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Corruzione elettorale. È questa l’accusa mossa nei confronti di Luigi Incarnato la società che gestisce l’acqua in Calabria, Segretario regionale del Partito Socialista Italiano, e per il quale è stata disposta la detenzione domiciliare.

Scrive Lacnews: Secondo l’accusa, Incarnato, candidato del Partito democratico alle elezioni politiche italiane del 4 marzo scorso, nel collegio uninominale della Camera dei Deputati

per l’area di Castrovillari, al fine di ottenere, a proprio vantaggio, il voto elettorale, avrebbe offerto a Pietro Giamborino e Pino Cuomo (che accettavano l’accordo) la propria disponibilità a favorire gli interessi economico-imprenditoriali di questi uomini, in quanto interessati alla realizzazione, nel Comune di Paola, di un centro di accoglienza straordinario per migranti richiedenti asilo, presentandoli al sindaco di Paola, Roberto Perrotta, e propiziando un incontro (al quale prese parte anche lo stesso Incarnato) per la illustrazione a Perrotta dell’iniziativa imprenditoriale di Cuomo.

Questo l’episodio che è costato ad Incarnato l’arresto in regime di detenzione domiciliare”

Per Nicola Adamo, invece, è stato disposto il divieto di dimora in Calabria

Per Nicola Adamo, in passato deputato, potente assessore regionale e vicepresidente della Giunta, nonché ispiratore principe della linea politica di Mario Oliverio, il Giudice delle indagini preliminari ha ordinato il divieto di dimora in Calabria: risponde del reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare, tra gli altri, pure Giorgio Naselli, che ha comandato il Reparto operativo di Catanzaro, attualmente Comandante provinciale a Teramo.

Pubblicato in Paola

La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieriha chiesto l’applicazione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’attuale commissario liquidatore della Sorical Luigi Incarnato, di Alberto Scambia, titolare di Acquereggine, dell’imprenditore reggino Domenico Barbieri, del manager barese Luigi Patimo e di Anna Maria Gregorace, già dipendente della Regione e segretaria dell’ex presidente del consiglio regionale Giuseppe Bova.

L’ordinanza di custodia cautelare era stata rigettata in prima istanza, quando scattò l’operazione Rhegion, ma la Dda di Reggio Calabria ha presentato ricorso ed è attesa tra qualche giorno la decisione del Tribunale della Libertà di Reggio Calabria.

L’operazione realizzata dagli uomini del colonnello Lorenzo Falferi nel 2016 ha svelato una organizzazione parallela fatta di politici, imprenditori e dirigenti comunali che operava al fine di consentire a imprese mafiose l’ottenimento di appalti, aggirando o eludendo la normativa antimafia.

Un comitato d’affari che teneva sotto scacco il comune di Reggio Calabria, una rete associativa che si muoveva nella città dello Stretto e che faceva capo sempre a Paolo Romeo, l’avvocato arrestato nell’ambito dell’inchiesta Fata Morgana che sta facendo luce su un’associazione segreta di cui fanno parte politici, imprenditori, massoni e mafiosi.

L’operazione “Reghion” era scattata il 12 luglio del 2016.

I carabinieri del Comando provinciale avevano arrestato 10 persone.

Oltre a imprenditori reggini, romani e milanesi legati alla ‘ndrangheta, in manette era finito Marcello Cammera, storico dirigente del comune di Reggio, e il funzionario Bruno Fortugno che si occupava del servizio idrico integrato.

Il provvedimento di fermo, firmato dal procuratore Federico Cafiero De Raho e dal sostituto Stefano Musolino, aveva colpito anche l’ex senatore di An Domenico Kappler, gli imprenditori reggini Domenico e Vincenzo BarbieriAntonio Franco Cammera (fratello del dirigente e candidato alle ultime elezioni comunali con la lista “Oltre” che ha appoggiato il sindaco Falcomatà del Pd), Sergio Lucianetti di Roma, Luigi Patimo di Milano; Alberto Scambia di Roma e Mario Scambia. 

Se per il solo dirigente Cammera l’accusa più pesante è di concorso esterno in associazione mafiosa, la Procura contesta agli indagati anche i reati di turbata libertà degli incanti, truffa aggravata, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, intestazione fittizia di beni e estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Sigilli, inoltre, a beni per 42 milioni e mezzo di euro.

