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iacucci

Riceviamo e pubblichiamo una nota del Presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci.

 

“Poco più di un mese fa avevo lanciato un grido d’allarme su quanto continua ad avvenire nel Mediterraneo: una strage infinita di cui siamo inevitabilmente corresponsabili e di cui dovremo rispondere di fronte alla storia. Se dovessimo raccontare questi anni bui non potremo essere assolti per la nostra indifferenza. 

Abbiamo seguito tutti, in questi giorni, l’ennesima storia del naufragio di un barcone di migranti al largo delle nostre coste: a farne le spese ancora una volta è un bambino troppo piccolo per poter capire che la sua unica colpa era essere nato sull’altra sponda del Mediterraneo. L’unica differenza con i nostri figli o nipoti. 

 

Joseph è l’ennesimo emblema del fallimento delle politiche internazionali, europee e nazionali di gestione dell’immigrazione.  Perché invece con una gestione migliore forse Joseph si sarebbe potuto salvare. Avrebbe potuto avere quella vita migliore che la madre, imbarcandosi, sognava per lui. Avrebbe potuto un giorno giocare con i nostri bambini, andare a scuola con loro, crescere e diventare un uomo. Questa cosa così scontata per molti gli è stata negata. 

Dai registri di bordo che pubblica il quotidiano La Repubblica si evince un buco di quattro ore in cui forse Joseph poteva essere salvato. Infatti, dopo ben tre operazioni di salvataggio, alle 16.00 Open Arms chiede l’evacuazione medica che arriverà soltanto alle 20.15 quando il bimbo di soli 6 mesi era morto da poco. Per questa ragione la Procura di Agrigento ha aperto un’indagine.  

 

Una storia come tante, di soccorsi arrivati troppo tardi ma se si fosse trattato di un bimbo italiano avremmo urlato tutti allo scandalo. Invece, dopo una immediata ondata di commozione per quelle urla strazianti della mamma che cerca il proprio figlio probabilmente anche questa storia verrà dimenticata fino alla prossima tragedia. 

Come dicevo in un’altra nota, nel Mediterraneo stanno morendo le nostre coscienze e forse ad un certo punto smetteremo anche di indignarci o di commuoverci perché tutto questo dramma sta diventando una nuova normalità. E mentre inermi restiamo a guardare un mondo che non difende più gli indifesi, per fortuna c’è Papa Francesco che ci ricorda che abbiamo il dovere di lavorare per trovare risposte adeguate e serie al dramma dell’emigrazione e del traffico di essere umani. 

 

Nella sua telefonata a Biden, Papa Francesco ha espresso la volontà “di lavorare insieme sulla base di una convinzione condivisa nella dignità e nell’uguaglianza di tutta l’umanità” riferendosi ai poveri e ai migranti. Dignità e uguaglianza: due parole patrimonio di una certa storia politica che ormai sentiamo pronunciare soltanto dal Pontefice, quasi si avesse paura dei rigurgiti di odio e di razzismo a prendere posizione chiara e netta sui migranti, a parlare di umanità. 

Un’umanità che, nonostante tutto, riesce ancora a squarciare il buio dell’indifferenza e a trionfare sulla disperazione.

Di ieri, infatti, la notizia che una migrante approdata a Lampedusa ha partorito sull’elicottero del 118 che la stava trasportando ad Agrigento: sia lei che il suo bambino stanno bene grazie anche allo straordinario lavoro del personale medico. In qualche modo, questa notizia, a poche ore dalla tragica morte di Joseph, ci dimostra che un’altra strada c’è ed è percorribile se si lavora tenendo a mente i valori di cui parla Papa Francesco. 

 

Mi auguro che il piccolo nato ieri possa avere la vita che a Joseph è stata negata e che da italiano possa contribuire, un giorno, a costruire un Paese migliore. Ma anche che la comunità internazionale e  l’Europa si impegnino a fare tutto quanto è in loro potere per fermare i conflitti armati e le persecuzioni nei Paesi da cui i migranti fuggono, per realizzare politiche di reale integrazione dei migranti e dei profughi, e di sostegno verso le Ong che quotidianamente salvano vite umane, a volte tra gli insulti, fornendo il necessario alle navi e, sempre, dico sempre, un porto sicuro”. 

