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CROTONE – La Digos di Crotone ha notificato ieri mattina un provvedimento cautelare emesso dal Gip Michele Ciociola su richiesta del pubblico ministero Alessandro Rho a carico del sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, dell’assessore allo sport, Giuseppe Frisenda, ( entrambi nella foto), il dirigente tecnico comunale Giuseppe Germinara e di due dirigenti di società sportive, Daniele Paonessa delegato del Coni provinciale e Emilio Ape ex presidente del Consorzio Daippo, con l’accusa a vario titolo di abuso d’ufficio e turbativa d’asta.

Il provvedimento disposto dal magistrato è il divieto di dimora, pertanto, il primo cittadino di Crotone, assieme agli altri quattro indagati, sarà costretto a lasciare la città.

La misura cautelare si inserisce nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura in riferimento a presunte irregolarità nella gestione della piscina comunale e, in particolare, riguardo ad un affidamento diretto.

Il commento del procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia

Secondo il procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, ha precisato che la misura «si tratta di una misura ponderata e scelta per non essere inutilmente devastante, ma era assolutamente necessaria».

«Può sembrare – ha aggiunto il procuratore Capoccia – che grandi scorrettezze non siano state commesse perché ormai tutto è diventato normale, ma non è questa la legalità».

Nell’ambito della stessa inchiesta viene contestato il reato di abuso d’ufficio a Gianfranco De Martino, ex dirigente del settore Lavori pubblici del Comune di Crotone, ed all’attuale dirigente dello stesso settore, Giuseppe Germinara.

Pubblicato in Crotone

Carte d’identità false per persone di origine brasiliana finalizzate all’ottenimento della cittadinanza italiana con documenti che attestavano che erano figli di persone residenti già da anni in Italia.

Si tratta di duecento finte carte di identità emesse da un comune

Ad assumersi le responsabilità della vicenda è stato un dipendente che aveva le redini dell’ufficio anagrafe in mano pur non essendo lui il responsabile.

Si tratta Michele Di Maio, 59 anni, uomo molto stimato in città .

La vicenda è emersa in seguito alle indagini condotte a Terni su un brasiliano coinvolto in una vicenda giudiziaria che ha spinto la Procura a investire la Digos.

In pratica la Procura voleva far luce sulla carta d’identità dell’extracomunitario che insieme anche a quelle di un altro gruppetto di brasiliani risultavano emesse dal comune di Brusciano.

Dietro il traffico di false pratiche per il conseguimento della cittadinanza italiana, alimentato dal funzionario dell’anagrafe e dello Stato civile del Comune di Brusciano potrebbero esserci le difficoltà economiche.

Un debito contratto nel 2007 che non sarebbe riuscito ad onorare entro i tempi stabiliti.

Il dipendente comunale avrebbe dovuto restituire entro il 2014 la somma avuta in prestito dalla finanziaria, non avendolo fatto era finito in mano una società di recupero crediti.

È quanto emerge dalle 115 pagine dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale firmata dal Gip del tribunale di Nola, Daniela Critelli.

L’ipotesi sarebbe avvalorata dal fatto che sarebbe proprio il 2014 l’anno zero dall’attività illecita. Ma come sono arrivati nel centro del napoletano i giocatori brasiliani?

E soprattutto come ha fatto Vanderlei Luis Sonda, il titolare italo brasiliano dell’agenzia di disbrigo pratiche di Terni ad agganciare Di Maio?

Chi ha fatto conoscere il dipendente comunale al “talent scout” di funzionari infedeli che aveva agganci anche in altri Comuni italiani?

Domande alle quali i carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna, coordinati dal capitano

Di Maio però ha smentito di aver ricevuto soldi e ha dichiarato che tutti gli atti prodotti dal suo ufficio erano regolari e che puntualmente venivano notificati al consolato di riferimento.

Unica mancanza l'accertamento della effettiva residenza da parte dei vv. uu.

"Il giorno dopo l'arrivo dei carabinieri in Comune, nel luglio del 2016, ho provveduto personalmente all'immediata sospensione dell'impiegato".

