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Temesa è il nostro passato.

Temesa è il nostro futuro.

Temesa è il più grave segno della nostra incultura , della nostra ignoranza storica.

Per questo è incomprensibile perché il museo di Serra d’Aiello sia stato chiuso negli ultimi 5 anni.

Eppure il museo conserva tanti reperti di Amantea, o meglio di Campora San Giovanni.

Reperti che sono il nostro passato, la nostra storia.

Ma oggi, grazie al neo sindaco Antonio Cuglietta e ad alcuni neoconsiglieri comunali, pochi giorni dopo la vitale pronuncia del TAR, il museo temesiano viene riaperto.

Le foto mostrano il disperato bisogno di manutenzione.

Noi vogliamo formulare una proposta per la sua stabile riapertura.

Fare un accordo con il comune di Amantea , con il sistema alberghiero amanteano e con il sistema commerciale amanteano, un accordo che permetterà di usare i fondi della tassa di Soggiorno del comune di Amantea per concorrere alla copertura dei costi per garantire la presenza di un custode che sia sempre disponibile a farlo visitare a turisti, studenti e cittadini.

Comunque grazie alla nuova amministrazione comunale.

Pubblicato in Basso Tirreno

Una volta l’Italia era il paese dei fotoromanzi ma anche del lavoro e dei fatti.

Oggi, invece, l’Italia è sempre più il paese dei selfie, delle chiacchiere in TV e del cinema.

Ma soprattutto il paese delle diversità.

Un tempo c’era la Calabria Citra e la Calabria Ultra.

 

 

Oggi, invece, c’è la Calabria dell’est e la Calabria dell’ovest.

L’est si difende ed è difeso, l’ovest è sempre più solo.

E nessuno lo difende.

Eccovi un esempio.

L’amministratore delegato di Anas – Gruppo FS Italiane Gianni Vittorio Armani(vedi foto e ride) non si sa perché organizza il roadshow itinerante “Congiunzioni”.

In Calabria la tappa è a Reggio Calabria e si intitola sulla “Via della Magna Grecia”

Con “La Via della Magna Grecia” l’Anas apre alla valorizzazione dei percorsi turistici e culturali lungo la statale 106 Ionica , con un progetto di ricerca e valorizzazione presentato nel corso di una tavola rotonda in occasione del “roadshow” promosso per i 90 anni dell’Azienda.

Armani dice che la Ionica calabrese è sicuramente un’emergenza che ha bisogno di una risposta concreta e diretta. «Si tratta – ha aggiunto – di 2 miliardi e 200 milioni di euro che completano l’itinerario esistente interregionale e oltre 700 milioni di euro che danno una riposta all’esigenza di sicurezza complessiva di questo tracciato».

E questa è la prima bugia, come se, infatti, la SS18 fosse una statale sicura.

E non lo è visto che vogliono ridurre la velocità massima a 50kmh !

L’altra cosa meravigliosa è che l’Anas parla di sette percorsi che saranno richiamati dalla cartellonistica autostradale, invitando gli automobilisti a concedersi, magari, una deviazione dal proprio tragitto per scoprire la storia, l’arte, le spiagge e i sapori del territorio.

Le Vie dell’indagine esplorativa sono:

la Via dell’archeologia, che comprende i tesori custoditi nelle principali realtà museali e parchi archeologici dell’intero territorio attraversato, dal Museo degli Ori di Taranto al Museo Nazionale archeologico di Reggio Calabria, che custodiscono i reperti delle antiche colonie ed accolgono esemplari unici al mondo quali le sculture dei Bronzi di Riace;

la Via dei Castelli, per ripercorrere la Puglia di Federico II di Svevia, la Basilicata e la Calabria attraverso le fortificazioni a presidio dei territori, incastonate su alture, a picco sul mare o nel cuore delle originarie acropoli; la Via del Mare, con le aree protette e le spiagge incontaminate dello Ionio, bandiera blu da diversi anni e per molti tratti;

la Via dei fiori, per ammirare le specie botaniche della macchia mediterranea che si arricchisce di varietà quali le rose degli achei di Roseto Capospulico, i “meli a primavera” cantati da Ibico;