Pubblicato in Cosenza

Una sala gremita ha ascoltato con emozione la intensa relazione sul tema L’EMIGRAZIONE AD AMANTEA: ORIGINI, STORIA E STORIE.

La Conferenza è stata voluta dal Rotary Club di Amantea e si è svolta nell’alveo della celebrazione della XIX Giornata di studi storici Generale Vincenzo Perciavalle.

L’incontro ha visto inizialmente il presidente Antonio Morelli porgere i saluti alla platea ed al relatore .

E’ seguita la attenta introduzione di Alessandro Morelli che ha presentato sia il relatore, con una completa ed attenta disamina delle sue produzioni culturali svoltesi negli ultimi venti anni, sia la sua relazione sul fenomeno della emigrazione tra l’ottocento ed il novecento

Alessandro Morelli ha anche svolto la funzione di moderatore della serata.

Poi il prof Musì è partito, come suo costume, in una relazione che sorpreso l’uditorio per la sua completezza.

Ed ancora il relatore, come ci si aspettava, ha affascinato i presenti che sono rimasti silenziosamente attenti.

Nel mentre veniva proiettate immagini e filmati del fenomeno della emigrazione il relatore ha snocciolato i periodi del fenomeno e la sua entità , le ragioni della emigrazione e le speranze ad essa connesse.

Ed inoltre i paesi in europa e nel mondo dove l’emigrazione ha portato la nostra gente, gli italiani , i calabresi e gli amanteani.

Un’altra Amantea nel mondo, un’altra calabra nel mondo.

Non poteva la acuta penna del prof Musì non sottolineare quanto la situazione si sia rovesciata e l’Italia sia passata da paese di emigranti a paesi di immigrati.

L’unica differenza è quella che la emigrazione italiana, calabrese ed amanteana muoveva alla volta di paesi in forte sviluppo, dove il lavoro si trovava fuori dalla porta per chi lo voleva realmente, mentre oggi una Italia senza lavoro ed in gravi difficoltà viene scelta solo per la sua prossimità alla Libia.

Acutamente il relatore ha evidenziato come “l’Italia e po’ tutti i paesi dell’Europa Occidentale, stiano diventando, se non lo siano già, paesi di immigranti, diventati centri di raccolta di gente o meglio di povera gente (negri, asiatici e delle etnie più strane), uomini, donne, vecchi e bambini che fuggono dalla violenza della guerra e dalla fame e che attraversando un mare pericoloso ed inclemente, sbarcano disperati sulle nostre rive. Grosso problema, assai difficile a risolversi, ma cruciale per noi europei, chiamati a rispondere concretamente, con atti legittimi e certi, sul piano del diritto e della civiltà, affinché trionfino i valori della solidarietà umana, della difesa dei più deboli, nel rispetto della democrazia. Trincerarsi dietro il paravento di un populismo rissoso e inconcludente non serve a nessuno e non ci porta lontano”.

Una relazione così interessante che ci auguriamo il Rotary voglia pubblicare, magari soltanto sul web.

Il presidente Morelli ha poi letto il fine e delicato messaggio del barone Alberto Fava , amanteano di famiglia e di vocazione, un messaggio che riteniamo possa e debba essere portato alla attenzione di chi ancora non ama sufficientemente questo nostro straordinario territorio e la sua storia.

I lavori sono stati conclusi dall’assistente del Governatore Dino de Marco.

Una serata di estremo interesse.

Amantea è una di quelle città che negli ultimi due secoli ha offerto molti suoi figli ad altre nazioni europee e del mondo.

Come altri italiani anche gli amanteani sono andati in cerca di lavoro e se possibile di fortuna.

Sono emigrati in Francia, in Germania, in Belgio, in Inghilterra, in Svizzera ed in altri paesi europei.

E sono emigrati negli Stati Uniti, in Canadà, in Venezuela, in Argentina ed altri paesi delle Americhe.

Tanti anche in Australia.

In treno ed in nave.

In aereo solo recentemente , magari per ritornare a vedere i propri luoghi natii, i propri cari.