Così il sindaco di Brusciano (Napoli), Giuseppe Romano, commenta con l'ANSA l'operazione dei carabinieri che oggi ha portato agli arresti domiciliari anche un dipendente dell'Ufficio Stato Civile coinvolto in un'inchiesta su false cittadinanze concesse a centinaia di cittadini brasiliani, tra cui figurano anche calciatori professionisti.

Romano ha voluto sottolineare che alla rimozione dell'impiegato è seguita anche quella di tutti gli altri lavoratori di quell'ufficio.

"Ho rimosso il responsabile e tutti gli altri impiegati, assegnandoli ad altre mansioni". "Contestualmente da quel giorno - dice ancora il primo cittadino - ho anche avviato un'indagine interna analizzando tutte le pratiche sottoposte all'ufficio anagrafe nel periodo in cui la persona arrestata vi ha lavorato".

"Oggi, con le notizie del coinvolgimento di alcuni giocatori professionisti che hanno ottenuto illecitamente la cittadinanza, - conclude Romano - ho capito e compreso la cautela e la blindatura delle notizie adottata fin dal 2016 dagli investigatori".

Circa 300 i cittadini brasiliani che avrebbero pagato per diventare italiani in base allo ius sanguinis, senza però averne i requisiti.

C'è anche Corsini Bruno Henrique(nella foto), del Palermo, tra i calciatori che hanno ottenuto illecitamente il passaporto italiano.

Gli altri sono: Gabriel Boschilia, del Monaco (Ligue 1 francese), impegnato in Champions League; Silva Eduardo Henrique, dell'Atletico Mineiro (Serie A Brasile); Colcenti Antunes Eduardo e Ferrareis Gustavo Henrique dello Sporting Club Internacional (Serie A Brasile); Dos Reis Lazaroni Guilherme Henrique, del Red Bull (serie B Brasile) e Vancan Daniel, del Gil vicente FC (Serie B portoghese).

Pubblicato in Italia

Chi ama i romanzi gialli od i thriller spesso giudica quanto letto da come si conclude la storia.

E gli stessi autori si “auto giudicano” dalla chiusura del racconto.

Se è vero, la chiusura della vicenda del concorso per la stabilizzazione dei 9 vigili, che hanno prestato non meno di un decennio di “onorato” servizio, permette di ascriverla tra i migliori thriller.

Una vicenda tutta ammicchi e sospensioni , ma insieme sfuggente e per taluni aspetti violenta.

Ma provate a valutare voi.

Intanto c’era più gente all’esame orale nella sala consiliare di quanta ce ne è normalmente nelle sedute dei consigli comunali.

Tra i tanti quasi tutti gli esclusi nella fase degli scritti e cioè Africano Ornella, Bossio Teresa, Guido Rizzo Antonella, Perna Francesca Mafalda, Valeriano Marilena. Mancava solo Vilardo Francesco.

La consigliera comunale Francesca Menichino .

Alcuni cittadini .

E poi due Vigili e per alcuni momenti il comandante Caruso.

Ma la cosa rilevante è stata la presenza di ben 4 agenti della Digos.

Una presenza discreta. certamente , ma incomprensibile ai più. Una presenza che dava l’impressione di un concorso “blindato”.

Puntuale la commissione alle 16.00 si presenta nella sala consiliare già affollata.

E comincia subito la interrogazione della unica “sopravvissuta” alla strage compiuta negli scritti, quali scritti che hanno non solo eliminato ma anche “mortificato”i sei concorrenti di cui sopra, alcuni dei quali laureati eppure giudicati come vedremo con voti che hanno oscillato da 2,5 a 10,5 su trenta, praticamente da 1 meno, meno a 3 e mezzo su dieci.

L’esame si conclude facilmente . Mezzoretta all’incirca. Poche le domande . Sugli enti locali, sulle competenze del sindaco, sul codice penale,agenti ed ufficiali di PG, da parte del presidente, sul codice della strada da parte del maresciallo dei carabinieri in pensione, poi da parte del comandante Colaiacovo in particolare sul primo compito scritto.

