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Domenica mattina è la mattina degli incontri intorno ad una buona tazza di caffè.

Una occasione talvolta non comune per scambi informativi e valutazioni para politiche.

Ormai non è più tempo, infatti, di valutazioni sulla qualità della giunta in carica.

I giudizi, si sa, sono altamente e quasi totalmente negativi.

Difficile enucleare le ragioni, tanto esse sono numerose.

E’ giusto, comunque, ricordare che, come già in passato, la prima ragione è la lontananza, sempre più avvertita ed incisiva, della giunta, dalla città e dalla sua gente.

Una giunta, ieri ed oggi, che si loda da sé.

E si sa bene che chi si loda s’imbroda.

Ma non possiamo dimenticare che il medesimo giudizio negativo avvolge la minoranza che la comunità ( salvo, ovviamente, i sodali per destino) ritiene altrettanto lontana se non addirittura assente.

Un ex sindaco , a voce alta, ha palesato la sua perplessità chiedendo a se ed agli astanti se Amantea potrà mai avere una buona amministrazione.

“Già”. Ha notato qualcuno “ Le amministrazioni le eleggono i cittadini…..”, lasciando amaramente la frase appesa in aria e sollecitando inespresse riflessioni.

“ Io non sarei così negativista- ho aggiunto. Voi sapete che gli Amanteani vivono per il voto e che le elezioni sono il momento più importante della loro quotidianità, e questo perché i “potenti” salgono le loro scale, bevono il loro caffè od il loro vino, ascoltano le loro preoccupazioni e le loro richieste ( che poi dimenticano già nelle scale quando scendono), ma lasciano la speranza che faranno qualcosa per i loro elettori….”

Alcune risatine mi bloccarono.

“Intendo dire- conclusi- che comunque gli Amanteani andranno a votare e che nuove amministrazioni si formeranno. E’ il nostro amaro destino!”.

“Hai ragione….. Eccome se hai ragione- aggiunse uno dei presenti-

Ieri al matrimonio di Luca c’era la attuale e la passata amministrazione.

Due tavoli distinti e lontani.

Ma poi dal tavolo della nuova giunta si sono staccati due degli attuali amministratori …”

“ Si lo so- lo blocco e gli dico i due nomi”

Io mi sono sorpreso della sua sorpresa.

Avevo indovinato i nomi.

Infine il più ingenuo mi chiese “ Ma questo che significa ? Che la giunta attuale cade? “

“No, è solo un messaggio diretto a Pizzino, perché lui sappia che chi è andato a Roma può ritornarne, che Qui gladio ferit, gladio perit e che - come dico sempre- Uomo avvisato, mezzo salvato”.

Pubblicato in Cronaca

L’altra sera il Presidente della Repubblica On. Mattarella è apparso in televisione e ha detto agli italiani che i politici che sono in Parlamento non hanno trovato nessun accordo per la formazione del nuovo governo della XVIII legislatura.

Ha, quindi, proposto un Governo di tregua, neutrale, di servizio, transitorio che dovrà durare al massimo fino a Natale dopo aver votato la manovra di bilancio.

E per evitare di far nascere ambizioni politiche in seno al nuovo esecutivo chiederà al Primo Ministro incaricato e ai vari Ministri di non candidarsi alle prossime elezioni politiche.

Arrivati a questo punto c’è davvero il rischio che per la prima volta nella storia della repubblica una legislatura finisca prima di cominciare.

E così pure il mandato di Gentiloni di restare in carica per il disbrigo degli affari correnti debba considerarsi esaurito.

A portare alle elezioni non potrà essere un governo con parlamentari eletti cinque anni fa e di parte, espresso da una maggioranza parlamentare che non c’è più.

Ma Di Maio e Salvini vogliono le elezioni subito, possibilmente anche a giugno.

Mattarella questa volta è rimasto solo.

Per un Governo di tregua ha detto “Sì” soltanto Renzi e il Pd, per ovvi motivi, perché sanno che dalle urne di giugno o di luglio può uscirne solo un massacro.

Forza Italia, invece, ha fatto sapere di preferire il voto in autunno.

E subito è arrivata una severa minaccia dalla Lega.

Se Berlusconi appoggerà un Governo voluto dal Presidente Mattarella la coalizione del centrodestra verrebbe meno.

