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L’ex rettore dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Eugenio Gaudio, è il nuovo Commissario della Sanità in Calabria, dopo le polemiche sull’incarico e sul contrato all’emergenza coronavirus nella Regione.

 

Lo riferiscono fonti di governo, aggiungendo che anche Gino Strada, sulla cui nomina si erano espressi in molti a favore, ha confermato la disponibilità di far parte della squadra, questa è la notizia Ansa di oggi, solo che il Dottor Strada ha smentito con questo post sulla sua Pagina Facebook

 

Apprendo dai media che ci sarebbe un tandem Gaudio-Strada a guidare la sanità in Calabria. Questo tandem semplicemente non esiste. Ribadisco di aver dato al Presidente del Consiglio la mia disponibilità a dare una mano in Calabria, ma dobbiamo ancora definire per che cosa e in quali termini. Sono abituato a comunicare quando faccio le cose - a volte anche dopo averle fatte - quindi mi trovo a disagio in una situazione in cui si parla di qualcosa ancora da definire. Ringrazio il Governo per la fiducia e rinnovo la disponibilità a discutere di un possibile coinvolgimento mio e di Emergency su progetti concreti per l’emergenza sanitaria che siano di aiuto ai cittadini calabresi”. Gino Strada

 

Una figura barbina del Governo e di chi ha gestito la cosa, segno che il Governo Conte è oramai il alto mare, prossimo ad affondare, le emergenze non si gestiscono cosi.

 

Comunque le reazioni alla nomina dott. Gaudio sono imperniate sulla massima fiducia all’ex rettore.

"Abbiamo chiesto al governo, insistentemente, che a rappresentarci fosse un calabrese che potesse prendere in mano la situazione conoscendone il respiro. Il governo lo ha capito, lo ha recepito ed oggi ha proposto a commissario il rettore Gaudio che ha alle spalle un carriera medica che non finisce mai, un curriculum veramente eccellente. È una che ha grandi capacità anche amministrative, per cui pur permanendo il rifiuto dello strumento del commissariamento, perché speriamo in una amministrazione ordinaria, però è vero che mi piace pensare che, perché figlio di questa terra, possiamo immaginarlo come il primo assessore alla sanità del secondo periodo della Calabria", ha commentato il presidente facente funzioni della Calabria, Nino Spirlì.

Pubblicato in Calabria

Foto Ecmo1CATANZARO – Si è conclusa a lieto fine la storia di una ragazza calabrese di 24 anni, giunta presso il Policlinico Universitario “Mater Domini” di Catanzaro, a seguito di un forte dolore toracico. La ragazza, colpita da una grave forma di miocardite è andata incontro ad arresto cardiocircolatorio, circostanza che la avrebbe portata a morte sicura nel giro di pochi minuti se non fosse stato per l’intervento immediato e congiunto delle equipe di Cardiologia e Anestesia e Rianimazione dirette rispettivamente dai Prof.ri Ciro Indolfi e Paolo Navalesi. Il cuore della giovane è rimasto fermo per alcuni giorni, nel corso dei quali è stata mantenuta in vita grazie al posizionamento di circolazione extracorporea (ECMO veno-arterioso), che ha vicariato le funzioni del cuore per un periodo di 14 giorni trascorsi nel reparto di Rianimazione del Policlinico. Successivamente è stato necessario posizionare un ulteriore device di supporto emodinamico, chiamato Impella.

È stata la prima volta che in Calabria un paziente è stato trattato in modo così avanzato, con l’utilizzo contemporaneo di Impella ed ECMO (ECPELLA). L’utilizzo di entrambe le tecnologie ha consentito di tenere in vita la paziente per diversi giorni, pur essendo il suo cuore non funzionante a causa di una forma fulminante di miocardite, una infiammazione che colpisce il cuore.  

I danni riportati al cuore dalla giovane ragazza si sono rivelati poi irreversibili. È stato necessario quindi trasferirla all’ISMETT di Palermo per essere sottoposta a trapianto di cuore, trasportata in elisoccorso del 118 diretto dai Dottori Antonio Telesa e Francesco Conca, accompagnata dal rianimatore Dott. Eugenio Biamonte e dai perfusionisti dell’A.O.U Mater Domini di Catanzaro. Il trasporto, ad elevata complessità, è avvenuto con la paziente, sedata e intubata, collegata contemporaneamente al ventilatore meccanico e all’ECMO. Il trapianto è andato a buon fine e la paziente è attualmente ricoverata in riabilitazione.

Pubblicato in Calabria

farmaciIn 34 farmacie che espongono la locandina della #GRF19,

sarà possibile acquistare un farmaco da banco da donare agli indigenti assistiti

da 23 enti assistenziali convenzionati col Banco Farmaceutico di Cosenza.

In Italia, nel 2018, 539.000 persone povere (il 10,7% dei poveri assoluti in Italia) si sono ammalate e hanno chiesto il sostegno degli enti per potersi curare.