Dopo di che il pubblico viene fatto uscire dalla sala consiliare, ma la commissione si trasferisce nella stanza della segretaria.

E comincia la lunga attesa. Troppo lunga per una sola candidata.

Ed è lì che comincia il toto concorso .

La candidata sarà bocciata? Ed allora esiste la concreta possibilità della ripetizione del concorso e quindi si stempereranno le previste reazioni dei candidati esclusi.

La candidata sarà l’unica vincitrice? Ed allora le escluse non si fermeranno, chiederanno gli atti e continueranno nella difesa dei loro diritti.

Ad un certo punto della serata viene convocato il dr Mario Aloe . Tetelestai. Tetelestai.

Per le candidate è il segno che tutto è compiuto. E loro si sentono agnelli sacrificati . Nel greco neotestamentario, "tetelestai" è al tempo perfetto. Questo è importante perché il tempo perfetto si usa per esprimere un'azione che è stata completata in passato con risultati che continuano a manifestarsi nel presente e nel futuro. Se il tempo passato denota un evento già accaduto, il tempo perfetto reca in sé l'idea di "ciò che è avvenuto ed è ancora oggi in vigore." E, come per Gesù , Tetelestai non assume il significato di “Io sono finito” , il che avrebbe implicato che era morto stremato e sconfitto, ma piuttosto che è stata fatta, compiuta , la volontà di Dio!

Non servono gli inviti alla speranza.

Ed infatti la commissione si reca al vicino bar, quasi come se si apprestassero a passare una lunga serata, forse una nottata di lavoro.

Qualcuno invece sussurra che la commissione ha già emanato il proprio verdetto e che si accinge ad andare via

Ed è così.

L’avviso viene affisso alla porta della Sala consiliare . La candidata ha avuto 21 voti su 30. Giuseppina è l’unica vincitrice del concorso.

Le altre scendono le scale con dignità. Addolorate, certo, ma con dignità. Arrabbiate, certo, ma con dignità.

Giorno 2 gennaio saranno al comune per prendere visione dei compiti scritti ed iniziare una difficile battaglia in difesa del loro diritto al lavoro.

Passeranno una brutta nottata, i loro figli vedranno le lacrime e piangeranno anche loro. A Capodanno non brinderanno.

Speravano che fosse, come tanti altri, un concorso di stabilizzazione, facile per chi come loro sono state giudicate dall’amministrazione negli oltre 10 anni di lavoro senza contestazioni, senza richiami, senza note negative, affatto!

Infine, tutti vanno via e resta solo il mistero della presenza della Digos. Immanente nel suo rapporto di coessenzialità reciproca con l’ente e con il concorso.

Riceviamo e pubblichiamo:

Io sottoscritto dr Luciano Cappelli, già vicesindaco ed assessore al Comune di Amantea, in merito all’articolo titolato “Vicenda vigili, politici preoccupati” pubblicato l’1 maggio scorso, sul blog Tirreno News, inerente la cronaca dell’audizione presso il Commissariato di Paola, di due componenti della precedente giunta comunale, premetto di essere uno dei due ex assessori sentiti dalla Polizia, come riportato l’indomani mattina dalla stampa.

 

Ciò premesso, diffido l’articolista – date le voci che il suddetto articolo ha innescato a danno della mia immagine – a voler precisare quale dei due ex assessori “sudava abbondantemente” perché “preoccupato durante l’audizione”.

E qualora il riferimento fosse relativo al sottoscritto, si chiede immediata rettifica dell’indiscrezione divulgata, per quanto mi riguarda assolutamente falsa e tendenziosa, poichè in Commissariato ho risposto a tutte le domande che mi sono state rivolte, nelle veste di testimone, in un clima di massima serenità e tranquillità.

Con invito di pubblicazione della presente nei tempi e nei termini stabiliti dalla legge.

