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Stamattina siamo stati in Regione, presso il Dipartimento Lavori Pubblici, per tutelare le necessità della nostra comunità di Amantea.

scuolaIl 28 luglio scorso la Regione aveva inviato al Comune una comunicazione chiedendo di rinunciare ad uno dei finanziamenti di cui è beneficiaria la scuola media Mameli dichiarata inagibile il 4 marzo scorso.

In realtà i due finanziamenti non sono affatto incompatibili ma assolvono a due funzioni differenti: uno, di 5.900.000 euro è finalizzato alla ricostruzione della scuola, l’altro di 626.000 euro serve alla ristrutturazione dell’edificio dell’ex giudice di pace che dovrebbe essere la sistemazione temporanea degli studenti.
Abbiamo ricevuto attenzione da parte del direttore ingegnere Pallaria e dell'ingegnere Iiritano che ci hanno indicato le procedure da seguire nella piena consapevolezza che è necessario realizzare entrambi gli interventi. I dirigenti regionali lo hanno compreso benissimo mostrando piena disponibilità.

Noi abbiamo fatto la nostra parte ottenendo un risultato concreto su cui costruire lavorare.

Adesso il sindaco completi le procedure e attivi la macchina burocratica nel più breve tempo possibile.

Occorre poi trovare adeguata sistemazione per i ragazzi per l’inizio dell’anno scolastico previsto il 14 settembre, e questa soluzione non è il Campus, nemmeno in modo parziale!

D’altronde abbiamo incontrato la dirigente insieme alla consigliera Sicoli il primo agosto e il sindaco il giorno dopo ed entrambi convergevano sulla necessità di evitare il Campus.

L’alternativa esiste: occorre valorizzare gli edifici che abbiamo e dimostrare che siamo una comunità e che ognuno può fare dei piccoli sacrifici per il bene di tutti. In particolar modo in un sopralluogo effettuato a fine giugno con il sindaco abbiamo constatato che ci sono spazi pressochè sufficienti nel plesso Manzoni che è il più grande e il più sicuro di cui disponiamo. Occorre sedersi a tavolino ed avere la volontà di riorganizzarsi avendo presente la necessità di tutela dei minori prima di ogni altra esigenza.

Questa è stata e continua ad essere la nostra posizione sin dall’inizio di questa vicenda.


Cerchiamo di essere uniti tutti, in particolare noi genitori, e chiediamo la giusta tutela dei minori al Sindaco e alla Dirigenza scolastica come già lunedì scorso ha fatto un gruppo di pacifici e coraggiosi mamme e papà.

Pubblicato in Primo Piano

Guccione scrive alla Coldiretti in merito alla mobilitazione prevista per il prossimo 8 giugno e dice: ‘Ho letto con molta attenzione la lettera nella quale Coldiretti chiama alla mobilitazione, affinché si possa innescare, come lei dice, “un velocissimo cambiamento gestionale nell’azione di governo regionale da parte del presidente Oliverio, soprattutto nel comparto dell’agricoltura”.

 

Sicuramente conosce le mie ripetute prese di posizione e iniziative non solo per denunciare ritardi ed errori ma anche per cercare di stimolare, attraverso precise proposte, l’azione fattiva del governo regionale.

 

Un’azione amministrativa che, passata metà legislatura, non ha prodotto un profondo cambiamento e non ha generato sviluppo e lavoro, elementi alla base del programma del centrosinistra alle ultime elezioni regionali.

 

Non ho nessuna remora a condividere pubblicamente la piattaforma di Coldiretti e aderire in maniera convinta alla mobilitazione dell’otto giugno.

Sento la necessità e la responsabilità di aderire alla mobilitazione di Coldiretti, anche in virtù del fatto che sono stato il primo eletto in Calabria alle elezioni regionali del 2014, e perché mi auguro che questa iniziativa serva a determinare una svolta nella nostra Regione.

E’ cresciuto un clima di sfiducia verso il governo regionale.

Si può riconquistare questa fiducia solo attraverso una svolta vera, individuando obiettivi e priorità, rispondendo rapidamente e concretamente ai bisogni dei calabresi”

Una dichiarazione che afferma ,anzi attesta, il fallimento della amministrazione Oliverio.

Una dichiarazione che sembra avviare l’inizio di una nuova stagione della politica regionale

La fine (politica) di Oliverio e del suo modo di fare politica che è incapace di dare risposta ai bisogni dei calabresi

E Guccione usa il grande carro della Coldiretti, un carro che viene da lontano e che pare capace di fare una lunga strada.

Con chiunque.

E Guccione sembra saperlo!

