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elezioniIeri sera, 5 ottobre 2020, l’inviato Pinuccio di “Striscia la notizia” era in un paesino della provincia di Isernia “Sant’Angelo del Pesco” e ci ha dato questa sconcertante notizia: Candidopoli, nuovi risvolti. Il 20 e 21 settembre i cittadini del piccolo paese sono stati chiamati alle urne per il rinnovo del Consiglio comunale e per le elezioni del Sindaco. Si sono presentate quattro liste. Tutto a posto. Qualcuno dirà: Ma cosa c’è di strano? C’è di strano che una lista ha ottenuto un solo voto e un’altra zero voti. I candidati sindaci e consiglieri comunali delle due liste erano tutti residenti in altri Comuni di Isernia e di altre regioni e tutti appartenenti alle forze dell’ordine. Alle elezioni del 2015 addirittura, sempre nello stesso paesino, si erano presentate ben sette liste. Tre liste hanno ottenuto zero voti, la quarta 1 voto. Di questo triste ed agghiacciante fenomeno il primo ad occuparsene in Italia è stato il sottoscritto quando nelle elezioni comunali di San Pietro in Amantea nell’anno 2008 si è presentata una lista tutta composta da 13 componenti della Polizia Penitenziaria del Carcere di Cosenza, tutti residenti altrove, sconosciuti da tutti, mai venuti nel nostro paese. Non hanno trovato alcuna difficoltà nel presentare la lista “San Pietro per la libertà”, perché la legge non prevede nei piccoli comuni fino a mille abitanti le sottoscrizioni per la presentazione delle liste. Perché si sono presentati nel nostro comune? Cosa si prefiggevano? Cosa volevano ottenere? Trenta giorni di ferie ben retribuite. Sappiamo che la legge è dalla loro parte, Art.3 e Art. 49 della Costituzione. Ma gli articoli della Costituzione dovrebbero essere uguali per tutti. Chi se ne avvantaggia per fini ben reconditi allora commette reato punibile ai sensi di legge. La candidatura dei tredici Agenti penitenziari ha provocato danni alle casse dello Stato, hanno ottenuto 30 giorni di ferie ben retribuite per poter partecipare alla campagna elettorale. Ma c’è di più. La loro assenza dal posto di lavoro ha provocato danni e disagi alla Casa Circondariale di Cosenza. Dopo un anno, sabato 23 maggio 2009 del caso se ne è occupata “La Stampa” di Torino. Così ha scritto in prima pagina :- Altro che disaffezione per la politica. In Italia c’è chi le elezioni le aspetta con ansia divorante. Poliziotti, forestali, agenti di polizia penitenziaria affollano le liste elettorali. Al nord, al centro, al sud, spesso con liste improbabili, in luoghi improbabili. All’inizio può sembrare un caso o una scelta dei partiti dettata dalla fame di sicurezza che assilla gli italiani. Ma poi si capisce che ci deve essere dell’altro. Come spiegare altrimenti la lista che nel 2008 si presentò in San Pietro in Amantea (Cosenza): - I tredici candidati erano tutti agenti di polizia penitenziaria e nessuno era del paese – sospira Francesco Gagliardi, un maestro che segnalò l’episodio -. Così termina l’articolo a Pag. 9 :- Ferie, indennità, trasferimenti altrimenti impossibili…e poi c’è chi dice che la politica è lontana dalla gente -. Ma i governi e i Ministri degli Interni cosa hanno fatto dopo che il maestro Gagliardi ha segnalato l’episodio? Evidentemente Nulla.

Pubblicato in Italia

Il 5 ottobre u.s. pubblicai un articolo dando notizie ai miei cari lettori che il Sindaco di San Pietro in Amantea Sig. Lorelli Gioacchino aveva detto addio alla Lega di Matteo Salvini.

Avevo appreso soltanto il 29 maggio che il Sindaco del mio caro paesello era con Matteo Salvini quando partecipai ad un seminario presso l’Università della Calabria, dove si era parlato del voto nelle elezioni europee.

 

 

Solo allora avevo appreso che il Sindaco aveva cambiato ancora una volta schieramento politico.

