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olioIl titolare di un oleificio di Cleto, è stato denunciato dai militari della Delegazione di Spiaggia di Amantea, dipendente dalla Capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina, dopo aver accertato, nei giorni precedenti, irregolarità in materia di smaltimento di rifiuti liquidi dell’attività produttiva.

 

Dal controllo effettuato, infatti, è emerso che il titolare dell’oleificio smaltiva illecitamente i rifiuti derivanti dal ciclo produttivo, disperdendo nell’ambiente circostante e in un attiguo canale d’acqua, affluente del torrente Torbido, le acque di vegetazione prodotte dal processo di molitura delle olive miscelate a quelle di lavaggio dell’impianto.

 

Per queste infrazioni, è scattata la denuncia per i reati di illecito smaltimento di rifiuti liquidi e per l'utilizzazione agronomica di acque di vegetazione dei frantoi oleari al di fuori dei casi e delle procedure previste. E’ stato, inoltre, effettuato il sequestro preventivo urgente delle vasche di raccolta, previa comunicazione al magistrato di turno della Procura della Repubblica di Paola.

 

Al titolare del frantoio è stata infine contestata la mancanza del previsto registro di carico e scarico dei rifiuti non pericolosi, infrazione per la quale è prevista una sanzione amministrativa di oltre duemila euro.

Pubblicato in Cronaca

gigi002‘Voi che sapete che sia l'amor, donne vedete se io l'ho nel cor.’ Dalle “Nozze di Figaro” di A. Mozart.


Quando nacque Afrodite, nacque la bellezza e nacquero anche tutti i suoi generosi doni godibili nella molteplicità e nella complessità delle forme, dei suoni e dei colori...

 

Rose e peonie moltiplicarono i loro petali, un uccello canoro rendeva più complessi i suoi trilli, gli alberi d’estate emisero milioni di foglie, le viti si avvilupparono, i ciottoli e la sabbia batterono senza fine contro le rive del mare, di quel mare da cui Lei era nata.

 

Il mito sembra essere la rappresentazione inconscia delle decisive situazioni esistenziali, rivestendo per gli esseri umani tanta importanza perché nelle sue confessioni non oscurate dalla coscienza si possono cogliere le esperienze umane fondamentali nella loro autenticità.

Cosa accadde a Psiche, dopo essere stata spinta dalle forze matriarcali, ostili all’uomo nell’avvicinarsi al letto munita di lampada e coltello per uccidere un presunto mostro, che altri non era che Eros? La persona Psiche al giaciglio di Eros non sembra più la creatura languidamente irretita e stordita dal piacere che vive nell’oscuro paradiso del sesso e del desiderio. L’individuo capace d’Amore sarà completo in Sé e lascerà che l’Altro sia proprio Altro-da-Sé.

 

L’Altro allora non sarà narcisisticamente tenuto lontano o rifiutato, non sarà oggetto idealizzato né oggetto di dipendenza, e tanto meno investito di richieste, bisogni o altre compensazioni la cui natura intrinseca richiede risoluzioni intrapsichiche. Nel momento del fatale fraintendimento, ossia che si faccia dell’Altro il proprio principio risolutore, l’amore percepito si affretterà presto a svanire trascinando con sé il destino della relazione e facendosi sostituire da rabbia, rancore, delusione e vuoto.
Cosa importa se il pugnale
Ha trafitto un’anima?
Resteranno per sempre questi versi,
più forti di quella lama!
Cosa conta se la sofferenza
prosciuga il mare e adombra la volta celeste?
Questi pochi versi,
dolce consolazione,
Vengon fuori da quel dolore.
Questo meccanismo appare ben chiaro se si riflette sul fenomeno dell’innamoramento, intendendo con esso quell’iniziale fase di idealizzazione dell’Altro e della relazione. Talvolta l’innamoramento termina portando ad una nuova fase individuabile nello sviluppo della relazione, altre volte, invece, nessuna farfalla coincide con la morte del bruco. Quando il partner delude le aspettative dell’innamorato, ne interrompe le proiezioni, cosicché tutto ha termine, e dopo l’innamoramento, nulla. Quando si verifica la cacciata da quel paradiso? Quando termina l’innamoramento? La risposta è custodita proprio nel crollo delle illusioni: l’innamoramento termina cedendo il passo all’Amore o al vuoto, quando l’Altro emerge con la sua identità tradendo le proiezioni precedenti. Da semplici osservatori, ogni qual volta ci si trova di fronte ad una forma patologica d’amore si è testimoni di una relazione pervasa dalla dimensione del Potere. Il Potere si insinua fra le pieghe della relazione annullando la paritarietà, la possibilità di scambio, di crescita personale e di dialogo relazionale. Viene creata una situazione di rigidità mortifera dove ogni onesto slancio vitale cede il posto al controllo, allo sfruttamento, all’annullamento dell’Altro come fine della relazione. L’Amore dunque, perché sia tale, prevede sempre una dimensione a tre: un Io, un Altro e una Relazione. Il viaggio amoroso, diventa la metafora della ricerca interiore, e più in generale di quel cammino incessante che si chiama esistenza, tutti i momenti della quale, nessuno escluso, e compresi quelli definibili come di smarrimento, concorrono a plasmare l'identità di ogni persona. Un modo ben diverso di intendere il viaggio in un'epoca di connessione costante e di azzeramento virtuale della fisicità, in realtà decisivo per sottrarre alla tecnica il monopolio della nostra vita.