Pubblicato in Calabria

cittanovaInarrestabile l’operato del nostro conterraneo Walter Cordopatri Attore Calabrese, fondatore e direttore artistico della SRC- Scuola di Recitazione della Calabria unica in regione che sta formando potenziali artisti in diverse discipline.

Da febbraio i corsi sono attivi per le varie fasce di età, molto positivo è stato il riscontro da chi partecipa direttamente e anche dai simpatizzanti presenti nello svolgere le lezioni, dando una boccata d’ aria nuova per Cittanova e per tutta la regione Calabria.

A scaldare gli animi è l’attesa de film sul sisma d'Emilia del 2012 "La notte non fa più paura" che arriva in Calabria per la prima volta con una proiezione unica e speciale!

 

Lo stesso è stato presentato alla camera dei deputati e al parlamento europeo di Bruxelles. Alla serata parteciperà il Cordopatri sceneggiatore e protagonista del film.

La pellicola è già stata pluripremiata nei vari festival in giro per l’Italia e non; fra i principali: “Premio Gianni di Venanzo 2015” miglior film, miglior fotografia, miglior colonna sonora. “Premio Banca del Valdarno (Cinema Fedic 2016)”.

All’ opera che meglio evidenzia i valori della cooperazione e della solidarietà. Bobbio Film Festival 2016 di Marco Bellocchio, in programma come evento speciale ed infine “Festa del Cinema di Roma Sezione Riflessi”.

Ora sarà il momento tanto atteso nella terra natia dell’ attore, il 21 di maggio corrente alle 21:00 il film sarà proiettato al cinema Gentile di Cittanova sede anche della scuola di recitazione, un momento di gloria e soddisfazioni, tanti sacrifici hanno portato al realizzarsi del lungometraggio che parla di una catastrofe naturale e di speranza come l’ Emilia anche la Calabria terra altamente sismica si rivede in quelle scene toccanti ma non bisogna fermarsi, rimboccandosi le maniche cercando di superare le avversità di madre natura.

 

Infine dopo l’incontro di questi ultimi giorni che ha messo a confronto la scuola di recitazione con il direttore del GFF Giffoni Film Festival ci saranno di consueto degli scenari che verranno svelati dopo la proiezione del film, cosa dire vale la pena recarsi a seguire l’evento, è la Calabria che vuole cambiare, quella che lavora, quella che non abbassa la testa e con caparbietà aspira a traguardi sempre più ambiti.

Pubblicato in Calabria

pronto soccorsoOggi ci occuperemo di pronto soccorso italiani dove, secondo la notizia riportata dalla “Stampa” di Torino, i tempi di attesa arrivano anche a 60 ore, quasi tre giorni facendo bene i calcoli. La denuncia è stata fatta dal sindacato dei medici i quali danno la colpa di questo notevole ritardo al taglio dei letti e dell’organizzazione.

