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La stampa locale in questi giorni "approfitta" delle dichiarazioni del commissario straordinario alle discariche abusive, il generale dei carabinieri Giuseppe Vadalà, rese alla Commissione bicamerale sulle ecomafie a Roma.

Ma che cosa ha detto il generale Vadala nominato commissario a marzo 2017?

Ha detto che:

In 22 mesi di attività le discariche abusive in procedura di infrazione sono passate da 80 a 52, con altre 8 già bonificate al vaglio della Commissione europea.

La multa semestrale pagata dal nostro Paese è scesa da 42,8 milioni di euro a 11,6 milioni di euro. "Stiamo lavorando almeno su 20 siti al momento di cui 10 da chiudere entro il 2 giugno 2019 e 10 entro il 2 dicembre 2019, con l'obiettivo di lasciare altri 24 siti al 2020 e 2021".

Si tratta, ha spiegato, di discariche abusive nate tra gli anni Sessanta e Ottanta, quando "le amministrazioni comunali, non sapendo come smaltire bene questi rifiuti, li gettavano dalla sommità delle colline negli alvei torrentizi, o li lasciavano in depositi temporanei".( tra queste quella dell’Oliva…ed altro)

Quanto è vero anche se non tutte sono state censite e valutate!

"Abbiamo inviato 19 informative all'autorità giudiziaria (presto saranno 20) e fatto un protocollo con la Direzione nazionale antimafia, che su tre di queste sta svolgendo approfondimenti .

Dagli 80 siti assegnati, 28 sono fuoriusciti, a cui speriamo se ne aggiungano presto altri 8. Se tutto va bene, rimarranno 44 siti".

Dopo questa confusone di dati, ahimè il commissario Vadalà avrebbe detto che la struttura commissariale sta lavorando su casi particolarmente critici come la discarica di Amantea, in Calabria, dove è stato smaltito il carico trasportato dalla nave a perdere Jolly Rosso: "Questa struttura commissariale non può non mettere in atto tutto quello che è nelle sue possibilità per capire cosa è stato effettivamente smaltito nel sito - ha detto il commissario -.

Amantea è attenzionata anche con il coinvolgimento della procura, su questo sito in particolare chiediamo una speciale attenzione da parte della Commissione “

“Bernimiachibuogliu”! Impossibile non “junnarsi”sulla povera Amantea!.

Quello che ci sembra strano, come abbiamo già scritto, è che si dimentichi che il materiale della Jolly Rosso più o meno legittimamente venne fatto scaricare a Grassullo( su questo nessuno ha mai voluto indagare) e che la bonifica della discarica di Grassullo è, almeno teoricamente , stata finanziata e , quindi, in corso.

Strano che la struttura commissariale non l’abbia elencata tra quelle da definirsi entro giugno-dicembre 2019( come faranno non si sa!)

Tanto per gradire e per amore di verità!

Pubblicato in Primo Piano

Grassullo è un cozzo sul quale venne realizzata la prima grande discarica più o meno controllata del comune di Amantea.

Prima ci fu quella sul fiume Catocastro raggiungibile dalla ex statale Amantea Cosenza, una strada crollata insieme al costone riempito ed appesantito di rifiuti

 

Grassullo è famosa perché ricevette i rifiuti della Jolly Rosso.

Uno sversamento autorizzato dall’Asl e dal sindaco del tempo.( vedi

www.va.minambiente.it/File/Documento/124780

“Sempre con riferimento alla vicenda della Rosso e alle indagini in corso si afferma quanto segue: Nel corso delle indagini, volte a verificare la fondatezza di un presunto traffico di rifiuti tossici è stato evidenziato un ulteriore scavo nella zona di Serra D’Aiello, comune limitrofo ad Amantea, da parte delle maestranze della nave. Questa notizia ha assunto un particolare interesse poiché era già stato autorizzato l’interramento nella discarica comunale di Grassullo dell’agro Amantea, del carico ufficiale di bordo. Presso la procura di Paola le indagini sono ancora in corso in quanto anche sulla base di riprese videoamatoriali, acquisite dallo stesso ufficio, risulta che al momento dell’incidente la nave ‘galleggiava’ e, solo in fase successiva,, presentava un’apertura sulla fiancata”.

Uno sversamento del quale ad Amantea nessuno volle mai compiutamente parlare.

Successivamente i rifiuti amanteani vennero posti nel letto del fiume Oliva.

Poi venne disposta la bonifica della discarica di Grassullo.

