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citrignoGiorno 23 febbraio ad Amantea l'inaugurazione del centro diagnostico " Citrigno" è stato un avvenimento importante per tutta la comunità locale e per il suo hinterland.  Il gruppo "Citrigno " con a capo il presidente Alfredo Citrigno , ha dotato il centro di attrezzature all'avanguardia nella diagnostica per immagini capaci di sopperire a quelle mancanti nelle strutture pubbliche , gravemente depauperate dalla crisi sanitaria calabrese e aggravate anche dalla pandemia. 

Il poliambulatorio dovrà soddisfare le esigenze dei cittadini, evitando le lunghe ed interminabili liste d'attesa  anche a causa di questa grave situazione sanitaria che stiamo vivendo. Un dato molto importante è la  convenzione  stipulata con la Charitas per poter fare accedere ai servizi anche alle persone in difficoltà economica.

La struttura ubicata in pieno centro ed accessibile anche alle persone disabili perché priva di barriere architettoniche,avrà non solo una valenza sanitaria importante ma, si spera , in una ricaduta economica positiva  su tutto il territorio 

Il gruppo"Citrigno" da qualche anno si occupa di sanità e laddove manca o è carente il servizio pubblica si propone in alternativa.

Auguriamo che il poliambulatorio di Amantea possa avere un ruolo importante,tempestivo e duraturo nella diagnostica per il benessere dei propri cittadini.

Pubblicato in Primo Piano

Quattro anni di carcere a Pietro Citrigno e 2 anni a Fausto Aquino. Il Tribunale di Cosenza ha condannato per bancarotta preferenziale gli editori di “Calabria Ora”, il giornale fallito nel 2013 quando era direttore Piero Sansonetti.

La presidente del Tribunale Claudia Pingitore ha inflitto pene anche più pesanti di quelle che aveva auspicato in mattinata il pubblico ministero Giuseppe Cozzolino che, al termine della requisitoria, aveva chiesto 3 anni e 6 mesi di reclusione per Citrigno, già condannato per usura aggravata dalle modalità mafiose nell’ambito del processo “Twister”. Sono stati condannati anche gli amministratori Rosanna Grillo (un anno di reclusione) e Tommaso Funari (10 mesi), considerati le “teste di legno” di Citrigno.

Durante il processo sono state ricostruite le scatole cinesi che stavano dietro “Calabria Ora”, nata nel 2006 con la “Cec Srl” di Citrigno e Aquino. Nel 2009, il quotidiano calabrese è passato in mano alla “Paese Sera editoriale Srl “, con a capo l’amministratore delegato Massimo Zimbo (l’unico assolto), e poi nel 2013 alla “C&C”.

Tante società ma due soli dominus (Fausto Aquino e, soprattutto Piero Citrigno) che hanno gestito il giornale in modo da favorire i creditori “amici” come lo stampatore Umberto De Rose al quale “la Cec, proprio prima di fallire, – ha spiegato il pm Cozzolino – ha liquidato 500mila euro. Tutto a scapito dei confronti dello Stato e degli enti previdenziali che negli anni avevano accumulato debiti che in fin dei conti hanno superato il milione di euro”.

Ecco perché, secondo la Procura, sulle spalle del quotidiano calabrese e dei suoi giornalisti (alcuni dei quali costituiti parte civile nel processo)  si è consumata una bancarotta “preferenziale”. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, inoltre, sono stati sentiti i vari curatori fallimentari ma anche una cinquantina di giornalisti che, alla guardia di finanza, avevano già spiegato come qual era l’andazzo nel giornale guidato da Piero Sansonetti, oggi direttore del “Dubbio”. Tutti hanno fornito al Tribunale la stessa versione: contratti e pagamenti, in sostanza, li decideva Piero Citrigno “deus ex machina” di Calabria Ora.

Circostanza, questa, già emersa nell’altro processo in cui l’editore cosentino è stato condannato a 4 mesi di carcere per violenza privata nei confronti del giornalista Alessandro Bozzo, che si è suicidato qualche mese dopo aver firmato le dimissioni ed essere stato costretto a cambiare il contratto a tempo determinato.