Sapevamo da tempo che le cose nei pronto soccorso italiani non fossero rose e fiori, ma non fino al punto di lasciare i pazienti nell’ospedale di Cosenza in astanteria, su una barella, su un lettino di fortuna, su di una sedia quasi tre giorni. Non parliamo poi della lunga attesa per un codice verde. Tutto questo non lo abbiamo inventato noi, ma lo abbiamo appreso da una indagine dell’Anaao, il sindacato dei medici ospedalieri. Il quale da la colpa per i servizi inefficienti all’assenza di letti nei reparti, dove parte dei pazienti in pronto soccorso dovrebbero essere ricoverati. Non essendoci posti letto a sufficienza i poveri disgraziati pazienti vengono parcheggiati, se tutto va bene, nei grandi stanzoni dove il vecchio è costretto a stare accanto al ragazzo, dove un ragazzo accidentato è costretto a condividere il poco spazio con un tossico dipendente, e un malato colpito da infarto costretto a soffrire accanto ad una vecchia signora malata di cancro. Tutti i pazienti sono costretti a vivere nelle promiscuità e nessuno di loro ha diritto a un po’ di privacy. Sulle cause non ha dubbi il segretario nazionale dell’Anaao:- Le immagini trasmesse dai media di attese infinite in barella ( vedere i resoconti degli inviati negli ospedali da “Striscia la notizia”, specialmente quelli di Luca Abete”), sovraffollamento e promiscuità sono la chiara dimostrazione di cosa abbiano prodotto i tagli lineari a posti letto e personale-.. E così entrando nei pronto soccorso italiani troviamo pazienti in barelle in mezzo ai corridori, pazienti accidentati curati per terra, parenti delle vittime in agitazione con tanto di aggressioni a infermieri e medici. Le scene che si continuano a vedere nei nostri ospedali sono davvero raccapriccianti, indegne di un paese civile e a farne le spese sono soprattutto i soggetti più deboli, spesso persone anziane e sole, che si trovano ad affrontare la malattia senza avere il conforto e l’assistenza di un parente o di un congiunto. Vi ricordate, amici lettori di Tirreno Nerws, quello che noi abbiamo denunciato il 10 gennaio scorso quanto accaduto all’ospedale “Santa Maria la Pietà” di Nola? Persone curate per terra nel pronto soccorso per mancanza di barelle e di posti letto. I medici hanno preferito fare la defibrillazione ad un paziente sul pavimento pur di salvargli la vita. Le foto trasmesse dalla televisione non hanno dato una bella immagine dell’ospedale, ma i medici si sono giustificati così:- Era l’unica soluzione per far fronte all’emergenza-. Il guaio è che siamo nei pronto soccorso 365 giorni all’anno in emergenza. I cittadini si lamentano ed hanno ragione. Qualche volta perdono la pazienza ed aggrediscono gli operatori ospedalieri che non hanno nessuna colpa. Pretendono, però, un servizio sanitario adeguato alle tasse che pagano e soprattutto chiedono di non essere trattati come bestie. I nostri politici queste cose le sanno, ma fanno finta di non sapere. Tanto loro hanno i soldi per farsi curare all’estero o nelle cliniche private. E poi sono occupati in altre faccende. Alcuni devono preparare le elezioni primarie, alcuni devono rifondare partitini, altri invece devono lottare per mantenere lo scranno a Montecitorio o alla Regione Calabria, altri ancora sgomitano per mantenere i privilegi della casta. E agli ospedali chi ci pensa? E ai pazienti che soffrono nei corridori degli ospedali, sui pavimenti del pronto soccorso, chi ci pensa? Ci pensa Dio. Bella prospettiva. Siamo messi davvero maluccio. Non ci resta che piangere e pregare. O mio Dio, dammi la forza di resistere e fa passare questa brutta nottata.

Pubblicato in Cosenza

I presidenti delle Province di Cosenza, Franco Iacucci; di Crotone, Nicodemo Parrilla e di Vibo Valentia, Andrea Niglia, ed Enzo Bruno, presidente della Provincia di Catanzaro e componente del direttivo dell’Upi nazionale, si sono incontrati per discutere la situazione organizzativa e finanziaria delle province.

 

Il presidente Bruno ha introdotto il confronto sulla situazione delle Province calabresi partendo dalle difficoltà registrate sui territori “dopo le recenti emergenze neve e maltempo, che hanno causato danni ingenti al sistema viario di competenza provinciale dell’intera regione”.

 

In evidenza la condizione organizzativa, funzionale ed economica-finanziaria nella quale sono costrette ad operare tutte le Province d’Italia, e non escluse quindi quelle calabresi, “che gli interventi urgenti sul sistema viario in seguito al maltempo hanno ulteriormente aggravato in aggiunta alla già acquisita negatività dei tagli ai bilanci stabiliti dalla Legge Finanziaria 2015”.

 

Il presidente Bruno ha , poi, rimarcato:“Se dovessero essere confermati i 700 milioni di tagli previsti nessuna Provincia d’Italia sarà in grado di approvare i bilanci 2017, compromettendo il mantenimento dei servizi e la sicurezza degli edifici scolastici.

Cancellare il taglio già previsto dalla legge di Bilancio 2017 è indispensabile, ma non basta per rimettere in sesto le finanze di questi Enti”.

Nel corso della riunione dell’Upi, quindi, è emersa la necessità di aprire un confronto per una sostanziale modifica della legge Delrio, che dopo l’esito del referendum e quindi la conferma delle Province quale Enti di rango costituzionale “deve essere rivista, in particolare per le materie ancora non pienamente trasferite alla Regione Calabria, con particolare riferimento alle funzioni residuali per le quali le Province calabresi hanno già anticipato ingenti risorse per gli anni 2015 e 2016, come ad esempio quelle relative alla gestione dei centri per l’impiego, delle strutture culturali, sportive e dei parchi”.

I presidenti delle Province calabresi hanno, infine, evidenziato la necessità di instaurare un pregnante rapporto di solidarietà istituzionale, chiedendo un incontro urgente al presidente della Regione, Mario Oliverio, oltre che sollecitando sia la convocazione dell’Osservatorio regionale permanente che il tavolo tecnico sul Mercato del Lavoro già approvato dalla Giunta regionale.

I presidenti Bruno, Iacucci, Parrilla e Niglia, nel confermate la loro presenza nella riunione dell’Upi nazionale del prossimo 16 febbraio, porteranno al tavolo nazionale “le istanze e le esigenze non più procrastinabili delle province calabresi a garanzia della continuità dei servizi da erogare ai cittadini e della sicurezza del sistema viario e degli edifici scolastici”.

