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E’ stata eseguita  nei giorni scorsi dal personale dei Comandi  Stazione Forestale di Montalto Uffugo, Acri  e Cerzeto una misura cautelare di arresti domiciliari, disposta dal Giudice per le indagini Preliminari del Tribunale di Cosenza Dr. Francesco Branda , nei confronti di una donna, P. M. 68 anni, di Cerzeto , accusata del reato di incendio doloso.

 

In particolare la donna si è resa responsabile di un incendio sviluppatosi in località San Giacomo nel Comune di Cerzeto il 17 agosto 2016 che ha interessato una zona vincolata ad alta rilevanza naturalistico ambientale.

 

Località questa particolarmente controllata durante il periodo estivo dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato in quanto più volte colpita  dalle fiamme.

A tal riguardo grazie all’ausilio di un sistema di videosorveglianza, e una accurata indagine coordinata dal Procuratore Capo Mario Spagnuolo e dal Procuratore Aggiunto Marisa Manzini e condotte dal Pubblico Ministero Donatella Donato sono state raccolte a carico della donna le prove che hanno consentito di individuare la responsabile dell’incendio.

 

Telecamere che hanno ripreso infatti l’incendiario scendere dalla propria autovettura e mettere fuoco sul ciglio della strada con un accendino per poi darsi alla fuga.

L’incendio in questione ha poi visto impegnati per le operazioni di spegnimento per diverse ore i Vigili del Fuoco e gli uomini del Corpo Forestale per le indagini.

 

IL VIDEO:

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ROTONDA (PZ), 10 Giugno 2016: Li hanno sorpresi mentre di notte andavano a caccia nel Parco del Pollino.

 

Due persone di Castrovillari sono così state deferite per attività venatoria e introduzioni di armi all’interno di un’area protetta dove tale attività è assolutamente vietata.

 

I due cacciatori sono stati sorpresi dagli uomini del Corpo Forestale di Morano e Saracena in località “Pavone-Rotondella” mentre dall’interno di un fuoristrada con l’ausilio di potenti fari illuminavano a zona alla ricerca di fauna selvatica da abbattere.

 

Tecnica usata per abbagliare l’animale che rimane immobile per poi abbatterlo con l’arma da fuoco.

Il personale Forestale a seguito di un servizio di appiattamento e controllo ha intercettato l’automezzo bloccandolo.

Si è subito verificato che il conducente aveva con se un faro e il passeggero al suo fianco una carabina pronta all’uso.

I fari inoltre erano collegati alla batteria dell’automezzo attraverso alcuni cavi elettrici che dall’abitacolo giungevano al vano motore.

 

Si è quindi provveduto al sequestro dell’arma, delle munizioni e dell’automezzo usato per tale attività. Altra operazione degli uomini del Coordinamento Territoriale per l’Ambiente è stata svolta nei giorni scorsi dal personale di Civita a Castrovillari in contrada Galluccio.

Questa volta le persone deferite all’autorità giudiziaria dovranno rispondere di smaltimento illecito di rifiuti. Durante un controllo in tale zona infatti si è accertato che due persone stavano attraverso la bruciatura provando a smaltire irregolarmente rifiuti speciali (Materiali di risulta, ferrosi, e plastici), speciali pericolosi (oli esausti).

 

Dopo aver fatto spegnere il fuoco e fatto i dovuti accertamenti il personale intervenuto ha proceduto al sequestro dell’area e al deferimento delle due persone, un uomo di Frascineto e uno di nazionalità Ucraina.

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Durante una operazione di controllo del territorio gli uomini del Corpo Forestale dello Stato di San Pietro in Guarano hanno posto sotto sequestro in località “Gidora”nel comune di Luzzi (cs) una area di circa 2500 metri quadri in cui è stato realizzato uno sbancamento.

I lavori sono risultati eseguiti senza alcuna autorizzazione ed erano finalizzati secondo gli investigatori alla coltivazione di una cava.

Durante il controllo è emerso anche che tali lavori, realizzati in area soggetta a vincolo idrogeologico e paesaggistico-ambientale erano stati eseguiti senza alcun nullaosta previsto dagli organi competenti.

Lo sbancamento del terreno che ha interessato anche lo sradicamento di varie ceppaie di cespugli ed essenze forestali, e la realizzazione di cinque gradoni, un piazzale di 500 metri quadri ed una pista di circa 90 metri di lunghezza è stato realizzato su un’area adiacente, e quindi inferiore ai 150 metri dai corsi d’acqua, limitrofi al torrente Gidora iscritto nel registro delle acque pubbliche.

Lo sbancamento iniziale è stato realizzato ai margini di una strada interpoderale che costeggia l’argine del torrente e si estende all’interno di un fondo privato.

