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«A Catanzaro sconfitto il peggior presidente nella storia della Calabria»

 

Il presidente nazionale del Cdu Tassone esulta per la vittoria di Abramo e punzecchia Oliverio e i transfughi del centrodestra.

Dice Mario Tassone«A Sergio Abramo vanno gli auguri di buon lavoro e i complimenti per la grande affermazione.

È stato un successo strepitoso non solo per il consenso ottenuto ma anche per il significato politico che indica le prospettive per la nuova amministrazione.

Agli amici di Federazione popolare per Catanzaro vanno i sentimenti di gratitudine per l'impegno profuso e agli eletti gli auguri sinceri di buon lavoro.

 

Sono state sconfitte le Opa, le disinvolte operazioni dell'ultima ora con qualche personaggio privo di morale e di dignità.

È stato sconfitto, infine, un presidente della Regione che passerà alla storia come il peggiore in assoluto della Calabria».


È questa la conclusione non di poco conto dell'on Mario Tassone, segretario nazionale del Nuovo CDU.

Pubblicato in Catanzaro

Mario Tassone ha avuto una forte reazione a seguito del suo “allontanamento” coattivo dai ruoli di governo del’UDC.

E lo dimostrò con un incontro dei suoi amici che diede la dimensione della sua perdurante forza politica.

Le frizioni pre elettorali del periodo Montiano sono durate nel tempo anche dopo l’allontanamento dello stesso Monti e durano ancora oggi dopo la scissione tra Monti e l’UDC.

Ed allora questa fragilità complessiva delle più forti e datate compagni politiche italiane sembra imporre la ricerca di posizioni di concorso alla formazione delle nuove posizioni in vista delle prossime elezioni, di ogni tipo, regionali, politiche ed europee

E’ importante mostrare la propria esistenza

Ed è importante avere di queste nuove ( o vecchie) posizioni il comando

Ed allora se Casini e Cesa si stanno “sciogliendo”( in Calabria si dice squagliando)

Se l’UDC continua a rimanere un mondo chiuso ed inaccessibile, allora occorre rifondare il CDU

E così Mario Tassone ha riunito ieri 22 novembre a Roma all’Hotel Palatino i suoi amici.

A guidare il fronte degli scontenti dell'Udc non solo Mario Tassone che si dice pronto a «costruire una casa per tutti quei post-democristiani in cerca di una collocazione coerente con le loro idee», ma anche tanti altri. Da Gianfranco Rotondi a Bruno Tabacci, da Clemente Mastella a Pino Galati. Tanti ridirigenti regionali tra cui per la Calabria Giulio Serra, eletto nella lista "Insieme per la Calabria - Scopellti Presidente", che ha dichiarato di «guardare con molto interesse al progetto» messo in piedi da Tassone.

Nello stesso giorno e sempre a Roma al Crowne Plaza i massimi dirigenti dell'Udc verificano la possibilità di costituire un nuovo soggetto politico assieme ai Popolari di Mauro e Dellai.

Tassone avverte che «Il Cdu in presenza della scomposizione del Popolo della libertà, intende verificare se ci sia ancora l’agibilità politica della giunta regionale. Si avverte anche in Calabria la debolezza della politica al di là del valore degli uomini che la rappresentano. Vogliamo ridare un senso alla politica davanti al disorientamento degli elettori che, in assenza di riferimenti storici all’interno dei partiti, non trovano più riferimenti di ordine culturale e valori nel quadro politico attuale».

Pubblicato in Calabria

C’era una volta la Unione di centro, per tutti UDC, il partito di Casini, quello che cercava un posizionamento “di riguardo”, collocandosi un po’ a destra ed un po’ a sinistra e tentando di avere anche la pretesa della sua correttezza politica.

Un UDC che seguì pedissequamente la politica montiana a livello nazionale, sposando il PDL in Calabria e Crocetta in Sicilia.

Un UDC dai mille volti e dalle mille sfaccettature

Un UDC che prima di grillo, quando nel 2008, corse da sola, portò a casa il 5,6% dei consensi che le permise di schierare sul campo 37 deputati e 6 senatori (4 più 2 transfughi del Pd).

Oggi l’UDC sembra si sia liquefatto.

Ed allora si cercano le ragioni.

Ahimè, in luogo di cercarle, nel popolo che non li ha votato più le cercano nei loro comportamenti e danno luogo ad vere e proprie guerre.

In Calabria la riunione del comitato regionale è stata infuocata.

Tanto che alla fine l’unica cosa che li ha messo d’accordo è stata la considerazione che “l'alleanza con il movimento civico di Mario Monti è stato un errore politico di enormi dimensioni”

Non ragioni di merito, ma ragioni di tattica!.Incredibile!!