Ma esaminando i voti ottenuti dalla Lega in quella competizione elettorale si poteva facilmente capire che qualcosa di strano c’era e che i 132 voti ottenuti dalla lista di Salvini erano frutto della azione politico amministrativa del Sindaco dell’antico borgo. 132 voti, cioè il 60% dei votanti e che San Pietro in Amantea in quella tornata elettorale è risultato il Comune più leghista della Calabria.

Il merito, non c’è che dire, era tutto del Sig. Sindaco e della sua Giunta Comunale i quali ancora oggi godono della fiducia da parte dei cittadini di San Pietro in Amantea. Ieri, notizia bomba, che ancora una volta mi ha gettato nello sconforto.

Non so se il botto si è fatto sentire nei palazzi. Tirreno News per primo pubblica la notizia:- Il Sindaco di San Pietro in Amantea è con Fratelli d’Italia -, il partito di Giorgia Meloni.

Certamente questa adesione del Sindaco al partito Fdi avrà degli strascichi e delle conseguenze all’interno della compagine comunale e nell’elettorato, che, ancora una volta, a distanza di un solo anno, dovrà cambiare partito.

Prima Forza Italia, poi Nuovo Centro Destra, poi Lega, domani Fratelli d’Italia.

E’ una scelta di continuità, ha scritto Tirreno News, “ per quanto riguarda il posizionamento nel centrodestra, rispetto alle ideologie politiche che lo stesso Lorelli ha espresso nel corso degli anni”.

A me non resta che augurargli buon lavoro con la speranza che la sua scelta questa volta sia definitiva e che sia stata presa dopo una attenta riflessione.

Però i 132 elettori che lo hanno seguito nel votare Lega nelle ultime elezioni europee sono rimasti delusi.

Ora sono disperati.

A chi daranno il voto nelle prossime elezioni regionali?

Il nostro caro Sindaco sarà candidato nella lista di Fratelli d’Italia a consigliere regionale?

Il Sindaco li ha lasciati nello sconforto e nella disperazione. E i nostri cari emigranti in terre lontane che scrivevano nel Web.-

Bravo il nostro Sindaco-, ora cosa scriveranno?

Cambieranno anche loro casacca?

Anche loro canteranno: Mondo crudel, è l’ora dell’addio e Come si cambia per non morire, come si cambia per ricominciare.

Amici, oggi vi voglio dare due notizie: una brutta e un’altra bellissima.

Siamo a Carrara, una bella cittadina Toscana, conosciuta in tutto il mondo per i suoi marmi.

Una signora di 90 anni viaggia sull’autobus, però il suo abbonamento è scaduto da alcuni giorni.

Non se ne era accorta.

Quando il controllore, una femmina, le chiede il biglietto,lei mostra l’abbonamento.

Era purtroppo scaduto.

E allora il controllore, sempre ligio al proprio dovere, invita la signora a scendere con lei perché dovrà compilare il verbale della contravvenzione.

 

 

 

La signora cerca in tutti i modi di far capire al controllore che lei è in buona fede, ha l’abbonamento, si è dimenticata di rinnovarlo e non ha mai preso l’autobus senza pagare il biglietto.

Chiede scusa, si vergogna dell’accaduto ed è disposta a pagare subito il biglietto.

Niente da fare.

Chi viaggia in autobus deve essere in possesso del biglietto regolarmente obliterato.

E chi non ce l’ha viene multato anche se è un uomo o una donna di 90 anni.

Nei paesi civili, ma anche nella nostra Calabria alcuni anni fa le persone anziane potevano viaggiare gratis.

Ora non più.

I Sindaci e i Presidenti della Regione Calabria hanno tolto questo privilegio.

Le casse comunali e regionali ne avrebbero risentito.

Quindi anche le persone anziane devono pagare il biglietto come fanno tutti.

Come fanno tutti?

Ma per carità.

Molti salgono e scendono a piacimento dagli autobus e dai treni senza mai pagare il biglietto.

Se la signora fosse stata una donna extracomunitaria o una migrante o un bullo di periferia senza biglietto il controllore li avrebbe senz’altro graziati.

Scene che si ripetono, purtroppo, ogni santo giorno.

Basta salire su un treno o su un autobus. Ma quando accade a un italiano, a una persona anziana senza biglietto scatta sempre la sanzione.