I lavori finalizzati all’apertura e alla coltivazione di una cava ex novo, rientrano tra quelle attività che comportano una trasformazione urbanistica del territorio e quindi soggetta al rilascio del permesso di costruire.

Per tali lavori sono stati deferiti all’autorità giudiziaria un uomo di Luzzi, proprietario del fondo e un uomo di Rose esecutore materiale dei lavori effettuati con l’ausilio di mezzi meccanici.

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Si tratta di un’area del demanio comunale.
Diverse le persone denunciate.

Un’area boschiva di quindicimila metri quadri e oltre 2000 quintali di legname sono stati posti sotto sequestro dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Sant’Agata D’Esaro.

Il provvedimento è avvenuto a seguito di un controllo effettuato in località “Pettoruto” di San Sosti, zona ricadente all’interno del perimetro del Parco Nazionale del Pollino.

 

Sull’area del demanio comunale interessata al controllo era stato autorizzato un progetto di taglio eseguito da una ditta boschiva di Acri che avrebbe dovuto avere scadenza a febbraio 2016 grazie ad una proroga dello stesso Comune.

 

Cosa che invece non è avvenuta in quanto la ditta non avendo finito i lavori per tempo e non potendo avere ulteriore proroga ha proceduto ad abbattere tutte le piante oggetto del taglio lasciandole sul letto di caduta per il successivo esbosco.

Si tratta di una questione tecnico-economico-autorizzativa, infatti i Comuni per procedere ad ulteriori utilizzazioni dei boschi devono dimostrare alla Regione (che autorizza) che con i proventi relativi alle vendite, si provvede a redigere i Piani di Gestione dei propri boschi; diversamente la regione non fornisce autorizzazioni per i tagli.

 

Nello specifico la comunicazione di fine dei lavori prevista per febbraio è stata ritardata ed inviata al Comando Stazione Forestale solo nei giorni scorsi, quindi nel mese di Aprile, sicché il reparto ha quindi provveduto al controllo della regolarità del procedimento, evidenziando come questa, pur non essendo in possesso di proroghe avrebbe proceduto comunque per ultimare i lavori.

 

Pertanto è stata posto sotto sequestro l’area boschiva (circa un ettaro e mezzo) dove sono stati effettuati gli abbattimenti e il materiale legnoso.

Appropriazione indebita aggravata, il principale reato riscontrato, per l’amministratore unico dell’impresa esecutrice dei lavori e per i dipendenti quali esecutori materiali.

Possibili problemi anche per l'Amministrazione comunale che non ha impedito la continuazione delle lavorazioni all’interno del lotto del bosco Pettoruto, nonostante con atto pubblico ne era stata dichiarata la chiusura definitiva a febbraio scorso.

Le indagini sono ancora in corso per i possibili risvolti economici consequenziali sui bilanci dello sfruttamento del demanio forestale del Comune di San Sosti.

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Esiste una abitudine da parte dei comuni di mettere in sicurezza i fiumi per ridurre il rischio della loro esondazione.

 

E questi comuni affidano l’incarico a ditte agroforestali.

Si tratta di incarichi senza costi per l’ente.

Ora il corpo forestale ha detto basta, ha contestato violazioni in materia paesaggistico ambientali e distruzione e deturpamento di bellezze naturali, denunciando il responsabile della ditta, ma stranamente- almeno per noi-non l’ente che ha dato l’incarico.

 

 

Questo il comunicato:

“Rende 7 aprile 2016 – Nei giorni scorsi il personale del Comando Stazione Forestale di Cosenza ha effettuato una serie di controlli su dei lavori in corso lungo il corso del torrente Emoli nel tratto che attraversa la località Piano di Maio nel comune di Rende (cs) .

Giunti sul posto gli uomini del CFS hanno accertato la presenza di alcuni dipendenti di una ditta agroforestale di Acri che stavano effettuando un taglio raso lungo le pertinenze del torrente.

Si è quindi provveduto nell’immediatezza al controllo degli atti amministrativi necessari ad effettuare tali lavori.

 

Lavori che si è accertato essere effettuati per conto del Comune di Rende, quali lavori affidati di messa in sicurezza dell’alveo del Torrente Emoli per una lunghezza di circa 10 km.

Dai controlli e rilievi effettuati a verificare la rispondenza di quanto in corso con quanto previsto dal progetto sono emerse sostanziali difformità, e che tali lavori di disboscamento venivano effettuati in assenza della necessaria autorizzazione paesaggistico ambientale in considerazione che tali attività sono state effettuate su area sottoposte a vincolo paesaggistico ambientale per legge quali area di rispetto dei fiume e torrenti iscritti negli elenchi delle acque pubbliche della Provincia di Cosenza e in quanto aree boscate per come definito dalla vigente normativa in materia.