E proprio questo vorrebbe Matteo Salvini: dare la colpa a Silvio Berlusconi di essere venuto meno alla parola data e avviare così, subito, con i 5 Stelle, la formazione di un nuovo governo stabile e duraturo.

Proprio questo sta aspettando Salvini dopo che Berlusconi si è rifiutato di fare un passettino a lato come chiesto con insistenza da Grillo e da Di Maio.

E intanto continuano in segreto i contatti tra Lega e Movimento 5 Stelle.

Salvini e Di Maio auspicano, desiderano di formare un Governo politico.

Spazi ce ne sono e spazi di manovra ce ne potrebbero ancora essere, perché nessuno vuole un Governo tecnico ad eccezione del Pd e molti Deputati e Senatori di centro, di destra e di sinistra non vogliono tornare a casa.

Sono passati diversi anni dall’ultimo Governo tecnico di Monti e ancora oggi gli italiani ne stanno pagando le conseguenze, vedi legge Fornero.

Ma per formare un governo politico Berlusconi dovrebbe mettersi da parte e dare l’appoggio esterno ad un Governo formato dalla Lega e dal M5S.

Questa richiesta è stata respinta e la capogruppo Forza Italia alla Camera l’On. Gelmini l’ha definita irricevibile. E quindi? Si aspetta la mossa che farà Mattarella fra due giorni.

Allora è tutto finito per davvero? No. Lega e M5S sperano ancora al miracolo.

Aspettano un segnale da Silvio Berlusconi che non vuole le elezioni a luglio.

Vorrebbero stanarlo, terrorizzarlo, spronarlo a concedere almeno l’appoggio esterno o l’astensione per far partire un governo politico ed evitare un governo tecnico ed elezioni.

Ma Berlusconi da uomo politico scaltro e navigato fa sapere che non ci sarà nessun voto a favore di un governo tecnico e neppure un appoggio esterno ad un governo Lega e M5S senza contropartite, e anche perché Forza Italia non può accettare nessun veto.

Se il Cavaliere si piegasse ai voleri del Movimento 5 Stelle sarebbe avvantaggiato solo Salvini il quale potrebbe presentarsi al tavolo dei negoziati come leader di tutto il centrodestra, altrimenti, senza Berlusconi, farebbe da stampella di minoranza ad un esecutivo dominato da Di Maio.

di Francesco Gagliardi

Pubblicato in Italia

 

proiezioneAmici carissimi, il Movimento 5 Stelle durante la campagna elettorale aveva promesso che se avesse vinto le elezioni e se fosse andato al Governo avrebbe introdotto anche in Italia il reddito di cittadinanza. Voi lo sapete, vero, cosa è questo reddito? Dare ai cittadini bisognosi, a quelli con basso reddito, ai cittadini senza un lavoro un sussidio mensile in attesa che trovino un posto di lavoro. Parla alla pancia dei disoccupati e dei poveri e di chi ha perso il posto di lavoro, degli esodati, ma non è realistico, almeno per ora in Italia. Secondo i suoi sostenitori è un argine contro la povertà. Per gli avversari è un sussidio a pioggia che non risolverà il tema della scarsa occupazione. Però questa promessa è stata senza alcun dubbio la carta vincente del Movimento 5 Stelle. E dove ha preso più voti il 4 marzo scorso? Nell’Italia meridionale dove la disoccupazione è maggiore rispetto a quella del Nord dove i cittadini hanno votato la Lega di Salvini. Abbiamo, dunque, un’Italia divisa a metà. Ora vi voglio raccontare cosa è successo in una cittadina delle Puglie lunedì mattina quando ancora tutte le schede elettorali non erano state scrutinate. Molti giovani si sono rivolti agli impiegati comunali e ai Caf e hanno chiesto i moduli e informazioni per iscriversi alle liste. Ma ancora non c’è un Governo 5 Stelle e Di Maio Presidente del Consiglio, e non c’è neppure una legge approvata dal Parlamento e dal Consiglio dei Ministri. Il reddito di cittadinanza è solo un annuncio, è solo una promessa fatta in campagna elettorale. E tutti noi sappiamo perché lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, dove vanno a finire le promesse elettorali. Nella spazzatura. Ma andiamo con ordine. Giovinazzo è un paese delle Puglie dove il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un successo enorme. E’ stato votato principalmente dai giovani specialmente da quelli in cerca di lavoro che ancora vivono in casa coi genitori e che ricevono settimanalmente la paghetta da parte dei nonni. E ora, dopo il voto, aspettano di ottenere il reddito promesso. Tutto questo rispecchia, evidentemente, l’onda emotiva che ha travolto questa tornata elettorale con risultati strabilianti per i pentastellati soprattutto al Sud. Quella promessa elettorale ha fatto presa sull’elettorato giovanile. All’inizio ho scritto che questo reddito di cittadinanza non è realistico. Sapete perché? Non ci sono i fondi necessari e le relative coperture economiche. Dove andranno a prendere i 15 miliari di euro all’anno? Aumentando le tasse e introducendo nuovi iniqui balzelli. I Sindaci delle città e dei paesi dell’Italia meridionale sarebbero contentissimi se venisse introdotto subito il reddito di cittadinanza. E anche il Sindaco di Amantea e del mio paese, San Pietro in Amantea, dove il Movimento 5 Stelle è stato votato, sarebbero contentissimi e felicissimi. Non ci sarebbero più disoccupati, nulla facenti. Il problema della disoccupazione sarebbe risolto e per quelli che non hanno un lavoro sarebbe davvero una pacchia e ogni mese potrebbero recarsi presso gli Uffici Postali e ritirare il reddito di cittadinanza che Di Maio aveva promesso durante la campagna elettorale. Alla fine, però, ci saranno amare sorprese. E molti malediranno il Movimento 5 Stelle e quella croce che hanno apposto sulla scheda il 4 marzo ultimo scorso.

