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Ma cosa succede nelle nostre scuole? E poi, possibile che ci vogliano le telecamere per sapere se le maestre picchiano i nostri bambini? Non esistono controlli interni? Nessuno sente il pianto dei bambini? Esiste forse una omertà così assoluta da somigliare a quella mafiosa e ‘ndranghetista? E non c’è nessun pentito? Che fanno i dirigenti?

Lo diciamo perché perplessi dopo questo ultimo, l’ennesimo, arresto di una maestra. Nel caso di Ines Romano arrestata perché accusata di aver dato calci, schiaffi e spinte ai bambini della scuola dell’infanzia di San Costantino Calabro, in provincia di Vibo Valentia. La donna è ora agli arresti domiciliari.

Ancora una volta c’è stato bisogno delle telecamere piazzate dai carabinieri di Pizzo e Vibo Valentia dopo le denunce di alcune mamme.

Secondo L’Ansa nelle immagini si vede l’insegnante che colpisce i piccoli con schiaffi, calci, spinte e li strattona.

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Tutta l'inchiesta sul clan Mancuso è inscritta nel cerchio della “zona grigia”, abitato da insospettabili colletti bianchi. Al centro di un reticolo di interessi che mescola rituali mafiosi e massonici c'è “Zio Luni”, al secolo Pantaleone Mancuso, potente boss 66enne del clan di Limbadi. La rete su cui può contare il capoclan sarebbe vastissima. Nel corso delle intercettazioni effettuate dal Ros di Catanzaro sono emerse alcune conversazioni che coinvolgevano anche magistrati in servizio nel distretto calabrese: da qui l'invio degli atti a Salerno. Ad agosto gli inquirenti campani hanno chiesto l'interdizione per il giudice Giancarlo Bianchi e i pm Paolo Petrolo e Giampaolo Boninsegna con le ipotesi di rivelazione di segreti d'ufficio e abuso d'ufficio. Accuse che il gup di Salerno ha ritenuto insussistenti, rigettando la richiesta della Procura. Il provvedimento vergato dai pm salernitani ha però portato a una parziale discovery dell'indagine in corso a Catanzaro nei confronti della 'ndrina di Limbadi. Si è così scoperto che il fascicolo aperto nel capoluogo calabrese ha già tra gli indagati alcuni nomi eccellenti che avrebbero fatto parte di quello che viene definito l'“ingranaggio”. Negli atti di “Purgatorio” è finito anche il nome dell'ex vicesindaco di Vibo Valentia, l'esponente dell'Udc Antonino Daffinà che, secondo il Ros, sarebbe il commercialista dell'azienda agricola di Pantaleone Mancuso. E poi ci sono gli uomini delle forze dell'ordine: due dirigenti di polizia, un finanziere, un funzionario della Prefettura.

Il clan dei Mancuso, d'altra parte, brigava anche per liberarsi di chi si opponeva alla sua ascesa senza freni. È il caso di Angela Napoli, ex parlamentare del Pdl e di Fli, da sempre impegnata sul fronte dell'antimafia. È sempre Mancuso a dire ciò che pensa del deputato in una conversazione con Francesco Barbieri, imprenditore calabrese trapiantato a Milano. Il “casus belli” è un'interrogazione parlamentare presentata sul provvedimento del Tribunale di Vibo Valentia che dispose il trasferimento in ospedale di Pantaleone Mancuso detenuto all'epoca nel carcere di Tolmezzo. Sei giorni dopo l'intervento della deputata l'autorità giudiziaria revocò l'ordinanza di ricovero provvisorio. Mancuso lo ricorda bene: «La puttana della Napoli voleva mandargli l'ispezione... perché a me mi aveva mandato all'ospedale senza... a ruota libera! Potevo fare quello che volevo. Dopo la Napoli l'ha saputo, ha fatto un'interpellanza parlamentare e gli stavano mandando l'ispezione». E l'amico lo rassicura: «Si... si sta lavorando anche per togliere di mezzo questa scema qua...».

