Ci perviene questa foto di un gruppo di cani liberi. Secondo il nostro informatore questi cani invadono terreni agricoli e creano danni notevoli ad agricoltori e famiglie. Sono cani di diversi anni il che significa che da anni l'asp non li cattura. Ed ovviamente i comuni non li affidano ai canili. Nessuno che però sanzioni queste omissioni tantomeno la procura, se essa è competente, o la prefettura, se essa competente, o qualcuno che dispone per l'asp. Per questo articolo omettiamo il nome del comune, ricordiamo che è uno dei comuni prossimo ad amantea ed aspettiamo che qualcuno si muova. Intanto gli diciamo grazie.
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Cronaca
Nella giornata di ieri i Carabinieri Forestali del Nucleo investigativo Polizia Ambientale di Cosenza hanno notificato, dopo una accurata indagine disposta dalla Procura della Repubblica di Cosenza un avviso di conclusione indagini preliminari nei confronti di otto persone, gestori e operatori del canile rifugio di Mendicino, tecnici comunali, progettisti e veterinari.
Dalle indagini è emerso che all’interno della struttura in località “Terredonniche” erano presenti un elevato numero di cani, circa 700, senza i dovuti requisiti necessari, in condizioni di sovraffollamento che ne comprometteva il loro benessere.
Nonostante la carenze dei requisiti richiesti e il sovraffollamento dello stesso la struttura ha ottenuto l’accreditamento a canile rifugio.
Nel corso delle indagini è emerso che la struttura era all’interno di un terreno sottoposto a vincolo idrogeologico ed in un terreno ricadente nella fascia di protezione dell’argine del Torrente Caronte.
I lavori al suo interno sono stati eseguiti senza richiedere l’autorizzazione paesaggistica.
Per tali motivi non era possibile neanche, cosa avvenuta, realizzare e autorizzare la rete fognaria per la raccolta delle acque reflue provenienti dal canile e il successivo allaccio alla rete fognaria comunale.
Le indagini effettuate dal NIPAF e dai NAS dell’Arma sono scaturite a seguito di un esposto presentato nel novembre 2016.
COSENZA 24 ottobre 2017
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Cosenza
Questi due tenerissimi cuccioli cercano una casa e una famiglia.
Sono un maschio e una femmina. Non hanno ancora un nome.
Il maschio ha una macchia scura sull’occhio destro. La femmina è, invece, tutta bianca.
I cuccioli hanno due mesi e mezzo di vita e sono in ottima salute.
Chi volesse adottarli, uno o entrambi, può telefonare alla signora Silvia al 3479955568
I cuccioli si trovano a Belmonte Calabro.
La futura taglia dei cuccioli è medio/piccola.
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Belmonte Calabro
Reggio Calabria - Una donna di sesstant'anni è stata denunciata per maltrattamento di animali, ma anche per violazione di domicilio e danneggiamento.
La donna ha occupato abusivamente una villa del quartiere Archi, per poi trasformarla in un vero e proprio canile, chiaramente non a norma.
All'interno dell'abitazione sono stati trovati 13 cani, di ogni taglia ed età, e decine di gatti: impossibile stabilire il numero preciso dal momento che l'assenza di recinzioni adeguate ha reso possibile la fuga di molti felini.
Nessuno dei cani ritrovati era regolarmente munito di microchip (obbligatorio per legge, come si può leggere qui).
Gli Agenti del NIRDA (Nucleo Investigativo Reati a Danno degli Animali) di Reggio Calabria sono stati chiamati ad intervenire dai legittimi proprietari dell'antica villa, che a loro volta erano stati contattati dal vicinato per il trambusto e soprattutto per i cattivi odori.
All'interno della villa anche alcune carcasse di animali morti ed escrementi ovunque: condizioni igienico-sanitarie terrificanti. La casa è stata prontamente sgomberata ed alla donna di 60 anni, C.M.C., è stata notificata la denuncia a piede libero.
Attualmente tutti gli animali presenti che sono stati catturati, sono stati trasferiti in centri e canili autorizzati, per ricevere le cure ed i vaccini dei quali necessitano, in attesa che vengano adottati da padroni che se ne possano prendere cura.
Ennesimo caso di maltrattamento in Calabria, dove questi episodi sono purtroppo ancora frequenti.
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Calabria
La triste scoperta fatta da un gruppo di animalisti presenti sul territorio che da anni tentano di arginare e provvedere autonomamente al problema dei cani randagi.
Si tratta di sette piccoli cagnolini che vagavano nella zona tra tra Amantea e San Pietro, e che evidentemente creavano problemi a qualcuno. Ed ecco che dove lo Stato, in questo caso il Comune di Amantea e di San Pietro in Amantea, non riesce a trovare una soluzione che potrebbe essere un rifugio temporaneo, magari con l'ausilio di volontari, o un canile il più vicino alla zona interessata, qualcuno trova soluzioni "alternative".
Soluzioni alternative che nel caso specifico non esitiamo a definire aberranti: dare in pasto alle povere bestiole indifese delle polpette avvelenate, un modo barbaro degno di persone che non hanno nessun senso civico, nessun briciolo di umanità. Una mentalità fatta di ignoranza e retaggi mentali atavici.
I volontari che andavano a dare loro da mangiare ci hanno raccontato della grande pena nel vedere i cagnolini morti. Si prova tanta rabbia di fronte ad uno scenario così crudele che vedere un solo cagnolino l'unico sopravvissuto alla barbarie dell'uomo è sembrato loro quasi un miracolo!
"Adesso c'è tanta rabbia e tristezza nei nostri cuori - dice Floriano, uno degli animalisti di Amantea - qualcuno ha voluto risolvere il problema dei 7 cuccioli uccidendoli in modo brutale e barbaro, ma ringraziando il signore uno di loro è riuscito a sopravvivere ed adesso stiamo tutti cercando di trovargli una casa, una famiglia ed un posto sicuro, dove poter vivere insieme agli uomini, quegli stessi uomini capaci di dare tanto amore agli animali, ma che allo stesso modo si macchiano di gesta così brutali e crudeli, sicuri che il nostro amico a 4 zampe sarà in grado di dare solo amore e dolcezza nella vita di chi vorrà accoglierlo dargli un nome, una cuccia ed una ciotola di cibo."
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Primo Piano