Ha fatto benissimo allora il Rotary di Amantea ad organizzare questo convegno dall’intrigante titolo “L’Emigrazione amanteana dal 1890 ad oggi. Origini, Storia e Storie…”.

Il convegno si terrà domenica 26 novembre p.v. alle ore 18:00, c/o l’Hotel Mediterraneo di Amantea.

Nell’occasione si celebrerà la XIX Giornata di studi storici Generale Vincenzo Perciavalle.

Relatore d’eccezione lo storico Roberto Musì.

Conoscendo la sua professionalità e capacità sicuramente Roberto Musi sorprenderà ed affascinerà l’uditorio.

Non mancate quindi amici.

Ovviamente il presidente Antonio Morelli porgerà i saluti.

Seguirà la introduzione di Alessandro Morelli che sarà anche il moderatore.

La conclusione al Dino de Marco assistente del Governatore.

Pubblicato in Politica

Aveva già fatto sentire la sua voce raccontando la sua storia di emigrato barese a Dublino, in Irlanda.

 

È uno delle centinaia, forse migliaia, di giovani italiani che cercano all’estero quello che il proprio paese non offre: l’opportunità di costruirsi una vita, un futuro.

Gaetano Di Liso, avvocato originario di Palo del Colle, torna a parlare e lo fa per rispondere alle dichiarazioni poco opportune (usiamo un eufemismo) del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Pubblichiamo la sua lettera integrale.

“Sig. Perito agrario Poletti (eh si, in un Paese che richiede la laurea anche per servire caffè in un bar, Lei e’ l’ennesimo caso di non laureato che raggiunge poltrone d’oro, vertici di rappresentanza delle istituzioni e stipendi pazzeschi), ho dato un’occhiata al suo curriculum e le garantisco che lei non verrebbe assunto neanche all’Arlington Hotel della mia Dublino a servire colazioni come io, giovane avvocato laureatomi in Italia, ho fatto per pagare le spese di sopravvivenza in un Paese straniero che mi ha dato una possibilità che il Suo Paese mi ha negato.

Lei, ministro del lavoro, il lavoro non sa neanche cosa sia, lei che non ha lavorato neanche un giorno della sua vita (il suo cv parla chiaro).

Lei, che si rallegra di non avere tra i piedi gente come me, non ha la piu’ pallida idea di quanto lei sia un miracolato.

Lei non sa, perito agrario Poletti, che dietro ogni ragazzo che si trasferisce all’estero, ci sono una madre e un padre che piangono QUOTIDIANAMENTE la mancanza del figlio, c’e’ una sorella da vedere solo un paio di volte all’anno, degli amici da vedere solo su “facetime” e i cui figli probabilmente non ti riconosceranno mai come “zio”, c’e’ una sofferenza lancinante con la quale ci si abitua a convivere e che diventa poi quasi naturale e parte del tuo benessere/malessere quotidiano.

Il Suo, perito agrario Poletti, e’ un paese morto, finito, senza presente ne’ tanto meno futuro e lo e’ anche per colpa sua e di chi l’ha preceduto.

Chi e’ Lei per parlare a noi, figli e fratelli d’Italia residenti all’estero, con arroganza, con spocchia, con offese e mancando del più basilare rispetto che il suo status di persona, oltre al suo status di ministro, richiederebbe?!

O forse pensa che le sue pensioni d’oro, i suoi stipendi da favola possano consentirle tutto questo nei confronti di ragazzi, in molti casi più titolati, preparati e competenti di lei?!

Ha mai provato a sostenere un colloquio in inglese?

 

Ha mai scoperto quanto bello, duro e difficile sia conoscere tre lingue e lavorare in realtà multiculturali?

Ha mai avuto la sensazione di sentirsi impotente quando le parlano in una lingua che non e’ sua e ha difficoltà a comprenderla al 100%?

Questo lei, perito agrario Poletti, non lo sa e non lo saprà mai.

E’ per questo che il suo ego le permette di offendere 100.000 ragazze e ragazzi che l’unica cosa che condividono con lei e’ la cittadinanza italiana.