La via di Bacco e Cerere, per comprendere le specialità gastronomiche derivate dagli antichi sissizi, le regole della dieta vegetariana derivata dalla tavola pitagorica; le suggestioni ed il fascino delle minoranze linguistiche che rendono l’odierna bovesia, uno dei siti di conservazione della lingua grecanica, unico al mondo;

La Via della storia, sulle tracce dei grandi per ricordare alla postmodernità il valore di Nosside, Pitagora, Alcmeone, Zaleuco, Milone. Infine la

Via delle minoranze linguistiche, con particolare riferimento ad alcune zone in Puglia e Calabria dove sono presenti importanti aree di conservazione della lingua grecanica con dei poli di eccellenza, Bovesìa, Vallata dell’Amendolea, Gallicianò, Roghudi e Roccaforte del Greco nel Reggino e della Grecia salentina nel Salento, che di fatto costituiscono la totalità delle aree ellenofone esistenti in Italia.

Niente di niente il per il tirreno.

Sembra che abbiano letto il romanzo storico scritto nel 1929 da Erich Maria Remarque, pseudonimo di Erich Paul Remark, “Niente di nuovo sul fronte occidentale” (titolo originale Im Westen nichts Neues):” All’ovest niente di nuovo”

Ma che diamine, almeno di antico.

Ora chi glielo dice ad Armani che la Magna Grecia è anche ad ovest?

Ora chi gli chiederà i danni di immagine per il tirreno?

Il turista che passerà sulla autostrada avrà indicazioni esclusive per la 106.

Non è giusto

Ed infine la domanda: Ci sarà un sindaco che griderà la propria rabbia o che sentirà di tutelare il proprio territorio e la stessa storia? Magari cominciando da Temesa e Terina.

Vedremo ! Chissà che esista ancora la politica ed i politici ad ovest? Ad ogni livello!

Pubblicato in Campora San Giovanni

Stamattina è stata presentata la lista “Sosteniamo Serra “

La lista nasconde un buon ritorno, quello dell’avvocato Antonio Cuglietta che si candida a sindaco.

 

 

Ma ecco la lista:

Aloe Filippo

Camastra Raffaele

Cappelli Gaetano

Iachetta Eleonora

Longo Piero

Perri Margherita

Posteraro Gianluca

Roppo Valente Flavio

Stella Ferdinando

Vellone Domenico

Che dire, se non AUGURI ed IN BOCCA AL LUPO?

La seconda lista è quella del sindaco uscente Giovanna Caruso

Questa lista sembra avrà una importante assenza.

Pubblicato in Basso Tirreno

L’Anas è nata nel 1928 con il nome di AASS (Azienda Autonoma delle Strade Statali), ha avviato la trasformazione delle strade del primo Novecento, piene di polvere d’estate e fangose d’inverno, in una rete viaria con pavimentazioni permanenti, tracciati più sicuri e segnaletica stradale , che a mano a mano è diventata la moderna ed efficiente rete stradale nazionale. Novant’anni di strada.

Leggiamo sul sito Anas che “Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. James Hillman”

Ecco le mappe del roadshow: Milano, Trieste, Reggio Emilia, Assisi, Olbia Salerno, Reggio calabria ,Catania.

A Milano è stato presentata la mostraMi ricordo la strada, che sarà esposta alla Triennale di Milano dall’8 al 18 marzo, e il libro fotografico La strada racconta realizzato dall’ANSA.

A Trieste città di porto e di confine, luogo di grande fascino e memoria storica tra terra e mare, dove si intrecciano caratteri mediterranei e mitteleuropei ed il cui porto è uno degli snodi marittimi più importanti del nostro continente è stato svolto il convegno “L’Italia dei trasporti e delle dogane nel XXI secolo. La mobilità integrata come ponte con l’Europa orientale”.

A Reggio Emilia al Palazzo dei Musei, è stata presentata la mostra “On the road - Via Emilia 187 a.C. – 2017” ed uno spazio dedicato alle fotografie dell’Archivio storico Anas.