Pubblicato in Italia

«Ci sono le elezioni e magicamente non ci sono più sbarchi»

Ce lo spiega il generale di Corpo D’Armata Vincenzo Santo, capo di Stato Maggiore delle Forze Nato in Afghanistan.

Egli osserva: «Sono giorni che non si sente parlare di gente che sbarca sulle nostre coste o di poveri disgraziati che vengono portati nei nostri porti.

Non ci sono più immigrati.

Non sarà mai che qualcuno da qui riesca a dirigere quel traffico e dopo il 4 marzo farà riprendere quei viaggi della speranza?

Mai dire mai».

L’ex generale scrive queste parole su ReportDifesa, uno dei più autorevoli giornali di geopolitica e sicurezza. Qualche mese fa, su queste stesse pagine, invocava l’impiego dell’esercito come unica valida ed efficace alternativa per fermare l’ immigrazione illegale.

«In questi giorni – aggiunge l’ alto ufficiale – nessuno parte più dal Nord Africa.

Eppure sono tante le navi al largo che aspettano con una coperta e un tè caldo.

Ed i barconi non viaggiano sui binari. Forse perché» sospetta il generale «siamo a ridosso delle elezioni».

Scrive ancora Vincenzo Santo: «Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro dell’immigrazione.

Lo dico da cittadino, e ne sono preoccupato.

E il relativismo imperante ci porta a dover essere contenti persino del fatto che il numero degli sbarchi appaia in diminuzione.

Pazzia!

Non è questo il problema, il vero problema è che devono cessare gli sbarchi e che comunque l’immigrazione debba essere controllata e gestita con maggiore senso dello stato e, soprattutto, scrollandoci l’idea che ci vogliono inculcare che sia un fenomeno inarrestabile e ineluttabile.

Ci confrontiamo con due formidabili “opposizioni”: la convenienza economica (pecunia non olet) che ha garantito fior di milioni, nostri, a cooperative e onlus, e una convinzione dell’assoluto, che eticizza una visione utopica della promessa occidentale per cui… tutti dovrebbero potersi stabilire dove vogliono.

Una posizione radicale elevata a valore universale.

Chi la pensa diversamente è xenofobo, razzista.

E questa disgrazia del pensiero progressista occidentale copre i malfattori che di questo afflato se ne fregano ma solo gustano la possibilità di un grande guadagno».

di Sara Gentile

NdR. Se vero viene da chiedersi.

Ma è l’Italia che è capace di fermare i flussi dei migranti sotto le elezioni politiche? E come mai questa capacità si mostrerebbe “soltanto” prima delle elezioni politicamente più rischiose per i fautori dell’ingresso indiscriminato di immigrati economici?

O i flussi dei migranti sono governati da entità “sensibili” alle consultazioni politiche? E questa sensibilità è autonoma ed indipendente dal potere del governo italiano o piuttosto da esso governo in qualche modo sollecitata?

O è la stampa di regime che tace di eventuali sbarchi?