Ritornando alla bancarotta preferenziale, il Tribunale di Cosenza ha condannato Rosanna Crillo, Piero Citrigno, Fausto Aquino e Tommaso Funaro al risarcimento del danno e delle spese legali in favore delle parti civile.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Pubblicato in Cosenza

Dopo la Corte d’Appello anche la Cassazione annulla il provve dimento del Tribunale di Cosenza che aveva disposto il sequestro del patrimonio della fami glia Citrigno.

 

Gli avvocati Salvatore Staiano, Ugo Celestino, Sergio Rotundo, Sergio Calabrese, Gianfranco Giunti, Massimo Lafranca, Raffaele Brescia ed i consulenti Dott. Claudio Schiavone e Giuseppe Bilotti, esprimono viva soddisfazione per il provvedimento emesso dalla Seconda Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione che, nell’udienza camerale di ieri, ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro avverso il provvedimento adottato dalla Corte d’Appello di Catanzaro di revoca della confisca disposta in primo grado dal Tribunale di Cosenza.

 

La Suprema Corte ha, infatti, accolto in pieno le tesi sostenute dalla difesa, confermando l’impianto del provvedimento assunto dalla Corte d’Appello di Catanzaro nel Luglio dello scorso anno, che aveva escluso la pericolosità sociale di Citrigno Pietro, fugando al tempo stesso ogni dubbio sulla legittima provenienza e formazione del patrimonio di cui sono titolari i figli del Citrigno.

Peraltro, lo stesso Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, nel rassegnare le proprie motivate richieste, aveva già concluso per l’infondatezza del ricorso della Procura Generale di Catanzaro.

Il provvedimento della Suprema Corte pone così fine ad una vicenda giudiziaria durata circa diciotto mesi, durante i quali il patrimonio di cui sono titolari i figli di Pietro Citrigno era stato sottoposto alla misura reale del sequestro di prevenzione ed alla successiva confisca, provvedimenti che, per fortuna, non hanno minato affatto la solidità patrimoniale ed economica delle società partecipate dai figli del Citrigno ed operanti in diversi settori imprenditoriali.

Pubblicato in Cosenza

Chiesto il rinvio a giudizio per gli imprenditori cosentini Piero Citrigno, 63 anni e Fausto Aquino, 59 anni e tre amministratori delle società, riconducibili, secondo l'accusa, allo stesso Citrigno, e dichiarate fallite: Tommaso Funari, di Cosenza, 57 anni, Rosanna Grillo, di Squillace, 57 anni e Massimo Zimbo, di Cosenza, 46 anni.

Secondo la Procura di Cosenza i cinque, a vario titolo e con varie modalità, avrebbero distratto illecitamente fondi dalla disponibilità delle società fallite, danneggiando in questo modo i creditori tra cui diversi giornalisti del quotidiano "Calabria Ora", pubblicato dalle società editoriali "Cooperativa editoriale calabrese" e "Paese Sera editoriale" che sono fallite rispettivamente fallite nel 2012 e nel 2013.

Questa è la richiesta avanzata dalla Procura di Cosenza, guidata da Dario Granieri, al Gip del tribunale bruzio.

La indagine è seguita dai magistrati Cava, Cozzolino e Donato.

L’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza, avrebbe accertato l’illecita distrazione di fondi da società

Ora la parola passa al giudice per l'udienza preliminare di Cosenza che dovrà fissare la prima udienza, così decidendo sulla richiesta di rinvio a giudizio.

Pubblicato in Cosenza

I giornalisti bocciano l’aumento della quota di solidarietà dal 40 al 60% e l’editore minaccia la chiusura.