Ad Assisi è stata svolta la Tavola rotonda “La Strada di Francesco”

A Salerno nel Palazzo di Città, Salone dei Marmi è stata svolta la Tavola Rotonda: «A2 Autostrada del Mediterraneo: dai cantieri al turismo»

A Reggio Calabria si terrà la tavola rotonda sarà “La via della Magna Grecia”; un focus sulla strada statale 106 “Jonica” tra nuovi investimenti e valorizzazione delle ricchezze archeologiche e paesaggistiche nei territori di Puglia, Basilicata e Calabria attraversati dall’infrastruttura.

Abbiamo ascoltato con le nostre orecchie che a salerno un dirigente dell’Anas ha affermato che l’Anas non è solo cemento e ferro, ma soprattutto viaggio ed il viaggio “ è una occasione per promuovere e per sviluppare il territorio che invitiamo scoprire grazie alla collaborazione degli enti locali”.

Ma l’Anas conosce la storia della Calabria? Qualcuno di loro ha letto che anche sulla ss18 c’è stata tanta Grecia: ricordiamo Temesa ( Amantea), Terina ( Golfo di Lamezia Terme), Hipponion (Vibo Valentia), Métauros (Gioia Tauro) e Medma (Rosarno), Laos (S. Maria del Cedro).

Mah!

Se cercavamo la dimostrazione che all'Anas la SS18 non interessa, eccovela!

E poi, ma chi tutela i calabresi del tirreno?

Pubblicato in Primo Piano

Benedetto Giro d’Italia se porta maggiore pulizia del territorio e la riscoperta della nostra storia, dei nostri monumenti , delle nostre bellezze, e l’orgoglio di mostrarli

Stamattina presto è stato installato il secondo striscione, quello che parla di Temesa.

 

 

La Temesa omerica, la Temesa romana, quella che viene fuori in tante parti del nostro territorio, ma che deve ancora essere scoperta e posta in evidenza

Un valore che è impossibile nascondere e che è stupido nascondere.

Anzi un valore tutto da scoprire.

Ed è certamente questo il senso dello striscione che sarà visto dalle televisioni , da tutti i ciclisti e da tutta la carovana del Giro d’Italia .( l’assessore Veltri ieri ha telefonato a chi può segnalare gli striscioni perchè abbiano visibilità!)

Uno striscione , anche questo, fortemente voluto dall’assessore al turismo ed all’archeologia Concetta Veltri che ha portato avanti questa bella idea.

Anzi stamattina presto ad aiutarla ( vedi foto) anche il Vicesindaco Andrea Ianni Palarchio che sicuramente ora lavorerà per trovare il micro finanziamento per acquisire al patrimonio comunale i terreni sotto i quali giace la Temesa romana.

Una condizione per portare alla luce la nostra storia.

E forse anche i terreni sotto i quali giace il resto della Temesa omerica.

La prova di quanto dico è nel fatto che stamattina il primo a telefonarci è stato il “papà putativo” della Temesa romana , il vice sindaco emerito Michele Vadacchino.

Non sappiamo quanto lui abbia insistito su Concetta Veltri, che non è un caso ha voluto ed avuto anche l’archeologia che fu inventata” da Vadacchino”, o se la giovane assessora autonomamente ha inteso con questa bella iniziativa porre in luce anche la storia omerica del nostro territorio.

Un assessore sui generis che non ha voluto postata nemmeno una sua foto, che sarebbe stata ben meritata.

Ora che intorno a lei ed al suo primo compagno di questa avventura –ci riferiamo ad Andrea Ianni Palarchio- si pongano quanti altri amano i nostri valori, il nostro territorio, il nostro sviluppo.

Bene. La strada è quella giusta.

Pubblicato in Campora San Giovanni

La città di Crotone è destinataria di un finanziamento pari a 61 milioni e 700 mila euro per la realizzazione del progetto “Antica Kroton”, destinato alla valorizzazione del parco archeologico di Capo Colonna, del parco Archeologico urbano, della bonifica e valorizzazione dell’area archeologica antistante l’ex area industriale.

Si tratta di un progetto strategico e di un ingente investimento che potrà concretizzare la trasformazione urbana della città e restituire a Crotone una nuova dimensione di grande attrattore culturale e turistico

Per quanto attiene alle attività di carattere prettamente scientifico del Mibact e delle proposte formulate, occorre fare ulteriori precisazioni.