“Della Donna? Ebbene, può darsi
che si muoia del suo morso;
ma non macchiar la sua vita
dicendo male di Donna.”

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Calabria

logL'associazione culturale Longotherapy è lieta di invitarvi alla presentazione del romanzo storico ''Alle soglie dell'ultimo giorno' ', dello scrittore Sergio Ruggiero, domenica 21 febbraio, ore 17.30 presso il Teatrino comunale, sito in piazza San Francesco nel centro storico di Longobardi (Cs).

Premiato come Miglior romanzi storico al concorso letterario nazionale Unicorno - Rovigo 2015, l'opera è ambientata per due capitoli nel territorio di Longobardi. La presentazione prevede proiezioni video ed esibizioni musicale dello stesso autore, nonché la lettura di brani del romanzo. Siamo nell'Anno Domini 870,sullo sfondo di un'epoca segnata dal primato dei Franchi, dalla decadere longobarda e dalla crudeltà dei Saraceni. Scontri culturali e religiosi epocali, infedeli e cavalieri. L'invenzione narrativa si innesta su fonti storiche, per raccontare un mondo pieno di mistero, terribile, affascinante, tra amori, dolore e morte. Dove tutto si basava sulla spietata legge della guerra, mirando contemporaneamente alla conquista dell'eternità. Sergio Ruggiero è nato ad Amantea nel 1962, dove vive, svolgendo la professione d'architetto. È sposato e ha due figli. Appassionati lettore, ha scritto diversi romanzi storici : La rosa d'Ajello, Il respiro del mare, Nel segno del cuore, tutti premiati a livello nazionale e internazionale. E Tre croci a pietramala (inedito).. Continua dunque l'attività dell'associazione, all'insegna della promozione del territorio, dell'arte e della cultura.

La Procura ipotizza il reato di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico in relazione al dissesto finanziario dell'ente.

 

I bilanci sarebbero stati taroccati per nascondere il disavanzo.

Sotto inchiesta l'ex sindaco, amministratori in carica e passati, burocrati e revisori dei conti

 

E’ successo a Scilla.

La Procura di Reggio Calabria ha emesso 24 avvisi di garanzia nei confronti dell'ex sindaco Gaetano Ciccone, di assessori e consiglieri comunali attuali e passati, dei dirigenti e dei revisori dei conti.

Sono tutti accusati di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico in relazione al buco di bilancio che ha poi portato, nel 2012, al dissesto del Comune.

La Procura nei giorni scorsi ha notificato la conclusione delle indagini e ora chiederà il rinvio a giudizio dei politici e burocrati coinvolti.

 

L'inchiesta condotta dal pm Antonio Cristillo riguarda, in particolare, gli anni che vanno dal 2004 al 2011, quando alla guida del Comune c'era Ciccone Pasqualino, fratello dell'attuale sindaco.

I bilanci dell'ente, secondo l'ipotesi della Procura, sarebbero stati taroccati per nascondere il disavanzo di amministrazione, procurando «intenzionalmente danno ingiusto al Comune consistente nel determinare lo stato di dissesto e il suo progressivo aggravamento».