Pubblicato in Amantea Futura

In una democrazia tutti i partiti che si presentano alle elezioni propongono agli elettori progetti/modelli di società in generale differenti e a volte anche contrapposti.

Questi modelli di società si configurano attraverso le proposte specifiche sulle varie problematiche dell’organizzazione della società (lavoro e capitale, libertà individuali, diritti e doveri dei cittadini e degli eletti, tasse, età pensionabile, pensioni max e min, assistenza sanitaria, scuola, università, aiuti ai senza lavoro, accoglienza migranti, uguaglianza e diseguaglianza accettabile, durata del mandato degli eletti,Europa si-Europa no ecc.).

Alle elezioni l’elettore dovrebbe valutare e scegliere il partito che propone (e se ha avuto responsabilità di governo rispondenza tra promesse e realizzazioni!) il progetto di società che meglio risponde alle sue esigenze socio-culturali, e perché no psicologiche, e che ritiene possa meglio rappresentare i suoi orientamenti e convincimenti su quelli che sono le regole che devono governare i raparti tra gli individui delle società nella quale vuole vivere.

In questo orizzonte è legittimo sostenere, per esempio, sia che nessuno debba essere lasciato nell’indigenza, sia che chi non è capace di sostenersi siano affari suoi, che le diseguaglianze non devono essere eccessive o viceversa che non devono essere limitate, che gli eletti possono essere a vita o che al contrario devono poterlo essere per un tempo limitato, che ci vuole un tetto alle pensioni o che non ci vuole un tetto, che è giusto/non giusto togliere i privilegi agli eletti, che è dovere accogliere i migranti o che al contrario non lo è assolutamente ecc.

Questo fa parte di quello che si chiama il confronto dialettico tra legittimi progetti di società differenti o contrapposti, che viene fatto tra i partiti e tra i singoli cittadini.

Ma prima di tutto bisognerebbe chiedere alla politica e ai politici di ogni orientamento il rispetto dell’art. 54 della nostra Costituzione:

“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.

Un dato obiettivo è che in Italia la corruzione è uno dei più gravi handicap sociali che oltre a destabilizzare il tessuto sociale ha un costo economico enorme che ingoia decine e decine di miliardi di euro all’anno.

Un chilometro di strada in Italia costa tre volte in più che in Germania.

Potrebbe esistere la corruzione senza politici e sistema politico corrotti?

E’ veramente così difficile individuare politici e partiti che da più di 20 anni alimentano, utilizzano e/o chiudono gli occhi di fronte alla corruzione?

Sicuramente in tutti i partiti ci sono persone che non sono corrotti, ma sicuramente i partiti che hanno governato l’Italia da più di vent’anni, nei confronti della corruzione hanno una grande responsabilità, perché hanno sicuramente, come organizzazioni o come singoli, favorito/ agevolato/ utilizzato/trascurato la corruzione.

Veramente su fatti come quelli messi in luce da Fanpage è sensato concentrarsi sulle modalità dell’inchiesta e non essere al contrario sconcertati dalla sostanza e dalle reazioni dei politici?

Se per miracolo dopo il 04 marzo a governare questo paese ci fossero politici e partiti onesti, la corruzione si squaglierebbe come neve al sole!

Noi elettori abbiamo il potere di fare questo miracolo!

Sarebbe una riforma a costo zero, anzi regalerebbe al bilancio dello stato miliardi di euro ogni anno!

Certo l’onestà non è condizione sufficiente per essere governanti adeguati, ma dovremmo pretendere, come cittadini, che l’onestà dei governanti sia una condizione necessaria e imprescindibile.

Chi ritiene che la corruzione sia in Italia il male principale e prioritario da combattere, dovrebbe mandare un segnale preciso a tutti i partiti che da più di venti anni ci hanno governato e che sicuramente hanno la responsabilità di questo male.

Giuseppe Furano

Pubblicato in Basso Tirreno

Paola, Paola, per Cosenza, Sibari, Metaponto si cambia! Così sentivamo nella stazione di Paola appena era arrivato un treno.

PD, PD , per le prossime elezioni del 4 marzo si cambia! Così leggiamo sul Messaggero di stamattina

“Pd, liste approvate, ma minoranza non vota, Renzi: «Scelta devastante, ma ora squadra più forte»

La direzione del Partito democratico ha approvato verso le 4 del mattino le liste per le prossime elezioni politiche. Andrea Orlando aveva chiesto un'ora di tempo per valutare i nomi ma la richiesta è stata respinta e gli esponenti delle minoranze che fanno capo a Orlando, Gianni Cuperlo e Michele Emiliano hanno lasciato la direzione in dissenso.