Le 5 linee di intervento inglobano quanto indicato nelle schede tecniche trasmesse dallo stesso Mibact con la finalità di attivare o completare :

-azioni conoscitive (scavi archeologici),

-conservative (restauri),

-di impiantistica (anche in tema di sicurezza),

-di valorizzazione e fruizione (piena accessibilità, pubblicazioni e didattica.) in settori della città antica definiti quartiere settentrionale, quartiere centrale, quartiere meridionale e santuario extraurbano del promontorio Lacinio (Heraion di Capo Colonna) oggi corrispondenti ad ambiti cittadini con diverse destinazioni urbanistiche e d’uso: ex area industriale a Nord, espansione edilizia di Crotone tra gli anni ’20 del XX secolo e il decennio attuale (grosso modo dall’attuale piazza Pitagora al fiume Esaro e al Cimitero e ai sistemi collinari tra Santa Lucia e Cimone Rapignese); Capo Colonna.

Nella linea di intervento 1 il Mibact impegnerà risorse per

-€ 5.100.000 destinate non a “bonifica”, bensì a ricerche nel quartiere settentrionale (+60°) con metodologie geognostiche e tradizionali di scavo,

-restauro di reperti archeologici, infrastrutture per valorizzazione e tutela (€ 3.000.000) e

-restauro di n. 2 immobili storici (Vigna Morelli, e 2.100.000).

Nella linea di intervento 2 sono comprese le attività che mirano all’ampliamento o al perfezionamento delle conoscenze di settori chiave dei quartieri centrale (+ 30°) e meridionale (N-S) della polis achea in cui ricadono, giuste schede elaborate da archeologi del Mibact esperti del luogo e di archeologia marittima, i siti di Vigna Nova (santuario  periurbano, oggetto già di un altro finanziamento in corso del Mibact), Via A. Grandi, Via Acqua Bona (in cui è presente un immobile ottocentesco da restaurare e riqualificare), Area Stadio/Parco Pignera (settori già vincolati ed in parte esplorati nel XX secolo), un settore dell’area ex Ariston; Via XXV Aprile, area del nuovo teatro comunale, Piazza Villaroja. Ovviamente sono previsti interventi su manufatti e reperti più significativi dalle aree in oggetto, da musealizzare anche in loco.

L’intervento impegnerà € 8.700.000.

Nella linea di intervento 3 sono comprese tutte le azioni a completamento di indagini di settori del santuario di Hera Lacinia e della sua trasformazione in età romana, nonché il completamento di allestimenti museali con reperti da scavi recenti, restauri e quant’altro necessario per la piena valorizzazione del sito, integrando così altre azioni in corso con finanziamenti diretti del Mibact (al momento pari a circa € 2.000.000, in corso di cantierizzazione) per dotazioni infrastrutturali e di completamento (adeguamenti di recinzioni e impianti di  videosorveglianza, percorsi attrezzati per la fruizione delle aree già esplorate ed in particolare dei resti del tempio di V secolo a.C. Nelle previsioni progettuali troverà spazio  l’anastilosi del c.d. Scoglio di Pitagora (resto della cinta muraria in opera reticolata crollata tra il dicembre 1974 e l’inizio del 1975), di valore altamente simbolico per la comunità crotonese.

Nella linea di intervento 4 sono previsti i finanziamenti per il supporto all’antica Kroton Marina e alla realizzazione di otto itinerari archeologici subacquei per un totale di spesa che ammonta ad € 3.100.000.

Nella linea di intervento 5 è prevista, a seguito della riqualificazione e rifunzionalizzazione del complesso Scuola di San Francesco ad opera del Comune (€ 2.000.000), la creazione del Centro Unico per la conservazione, la documentazione e l’inventariazione dei reperti archeologici provenienti da Crotone e dal suo comprensorio. All’interno troveranno posto depositi organizzati secondo varie tipologie di scaffalature mobili e tradizionali in cui allocare le oltre 12.000 cassette di reperti ora a Palazzo Morelli e in vari centri del comprensorio provinciale, nonché i reperti che verranno alla luce dagli interventi delle linee precedenti. All’interno del complesso, inoltre, verranno predisposto posto un laboratorio di restauro aule di studio e strutture attrezzate per precatalogazione ed inventariazione dei reperti, propedeutiche alla valorizzazione presso i locali del Museo diffuso urbano o presso i Musei del Polo Museale a Crotone.