Sabato 9 febbraio 2019 si terrà in tutta Italia la XIX edizione della GRF – Giornata di Raccolta del Farmaco. Nelle 34 farmacie della nostra provincia che aderiscono all’iniziativa e ne espongono la locandina, sarà possibile, grazie alle indicazioni del farmacista e all’assistenza di quasi 200 volontari, acquistare uno o più medicinali da banco da donare alle persone indigenti. I farmaci acquistati saranno consegnati direttamente ai 23 enti assistenziali del nostro territorio convenzionati con la Fondazione Banco Farmaceutico – Sede Provinciale di Cosenza.

L’anno scorso, durante la GRF 2018, sono state raccolte nella nostra provincia quasi 1.500 confezioni di farmaci per un controvalore di quasi 8.500 euro, grazie ai quali sono state aiutate 2.000 persone bisognose della provincia di Cosenza. Durante lo scorso anno, gli enti hanno fatto richiesta a Banco Farmaceutico di xxx medicinali.

La GRF si svolge sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, in collaborazione con Aifa, Cdo Opere Sociali, Federfarma, Fofi, Federchimica Assosalute, Assogenerici e BFResearch L’iniziativa è realizzata con il sostegno di Intesa Sanpaolo (Partner Istituzionale), Teva, Doc, EG EuroGenerici, Comieco, Mediafriends, Responsabilità Sociale Rai e Pubblicità Progresso.

Queste le parole della Dott.ssa Annalisa Filice, delegata per la sede provinciale del Banco Farmaceutico di Cosenza: «La drammatica situazione sociale della Calabria, prima di riempire, come accade ormai quotidianamente, le prime pagine del giornali, riempie di apprensione i nostri cuori. Secondo l’ultima rilevazione ISTAT la Calabria è la regione più povera d’Italia, con oltre un terzo delle famiglie sotto la soglia di povertà relativa, ed è il valore peggiore registrato dal 2005.

In queste circostanze, che ci appaiono spesso soffocanti, ci sono molti punti fermi, uno di questi è proprio il Banco Farmaceutico. Noi non abbiamo la pretesa di trovare una soluzione a questa crisi, ma affermiamo una positività che rappresenta un valore per tutta la comunità. Dedichiamo il nostro tempo a chi è povero perché abbiamo ricevuto una sovrabbondanza che non possiamo fare a meno di comunicare agli altri. Questa è la coscienza che ha originato quella “cultura del dono” che nel nostro Paese si è espressa in migliaia di opere caritative, moltissime anche nella nostra terra, che, anche grazie al lavoro di Banco Farmaceutico di Cosenza, riescono ad assistere migliaia di famiglie. Per questo noi crediamo che partecipare alla GRF, costruire insieme il Banco Farmaceutico, significhi realizzare il bene comune.

Ed i numeri di quest’anno mostrano come questa consapevolezza sia contagiosa e crescente: nella provincia di Cosenza parteciperanno quest’anno alla GRF il 48% in più delle Farmacie e quasi il doppio dei volontari, questo consentirà di servire più enti, il 15% in più rispetto allo scorso anno, che ci hanno espresso un fabbisogno di farmaci molto maggiore: quasi 6.500 pezzi con un aumento del 35% che magari non riusciremo a colmare – l’anno scorso la raccolta ha soddisfatto il 30% del fabbisogno – ma siamo certi che costituirà una luce piena di positività per tutti noi.»

Queste le 34 farmacie della provincia di Cosenza che aderiscono alla GRF19:

 

Farmacia COTRONEO (Bisignano)

Farmacia DE GRAZIA (Campora S. Giovanni)

Farmacia BLANDI (Castrovillari)

Farmacia CATERINI (Castrovillari)

Farmacia D'ATRI (Castrovillari)

Farmacia GIANNONI (Castrovillari)

Farmacia RIZZO (Corigliano C.)

Farmacia ROMANO (Corigliano C.)

Farmacia TAVERNA (Corigliano C.)

Farmacia BERARDELLI (Cosenza)

Farmacia COPPOLA TANCREDI (Cosenza)

Farmacia GIONCHETTI (Cosenza)

Farmacia MOLINARO (Cosenza)

Farmacia RUSSO (Cosenza)

Farmacia SANTORO (Cosenza)

Farmacia SERRA (Cosenza)

Farmacia SESTI OSSEO (Cosenza)

Farmacia ROVITO (Dipignano)

Farmacia STRAFACE (Francavilla M.ma)

Farmacia SPOSATO (Mangone)

Farmacia GRECO (Montalto Uffugo)

Farmacia DONADIO (Morano Calabro)

Farmacia ARRIGUCCI (Paola)

Farmacia SGANGA (Paola)

Farmacia MARTIRE (Piane Crati)

Farmacia EUROPA (Rende)

Farmacia JORIO (Rende)

Farmacia PELUSO (Rende)

Farmacia STUMPO (Rende)

Farmacia PELLEGRINI (Rende)

Farmacia LOURDES (Rende)

Farmacia FUOCO (Rogliano)

Farmacia NOTO (Rossano Scalo)

Farmacia PADRE PIO (Rossano Scalo)

 

Questi i 23 Enti Caritativi convenzionati con il Banco Farmaceutico – Sede Provinciale di Cosenza:

 

ACLI (Cosenza)

Comunità “Regina Pacis” (Cosenza)

A.V. “Casa Nostra” (Cosenza)

Ass. “Marinella Bruno” (Morano C.)