 

Tra gli indagati figurano anche amministratori in carica, come Girolamo Paladino (vicesindaco), Filippo Cotroneo, Domenico Mollica, Francesco Santacroce, Giuseppe Federico e Pietro Mangeruca (consiglieri). Sotto inchiesta anche gli ex amministratori: Nino Vita, Francesco Bellantoni, Pasquale Arbitrio, Domenico Cambareri, Domenico Diano, Francesco Fava, Giuseppe Bova, Mariano Como e Rocco Giordano.

Nel mirino anche gli ex revisori dei conti Giovanni Aricò, Antonio Calarco e Daniele Palumbo, l'ex responsabile dell'area tecnica Antonio Caratozzolo, l'attuale capo dell'area economica Rodolfo Fontana, l'ex titolare dell'area amministrativa Giovanna Bellantoni e quello del settore vigilanza Giuseppe Facciolà.

Pubblicato in Reggio Calabria

giZeus era abituato a guardare la Terra dall’alto dell’Olimpo e la trovava deserta e desolata anche se abitata da uomini e da animali.

 

Questi vivevano stentatamente, nascosti nelle loro tane e nelle profonde caverne dalle quali uscivano raramente e solo di notte, gli uni temendo gli altri, s'avventuravano fuori in cerca di cibo. Dopo aver riflettuto sulla misera vita dei terrestri, Zeus mandò in basso Epimeteo, figlio di un Titano, con il compito di migliorare l’esistenza degli uomini e degli animali, dotandoli di artigli, zanne, ali, fiuto, udito, velocità, astuzia e forza.

 

All’uomo, che per paura era rimasto nascosto, non diede nulla.

La cosa non sfuggi a Prometeo, fratello di Epimeteo, che aveva assistito alla nascita di Atena, dea della sapienza, dalla testa di Zeus, e la dea stessa gli aveva insegnato l'architettura, l'astronomia, la matematica, la medicina, l'arte di lavorare i metalli, l'arte della navigazione. Prometeo non poteva accettare che gli uomini conducessero una vita così infelice e meschina, così pensò di dar loro un prezioso dono.

 

Prometeo pensò di rubare il fuoco e una notte, dopo aver addormentato Vulcano con una tazza di vino drogato, portò via qualche scintilla che nascose in un bastone di ferro cavo; poi corse dagli uomini ed annunciò che recava loro il dono più grande.

Ben presto tutta la Terra brillò di fuochi attorno ai quali gli uomini cantavano felici! Contrariamente a Epimeteo “quello che non si cura”, Prometeo era “colui che si preoccupa”.

 

Col fuoco gli uomini riuscirono a scaldarsi d'inverno, cuocere la carne che, come animali e con gran fatica, mangiavano cruda; tenere lontane le fiere, illuminare le caverne; riuscirono a fondere i metalli e darsi così attrezzi per lavorare la terra ed armi per difendersi e cacciare. Zeus, temendo che gli uomini col fuoco sarebbero diventati troppo superbi, decise di mandare loro solo sciagure (fatica, malattie, preoccupazioni e guerre fra di loro). Prometeo per punizione, venne legato ad una rupe nel Caucaso.

 

Rimase lassù, legato sulle rocce e su vertiginosi precipizi.

Ma non dovette soffrire solo fame, freddo e sete! Ogni giorno, infatti, una grande aquila veniva svolazzando da lui e con gli artigli gli squarciava il ventre, divorandogli il fegato; durante la notte il fegato ricresceva, le ferite si rimarginavano e il mattino dopo Prometeo doveva subire nuovamente quella tortura. Un giorno Ercole vide l'aquila straziare Prometeo incatenato; uccise il rapace e spezzò le catene, permettendo a Prometeo di opporsi a Zeus che aveva deciso di distruggere il genere umano per creare un’altra stirpe.


Mai come adesso il mito di Prometeo dovrebbe ispirare espressioni artistiche, ribellione e variazioni interpretative. Purtroppo nella cultura contemporanea sembra essersi cristallizzato, anche linguisticamente. Prometeo combatteva contro uno Zeus tiranno e capriccioso.