Questa è la brutta notizia, ma in questa storia c’è anche la bellissima notizia.

Sull’autobus viaggiavano anche alcuni ragazzi, i quali, impietositosi dell’agitazione della vecchia signora, si sono offerti loro di pagare il biglietto.

Hanno staccato dal loro blocchetto di abbonamento il biglietto pronto per obliterarlo.

Ma il controllore, donna troppo solerte, ha fatto finta di non sentire le suppliche di quei ragazzi che erano venuti in soccorso della vecchietta.

Ha applicato alla lettera il regolamento.

Ha fatto, senz’altro, il suo dovere.

Però poteva comportarsi in un altro modo.

Resta, però, il bel gesto spontaneo e gratuito di quei ragazzi che senza pensarci due volte si sono offerti loro di pagare il biglietto alla signora.

E allora è tutto falso nel dire che i ragazzi di oggi non sono buoni a nulla.

Il 29 maggio u.s. ho partecipato ad un seminario presso l’Università della Calabria dove si è parlato del voto nelle elezioni europee.

I professori intervenuti hanno esaminato il voto dei calabresi e sono arrivati a questa conclusione sconcertante:-

 

I calabresi sin dal 2014 hanno sempre rincorso e premiato il nuovo-.

In questo seminario si è parlato anche del mio paese natale, San Pietro in Amantea, piccolo comune del Basso Tirreno Cosentino, dove la Lega di Matteo Salvini ha ottenuto 132 voti, cioè il 60% dei voti ed è risultato il Comune più leghista della Calabria.

Davvero un bel primato. Come mai si sono chiesti i relatori che i cittadini del borgo abbiano votato in massa la Lega di Salvini?

Il motivo io lo ignoravo.

Ho appreso soltanto allora che il Sindaco del mio paese Lorelli Gioacchino aveva cambiato schieramento politico. Era passato alla Lega.

Il Prof. De Luca così disse:- Se un Sindaco ha tanta influenza dobbiamo forse pensare che in molti non sappiano chi votare-.

Leggendo i giornali di ieri ho appreso, con meraviglia, che il Sindaco Gioacchino Lorelli ha gettato la spugna, ha cambiato nuovamente casacca, abbandonando la Lega di Salvini.

Notizia bomba, che mi ha gettato nello sconforto.

Per quali motivi dopo pochi mesi il Sindaco ha fatto marcia indietro?

Per lui era pronta e sicura una candidatura nelle prossime elezioni regionali calabresi nella lista leghista con ottime probabilità di essere eletto.

Non sono riuscito a dormire. Che peccato! San Pietro in Amantea poteva avere per la prima volta nella sua storia un consigliere regionale.

La Lega e l’antico borgo hanno avuto una grave perdita.

Ma per noi cittadini di San Pietro in Amantea la decisione forse anche sofferta presa dal Sindaco Lorelli non cambia assolutamente nulla.

Il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale restano al loro posto.

Ci sono altre cose più importanti a cui pensare.

Comunque voglio dire bravo al Sindaco Lorelli.

Finalmente ha capito, con ritardo però, che non basta stare sui social con tantissimi “like” al giorno per cambiare l’Italia.

L’abbandono della Lega , voglio augurarmi che sia stata una sua scelta personale di valore politico.

Che rispetto e non commento. Voglio solo augurarmi che sia stata una decisione presa dopo una attenta riflessione.

Ha lasciato, però, nello sconforto e nella disperazione alcuni nostri emigrati in terre lontane che amano ed adorano Salvini e quei 132 elettori che lo hanno seguito nel votare Lega nelle scorse elezioni europee.

Ora chi vive lontano dal paese natio non scriverà più:- Bravo il nostro Sindaco!-.

E i 132 elettori a chi daranno il loro voto?

Cambieranno anche loro casacca?

Avrà il Sindaco Lorelli ancora molta influenza nell’elettorato deluso e preso per i fondelli?

Pubblicato in Basso Tirreno

Amici carissimi, se andate a Roma e vi vien voglia di andare in un ristorante a mangiare un bel piatto di spaghetti, state bene attenti.