Un provvedimento partito da lontano e mai realizzato

Troviamo Grassullo sin dal 2.12.2014 (Sentenza della CGUE) di cui viene dato atto delle analisi effettuate di rischio e di caratterizzazione.

Sul progetto si rileva la seguente cronistoria:

18.09.2017 squadra sopraluoghi effettuati rilievi fotografici del sito e delle aeree limitrofe alla discarica al fine di redigere il relativo Fasciolo informativo. Intrapresi contatti investigativi con Comando Stazione Carabinieri Forestale di Longobardi .

05.12.2017 squadra sopraluoghi, presso L’ufficio Tecnico per ritiro documentazione Amministrativa. effettuati ulteriori rilievi fotografici per completare il dossier, recupero carteggio

burocratico al fine di ricostruire la storia della discarica, attività eseguita in collaborazione a personale del Comando Stazione Carabinieri Forestali e con personale del NOE di Cosenza

22.05.2018 Cosenza –Incontro con il Prefetto per uniformare il protocollo di legalità adattandolo alle risultanze locali ed al fine di comporre una visione strategica sulle operativa dei siti, rendendolo un necessario supporto alle attività pratiche da porre in essere.

12.06.2018 Roma –accordo quadro con INGV (Istituto Nazionale di Geovulcanologia) per disporre, entro i prossimi 50 giorni, di rilevamenti diagnostici geomagnetici sul terreno del sito di discarica, al fine di creare una mappa del sito, verificare presenza di eventuali rifiuti profondi e

esaminare ipotizzabili inquinanti

Il 18 maggio 2018 venne tenuta una apposita conferenza di servizio.

Il 30 novembre 2018 l’ufficio tecnico comunale ha sollecitato la “ definizione della proprietà dell’Area relativa alla ex discarica di Grassullo”

Certo è ben strano che questa area si potuta essere tranquillamente utilizzata come discarica non solo dei rifiuti del comune di Amantea e possa esservi stato addirittura autorizzato lo scarico dei rifiuti della Jolly Rosso e solo ora ci si pone la domanda a chi appartenga tale area.

Misteri. Grandi misteri

Ed infine, correndo il rischio di essere chiamato ignorante o presuntuoso, azzardiamo la ipotesi che ormai la ex discarica di Grassullo vista la sua età si sia parzialmente sterilizzata e quindi sia scarsamente pericolosa .

Intanto perché attraverso i naturali processi di decomposizione anaerobica, sono stati prodotti e liberati in aria i biogas, sia perché il percolato è sicuramente sceso lungo il costone.

Pubblicato in Politica

Come non ringraziare chi, in un modo o nell’altro, tenta di abituarci alla verità, in particolare chi, come noi, amanteani, calabresi, siamo attenti alle fesserie propalate da tutti, dai politici alle associazioni ambientali e perfino a certa magistratura e non alle verità.

Ecco l’elenco aggiornato:

“Dagli ultimi dati ufficiali della Commissione Ue in Calabria ci sono 23 discariche irregolari da bonificare o da chiudere perché costituiscono un grave rischio per la salute umana e l’ambiente.

Per tali discariche è in corso il pagamento di una sanzione sancita dalla Corte di giustizia a dicembre 2014 (102 discariche in tutt’Italia).

Per le 23 discariche calabresi già in multa e per le altre 79 presenti in Italia, il nostro Paese sta pagando circa 40 milioni di euro all’anno, in quanto le sanzioni equivalgono a 200mila euro ogni sei mesi per le discariche non contenenti rifiuti pericolosi e 400mila euro ogni sei mesi per le discariche con rifiuti pericolosi.

Qui di seguito, i comuni, e tra parentesi le località, dove si trovano le 23 discariche irregolari della Calabria per le quali dal 2014 si stanno pagando le sanzioni (l’elenco è aggiornato a dicembre 2016):

Acquaro (Carrà);

Amantea (Grassullo);

Belmonte Calabro (S. Caterina);

Belmonte Calabro (Manche);

Colosimi (Colle Fratantonio);

Longobardi (Tremoli Tosto);

Mormanno (Ombrele);

Pietrapaola (Camigliano);

Sangineto (Timpa di Civita);

Tortora (Sicilione);

Verbicaro (Acqua dei Bagni);

Badolato (S. Marini);

Davoli (Vasi);

Magisano (Finoieri);

Martirano (Ponte del Soldato);

Reggio Calabria (Calderiti);

Petronà (Pantano Grande);

Sellia (Aria);

Taverna (Terrazzo);

Gerocarne (Lapparni);

Joppolo (Colantoni);

Pizzo (Marinella);

Sana (Calogero Papaleo).