Ass. “Stella Cometa” (Cosenza)

Ass. “Sud Italia Trapianti” ASIT (Castiglione C.)

AUSER (Cosenza)

Casa di Riposo “San Giuseppe” (Cosenza)

Casa Famiglia “S.Maria delle Vergini” (Cosenza)

Centro di Solidarietà “Il Delfino” (Castiglione C.)

C.R.I. Alto Tirreno Cosentino (Scalea)

C.R.I. Cosenza (Rende)

C.R.I. Mirto Crosia (Crosia)

Confraternità di Misericordia (Trebisacce)

Coop.Soc. “Nuove Strade” (Corigliano C.)

Coop. Soc. “La Terra” (Celico)

Croce Bianca Cosenza (Montalto Uffugo)

Fond. “Casa S.Francesco d’Assisi” (Cosenza)

Ist. “Figlie S.Maria Divina Provvidenza” (Cosenza)

Ist. “Suore Minime della Passione” (Cosenza)

Parrocchia “San Francesco Nuovo” (Cosenza)

Parrocchia “Santa Teresa” (Cosenza)

Stella Cometa – Fiera in Mensa (Cosenza)

 

La Sede di Cosenza coordinerà anche quest’anno la GRF nella provincia di Catanzaro che si terrà in quattro farmacie: Farmacia CAPOCASALE (Petronà), Farmacia CAPORALE (S.Caterina dello Jonio), Farmacia FIORENZA (Davoli Marina), Farmacia MITTIGA (Catanzaro), che raccoglieranno farmaci per la Caritas Diocesana di Catanzaro-Squillace.

FONDAZIONE BANCO FARMACEUTICO ONLUS - SEDE PROVINCIALE DI COSENZA

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Delegato Territoriale: dott.ssa Annalisa Filice (cell. 328 0019109)

Segreteria Organizzativa: dott.ssa Federica Perri (cell. 347 7071227)

Comunicazione e Fund Raising: dott. Marco Piccolo (cell. 349 2620568)

Pubblicato in Cosenza

Riposte le catene e riconsegnati lucchetto e chiavi al fido Franco Pacenza, Mario Oliverio ha dovuto prendere atto, nel lungo e cordiale incontro con Beatrice Lorenzin, che ben poco aveva da illustrare “a Roma” in merito alla emergenza della sanità in Calabria. Ha trovato, infatti, una ministra della Salute che addirittura aveva qualche notizia in più di quante non ne avesse lui stesso. La Lorenzin è stata cortese ma ferma e soprattutto si è presentata con una pila di documenti che lasciavano ben poco spazio al chiacchiericcio e alla polemica di cortile.

Il ruolo della politica Preliminarmente la Lorenzin ha voluto spazzar via dal tavolo ogni riferimento a presunte pressioni politiche sulla scelta del commissariamento e su quella del commissario. Il primo è regolamentato e imposto da una legge e non può essere modificato con decreti ministeriali. Il secondo risponde alle indicazioni del Partito democratico che non ha mai inteso rivederle. Detta brutalmente suona così: Massimo Scura è espressione del Pd che lo ha scelto, imposto e fatto nominare. Federico Gelli, responsabile del dipartimento sanità del Pd, non ha mai rivisto tale sua posizione. Se quindi l’incatenamento riguarda la nomina di Scura a commissario, il palazzo dove incatenarsi non è quello di Piazza Colonna ma quello di largo del Nazareno, sede della direzione nazionale del Pd. Lo spieghi ai suoi accompagnatori Oliverio, arrivato all’incontro con il sempre incollatissimo Sebi Romeo e gli outsider Mirabello e Aieta.

Le colpe di Scura Massimo Scura ha fallito gli obiettivi e ha agito più da politico che da tecnico. Ha combinato guai a Cosenza, creato problemi a Catanzaro, frantumato Crotone e provocato disastri a Reggio Calabria. Gli uffici giuridici del ministero della Salute e di quello dell’Economia hanno redatto un dossier zeppo di inadempienze e di scelte sbagliate. Nel farlo, però, il commissario ha potuto contare su un atteggiamento se non complice sicuramente acquiescente del dipartimento Salute della Regione Calabria che, nell’arco del commissariamento, ha cambiato ben tre volte il suo direttore generale e per lunghi mesi è risultato addirittura acefalo. Ancora oggi ha al suo vertice un direttore generale ad interim pur avendo espletato un primo bando di reclutamento al quale avevano partecipato ben 26 aspiranti, alcuni dei quali provvisti di titoli eccellenti ma, evidentemente, non rispondenti ai “requisiti politici” richiesti, al punto che detto bando è stato rinviato e riaperto con la motivazione che erano “pochi” i 26 concorrenti.