Pertanto si è proceduto al sequestro della legna illecitamente abbattuta e a contestare al titolare della ditta incaricata i reati di violazione della normativa sui beni ambientali informandone la competente Procura della Repubblica di Cosenza che ha convalidato il sequestro in ordine all’ipotesi di reato contestata.

 

L’intervento del Corpo Forestale ha fermato una attività che avrebbe provocato danno all’ambiente limitando il taglio ad una area di poche migliaia di metri quadri.

Tale aree infatti svolgono una importante funzione ambientale oltre ad essere una nicchia ecologica per numerose specie di animali e vegetali”.

Pubblicato in Cosenza

Brillante operazione del Corpo forestale.

Nel corso dei servizi finalizzati anche all’attuazione del program ma straordi nario denominato focus ‘ndrangheta venivano eseguiti dal personale del Comando stazione forestale di Nocera Terinese specifici accertamenti su dei luoghi oggetto di una recente segnalazione pervenuta al numero di emergenza ambientale 1515 del Corpo forestale dello Stato.

 

In località Guori Petraro del Comune di Falerna, gli agenti del Corpo forestale dello Stato riscontravano che all’interno di un’area abbandonata del campo sportivo comunale, in uso alla stessa Amministrazione Comunale, erano stati smaltiti abusivamente rifiuti speciali provenienti da lavori di scavo e di demolizione di manufatti edili: mattoni, piastrelle, calcinacci, asfalto e altro materiale.

Eseguiti i relativi controlli presso gli uffici amministrativi, i forestali accertavano l’inesistenza delle previste autorizzazioni e procedevano al sequestro di una porzione dell’area del campo sportivo per una superficie di circa cinquemila metri quadrati.

 

In merito al terreno sequestrato, dalla preliminare attività di indagine veniva rilevato che lo stesso risulta ancora intestato catastalmente all’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero di Lamezia Terme, ma in uso all’Amministrazione Comunale, pertanto veniva deferito all’Autorità giudiziaria il Sindaco pro tempore del Comune di Falerna.

Le indagini di polizia giudiziaria proseguono al fine di accertare modalità e responsabilità di eventuali altri soggetti nell’attività di gestione illecita di rifiuti.

Pubblicato in Lamezia Terme

La Dolceria Suriano di Antonio ( Tonnuzzo) Suriano ha inviato la seguente nota con la quale chiarisce di non essere stata in alcun modo coinvolta nel sequestro, smentendo voci parziali ed infamanti circolate a causa del comunicato della Forestale che non ha indicato il nome della azienda interessata alla vicenda.

Come per i Fichi Marano riteniamo giusto dare pubblicità alla nota della azienda Suriano e tanto a garanzia della bontà dei loro prodotti .

” Nella giornata del 19 ottobre 2015, è stata conclusa un'operazione, dal Corpo Forestale dello Stato, sul controllo delle tecniche e delle procedure di lavorazione dei fichi secchi presso una azienda specializzata del comune di Amantea, come riportato da vari articoli pubblicati, il giorno seguente, da più media.

Con questo, l' azienda "Dolceria Suriano" vuole dissociarsi completamente da ogni tipo di collegamento ai fatti riportati, in quanto estranea alla vicenda, al solo ed esclusivo scopo di evitare probabili fraintendimenti dovuti all'ambiguità delle dichiarazioni riportate e, pertanto, rassicurare la nostra clientela sulla qualità e la tutela della sicurezza dei nostri consumatori.

Cordiali saluti. Antonio Suriano”

Pubblicato in Cronaca

fichi amanteaLa vicenda è semplicissima. Nel laboratorio è stata trovata una bombola contenente anidride solforosa, impiegata, probabilmente, per trattare i fichi secchi di cui sono stati prelevati campioni inviati all’Asp di Cosenza ed all’istituto zoo profilattico per gli accertamenti organolettici ed in particolare relativi alla presenza SOX ed in specie di solfiti.

Il titolare del laboratorio, in sostanza, usava l’anidride solforosa come conservante dei fichi secchi.

Negli alimenti il codice dell’anidride solforosa è E220 ed è quindi un additivo molto frequente nei vari prodotti alimentari.

L'anidride solforosa veniva e viene utilizzata nell'industria alimentare come antimicrobico, antibatterico, antimicotico, inibitore del processo di imbrunimento enzimatico e non( mantiene il colore della frutta secca e degli acini d'uva), antiossidante e come sbiancante di zucchero ed amido.

Nei cibi viene usato sinteticamente per conservare e/o produrre Baccala', gamberi e conserve, crostacei freschi o congelati, frutta secca, sott' aceto e sott' olio, marmellate e confetture, aceto, vini, bevande a base di succo di frutta, funghi secchi, uve trattamento post raccolta.

