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FINE OTTOBRE

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gigioLa mia Terra è un Ulivo triste senza volerlo ne cercol’oblio!

Un mostruoso tarlo Si è fatto strada nel mio piccolo cervello: come salvare la Regione Calabria dagli sciacalli italici che l’hanno condannata al declino senza fine?

Durante la mia lontananza, mi dicono essere stati anni pieni di fasti e pregi. Allora era un paese turistico e ci si poteva permettere il lusso di affermarlo. Oggi, a distanza di molto tempo, non si riesce a comprendere se questa Terra appartiene ancora agli eredi della Magna Grecia e dei Saraceni. E’ ancora una regione a vocazione turistica o altro…? E’ chiaro, non è semplice far ripartire una terra che ha perso lo smalto ed il piacere di vivere come sua vocazione naturale, proprio per l’invidiabile posizione e non solo.

Il mio tornare a vivere in questa regione, mi ha fatto trovare una terra senza più mordente, un terra pervasa dalla mediocrità, dalla ndrangheta e dalla corruzione. Eppure nel 1967 l’avevo lasciata nel suo ruolo di polo turistico, un “fiore all’occhiello” della costa tirrenica e di quella ionica. Veniva decantata e lo si faceva con orgoglio . Oggi, non credo che lo sia più. Oggi non lo è più, anche perché è inciampata, poi è caduta, e gli effetti della caduta sono visibili a tutti e proprio per l’inadempienza, inefficienza e incompetenza, si brancola nel buio.

Ciò che noto è una rassegnazione quasi acclarata. La Calabria, oggi, è un paese che vive di “aria” e “sole”. Di chi è stata e di chi è la responsabilità? Forse un po’ di tutti: dei Calabresi, dell’assenza di una politica degna di tale nome, di Amministrazioni che si sono succedute nel tempo, che mai hanno pensato di investire con una vera e comprensibile progettualità , attingendo a risorse, oggi introvabili, anche per mancanza di ” Santi in Paradiso” e di forma mentis.

Mi verrebbe di affermare qualcosa di orribile come, una decadenza voluta, cercata, provocata e realizzata. Una Calabria di commercianti, pensionati e studenti che aspettano di spiccare il volo. Tantissimi disoccupati. Una terra con scarsa propensione all’investimento ed una bassa imprenditorialità scoraggiata dalle normative, ma anche dalla scarsa visione delle istituzioni locali. Un turismo, se così si può definire, del mordi e fuggi che non ottiene conforto in quel che vede e che trova.

Una Regione ormai vecchia, desueta, con strade logorate da tempo e dal tempo, panchine ataviche, arrugginite dall’usura e dal mancato ripristino. Senza un “Benvenuto, Welcome, ecc”… alle sue porte d’ingresso e senza un “Arrivederci, ecc”., alle porte di uscita ……Non è certamente questo il modo di fare turismo, ne è questo il modello di presentazione che il turista desidera. Una brochure un po’ pasticciata e burina redatta da persone inette e incapaci. E’ vero, qualcuno obietterà, i tempi non invogliano, i soldi sono diventati rari, ma la bravura di un’Amministrazione (perché con i soldi saremmo tutti bravissimi) è quella di risolvere, di inventare e riuscire ad ottenere dei vantaggi economici. Amministrazioni del Nord Italia hanno adottato questo sistema che si identifica in ” Progetto ricreativo”. Questa si chiama velleità imprenditoriale amministrativa, oltre che lungimiranza, oltre che capacità induttiva. Ma, come gran parte del Meridione, anche la Calabria è rimasta ai blocchi di partenza. E rimasta ai soliti propositi con le stesse campagne elettorali, le stesse promesse, gli stessi schemi, gli stessi tatticismi, le stesse facce, le stesse famiglie, il “cambio di frac” ed i consueti proclami.

