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Arrestato anche un altro pusher

"Hey, vuoi della droga? Seguimi...".

Diceva così, ai passanti, un nigeriano di 31 anni, irregolare, nella zona tra via Sandigliano e corso Giulio Cesare.

 

 

Ma un pedone, vista la scena, ha deciso di chiamare la polizia, con gli agenti del commissariato “Barriera Milano” che lo hanno arrestato per detenzione di sostanza stupefacente.  

Durante il controllo, l'uomo aveva nelle tasche tre involucri di crack e nel portafogli altre tre dosi di cocaina, oltre a diverso denaro contante e due telefoni cellulari. 

In via Spontini, all'angolo con via Monte Rosa, gli agenti dello stesso commissariato hanno arrestato un algerino di 23 anni, con precedenti di polizia.

Il ragazzo, seduto nel dehor di un bar, ha assunto un atteggiamento sospetto al passaggio della polizia, per questo motivo è stato sottoposto ad un controllo.

Il giovane è stato trovato in possesso di 6 ovuli di eroina, 2 telefoni cellulari e 2 agende telefoniche con i contatti degli acquirenti.

Ma possibile che nessuno prenda atto che le carceri italiane sono piene di migranti e che la maggior parte di loro sono stati spacciatori?

E possibile che nessuno prenda atto che continuare ad accettare la presenza di migranti che poi non hanno un lavoro onesto significa purtroppo automaticamente su uno disonesto?

Pubblicato in Italia

Detenzione di droga ai fini di spaccio.

Questa l’accusa per la quale i carabinieri (Radiomobile della Compagnia di Serra e militari dell'Arma della Stazione di Vazzano) hanno arrestato in autostrada Salvatore Emmanuele, 24 anni, di Gerocarne, già noto alle forze dell’ordine, e Rosa Inzillo, 33 anni.

Nell’auto con a bordo i due giovani i militari dell’Arma, al termine di una perquisizione, hanno rinvenuto della sostanza stupefacente e da qui l’arresto.

Più in particolare, 80 grammi di marijuana e quattro panetti di hashish per complessivi 750 grammi.

I due arrestati sono stati posti ai domiciliari in attesa della convalida in Tribunale a Vibo e della direttissima. Sono difesi dall'avvocato Pamela Tassone.

Ad insospettire i carabinieri è stata una manovra repentina dell'auto guidata da Salvatore Emmanuele nei pressi dello svincolo autostradale delle Serre.

Sono stati quindi inseguiti e bloccati in autostrada dalla Radiomobile a cui si sono poi aggiunti i carabinieri della Stazione di Vazzano.

Nei confronti di Salvatore Emmanuele pende una richiesta di rinvio a giudizio (inchiesta “Black Widows”) avanzata dal pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci (che ha applicato a tale inchiesta pure il pm della Procura di Vibo, Filomena Aliberti) con l’accusa di aver concorso ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di un’autovettura Fiat Punto (in ragione dell’assenza del numero di telaio), rinvenuta e sequestrata in data 23 gennaio 2018.

Il tutto con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di mettere a segno il progetto omicidiario in danno di Giovanni Nesci.

Pubblicato in Vibo Valentia

Omicidio Piperno, a Nicotera un 12enne spacciava col nonno

Dall’inchiesta sull’uccisione del 34enne emerge il contesto in cui avveniva lo spaccio di stupefacenti nel paese del Vibonese.

 

 

Eloquenti anche le conversazioni tra i parenti di Ezio e Francesco Perfidio, padre e figlio arrestati per il delitto: «Secondo me hanno fatto “l’africa”»