Lo strappo della minoranza Pd in realtà era arrivato, nei fatti, due ore prima, dopo che nella giornata di venerdì l'orario di inizio della direzione era slittato di ora in ora fino all'apertura alle 23.  Altre discussioni ad alta tensione, poi le minoranze Dem se ne vanno perché non c'è l'accordo sulla composizione delle liste. 

«Dopo ore di attesa e una successione di rinvii sull'inizio della direzione che deve licenziare le liste per le elezioni del 4 marzo non abbiamo ricevuto alcun elenco e, da diverse ore, informazioni di merito sulla proposta che verrà sottoposta al vaglio della direzione. Con tutta la buona volontà che crediamo sia necessaria in un passaggio così importante e delicato è necessario consentire a tutto il partito e alle sue diverse componenti una valutazione serena di una proposta che la lunga gestazione si conferma nella sua complessità. Nessun rallentamento è in questo senso imputabile alle minoranze e da parte nostra vorremmo solo favorire uno svolgimento ordinato e unitario per un lavoro dal quale dipende in buona misura il successo del Pd e della coalizione». Hanno affermato in una nota congiunta Andrea Orlando, Gianni Cuperlo e Michele Emiliano.

Il Pd esce più debole da questa nottata, dopo la spaccatura sulle liste? «No, il Pd deve vincere e combatterà qualunque sia la decisione presa. Ma riteniamo che il modo scelto non sia giusto», ha chiuso Orlando. 

Un momento durissimo per Renzi, candidato nel collegio uninominale di Firenze al Senato e in due listini plurinominali, in Campania e Umbria: «Questa è una delle esperienze peggiori, una delle esperienze più devastanti dal punto di vista personale. Il lavoro che abbiamo fatto sulle liste ci ha visto mettere il cuore e questo vuol dire conoscere l'amarezza per chi è rimasto fuori. Da domani mattina (oggi, ndr) dobbiamo fare una grande battaglia perché la squadra avversaria è impegnativa e forte ma meno forte di noi», ha detto Renzi in direzione Pd. «Abbiamo scelto pochi innesti esterni nelle liste», aggiunge. Se noi prendiamo 2-3 punti e ci avviciniamo al 30% ci sono decine di seggi che diventano da contendibili a vinti».

«Il passaggio della composizione delle liste è sempre difficile. La legge elettorale ha degli effetti positivi, ma la decisione delle liste è un meccanismo veramente complicato. Dopo 48 ore di lavoro o più dico che altri sistemi elettorali permettevano scelte più semplici - aggiunge - Tuttavia è un lavoro che abbiamo fatto con grande responsabilità. C'è un sentimento molto contrastante nel cuore di tutti di noi e nel mio perché agli occhi esterni è evidente lo spazio di possibilità che si apre. Mai come in questo momento, c'è un'occasione straordinaria che torna a bussare alle nostre porte. Le divisioni che avevamo immaginato nel centrodestra stanno diventando realtà e questo è un segno positivo per la nostra campagna elettorale, fotografato anche da alcuni dati di recupero dei sondaggi. Migliaia di persone si stanno avvicinando. Dall'altro però il passaggio della formazione delle liste è particolarmente difficile, come sempre».

Che sarebbe stata una lunga notte si era capito quando Renzi aveva detto, verso mezzanotte,  «le liste non troveranno la totale condivisione, ma è giusto che un'assemblea democratica possa dare la propria valutazione». Matteo Orfini aveva poi aggiunto: «il lavoro sulle liste è sostanzialmente finito». Al Nazereno nel frattempo era arrivato anche Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Presente anche il titolare dell'Interno Marco Minniti.