Le colpe di Oliverio Non meno gravi, però, le responsabilità di Mario Oliverio. E anche qui la Lorenzin ha fatto redigere un dossier che presto, in uno con quello riguardante l’azione del commissario, verrà sottoposto alla valutazione del governo. Vediamo di riassumerne i contenuti. Intanto la nomina dei direttori generali. Dopo una lunga, ingiustificata e ingiustificabile stagione di commissariamenti, protrattasi per circa due anni, la Regione Calabria ha nominato i manager delle aziende territoriali e ospedaliere. In molti casi tali nomine riguardavano personaggi sprovvisti dei requisiti di legge. In altri si è provveduto alla trasformazione del commissario in direttore generale lasciando in sella lo stesso nominativo. In un caso, Asp di Crotone, si è atteso che il commissario maturasse i titoli per poter essere nominato direttore generale, procedura assolutamente illegittima e illegale. E sempre a Crotone per due mesi il commissario è stato scelto dal capo del personale dell’Asp, una procedura non solo illegale ma che ancora viene fatta circolare nei ministeri a dimostrazione della «extraterritorialità della Regione Calabria». Nessuno dei manager ha mai avuto fissati gli obiettivi da raggiungere, nonostante la norma preveda che l’assegnazione degli obiettivi venga allegata alla stipula del contratto, onde consentire la revoca del manager senza alcun rischio di contenzioso, qualora non raggiunga gli obiettivi fissati dal Piano di rientro. Nel caso dei commissari, invece, è andata anche peggio non essendo previsto, proprio per la loro “provvisorietà” (sic!), che a questi vengano affidati degli obiettivi. Se i Lea non sono stati riallineati e la spessa ha ripreso a crescere, di conseguenza, lo si deve proprio alla inadeguatezza di molti dei manager scelti direttamente dal governatore. Emblematico il caso del manager dell’Asp di Crotone che rimane al suo posto pur avendo presentato un bilancio 2015 con un deficit di 8 milioni e un bilancio 2016 dove il deficit è salito a ben 25 milioni. Il che, per una realtà come Crotone, significa vero e proprio disastro finanziario, visto che Crotone da sola rappresenta quasi un quarto del complessivo deficit presentato al tavolo Adduce-Urbani la scorsa settimana. E qui a Oliverio si contesta di non avere rispettato neanche la legge varata dalla stessa Regione Calabria che prevede la «decadenza automatica» del direttore generale che deposita un bilancio in passivo. Infine, anche sull’ammontare del deficit il dossier evidenzia come lo stesso potrebbe essere ben più grave dei 153 milioni “confessati” dai dirigenti calabresi auditi, posto che allo stato la Regione Calabria non ha più un advisor che certifichi i conti.

La spesa sanitaria fuori regione Anche qui la Regione non è immune da colpe. I tecnici del ministero, infatti, sottolineano che gli investimenti in termini di materiale e personale umano sono andati non in direzione del fabbisogno assistenziale, bensì delle baronie mediche e delle persone da accontentare. Molti servizi trasformati in strutture complesse, infatti, hanno spostato personale e dirigenti medici dai settori più carenti a quelli che non hanno un adeguato bacino d’utenza ma garantiscono la possibilità di una pluralità di promozioni sul campo. In altri altri casi, i manager hanno seguito il percorso inverso, limitando l’operatività di servizi laddove arrivavano utenti da altre regioni. Un caso emblematico è quello della camera iperbarica di Palmi, polo di eccellenza declassato laddove due terzi delle prestazioni offerte vengono fruite da pazienti che arrivano da Sicilia, Campania, Lazio, Puglia e Basilicata.   

Quello che Oliverio non sapeva. Lungo anche l’elenco dei dati in possesso del ministero e sconosciuti al governatore, perché non forniti alla sua cognizione dallo stesso dipartimento regionale che pure è rimasto nella competenza diretta del presidente, che ha trattenuto per sé la delega alla sanità. Basti pensare alla situazione degli ospedali di nuova costruzione. E se per i nuovi nosocomi di Rossano, Vibo e Palmi, Oliverio ha ragione di lamentare la pesante eredità lasciatagli da Scopelliti, non può dirsi la stessa cosa per i nuovi Ospedali riuniti di Reggio Calabria. Questi dovevano essere realizzati in 18 mesi dall’Inail a proprie spese con i finanziamenti del Dl 20. Difficilmente vedranno la luce, visto che lo stesso amministratore delegato dell’Inail, calabrese di origini, ha fatto sapere al ministero che l’attuale manager degli Ospedali riuniti di Reggio Calabria ha comunicato di non essere in condizione, almeno fino al 2020, di fornire il progetto esecutivo e senza di quello l’opera non può andare in appalto. La sciagurata gestione degli appalti dei nosocomi di Rossano, Palmi e Vibo, questa non imputabile alla giunta Oliverio ma a quella precedente, porta oggi le tre opere a incagliarsi nelle aule giudiziarie per il fallimento delle imprese capofila. Tuttavia la gestione Oliverio non ha inteso rescindere i contratti e procedere a nuovi appalti e questa la rende corresponsabile di una paralisi che rischia di diventare mortale per lo sviluppo dell’assistenza sanitaria calabrese.  