Nicotera. È una storia sbagliata quella di Stefano Piperno. Una storia tragica, finita nel modo più atroce. Laureato in Lettere, impiegato in un progetto di alfabetizzazione in un Cas per migranti a Nicotera, il 34enne era affetto da bipolarismo e per questo assumeva quotidianamente degli psicofarmaci. Ma da tempo Stefano era anche vittima della dipendenza da cocaina. Le persone a lui care lo sapevano e avevano tentato in ogni modo di tirarlo fuori da certi giri. Si era indebitato spesso con gli spacciatori e i suoi genitori lo avevano convinto a farsi accreditare lo stipendio su un conto corrente cointestato. Più volte erano stati costretti a coprire alcuni di quei debiti consegnandogli somme comprese tra i 200 e i 400 euro che, secondo i suoi stessi genitori, avrebbe dovuto corrispondere a Francesco Perfidio, alias “Carrozza”. Un paio d’anni fa avevano anche telefonato a quell’uomo – 58 anni, precedenti per droga, accusato di aver concorso con il figlio Ezio all’omicidio di Stefano – invitandolo a non fornire più droga al figlio. E anche la mattina del 20 giugno, quando di Stefano non si avevano notizie da poco meno di 24 ore, erano andati a casa di “Carrozza” nella frazione Preitoni e avevano citofonato più volte, ma senza ottenere risposta. Nei giorni precedenti Stefano aveva chiesto denaro con insistenza: non grosse somme, si parla di 140 euro, ma le motivazioni con cui aveva avanzato le richieste erano poco credibili agli occhi dei genitori. Anche la mattina del giorno della scomparsa aveva chiesto soldi a una sua amica. Poi il giorno dopo (20 giugno), nella tarda mattinata, sarebbe stato ritrovato cadavere proprio a Preitoni, a due km dalla casa dei Perfidio, sul sedile passeggero della sua Punto carbonizzata. Un vicino di casa ha raccontato ai carabinieri che Stefano si faceva vedere da quelle parti anche due o tre volte alla settimana. Andava dai Perfidio, secondo gli inquirenti, a comprare cocaina o marijuana, e proprio lì stando alle ipotesi investigative sarebbe stato ucciso da Ezio con una fucilata al torace.

«SECONDO ME HANNO FATTO “L’AFRICA”» I carabinieri di Nicotera, Tropea e Vibo, coordinati dalla Procura guidata da Bruno Giordano – titolare del fascicolo è il sostituto Filomena Aliberti – hanno chiuso il cerchio attorno ai presunti responsabili dopo due mesi di indagini e riscontri incrociati su filmati e tabulati telefonici. Ma determinanti si sono rivelate anche le conversazioni carpite ai vari componenti della famiglia Perfidio nelle fasi successive al delitto. A cominciare dai dialoghi intercettati tra padre e figlio dopo essere stati convocati in caserma e dopo aver incontrato il loro avvocato. «Va studiata bene… non come dice lui…», dice Franco riferendosi probabilmente alla strategia difensiva da adottare. «In questo modo… “ci appizzi i penne puru tu”», risponde il figlio Ezio. Quest’ultimo aggiunge: «Tu come cazzo lo hai portato là… seduto… guidavi tu? (…) l’avevi già ammazzato?». Ma è un altro il passaggio più eloquente: «Ma mannaggia chi ti ha comandato…», è la domanda retorica che Franco fa al figlio, come per dire «chi te lo ha fatto fare?». Ed Ezio risponde «lo so… lo so…».

Stando a quanto emerge dall’ordinanza vergata dal gip di Vibo Graziamaria Monaco potrebbe essere stato un omicidio di impulso. Le intercettazioni restituiscono un clima di forte tensione anche tra gli stessi familiari che provano goffamente ad accordarsi per non rendere versioni contraddittorie agli inquirenti. Diversi di loro però finiscono per accusare inconsapevolmente Ezio – «u mazzau», «u cuppau» – e di lui dicono anche che «beve dalla mattina alla sera». Gli stessi parenti, intercettati, dicono che «ad un certo punto… (incomprensibile)… è successo un bordello», «tutto in un secondo», «secondo me hanno fatto “l’africa”», «perché era ubriaco marcio», «ci minò drittu… u mu su levanu» («lo ha affrontato in maniera diretta per portarselo via/ammazzare», traducono gli inquirenti).

PUSHER A 12 ANNI Agli inquirenti è apparso «verosimile» sin dalle prime indagini che l’omicidio fosse maturato in un contesto di spaccio di stupefacenti. Un contesto paesano ma comunque pieno di ombre, in cui può capitare anche che, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, nonno e nipote si occupino insieme della vendita al dettaglio degli stupefacenti. È il caso di Francesco Perfidio – indagato anche per possesso di marijuana ai fini di spaccio – e di uno dei suoi nipoti, intercettati mentre si recano in un fossato sulla strada provinciale 23 per prelevare della marijuana – indicata come «insalata» – da cedere subito dopo a un terzo soggetto. Nell’ordinanza del gip vengono riportate alcune conversazioni tra i due: «Nonno il marsupio…», «ce ne andiamo? (si sentono rumori di buste di plastica…) nonno aspetta che viene una macchina…». Il nipote di Franco Perfidio è nato nel 2006, ha solo 12 anni.