Nemmeno un euro per la antica Temesa pur avendone pieno diritto.

Perché?

Pubblicato in Campora San Giovanni

Tortora. E' in programma per oggi pomeriggio alle ore 17.30 un convegno legato alla recente campagna di scavi archeologici sul colle Palècastro.

Un'attività che ha aperto interessanti prospettive anche rispetto al periodo precedente a quello attualmente indagato.

Il tema del convegno è: “Le ricerche nel Foro di Blanda (2016-2017)” e racchiude l'attività delle cinque settimane di scavo sul colle Palècastro.

Le novità più importanti e significative sono riferibili al settore posto alle spalle del tempio A, del Capitolium, dove è stato rinvenuto un poderoso livello di materiali arcaici, riferibili ad un abitato enotrio posto sulla parte sommitale del colle.

“Si tratta – riferiscono - delle prime attestazioni di un insediamento indigeno databile nella prima metà del VI sec. a.C.; una delle più grandi scoperte degli ultimi anni, considerato che per la prima volta è emerso un livello arcaico relativo al 560-550 a.C., più antico delle tombe della prima fase della necropoli, databili invece tra 540 e 520 a.C.; un orizzonte dove i contatti degli indigeni con il mondo greco sono labili e sfuggenti”.

L’incontro si terrà domani nella sala consiliare, alle ore 17.30, ed è stato organizzato dal dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’università degli studi di Messina, con il patrocinio del comune di Tortora.

Tra gli interventi previsti: il sindaco, Pasquale Lamboglia; il funzionario archeologo, Simone Marino; il professore Dicam dell’università degli studi di Messina, Fabrizio Mollo; la professoressa dello stesso ateneo, Mariangela Puglisi; il professore dell'università di Messina, Eugenio Donato.Dalla fine di maggio, il sito di Blanda è stato indagato dal Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina, sotto la direzione scientifica del Prof. Fabrizio Mollo, in strettissima collaborazione con il Comune di Tortora che, ancora una volta, ha messo a disposizione attrezzature, ospitalità e supporto logistico, e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, nelle persone del Soprintendente dott. Mario Pagano e del Funzionario Responsabile, dott. Simone Marino.

Lo scavo ha visto la partecipazione di oltre quaranta ricercatori (studenti, laureati, specializzati e specializzandi) provenienti non solo dall’Università di Messina, ma anche dall’Unical e da altri Atenei italiani.

Oggetto delle ricerche la città di Blanda Iulia, colonia di veterani romani, databile alla fine del I sec. a.C., in vita sino all’età di Alarico, come importante centro amministrativo dell’area del golfo di Policastro, nato in seguito alla guerra annibalica, quando fu preso ai Lucani.

Le indagini hanno riguardato ancora l’area del Foro della città romana, con una serie di saggi effettuati per cercare di meglio definire e completare gli interventi effettuati nel 2016.

Sono stati indagati soprattutto i settori sud-ovest e sud-est del Foro stesso, dove sono state intercettate le botteghe che si dispongono intorno ad una porticus triplex, un grande portico coperto, di cui si è individuato un poderoso ed ampio crollo del tetto.

Al fine di meglio comprendere la situazione planimetrica e l’evoluzione della struttura dell’abitato di Blanda, è stata, inoltre, completata l’esplorazione di un edificio pluristratificato che si affaccia sulla plateia A, nel settore meridionale, all’ingresso dell’area del Foro, dove nella prosecuzione della strada è emersa anche la presenza della fogna di epoca romana.

Un esempio da seguire per la nostra Amantea.

Pubblicato in Campora San Giovanni

Per verità, direbbe il poeta, conosciamo poco della nostra terra di Calabria ed ancor meno, aggiungo, del nostro paese, dove esistono nomi di località che lasciano spazio all’ immaginazione, evocano sogni, miti, suggestioni, invocano verità ignote e nuove certezze, pur se provocatorie.