Prima di ordinare leggete attentamente i prezzi del menù per evitare fregature.

Quello che sto per raccontarvi è successo per davvero e le protagoniste sono due giapponesine in visita a Roma che ricorderanno per tutta la vita la triste avventura.

Ma ecco i fatti.

 

Due turiste giapponesi entrano nel Ristorante “Antico Caffè di Marte” e ordinano due piatti di spaghetti e un cartoccio di pesce fresco.

Quando sono andate a pagare si sono ritrovate in mano uno scontrino con un conto salatissimo, spropositato, esagerato.

Due piatti di spaghetti, un cartoccio di pesce e acqua a soli 349,80 euro e mancia di 80 euro, per un totale di 429,80 euro.

Uno scandalo. Se fosse ancora vivo il grande Totò avrebbe senz’altro detto:- Alla faccia del bicarbonato di sodio!- E’ costato carissimo a queste due ragazze la pausa pranzo tra un giro turistico e l’altro.

Un conto così salato non se lo sarebbero mai potuto aspettare e immaginare e poi a Roma.

E per questo motivo hanno postato lo scontrino fiscale sul web per condividere l’ingiustizia subita con gli italiani e con i giapponesi che decidono venire a Roma.

I commenti negativi non si sono fatti attendere. Io avrei protestato e mi sarei rifiutato di pagare. Avrei subito chiamato le Forze dell’Ordine.

La smentita del gestore del locale non si è fatta attendere, è subito arrivata.

Probabilmente le due ragazze hanno consumato una quantità enorme di pesce fresco.

Quanto? Un Kg? Due Kg? Cinque Kg? Ma mi faccia il piacere!

E la mancia di 80 euro? Si difende:- Non è obbligatoria-. Falso.

Sullo scontrino c’è scritto: euro 80 per mancia.

Ma non è la prima volta che a Roma succedono cose di questo genere.

Nella zona Vaticano due hamburger e delle alette di pollo con patatine fritte scontrino di 284 euro.

Il Comune dovrebbe subito intervenire perché se si spennano i turisti in questo modo osceno si macchia e non poco l’immagine di una intera città che vive di turismo e che accoglie durante l’anno milioni di turisti e di pellegrini.

Sono sicuro che queste brevi vacanze romane saranno ricordate a lungo da queste due giapponesine e quel piatto di spaghetti allo scoglio non lascerà un bel ricordo.

Voi chiamatele se volete emozioni!

Questa è una commedia cosentina che ha avuto tanto successo in passato.

Io ho avuto il piacere di assistere allo spettacolo due estate fa presso lo Stadio Comunale di Amantea.

 

 

 

 

 

Nella commedia i soldi spicci piovevano in Piazza Riforma a Cosenza e i cosentini, credendo di essere diventati tutti ricchi, correvano in massa a raccogliere quel ben di Dio che arrivava dal cielo.

Ma cessato il temporale e con il ritorno del sole tutte le monete sparivano, lasciando solo i danni alle cose.

Una scena da film.

La commedia ha avuto tanti successi ed è stata replicata varie volte anche fuori Cosenza e fuori la Regione Calabria.

Ha dato tante soddisfazioni e ha fatto ridere e divertire migliaia di spettatori.

Ma quello che vi racconto oggi, amici miei carissimi, è pura verità.

I soldi sono piovuti davvero su una strada statale e gli automobilisti si sono fermati per raccoglierli.

Il fatto si è verificato nello Stato della Georgia negli U.S.A. e i soldi erano dollari.

Le banconote, tantissime, sono fuoriuscite accidentalmente, non si conosce ancora il motivo, da un furgone portavalori che percorreva l’autostrada.

Panico tra gli automobilisti? Macché!

Tutti si sono fermati, hanno mandato in tilt l’intera viabilità, hanno abbandonato le loro macchine e si sono messi in fila per raccogliere i dollari che svolazzavano dappertutto.

Traffico bloccato e impazzito, ma più impazziti gli increduli automobilisti che con furia e spintoni raccattavano i dollari e li nascondevano nelle tasche e nei sacchetti di plastica.

Alcuni automobilisti, però, dopo l’appello della Polizia, hanno deciso di restituire le banconote raccolte.