Per quanto infuocati siano gli strali dei Prometeo moderni è difficile sostenere che abbiano come bersaglio il dio dei Potenti. I Prometeo moderni dovrebbero essere consapevoli che forza e politica non possono essere dissociate.

Dovrebbero combattere, al fianco dell’umanità, e senza sconti, il pacifismo religioso, la sintonia tra poteri economici transnazionali, regimi autocratici spacciatori di libertà gratuita. Il tutto nel contesto di una globalizzazione controllata che sembra propensa a esportare solo termini retorici come la “democrazia”, in realtà impone la tirannide travestita da Stato liberal democratico, con la pretesa congenita di farsi arbitro del bene e del male. “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.

 

Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”.( Bertold Brecht) Non ci si può illudere di salpare i marosi senza conoscerli nell’ apparente periodo di bonaccia come nella tempesta. Solo una collettiva coscienza osservatrice, particolarmente in un periodo come questo, può far fronte agli Dei e costruire nuove forme di convivenza non indotte. Rifarsi ad una cultura antica che ha permesso di sviluppare la capacità di cogliere la complessità delle cose. Si tratta di un capitale enorme che va alimentato e investito. E questa appunto la condizione moderna, dopo che sono entrati in crisi i grandi sistemi di certezze, le fedi incrollabili che costituivano i punti di riferimento della vita secondo gli Zeus contemporanei.

“Sono venuto a portare il fuoco sulla Terra. E quanto vorrei che fosse già acceso”.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

in memoriaAl mio ritorno dall’Ovest canadese e dalla tendenza delle sue città di espandersi orizzontalmente. Sempre più inaccessibili gate communities.

Sempre più alienazione. All’improvviso riemerse dalla mia mente una sera di qualche anno fa a Firenze. Invitato ad una cena insieme all’amica Viviana. Fra le persone presenti c’era anche l’architetto Leonardo Ricci, allora preside della facoltà di Architettura. Avevo letto alcuni suoi articoli che mi avevano entusiasmato.

Così mi ritrovai a chiacchierare con lui sul ruolo dell’architetto nell’era moderna. Lui stava per lasciare l’università e andarsene in pensione. Mentre cercavo fortemente di concentrarmi su cosa stesse dicendo, venivo distratto, di tanto in tanto, dalla bellezza di una donna che si accompagnava ad un altro professore.

 

Ciò che rimane di quella conversazione sono i frammenti di un suo sogno segreto. Poter progettare e costruire una sola casa. Qualcosa che assomigliasse ad una chiesa ma nel suo significato primo di casa per tutti.

Una casa aperta giorno e notte. Una casa in grado di permettere alle persone di socializzare e conoscersi. Un’ agorà, non certo virtuale, per rompere il cerchio di solitudine, alienazione e odio. Una casa per tutti coloro che vivevano nelle città e sentivano il desiderio di stare insieme in pace e con amore. Era un sogno che per realizzarlo non poteva progettarlo e costruirlo da solo.

Era il racconto di un grande irregolare della cultura italiana del secondo ’900, un intellettuale caratterizzato da un netto furore laico.

Si era formato durante la II guerra mondiale all’interno di una cultura minoritaria e per molti versi radicale come quella valdese (a Firenze contava personalità come Franco Fortini e Giovanni Klaus Koenig).

Finita la guerra Ricci fu l’animatore di alcune esperienze sociali uniche, come la comunità di Agàpe, costruita facendo spaccare e trasportare le pietre a giovani ex partigiani e fascisti perché anche loro imparassero a “ricostruirsi” insieme. Qualcosa di molto simile ai kibbutz israeliani degli anni sessanta.

 

Le parole di Ricci mi risuonano ancora nelle orecchie: “…La forma è una conseguenza del potenziale di vitalità insito dentro l’oggetto che sta per nascere. Fare un’architettura vuol dire far vivere la gente in un modo piuttosto che in un altro”.

Quello che invece sta succedendo nell’Occidente e non solo, avrebbe fatto inorridire il visionario Ricci e la sua idea di convivenza. Ci sono delle notevoli rotture in corso. Non si tratta soltanto di un “di più” della stessa cosa. Siamo di fronte a una serie imponente e diversificata di “espulsioni” sociali, una serie che segnala una più profonda trasformazione sistemica, che viene volutamente documentata a pezzi, in modo parziale, in studi specialistici diversi, e dunque non viene narrata come una dinamica omnicomprensiva che sta conducendo l’umanità in una nuova fase del capitalismo globale, e della distruzione globale.