 

Uno di questi è certamente il toponimo “Vetrioli” , in quel di Campora San Giovanni, a monte della Torre della Principessa( alla quale daremo attenzione appena possibile), a nord del Fiume Torbido, un toponimo che evoca uno sconosciuto passato che si confonde con il mito.

"Sono toponimi affascinanti forse perché simboleggiano i sogni e la meraviglia dell’ uomo di fronte all’ ignoto.

Sono rari e splendidi. Hanno la forza del vento, del mare, della terra e del fuoco".

Sono la prova di luoghi un tempo celebri, le cui tracce sono state cancellate dall’ incessante fluire del tempo.

Delle loro espressive storie resta, spesso, solo la memoria della parola.

Peraltro come dimenticare che siamo tra l’Oliva ed il Savuto, nella misteriosa terra di Temesa, svanita nel nulla e che invece appare quando la si cerca sul campo.

Parliamo degli insediamenti di Cozzo Piano Grande in Serra di Aiello, del tempio di Zancaglia (località alla quale daremo attenzione appena possibile), della villa romana scoperta là dove venne dedotta la colonia di cittadini romani nel 194 a. C.

Ci piace ricordare a tal proposito che Strabone afferma che Temesa era situata nelle immediate vicinanze di alcune miniere di rame, già alla sua epoca (I secolo a.C.) dismesse.

Peraltro appare probabile che Strabone sia stato orientato dai versi omerici, I, 182-184 dell’Odissea che sono stati diversamente tradotti.

Una traduzione dice “Or ora approdai, con nave e compagni andando sul mare schiumoso verso genti straniere, verso Temese per bronzo, e porto ferro lucente”

Un’altra, invece, dice “Coi miei nocchier le vele al vento io sciolsi, Per cammin lungo tragittando a gente Di strania lingua, e a Temesa, per cambio di fulvo rame, terso ferro io porto”.

Come dimenticare, peraltro, che siamo nei pressi dell’antico porto dell’area della Principessa.

Già! Ma perché il toponimo Vetrioli, peraltro due e non uno!

Cosa sono i vetrioli e quali sono?

I vetrioli sono composti del rame quali i solfati idrati già sopra citati.

Visivamente i due solfati si distinguono tra loro per il colore: il solfato di rame (idrato), CuSO4, è di colore azzurro intenso (vetriolo azzurro o di Cipro o di Venere o copparosa azzurra) mentre il solfato di ferro (idrato), FeSO4, è di colore verde azzurro (vetriolo verde o romano o marziale o copparosa verde).

Sia il vetriolo di rame che il vetriolo di ferro erano conosciuti ed utilizzati sin dal 2000 a.C., e poi dagli Egizi e dai Greci, anche se certamente non sotto questo nome.

La parola vetriolo, vetriolum, compare per la prima volta intorno al VII-VIII secolo d.C., e deriva dal latino classico vitreolus; forse il nome trova origine dall’aspetto vetroso assunto dai solfati di rame e di ferro cristallizzati.

Secondo un’altra logica interpretativa del toponimo, Vetrioli potrebbe derivare dalla riscontrata presenza nella zona di numerosissime schegge di ossidiana di Lipari ,segno dei rapporti tra le isole Eolie e la Calabria tirrenica fronteggiante Stromboli.

Ossidiana usate per costruire lance e frecce ed utensili di vario tipo.

Ognuno può scegliere la ipotesi alla quale si sente più vicino.

Noi ci permettiamo questa provocazione e l’invito a camminare i luoghi.

Ringraziamo l’amico Mario Mannarino per la indicazione del toponimo, l’amico Giuseppe Sconzatesta per la planimetria dell’IGM ed alle cui ricerche ed intuizioni assegniamo un estremo valore culturale per la conoscenza del nostro paese.

Restiamo in attesa di riflessioni da parte dei lettori.

Affidiamo queste ed altre informazioni-provocazioni ai politici di Campora san Giovanni perché, consapevoli come fu Michele Vadacchino della assoluta importanza turistica di questi elementi culturali , li facciano diventare tesori per tutti.

Magari bandendo concorsi annuali di ricerca.