“Tutto questo – ha commentato l’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini – è gravissimo e mette in luce l’inefficienza dei governi del Pd, del ministro dell’Ambiente Galletti e dei governi regionali. Un’inefficienza che provoca un serio danno economico all’Italia. Purtroppo, anche in questo caso a pagare saranno i cittadini e non i responsabili degli abusi commessi.

Oltre a ciò – ha aggiunto Pedicini – dobbiamo evidenziare le gravi bugie e i dati falsi forniti dal governo.

In più occasioni, il ministro dell’Ambiente ha diffuso pomposi comunicati stampa ufficiali in cui ha detto che si stava risolvendo l’emergenza.

Galletti, invece di fare annunci, acceleri al massimo le procedure per mettere a norma le discariche abusive e irregolari e faccia tutto quello che gli compete per evitare altre sanzioni da parte della Ue”.

Esce la verità che la discarica pericolosa di Amantea è quella di Grassullo

Nessun riferimento a quella di Oliva di cui ha parlato tutto il mondo fino a quando si è scoperto ( vida mò) che anche lì c’è una discarica di rifiuti urbani.

La cosa simpatica è che qualche giornale riporta la notizia e mette sul proprio sito la immagine dell’Oliva, non di Grassullo!.

Ne riparleremo. Parola di Tirreno news.

Non manca l’amico Francesco Gagliardi di esprimere il suo pensiero sulla vicenda del fiume Oliva, peraltro, ponendo la domanda “Quid est veritas?”, che tradotta significa “Cosa è la verità?”, ma temendo che la domanda sia destinata a restare senza risposta.

Anche noi sospettiamo che la verità sia lontana e per questo aspettiamo la sentenza, nella speranza che qualcuno parli di Grassullo e del percolato dei rifiuti dell’oliva e del perché per irrigare i terreni di Campora e far bere i camporesi si sia andati a prendere le acque del Savuto e non quelle dell’Oliva.

Eh, sì. La verità va cercata. Se la si vuole conoscere . E dissimulata se non la si vuole conoscere.

E continuiamo a dire grazie a Francesco Gagliardi che la cerca. Non ad altri!

Ecco la nota del nostro amico scrittore :

“La Corte di Assise di Cosenza ieri 6 marzo 2017 ha scritto la parola fine all’annoso problema dell’inquinamento del fiume Oliva.

L’imprenditore Cesare Coccimiglio accusato di disastro ambientale doloso e di avvelenamento delle acque è stato assolto.

E sono stati assolti anche i quattro coimputati proprietari terrieri: Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo.

Per la Corte d’Assise non hanno commesso il fatto. Ora, dunque, se tutti sono stati assolti per non aver commesso il fatto non si può più parlare di veleni nel fiume Oliva e si chiude così, ingloriosamente, una storia lunga diversi anni che ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale i cui risvolti sono ancora misteriosi.

Le vicende dei veleni, della nave spiaggiata, delle navi affondate, dei materiali pericolosi interrati, dei rifiuti tossici e nocivi rinvenuti lungo il corso del fiume Oliva, delle discariche abusive, dei fanghi contaminati, delle acque avvelenate hanno contribuito a distorcere, forse, la realtà.

Bisogna ora aspettare 90 giorni per leggere le motivazioni della sentenza e per capire eventualmente qualche cosa.

Fino ad allora bisogna attenersi ai fatti di cronaca che sono questi:

La nave Jolly Rosso conosciuta con l’appellativo di nave dei veleni, perché trasportava rifiuti tossici, si arenò il 14 dicembre 1990 sulla spiaggia in località Formiciche nel comune di Amantea. Al momento dello spiaggiamento la nave trasportava ufficialmente e sottolineo ufficialmente generi di consumo e tabacco.

Nel frattempo, però, i veleni sotterrati nei territori di Amantea, San Pietro in Amantea, Aiello Calabro e Serra d’Aiello continuano a causare effetti devastanti sulla salute dei cittadini.

Sì, la Corte si è pronunciata, però non ha fatto chiarezza.

Il Sig. Coccimiglio e gli altri quattro coimputati non sono colpevoli.

Ma chi sono allora i colpevoli?

Le scorie radioattive non sono state sotterrate nel territorio dei Comuni sopra menzionati?

Dove sono andati allora a finire? Questo chiede la gente.

Chi ha ucciso e perché il Comandante della Capitaneria di Porto Natale De Grazia?