Quella delle “espulsioni” va distinta dalla più comune nozione di “esclusione sociale”: quest’ultima avviene all’interno di un sistema e in questo senso può essere ridimensionata, migliorata, perfino eliminata. Nel sistema del potere attuale e di quello del prossimo futuro le espulsioni attraverseranno domini e sistemi diversi, dalle prigioni ai campi profughi, dallo sfruttamento finanziario alle distruzioni ambientali. Vi saranno e vi sono già diversi modi di “espulsioni” che producono esiti estremi da un lato, e che dall’altro potrebbero essere familiari e ordinari.

Tra gli esempi dei processi di espulsione, vanno ricordati il crescente numero degli indigenti; degli sfollati nei paesi poveri ammassati nei campi profughi formali o informali; dei discriminati e perseguitati nei paesi ricchi depositati nelle prigioni; dei lavoratori i cui corpi sono distrutti dal lavoro e resi superflui a un’età troppo giovane; della popolazione attiva considerata in eccesso che vive nei ghetti e negli slums e i massicci esodi di disperati che fuggono, da un lato all’altro, dalle guerre e dai massacri, in una specie di recinto dove normalmente si addestrano i cavalli selvatici. Riciccia davanti ai miei occhi quell’uomo; quell’architetto visionario che alla fine della sua carriera voleva essere ricordato come un rivoluzionario: “…Così cominciavo la mia prima lezione.

 

Sentite ragazzi. È arrivato fra noi il momento di fare una scelta: scelta nella confusione. Questa scelta non può essere gratuita. Voi farete dell’architettura. Ma fare dell’architettura non vuol dire progettare una forma piuttosto che un’altra. Questa è una posizione inammissibile oggi.

La forma è una conseguenza del potenziale di vitalità insito dentro l’oggetto che sta per nascere. Fare un’architettura vuol dire far vivere la gente in un modo piuttosto che in un altro. Come farete voi a regolarvi? Allora la vostra architettura sarà soltanto la testimonianza di un atto vissuto dove la gente possa compiere atti vitali e coscienti. Forma quindi, ma non più forma simbolo, non più forma droga, ma forma ‘atto’ ”. Che brutto scrivere quando mancano i gesti, mancano gli occhi delle persone vive di fronte a te. Manca soprattutto la ‘presenza’ degli altri di quegli altri che annegano nel mare di Ulisse e che non avranno mai una casa.

Sto guardando il cielo sopra di me. Le foglie stamattina si muovevano appena.

L’aria tremava e veniva da lontano, come dalla preistoria. Un suono ovattato, attutito, tanto da diventare ‘ricordo’, era il rumore di un elicottero. Strano! Sembrava il suono di una libellula che faceva fatica ad alzarsi dal suolo.

Ed ecco il sogno della notte invadere la mia mente.

Sul terrazzo, inarcavo la schiena. Respiravo a pieni polmoni. Una barca a vela fendeva il mare. Guardo Lei in lontananza. Mi sorride. Lei è dolce. Le sorrido. Ho voglia di prenderla. Di stringerla a me.

Sentire il sole dalla sua pelle. Entrare dentro di lei come nel mare! Star bene. Star bene insieme! Ma che stupido. Mi sorride. Ma sento che è delusa. Anch’io sono deluso mentre l’elicottero scompare oltre la collina.

Che c’entra tutto questo, con l’architettura, con la barbarie, con la tristezza del vivere? C’entra il mondo.

 

Il mondo come un grande enorme battello sospeso nello spazio. Questo battello che ruota e si muove velocissimo intorno al sole portando con se alberi, case e l’umanità.
“Sole splendimi sin dentro al cuore, vento caccia via pensieri e pene, non v'è al mondo diletto maggiore che andar vagando sconfinatamente”. (Herman Esse)

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Iacchitè continua ad essere il punto di riferimento per chi cerca una giustizia che la Giustizia stenta a garantire.

 

Ecco cosa scrive:

Ci arriva una grave segnalazione dal Vibonese.