 

Amantea, 16/05/2015                               Luciano Cappelli”

 

Prendiamo atto della dichiarazione, ribadiamo di aver scritto tutto quello che sapevamo al 1 maggio e ci scusiamo per le voci che sono seguite al nostro articolo e delle quali, ovviamente, non abbiamo alcuna responsabilità!

Pubblicato in Campora San Giovanni

Continuano le indagini sulla vicenda della stabilizzazione dei vigili.

Sabato scorso gli uomini della Digos hanno invitato in commissariato ( sembra oggi lunedì 19 maggio), per essere sentito sulla vicenda della stabilizzazione dei vigili urbani l’ex assessore Sante Mazzei che ha dichiarato la sua piena, immediata e totale disponibilità.

 

Prima di lui era stato invitato anche l’ex vice sindaco Michele Vadacchino che ha dovuto declinare l’invito per ragioni di salute , ma che, probabilmente, verrà sentito più avanti, appena possibile.

Ovviamente sono stati tutti sentiti come persone informate sui fatti.

Non si esclude nemmeno che gli investigatori possano sentire anche altri.

Magari qualche dipendente che sottoscrisse gli atti amministrativi

Sembra che si tratti di una indagine complessa e delicata e che proprio per questo essa sia condotta con puntigliosità ed attenzione.

Prima o dopo però l’epilogo e la conclusione delle indagini

Due le possibilità o qualche notifica delle conclusioni delle indagini preliminari ex art. 415 bis c.p.p., con invito all’indagato, ed ovviamente il suo difensore, a prendere visione ed estrarre copia di tutti gli atti del fascicolo del P.M. nonché, entro il breve termine di venti giorni dalla notifica dell'avviso, a presentare memorie, produrre documenti, depositare le investigazioni difensive, chiedere al PM atti di indagine, presentarsi per rilasciare dichiarazioni o, infine, chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio (solo per quest'ultima richiesta il PM è obbligato a procedere) o la archiviazione.

Questa volta è impossibile non richiamare la sagacia di Paolo Orofino , posto che il titolo si appartenga al giornalista e non al titolista.

Non ce ne voglia il giornalista calabrese da sempre sulla barricata della notizia, pronto a seguire dal cumulo di materassi, mobili e quant’altro che, ai più ed ai bassi, come direbbe Leopardi,” da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude”.

Uno sguardo lungo il suo, ma anche una posizione privilegiata.

Basta essere nel posto giusto, al momento giusto. Ed avere, ovviamente, se non l’amico giusto, la soffiata giusta!

E così sapere che il sindaco Monica Sabatino sia stata sentita in Procura quale teste informata sui fatti.

Non è la prima dell’amministrazione comunale, che viene sentita dai vertici del commissariato di Polizia di Paola.

Ma questa volta la audizione è avvenuta alla presenza del procuratore Bruno Giordano. Una presenza atipica ( rispetto agli altri amministratori sentiti) ma sicuramente ben giustificata, per quanto le ragioni non sia note.

Due lunghe ore di audizione alla fine della quale il sindaco ha dichiarato: “Sono davvero fiduciosa nell’operato della magistratura”.

Non sono nemmeno note le ragioni dell’audizione anche se due sono le “spine” del sindaco Sabatino , sulle quali sembra sia stato anche chiesto il sostegno e la vicinanza del sig Prefetto. E cioè il concorso per la stabilizzazione dei vigili precari e la gestione dei beni confiscati ai capi clan di Amantea, due problemi incisi da scelte opportune e da decisioni del TAR.

Quello che dell’articolo del noto giornalista sorprende è che negli ambienti della magistratura si parli di possibili iscrizioni nel registro degli indagati.

Ed ancora più sorprendente è che “ gli imminenti sviluppi che si prevedono, potrebbero non lasciare immuni anche membri della sua amministrazione”.

Nasce così il toto assessori e toto funzionari.

Chi potrebbero essere? Non resta che attendere. Perché la svolta sarebbe a breve.