I servizi integrali, a firma di Gaetano Mazzuca, sono sul numero 82 del Corriere della Calabria, in edicola fino a giovedì 17 gennaio

Pubblicato in Vibo Valentia

L’accusa è di falso e peculato per avere distribuito 100 mila euro non dovuti ai gruppi sottraendoli da altre poste di bilancio compresa quella delle spese antiracket. Tra gli indagati, l'ex presidente De Nisi, la giunta e i componenti del Consiglio che è stato sciolto nei giorni scorsi Ormai la Procura di Vibo ci ha abituato agli tsunami. E questo lo è! Stamattina, infatti, il personale del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, su disposizione del sostituto procuratore Michele Sirgiovanni, ha provveduto a notificare una pioggia di avvisi a comparire, che di fatto equivalgono ad avvisi di garanzia, 33 in tutto, all’ex presidente della giunta, a quasi tutta la sua squadra di governo, ai componenti di maggioranza ed opposizione del consesso nonché a due funzionari. La somma, secondo l’ipotesi investigativa della procura vibonese, rasottratta da altre poste di bilancio compresa quella delle spese antiracket. Il dato temporale dei fatti contestati va dal luglio del 2010 al febbraio del 2012. Gli avvisi sono stati notificati contestualmente ad un’attività di perquisizione avvenuta nei locali di palazzo ex Enel, sede dell’ente, da parte dei finanzieri agli ordini del tenente colonnello Michele Di Nunno. GLI INDAGATI. 1) Francesco De Nisi, 44 anni, in qualità di presidente della Provincia 2) Giuseppe Barilaro, 33 anni, in qualità di presidente della conferenza di capigruppo del Consiglio provinciale. 3) Domenico Antonio Crupi, 63 anni, consigliere 4) Giuseppe Raffele, 44 anni, consigliere 5) Francesco Fillippis, 60 anni, consigliere 6) Giuseppe Condello, 38 anni. 7) Bruno Rosi, 50 anni, consigliere 8) Barbara Citton, 66 anni, consigliere 9) Carlo Salvatore Brosio, 68 anni consigliere 10) Renato Savio Arone, 58 anni, consigliere 11) Aurelio Maccarone, 46 anni, consigliere 12) Gianluca Callipo, 30 anni, assessore 13) Martino Porcelli, 39 anni, ex assessore 14) Paolo Barbieri, 54 anni, ex assessore 15) Pasquale Fera, 52 anni, assessore 16) Giuseppe Barbuto, 54 anni, assessore e vicepresidente della Provincia 17) Rosa Olimpia Valenzisi, 50 anni, assessore 18) Carmine Mangiardi, 45 anni, consigliere 19) Nicola Altieri, 58 anni, consigliere 20) Sergio Francesco Rizzo, 42 anni, consigliere 21) Stefano Soriano, 36 anni, consigliere 22) Salvatore Di Sì, 62 anni, consigliere 23) Giuseppe Grillone, 43 anni, consigliere 24) Domenico Fraone, 41 anni, consigliere 25) Francesco Pititto, 35 anni, consigliere 26) Giovanni Macrì, 42 anni, consigliere 27) Rocco Pistininzi, 41 anni, consigliere 28) Giuseppe Rodolico, 58 anni, consigliere 29) Francesco Antonio Bilotta, 55 anni, consigliere 30) Francesco Miceli, 70 anni, vicepresidente del consiglio provinciale 31) Antonio Vinci, 60 anni, dirigente del settore organi istituzionali 32) Armanda De Sossi, 59 anni, dirigente del settore affari finanziari 33) Nicola Crupi, 49 anni, consigliere
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La situazione finanziaria di Vibo Valentia è talmente grave e piena di ombre che il consiglio provinciale non è riuscito ad approvare, nonostante gli ultimi disperati tentativi della Giunta, il Bilancio di previsione dopo la bocciatura di ottobre. In arrivo, quindi, il commissario Forte è il rischio del dissesto. Una eventualità che aprirebbe le porte della mobilità ai dipendenti in esubero. Intanto la maxi-inchiesta che riguarda la Provincia di Vibo, non si è fermata al “buco” dei fondi alluvionali del 2002 ma si è allargata all’intero “sistema Provincia“. Nell’occhio del ciclone l’ex Presidente dell’ente, Ottavio Bruni, anche lui di centro/sinistra e molto vicino all’ex governatore Agazio Loiero, che aveva guidato la Provincia dal 1999 al 2008. Al momento sono “solo” 7 le persone indagate per peculato in concorso, a diverso titolo, e falso: - l’ex impiegata Mirella Currò, che in settimana ha lasciato il carcere per passare ai domiciliari; - il marito della donna, Baldassarre Bruzzano; - le nipoti dei coniugi Bruzzano-Currò, Maria Menna e Valentina Macrì; - la dirigente degli Affari finanziari della Provincia Armanda De Sossi; - il segretario generale Francesco Marziali e - il dirigente degli Affari generali Antonio Vinci. Ma (ci sono indiscrezioni provenienti dagli ambienti investigativi) non si esclude ( anzi è molto probabile) che dal Palazzo di Giustizia possano partire nuove informazioni di garanzia. Una inchiesta che non cesserebbe nemmeno se nel frattempo la provincia di Vibo venisse sciolta per essere accorpata a Catanzaro.