“Sono un amministratore di un comune vibonese, da anni partecipo al bando del servizio civile ed è da anni che mi ritrovo a leggere sempre le stesse graduatorie, sempre gli stessi che entrano…

Il servizio civile è stato gestito e valutato da Fondazione Calabria Etica per anni ma da quest’anno sembra sia opportunamente passato in maniera diretta alla Regione ma la realtà è completamente diversa.

Gli ex coordinatori e lavoratori di Calabria Etica redigono progetti, con  tanto di compenso, in alcuni Comuni e come per magia vengono approvati dalla Regione, che dovrebbe vedere come il fumo negli occhi questa gente, visto quanto è accaduto.

E invece i responsabili che controllavano Calabria Etica sono rimasti all’ufficio servizio civile senza che nessuno (e quindi anche la procura) se ne sia accorto.

La questione è molto grave perché questo atteggiamento significa che la storia non cambia.
E che la procura di Catanzaro non è attenta come dovrebbe.

Mi chiedo e vi chiedo: Calabria Etica è ancora viva e gestisce dietro le quinte il servizio civile?

Di conseguenza, chi vuole dare un’opportunità a giovani ragazzi per entrare nel
servizio civile deve sborsare 1700 euro per un progetto di 20 paginette…

Se fosse vero che la Regione controlla le attività del servizio civile perché non nota la graduatoria copia di ogni anno per il servizio civile?

Quien sabe.

Lettera firmata”

Permetteteci di non fare commenti sulla vicenda ma di attendersi una qualche risposta da parte della regione e del governatore.

Pubblicato in Calabria

pallePer quanto si possa essere suggestionabili e sprovveduti, non è possibile che si creda a cose inverosimili, a cose straordinarie di cui evidentemente non c'è alcuna traccia nella realtà, ad informazioni non verificate che parlano di cose importanti o assurde. Il tutto si riduce nel credere nell'equivalente dell'asino che vola e si traduce spesso e volentieri in un affronto alla ragione.

 

E chi fa notare che si tratta di una bufala viene schernito e additato come disinformatore, iniziando ad essere pubblicamente detestato da tutti coloro che credono nella frottola.

È chiaro che le bufale che affollano le strade della città, internet, e non solo, siano letteralmente campate per aria, eppure ricevono molto seguito e sono in tantissimi a crederci e persino a difenderle.

 

Lo Sparaballe commentatore, soprattutto per le strade cittadine, su internet, su youtube o nei blog, sempre più spesso “critica” in malo modo le analisi puntuali di altre persone. In questi suoi, chiaramente dettati dall’alto, commenti negativi, ci sono tutta una serie di elaborati insulti che risultano palesemente stupidi e che di per sé presuppongono il fatto che si conosca bene la persona a cui sono indirizzati, ma non è così perché si parla di persona di cui si sa pochissimo se non del tutto nulla.

In realtà, si attiva in Sparaballe un meccanismo psicologico in cui si dice all'altro quello che si pensa criticamente su se stesso, cioè si insulta un quasi sconosciuto volendo però in realtà insultare se stesso! Così si assiste a scene dove dei creduloni ignoranti danno praticamente del credulone ignorante ad uno scettico un po’ più preparato! Ovviamente, molti dei commenti stupidi che si ascoltano e riportati su internet riflettono anche evidenti disturbi mentali di chi li concepisce, soprattutto quando chi scrive certe assurdità è davvero convinto di quello che dice ed insiste pure sulle sue assurdità.

 

In Sparaballe non c’è neanche l’ombra del dubbio. Dalle modalità con cui ci riferisce i suoi vissuti mentali, e questo avviene, spesso, in maniera drammatica: lui è talmente sicuro di essere nella verità (anche se indotta dai suoi padroni) che la vuole imporre agli altri e si esprime, appunto, con comportamenti drammatici. Naturalmente di fronte a personaggi di questo genere non c'è nulla da fare.

Il caso è disperato. Addirittura nei casi più gravi di squilibrio mentale, il soggetto interessato inizia a diffamare pubblicamente chi fa gli sbugiardamenti. Insomma, in persone con disturbi mentali c’è una certa difficoltà psicologica ad accettare semplicemente che una persona un tantino colta effettui di sua iniziativa, ed in modo indipendente, degli sbugiardamenti su cose false ed elaborate, secondo coscienza.