Pubblicato in Cosenza

I telegiornali locali in tutta Italia da anni colgono l’ occasione del Natale per riempire i loro programmi con notizie che rendano più sereni i giorni delle festività e forse ipoteticamente migliore l’anno che arriva, tentando di aiutare, così, la gente a vincere la disperazione della mancanza di lavoro, quella delle tasse che non si riescono a pagare, quella di una tavola vuota,ed in sostanza la paura di un domani incerto.

 

E così attraverso il presepe si presenta una società immutata nel tempo quasi a sostenere che il ci sarà un domani e che questo domani sarà lo stesso del passato.

Non si dimentichi che, come dice Neil Postman, notissimo docente USA esperto di comunicazioni fin dal cognome (che in inglese indica il Postino),la comunicazione audiovisiva sembra fatta apposta per intrattenere il cervello con suoni, colori e effetti speciali e impedirgli del tutto di svolgere il cosiddetto “ragionamento”.

Da qui la ben nota conclusione di Postman, e cioè che il popolo dei televedenti, la più recente umanità, sia diventata sempre meno capace di pratiche basate sull’intelligenza. Detto più brutalmente: più tempo passa e meno intelligenti diventiamo. In compenso siamo tutti molto più “sensitivi”. Cioè, andiamo a tentoni. Come le pecore.

 

Ma ecco il comunicato dell’amministrazione comunale:

“Difficile rendersene conto se non si visitano con l’occhio attento dell’osservatore e non del turista, cogliendone il particolare ed entusiasmandosi per il messaggio di pace che esprimono.

Dai tempi di San Francesco di Assisi, che nell’antica terra di Greccio diede vita alla prima rappresentazione della Sacra Famiglia, il presepe non è solo la rievocazione storica dell’inizio della cristianità, ma è anche arte allo stato puro, capace di emozionare e di rendere ancora più intenso questo particolare periodo dell’anno.

«La recente visita delle telecamere della Rai – spiega l’assessore al turismo Caterina Ciccia – ha consentito, anche a chi non conosce le peculiarità culturali di Amantea ed i suoi straordinari giacimenti artistici, di entrare in contatto con la passione dei maestri presepisti che, di anno in anno, riempiono i luoghi di culto, ma non solo, di magia e senso di partecipazione.

Alcuni di essi sono stati raffigurati nel servizio televisivo creato con maestria e sapienza dai giornalisti della più importante emittente televisiva regionale e nazionale, ma tanti altri sono racchiusi nella poesia del centro storico e di altre zone della città, tanto che possiamo parlare di un vero e proprio itinerario che fino al prossimo 2 febbraio sarà fruibile da chi vorrà concedersi un momento di riflessione e di serenità.

Sono tante le chiese che hanno aperto le proprie porte per consentire ai maestri della cartapesta, del legno e della scultura di rappresentare la propria idea della natività: la parrocchia di San Biagio (chiesa Madre), il complesso conventuale di San Bernardino da Siena, la parrocchia di Santa Maria La Pinta (Cappuccini), quella di San Pietro Apostolo a Campora San Giovanni, l’incantevole chiesa rupestre di San Giuseppe, quella del Carmine poco prima del palazzo comunale e la chiesa di Sant’Elia Profeta, meglio nota come chiesa del Collegio.

Da qui è possibile inoltre raggiungere l’area della chiesa di San Francesco, ai piedi del castello, restituita alla collettività nello scorso mese di aprile».

«L’arte presepiale amanteana – prosegue l’assessore – annovera, inoltre, tanti giovani artigiani che, tra mille sacrifici, portano avanti questa millenaria tradizione per regalare a grandi e bambini un sorriso.

Il proliferare di queste iniziative, unite alla storicità del presepe realizzato dal maestro Giuseppe Curcio, consente di vivere Amantea sotto una veste diversa che consente di percorrere le strade della città compiendo un viaggio nella memoria, apprezzando i particolari del paesaggio che la vita quotidiana, a volte troppo veloce, nasconde».

«Questa meritoria opera di conservazione della memoria – conclude l’assessore Ciccia – è portata avanti da tante persone che in maniera del tutto disinteressata e spinti dall’amore per la propria città consentono ai visitatori di amare Amantea in maniera del tutto spontanea.

 

A loro va il mio plauso. Questo è uno dei meriti di Antonio Cima, cui va il grazie dell’intera città. Egli è un conoscitore delle tradizioni locali e del borgo antico dove è nato e cresciuto.