RENDE (Cosenza) – “Non è scaricando quasi interamente il costo del lavoro sugli ammortizzatori sociali (finanziati dall’Inpgi, ovvero con il sacrificio ed il sudore degli stessi giornalisti) che si garantiscono stabilità, qualità e, soprattutto, futuro ad un’azienda in crisi. Il rilancio deve necessariamente essere affidato ad un serio piano editoriale che, ad un’altrettanto seria razionalizzazione delle spese (intese come taglio del superfluo e dell’improduttivo), affianchi un adeguato progetto innovativo che consenta alla testata di rimanere sul mercato e magari di intercettare nuove fasce di lettori”.

Carlo Parisi, vicesegretario nazionale Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, commenta così l’esito del referendum con il quale l’Assemblea dei giornalisti de “l’Ora della Calabria” ha respinto la richiesta dell’editore di elevare dal 40 al 60 percento la quota del contratto di solidarietà sottoscritto, il 14 gennaio 2013, da Gruppo Editoriale C&C, Sindacato Giornalisti della Calabria, Confindustria Cosenza e dalla delegazione dei giornalisti. Contratto di Solidarietà di durata biennale (dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2014) per 48 unità lavorative, con riduzione (verticale) dell’ orario di lavoro pari al 40% dell ’orario di lavoro previsto dal Cnlg, concordando che eventuali deroghe, per essere valide, devono essere comunque sottoscritte dalle parti firmatarie .

Ricordando che, al di là dell’esito della votazione dell’Assemblea, l’editore avrebbe comunque dovuto attivare (cosa che non è avvenuta) una nuova procedura per il riconoscimento dello stato di crisi, Carlo Parisi invita l’editore Alfredo Citrigno a rispettare la volontà dell’Assemblea dei giornalisti che, con 29 voti contrari, 19 favorevoli e 7 schede bianche o nulle, ha respinto, dunque, con la maggioranza assoluta una proposta che, a fronte di un risparmio quasi irrisorio nell’economia di un quotidiano regionale di queste proporzioni, avrebbe ulteriormente aggravato il taglio dei compensi ai giornalisti. E, soprattutto, con una riduzione dell’orario del lavoro del 60 percento, non avrebbe certamente potuto assicurare qualità e completezza al prodotto che, inevitabilmente, ne avrebbe risentito sia in termini di vendite che di raccolta pubblicitaria.

“Dando per scontato il rispetto della riduzione dell’orario di lavoro, per non incorrere penalmente nel reato di truffa, in buona sostanza – osserva Carlo Parisi – che giornale si può offrire potendo disporre dei giornalisti per soli due giorni a settimana?”.

Il vicesegretario della Fnsi giudica, quindi, “assolutamente seria e responsabile la votazione dei giornalisti” che, riunitisi a Lamezia Terme, nell’Assemblea convocata dal Comitato di redazione (Marco Cribari, Domenico Miceli, Mauro Nastri, Gabriella Passariello) e dal Rappresentante dei collaboratori (Simona Musco), ha espresso la propria contrarietà all’aumento della quota di solidarietà.

Alla reazione dell’editore, Alfredo Citrigno, che, appresa la notizia, ha comunicato l’intenzione di chiudere il giornale entro la giornata di domenica, il Comitato di redazione de “l’Ora della Calabria”, ha reiterato la richiesta di “rispettare la volontà dell’assemblea dei giornalisti”, convinto che “il piano di risparmio previsto dall’editore non debba passare anche attraverso l’ulteriore riduzione degli stipendi del personale. Anche perché il mancato risparmio previsto dall’eventuale aumento della solidarietà… non giustifica in nessun modo la chiusura definitiva del giornale”.

Il Comitato di redazione ritiene “piuttosto che la strada da seguire sia quella già tracciata con impegno dall’editore: con la nomina di un nuovo direttore che ha iniziato a porre rimedio a tutti gli errori e alle inadempienze degli ultimi tre anni; con l’apertura di un dialogo costante – che auspichiamo continui – con il Cdr che avvicina la proprietà al corpo redazionale nel perseguimento di obiettivi comuni; con il progetto di rilancio del giornale che, oltre a creare entusiasmo tra i giornalisti, ha come obiettivo l’aumento delle vendite in edicola”.

