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Cosenza, blitz antidroga eseguite 13 misure cautelari.

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Con questa accusa, gli agenti della Squadra Mobile della questura hanno eseguito 13 misure cautelari a carico di altrettante persone accusate di far parte di un’

organizzazione dedita allo spaccio di stupefacenti ed a cui, a vario titolo, si contestano i reati di detenzione e cessione di cocaina, eroina, hashish ed anche di estorsione.

Il blitz è scattato all’alba di stamani a Cosenza: gli uomini della polizia hanno eseguito un’ordinanza emessa dal Gip del tribunale locale su richiesta della Procura della Repubblica.

Durante l’operazione sono stati effettuati riscontri con sequestri di sostanza stupefacente. Secondo quanto si è appreso, il blitz è legato alle indagini sulla morte di una donna straniera per overdose, avvenuta nel dicembre 2016 a via Rivocati.

Un vero e proprio blitz quello messo a segno dalla Squadra Mobile di Cosenza, coordinata dalla procura della Repubblica guidata dal Procuratore Mario Spagnuolo, a Cosenza in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Cosenza nei confronti di 13 soggetti «ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di detenzione e cessione di cocaina, eroina e hashish ed estorsione».

Per 2 soggetti, inoltre, il Gip ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere, per uno ha disposto la misura degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico (ma in mancanza di questo della custodia cautelare in carcere), per 6 soggetti la misura cautelare degli arresti domiciliari presso l’abitazione di residenza e per altri 4 soggetti la misura del divieto di dimora nel comune di Cosenza.

Nel corso delle fasi conclusive è stata anche eseguita una perquisizione nei confronti di una donna, indagata in stato di libertà.

L’indagine era stata avviata dalla Squadra Mobile di Cosenza nell’agosto 2016 «a seguito spiega la polizia - di una perquisizione effettuata nel quartiere popolare di via Popilia di Cosenza presso l’abitazione di un soggetto, noto per avere precedenti specifici in materia di stupefacenti, durante la quale era stata trovata una certa quantità di sostanza stupefacente di tipo eroina nonché materiale per il confezionamento della stessa e denaro contante.

Successivamente, «il rinvenimento di sostanza stupefacente dello stesso tipo di quella che aveva causato la morte della donna durante una perquisizione effettuata nei confronti di un soggetto noto per annoverare precedenti specifici determinava l’immediato avvio di un’attività di indagine nei suoi confronti.

Le due attività investigative venivano presto riunite in quanto si rilevavano diversi punti di contatto: lo sviluppo delle indagini, grazie alle diverse intercettazioni telefoniche, ambientali, alle perquisizioni e ai conseguenti sequestri, ha così consentito di far piena luce sull’esistenza di un gruppo di persone, locali e con precedenti specifici, che di fatto rifornivano di sostanza stupefacente la cittadina bruzia ed il suo hinterland».

Scoperti, «molti episodi di spaccio effettivamente cristallizzati dalla Squadra Mobile che, con appostamenti e pedinamenti, in diverse circostanze è riuscita ad intervenire tempestivamente procedendo al sequestro delle diverse singole dosi di sostanza stupefacente. In più occasioni venivano anche acquisite le dichiarazioni degli acquirenti ed assuntori che “certificavano” il quadro probatorio a carico degli odierni indagati.

Le cessioni avevano luogo maggiormente presso le abitazioni degli spacciatori e/o per le vie cittadine previi incontri “lampo” fissati telefonicamente e dal contenuto, peraltro, fortemente criptico.

Le investigazioni consentivano comunque di raccogliere numerosi elementi di responsabilità penale nonostante gli indagati, in alcune circostanze, a seguito di riscontri precedentemente effettuati, cambiassero completamente le loro modalità operative e le schede telefoniche.

A rendere più complessa l’attività di investigazione vi era poi la particolare conformità dei luoghi oggetto di indagine ove anche il mero accesso e/o transito con autovetture di servizio provocava l’immediata sospensione di qualsivoglia attività».

Redazione TirrenoNews

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