Lei e’ l’emblema di una classe politica e partitica totalmente sconnessa con la realtà, totalmente avulsa dal tessuto sociale che le porcate sue e dei suoi amici “compagni” hanno contribuito a generare.

Io, e gli altri 99.999 ragazzi che siamo scappati all’estero dovremmo essere un problema che dovrebbe toglierle il sonno, lei dovrebbe fare in modo che questa gente possa tornare a casa, creare condizioni di lavoro e di stabilita’ economica che possano permettere a 100.000 mamme di non piangere più per la lontananza dei figli.

Lei, perito agrario Poletti, padre dei voucher e del precariato, e’ il colpevole di questo esodo epocale e quasi senza precedenti di questa gente che lei vorrebbe fuori dalle palle.

Si sciacqui la bocca, perito agrario Poletti, prima di parlare di gente che parla piu lingue di lei, che ha avuto il coraggio di non accontentarsi, e di cercare altrove ciò che uno stato che fa davvero lo stato avrebbe dovuto garantire al proprio interno.

E si tolga rapidamente dai coglioni per favore, prima lo farà e prima questo paese, visto dalla fredda e super accogliente Irlanda, sembrerà più bello e gentile.

Firmato da uno di quelli che lei vorrebbe fuori dalle palle”.

Pubblicato in Italia

Oliverio si prepara alle prossime elezioni

Il governatore continua la sua campagna elettorale.

Ben sa che il consiglio regionale sarà sciolto e quindi si prepara ad una prossima candidatura

Lo sta facendo dappertutto offrendo ad ognuno quanto utile.

Ma la sua massima attenzione è per le zone interne, non lasciando da parte la Sila ed ovviamente le patate

Per questo il presidente Oliverio ha partecipato questa mattina alla Sagra della Patata di Bocca di Piazza, nel comune di Parenti.

E, nel corso del suo breve saluto Oliverio ha detto "Il nostro è un territorio che ha grandi potenzialità e noi dobbiamo lavorare intensamente per fare esprimere pienamente queste potenzialità, investendo perchè, intorno ad alcuni nostri prodotti "simbolo", si crei ricchezza e si produca lavoro”.

Poi ha ricordato che negli ultimi tre anni 179 mila calabresi hanno lasciato la Calabria spostando anche la propria residenza altrove.

Parliamo di quasi 60 mila calabresi ad anno.

Un esodo.

Come nei momenti peggiori dei tempi più bui della nostra Calabria.

Ed ecco la sua ricetta: le patate! ” Dobbiamo invertire questo trend negativo. Nella Programmazione delle risorse comunitarie 2014/2020 abbiamo posto al centro le aree interne della Calabria, che occupano l'80% del nostro territorio regionale. Dobbiamo partire da qui se vogliamo interrompere un processo che ha visto via, via abbandonare questi territori. Non è semplice, non è facile, ma dobbiamo lavorare in questa direzione, creando opportunità di lavoro intorno alla valorizzazione delle nostre risorse".

Ed infatti ha aggiunto il Governatore della Calabria "Nel Piano di Sviluppo Rurale che abbiamo approvato di recente abbiamo fatto scelte chiare in questa direzione, decidendo di premiare i giovani che investono nell'agricoltura di montagna con una somma di 50 mila euro, cui si aggiunge anche la possibilità di un abbattimento sugli investimenti fino al 70%. Se un giovane vuole realizzare una iniziativa in agricoltura, su un progetto di 200 mila euro avrà l'abbattimento del 70% sugli investimenti. 140 mila euro saranno a carico pubblico a cui si aggiungeranno altri 50 mila euro di premialità. L'intervento sarà quasi totalmente coperto. Stiamo predisponendo, inoltre, una legge regionale perché i terreni pubblici di proprietà della Regione, dell'Arssa, dell'Afor vengano scongelati e messi a disposizione delle cooperative di giovani che vogliono investire in agricoltura.

Poi conclude affermando che “Un'altra iniziativa riguarderà la valorizzazione dei laghi della Sila. Investiremo perche essi diventino centri di attrazione e di propulsione per il turismo e di nuove attività sportive. In questa direzione lavoreremo di concerto con i comuni con i quali è fondamentale una collaborazione sempre più stretta e sinergica".