Pronto a dispensare sapere a chi intende soffermarsi qualche minuto per ascoltare la storia non scritta, quella che non si trova sui libri, ma che prende forma e sostanza nei racconti del popolo. Amantea è anche questo e fino al prossimo mese di febbraio sarà facile rendersene conto».

NdR. E che sia Natale si rileva anche dal fatto che oggi si loda chi ieri veniva chiamato cancro dei Amantea!!

Arriva la Rai

 

I Cantori

 

I Figuranti

 

Le monacelle di Pino Dolce

 

Monacelle(m) et circensis

 

Tutti i presenti

 

Ecco cosa scrive l’ex dirigente generale del dipartimento Lavoro della regione Calabria.

 

“La durezza del provvedimento interdittivo che oggi mi ha travolto, assolutamente inaspettato, mi impone questo scritto pubblico, per un'avvertita esigenza di difesa che invece - nelle dovute sedi che dovrebbero essere di garanzia - è stata negata sia a me sia ai miei avvocati; non un documento d'accusa ci è stato offerto o messo a disposizione, nulla, solo un interrogatorio "al buio" (tanto da essere costretto al silenzio); eppure il carteggio è immane, centinaia e centinaia di carte per decine di fascicoli per una vicenda che ha avuto inizio non mesi, ma anni prima che io venissi chiamato a svolgere il ruolo di dirigente generale del Dipartimento Lavoro (incarico che ho mantenuto per nove mesi, dal giugno 2014 al febbraio 2015) e che si è conclusa due anni dopo la mia cessazione della carica.

 

Incarico, è doveroso precisarlo, che ho assunto in un momento molto difficile per il Dipartimento, abbandonato a se stesso, con un carico di lavoro consistente e senza alcuna collaborazione interna, tanto che dopo alcuni mesi (il 24 novembre 2014), nel rassegnare le mie dimissioni, ho chiesto alla nuova Giunta con atto formale - quale condizione per rimanere al mio posto - la rimozione di alcuni dirigenti e la rotazione dei funzionari del dipartimento per manifeste inadempienze (dirigenti e funzionari che, contrariamente a me, sono rimasti al loro posto).

 

Ho piena fiducia dei professionisti avvocati che mi sostengono e credo nella verità processuale perché si basa su atti e documenti, su indagini e riscontri, e confido nella Magistratura, anche se mi è difficile comprendere il perché di questa decisione, tanto violenta quanto sproporzionata e che per questo avverserò in ogni sede giudiziaria con i leciti mezzi che il codice di procedura penale mi fornisce.

La mia non è "cieca obiezione", non venga letta come scontata autodifesa; è esigenza di spiegazioni, necessità di comprendere come possa basarsi la misura interdittiva di 12 mesi che mi è stata comminata, e dunque l'allontanamento forzoso dal mio lavoro per un anno intero, sulle dichiarazioni di un coindagato, di un soggetto che - cosi per come emerge letteralmente dall'ordinanza oggi notificatami - ha prima reso dichiarazioni in un senso e poi, senza alcuna spiegazione (da lui fornita e nemmeno richiesta dalla Procura), in senso esattamente contrario, così riversando su di me l'intera gogna e responsabilità di fatti rispetto ai quali mi professo estraneo.

È questo che risulta davvero difficile accettare: non documenti, atti, provvedimenti da me adottati o qualsivoglia altra prova diretta, ma solo la testimonianza di chi «diversamente da quanto dichiarato in precedenza» (questa è la sua versione messa nero su bianco) all'improvviso getta fango su di me. Ottenendo, questo va detto, di rimanere saldamente al proprio posto, e forse si spiega allora il cambio di versione.

Andrò avanti, mi difenderò, la verità verrà fuori e ogni circostanza falsa brandita contro di me verrà perseguita nelle sedi opportune.

Per completezza evidenziamo che c’è una sorta di “pentito” in questa vicenda, che è Pasquale Capicotto da Pianopoli, funzionario regionale e già responsabile dei lavoratori lsu-lpu.

Sono le sue ricostruzioni dei fatti la base dalla quale partire per arrivare all’interdizione dai pubblici uffici.

Ma il giudice Greco ha scritto che “La ricostruzione dei fatti fornita delinea uno scenario di decadenza da fine impero nel quale si osserva la definitiva subordinazione di fondamentali gangli della pubblica amministrazione a interessi privati.

La degenerazione è tale che numerosi dirigenti apicali di uffici pubblici mostrano di adoperarsi al solo fine di dirottare risorse pubbliche in complessi – per non dire “perversi” – meccanismi volti a captare il consenso elettorale necessario ad alimentare le basi del potere gestito con disinvolta arroganza nell’ambito di organi istituzionali di diretta investitura democratica.