Renzi aveva incontrato nella notte tra giovedì e venerdì al Nazareno prima Orlando, poi Michele Emiliano. S'era andato avanti fino alle 4 del mattino. A Orlando vengono offerti una quindicina di seggi sicuri, al governatore pugliese sei o sette. «Un massacro», sintetizzano al mattino dalla minoranza. La lista che il segretario mette sul tavolo non solo lascia fuori più della metà degli attuali parlamentari, ma viene vissuta dagli orlandiani anche come un «inaccettabile» tentativo (Lorenzo Guerini smentisce) di imporre nomi di secondo piano invece dei «big» orlandiani come l'ex ministro Cesare Damiano, il coordinatore di Dems Andrea Martella, il capo di Retedem Sergio Lo Giudice, il Socialdem Marco Di Lello. È un tentativo, sospettano i parlamentari vicini al ministro, di indebolire fin d'ora la minoranza Pd nei gruppi. L'offerta viene rispedita al mittente.

Trascorrono la giornata al Nazareno anche Dario Franceschini, Graziano Delrio, Maria Elena Boschi, candidata a Bolzano anche se la presentazione slitta. L'ex segretario Svp Siegfried Brugger, esprimendo un malcontento tra i locali, definisce un «errore capitale» mandare Boschi nella Bassa Atesina. Ma al Nazareno non si registrano tentennamenti: non si cambia.

Nel pomeriggio fa di nuovo ingresso al Nazareno Orlando: si ferma tre ore ma Renzi fa smentire di averlo incontrato. È uno dei termometri del clima di tensione, oltre ai telefoni spenti e il via vai dal Nazareno. «Collegi sicuri vengono spacciati per incerti e viceversa, per scoraggiare o incoraggiare a seconda della necessità», racconta un dirigente di minoranza. «Nessuno psicodramma, stiamo cercando il giusto mix di esperienza, ricambio e rappresentatività dei territori», dice il renziano Andrea Marcucci. Entrano in campo i pontieri, per un'intesa. Si spostano caselle e nomi (gli orlandiani potrebbero salire a 20), per non rompere. Renzi trascorre la giornata nel suo ufficio, cui hanno accesso pochi fedelissimi come Lotti, Rosato, Martina.

Anche tra le truppe renziane, però, si raccontano ore «da psicoanalisi». Perché si dovrà tagliare. E ogni nuovo ingresso (sarà in lista il condirettore di Repubblica Tommaso Cerno) è una nuova esclusione. Tra gli alleati Beatrice Lorenzin avverte che Civica popolare potrebbe uscire dall'alleanza: lei sarà candidata alla Camera nel collegio di Modena, mentre  Valeria Fedeli sarà candidata al Senato nel collegio di Pisa. Emma Bonino in corsa per il Senato a Roma.

Anche Insieme e +Europa tengono alta la guardia. Roberto Giachetti decide di liberare un posto candidandosi solo all'uninominale, «senza il paracadute del proporzionale», ma sceglie un collegio già destinato a Riccardo Magi. Gli orlandiani genovesi si autoconvocano contro la candidatura di Raffaella Paita”.

Pubblicato in Italia

ndrin, ndrin, ndrin

Squilla il cellulare ma sono in un’altra stanza.

Faccio appena in tempo a raggiungerlo e senza guardare chi è rispondo “Pronto”

E’ un amico, uno dei pochi che ho ( parlo di amici per bene non di semplici conoscenti)

Mi fa” Ma è caduta la giunta?”

“Ancora non mi risulta- rispondo-“

Poi continuo :“Oddio, non è che stia tanto bene, ma certamente- ancora- non è morta! Ma perché mi fai questa domanda?”

“Perché sono più giorni che mi chiamano in diversi per chiedermi di candidarmi!”

Il mio amico è stato candidato in una lista la volta scorsa.

Il resto della conversazione resta riservato, ma a questo punto è evidente che in diversi si stanno preparando alle elezioni.

Elezioni evidentemente prossime se si pensa che è già cominciata la caccia ai candidati.

Le navi sono pronte-si dice-.

Il gasolio è stato caricato.

Le mappe nautiche sono a bordo.

I capitani hanno già comprato i cappelli quelli con i fregi anche sulla visiera.

Ora si stanno cercando gli ufficiali, i nostromi, i marinai per la cambusa, i marinai addetti ai motori, i serventi e tutte le altre figure necessarie a far salpare le navi.

Ma sapranno viaggiare nel mare in tempesta che sconvolge questa “nobile” città?

Non è dato sapere.

La verità è che ognuno pensa di saper fare un caffè e, quindi, di poter aprire un ennesimo bar.

Ognuno pensa di saper gestire un comune , tanto i politici sono intoccabili ….

Chi vuoi che controlli il loro operato?