Giuseppe Marchese

Pubblicato in Campora San Giovanni

Esistono nomi cari all’ immaginazione, forse perche' evocano un passato che si confonde con il mito, o forse perche' simboleggiano i sogni e la meraviglia dell’ uomo di fronte all’ ignoto.

 

 

Sono rari e splendidi. Hanno la forza del vento, del mare, della terra e del fuoco.

Sono i nomi dei poeti.

Esistono luoghi un tempo celebri e popolosi, le cui tracce sono state cancellate dall’ incessante fluire del tempo. Di loro resta solo la memoria della parola.

 

Sono i luoghi cantati dai poeti.

Enigmatica e ammaliante e' la storia di Temesa, citta' calabrese dall’illustre passato, misteriosamente svanita. A nulla sono fin qui valsi i tentativi degli archeologi di individuarne il sito, solo ipotesi, e le piu' accreditate parlano della Valle del Savuto, dell’ area circostante Campora.

L’ esordio poetico di Temesa fu regale: l’ Odissea del sacro vate Omero.

Spentisi gli ultimi fragori della guerra di Troia, gli eroi achei avevano fatto ritorno in Grecia, tranne Ulisse, trattenuto nell’ isola di Ogigia dalla ninfa Calipso. Gli dei, allora, nel corso di un animato concilio, decisero che l’ eroe potesse riabbracciare la sua terra e per questo inviarono ad Itaca Atena, con le sembianze di Mente, re dei Tafi, per convincere Telemaco a mettersi in viaggio in cerca del padre. La dea cosi' parlo' al giovane: " Adesso sono approdato ... con la nave e i compagni, navigando sul mare scuro come vino verso genti straniere, verso Temesa, in cerca di rame, e porto ferro fiammante"2

 

I versi omerici, oltre a suggestionarci con la loro singolare forza poetica, ci rivelano che Temesa era famosa per le sue miniere di rame ubicate, secondo Strabone3, vicino alla citta', ed era, nella Calabria protostorica, tra il IX e l’ VIII sec a. C., centro attivo di scambio con il mondo greco e con l’ Oriente fenicio e siro-anatolico.

La citta', fondazione ausonica, il cui nome deriva da una radice semitica e significa "la Fonderia", fu colonizzata, dopo la guerra di Troia, secondo Strabone, dagli Etoli di Toante, o, secondo l’ "oscuro poema" Alessandra di Licofrane4, dai Focidesi figli di Naubolo, entrambi guerrieri greci menzionati da Omero nel Catalogo delle navi5, particolare questo molto significativo perche' permette di collegare la colonizzazione leggendaria di Temesa al patrimonio epico dei "nostoi".

All’ epos omerico, autentico "centro", per il suo carattere enciclopedico, del complesso mondo mitologico greco, si riferiscono anche molti episodi traditi da autori posteriori. E’ il caso, per esempio, della leggenda dell’ eroe di Temesa narrata da Strabone e, con preziosa "curiositas", dal periegeta Pausania6.

In breve i fatti: Polite, compagno di Ulisse, approdato a Temesa, violento' una vergine e fu, percio', lapidato dagli abitanti. Il suo demone si vendico' con tanta ferocia da costringere la popolazione a dedicargli un santuario e a consacrargli, ogni anno, la piu' bella fanciulla. Euthyco di Locri, vincitore per ben tre volte ad Olimpia nelle gare di pugilato, mise fine a questo doloroso tributo, vincendo il demone che "sprofondo' nel mare"

 

Pausania aggiunge nel suo racconto di aver udito la vicenda da un mercante e di aver visto un quadro, copia di uno piu' antico, in cui erano raffigurati Euthymo e il demone, spaventoso, nero e rivestito di una pelle di lupo.

Se procediamo a una lettura stratigrafica del testo, possiamo giungere a stimolanti deduzioni: la circostanza narrata testimonierebbe uno stato di soggezione degli abitanti di Temesa, risolta dall’ intervento di Locri (probabilmente nel 472 a. C., come si puo' evincere dal confronto con il fr. 98 degli Aitia di Callimaco); la storia integra reminiscenze mitiche e religiose: il tipo di condanna cui viene sottoposto Polite, lapidato da vivo e precipitato in mare, poi, come demone, presenta decise analogie con i riti di esecuzione dei Pharmakoi, le vittime espiatorie a cui si dava la caccia, secondo un determinato rituale, prima dell’ uccisione.