Pubblicato in Cronaca

Ritorna Paolo Orofino ,il giornalista in grado di offrire alla comunità amanteana, che legge con intensa attenzione, ed alla Calabria intera, tempestive informazioni sulle vicende relative all’interesse della DDA sulle vicende del comune di Amantea

 

Il giornalista del Quotidiano segnala la presenza della Polizia negli uffici comunali

 

Stando a quanto ci viene riferito al comune c’erano solo l’assessore Gianluca Cannata e la consigliera Elena Arone che si sono portati nella stanza del sindaco.

 

Pochi minuti e sono arrivati tutti, sindaco compreso.

Non solo amministratori, anche dipendenti e collaboratori, anche esterni

Tutte persone che , stando a quanto viene riferito, saranno convocate a breve dalla Polizia per essere sentite su fatti occorsi nel comune di Amantea e relativi a vicende varie tra cui quella dei “vigilini”.

Addirittura, si dice, che qualcuno sia “caduto” malato, anche se noi non ci crediamo perché darebbe la stura ad attenzioni su altre tematiche ancora non emerse.

E qui occorre fare qualche passo indietro.

Tutto sarebbe nato da un esposto firmato inviato alla Procura della repubblica di Paola

Sembra, però, che l’attenzione della Procura di Paola sia durata poco perché la vicenda sarebbe stata “attratta” dalla DDA di Catanzaro e passata nella competenza del PM antimafia Pierpaolo Bruni

Diversi gli elementi di interesse.

Ad iniziare dall’ ”avvicinamento” di un vigile urbano.

A seguire dalle notizie che sarebbero state inviate alla DDA dalla Guardia di Finanza di Amantea e delle quali si conosce ben poco, salvo quanto relativo e costantemente ripetuto ad una attenzione verso un assessore .

Per continuare dalla vicenda dei “vigilini” oggi riaperta con la “strana” commissione composta da uomini della Prefettura, della questura e del Tribunale, praticamente dagli uffici che potrebbero essere chiamati a controllare gli atti di propri rappresentanti.

Poi un po’ di silenzio interrotto ,prima, dai proiettili indirizzati ad alcuni amministratori e più recentemente all’attentato all’auto della vigilessa Montemagno.

Interessante anche la sicurezza manifestata a taluni amministratori che va correlata ai timori ed alle preoccupazioni manifestate da un amministratore della maggioranza mentre conversava con un suo amico.

Pubblicato in Primo Piano

Con la delibera n 12 la Giunta comunale, presenti gli assessori Cennamo, Angilica, Avolio, Bianco e Quercia ed assenti solo Aieta ed Aita, si sono costituiti in giudizio presso il TAR Calabria per la impugnazione del Decreto di sospensione del Posto fisso di Polizia di Cetraro affidando il mandato ad litem agli avvocati Benedetta Saulo e Federico Iorio e chiedendo la sospensiva.

In Decreto è stato adottato il 24 dicembre 2014 dal capo della Polizia, direttore generale della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, Alessandro Pansa.

Il posto fisso è stato già smantellato e gli agenti sono già nell'organico del commissariato paolano.

Contrario alla chiusura del posto di polizia anche il Consiglio comunale che si è pronunciato nella seduta del 23 gennaio 2015

Il consiglio si è determinato per la impugnativa del decreto, e per l'immediata sospensione: “la cui attuazione diversamente, esporrebbe il territorio di Cetraro, sicuramente, a rischio di possibili pericolose infiltrazioni mafiose, per come recenti operazioni della Dda di Catanzaro hanno, tra l’altro, già dimostrato”.

Insomma ben al di là delle ragioni minimali della chiusura del posto di Polizia quale la inidoneità della sede la politica cetrarese “ prendendo atto dei numerosi fenomeni criminali e delinquenziali presenti sul territorio, che condizionano e soffocano l'attività economica della cittadina cetrarese, rammentando il suo passato neppure troppo lontano che ha visto il territorio cetrarese come zona in cui operano noti e pericolosi clan della 'ndrangheta, ritiene opportuno impugnare il decreto di soppressione del posto fisso di Polizia per ovviare ai paventati pericoli”.

In sostanza l’amministrazione comunale di Cetraro ritiene che la presenza del posto di Polizia sia la unica garanzia per l’ordine pubblico

Non possiamo non essere d’accordo.