DaIlCorrieredellaCalabria Sergio Pelaia

Pubblicato in Vibo Valentia

Soverato. Colpito con un pugno al volto durante un controllo antidroga, un carabiniere della Compagnia di Soverato è stato ricoverato in prognosi riservata nell’ospedale di Catanzaro.

Secondo la ricostruzione resa nota, il militare ha ricevuto il pugno durante il controllo di un'auto a bordo della quale è stata poi trovata della sostanza stupefacente.

I militari hanno fermato la vettura condotta da Adriano Larry Rizzo, di 27 anni, già noto alle forze dell’ordine. Subito dopo è giunta un’altra auto con la madre ed il fratello, Concetta Battaglia (50) e Giulio Moreno Rizzo (26).

Quest’ultimo, secondo quanto riferito dagli investigatori, si è scagliato contro i carabinieri poi ha preso un sacchetto dalla vettura ed è fuggito.

La donna e il figlio sono stati arrestati Adriano per violenza e resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di droga.

Con l’aiuto dei vigili del fuoco i militari hanno poi recuperato in una scarpata il sacchetto dentro al quale c'era mezzo chilo di marijuana. In auto è stato trovato un tirapugni.

Dopo la convalida il gip ha disposto l’obbligo di presentazione alla Pg per madre e figlio. Giulio, irreperibile, è stato denunciato per gli stessi reati.

Detenzione di sostanze stupefacenti e resistenza con violenza al pubblico ufficiale in concorso, per questi reati sono stati arrestati madre e figlio. La vicenda si è verificata tra i comuni di Soverato e Satriano, in località Russomanno, quando i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Soverato, durante lo svolgimento di un servizio di pattuglia, hanno fermato un giovane soveratese ad un posto di controllo. Alla guida del veicolo vi era Adriano Larry Rizzo, 27 anni, gravato da precedenti di polizia, il quale si è mostrato sin da subito agitato e nervoso. Vista la reazione del giovane, i militari hanno inteso proseguire gli accertamenti estendendoli alla perquisizione del veicolo. A bordo di un’altra auto sul posto sono arrivati anche la madre ed il fratello del giovane, Concetta Battaglia, 50 anni, e Giulio Moreno Rizzo, 26 anni, anch’essi gravati da precedenti di polizia, i due si sono scagliati violentemente contro i militari di pattuglia. In particolare, mentre la donna tentava di mettersi all’interno della macchina fermata dalla pattuglia allo scopo di sottrarla al controllo, Giulio Moreno Rizzo ha iniziato a scagliare calci e pugni, uno dei quali particolarmente violento, ha colpito al volto uno dei militari, che si è accasciato a terra privo di sensi. Soccorso è stato poi trasportato presso l’ospedale di Soverato e successivamente in ambulanza all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro dove è stato ricoverato in prognosi riservata.

Immediatamente dopo l’aggressione, Giulio Moreno Rizzo ha prelevato un involucro dai sedili posteriori dell’auto condotta dal fratello e si è lanciato oltre il margine della strada giù per un dirupo di alcuni metri, riuscendo a far perdere le sue tracce. Nel frattempo, altre pattuglie di servizio, allertate, sono giunte sul posto ed insieme ad un militare di passaggio libero dal servizio, hanno bloccato la donna e il figlio, i quali sono stati accompagnati presso gli uffici del Comando Compagnia Carabinieri di Soverato. Soltanto a quel punto si è potuto dare esito alla perquisizione veicolare del mezzo fermato. Il controllo ha consentito di rinvenire un tirapugni in metallo cromato, occultato all’interno del cassetto portaoggetti anteriore. Un accurato controllo dell’area del dirupo, svolto con l’ausilio dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Soverato, ha poi consentito di ritrovare l’involucro sottratto al cui interno sono stati rinvenuti oltre mezzo chilo di marijuana. La Battaglia e Adriano Larry Rizzo sono stati arrestati, in flagranza di reato, per le ipotesi di violenza e resistenza al pubblico ufficiale e per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio in concorso. Il Pubblico Ministero, in attesa dell’udienza di convalida degli arresti, ha disposto la detenzione presso le camere di sicurezza del Comando Compagnia Carabinieri di Soverato per il Rizzo e la detenzione in regime di arresti domiciliari per la Battaglia. Nella mattinata di sabato gli arrestati sono stati tradotti di fronte al Gip del Tribunale di Catanzaro, il quale ha convalidato gli arresti ed ha disposto per entrambi la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Giulio Moreno Rizzo, resosi irreperibile da venerdì, è stato deferito presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Catanzaro per le ipotesi di reato di violenza e resistenza al pubblico ufficiale e detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio in concorso con i familiari. Gli oggetti sottoposti a sequestro sono stati depositati presso l’ufficio corpi di reato del Tribunale di Catanzaro, mentre la sostanza stupefacente sarà inviata al L.A.S.S. di Vibo Valentia per le analisi qualitative di rito

Pubblicato in Calabria

Anche gli arresti per droga cominciano da nord!