Con la ricchezza e la molteplicita' di notizie riguardanti le antiche fasi di Temesa, contrastano la documentazione relativa al periodo romano, poco significativa se si eccettuano i passi di Livio e di Cicerone che ci informano, rispettivamente, della deduzione di una colonia di cittadini romani nel 194 a. C., dopo l’ occupazione di Annibale7, e della devastazione provocata dagli schiavi sfuggiti alla sconfitta dell’ esercito di Spartaco nel 71 a.C.8, e i rari documenti altomedioevali che menzionano la diocesi di Temesa sino alla fine del VII sec d. C.

Da secoli ormai sugli antichi luoghi e' sceso il silenzio, ma a noi "resta quel nulla d’ inesauribile segreto"9: il dono della poesia.

1) Foscolo, Dei sepolcri, vv.279-281

2) Omero, Odissea, I vv.182-184 (Trad. Privitera)

3) Geografia,VI,1,5

4) v.1067 sg.

5) Omero, Iliade, II, v.638 e v.517

6) Periegesi, VI, 6,4-11

7) Livio, Storia di Roma, XXXIV,45

8) Cicerone, Act. In Verrem, sec. V,39 e 41

9) Ungaretti, Il porto sepolto

Pubblicato in Campora San Giovanni

Durante la precedente amministrazione Tonnara il comune di Amantea aveva, tra i pochi in Italia, un assessore all’archeologia, nella persona di Michele Vadacchino.

 

 

 

 

Questa scelta politica e la presenza della mia persona quale tecnico a supporto della volontà politica ha dato luogo ad una serie di azioni finalizzate alla messa in luce della storia civica.

Famoso è rimasto il convegno “Dall'Oliva al Savuto. Studi e ricerche sul territorio dell'antica Temesa” tenutosi in Campora San Giovanni di Amantea il 15-16 settembre 2007, organizzato dal Comune di Amantea con la presenza di Gioacchino Francesco La Torre; Vincenzo Tiné; Marco Pacciarelli; Luigi La Rocca; Alfonso Mele; Giovanna De Sensi Sestito; Maria Caccamo Caltabiano; Grazia Salamone; Fabrizio Mollo; Gregorio Aversa; Rossella Agostino; Donatella Novellis; Giovanna Greco; Luigi Cicala;Roberto Spadea; Gian Piero Givigliano; Eugenio Donato.

Importanti le ricerche archeologiche in località Imbelli , in località Principessa oltre che nella necropoli di Campora San Guiovanni.

Parte dei reperti archeologici dei tre siti sono finiti nella mostra archeologica permanente di Serra d’ Aiello.

Nell’ottica della comunanza di interessi del territorio della antica Temesa non venne frapposto alcun ostacolo acchè il museo di Serra ospitasse i reperti rinvenuti anche nel territorio della attuale Amantea.

D’altronde il comune di Amantea, ed in particolare il comune di Campora San Giovanni, non aveva un luogo predisposto a museo( la casa cantoniera a tanto utilizzabile da taluni doveva essere addirittura demolita! Sic).

Ora però il museo di Serra d’Aiello è chiuso e la parte più importante della nostra storia è sottratta alla fruizione ed alla conoscenza.

Amantea così perde non solo il suo passato ma anche il suo futuro

Peraltro oltre che la chiusura del museo serrese non sono fruibili né i siti del tempio greco di Imbelli né quello della villa romana di località Principessa.

Né si vede un interesse concreto dell’amministrazione comunale per la conoscenza archeologica da fruire per la promozione culturale e turistica della nostra cittadina.

Ed è finito il tempo in cui Amantea era “il territorio archeologicamente più interessante in Calabria” come si disse nella occasione del famoso convegno del 2007.

E questo è inaccettabile

Chiediamo, pertanto, all’amministrazione comunale di adoperarsi per la realizzazione di un museo su Temesa nel quale richiamare quanto emerso od emergente dal territorio cittadino.

Pubblicato in Campora San Giovanni
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