La Corte dei conti? ( ma va!), l’Anac ? ( ma va!), la Procura penale? ( magari!), il TAR? ( viene adito a pagamento e si pronuncia dopo anni!), il Prefetto? ( ma va!).

Ma nuove elezioni significa l’arrivo di Commissari prefettizi e poi straordinari, quelli, cioè, che rinvieranno alla politica i problemi più spinosi.

E se è così chi darà risposta alle cooperative, agli LSU ed LPU, al personale da stabilizzare, al per personale da assumere, al personale delle Multiservizi?

Decine e decine di persone perderanno il lavoro? Amantea resterà piena di buche e di spazzatura?

O dietro c’è altro? Interessi, interessi, interessi, e peggio?

Questo non significa che l’attuale giunta possa essere assolta!

Galleggiare, infatti, non significa viaggiare!

Ma nessuno è in grado di dimostrarci che altre navi possano viaggiare ed altri equipaggi portare la nave in porto!

Nessuno ci sembra in grado di affrontare i gravi problemi tipici di un comune di dissesto.

Ed allora?

Allora come si dice d Amantea “simu ‘mbrazza a Maria”!

Né c’è da sperare che le pecore di Amantea sappiano diventare lupi e tantomeno leoni!

Pubblicato in Politica

La vicenda di Franco La Rupa e Marcello Socievole induce alcune riflessioni ed alcune considerazioni.

 

Non entriamo certamente nel merito della vicenda.

Lo ha fatto la Procura e lo faranno i giudici.

Ma lo sta facendo anche la società amanteana.

 

Non diciamo niente di scandaloso affermando che nella cittadina, e forse sarebbe stato così anche altrove, ci sono distinte fazioni, umane, politiche e sociali.

C’è chi si scandalizza e fariseicamente esclama “ Oh mio Dio!”

C’è chi esce con la faccia compunta , gli occhi sgranati e le sopracciglia alzate, ma pensa “miegliu a loro ca a nua!”

C’è chi afferma “ A noi queste cose non succedono!”,” Noi siamo politici seri!”

C’è chi addirittura ripete tra se e se “ ERE URA!”, ricordando offese che qualcuno gli ha porto e delle quali ora sembra essersi ripagato. Qualcuno che ha sturato lo spumante, qualcuno che ha festeggiato o festeggerà.

Quasi che il suo dolore trovi compensazione nel dolore degli altri.

Pochi quelli che pregano per i due politici tratti in arresto.

 

Tanti quelli che invocano una pulizia generale che pensano di poter trovare in nuove elezioni.

Come se il nuovo voto non si appartenesse, comunque, ai vecchi elettori

Sembra vincere la speranza che il popolo sappia cambiare da solo e trovare la strada della vera democrazia.

Nessuno, penso, che si chieda che cosa succederà alle prossime elezioni

Già, che cosa succederà.

Mi sto ponendo una domanda

 

Ma i prossimi candidati andranno nella case degli elettori a chiedere loro il voto?

Non dubiteranno di trovarsi in un salotto dove è in funzione un registratore se non, addirittura, il videoregistratore?

E come risponderanno alle grida di sofferenza dei cittadini elettori?

E come risponderanno quando sarà loro chiesto un posto di lavoro od un qualsiasi atto politico od amministrativo?

E se diranno di si e poi non lo faranno il cittadino non avrà una potentissima arma per indurre comportamenti faziosi, parziali , se non illegittimi?

In sostanza un cittadino elettore, magari perché non ha dimenticato una mancata promessa elettorale, potrà tentare di distruggere un qualsiasi candidato.

E’ guerra!

 

Una guerra senza prigionieri.

Saranno sempre pronti i plotoni di esecuzione?

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Pubblicato in Cronaca

L’amore e l’odio sono gli elementi che sembrano informare anche questa campagna elettorale.

E poi ci sono altri due elementi che cominciano ad apparire importanti ed addirittura vincenti.

Il primo è la unitarietà della lista, quella componente “intima” che induce a pensare che ove essa sia vincente e si imponga per governare il comune, la lista sia capace di assumere posizioni concordi e, quindi, essere di lunga durata.

Il secondo è il carisma del capolista.

Nelle elezioni amministrative, il capolista è il console romano, il condottiero degli eserciti mercenari medievali, il Duce dell’epoca fascista, il generale degli eserciti di oggi, l’uomo forte, il punto di riferimento, la guida, il trascinatore, il futuro sindaco.