Operazione della Procura di Paola contro il traffico di droga. Sono otto in tutto le misure cautelari. La droga veniva “importata” dalla Campania e da Cetraro.

 

 

Documentate oltre 300 cessioni di coca, hashish e marijuana

È in corso dalle prime luci dell’alba una vasta operazione antidroga condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza nei territori dell’Alto Tirreno Cosentino.

I militari della Compagnia di Scalea, supportati da carabinieri delle Compagnie di Paola e San Marco Argentano e da unità antidroga del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia, stanno dando esecuzione a un provvedimento cautelare emesso dal gip presso il Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, su richiesta del procuratore della Repubblica, Pierpaolo Bruni, e del sostituto procuratore Antonio Lepre, nei confronti di otto soggetti, ritenuti responsabili di spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini, condotte dalla Stazione Carabinieri di Praia a Mare e coordinate dalla Procura della Repubblica di Paola, hanno permesso di accertare l’operatività di fiorenti e autonome piazze di spaccio di cocaina, hashish e marijuana, nei comuni di Praia a Mare e Tortora, documentando, attraverso prolungate attività di intercettazione e mirati servizi di osservazione, oltre 300 cessioni di stupefacente, approvvigionato dagli indagati nell’area metropolitana di Napoli e nel comune di Cetraro.

L’operazione, denominata “Piazza Pulita”, ha portato all’arresto di cinque soggetti, tre dei quali tradotti nella casa circondariale di Paola, due sottoposti alla misura degli arresti domiciliari, mentre tre sono i soggetti colpiti da misure cautelari dell’obbligo e/o divieto di dimora.

Pubblicato in Alto Tirreno

In Italia, nel 2016, 4 milioni di italiani adulti hanno consumato negli ultimi 12 mesi almeno un tipo di droga fra cocaina, cannabis, eroina, droghe sintetiche e nuove sostanze.

Non è certamente poco.

Si tratta di un italiano quasi ogni sette.

Il primo contatto, per un ragazzo su due, è intorno ai 14 anni: è nella prima adolescenza infatti che si comincia prima ad assaggiare, e poi a consumare, sostanze stupefacenti.

La droga più utilizzata da 9 ragazzi su 10 è la cocaina, in aumento rispetto al 2015.

Segue la cannabis, assunta dall'87%.

Il 57% circa dei neo entrati ha fatto uso di eroina

Seguono ecstasy (270), ketamina (144), anfetamina (81) e allucinogeni (152).

Da sottolineare come il 43% dei nuovi entrati non ha mai fatto uso di eroina.

Minore, ma comunque rilevante, l'uso di droghe sintetiche, con la ketamina e gli allucinogeni assunte, rispettivamente, dal 28 e 30% dei neo entrati.

Anche in termini di dipendenza primaria, la cocaina è balzata in testa (55%), mentre nel 2015 al primo posto figurava l'eroina.

Le percentuali aumentano sensibilmente fra i giovani (15-34 anni): più di 1 su 5 ha fatto uso di almeno una droga negli ultimi 12 mesi e quasi 1 su 2 (43%) nel corso della vita.

E salgono ulteriormente tra la popolazione studentesca: 1 studente su 4 (25,9%), pari a 640 mila ragazzi e ragazze ha fatto uso di almeno una sostanza illegale.

Non solo: non si tratta di una canna e stop, ma è sempre più diffuso il consumo della cocaina.

L'allarme arriva direttamente dalla Comunità di San Patrignano che oggi ospita 1.300 ragazzi e ragazze.

Sono saliti infatti a 509 (+8,8% rispetto ai 468 del 2015) gli ingressi nella storica comunità che ora comprende anche la struttura di preaccoglienza a Botticella per l'anno 2017: 85 ragazze e 424 ragazzi, ma fra i minorenni questo divario di fatto non c'è.

L'età media è di 28 anni: 33 sono sotto i 18 anni di età, 144 tra 18 e 25 anni, 197 tra 36 e 44 anni, 40 oltre 45 anni.