Le immagini di un video che mostra questa vera e propria pioggia di dollari ha fatto il giro dei social.

Questa volta non si è trattato quindi di una scena di un film Hollywoodiano, ma della realtà.

Pubblicato in Belmonte Calabro

Ma davvero un bacio sulla guancia che si sono scambiati due famosi personaggi politici, uno ora all’opposizione, Maria Elena Boschi, l’altro Vice Premier del governo attuale, Matteo Salvini, possa mandare in crisi il governo giallo verde?

E le critiche rivolte da Salvini all’allora Ministro su Banca Etruria possano davvero essere dimenticate?

No, le critiche restano e non possono essere dimenticate.

Quanto al bacio, beh, quello è stato una effusione di affetto, un atto gentile tra due persone che si combattono politicamente, ma che si rispettano a vicenda.

Il bacio e la cena organizzata a Roma martedì scorso dalla giornalista Annalisa Chirico, giornalista del Foglio di Luciano Ferrara, e Presidente dell’Associazione “Fino a prova contraria” hanno fatto molto discutere.

Alcuni giornalisti ed opinionisti hanno subito gridato allo scandalo: sono prove di inciucio tra Lega e Pd. Che ci fa Matteo Salvini, Vice Premier leghista seduto al tavolo con la Boschi, esponente del Pd?

Niente inciucio. Niente alleanze. Niente ribaltone

Possono stare tranquilli Di Maio e Di Battista, già in piena campagna elettorale per le elezioni europee del prossimo maggio.

E’ stata la stessa signora Chirico a commentare l’evento parlando di una grande serata alla quale hanno partecipato personaggi dell’imprenditoria, Magistrati, parlamentari della Lega e del Pd.

I parlamentari 5 Stelle non c’erano perché non erano stati invitati.

Salvini e la Boschi si sono salutati dandosi un bacio sulla guancia e poi si sono seduti a due tavoli diversi.

L’incontro tra i due non solo ha provocato l’indignazione del Movimento 5 Stelle ma anche quella del giornale “Il fatto quotidiano”.

Ma perché tanta cagnara per una cena e per un bacio innocente, gentile, scambiato tra due persone cortesi e gentili anche se appartengono a due schieramenti politici opposti?

La gentilezza e la cortesia non sono esclusiva appartenenza di un solo schieramento politico.

In piazza, nei comizi elettorali, in Parlamento possano volare invettive, paroloni, sproloqui, ma quando due persone si trovano seduti sullo stesso tavolo con personaggi illustri la gentilezza e la cortesia non possono venir meno.

E’ il galateo, bellezza.

Ma se l’innocuo bacio ha provocato tanta cagnara un motivo forse c’è.

Di Maio e i parlamentari pentastellati hanno paura di perdere le comode poltrone nelle quali sono incollati con la pece e non vogliono mollarle per nessunissima cosa al mondo.

Direbbe Di Maio: Peggio pe’ voi che me ciavete messo! E nu’ la lascio nemmanco se morite d’accidente!.

Vedono complotti dappertutto o forse Gigino è un po’ geloso?

Avrebbe voluto esserci anche lui quella sera a cena con la Boschi e forse avrebbe voluto baciarla? Ma io stenderei un pietoso velo di silenzio.

Ci preoccupiamo di un amichevole scambio di cortesia e di un bacio innocuo sulla guancia quando in Italia e nel mondo ci sono tante brutture.

Ma Di Maio, Di Battista, Travaglio hanno visto nell’incontro dell’altra sera una prova di inciucio (che brutta parola) tra la Lega e il Pd. Renzi avrebbe mandato in avanscoperta la signora Boschi. Ma se fosse davvero così la Lega e il Pd farebbero l’inciucio ad una cena pubblica alla presenza di centinaia di invitati?

Salvini ha subito smentito qualsiasi ipotesi di dialogo con il Pd:-Inciucio de che? Ma quanta fantasia che avete. Io parlo con tutti-.

Ma   davvero   un   bacio   sulla   guancia   che   si   sono   scambiati   due   famosi personaggi politici, uno ora all’opposizione, Maria Elena Boschi, l’altro Vice Premier del governo attuale, Matteo Salvini, possa mandare in crisi il governo giallo verde?