Tutte e quattro queste componenti sono capaci di creare la differenza e, quando spiegate in corso di gara, di portare al sorpasso ed alla vittoria finale.

Ora a tanti osservatori attenti, e più o meno disinteressati di questa gara, sembra poter cogliere condizioni di guida finalizzate a determinare possibili sorpassi.

Per esempio si vedono liste che tallonano altre liste come quando nella Formula Uno la seconda macchina tallona la prima sfruttando il minor attrito dell'aria contro la vettura per poi uscirne fuori ed apprestarsi a fare il sorpasso.

Ora, ad Amantea, almeno da lontano sembrano vedersi tutte e tre le liste una dopo l’altra, una sulla scia delle altre, pronte, quindi, ad un sorpasso o ad un doppio sorpasso.

E poi basta una curva presa male, tropo corta o troppo lunga ed il sorpasso diventa molto facile

Non ci chiedete chi sia in pool position e che in scia

Le liste sono lontane, sull’altro lato rispetto noi e per capire occorre che passino davanti alla nostra posizione.

Certo se dovessimo sentire tutte le diverse campane potremmo sbagliare.

E soprattutto, senza volerlo, potremmo suggestionare se non orientare i nostri lettori

E’ famoso ed indimenticato il proverbio marinaro di Amantea “ mmischjti cu’nna varca bona…”.

Allora aspettiamo un po’.

Pubblicato in Politica

Un amanteano simpatico ed intelligente mi disse alle ultime consultazioni amministrative che era molto nervoso.

 

Quando gli chiesi perché, mi rispose dicendo: “Sono i troppi caffè che sto bevendo in questi giorni”.

Gli chiesi allora “Ma se ti fanno male perché li bevi?”

Strinse le labbra, alzò leggermente la testa piegandola verso destra e con atteggiamento di sussiego mi rispose: “Non vorrei farmi nemici i competitor delle elezioni”

E vedendomi sorpreso aggiunse” Sai, quando ci sono le elezioni sono tutti pronti ad offrirti il caffè…ed è difficile dire no! Se lo accetti sembra che tu sia in confidenza ed anche se non ti chiede il voto “lui” pensa che tu glielo dia o comunque che tu possa valutare questa possibilità. Ovviamente io, poi, non ho dato il voto a nessuno di quelli che mi offrirono il caffè SOLO prima delle elezioni, così segnalando il loro bisogno di empatia elettorale, finalizzata ad apparire più socievole di quello che era normalmente, quasi prodigo verso gli altri, amico non vero, ma solo di caffè preelettorale, sostanzialmente falso, se non ipocrita…… ”.

Alzai le mani, lo guardai e gli dissi: “ Ed allora in queste elezioni vuoi ripetere questa esperienza così negativa?”

“NO!” Fu la risposta decisa. “Per amor di Dio. Proprio il contrario!”

“Cioè?” gli chiesi

“ Questa volta sono io candidato, ed ho pensato bene di fermarmi ogni tanto davanti ai bar della città ma non per offrire dieci, venti caffè al giorno, ma..”

Fu ovvia la mia sorpresa “ Allora per parlare delle cose del paese, del suo futuro, ….?

“NO! NO! “, concluse, “ Solo per pregare i miei conoscenti di non darmi il voto e se mai mi accorgessi che potrebbero anche lontanamente avere questo recondito pensiero, di pregarli con forza di allontanarlo. Per favore non votatemi!”

“Ma perché allora ti sei candidato?”

“Avevo un debito che così ora sto pagando, ma saputo quello che troveremmo al comune, pieno di debiti, non voglio trovarmi nella condizione di dover dire sempre ed a tutti –mi dispiace- e di essere domani additato tra i responsabili di questo assoluto dissesto finanziario ….. Capisci a me! “

“Che c’entri tu futuro amministratore con il dissesto?”

“Eh, bello mio. Qui sembra che nessuno sia responsabile del dissesto, nessuno responsabile dei debiti che chiederanno di pagare perfino ai nostri figli ed ai nostri nipoti, compresi quelli ancora non nati, …. E potrei continuare a lungo. NO. No! La politica inventa tutte le bugie possibili e così come trasferisce i debiti al domani potrebbe trasferire anche le responsabilità! No, non ci sto!”

Poi mi strinse la mano e sorridendo mi disse “Scusami se non ti offro il caffè! “, si alzò e tornò a casa.

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