Insomma dalle patate e dagli altri prodotti simbolo della Calabria ricchezza e lavoro per tutti i nostri giovani

Solo così torneranno i nostri figli emigrati che diverranno proprietari dei terreni ed agricoltori a pieno regime conquistando i mercati del mondo.

Qualcuno dica ad Oliverio la verità e cioè che i dati più recenti delle esportazioni ( 2014) hanno visto la Calabria affondare e le altre regioni uscire dal tunnel o prossime all’uscita (Oltre a Emilia-Romagna (4,3%), Lombardia (1,4%), Veneto (2,7%), Piemonte (3,3%) e Marche (7,5%) cresce anche la vicina Basilicata (9,9%) e il Molise (9,7%))

Nel 2014 le esportazioni calabresi sono crollate dell’8,1% (che fa seguito al -7% del 2013) e quelle alimentari del 2,7%

Qualcuno gli dica che nel 2014 la Calabria ha esportato 95 milioni di euro di prodotti agricoli contro i 28.391 dell’Italia, pari, cioè, allo 0,33%

Oliverio ti preghiamo non scherzare! Ti ricordiamo che ogni giorno dell’anno-Pasqua e Natale compresi- emigrano circa 165 calabresi!

Pubblicato in Calabria

Il mondo è in corsa verso il nord. Corrono verso il nord coloro che sono in guerra: il nord è in pace!

Corrono verso il nord coloro che hanno fame : il nord è ricco!

Corrono verso il nord coloro che vogliono un lavoro: nel nord c’è!.

Corrono verso il nord coloro che vogliono un futuro: nel sud non c’è!

Ma c’è differenza. Eccome! L’Italia tenta ( o è costretta) di aiutare i migranti dell’Africa e del medio oriente, ma non fa nulla, assolutamente nulla, per aiutare i meridionali che non trovano lavoro nella propria regione, che non hanno futuro nella propria terra.

E così i calabresi prendono il treno( come i loro padri, i loro nonni prendevano il piroscafo) o, se ce l’hanno, l’auto e salgono verso il nord. Va bene anche Roma, meglio la Toscana, l’Emilia, la Lombardia, il Veneto, se non ancora più a nord, l’Europa.

Molti ( i più fortunati) si appoggiano a parenti ed amici; alcuni nemmeno ne hanno e devono fare da soli. E non è facile. Ed è un fenomeno molto studiato ma forse non tanto capito

Per esempio leggiamo che nel Rapporto giovani sulla disoccupazione, effettuato su un campione di italiani dai 18 ai 30 anni, a cura dell'Istituto Toniolo in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore, circa l'84% dei giovani nel Sud e in particolare in Calabria, è pronto a espatriare per trovare un lavoro. Ridicolo!

Questi giovani più che voler espatriare SONO COSTRETTI a farlo!

Sono costretti perché la dignità impedisce loro di prostituirsi a datori di lavoro che li assumono in nero, o che chiedono in restituzione metà dello stipendio teorico, o che li licenziano per assumerne altri per i quali pagano meno tasse o che sono segnalati dai “poteri”, o che li fanno assumere precariamente per sfruttarne i voti per decenni.

Sono costretti perché sanno che questa Calabria tarpa loro le ali , differenzia in relazione alla appartenenza, assume solo i raccomandati ed i figli di papà, e che , quindi, per loro- figli normali di gente normale -non c’è speranza.

Sono costretti per non finire nella mani della ‘ndrangheta e delle grandi imprese del nord che vengono a mangiarsi gli investimenti al sud.

Sono costretti ad emigrare perché l’economia calabrese è destinata ad una lunga recessione, perché i calabresi saranno sempre più oberati di tasse, perché i comuni per sopravvivere indebitano i giovani, proprio loro!

Sono costretti perché i consumi sono in caduta libera, le famiglie possono spendere solo per i bisogni primari come l'alimentazione tralasciando tutte le spese accessorie o considerate superflue; perché i mutui costano carissimi e non sono nemmeno ottenibili, così che il mercato delle abitazioni è stagnante.