In particolare noi amanteani la cui sicurezza ed il cui controllo del territorio è affidato alla sola caserma dei Carabinieri la cui dotazione è numericamente ridotta ed insufficiente pur nella qualità dei suoi operatori.

Quello che sorprende è proprio la differenza di comportamento tra l’amministrazione comunale di Cetraro che non vuole perdere il posto di Polizia ed il comune di Amantea che non fa nulla per averlo

Pubblicato in Cetraro

Ne da notizia TEN che accompagna la notizia con il filmato di un gruppo di agenti in borghese e con auto civili che pone nel cofano di un’auto un insieme di faldoni

Numerosi i fascicoli portati via alcuni fotocopiati e altri in originale.

Secondo alcune indiscrezioni ci sarebbe stata anche la partecipazione di uomini della Dda e certamente la collaborazione dei carabinieri.

Naturalmente sulla documentazione sequestrata e sui filoni ai quali sarebbero interessati gli esponenti delle forze dell'ordine non è trapelata alcuna notizia.

Da una semplice cartellina gialla portata fuori dai faldoni si risce a leggere RSU per cui si è ritenuto trattarsi di documenti sugli appalti legati alla raccolta dei rifiuti.

Ma si parla anche di pratiche di alcuni lavori pubblici.

Altre voci parlano di documenti relativi a rapporti con le banche.

Insomma niente di certo

Ovviamente sono in molti a pensare che si tratti anche di verifiche relative ad assunzioni avvenute nella precedente consiliatura.

Qualcuno sostiene che la attività di indagine sia stata sollecitata anche dai numerosi esposti presentati dall'avvocato Battista Greco, noto alle cronache per una forte contrapposizione con parte dell'amministrazione comunale.

Ora bisognerà attendere il corso delle verifiche per capire quanto interesse possano aver destato i documenti recuperati.

Pubblicato in Alto Tirreno

Cosenza. Un centinaio di lavoratori delle 13 cooperative di tipo B che avevano un contratto di collaborazione con il Comune di Cosenza e che ora sono disoccupati per il mancato rinnovo contrattuale hanno occupato piazza XI settembre e presidiano la prefettura.

Dal mese di maggio sono senza lavoro sembra solo per la mancanza di rilascio del certificato antimafia .

Avevano già manifestato il 27 giugno scorso mobilitandosi sin dalle prime ore del mattino ed aspettando il Prefetto Cannizzaro il quale aveva evidenziato che il rilascio del certificato dipendeva dal fatto che. nonostante fossero cambiati sia presidenti sia consigli d’amministrazione delle cooperative sui quali vertevano gli scetticismi dell’antimafia, il Comune di Cosenza non aveva ancora provveduto a recapitare la documentazione necessaria. Purtuttavia il Prefetto Cannizzaro aveva assicurato un pronta soluzione al problema.

Ed allora stamattina 10 luglio i100 disoccupati ed arrabbiati si sono riuniti sotto la Prefettura per far sentire tutto il loro disagio. “Siamo qui per chiedere che ci venga ridato il nostro posto di lavoro, – afferma l’ex presidente della coop. Centro Città – vogliamo avere l’opportunità di poter ritornare alla nostra occupazione. La situazione per le nostre famiglie è estremamente critica, non abbiamo il TFR, ma solo l’indennità di disoccupazione che non stanno erogando. E’ una vera e propria emergenza sociale, andremo avanti con le proteste finchè non ci daranno risposte”.

E’ intervenuto il sindaco Mario Occhiuto il quale ha spiegato che il certificato antimafia è assolutamente necessario e che il suo rilascio “ non dipende né dall’amministrazione né dal prefetto, ma dalle indagini di carabinieri e polizia. Noi come Comune siamo obbligati dalla legge a richiedere il certificato antimafia in Prefettura. Ovviamente come è successo con le altre coop. quando saranno in ordine con la documentazione e non vi sarà l’interdizione potranno tornare a lavorare”.

Pubblicato in Cosenza
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