In particolare sono stati sottoposti a sequestro due attività commerciali (il bar Winner e il ristorante Naos) e alcune società come la “Alluminio conduttori srl” (con sede Brescia, Reggio Calabria e San Ferdinando), la “Astem Srl” (Roma e San Ferdinando), la “Aster Consult srl”, la “Essevu Srl”, con sede a Colonna (in provincia di Roma), la “Gear Srl”, la “Global business service srl” (Roma), la “Idrorhegion Scarl” (Roma e Reggio Calabria), la “Idrorhegion servizi srl”, la “Idrosur Srl” (Roma); la “ProgIn Srl” (Roma), la “Rhegion-agua Scarl” (Milano), la “Sop di Barbieri Domenico & C Sas” con sede a San Ferdinando, la “Smeco Lazio Srl” (Roma) e la “Tecalco Srl” (San Ferdinando e Brescia).

Al centro dell’inchiesta “Reghion” la relazione tra Paolo Romeo e Marcello Cammera che “emergerà – è scritto nel decreto di fermo – in termini schiettamente criminali in una pluralità di vicende connesse sia al rapporto sinallagmatico di agevolazione degli interessi mafiosi del primo da parte del secondo, sia in termini di protezione dalle investigazioni, sia in termini di corruzione”. Stando alle indagini, infatti, viene fuori un “comitato d’affari” capace di gestire la macchina amministrativa comunale, nell’interesse della ‘ndrangheta. Un comitato il cui deus ex machina era  Marcello Cammera il quale avrebbe consentito a imprese legate alle cosche l’ottenimento di appalti, aggirando o eludendo la normativa antimafia, veicolando contratti multimilionari in favore di alleanze imprenditoriali dietro le quali si celava l’opera dell’avvocato Romeo.

Il modus operandi di Cammera, infatti, era quello di creare, artatamente, veri e propri stati di necessità e urgenza, tali da costringere l’amministrazione politica o i commissari prefettizi che hanno guidato il comune dopo lo scioglimento per mafia a una situazione in cui le alternative erano la sospensione dei lavori col rischio di vedere perduti milioni di euro di investimenti, oppure la loro prosecuzione assecondando il piano criminale congegnato dal dirigente arrestato.

Tra gli appalti finiti all’attenzione della Dda c’è quello riguardante il completamento e l’ottimizzazione del sistema di depurazione delle acque e la gestione delle risorse idriche.

Un bando, in project financing, da 250 milioni di euro che per gli inquirenti ha rappresentato l’esempio “paradigmatico” del mercimonio delle funzioni pubbliche e della sottomissione dell’interesse pubblico. Paolo Romeo e i dirigenti del comune, infatti, avrebbero aiutato il raggruppamento temporaneo di imprese composto dalla spagnola “Acciona Agua Servicios S.L.” ed “Idrorhegion S.c.a.r.l. S.r.l.”, ad aggiudicarsi la gara per la depurazione con un ribasso dello 0,1%.

Un aiuto che, di fatto, ha escluso il rischio di altri concorrenti in cambio posti di lavoro e consulenze per gli amici.

E se il dominus delle scelte imprenditoriali era Alberto Scambia (“stabile corruttore” viene definito in un’intercettazione), l’ex senatore di An Domenico Kappler sarebbe stato il “socio occulto o, comunque, portatore di cointeressenze sostanziali nelle imprese riferibili all’imprenditore romano”. Le indagini del pm Musolino hanno accertato come Kappler, pur non ricoprendo un ruolo formale, avesse “evidenti interessi e attiva partecipazione nella gestione operativa di Acquereggine S.c.a.r.l. e Idrorhegion S.c.a.r.l., significativa capacità d’influenza presso Acea Spa, ma soprattutto svolgesse il ruolo di amministratore delegato della società pubblica “Risorse per Roma Spa”.

Proprio attraverso quest’ultima, inoltre, era stato affidato al dirigente comunale Cammera un incarico professionale che costituiva una parte del prezzo della sua corruzione. 

L’altra parte era il posto di lavoro che il dirigente aveva ottenuto per il fratello Antonio Cammera dall’imprenditore Domenico Barbieri (cugino dell’avvocato Romeo) che controllava il 24,4% delle quote intestate alla Gear Srl.

All’ombra del mega appalto per i servizi idrici, gli indagati Alberto Scambia, Luigi Patimo e Domenico Barbieri avevano realizzato un fondo nero che serviva da “stanza di compensazione” per la ripartizione dei proventi delle attività delittuose e delle spese extracontabili, molte delle quali funzionali alla corruzione dei pubblici ufficiali.