Solo la politica ha speranza, ma è una speranza inattendibile. Si, esiste “il politico” che dice che ogni forma di emigrazione è «il fallimento della politica. Perché se un cittadino si deve spostare dal suo territorio per cercare di lavorare o di poter studiare vuol dire che la politica del territorio ha fallito”. Ma lui prende 12 mila euro al mese e può permettersi il lusso di tentare di prendere per i fondelli i giovani calabresi affermando che “ Abbiamo intenzione di garantire studio e lavoro a chiunque oggi pensi di non potervi accedere». Ridicolo per chi non riesce a garantire nemmeno la sanità!

Anche per questa politica i calabresi sono costretti ad emigrare!

E così in Calabria resteranno i vecchi, gli impiegati pubblici ed i politici. I giovani, i lavoratori, i migliori saranno tutti al nord. Poi( a breve) lo Stato fallirà e non potrà pagare né pensioni, ne stipendi ed i calabresi per sopravvivere dovranno raggiungere figli e nipoti. Ed il Sud non ci sarà più!

Giuseppe Marchese

Pubblicato in Calabria

Presso la Sala riunioni di Unioncamere di Lamezia Terme, si è tenuto ieri l’altro un incontro dei dipendenti delle Agenzie Formative della Calabria. "Al centro del dibattito la situazione della Formazione Professionale in Calabria - si legge in una nota dei dipendenti - che, negli ultimi quattro anni, ha registrato una fase discendente che sembra non arrestarsi anche alla luce del nuovo documento di Programmazione Regionale dei Fondi Europei per il periodo 2014-2020 dal quale la Formazione professionale è la grande assente. I dipendenti presenti all’incontro hanno manifestato profonda preoccupazione per il futuro del settore della formazione e le conseguenti ricadute negative in termini sia di tenuta occupazionale che di diritto all’istruzione e alla formazione che viene giornalmente offeso e disatteso. Un’analisi puntuale e dettagliata è stata fatta rispetto all’elenco delle disattenzioni e dei ritardi da parte della Regione Calabria, che è ormai una innegabile realtà. Un allarme, in tal proposito, è stato gridato, nei giorni scorsi, anche da Confindustria Catanzaro e For.qual. – Associazione per la Formazione calabrese di qualità, le quali hanno riaffermato, con forza, che delle risposte concrete devono essere date e in tempi brevi".

I dipendenti delle Agenzie Formative "hanno ribadito la volontà di far ascoltare la loro voce, riaffermando l’importanza e la dignità di un settore che, a torto, viene identificato sempre e solo in termini negativi mentre, in questi anni, in silenzio e con serietà tanti professionisti, hanno operato tra mille difficoltà vedendo spesso mortificate le loro potenzialità e il loro impegno. La Calabria non può, e non deve, perdere ulteriore terreno sul piano della creazione e dello sviluppo di competenze che, conseguentemente, si traduce in perdita di competitività e di sviluppo sociale ed economico. Non si può non adeguarsi alle Linee di programmazione dettate a livello nazionale (Piano sulla Garanzia per i Giovani 2014-2020) e a livello comunitario (Europa 2020) che enfatizzano l’importanza dello sviluppo del Capitale Umano per una crescita Intelligente, Sostenibile e Solidale. Alla fine dell’incontro è stato sottoscritto un documento di sintesi nel quale si ribadisce che l’intento principale è quello di costituire una rete tra i dipendenti delle Agenzie Formative al fine di garantire un dialogo continuo sulle problematiche del settore e un confronto su proposte concrete, superando la frammentarietà e costituendo un valido interlocutore con le istituzioni competenti nonché, coinvolgere soggetti che possano fungere da cassa di risonanza rispetto alle problematiche del settore della formazione".

"Il prossimo passo - conclude la nota - dunque, sarà proprio il coinvolgimento delle associazioni sindacali e delle associazioni di categoria al fine di definire, tutti insieme, delle azioni di intervento concrete, prime fra tutte, un incontro con i consiglieri regionali e con la Commissione regionale competente. I dipendenti delle Agenzie di Formazione, vogliono, in tal modo, uscire dal silenzio e far conoscere alle istituzioni e all’opinione pubblica la loro realtà fatta di impegno e voglia di riscatto".