 

È fondamentale sottolineare che l'anidride solforosa non è dannosa tanto nella quantità presente all'interno di un singolo alimento, ma soprattutto nella sommatoria delle varie quantità contenute nei diversi prodotti assunti durante tutta la giornata.

Devono prestare molta attenzione al consumo di alimenti contenenti tale conservante, soprattutto le persone asmatiche, specialmente se in terapia con i cortisonici, perché risultano essere molto sensibili ai solfati e possono presentare difficoltà respiratorie più o meno gravi.
Nell'uomo e negli animali, l'anidride solforosa è molto irritante per gli occhi, per le mucose e soprattutto per le vie respiratorie: anche una minima esposizione può comportare faringiti acute, perdita dell'odorato, perdita del gusto ed edema polmonare (se inalata).

 

Può inoltre causare forte acidità nelle urine, stanchezza, mal di testa, disturbi nervosi, reazioni allergiche, dissenteria, ecc.

Oltre al resto, da un punto di vista nutrizionale sembra che l'anidride solforosa ostacoli anche l'assimilazione della vitamina B1 e B12, riducendo il valore nutritivo degli alimenti che le contengono.
I problemi connessi al suo impiego sono spesso superati utilizzando i suoi sali solfiti, perché più semplici da utilizzare sebbene presentino i medesimi effetti collaterali (visto che liberano anidride solforosa). Provoca anche la perdita di calcio.

Per quanto riguarda i fichi secchi nella letteratura si legge che i fichi secchi durano soltanto 3 mesi e se invece vengono trattati con anidride solforosa hanno una durata molto maggiore ma perdono tutte le vitamine.

 

Per questo in Calabria si cuocevano e cioè si sterilizzavano con il solo calore.

Il grande igienista Herbert Shelton raccomandava: "Mi raccomando NON mangiate frutta secca che sia stata solforata..."

Già! Perché mangiare i fichi solforati se possiamo mangiarli fatti con il metodo degli antichi?

Pubblicato in Cronaca

L’impianto era privo di ogni tipo di autorizzazione sanitaria.

Amantea – Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato, Nucleo investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Cosenza in collaborazione con il Comando Stazione di Longobardi hanno eseguito un controllo agroalimentare presso un’azienda di trasformazione prodotti alimentari nel Comune di Amantea.

Durante il controllo si è rinvenuto un laboratorio completamente abusivo privo dei titoli edilizi e delle autorizzazioni sanitarie all’interno del quale venivano prodotti fichi secchi.

 

I fichi erano trattati presumibilmente con anidride solforosa, gas tossico utilizzabile solo sotto lo stretto controllo di un tecnico chimico abilitato al trattamento.

I controlli hanno evidenziato come l’impianto di gassazione, così come la camera stagna erano realizzati in modo artigianale e privi di qualunque sistema di controllo e sicurezza.

 

A seguito del controllo si è posto sotto sequestro il magazzino e l’impianto oltre a 80 cassette di fichi secchi in procinto di essere immessi sul mercato.

Il titolare dell’azienda è stato deferito per abusi edilizi e detenzione di alimenti in cattivo stato di conservazione. su delega della Procura della Repubblica di Paola, che ha convalidato il sequestro, la bombola contenente anidride solforosa è stata asportata e consegnata al dipartimento di chimica e tecnologie chimiche dell’Università della Calabria per le analisi sull’additivo chimico, le analisi su un campione di fichi prelevati verranno invece effettuate dall’Asp di Cosenza con la collaborazione dell’istituto zoo profilattico.

Pubblicato in Primo Piano

Denunciati il responsabile ed il proprietario dell’area.

A seguito di specifici servizi di controllo del territorio nel Comune di Rende, il personale del Comando Stazione Forestale di Cosenza in collaborazione con il Nipaf, Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Comando Provinciale di Cosenza ha posto sotto sequestro una area ed i veicoli fuori uso in essa rinvenuti in località Surdo.

All’interno di essa sono stati rinvenuti parti di autovetture accatastate e suddivise per categoria, oltre a numerosi veicoli fuori uso in evidente stato di abbandono quasi totalmente privati di parti essenziali alla circolazione ed al loro normale uso attraverso una attività di gestione illecita degli stessi.

Si è provveduto quindi all’accertamento e identificazione dei veicoli al fine di ulteriori verifiche per stabilire eventuali corresponsabilità nella predetta attività illecita di gestione di veicoli e le modalità di raccolta.

A seguito di tali accertamenti si è identificato il responsabile di tale attività, in un cinquantenne di Rende, ed il proprietario dell’area stessa ai quali sono stati contestati i reati in concorso di attività di gestione non autorizzata di rifiuti pericolosi ed attività di gestione di veicoli fuori uso e loro parti.

Attività questa effettuata in violazione delle specifiche norme previste e necessarie al fine della corretta gestione dei rifiuti.

Pubblicato in Cosenza
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