Pubblicato in Italia

Francesco Gagliardi richiama la favoletta di Esopo del lupo e dell’agnello…

Ma ecco cosa scrive :

“Le ultime vicissitudini giudiziarie di Franco La Rupa e i due articoli apparsi su Tirreno News di Francesca Menichino e di Tommaso Signorelli che chiedono le dimissioni del Sindaco Pizzino, eletto democraticamente con una schiacciante maggioranza nella tornata elettorale dell’11 giugno dello scorso anno, mi hanno indotto a fare alcune considerazioni e riflessioni.

Ma come? dirà qualcuno. Cosa ci azzecchi tu che sei di San Pietro in Amantea!

Calma, ragazzi. Non vi agitate. Ho tutte le carte in regola per parlare di Amantea e interessarmi dei suoi problemi.

Mio padre era nato a Cannavina, quindi era un “Mantioto” come voi.

I miei nonni paterni abitavano a Cannavina e quando sono morti, sono stati seppelliti nel cimitero di Amantea.

Mio padre riposa in pace in un cimitero lontano dalla sua terra natia che amava tanto perché emigrò giovanissimo in America e lì morì e fu sepolto nel cimitero cattolico di Ebensburg, cittadina dello Stato della Pennsylvania.

Io sono nato in Amantea. Sì, in Amantea, perché nel lontano 1933 San Pietro in Amantea era una frazione di Amantea.

Quindi, per un diritto acquisito ( i giuristi lo chiamano Jus) sono un “Mantioto” pure io a tutti gli effetti ed allora marginalmente e occasionalmente potrò anche occuparmi dei problemi della mia cara e nobile città di Amantea che mi ha dato i natali oltre a quelli dei miei avi.

E se a qualcuno non piacerà, pazienza. Non legga lo scritto.

Detto ciò, a questo punto mi è venuta alla mente la bella favoletta di Esopo che voi tutti certamente conoscete e che forse avete studiato alla scuola media: Il lupo e l’agnello.

Il lupo vide l’agnello ad un ruscello che beveva e gli venne voglia di mangiarselo con qualche bel pretesto. Mi sporchi l’acqua!

Ma io sono sotto e tu sei sopra, rispose il povero agnellino.

Sei mesi fa hai parlato male di me. Ma che dici, sono ancora giovane e sei mesi fa non ero nato.

Tuo padre lo scorso anno parlò male di me. Quali colpe avrebbe potuto avere il povero agnellino se suo padre avesse davvero parlato male del lupo?.

Tuo padre mi è stato nemico e tu, per colpa sua, patirai la pena di ogni cosa.

Ma guarda un po’ che tipo di ragionamento che ha fatto il lupo. Per colpe non sue ora dovrebbe finire sbranato dal lupo famelico.

Infatti il lupo lo volle mangiare comunque.

C’è un antico proverbio che recita:- Se un uomo potente ti vuole nuocere, facilmente troverà causa Ma veniamo al nostro caso.

La Menichino e il Signorelli ( che io non conosco. Il Sindaco l’ho conosciuto solo una volta in occasione di una presentazione di un libro nella Sala Consiliare di Amantea ) hanno in mente di ottenere un vantaggio, quello di ottenere le dimissioni del Sindaco Pizzino, democraticamente eletto dai cittadini di Amantea e quindi si inventano pretesti, e non è possibile farli desistere.

Signorelli ha chiesto le dimissioni del Sindaco (vedi nota del 14 aprile) e le ha chieste per l’ennesima volta.

Lui ha scritto:- Per il bene di Amantea -. E quale pretesto ha avanzato? Il Sindaco Pizzino durante la campagna elettorale dello scorso anno si era vantato di avere un candidato esterno di nome La Rupa.

E chi sarebbe questo Franco La Rupa?

E’ un ex Sindaco di Amantea e un ex Consigliere Regionale della Calabria.

La Rupa, come tutti sanno, è stato arrestato alcuni giorni fa ma poi il giorno successivo è stato rimesso in libertà per oscure vicende che risalgono addirittura al 2005 quando venne eletto per la prima volta Consigliere Regionale, se non vado errato con la lista dell’On. Mastella l’Udeur.