Ma andiamo per ordine

Ovvio che la guerra sul campo la abbia portato che questa vicenda la ha vissuto sulla propria pelle: cioè Mario Tassone, escluso per ragioni di età, il quale seguendo linea tracciata a livello nazionale: ha chiesto il «Congresso straordinario e azzeramento dei vertici regionali».

L'ex parlamentare non guarda in faccia nessuno ed a testa bassa attacca la linea di Trematerra «La sconfitta elettorale riguarda tutti e non solo alcuni. Qui, però, mi sembra di essere in un partito padronale come quello incarnato da Berlusconi dove il dissenso è represso e chi prova a ragionare viene messo alla porta. Sto provando a dire da mesi che non va bene questa professione di fede incondizionata al Pdl di Scopelliti ma bisogna avviare una verifica seria, non come quelle del nostro segretario che durano al massimo trenta minuti».

Trematerra incassa ma sta male.

Prende le difese Roberto Occhiuto il quale accusa Tassone di «non aver fatto campagna elettorale per il partito».

Ma Tassone non demorde e replica: «Non sono stato invitato a nessuna iniziativa.Anzi, - dice rivolgendosi anche al segretario e al presidente del consiglio regionale Franco Talarico – mi avete escluso completamente dalla campagna elettorale».

Nessuno che parli delle dimissioni di Stillitani, quasi che siano usuali le dimissioni di un assessore regionale.

Solo Alfonso Dattolo dice di non «avere paura di un ridimensionamento del partito nella giunta regionale. Scopelliti sa bene quanto valiamo e se dovesse cambiare idea saremo pronti ad assumere le nostre determinazioni»

Parole in libertà, detta da orgoglio più che da consapevolezza.

Certo che se Bersani accogliesse l’invito di Renzi ad un “rendez vous, incontro, inciucio, accordo- ognuno lo chiami come vuole con il PdL, ci sarebbe da chiedersi cosa resterebbe dell’UDC.

Pubblicato in Calabria

Dicono che Casini abbia detto o forse solo pensato “ Me lo avevano detto i miei che quando stai vicino al fuoco forse ti riscaldi ma potresti anche bruciarti “ Ed è stato cosi’ , troppo vicino a Monti che ha fagocitato Casini ed il suo UDC riducendolo da 36 ad 8 deputati( anche al Senato una debacle). E Mario Tassone ( mi dice una voce interna molto informata) dopo la sua eliminazione dalle candidature davanti ad una platea di 500 “big” del partito in Calabria sembra abbia deciso il destino dei suoi avversari.

E non perdona, infatti , soprattutto Casini, aprendo lo scontro politico e chiedendo con una lettera al Presidente Buttiglione il congresso nazionale. Ecco la lettera:

“All' On. Rocco Buttiglione

Presidente Consiglio Nazionale UDC

SEDE

Caro Presidente,

i risultati elettorali impongono serie riflessioni e rapide determinazioni per salvare la storia del Partito e la sua stessa esistenza. Pertanto ti prego di convocare con urgenza il Consiglio Nazionale del Partito, dove la segreteria nazionale deve trarre le conclusioni di dati elettorali disastrosi e convocare il congresso nazionale che completi l'Iter congressuale già da tempo avviato.

Ritengo che questo adempimento sia doveroso per dare conto di scelte politiche operate in solitudine e quindi senza un serio coinvolgimento del territorio. Questa esigenza, mi corre l'obbligo di precisarti, è condivisa da tantissimi consiglieri nazionali, dirigenti e amministratori del Partito, che ho avuto modo di contattare nella riunione del 25 gennaio a Roma e nei successivi incontri che ho avuto in Veneto, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Puglia e Calabria e in riunioni che molti amici hanno tenuto nelle altre regioni e di cui sono stato ampiamente tenuto al corrente.

Come ricorderai, caro Presidente, a conclusione dei lavori della delegazione per la definizione del programma e delle liste elettorali, avevo chiesto la convocazione di un consiglio nazionale per la loro approvazione, richiesta che non ha avuto alcun cenno di riscontro.

Con amicizia.On. Mario Tassone.”

Pubblicato in Calabria

LAMEZIA TERME Dopo quasi quarant'anni di onorato servizio tra gli scranni parlamentari, sarebbe più che comprensibile il bisogno di fare una pausa, non di andare in pensione – questo mai –, ma quantomeno di fare un break, almeno solo per una legislatura. Così, tanto per ricaricare forze verosimilmente esaurite, dopo un quarto di secolo e tre lustri a “lavorare” dentro al Palazzo. Invece il calabrese Mario Tassone dimostra ogni giorno di più di avere una fibra di combattente, insensibile alla new wave che impone un tetto massimo alle legislature parlamentari dei politici.