La Calabria e… le altre Quello che in ogni caso il ministero e il governo non accettano è il tentativo, congenito nei governanti calabresi, di lamentare disparità di trattamento ai loro danni. Nel caso il riferimento è alla regione Campania e al Lazio. Vero è che il governatore della Campania ha avuto la nomina a commissario e che la Regione Lazio è uscita dal commissariamento ma il paragone con la realtà calabrese è azzardato. In Campania De Luca è commissario perché i Lea sono tornati in linea con il sistema paese e quindi si trattava solo di completare l’allineamento della spesa, comunque rientrata sotto il parametro dell’imponibile fiscale, vale a dire che basta il prelievo ordinario e non servono nuovi balzelli o ticket. Il Lazio, invece, è rientrato nei parametri di legge sia con riferimento ai Lea che all’allineamento della spesa sanitaria per cui venivano meno le ragioni che avevano portato al commissariamento. In Calabria i risultati sono diametralmente opposti: i Lea sono peggiorati e i bilanci sfiorano il tetto di spesa fissato.

Il Consiglio dei ministri Proprio il peggioramento dei conti e la diminuzione delle prestazioni assicurate legittima il fatto che oggi si dica di una emergenza sanitaria il Calabria. Una emergenza che il Paese deve conoscere e affrontare, ragione per la quale il ministro intende portare la discussione e il confronto in Consiglio dei ministri. In quella sede il “dossier” redatto sulla Calabria verrà consegnato al Governo nella sua interezza ma la soluzione che potrebbe arrivare rischia di risultare ancora più indigesta a Mario Oliverio e a quanti vogliono far fuori il commissariamento per tornare ad avere la gestione di una sanità che se non serve a curare la gente, sicuramente torna utile a garantire poltrone, benefici e dividendi ai vari potentati, politici e non.

D Il Corriere della calabria by Paolo Pollichieni

emergenzaSbloccare la situazione e tornare a mettere i bisogni dei cittadini al centro della sanità. Un obiettivo che in questo momento diventa preminente, data la realtà sanitaria calabrese che da anni verte in condizioni di precarietà.
Solo per fare il punto delle ultime settimane, nel giro di pochi giorni si è assistito alla lettera scritta dal Presidente della Regione Mario Oliverio al Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni ed al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, nella quale viene espressa grande preoccupazione per la grave situazione delle strutture ospedaliere calabresi a seguito della impossibilità di procedere alle assunzioni del personale medico e sanitario; alla presa di posizione piuttosto forte da parte della Cisl Fp Calabria, che ha richiesto interventi urgenti per la sanità locale con l’obiettivo di risanarla; all’intervento di Matteo Renzi, che si è voluto esprimere proprio sulla sanità calabrese, auspicando per quest’ultima un modello simile a quello di De Luca in Campania, quindi con un presidente della regione anche commissario.

Perchè tutto parte proprio da questo, ovvero dal commissariamento della sanità regionale deciso per il rientro dal debito. Una realtà che va avanti da anni e che ha portato ad una serie di tagli nei servizi per il cittadino.
La sanità calabrese oggi più che vivere tende a sopravvivere, tra enormi problematiche e disservizi per i pazienti; un’offerta “inefficiente, inefficace e costosa con un progetto di riorganizzazione della rete sanitaria mai andato a regime e che non riesce a garantire neanche i Livelli Essenziali di Assistenza” per dirla con le parole utilizzate in queste ore della Cisl Funzione Pubblica Calabria sopra citata.
Un contesto caratterizzato da carenza di personale e servizi insufficienti per i cittadini; come nel caso della possibilità di cura con la cannabis terapeutica, che in Calabria non viene garantita al 100%. Mentre in molte altre regioni d’Italia il meccanismo è partito fornendo il farmaco a carico del Servizio Sanitario Nazionale e iniziando a parlare addirittura di progetti pilota alternativi, come quello che vedrebbe l’autoproduzione per chi soffre di determinate patologie e la coltivazione in proprio di semi di cannabis autofiorenti o di altre qualità, in Calabria i pazienti che avrebbero diritto a curarsi assumendo il farmaco a carico della sanità pubblica sono costretti, spesso e volentieri, a pagarlo di tasca propria.