Le dichiarazioni di Capicotto provengono dal cuore di un sistema degenerato nel quale le istituzioni della Repubblica, disancorate dal perseguimento dei propri fini istituzionali operano al prioritario fine di assicurare la sopravvivenza di un sistema che pare del tutto inconsapevole di essere ormai prossimo alla catastrofe economica e finanziaria”.

Insieme con Vincenzo Caserta, 59 anni, nato a San Costantino Calabro (Vv), ma residente a Catanzaro, la interdizione è stata comminata anche a Gianfranco Scarpelli (cl. ’56), ex direttore generale dell’Asp di Cosenza nella foto a dx insieme con Gentile)e ad Antonio Perri (cl. ’54) di San Fili (Cs) direttore del distretto di Rogliano.

Pubblicato in Catanzaro

“L'avevo sentito il giorno di Natale e ci eravamo dati appuntamento in primavera per un convegno sull'importanza delle parole.

 

Tullio De Mauro era un intellettuale autentico e un signore d'altri tempi.

Nominato assessore alla cultura della Regione Calabria nell'aprile del 2010, durante la prima trasferta a Roma, andai a trovarlo a casa per conoscerlo. 

 

Infatti, all'inizio della mia esperienza istituzionale mi era sembrato importante confrontarmi con uno dei più importanti studiosi italiani, nella convinzione che il problema delle terre del Sud è anche quello di importare reputazione e coinvolgere nella definizione delle politiche pubbliche il meglio che il nostro Paese può offrire.

Nell'occasione, mi raccontò della sua esperienza di assessore alla Regione Lazio e poi di quella di Ministro e mi descrisse tante esperienze di eccellenza presenti nelle scuole italiane. 

 

Gli proposi la mia idea di sviluppare la cultura, l'istruzione e la ricerca nella mia regione partendo dal rafforzamento della lettura. 

Frutto di questa impostazione, fu, qualche mese dopo, il "Libro verde sulla lettura in Calabria", del quale scrisse la prefazione sostenendo che si trattasse di "una tappa significativa non solo per la Calabria, ma per l'intero paese. È tale perché delinea e propone una serie di iniziative assai concrete e dettagliate e, però, le prospetta in modo coordinato in quanto si ispira a una visione e concezione unitaria e articolata di ciò che possiamo e dobbiamo intendere per cultura". 

Ricordo le sue osservazioni profonde, il suo inquadrare il fenomeno della lingua come identità e sviluppo mentale, le sue riflessioni sulle conseguenze della lettura nello sviluppo economico e civile. 

Lo coinvolsi, sempre gratuitamente, come presidente di un comitato per la redazione di una legge regionale sulla valorizzazione del dialetto, che venne approvata all'unanimità dal Consiglio  Regionale nel 2012.

Ci siamo poi costantemente sentiti. Ho sempre tratto grandi motivazioni e intuizioni da quanto mi diceva, poiché era prodigo di suggerimenti e consigli. 

Nel 2013, la Calabria fu la prima regione "Ospite d'onore" al Salone del libro di Torino, inaugurato quell'anno da una mostra su Mattia Preti curata da Vittorio Sgarbi nella cornice della Reggia di Venaria Reale.

Durante quelle giornate presentammo "Il libro verde sulla lettura", illustrandone gli sviluppi a cominciare dal progetto "Un Libro per ogni nato", in base al quale per un intero anno consegnammo a tutti i nati nella regione un volume appositamente predisposto e che aveva per titolo  "Quando arriva la felicità". 

L'anno dopo in ottobre a Roma, insieme a Giuseppe De Rita, Umberto Broccoli e Giuseppe Roma, fu uno dei presentatori dello studio del Censis sul capitale culturale della Calabria, la prima ricerca del genere effettuata nel nostro Paese per individuare i reali fattori che potessero fare diventare la cultura un elemento centrale nella vita dei cittadini e nell'attività delle istituzioni.

Nel corso del suo intervento, de Mauro apprezzó il tentativo che era stato compiuto per creare un modello di sviluppo economico basato sulla cultura. 

Il mese successivo, con la fine della legislatura, si concludeva la mia esperienza di assessore, faticosissima ma a tratti esaltante.

Inviai, allora, una lettera in cui tracciavo un doveroso e sintetico resoconto dei risultati  raggiunti. 

La comunicazione più gentile e generosa me la scrisse proprio lui. Le sue parole davano un senso a un lavoro molto intenso e che, in ogni caso, non era ripetibile.