Assurdità. Lo hanno chiamato «Matusalemme», etichettato come «dinosauro» impresentabile. E tutto perché l'esponente Udc staziona in Parlamento dal lontano 1976. Quasi un record. Tassone infatti è “solo” al secondo posto nella speciale classifica dedicata ai deputati più “longevi” (dietro a Giorgio La Malfa, a Montecitorio dal 1972), al terzo tra i parlamentari (il primo è Beppe Pisanu, con i suoi 39 anni passati tra Camera e Senato).

Ma il sogno segreto dell'ex deputato era quello di inseguire il guinness che fa epoca, e soprattutto costume italiano. Tassone era quasi a un passo. Poi è arrivato Mario Monti a rompere il suo ferreo sodalizio con Pierferdinando Casini, il leader dello Scudocrociato che finora era comunque sempre riuscito a trovargli un posticino al sole. Il nuovo diktat del “rinnovamento” e le cesoie di Enrico Bondi (scelto dal premier uscente per analizzare i profili dei possibili candidati alle elezioni e scartare i “professionisti della politica”) lo hanno invece messo alla porta: nessuna candidatura nella coalizione di Monti, né alla Camera né al Senato. Tassone è out, pensionato a forza, messo dall'oggi al domani in mezzo a una strada, dopo una vita passata tra Palazzo Madama e Montecitorio.

Molti si sarebbero dati per vinti. Lui no. E per un motivo piuttosto semplice: non riesce proprio a capire i motivi di questa esclusione. «Ma come? Dopo tutto questo tempo?», avrà pensato. Evidentemente deve esserci qualcosa che non va. Sensazione confermata anche dal comunicato diffuso al termine di un incontro riservato ai delusi dell'Udc, durante il quale è stato ribadito come «le più recenti vicende del partito hanno prodotto in larghi settori della propria base elettorale, un profondo senso di smarrimento che, in casi non marginali, si è trasformato in distacco traumatico».

Non è chiaro se il termine «distacco» sia stato usato per ricordare che Tassone è stato "costretto" al forfait (dagli ingrati Monti&Bondi) oppure per rammentare la sua volontaria decisione di sbattere la porta, in segno di protesta verso la mortificazione cui negli ultimi mesi è stata esposta la memoria del partito (i dinosauri, appunto). A leggere il resoconto della riunione di ieri a Roma, promossa dallo stesso Tassone – e a cui hanno partecipato «un centinaio di amministratori e quadri dell’Udc provenienti da tutta Italia» – sembra più probabile la prima ipotesi. Mettere da parte un veterano, però, comporta conseguenze. Come, ad esempio, la fronda interna. Non mi candidate? Bene, vi organizzo una bella festa.( e nella foto sembra,infatti,dire : “Guai a voi!”

Ecco il documento prodotto dai “reietti”, capitanati dall'ex parlamentare calabrese: «Un gruppo di dirigenti territoriali del partito ha sentito l’esigenza di una discussione approfondita circa le prospettive attuali e future dell'Udc». Alcuni punti, salienti quanto basta, per dare una parvenza di legittimità a uno scisma che nasce da un preciso mal di pancia, quello di Tassone. I punti: «Esprimere forte dissenso di merito e di metodo in ordine al ventilato scioglimento del partito che abbandonerebbe, di fatto, i principi e i valori su cui si è basata la costituzione dell’Udc»; «convocare, a norma di statuto, il congresso del partito, allo scopo di definire la linea politica nel solco dei principi che sono alla base dell’atto costitutivo»; «sostenere l’esigenza, non derogabile, di mantenere autonomi gruppi parlamentari, sia alla Camera che al Senato»; «costituire un comitato ristretto, allo scopo di sostenere tali iniziative e di coordinare le attività che si renderanno necessarie al fine della loro attuazione».

Dulcis in fundo, «dare mandato all’onorevole Mario Tassone di rappresentare ai vertici dell’Udc, l’esigenza della convocazione urgente degli organi statutari del partito allo scopo di ripristinare il metodo di partecipazione democratica alle scelte politiche», tanto per capire chi è che sta muovendo i fili della protesta. Perché Tassone sarà pure un Matusa, ma è anche un politico convinto che la lotta (e la poltrona) non debba mai essere abbandonata. Pietro Bellantoni Il Corriere della calabria

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