Nessuno lo saprà mai.

Molte persone hanno perso la vita e non chiedono più nulla se non la verità.

Verità che purtroppo non arriverà mai perché i fatti narrati sono avvolti da tanti misteri.

Quid est veritas?

Ma dove è la verità?

Questa celebre domanda di Pilato, anche per me, è destinata a restare senza risposta.

Di Francesco Gagliardi

Pubblicato in Basso Tirreno

Tutti lo sanno ma nessuno ci crede. Forse per scaramanzia!

Tutti, cioè, sanno che il nostro comune è oberato di debiti.

 

Quello che non si riesce a sapere è la loro entità.

Ma forse non lo si vuole sapere.

Di certo esistono, di certo vengono dal passato e sembra che non vi siano responsabili.

Già! E poi a che serve cercare uno o più responsabili?

Mica questi responsabili saranno mai chiamati a rimborsare i debiti.

 

Per scienza contabile e politica nessuno ha mai pagato i debiti fatti in nome e per conto del comune.

Esiste, cioè, il principio della incertezza ed indeterminatezza del debito e quello della irresponsabilità personale. Tutt’al più si potrà dire che la responsabilità sarà della intera amministrazione. Il che, tutto sommato, è vero ove si consideri che comunque anche la minoranza avrebbe potuto e dovuto contestare e denunciare questi debiti che poi saranno pagati dai cittadini.

 

Già! La certezza assoluta è che qualcuno questi debiti li dovrà pagare e sono i cittadini. Ma non solo quelli attuali. No! Anche quelli futuri, cioè anche quelli ancora non nati. I nostri incolpevoli figli e nipoti.

 

Quali debiti?

Ecco l’ultimo è quello che emerge dal debito intimato dalla Commissione europea che ha disposto che la Calabria deve pagare per le seguenti 43 discariche illegali: Amantea, Belmonte Calabro (2), Caloveto, Campana, Colosimi, Falconara Albanese, Firmo, Laino Castello, Longobardi, Maierà, Malito, Mendicino, Mormanno, Pietrapaola (2), Sangineto, Maida, Tortora, Verbicaro, Villapiana, Umbriatico, Badolato, Davoli, Gizzeria, Isca sullo Jonio, Magisano, Martirano, Martirano Lombardo, Petronà, San Floro, Sellia, Soveria Simeri (2), Taverna, Reggio Calabria, Acquaro, Gerocarne, Jappolo, Pizzo Calabro, Ricardi, Sana Calogero e Sorianello.

 

Il ministro dell'Ambiente Galletti davanti alle commissioni congiunte Politiche Ue e Ambiente ha detto : «Le somme delle sanzioni pagate dallo Stato Italiano sono oggetto del diritto di rivalsa da parte del Mef nei confronti delle Regioni, secondo gli importi a ciascuno spettanti computando le discariche di pertinenza secondo quanto disposto dall'art. 43, legge 234 del 2012».

Infatti, il comma 10 del citato articolo stabilisce che “ Lo Stato ha altresì diritto, con le modalità e secondo le procedure stabilite nel presente articolo, di rivalersi sulle regioni, sulle province autonome, sugli enti territoriali, sugli altri enti pubblici e sui soggetti equiparati, i quali si siano resi responsabili di violazioni delle disposizioni della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, resa esecutiva dalla legge 4 agosto 1955, n. 848, e dei relativi Protocolli addizionali, degli oneri finanziari sostenuti per dare esecuzione alle sentenze di condanna rese dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nei confronti dello Stato in conseguenza delle suddette violazioni”.

Il Ministero anticipa, dunque, ma Regioni e Comuni devono rimborsarlo. E sugli 80 milioni di euro totali, alla Calabria tocca restituire al Mef oltre 16 milioni di euro (16.281.404,10).

Ed infatti lo scorso primo aprile dagli uffici della Ragioneria generale dello Stato è partita una comunicazione indirizzata sia alla Cittadella regionale che alle sedi delle 40 amministrazioni comunali coinvolte nelle sanzioni.

Ai fini del recupero «degli importi anticipati dallo Stato si invita codesta Regione, quale responsabile in solido con i Comuni in indirizzo, (...) a voler concordare con gli Enti locali le modalità attraverso le quali provvedere al suddetto reintegro che, in base alla normativa vigente, può avvenire anche mediante compensazione, fino a concorrenza dei rispettivi importi, con altri trasferimenti dovuti dallo Stato».