In alcuni casi, la modalità rigida di pensiero dell’establishment amministrativo, spinge Sparaballe e parte della collettività a non fidarsi di nessuno.

In particolare di qualche disturbatore della quiete pubblica, venuto dal freddo. I temi di base di questi pensieri sono orientati al controllo, all’arricchimento personale, alla diffidenza e alla sospettosità. Qualsiasi parola o azione espressa da “altri” viene interpretata come minacciosa.

Molto spesso si usa l’espressione colorita “E’ andato in paranoia“ intendendo riferirsi ad una condizione di confusione – più o meno accentuata, indotta dalle cause più disparate, alle quali seguono comportamenti incongrui rispetto alle comuni, quotidiane situazioni esistenziali. Sicuramente l’utilizzo improprio di questo termine, spesso disinvolto nella comunicazione, deriva da una conoscenza superficiale del termine.

 

La lente psicologica costringe questo tipo di potere amministrativo in un mondo egocentrico in cui tutti agiscono contro di esso, per questo si sente costantemente sotto attacco.

L’unica soluzione che momentaneamente riesce ad allentare l’ansia costante, ma in seguito diviene la gabbia in cui ci si chiude, è difendersi costantemente dalle critiche, ritenendole attacchi esterni che possono arrivare da un momento all’altro, quindi cerca incessantemente di tenere la situazione sotto controllo.

Vivendo in questo clima di sospetto e diffidenza arriva a dubitare delle azioni e intenzioni dei propri familiari, o della fedeltà delle persone care, o della lealtà di un amico, cosa che lo spinge ad effettuare un monitoraggio costante, per evitare di essere tradito.

Per capire come viene giudicato dagli altri tende a trascurare i contenuti delle conversazioni prestando però molta attenzione al linguaggio non verbale. La credenza, di questo tipo di amministrazione malata, sulla veridicità dei propri costrutti mentali è così radicata che percepisce gli altri o il mondo come sbagliati.

I problemi non provengono mai da sé stessa e dai suoi comportamenti a dir poco strafottenti. Quindi ha solitamente un’alta resistenza al cambiamento. La forma più grave si ha quando siffatta personalità arriva a credere di essere perseguitata o spiata, fino a vivere immersa in una realtà tutta sua in cui qualcuno la vuole avvelenare, o è vittima di un complotto per impedirle di portare a compimento il mandato “divino”, o si sente osservata, controllata, pedinata.

Mai criticata! Vedendosi costantemente sotto minaccia, l’unico modo per non essere attaccata è restare costantemente sulla difensiva. Quindi controlla scrupolosamente tutto e tutti. Mostrandosi agli altri con un comportamento chiuso, sospettoso, sempre sul chi va là, non fa altro che mettere chi gli sta intorno a disagio e sulla difensiva e quindi sarà guardato a sua volta con diffidenza.

 

Il potere amministrativo e non solo, dubitando sempre di tutto e tutti, e non potendosi fidare di nessuno tranne che di se stesso, vive costantemente nel dubbio. Da una parte le persone asservite, uno fra tanti Sparaballe, che guidate dal “buon senso” lo assecondano come anche una buona parte della collettività che, non sapendo capire la realtà, preferisce affidarsi a interpretazioni altrui essendo priva di spirito critico.

Una collettività incline ai facili entusiasmi, a credere subito in ciò che sembra essere positivo, non fa nessuno sforzo per stabilire se è realmente positivo. Sposa una causa senza scorgerne le contraddizioni, pensando che sia stupido l'atteggiamento di chi rifiuta a priori di credere in qualcosa che potrebbe esistere. Il vero problema è che se si crede senza capire o senza avere prove, si può credere a tutto. Dall’altra i pensieri che guidano l’Establishment al sospetto (se non mi capisci, trami contro di me).

Questa dualità tra “buonsenso e struttura rigida d’interpretazione del mondo” spinge i potenti a cercare costantemente
indicazioni che avvalorino i loro radicati costrutti mentali. Tutte le informazioni vengono interpretate in modo rigido, sempre in linea con la propria idea di minaccia. Da un punto di vista patologico, siffatto atteggiamento viene definito con un termine per nulla rassicurante: “paranoia” che è una vera e propria malattia mentale poco conosciuta perché poco diffusa nella sua forma pura.