Il Comitato d’affari, e in particolare Marcello Cammera, inoltre, hanno goduto dell’appoggio mediatico offerto da Paolo Romeo e da Teresa Munari, giornalista del Garantista il quotidiano oggi fallito e all’epoca diretto da Piero Sansonetti. “Sono state registrate – dicono gli investigatori – campagne di mutuo soccorso per Marcello Cammera dagli attacchi della politica locale, che a più riprese aveva annunciato pubblicamente di voler procedere alla rotazione dei dirigenti comunali. La giornalista utilizzerà tutta la sua influenza sulla stampa locale, e le proprie aderenze con esponenti politici, al fine di rintuzzare gli attacchi mediatici al dirigente, concedendogli interviste tese a riabilitarne l’immagine pubblica e attaccando i suoi oppositori”.

“In questo contesto, – è scritto nel decreto di fermo – spicca la modalità di assunzione della Munari al quotidiano Il Garantista. Questa, infatti, è frutto delle relazioni personali vantate da Paolo Romeo con il presidente di Confindustria di Reggio Calabria, Andrea Cuzzocrea, a quell’epoca editore del quotidiano”. “Abbiamo proceduto con il fermo perché c’era il pericolo di fuga degli indagati. – aveva spiegato il procuratore Federico Cafiero De Raho – Questa è una città che o cambia facendo chiarezza oppure è destinata a rimanere nelle fauci di questo lupo che è la ‘ndrangheta. Credo che Reggio Calabria saprà reagire. Noi facciamo la nostra parte e, se tutti fanno la propria, probabilmente faremo passi avanti”.

Incarnato è coinvolto nell’inchiesta per una presunta corresponsione di una tangente da 30.000 euro che Scambia, il deus ex machina di Acquereggine, avrebbe indirizzato verso di lui in qualità di commissario della Sorical in tre tranche.

La prova, secondo l’accusa, sarebbe in alcuni manoscritti contabili acquisiti nell’ambito delle perquisizioni effettuate a carico dello stesso dominus di Acquereggine e dell’ex senatore di Alleanza nazionale Domenico Kappler (già amministratore delegato della Risorse pubbliche Roma spa e presunto socio occulto di Scambia).

Secondo gli inquirenti, Scambia (insieme all’imprenditore Domenico Barbieri e Luigi Patimo, rappresentante in Calabria della multinazionale spagnola Action Agua, soci nella Rti interessata all’appalto della depurazione) – attraverso quella presunta tangente – intendeva far aumentare l’importo dei fondi stanziati dalla Regione Calabria per rendere più efficiente la depurazione nella città dello Stretto e al contempo ottenere la gestione in affidamento diretto.

Da Iacchite -

Pubblicato in Calabria

Il centrosinistra unito dica no ad accordo con M5S.

La riunione si terrà domani pomeriggio al Grand Hotel Lamezia alle ore 14,30.

Il Pd invitato da Incarnato: “confidiamo rinsaviscano sostenitori accordo con M5S”

Il contrario di rinsavire è “ammattire, (pop.) dare di (o perdere la) testa, impazzire, (lett.) insanire, uscire di senno”.

 

 

 

Dice incarnato “Abbiamo ancora invitato il Pd perché confidiamo che sia a Roma che in Calabria i sostenitori dell’accordo con il Movimento 5 Stelle possano rinsavire”.

Facile che dichiari che “Per il Pd quello con il Movimento 5 Stelle sarebbe un abbraccio mortale”

Domani incarnato spiegherà perché il PD & M5s va bene per l’’Italia e non va bene per la Calabria.

Che non abbia paura di perdere il posto alla Sorical e le laute prebende?

Domani forse dichiarerà che rinuncia alla Sorical?

Pubblicato in Calabria

«Abbiamo atteso per mesi, pazientemente, l’invio dei documenti da parte della Sorical S.p.a. ma, ad oggi, ciò non è avvenuto, non c’è stato alcun riscontro».

È quanto ha affermato il consigliere Carlo Guccione stamattina nel corso della seduta della Commissione Vigilanza del Consiglio regionale.