Così come di tasca propria devono affrontare le spese di viaggio visto che, con sempre maggiore frequenza, i cittadini calabresi tendono a recarsi in altre regioni per farsi curare, in quanto si tende a non dare fiducia alla sanità locale.
Un primo segnale di uscita da questo stallo si è avuto proprio in queste ore, con la firma da parte del commissario alla sanità Scura del decreto che sblocca l’assunzione di oltre mille unità da impiegare in ambito sanitario per dare supporto ad una forza lavoro che aveva da tempo bisogno dell’ingresso di altri operatori.

Un segnale da prendere come primo passo di un lungo percorso da affrontare per riportare la sanità locale su livelli accettabili.

Pubblicato in Calabria

La sanità in Calabria è una vergogna.

I tempi di attesa per una visita specialistica sono biblici ed esiste il rischio concreto di non essere vivi quando arriva il giorno della visita.

 

O, comunque, la certezza di arrivare al giorno della visita in condizioni di reale aggravamento della malattia.

Si tratta di ritardi scientifici ai quali, vergogna delle vergogne , si vorrebbe dare risposta con le prestazioni intramoenia che costano sostanzialmente quasi quanto una visita privata.

E la vergogna è che gli specialisti intramoenia usano le stanze e le apparecchiature pubbliche.

Così chi non ha i soldi per una visita privata od una visita intramoenia se non vuole morire deve andare a curarsi fuori regione.

Basta un parente qualsiasi in una qualsiasi regione italiana , un biglietto di pullman e si parte : li od in una struttura pubblica od in una struttura privata si viene visitati e si ricevono servizi specialistici.

 

E di questa inaccettabile condizione nessuno si preoccupa.

Nessuno tranne il Rotary.

Parliamo del Rotary di Amantea.

Si, quel Rotary che un tempo andava a cavare pozzi in Africa ed oggi comprendendo la gravità della situazione della sanità in Calabria offre servizi specialisti ai meno abbienti e senza costi!

Partono a giorni i sabati della salute.

Ogni sabato nella sede della Croce Rossa di Amantea (che offrirà il personale paramedico), in via degli Stadi (accanto comando Polizia Municipale) i medici Specialisti del Rotary offriranno la loro professione GRATUITAMENTE alle persone bisognose di Amantea e del comprensorio.

 

Si terranno visite di:Chirurgia generale, Chirurgia vascolare, Spirometria, Pediatria e Medicina generale, ECG, Pneumologia, Allergologia.

Per informazioni e prenotazioni telefonare al dr  Salvatore Basso, presidente Rotary Club Amantea, al numero 329 9864332 od al dr Antonio Morelli, segretario Rotary Club Amantea, numero 335 7761354.

Cominciamo noi a ringraziare il Rotary ed invitiamo la comunità a denunciare senza limiti una sanità vergognosa e chi la gestisce.

Pubblicato in Primo Piano

Siamo stati presi per i fondelli!

Tutti, quanti. Partiti, associazioni, gente comune che si è prestata ad essere ogni volta presente per garantire il diritto alla salute agli amanteani ed agli altri abitanti dell’ex distretto di Amantea.

 

Ci avevamo creduto; avevamo creduto al diritto alla salute per tutti, un diritto egualitario, che non temesse eccezioni.

 

Ed invece non è così.

Abbiamo partecipato a riunioni megagalattiche, ad incontri con il dr Fatarella, con la dottoressa Bernaudo, con il dr Iacucci, e creduto a tutte le loro parole.

Abbiamo anche costituito una “Rete” per la tutela della Salute che è finita nel nulla e che si è messa a parlare di teatro, e perfino di difendere la brigata della Guardia di Finanza di Amantea ma non del diritto alla salute e della Casa della salute.

 

E senza che nessuno dei suoi componenti reagisse in qualche modo!

Ed intanto il dr Antonio Lopez direttore dell’UOC Radiodiagnostica Spoke Paola Cetraro ha ordinato alla responsabile del CUP dottoressa Aquila Cherubina di “voler diminuire le prenotazioni degli esami RX presso il Poliambulatorio di Amantea da 20 a 10 esami al giorno, da lunedì a venerdi”

Il drammatico risultato è che mentre prima il servizio RX del Poliambulatorio di Amantea brillava per la sua efficienza e riusciva a garantire risposte tempestive agli aventi bisogno( al massimo il giorno dopo la richiesta nei casi meno urgenti) , oggi si prenotano radiografie con 15 giorni di ritardo!

 

Insomma c’era una cosa che funzionava e la si sta demolendo.

Una vergogna!

In sostanza avevamo un reparto sanitario altamente qualificato ed efficiente e qualcuno per ragioni ed interessi esclusivamente suoi lo sta uccidendo

Non voglio dare la colpa a nessuno ma sicuramente la colpa è di qualcuno

So bene che come scriveva Terenzio ( in Andria, a. I, sc. I, verso 68) che Obsequium amicos, veritas odium parit, cioè "L'adulazione procaccia amici, la verità attira l'odio".