Pubblicato in Calabria

E’ stato appena pubblicato il rapporto Svimez 2012 e se ne è fatto un gran parlare su tutta la stampa italiana ed anche su quella regionale calabrese.

Doveroso da parte nostra trattarne e lo abbiamo fatto con un articolo appena pubblicato dal titolo emblematico “ Grazie Loiero, grazie Scopelliti: avete ucciso la Calabria e gran parte dei calabresi” riportando i dati più emblematici e significati della nostra regione.

La nostra attenzione è stata attratta da una popolazione autoctona che diminuisce mentre aumenta la popolazione di migranti residenti.

Qualche dato:

-negli ultimi 20 anni sono emigrati dal SUD 2,7 milioni di persone

-nel 2011 si sono trasferiti dal mezzogiorno per il centro nord circa 114.000 abitanti 8 ( dalla Campania 36.400, dalla Sicilia 23.900, dalla Puglia 19.900, dalla Calabria 14.200).

-in direzione opposta da nord a sud rientrano 61.00 persone ( Campania 16.00, Sicilia 15.00, Puglia 10.000).

Nel 2011 dal sud per il nord di quelli emigrati per lavorare il 25% era laureato ( raddoppiato in 10 anni) ed il 39% era diplomato. In sostanza solo il 36 % aveva il titolo di studio minimo!

I luoghi di emigrazione sono nell’ordine di grandezza di arrivi Roma, Milano, Bologna, Parma, Firenze, Modena, Reggio Emilia e Bergamo.

Poi la scoperta della fortissima emigrazione di laureati .

Dal 2002 al 2011 i meridionali laureati emigrati per l’estero sono stati 20.000.

Sempre dal 2002 al 2011 dal sud sono emigrati verso il nord il 5% dei laureati meridionali, dalla Calabria ( Dinami, Mandatoriccio, Cariati, Chiaravalle, Girifalco, Bisignano, AMANTEA, Soriano e Corigliano Calabro), dalla Sicilia(Ravanusa e Caltagirone), dalla Campania ( Futani e Lauro), dalla Puglia( Stigliano).

Un ennesimo record in negativo per Amantea che manda i suoi laureati nel nord ed assume i laureati di altri comuni!

Ed oggi emigrano soltanto giovani!

Pubblicato in Primo Piano

Partiamo dai dati per quanto essi siano poi realmente quelli veri. Dicono che la Calabria ha il tasso di occupazione più basso d'Italia.

Lavora solo il 39% dei cittadini fra i 15 ed i 64 anni.

La media nazionale, invece, è del 55,7%.

Una forbice di 17 punti percentuali.

Siamo in sostanza all’ultimo posto quale occupazione.

E lo dice l’Istat, proprio stamattina, così certificando in modo impietoso lo stato disastroso del nostro sistema produttivo.

Sempre secondo l’Istat nel secondo trimestre 2013 la disoccupazione era :

-in Calabria del 21,5% contro il 19,8% del 2012 ( più 1,7%)

-in Sicilia del 21,6 % contro il 19,4% del 2012 ( più 2,2%)

-in Campania del 21,9% contro il 18,5% del 2012( più 2,4% )

Anche in questa classifica siamo tra gli ultimi

Dall’altra parte dell’Italia i tassi di disoccupazione più bassi:

- il Trentino con il 5,8%,

- il Friuli con il 6,9%,

- il Veneto con il 7,5%,

- la Lombardia con il 7,6%.

Affermare che i fondi europei non creano nuovo e maggiore lavoro è una profonda verità.

Sostenere che i fondi europei sono pertanto sprecati è un’altra profonda verità.

Dichiarare che la responsabilità di un uso inidoneo è evidentemente della nostra classe dirigente non è certo un mendacio.

Sembra evidente che l’Italia e l’Europa sono incapaci di imporre il rispetto delle regole di sviluppo della nostra regione.

Ma a tal punto è anche evidente che i calabresi non sanno scegliere i propri politici.

Cosa devono fare allora i nostri giovani disoccupati ? Emigrare o continuare a rivolgersi ai poteri politici ed oltre ?

La risposta sembra ovvia.

Ma forse esiste un'altra possibile risposta!

Pubblicato in Calabria
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