Mi scrisse per mail il 29 novembre 2014, alle ore 22.38:

"Caro Amico, mi permetta di chiamarLa così. E se con un raro colpo di genio il partito vincente si proponesse di salvaguardare tutto quello che Lei ha fatto di positivo per la cultura calabrese riproponendo Lei all'assessorato? È solo un sogno infantile? Un tempo, quando esisteva il partito comunista, era possibile parlare e discutere nelle sedi appropriate. Ora resta la malinconia di non sapere come trasformare stima e ammirazione per quel che Lei ha fatto in azioni concrete e opere. Mi conservi la Sua amicizia preziosa e vediamo che si può fare perché quel che Lei ha avviato continui.". 

È il ricordo più bello di quasi cinque anni di attività istituzionale. Anche perché era una considerazione, affettivamente di parte e improponibile, ma assolutamente disinteressata di chi valuta le persone per quello che riescono a fare.

Ho ripreso poi l'insegnamento all'Università. Per approfondire i miei studi, mi consultai più volte con lui per definire il significato di intelligence, che deriva non da "intus-legere" ma da "inter-legere", cioè mettere insieme, collegare, in quanto è una pratica che ha a che fare con l'intelligenza, la facoltà umana per eccellenza. 

Nel settembre del 2015, lo avevo invitato, insieme a Nicola Gratteri e Arturo Diaconale, all' "Università d'estate" di Soveria Mannelli, che aveva come tema "Ripartire dalle parole". Purtroppo non riuscì a venire, promettendomi che lo avrebbe fatto successivamente. Lo avevo chiamato a Natale proprio per questo.

Nel corso del nostro incontro, mi ero ripromesso di parlargli della vicenda del fratello Mauro de Mauro, giornalista scomparso nel 1969 e mai più ritrovato, la cui fine è ancora avvolta nel mistero.

Per me resta il dono della sua amicizia, la sua straordinaria figura di studioso da prendere ad esempio, unitamente all'inevitabile rimpianto di non averlo più ancora tra noi.

Ho voluto ricordare il mio rapporto con lui, per esprimergli la gratitudine di calabrese e di italiano, come amico e come rappresentante delle istituzioni.

Intendo, dunque, con gratitudine e affetto dargli merito che alcuni risultati raggiunti nella cultura calabrese, significativi o meno, sono stati possibili grazie al suo apporto disinteressato e prezioso.

In una delle sue ricerche, aveva evidenziato che circa il 76 per cento dei nostri connazionali non riesce a comprendere un semplice testo nella nostra lingua.

Con lui parlavo spesso delle ricadute che questo comportava in Italia sullo sviluppo dell'economia e sull'effettivo esercizio della democrazia.

Ecco, allora, il punto: tutto parte dalle parole. È questa probabilmente l'eredità che Tullio de Mauro, nella sua vita limpida e operosa, ci lascia.

Mario Caligiuri*

*Mario Caligiuri, fu l’assessore alla Cultura della Regione Calabria, che lanciò il progetto di sensibilizzazione chiamato “Calabria Jones” per avvicinare i giovani all’archeologia, visto che di beni archeologici è ricco il patrimonio locale. Questo progetto coinvolse quasi 5000 studenti in 107 scuole medie e si propose di alleviare i danni della ’ndrangheta, mostrando ai più giovani le tante risorse del territorio da sfruttare e valorizzare per la crescita comune ( da http://www.ilmegafono.org/calabria-jones-alla-scoperta-dei-beni-culturali/

Pubblicato in Italia

Una vicenda che se non fosse drammatica farebbe ridere, anzi sganasciarsi dalle risate.

I comuni hanno l’obbligo di depurare le acque reflue prima di immetterle nei laghi, nei fiumi, sul suolo e nelle acque costiere e freatiche.

 

 

 

Già, perché le acque non trattate rappresentano un rischio per la salute dell'uomo ed inquinano.

Secondo la legislazione dell'UE, infatti, entro il 2005 doveva essere introdotto un trattamento secondario per tutte le acque reflue provenienti da agglomerati con un numero di abitanti compreso tra 10.000 e 15.000 e per gli scarichi in aree sensibili, quali acque dolci ed estuari, provenienti da agglomerati con un numero di abitanti equivalenti compreso tra 2.000 e 10.000.

E la Commissione europea in data 26 marzo 2015 ha sollecitato l'ITALIA a migliorare la raccolta e il trattamento delle acque reflue sotto pena di sanzioni eonomiche.

Tra gli agglomerati più grandi figurano Roma, Firenze, Napoli e Bari.

Alcuni agglomerati non rispettano inoltre l'obbligo di applicare un trattamento più rigoroso agli scarichi in aree sensibili.

Sono interessati una ventina di enti locali tra regioni e province autonome: Abruzzo, Basilicata, Bolzano, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trento, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto. L'Italia non rispetta inoltre l'obbligo di eliminare il fosforo e l'azoto dagli scarichi in 32 aree sensibili.

