovrebbero alzarsi un solo grido verso questo governo: Non siamo così grulli e “stai sereno tu, Renzi” (Vaffa….).

Pubblicato in Basso Tirreno

“Sono il presidente della Regione ma nessuno mi ha ascoltato”

Poi continua : “ Non capisco perchè non sono stato nominato io. Mi avete lasciato da solo per mesi davanti a problemi enormi”

La voce di Oliverio, alta, tra l'incredulità dei ministri presenti, si ascoltava anche fuori della stanza delle riunioni del consiglio dei Ministri.

Ed inoltre : “Ancora non riesco a capire cosa impedisca la mia nomina a commissario della sanità”.

Oliverio rifiuta di accettare la incompatibilità legislativa che ne impedisce la nomina a Commissario

Già in Calabria il governatore aveva affermato : “ Ma io non mollo e sbaglia chi pensa di mettermi in un recinto.

Non sono riusciti a mettermi in un recinto nè alle primarie nè alle elezioni».

Ha parlato così nell'aula del consiglio regionale. . «Io – ha spiegato il governatore – mi sono insediato il 10 dicembre scorso. Da quel giorno e fino al 31 il governo avrebbe dovuto prenderne atto. C'era un impegno preciso: la mia nomina sarebbe dovuta avvenire durante il Consiglio dei ministri del 31 dicembre».

Non è andata così. Contro di lui ci si è messo anche l’avvocatura di stato che lo ha dichiarato non nominabile per via della nuova Legge di stabilità e nel Patto della Salute, che impediscono al governatore di assumere anche la carica di commissario.

Oliverio brandisce ancora i pareri giuridici, inviati al governo, secondo cui dovrebbe essere lui il successore di Luciano Pezzi. «Sono convinto che la Calabria abbia bisogno di un governo responsabile per uscire da una logica prettamente ragioneristica.

Mi auguro che il giochino del totonomi si chiuda al più presto. Se non sarà così, bisognerà valutare iniziative diverse. Non è possibile che la Calabria subisca ancora. Ho 62 anni e non mi intimidisco. L'unico mio punto di riferimento sono gli interessi dei calabresi». Parole decise, recapitate direttamente a Palazzo Chigi.

Parole che non hanno intimidito

Insomma per Oliverio si è trattato di uno sgarbo istituzionale e prepara la battaglia legale.

Pubblicato in Cosenza

Guccione contava di diventare il potente assessore alla sanità della regione Calabria e questa ipotesi è stato quel cavallo di battaglia che gli ha permesso di correre più veloce degli altri.

 

Poi Oliverio ha sperato di essere nominato commissario alla sanità, che altro non è che un assessore camuffato.

 

E nei giorni scorsi Mario Oliverio ed Ernesto Magorno hanno rassicurato tutti della prossima nomina che sarebbe avvenuta ieri in Consiglio dei ministri risolvendo l’empasse in atto tr5ala Lorenzin che voleva nominare Urbani e la “pretesa” di Oliverio di una sua nomina.

Ed invece ecco un’altra “tegola”.

Contro di lui ora anche l’Avvocatura generale dello Stato che su richiesta del governo ha fatto pervenire a Palazzo Chigi nella giornata di lunedì un parere che chiude la porta all’investitura del governatore Mario Oliverio.

Il parere è stato inviato anche all'Avvocatura distrettuale dello Stato di Catanzaro.

Secondo tale parere l’ultima legge di Stabilità ha introdotto una norma che vieta la coincidenza tra la figura del commissario con quella del presidente della regione commissariata.

Ben difficile quindi che Renzi nonostante le buone intenzioni rispetto alla necessità di concedere alla Calabria «un governo politico» della sanità possa apparire all’Italia ed all’Europa come quel politico che fa le legge e le disapplica.

Salvo che non abbia ragione il carro de I giovanotti.

Pubblicato in Calabria
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