 

E so bene, quindi, che anche questa ultima verità che sto portando alla vostra attenzione mi porterà ulteriore odio e disistima da parte, soprattutto, di chi sa od avrebbe dovuto sapere e reagire, parlare , di chi non tutela, come dovrebbe, la salute degli amanteani.

Non li temo!

Ed invece tutti stanno zitti

Le nostre donne per fare una MOC devono aspettare il Camper del Rotary, le nostre donne per fare una mammografia devono andare a Cetraro!

Vergogna dopo vergogna!

Infinita.

Ed in queste condizioni vorremmo anche fare turismo?

Ma non fatemi ridere!

Giuseppe Marchese

 

....continua........

Pubblicato in Cronaca

Un territorio ricco di servizi è un territorio da difendere.

E se non si difende il rischio è che si perda, man mano, quanto esso esprimeva a favore della sua popolazione.

 

È quanto sta succedendo ad Amantea che perde man mano i pezzi della dama al punto che non potrà più giocarci. Ma qui si tratta di salute, non di pedine!

 

Siccome la mamma degli imbecilli , lo sappiamo, è sempre incinta( di chi non lo sappiamo così come non sappiamo chi siano i suoi figli , o quantomeno non lo possiamo certificare, e quale ruolo essi svolgano, ci si scusi per l’uso di essi che abbiamo scelto proprio perchè normalmente si riferiscono ad oggetti) gli effetti si vedono proprio nella scarsa o nulla difesa della propria terra.

 

Parliamo dell’ospedale “assegnatoci da Mancini” e che Amantea( o chi per essa) non ha voluto.

 

Parliamo dell’Ufficio del registro perso a favore di Paola.

Parliamo della Pretura persa a favore di Paola.

Parliamo dell’Ufficio del Giudice di Amantea perso a favore di Paola.

Parliamo del ruolo di città turistica che ormai non abbiamo più. Ricordate la “Perla del Tirreno”? Oggi, forse, si può parlare di ”Cozza del tirreno”.

E potremmo continuare a lungo.

 

Ma quello che oggi offende fortemente è che Amantea ha perso prima l’ASL, poi il distretto ed oggi sta per essere ulteriormente oltraggiata.

Corre voce che dopo il servizio di laboratorio per le analisi cliniche si stia per perdere l’altra sola cosa che funziona alla grande è che è il laboratorio radiologico.

E tutto senza che nessuno si lamenti.

E tutto senza che si alzi una voce a sua difesa.

Siamo oltraggiati al punto che siamo in attesa da un anno e mezzo che venga acquistata la MOC e nessuno interviene.

Siamo oltraggiati al punto che il mammografo non funziona e nessuno interviene.

Siamo oltraggiati anche per la casa della salute incresciosamente ferma dopo una pur significativa presa di posizione da parte delle associazioni e della comunità.

 

Ma se vero quello che si dice, offende che gli ordini siano giunti ordini dal nosocomio di Cetraro, che non solo è iper dotato rispetto ad Amantea, attesa la presenza di RX, di Risonanza magnetica (RMN), di Tomografia Computerizzata (TC), di Ecografia Internistica, ordini secondo i quali Amantea deve ridurre le sole prestazioni RX da 40 giornaliere a 10.

Si stanno creando due sanità, una che funzione ed una che non funziona.

Una disposizione inaccettabile figlia di un inaccettabile abuso da denunciare anche penalmente.

E se nessuno dovesse difendere i diritti degli amanteani ( e dei comuni vicini)lo faremo noi.

Abbiamo interessato la rete, posto che ancora esista e sia vitale.

Ma lo diciamo francamente la lettera inviata a Mauro ci appare insufficiente e siamo convinti che non otterrà alcun risultato.

Purtroppo per colpa di un imbelle , tale Minnacchio Tacchio, non possiamo pregarvi di postare la vostra voce sul sito, ma potete farlo su facebook.

Fatevi sentire . Ad Amantea si dice che “ vucca c’un parre e chiamata cucuzza”.

Allora parlate, difendete i vostri diritti.

Provate a pensare cosa vi costerebbe andare a fare una radiografia a Cetraro!

E quando parliamo di Amantea, parliamo anche di Aiello Calabro e di tutti i piccoli comuni del suo comprensorio.

Quello che mi fa arrabbiare è che ho chiesto in via breve copia dell’ ordine emesso dal dr Lopez ma mi è stato detto che se lo facessero sarebbero licenziati.

Ma in quale mondo viviamo?

Scriverò all’Anac perché tutte queste disposizioni di servizio venga poste sul sito ed ai sensi di legge chiederò agli ispettori dell’Anac che siano evidenziate le ragioni ed ovviamente i danni che questa scelta determina per chi sta lontano.

Giuseppe Marchese

Pubblicato in Primo Piano

Ignote –ufficialmente- le ragioni della mancata presenza del Direttore Generale ASP Cosenza dott. Raffaele Mauro, dal poliambulatorio di Amantea, anche se sembra che la sua assenza sia dovuta ad indisponibilità per ragioni di salute.

