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Si infittisce il mistero del pane rosso ( alias frese, fresine e crostini rossi)

Abbiamo chiesto di effettuare indagini su nuovi campioni di frese, fresine e crostini delle stesse ditte produttrici che sono risultati positivi alle prime analisi( nessun pane è prodotto ad Amantea).

Bene! La novità è che queste frese, fresine e crostini bagnati con acqua distillata non solo non sono diventati rossi ma dalle analisi non è emersa la presenza di Serratia marcescens.

Ovviamente si trattava di nuovi campioni acquistati cioè in giorni diversi dai primi acquisti, ma sempre dove sono stati acquistati i primi.

E come detto sono stati bagnati con acqua distillata.

Lo abbiamo chiesto alle stesse persone che hanno esaminato i primi campioni.

Parliamo della d.ssa Adriana Perri, Tossicologa dell'Ambiente, Consulente in Sicurezza Ambientale e Alimentare che ha effettuato i prelievi, e che , ovviamente, ringraziamo a nome del sito e della comunità camporese ed amanteana

E parliamo del Laboratorio Consulchimica s.r.l. sito in San Vincenzo La Costa (CS), laboratorio accreditato, il cui direttore di laboratorio è il dott. Emilio Cribari e che ha eseguito scrupolosamente le prove richiestegli e delle quali abbiamo fornito alcune foto. Anche al dr Cribari ed al suo personale dipendente i ringraziamenti del sito e della comunità camporese ed amanteana.

Niente. Nessun segno del rosso che abbiamo visto prima.

Certo è vero che le temperature sono cambiate e probabilmente sono diverse ( più fresche) di quelle dei primissimi giorni di settembre.

Si tratta dell’acqua, allora?

Non sappiamo, ma è certo le analisi condotte dal laboratorio ha escluso la presenza di Serratia nell’acqua di Campora ed Amantea con cui frese, fresine e crostini sono stati bagnati.

Non sappiamo, invece, come sia l’acqua dei comuni nei quali sono stati prodotti frese, fresine e crostini.

Oh, non quella dell’impasto visto che la Serratia non esce “viva” dal forno, ma di quella con cui si lavano persone ed attrezzature.

L’acqua, come noto, deve essere controllata dai comuni che oggi devono abituarsi a ripetere con costanza ovviamente pubblicandone i risultati le indagini sulle acque urbane in esse rilevando la eventuale presenza di E. Coli, di batteri coliformi a 37°C e di enterococchi patogeni.

Altri dubbi in via generale potrebbero emergere da farine, lieviti ed additivi del pane

Ed anche in questo caso la soluzione dei dubbi è lasciata all’ASP cosentina che sicuramente provvederà a disporre gli opportuni prelievi e gli opportuni controlli.

I tecnici invece sono orientati a ritenere che il fenomeno incontrato possa trovare una facile origine nella insufficiente pulizia degli ambienti e delle attrezzature

La Serratia ( e non solo) infatti è spesso presente nei laboratori di produzione di prodotti alimentari nei quali cose e persone n sono sufficientemente disinfettati e puliti.

E spesso la Serratia è portata nei laboratori da vettori diversi

Parliamo delle scarpe con le quali si viene dall’esterno mantenendole ai piedi senza cambiarle( similmente ai vestiti)

Parliamo dei topi le cui feci possono contenere tali batteri, delle blatte ( vedi ) (http://www.biocity.it/blatte.php) , degli uccelli.

Ci è stata segnalata la presenza di Serratia già alcuni anni fa, trovata sui banchi di lavorazione

Un evento poi rimasto nella conoscenza di pochi ma che ha indotto, come ci hanno riferito, la abitudine all’auto produzione del pane.

Difficile credere che questa sia o debba essere la risposta

Noi riteniamo, invece, che l’ASP prima ancora dei NAS e dei comuni debbano esercitare controlli preventivi molto più accurati ed intensi.

Aspettiamo allora gli effetti di questi controlli che abbiamo sollecitato e che ci dicono essere in corso

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