Ma anche la Sig.ra Menechino, consigliere di minoranza e capolista della lista Movimento 5Stelle nelle ultime elezioni amministrative, ha subito chiesto le dimissioni del Sindaco Pizzino appena saputa la notizia che La Rupa era stato arrestato.

Subito così ha scritto:- …La Rupa, incandidabile per via delle note giudiziarie, è stato rimesso in gioco da Mario Pizzino ed altri. La lista che guida la città di Amantea ha apertamente rivendicato di ispirarsi all’amico Franco ed ora che Franco è finito in galera dovrebbe fare una sola cosa: andarsene a casa in fretta. Sindaco: Dimettiti subito-.

Ma quali colpe ha il Signor Sindaco di Amantea delle vicende giudiziarie di Franco La Rupa?

Se Franco ha sbagliato, è lui e soltanto lui il responsabile. Cosa ci azzecca, direbbe Di Pietro,il Sindaco e l’Amministrazione Comunale!

Un consiglio vorrei darvi. Fate opposizione vera, forte, continua in seno al Consiglio Comunale e poi, fra quattro anni, presentatevi alla cittadinanza e dite quello che avete fatto in Consiglio, quello che avreste voluto fare e quello che ha fatto o non ha fatto il Sindaco in carica.

I cittadini di Amantea che non sono fessi sapranno scegliere e valutare: Mandare a casa il Sindaco uscente o mandare al Comune uno di voi.

Al Comune si va con libere elezioni non con le dimissioni di un Sindaco, solo perché amico fraterno di un cittadino colpito dalla Giustizia.

Amici lettori di Tirreno News, oggi vi voglio raccontare una storiella vera per riderci sopra e per passare un po’ di tempo in allegria e per dimenticare per un momento tutte le brutture di questo pazzo mondo in cui viviamo.

C’era una volta.

I miei ex alunni certamente risponderebbero:- Un Re, signor Maestro –

No, ragazzi, c’era una volta un gallo, anzi ce ne erano due in un pollaio di campagna, due bei galli canterini che secondo alcuni facevano troppo rumore.

Con i loro simpatici e meravigliosi “Chicchirichì” troppo forti, svegliavano la gente del vicinato che ancora dormiva tranquilla nei loro letti dopo aver trascorso la nottata nei pub e nei locali notturni sniffando e bevendo.

E allora la gente, infastidita del loro canto, si è rivolta alla Polizia Municipale, la quale, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni di protesta, è stata costretta ad iniziare le indagini e a cercare i due galli accusati di cantare troppo forte.

E fanno troppo rumore. Infatti due galli, come si dice in giro, nello stesso pollaio non stanno bene insieme. Non solo sono rumorosi e svegliano la mattina con i loro chicchirichì la gente che ancora vuole dormire, ma si beccano fra di loro continuamente per avere la supremazia sulle galline.

E’ successo a Bulgarello, frazione del Comune di Cadorago in provincia di Como.

Gli agenti della Polizia Municipale sono stati mandati in giro dal lro Comandante per scovare da dove provenissero quei fastidiosi e rumorosi chicchirichì e chi fosse il proprietario dei galletti incriminati.

Ma cosa hanno fatto questi due poveri galletti che sono stati incriminati, vedete un po’, di disturbo alla quiete pubblica?

Ma come, oggi il canto del gallo disturba la gente?

Ma il gallo così facendo non fa altro che il suo mestiere, quello di cantare.

Va bene, oggi, il suo canto non è più gradito e forse non è più gradito il canto d’estate dei grilli e delle cicale.

I ragazzi, oggi, preferiscono il canto di Baglioni, Morandi, Pausini, Giorgia, Nannini, Rossi, etc.

Ma allora i Vigili dovrebbero occuparsi e mettere a tacere non solo il canto dei grilli, delle cicale, dei fringuelli, dei cardellini degli usignoli che con i loro canti allietano le nostre lunghe giornate estive, ma anche i suoni assordanti provenienti dalle stanze dei vicini di casa avendo la radio e la televisione ad alto volume.

Ma ora quale decisione prenderanno?

I galli sono stati maltrattati? No. Cantano.