È la fotografia scattata dall'Osservatorio di San Patrignano sugli ingressi nel 2017 diffusi in vista della Giornata Mondiale per la Lotta alla Droga del 26 giugno e in occasione della celebrazione dei 40 anni di attività della Comunità a cui parteciperà anche il presidente della Repubblica.

Pubblicato in Italia

C’era anche un Italiano.

Gestivano una rete della droga: per questo tredici centrafricani richiedenti asilo e un italiano sono stati arrestati dalla polizia di Trento per traffico di stupefacenti.

L'operazione ha portato alla luce un vasto traffico di droga tra Trento, Verona, Vicenza e Ferrara, gestito dall'organizzazione i cui appartenenti erano giunti in Italia come richiedenti asilo.

Gli spacciatori, per evitare i controlli della polizia, comunicavano tramite Whatsapp ed avevano costituito una rete di cui facevano parte anche italiani tossicodipendenti e donne incinte con al seguito i figli.

Le indagini avevano già portato all'arresto di altri 16 nigeriani e all'esecuzione di diverse perquisizioni e divieti di dimora nelle province di Trento, Verona e Ferrara.

L'organizzazione criminale si era assicurata quasi completamente il controllo dello smercio delle sostanze stupefacenti nelle zone più importanti.

E inoltre, utilizzava quali spacciatori anche gli stessi tossicodipendenti, che, grazie alle loro conoscenze, potevano consegnare la merce agli «amici» in luoghi diversi da quelli soggetti al controllo della polizia.

Nel corso del blitz sono stati sequestrati circa sette chili di marijuana, 600 grammi di eroina, diverse decine di grammi tra cocaina ed hashish e circa un litro di metadone, nonché diverse migliaia di euro.

Pubblicato in Italia

Durante il fine settimana, i Carabinieri della Compagnia di Paola, su disposizione del Comando Provinciale di Cosenza, guidato dal tenente colonnello Piero Sutera, hanno proseguito nei servizi straordinari sul territorio.

Serrati controlli – specialmente di sera e di notte – sono stati effettuati nell’area urbana ricompresa tra Paola, San Lucido ed Amantea.

Un arresto e quattro denunce

Oltre 400 persone e 350 i veicoli controllati; numerose le perquisizioni personali, veicolari e domiciliari. Elevata l’attenzione nella prevenzione e repressione del porto abusivo di strumenti idonei ad offendere; nella verifica del rispetto della legislazione in materia di detenzione di armi comuni da sparo.

In quest’ambito, un 70enne di Belmonte è stato arrestato in base ad un ordine di esecuzione per espiazione della pena emesso dall’Ufficio esecuzioni Penali del Tribunale Ordinario di Cosenza. L’uomo, riconosciuto colpevole di omesso versamento delle ritenute previdenziali ed assistenziali, dovrà espiare una pena residua di 3 mesi ai domiciliari.

Un 58enne di Amantea, noto alle Forze dell’ordine per reati in materia di stupefacenti, contro la persona ed il patrimonio, è stato denunciato a piede libero per detenzione di droga e spaccio.

I militari insospettiti dal suo atteggiamento agitato hanno perquisito la sua abitazione ritrovando 100 grammi di marijuana, che erano in due barattoli e suddivisi in dosi di vario peso; scoperto inoltre del materiale per il confezionamento ed un bilancino di precisione.

Un altro controllo ha fatto scattare un’altra denuncia a piede libero: a finire nelle maglie dei militari è stato e un 32enne di Paola, noto alle forze dell’ordine, deferito per detenzione illegale di stupefacente ai fini della cessione a terzi: in casa aveva 7 dosi di cocaina, del materiale per il confezionamento ed un bilancino di precisione.

Quattro giovani, poi, sono stati segnalati alla Prefettura dopo essere stati trovati in possesso di marijuana.

Denunciati, inoltre, padre e figlio di San Lucido, rispettivamente di 64 e 32 anni, per detenzione abusiva di munizionamento.

I militari della Radiomobile, impegnati in un controllo alla circolazione stradale, hanno sottoposto a perquisizione personale e veicolare il 32enne e nel vano porta oggetti della vettura è stato ritrovato un bossolo di pistola cal. 38 esploso, circostanza che ha destato qualche sospetto.