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Ecco la nota diffusa dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia in occasione delle presentazione del volume “La Dieta Mediterranea. “La pubblicazione rientra in uno specifico e più ampio progetto del’Ente camerale che ha visto già realizzati il marchio collettivo geografico per valorizzare la ristorazione mediterranea, un portale tematico (www.dietamediterraneadiriferimento.it), percorsi formativi e informativi per operatori di settore, la promozione all’estero dei prodotti e delle aziende agroalimentari locali attraverso appositi itinerari enogastronomici, pensati anche per dar risalto alla realtà provinciale in tutte le sue migliori espressioni. Tradotto in tre lingue (inglese, francese, tedesco) per una più ampia e mirata fruizione internazionale- il lavoro è frutto della collaborazione con l’Associazione per la valorizzazione della Dieta Mediterranea di Nicotera, con Dintec -Società consortile del sistema camerale- per la parte tecnica, e con l’Università di Roma Tor Vergata, per la consulenza scientifica. Sfogliando la pubblicazione si ritrovano i risultati dello studio, condotto nel 1957 proprio a Nicotera dal nutrizionista americano Ancel Keys, sul modello alimentare delle popolazioni del Mediterraneo, ma anche i piatti della tradizione gastronomica della cittadina provinciale corredati da tabelle con indicatori di adeguatezza mediterranea. “Sono passati più di cinquant’anni dalla pubblicazione dei rilevamenti scientifici che riconducono a Nicotera il modello originario della Dieta Mediterranea, ora riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità e – ha detto il Commissario della Camera di Commercio Michele Lico- nonostante il determinarsi di evoluzioni sociali e culturali, il regime alimentare seguito nella nostra terra ha mantenuto integre le sue valenze salutistiche, divenendo un brand di identità e di eccellenza del territorio. Siamo fortemente convinti che la Dieta Mediterranea di riferimento Nicotera oltre a rappresentare uno stile alimentare equilibrato e corretto, costituisca anche una grande opportunità sviluppo anche per la filiera imprenditoriale di riferimento, perché fa ritrovare prodotti e produzioni tipiche, mestieri e attività nel segno della tradizione, ma anche della ricerca e dell’innovazione. Pertanto, porteremo avanti questo progetto di valorizzazione e in sinergia con i nostri partner e con le Associazioni imprenditoriali di Categoria, individueremo percorsi sempre più interessanti per promuovere il territorio e le sue eccellenze, puntando proprio sull’attrattività di un’offerta gastronomica sana, tipica, di gusto e qualità”. Un percorso che il Presidente dell’Associazione Dieta Mediterranea di Nicotera, Vincenzo Ienuso, si dice pronto a proseguire insieme alla Camera di Commercio considerando che le sinergie fino ad ora attivate hanno consentito di raggiungere risultati concreti che suscitano interesse e moltiplicano produttivi effetti. “Il successo dell’articolato progetto della Camera di Commercio –ha detto Antonio Romeo di Dintec- è riferibile, per ogni singolo intervento, a due fondamentali leve: il rigore scientifico dell’approccio e il rigore delle verifiche, comprese quelle relative all’attribuzione del marchio ai ristoratori. Un progetto credibile che nell’ambito del sistema camerale, e per ogni singola realtà di appartenenza, è stato elevato ad esempio da replicare per validità ed efficacia”. “Promuovere la Dieta Mediterranea, come fa questo volume che oggi presentiamo – ha detto il prof. Luigi Petramala, Ordinario di Nutrizione Umana della Facoltà di Medicina di Roma Tor Vergata- ha anche una valenza di responsabilità civile perché valorizza uno stile alimentare bilanciato e, dunque, funzionale alla prevenzione delle più diffuse malattie metaboliche, cardiovascolari e cronico-degenerative, favorendo così un più diffuso benessere, personale e collettivo”. Concetti ripresi da Gaudenzio Stagno, Consigliere Nazionale Medici Diabetologi- per sottolineare come uno stile alimentare equilibrato, inoltre, riducendo considerevolmente l’incidenza di quelle che oggi vengono considerate malattie sociali, quali appunto il diabete, determinerebbe anche un notevole risparmio della spesa pubblica sanitaria. Il volume “La Dieta Mediterranea. Nicotera, il modello italiano di riferimento” della Camera di Commercio di Vibo Valentia rappresenta, dunque, un ulteriore strumento per valorizzare e rendere fruibile una risorsa originaria del territorio e nel suo genere, universalmente riconosciuta”.
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