Fanno il loro mestiere. Li divideranno? Forse sì.

Due galli nello stesso pollaio in fondo sono davvero troppo e non stanno bene insieme. Ci abbiamo riso sopra, vero?

Vi è piaciuta la storiella? Viviamo, amici, un periodo triste e buio e tanta gente, invece di pensare a cosa serie, si inventa di tutto per dare fastidio agli altri.

Qualsiasi cosa si faccia, dà fastidio. E anche il canto gioioso di un gallo canterino oggi dà fastidio alla gente.

Per me e credo anche per voi il canto del gallo come il canto degli altri uccellini è bellissimo e non invidio i ragazzi di oggi che non sanno distinguere il canto di un cardellino dal canto di un usignolo.

Ricordo con nostalgia la mia cara mamma quando mi svegliava presto la mattina perché dovevo andare a scuola in Amantea e, fingendo di non sentire i baci suoi, mentre gli uccelletti a frotte cantavano sui rami in fiore i sogni della notte, mi giravo dall’altro lato.

di Francesco Gagliardi

Pubblicato in Belmonte Calabro

Con il giorno delle Palme ha inizio per noi cattolici la settimana santa.

In questo giorno la Chiesa cattolica ricorda l’ingresso trionfale di Nostro Signore Gesù Cristo a Gerusalemme in sella ad un asino, accolto da una folla festante e osannante che lo salutava agitando rami di palma e che stendeva a terra dove passava i mantelli.

Anche noi ancora oggi portiamo in chiesa ramoscelli d’olivo per essere benedetti dal sacerdote con acqua santa e poi appenderli agli alberi da frutta sotto forma di croce per proteggere la campagna dalle intemperie e dalle calamità.

Tanti anni fa, quando io ero ancora un ragazzo, i ramoscelli d’olivo portati in chiesa da persone benestanti, venivano adornati con fiocchi colorati, con fiori, con cioccolatini, con piccoli uova di cioccolato e con ciambelle fatte in casa.

In alcuni paesi della Calabria sono ancora vive alcune tradizioni popolari e rimembranze di cultura pagana e greca.

A Bova, per esempio, i fedeli il giorno delle Palme si recano in chiesa in processione portando le famose e caratteristiche “Pupazze” per essere poi benedette.

“Le Pupazze” sono delle sculture femminili sagomate con ramoscelli d’olivo e adornate di fiori e di frutta.

L’antico borgo, uno dei più belli d’Italia, il giorno delle Palme è un tripudio di colori.

Dopo la benedizione le sagome preparate con maestria vengono smembrate e ridotte in “steddhi” che poi vengono collocati nelle camere da letto o in campagna.

“Gli “steddhi” sono i piccoli ramoscelli d’olivo staccati dalle “Pupazze” che per effetto della benedizione del Sacerdote con l’acqua benedetta diventano amuleti sacri da collocare in casa sotto un immagine sacra nella camera da letto, nell’anta di una cristalliera, nei campi, nei luoghi di lavoro.

C’è ancora chi utilizza le foglie benedette per togliere il malocchio dalla casa e da chi la abita.

Questi antichi riti pagani provenienti dalla antica Grecia, ieri come oggi, sono molto sentiti.

I cittadini di Bova, antica colonia greca, si riuniscono ogni anno e incominciano a preparare “Le Pupazze” con largo anticipo, intrecciando con pazienza certosina e grande abilità i rami d’olivo intorno ad un’asse di canna.

Vengono realizzate figure femminili che poi abbelliscono, come abbiamo visto e come si possono vedere dalla foto che allego, con fiori, nastri colorati, frutta e primizie.

I cittadini, grandi e piccini, autorità civili e religiose, si riuniscono nella chiesa di San Leo, Santo Patrono di Bova,dove vengono solennemente benedette e poi le portano in processione tra gli stretti vicoli del borgo antico fino ad arrivare alla concattedrale di San Teodoro.

“Le Pupazze”, infine, vengono condotte sul sagrato e smembrate dei loro componenti “Gli Steddhi” e distribuiti ai fedeli.

Questo rito delle “Pupazze” affonda le radici nel mondo della mitologia greca.

di Francesco Gagliardi

Pubblicato in Calabria
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