Gli scambi di informazioni con l'Italia hanno confermato l'esistenza di quelle che la Commissione considera violazioni sistematiche degli obblighi UE.

La Commissione ha pertanto emesso un parere motivato.

Se non verranno adottate misure concrete per ovviare al più presto a tali carenze, la Commissione potrebbe adire la Corte di giustizia dell'Unione europea

Il 19 luglio 2012 la Corte di giustizia dell'Ue aveva statuito che le autorita' italiane violavano il diritto dell'Ue poiche' non provvedevano in modo adeguato alla raccolta e al trattamento delle acque reflue urbane di 109 agglomerati (citta', centri urbani, insediamenti).

A distanza di quattro anni la questione non e' ancora stata affrontata in 80 agglomerati, che contano oltre 6 milioni di abitanti e sono situati in diverse regioni italiane: Abruzzo (un agglomerato), Calabria (13 agglomerati), Campania (7 agglomerati), Friuli Venezia Giulia (2 agglomerati), Liguria (3 agglomerati), Puglia (3 agglomerati) e Sicilia (51 agglomerati).

La Commissione ha chiesto alla Corte di giustizia dell'Ue di comminare una sanzione forfettaria di 62 699 421,40 euro.

La Commissione propone inoltre una sanzione giornaliera pari a 346 922,40 euro qualora la piena conformita' non sia raggiunta entro la data in cui la Corte emette la sentenza.

La decisione finale in merito alle sanzioni spetta alla Corte di giustizia dell'Ue.

Se la Corte di giustizia dell'Ue comminerà le rilevanti sanzioni, chi le pagherà?

La regione? E cioè i calabresi tutti?

Ma non è giusto. Affatto. Le sanzioni dovrebbero essere fatte pagare a chi ha commesso l’omissione, ma come al solito, in Calabria, nessuno è mai responsabile di nulla.

E Renzi grida : Viva l’Italia!

Pubblicato in Italia

Parliamo del processo "Erga Omnes", condotto dalla Procura di Reggio Calabria contro lo scandalo dei rimborsi elettorali. Un'inchiesta che mostrerà l'uso allegro dei fondi pubblici da parte della politica locale.

 

I consiglieri regionali della Calabria avrebbero distratto o, comunque, utilizzato per finalità non consone alla normativa vigente, migliaia e migliaia di euro derivanti dai rimborsi elettorali.

 

Ora sono in 26 a rischiare il processo. Andrebbero a "fare compagnia" a Luigi Fedele e Nino De Gaetano, ex assessori regionali già a giudizio nel processo

Fedele e De Gaetano, in passato spediti agli arresti domiciliari (De Gaetano da assessore esterno ai Trasporti della Giunta Regionale di centrosinistra) sono già in dibattimento e per loro la Regione di Mario Oliverio ha scelto in maniera ignobile di non costituirsi parte civile per rivalersi su cui avrebbe dissipato migliaia di euro.

Ora, però, i pm Gaetano Paci, Matteo Centini e Francesco Ponzetta hanno chiesto il rinvio a giudizio per altri 26, tra consiglieri regionali, ex consiglieri, collaboratori e portaborse vari.

 

La procura di Reggio Calabria chiede il processo per tutti i 26 soggetti, politici o collaboratori, accusati di falso e peculato, reati operati nella gestione dei fondi pubblici destinati all’attività dei gruppi consiliari a Palazzo Campanella.

Le 26 persone rinviate a giudizio sono

i deputati del Pd Bruno Censore,

Ferdinando Aiello, e

Demetrio Battaglia,

il senatore Giovanni Bilardi

e poi Carmelo Trapani collaboratore del senatore Giovanni Bilardi,

Vincenzo Ciconte,

Giovanni Raso e

Candeloro Imbalzano,

l’ex presidente di Regione Calabria, Agazio Loiero,

l’ex segretario questore del Consiglio regionale, Giovanni Nucera,

gli ex consiglieri Pasquale Tripodi,

Alfonsino Grillo,

Alfonso Dattolo,

Nicola Adamo,

Giuseppe Bova,

Antonio Scalzo,

Francesco Sulla,

Sandro Principe,

Pietro Amato,

Mario Franchino,

Emilio De Masi,

Domenico Talarico,

Mario Maiolo,

Carlo Guccione.

 

Chiesto il processo anche per l’assistente amministrativo Giovanni Fedele e per Diego Fedele, figlio dell’ex assessore regionale ai Trasporti, Luigi, il quale è già in giudizio con rito immediato.

Pubblicato in Reggio Calabria
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