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L’Ufficio Elettorale ha terminato la verifica dei dati relativi all’assegnazione dei sedici seggi spettanti al Consiglio Provinciale di Cosenza.

Ecco i Rappresentanti della Pubblica Assise, che dureranno in carica due anni:

  • Per la Lista n. 1 – Nuova Provincia:

1-) Bartucci Mario Carmelo, 2.221 preferenze;

2-) Gravina Ugo, 1.497 preferenze.

  • Per la Lista n. 2 – Insieme per la Provincia – Liste Civiche Unite:

1)- Morrone Luca, 3.152 preferenze;

2)Audia Saverio, 2.764 preferenze;

3-) Nicoletti Lucantonio, 2.247 preferenze.

  • Per la Lista n. 3 –  Italia del Meridione:

1-) Ramundo Gianfranco, 1.406 preferenze.

  • Per la Lista n. 4 – Il coraggio di cambiare l’Italia:

1-) Scarcello Vincenzo A., 2212 preferenze.

  • Per la Lista n. 5 – La Provincia che vuoi: nessun consigliere.
  • Per la Lista n. 6 – Cosenza Azzurra:

1-) Del Giudice Sergio, 1873 preferenze;

2-) Aceto Eugenio, 1766 preferenze.

  • Per la Lista n. 7 – Provincia Democratica:

1-) Di Natale Graziano, 5.417 preferenze;

2)Gervasi Francesco, 4.970 preferenze;

3-) Nociti Ferdinando, 4.247 preferenze;

4-)Tamburi Vincenzo, 3.350 preferenze;

5-) Pascarelli Franco, 3.038 preferenze;

6-) D’Alessandro Felice, 2.581 preferenze; 7-)

Capalbo Pino, 2.547 preferenze.

Questi i voti complessivi conquistati da ciascuna lista:

Lista n. 1 – 10.570 preferenze;

Lista n. 2 – 16.462 preferenze;

Lista n. 3 – 4.620 preferenze;

Lista n. 4 – 7.599 preferenze;

Lista n. 5 – 4.424 preferenze;

Lista n. 6 – 12.293 preferenze;

Lista n. 7 – 35.720 preferenze.

Il procedimento elettorale si concluderà con la proclamazione degli eletti, la cui data ufficiale sarà resa pubblica non appena disponibile.

Lo stesso è disciplinato dalla legge 56 del 2014 e da due Circolari del Ministero dell’Interno, recepite dall’apposito Manuale operativo; tutti gli atti e i provvedimenti relativi sono pubblicati sul portale della Provincia nella sezione ‘Elezioni provinciali 2017.

Pubblicato in Calabria

trebiatura

Al termine della mietitura del grano le donne raccoglievano i covoni che venivano portati sull’aia dove si costruiva “la timugna”.

Sul tetto veniva posta una croce fatta di spighe di grano a guardia del grano. L’attesa della trebbiatura era uno dei momenti più carichi d’ansia perché era forte il timore che potesse piovere, grandinare o che potesse sprigionarsi un incendio. La pioggia e la grandine avrebbero danneggiato i covoni, l’incendio avrebbe distrutto tutto il raccolto. Prima dell’uso della trebbiatrice i covoni di grano venivano sparsi sull’aia e su di essi veniva fatta passare una grossa pietra “la triglia” tirata da due grossi e robusti buoi in un continuo movimento circolare per fare uscire i chicchi di grano dalla spiga.

Gli uomini, poi, con forconi di legno “tridenti” sollevavano la paglia che col vento veniva separata dai chicchi, i quali, venivano raccolti, questa volta dalle donne, in grandi cesti (crivi) e così il grano “cernuto” veniva separato dalla pula.

La paglia veniva raccolta e usata principalmente come foraggio per il bestiame o messa nei porcili. La trebbiatrice da noi arrivò negli anni cinquanta.

 

La introdusse mio cognato mastro Eduardo Perri. Una sola volta, nell’immediato dopoguerra, venne da noi una grande e rossa trebbiatrice.

Era di proprietà di Francesco Socievole. Si fermò a trebbiare il grano in contrada Vallone ai lati della provinciale Cosenza – Amantea, vicino l’abitazione di zio Antonio Gagliardi.

Fu una grande festa non solo per il vicinato ma per tutta la popolazione sampietrese. Era la prima volta che vedevamo una grande macchina di colore rosso tirata da un grande trattore che trebbiava il grano.

Le donne che lanciavano i covoni, gli uomini addetti alla trebbiatura che li spingevano all’interno della trebbiatrice senza che qualche spiga fuoriuscisse. Che spettacolo! Da una parte usciva la paglia, da un’altra la pula, da un’altra parte i chicchi di grano che andavano a finire nei sacchi di juta che venivano subito chiusi e legati con lo spago e portati via dalle donne nei granai che poi erano grandi “casciuni” che si trovavano nei nostri scantinati o magazzini.

 

Giugno, la falce in pugno.

Così recita un antico proverbio contadino. Vuol dire che la mietitura del grano doveva avvenire nel mese di giugno, quando cioè il grano era completamente maturo e le spighe si ripiegavano sotto il loro peso.