“È con questo spirito, dunque, che – conclude il Cdr – chiediamo all’editore di partecipare insieme al segretario regionale del sindacato dei giornalisti, Carlo Parisi, al tavolo delle trattative che sarà fissato nelle prossime ore”.

Carlo Parisi ricorda che, l’8 gennaio scorso, aveva inviato all’editore Alfredo Citrigno, al direttore e al Comitato di redazione una lettera nella quale sottolineava, tra l’altro, che “il rinnovo del contratto di solidarietà è legato alla specifica procedura da trattare, comunque, ad un tavolo di confronto che non può essere certamente quello convocato per la presentazione del Piano editoriale del direttore”.

“Confidando nella presentazione di un Piano editoriale che valorizzi la qualità dell ’informazione, ovvero il lavoro dei giornalisti nei confronti dei quali non sono ammissibili ulteriori tagli di sorta”, il vicesegretario della Fnsi aveva, quindi, rinnovato all ’editore l ’appello a “puntare sul prodotto e non sui tagli, per non rischiare di compromettere definitivamente il futuro del giornale”.

Rinnovando “la più totale disponibilità del sindacato dei giornalisti al confronto, serio e costruttivo, come sempre avvenuto finora”, Carlo Parisi aveva, inoltre, sottolineato la “più assoluta contrarietà ad eventuali operazioni finalizzate alla richiesta di ulteriori sacrifici ai giornalisti che, in questi anni, hanno lavorato senza soste e riserve per garantire qualità e professionalità al giornale”, invitando, quindi, “di fare i conti con la crisi senza mortificare la dignità umana e professionale dei giornalisti”.

All’editore de “l’Ora della Calabria”, Alfredo Citrigno, Carlo Parisi chiede, quindi, di “richiedere il secondo anno di contratto di solidarietà nella misura e nelle modalità sottoscritte (40% verticale), senza lasciarsi tentare da scelte avventate che avrebbero come unico effetto la chiusura di una testata che, grazie al serio e scrupoloso impegno di quanti vi lavorano, ha conquistato una importante fetta del debolissimo mercato editoriale calabrese”.

“L’ipotesi della solidarietà al 60% – aggiunge Carlo Parisi – costituirebbe per i giornalisti solo una doppia beffa: la pesante riduzione dello stipendio e il pugno nello stomaco per l’Inpgi (che ricordo finanzia totalmente gli ammortizzatori sociali) che, di questo passo, sarà costretto in tempi brevi a ridurre le prestazioni (si ipotizza già la riduzione del trattamento di disoccupazione da 24 a 12 mesi), mettendo in forse la sua stessa tenuta”.

“In gioco, insomma, – conclude Carlo Parisi – non c’è solo il futuro di una testata che, con la disponibilità dell’editore Alfredo Citrigno – che con il sindacato ha sempre mantenuto corrette relazioni sindacali –, può certamente continuare a vivere senza pensare al risparmio soltanto tagliando il costo del lavoro, ma il futuro prossimo di una professione che non può rinunciare, sempre e comunque, a tutto, anche alla propria dignità. Sul punto, riconosco che l’editore Alfredo Citrigno ha sempre dichiarato di non voler licenziare nessuno, ma nel contempo ribadisco che chi guadagna 300 euro al mese non può sostenere di avere un lavoro, perché un salario così basso non consente neppure di sopravvivere. Non a caso, ho sempre sostenuto – incalza Parisi – che è meglio avere pochi giornalisti ben pagati che molti mal pagati o, addirittura, non pagati. Per rispetto della dignità umana e professionale dei giornalisti e di quegli editori che, pur rispettando i contratti e pagando stipendi e contributi, subiscono la concorrenza sleale di quanti, invece, fanno del rispetto delle regole un optional, nel silenzio di quanti sono deputati a vigilare sul rispetto delle regole più elementari del vivere civile"

Pubblicato in Calabria
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