Tradotto: mettetevi d'accordo e mandateci i soldi, altrimenti tratterremo i fondi statali che vi spetterebbero. E fatelo in fretta: «Trascorsi 90 giorni dalla ricezione della presente, se non ci saranno indicazioni sulle modalità di reintegro, si procederà al recupero delle risorse in questione a carico dei singoli Enti interessati ai sensi della normativa vigente».

L’importo dovuto dal comune di Amantea è pari a 388. 233,50 euro.

E sarà difficile, per non dire impossibile che sia pagato dalla regione.

Vedremo se il comune metterà questo debito nel bilancio preventivo del 2016.

Vi faremo sapere.

Pubblicato in Politica

La Boldrini annuncia che “Dopo la Terra dei fuochi cominceremo a desecretare anche le navi dei veleni !” «Sulle "navi dei veleni" ho ricevuto pochi giorni fa una richiesta da parte di Greenpeace e dei Verdi e ho sottoposto immediatamente la questione all'ufficio di presidenza, dove è stato condiviso da tutti l'avvio di una procedura per togliere il segreto sul più alto numero possibile di documenti in materia».

Poi continua aggiungendo che :

“Non so cosa avesse impedito precedentemente di avviare un percorso di trasparenza. Quello che so è che oggi la questione è assolutamente decisiva per la credibilità delle istituzioni: se vogliamo provare a ripristinare un rapporto di fiducia coi cittadini, è indispensabile togliere il velo del segreto ogni volta che sia possibile e giusto».

Ed ancora evidenzia che:

“I documenti di cui parliamo sono essenzialmente atti che le Commissioni parlamentari di inchiesta hanno acquisito da altre autorità, che li hanno trasmessi con il vincolo di riservatezza o segretezza. Per togliere il segreto dunque dovremo interpellare loro affinché possano rimuovere o confermare il vincolo».

Per gli altri atti o documenti «prodotti dalle Commissioni stesse, e poi sottoposti al cosiddetto "segreto funzionale" si potrà procedere alla loro desecretazione una volta verificato che ciò non intralci l'attività di altri organi dello Stato, a esempio inchieste giudiziarie in corso”.

Concludendo l'intervista al Manifesto , la Boldrini assicura che:

“La presidenza farà tutto quello che si renderà necessario perché il cammino che si è intrapreso vada a buon fine, nel rispetto delle regole dettate dal nostro ordinamento e delle competenze degli altri soggetti istituzionali coinvolti”.

Ovviamente la presidente della Camera Laura Boldrini che ha già desecretato gli atti sulla Terra dei Fuochi chiude evidenziando che la desecretazione potrà avvenire anche in modo frazionato man mano che arriveranno le risposte richieste.

Potremo sapere così più di quanto sappiamo oggi: basterà andare a leggere, ma occorrerà andare a leggere!

Notizie e riflessioni: cose che non leggerete altrove.

La notizia! E’ iniziato l’iter per la bonifica ed il ripristino ambientale della discarica di Grassullo. Chi non ci credeva, ora è servito! La prova? Eccola! L’affidamento, seppur con un ribasso incredibile( si parla del ribasso del 61,28%), per la redazione del progetto preliminare di bonifica ed il ripristino ambientale della discarica di Grassullo.

Un incarico affidato alla RTO Tea Engineering srl con sede in Pisa.

Contestualmente inizieranno i sondaggi della “montagna di rifiuti” che sono stati scaricati in località Grassullo senza alcuna precauzione e con poche accortezze quale quella di coprire i rifiuti man mano che venivano versati con terra della stessa collina che man mano veniva smembrata per fare posto ad un’altra discarica, in quello che fu “il gioco infinito” della costituzione di luogo di perdizione che oggi si vuole bonificare a spese del “devoto ambientalista”.

E’ un gioco terribile che tutti facciamo finta di non capire. Un gioco che è fatto di tre fasi:

prima fase: si riempie il mondo di spazzatura:

seconda fase: si grida tardivamente al pericolo;

terza fase: si bonifica e ripristina a spese pubbliche .

Insomma, il gioco consiste in un sistema ludico del tipo “ creo il problema e poi lo risolvo” o meglio del tipo “non controllo prima, ma intervengo dopo” applicando pienamente il concetto europeistico del “ chi inquina paga”!!

Un gioco molto pericoloso, visto che i lavori sono stati finanziati con un impegno di circa 2,9 milioni di euro che aggraveranno il debito pubblico.

Un gioco pericoloso tanto da poter essere continuativo .

Ma ne riparleremo!

 

Pubblicato in Cronaca
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