E intanto la terra di Pitagora, vive nella speranza cristiana di un cambiamento che non si intravede neanche in lontananza. Un cambiamento che tutti sembrerebbero volere ma nessuno osa, perché per cambiare bisognerebbe far diventare governatore la persona amante della proprio terra in grado di coinvolgere i suoi stessi conterranei nelle scelte, ascoltare le loro proposte, anche quelle non condivisibili e le innumerevoli esigenze di ogni singolo.

Chiudersi a riccio in quelle stanze della “Cittadella” non può che dare risultati pari a sconfitte. Questo è ciò che la Calabria sta vivendo. Insanabili ferite subite nel tempo che inesorabilmente la vedranno soccombere e precipitare nel baratro del dimenticatoio e nessuno si ricorderà di questa “Stella Marina”, sconfitta e lasciata morire.

Sconfitta dall’inerzia e dall’ignavia di chi non ha voluto, di chi non ha voluto affacciarsi oltre, di chi si è basato solo sul proprio tornaconto. Artefici naturali di questo tracollo, senza possibilità di risalita: l ‘apatia e il rancore. Che grande tristezza! I giovani “evadono”, emigrano, vengono assorbiti dal quotidiano locale: sale giochi, slot machines, carte da gioco, alcool e droga.

Nessuno dei cosiddetti “imprenditori” locali che abbia creduto in loro, lavorato per loro, costruito per loro. E questa inerzia ha devastato fiumi e fiumi di possibilità. La verità è che bisogna essere più veloci dei Social network.

La programmazione, l’intercettazione delle risorse dei fondi europei, i progetti per l’occupazione, la modernizzazione, la velocizzazione delle pubbliche amministrazioni, il coinvolgimento del cittadino quale portatore di interessi, le scelte condivise, le proposte, le idee sono, fanno, il futuro di una società, di questa società umiliata e mortificata, lasciata in mano agli “improvvisatori” e fannulloni.Siamo tutti corresponsabili? Non credo si possa affermare ciò.! Vi sono dei responsabili e quelli che non lo sono, guardano al futuro prossimo dei loro figli pronti a rifare la famosa valigia di cartone che era stata riposta, si pensava per sempre, in soffitta.

Sicuramente andrebbe salvato quel poco che di buono c’è, chi di buono ha fatto e ciò che di buono si è fatto. Non c’è altro da fare che superare il profitto personale e abbandonare le vecchie logiche. Se esiste una parte sana della Calabria, questa va stimolata, punzecchiata e fatta ribellare all’oblio. Coinvolgere le persone che, seppur non affrontando l’argomento son sicuro che condividono questo mio stesso intendimento. Il desiderio di una persona nata ad Amantea in Via Garibaldi 78, la Via dei “Dannati”, che vorrebbe urlare, gridare, con la maggioranza del paese: “Allora che si fa”?

L’invito è di ricorrere ad un forte scatto di orgoglio comune. Tutti insieme, il sociale, il volontariato, le associazioni, i circoli; non si può restare ancorati al “contributo” che non c’è. I giovani, quelli veri, gli adulti che credono, che pensano al confronto costruttivo, devono fare un passo avanti e non aspettare che quelli delle vecchie logiche “dividi et impera” restino sempre coloro che a tutti i costi vogliono tenere lo scettro del comando.

Tutti! ma … insieme, condividendo, socializzando, dialogando, con il confronto o anche con lo scontro ma costruttivo, propositivo, con il dialogo. Forse qualcosa si riuscirà ad ottenere. Bisogna farlo perché quella attuale è una Regione oramai allo sbando, fatta di pochi elementi che sino ad oggi non hanno contribuito a risollevare le sorti della Terra lambita dal Mare di Ulisse.Insieme ai soldi europei sono tornati in prima linea i soliti furbacchioni a riproporredi costruire ponti che, probabilmente, non saranno mai realizzati e che non serviranno.

Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik dal Medioriente con gli occhi lucidi.

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