 

Come ben sappiamo anche i medici si ammalano ed oltre!

Non sono mancati, invece, la dottoressa Bernaudo e gli amici della Rete per la casa della Salute che hanno promosso queste nuove attenzioni verso i problemi della sanità del comprensorio di Amantea.

 

La presenza del dr Mauro, infatti, era stata sollecitata proprio in occasione dell’incontro avuto nei giorni corsi presso gli uffici della regione con il dr Fatarella e con il dr Mauro.

Non mancherà un’altra occasione a breve per fare il necessario sopralluogo finalizzato, intanto, alla conoscenza diretta della struttura poliambulatoriale e come evidenziato alla conoscenza della parte di struttura da completare e che versa da molti ( troppi) anni nelle condizioni di cui alla foto.

 

Sollecitiamo una nuova presenza magari con una giornata di lavoro così che il dr Mauro possa nel corso della giornata avere un incontro con la rete e le sue associazioni e le amministrazioni più attive del distretto di Amantea.

Pubblicato in Primo Piano

sanitàSono 23 anni che Rinascita di Lamezia lotta per evitare che la terza città della Calabria continui ad essere derubata. Da decenni abbiamo assistito al graduale svilimento dell’ospedale cittadino Giovanni Paolo II.

Gridavamo nelle piazze ammonendo la città che la politica avrebbe decretato la fine del nostro presidio ospedaliero, che ha sempre vantato figure di primissimo piano sia a livello regionale che nazionale ( i vari Giraldi, Minniti, Virgilio, Borrello, docenti universitari che sono un esempio anche per le nuove generazioni). L’apoteosi è stata raggiunta con l’accorpamento dell’ASL di Lamezia a quella di Catanzaro. L’ASL n° 6 di Lamezia è stata cancellata, eppure ciò è avvenuto quando l’assessore alla sanità era una lametina, il presidente della commissione era un lametino, il primo firmatario del piano sanitario regionale che decretava tale cancellazione, guarda caso era un lametino o meglio, trapiantati a Lamezia ed eletti con i voti dei lametini.

E’ chiaro quindi che il ridimensionamento del nostro ospedale non trova nel commissario piovuto da Roma l’unico responsabile del declino della sanità lametina. Egli non conosce ne la Calabria ne le singole comunità calabresi, forse non sapeva neanche che esistesse Lamezia Terme.

E’ vero o non è vero che lo stesso commissario Scura ultimamente ha affermato che avrebbe attuato quanto programmato da chi prima di lui?

Purtroppo in questi ultimi anni sono stati creati dei disservizi evidenti, creati ad arte affinché gli stessi pazienti, vittime di tutto ciò e quindi costretti ad emigrare altrove, avrebbero trovato giustizia nella definitiva chiusura dell’ospedale.

Tutto ciò affinché il popolo lametino non protestasse per l’annullamento del nostro ospedale. Sono riusciti anche in questo!!

Noi di Rinascita di Lamezia ci batteremo nelle piazze ed a tutti i livelli istituzionali per la difesa dei nostri diritti. Faremo opera di sensibilizzazione tra la gente affinché questo popolo che in altri tempi, tutti uniti è sceso in piazza per mesi e mesi di protesta. Erano gli anni 70 lotta per l’università.

E proprio di oggi la notizia della chiusura dell’unità operativa di malattie infettive, certamente uno delle unità più attive sul territorio calabrese nella cura di patologia come: H1N1, HIV, AIDS, meningiti, tubercolosi, per un periodo sparita ed oggi purtroppo tornata in auge per questa ondata di immigrazione da zone endemiche. Per non parlare poi delle patologie epatiche e nello specifico di quelle virali che trovano il punto di riferimento nelle cure proprio nell’ospedale di Lamezia.

Come mai il reparto da noi viene chiuso, tagliando posti letto ed invece viene potenziato quello di Crotone con l’aggiunta addirittura di 10 posti letto, dopo l’intervento alla camera da parte della parlamentare crotonese Dorina Bianchi?

Perché viene chiusa la microbiologia che fino ad oggi nel piano sanitario, trova in Lamezia Terme il riferimento ufficiale regionale? Anche questo servizio viene spostato a Crotone.

I nostri parlamentari, senatori e deputati, che ancora non si sono degnati di alzare un dito nelle sedi istituzionali (Parlamento e Senato), abbiano la decenza di venire a Lamezia e di unirsi alla lotta di protesta, mettendosi a capo ciascuno dei propri elettori e tutti insieme fare sentire con forza la voce di questa città, visto che non si fanno vedere dall’ultima campagna elettorale.

Non dimentichiamo che l’unica Regione alla quale è stato concesso un aumento dei posti letto ospedalieri e proprio la nostra Calabria. Guarda caso a Lamezia li tagliano.

Il fondatore di Rinascita di Lamezia, dott. prof. Ugo De Sarro.

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