Le piantine del grano venivano tagliate, da uomini esperti, con una grande falce e poi riunite in fasci. Le donne poi facevano i covoni per comporre le gregne. Per incominciare a mietere il grano si aspettava quando il sole era alto e si lavorava fino all’imbrunire, prima della umidità della sera.

La falce era ed è uno strumento a mano d’uso antichissimo formata di un corto manico al quale è unita una lama curva avente un lembo dentato. Si operava con la mano destra mentre con la sinistra, le cui dita erano protette da “cannuoli” di canna, s’isolava il manipolo da tagliare per poi depositarlo a terra e farne dei fasci. La falciatura e la trebbiatura del grano sono solo il momento finale della raccolta del grano.

 

Bisognava prima preparare il terreno.

Si partiva nel mese di luglio e agosto col dissodare il terreno e poi a novembre si seminava il grano.

La sera prima della semina il grano veniva mischiato con una soluzione di acqua e “pietra turchina” (minerale a base di rame) perché impediva al grano di diventare nero quindi inutilizzabile al fine della semina. A marzo venivano tolte dal campo seminato le erbacce cattive. Seguiva la sarchiatura.

Questa operazione era eseguita per lo più dalle donne utilizzando come attrezzo “u zappuniellu”, attrezzo molto piccolo e meno pesante della zappa che veniva usata dagli uomini robusti. L’operazione consisteva non solo nel distruggere le erbe infestanti ma per favorire principalmente la circolazione dell’aria nel terreno rimescolando lo strato superficiale.

A giugno poteva iniziare la mietitura e poi la trebbiatura, lavoro molto duro, però erano una festa per tutta la famiglia che coronava un lungo periodo di lavoro. Le macchine per la mietitura del grano da noi non sono mai arrivate. Non erano adatte a causa del terreno scosceso e collinare del nostro territorio. Però, in seguito alla meccanizzazione agricola la mietitura manuale è oggi scomparsa.

Ricordo una poesia che la mia maestra di quinta elementare, la cara e indimenticabile Lillina Luciani, mi ha fatto imparare a memoria che serviva per farmi ricordare i mesi dell’anno e le loro caratteristiche:

Gennaio mette ai monti la parrucca……/ Luglio falcia le messi al solleone / Agosto, avido ansando le ripone.

Pubblicato in Italia

"Alla Provincia di Cosenza si viola quotidianamente la legge, per colpa di un abusivo autoproclamatosi facente funzioni senza che vi sia una legge, una sentenza, una norma che lo consenta.

 

Il ministro Alfano non può far finta di niente e deve, nelle more che il Consiglio di Stato si esprima su due importanti sentenze, nominare un commissario.

Ho scritto oggi al ministro Alfano per ricordargli che è il ministro degli interni di tutto il Paese e non deve cedere ai diktat del Pd calabrese.

 

Di Natale ha occupato abusivamente un'istituzione, nonostante abbia perso le elezioni, e ha nominato in barba alla legge, staff e dirigenti.

 

È una macchietta elevata a credibilità solo per il risentimento personale di alcuni elementi della sinistra calabrese.

E' gravissimo il comportamento dei dirigenti interni che hanno avallato danni erariali di cui si prenderanno la responsabilità dinanzi alla Corte dei Conti.

È grave che sul punto non intervenga il presidente Oliverio, a ricordare a Graziano Di Natale che le istituzioni non sono circoli ricreativi.

La ferita che viene inferta ogni giorno richiede un intervento del ministro Alfano".

 

Lo afferma una nota del consigliere provinciale di Cosenza, Franco Bruno.

Pubblicato in Cosenza

E’ stata eseguita  nei giorni scorsi dal personale dei Comandi  Stazione Forestale di Montalto Uffugo, Acri  e Cerzeto una misura cautelare di arresti domiciliari, disposta dal Giudice per le indagini Preliminari del Tribunale di Cosenza Dr. Francesco Branda , nei confronti di una donna, P. M. 68 anni, di Cerzeto , accusata del reato di incendio doloso.

 

In particolare la donna si è resa responsabile di un incendio sviluppatosi in località San Giacomo nel Comune di Cerzeto il 17 agosto 2016 che ha interessato una zona vincolata ad alta rilevanza naturalistico ambientale.

 

Località questa particolarmente controllata durante il periodo estivo dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato in quanto più volte colpita  dalle fiamme.

A tal riguardo grazie all’ausilio di un sistema di videosorveglianza, e una accurata indagine coordinata dal Procuratore Capo Mario Spagnuolo e dal Procuratore Aggiunto Marisa Manzini e condotte dal Pubblico Ministero Donatella Donato sono state raccolte a carico della donna le prove che hanno consentito di individuare la responsabile dell’incendio.

 

Telecamere che hanno ripreso infatti l’incendiario scendere dalla propria autovettura e mettere fuoco sul ciglio della strada con un accendino per poi darsi alla fuga.

L’incendio in questione ha poi visto impegnati per le operazioni di spegnimento per diverse ore i Vigili del Fuoco e gli uomini del Corpo Forestale per le indagini.

 

IL VIDEO:

Pubblicato in Cosenza
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