I carabinieri hanno così estese i controlli nell’abitazione del ragazzo e del padre, ritrovando 21 munizioni cal. 270 Winchester; 84 cartucce a palla singola per fucile da caccia; 350 a pallini di varia pezzatura e sempre per fucile da caccia: tutte erano detenute abusivamente.

Un 32enne di Falconara Albanese ed un 34enne di San Lucido sono stati deferiti a piede libero per violazione degli obblighi della sorveglianza speciale a cui erano sottoposti.

Infine, sempre nel corso delle attività, sono state 12 le infrazioni accertate al Codice della Strada accertate; un veicolo è stato sequestrato amministrativamente e, infine, sanzionato un uomo che faceva il parcheggiatore abusivo a cui è stato sequestrato anche del denaro che aveva con sè.

Pubblicato in Cronaca

Sequestrati 300 chili di stupefacente.

In manette 23 persone (16 in carcere, 6 agli arresti domiciliari ed uno all'obbligo di presentazione)

 

 

 

 

I militari hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare per 23 italiani (16 in carcere, 6 agli arresti domiciliari ed uno all’obbligo di presentazione) nelle province di Milano, Como, Monza e Brianza, Novara, Reggio Emilia, Savona, Torino e Varese.

I gruppi di criminali, ben organizzati, divisi in “batterie”, si rifornivano di cocaina da calabresi vicini alla ‘ndrangheta e di hascisc e marijuana dalla Spagna da cittadini nordafricani operanti nel capoluogo meneghino e nell’hinterland.

La redistribuzione dello stupefacente agli acquirenti, anche a domicilio, avveniva in Lombardia, Piemonte e Liguria.

Arresti oggi alle prime luci dell’alba, all’interno di una operazione del comando provinciale dei carabinieri di Milano all’interno della quale sono finite in manette 23 persone accusate, a vario titolo, di cessione di sostanze stupefacenti, ricettazione, porto illegale di armi comuni da sparo, detenzione abusiva di armi e munizioni e intestazione fittizia di beni.

 

Pubblicato in Italia

I Carabinieri della Compagnia di Paola,Nucleo Operativo e Radiomobile e Stazione principale, coordinati dal capitano Giordano Tognoni, hanno tratto in arresto un 39enne ed un 37enne di Paola, noti alle forze dell’ordine, con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio. 

Troppa gente, senza orari, andava e veniva da alcune abitazioni poste al centro della città di San Francesco.

Un via vai che non è passato inosservato ai paolani, nè tanto meno ai carabinieri della compagnia di Paola, i militari del nucleo operativo e radiomobile e della stazione principale, diretta dal capitano Tognoni che hanno avviato una serie di indagini per capire cosa in realtà si celasse dietro questo flusso consistente di gente.

Le investigazioni hanno portato a scoprire lo spaccio di droga che con molta tranquillità due persone,  un 39enne ed un 37 enne noti alle forze dell’ordine, portavano avanti da tempo come una normale attività.

I due sono finiti in manette con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.

Un risultato ottenuto grazie alle direttive del Comandante Provinciale dei Carabinieri, Tenente Colonnello Piero Sutera, sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Pierpaolo Bruni che hanno dato impulso alle attività di repressione allo spaccio di stupefacente

I militari hanno proceduto alla perquisizione di due appartamenti nella contemporanea disponibilità di un 39enne ed un 37enne di Paola, comprese le rispettive pertinenze.

Le operazioni di perquisizione condotte nelle due abitazioni hanno consentito di portare alla luce un cospicuo quantitativo di sostanze stupefacenti e da taglio: 150 grammi di marijuana, contenuti in una busta di plastica sottovuoto; un grammo di cocaina ed una trentina di grammi di lidocaina. Posti sotto sequestro anche 1.050,00 euro in banconote di piccolo e medio taglio; numerosi bilancini di precisione; un macchinario per il sottovuoto ed altro materiale destinato al confezionamento.

Le analisi condotte con celerità dal Laboratorio analisi sostanze stupefacenti dell’Arma dei Carabinieri hanno permesso di accertare che dal quantitativo di sostanza stupefacente sequestrata, sulla base del principio attivo contenuto nello stesso, avrebbero potuto essere ricavate circa 950 dosi da destinare alla vendita al dettaglio.

Gli arrestati, terminate le formalità di rito, su disposizione del Sostituto Procuratore di turno presso la Procura della Repubblica di Paola, coordinata dal Procuratore Pierpaolo Bruni, sono stati tradotti in regime di arresti domiciliari presso le rispettive residenze, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Pubblicato in Paola
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