Consiste in un’alterazione del funzionamento delle capacità intellettive umane. Ognuno di noi crea e usa degli schemi di ragionamento e cerca di non discostarsi troppo dagli schemi che le altre persone hanno creato a loro volta, altrimenti si entrerebbe in conflitto e non ci si capirebbe mai. Il sistema di potere che soffre di paranoia trova difficoltà a paragonare le sue certezze con quelle degli altri e dentro di sé, all’insaputa di tutti, attiva la convinzione che le idee che ha in testa le siano suggerite da un’entità del sacro, cioè soprannaturale.

Il paranoico è una persona che è talmente sicura di ciò che dice, persegue, pretende, da considerarsi quasi il messaggero di Eris una divinità particolarmente sanguinaria e crudele, talmente crudele, che Omero nelle sue opere la chiama “signora del dolore”. Ma tutto questo Sparaballe e il suo pubblico lo ignorano.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

La Calabria è stretta nella morsa del gelo con la colonnina che è scesa vertiginosamente negli ultimi giorni.

Il picco del freddo si è raggiunto nella notte sulle vette della Sila con -18 gradi, ma anche nelle principali località della zona si è andati abbondantemente sotto lo zero con i -13 di Camigliatello "saliti? sino a -10 alle 11 di ieri 818 gennaio.

Il freddo intenso ha interessato anche i capoluoghi di Provincia, con la temperatura più bassa,

-4, registrata nella notte a Cosenza, ma anche nelle altre città il freddo si fa sentire con

+1 grado, di notte, a Catanzaro,

+2 a Vibo Valentia e

+4 a Reggio.

 

 

Nel di ieri mattina si sono toccate temperature tra i 5 e gli 8 gradi.

Stabile, invece, Crotone, che ha fatto registrare un + 7 anche ieri-

Per oggi è prevista pioggia a Crotone e Reggio Calabria e pioggia mista a neve a Cosenza, Catanzaro e Vibo.

Ad Amantea è prevista pioggia e temperature tra + 2 e +6

In Calabria non si sa più a che santo votarci.

Dopo il fallimento infinito della politica e delle sue derivazioni, ecco che si scopre che la crescita sociale, cultuale e turistica della Calabria “passa” per le Pro Loco.

E per parlarne viene promosso un seminario informativo dal titolo emblematico “Le Pro Loco opportunità di crescita per la Calabria”, per giorno 17 gennaio a Lamezia terme.

Una speranza da non sprecare.

Anzi ci chiediamo come mai non si sia scoperto prima questo nuovo filone capace di dare sviluppo alla nostra disperata terra di Calabria

Appuntamento allora al Grand Hotel Lamezia domenica 17 gennaio alle 10 per sentire insieme ai “ volontari il ruolo strategico di questi sodalizi associativi che grazie al loro buon funzionamento possono rappresentare un valore aggiunto per la crescita sociale, culturale ma soprattutto turistica della regione Calabria.

 

Il programma del seminario è suddiviso in due momenti di dibattito.

Il primo, a partire dalle ore 10, sarà intitolato “Le Pro Loco e le Istituzioni”.

Ad introdurre i lavori Il presidente regionale Unpli calabria, Vincenzo Ruberto. Intervengono: Paolo Mascaro Sindaco di Lamezia Terme, il consigliere regionale Domenico Bevacqua, il consigliere regionale Antonio Scalzo ed il presidente del consiglio Regionale della Calabria Nicola Irto.

 

A seguire la seconda parte del seminario formativo, a partire dalle ore 11, incentrerà l’attenzione sull’incontro con il mondo Unpli.

Introdurrà i lavori Pino Maiuli vicepresidente Unpli Calabria.

Relazionano: Bernardina Tavella responsabile del Sc Unpli Nazionale sul Servizio Civile,

Massimo Cogliandro responsabile SC Unpli Calabria e

Stefania Schiavelli responsabile ufficio stampa Unpli Calabria.

Concluderà i lavori il presidente nazionale dell’Unpli Claudio Nardocci.

Modera Soccorso Capomolla, segretario generale Unpli Calabria”

Nessuna notizia ( ancora) sulla presenza della pro Loco di Amantea .

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