 

 

La richiesta di copia della documentazione in riferimento all’attività, agli investimenti e ai lavori effettuati dalla società Veolia, l’elenco, da parte della Sorical Spa, delle assunzioni e delle consulenze attribuite all’esterno specificando le date e i tipi di contratto dal 2004 ad oggi, era stata fatta dallo stesso consigliere lo scorso 19 marzo, quando vennero auditi in Commissione Vigilanza i commissari della società di gestione delle risorse idriche in Calabria, Luigi Incarnato e Baldassarre Quartararo.

“Oggi, dopo tre solleciti da parte del presidente della Commissione Ennio Morrone, nessun documento di quelli richiesti è stato inviato alla Commissione.

E nessuno si è presentato all’audizione di stamattina, prevista alle ore 11.

Questo atteggiamento – sottolinea Carlo Guccione – non solo lede l’immagine del Consiglio regionale, ma per di più viola gli articoli 24, comma 2, dello Statuto del Consiglio regionale e 114 del Regolamento interno del Consiglio regionale.

Infatti, i citati articoli disciplinano il diritto dei consiglieri ad ottenere dagli uffici della Regione, dagli enti e dalle aziende ad essa dipendenti, copia degli atti e documenti, anche preparatori, senza che possa essere opposto il segreto di ufficio se non nei casi espressamente previsti dalla legge.

È evidente che i due commissari della Sorical si sono resi responsabili di aver violato le prerogative dei consiglieri regionali e della Commissione speciale di vigilanza teso a impedire l’esercizio del mandato istituzionale sancito dallo Statuto e dal Regolamento del Consiglio.

È ovvio che, se non interverranno per le proprie competenze, sia il presidente del Consiglio regionale che il presidente della Giunta regionale, per impedire che una società continui con questa politica di omissioni e tentativi di occultare documenti inerenti le attività in cui viene coinvolta in qualità di socio la stessa Regione, sarà necessario regolarsi di conseguenza.

Se non dovessero esserci novità nei prossimi giorni mi vedrò costretto a interessare le autorità competenti al fine di perseguire coloro i quali si sono resi responsabili, con il loro atteggiamento, di impedire le prerogative dei consiglieri e della stessa Commissione”.

Pubblicato in Calabria

Luigi Incarnato paventa il rischio di un blocco dell’intero servizio idrico calabrese se non si affrontano in tempi rapidi riforme strutturali di un sistema che lui conosce molto bene, come attuale commissario Liquidatore della Sorical e prima ancora come Assessore regionale ai Lavori Pubblici della Giunta Loiero.

 

 

 

Le problematiche sono sempre le stesse e ben note.

Ci sono problemi economici, dovuti ai Comuni che non riescono a pagare le forniture idriche, vuoi per le difficoltà finanziarie in cui versano vuoi perché non riescono a rientrare del dovuto attraverso le bollette ai cittadini.

Ci sono problemi dovuti alle reti fatiscenti, agli allacci abusivi, a ingenti quantità di prezioso liquido che rappresentano un ulteriore costo per le amministrazioni comunali e per i cittadini.

Ci sono problemi dovuti alla governance.

È inutile girarci attorno: sappiamo bene che la soluzione per l’intera classe politica, da destra a sinistra, sarebbe quella di affidare il servizio a un privato, ma sappiamo anche bene che la gestione dell’acqua in Calabria non è al momento appetibile.

Da quando è stata approvata la legge di riordino del servizio idrico l’intenzione è stata sempre quella di rendere la Sorical soggetto gestore a capitale interamente pubblico, sostituendo quella Veolia che tanti danni ha provocato nella nostra regione, tra il business dell’acqua e quello dei rifiuti.

Magari rimettendo a posto il settore, con investimenti pubblici, per renderlo nuovamente appetibile agli interessi dei grandi affaristi.

Una strada alternativa, realmente rispettosa dell’esito referendario del 2011, era stata tracciata nella proposta di legge di iniziativa popolare promossa dal Coordinamento Acqua Pubblica Bruno Arcuri, sottoscritta da 11mila calabresi e cancellata nel corso dell’attuale legislatura senza neanche essere discussa.

E questa strada consiste nel creare un soggetto gestore veramente pubblico, e non una società per azioni che per sua natura deve rispondere alle leggi del mercato e del profitto.

Un soggetto pubblico e partecipato, che coinvolga i territori e i suoi cittadini, ribaltando il modello degli ATO che rappresenta troppo spesso uno strumento che penalizza i Comuni più piccoli e periferici, cancellandone ogni ruolo.

La gestione dei servizi pubblici locali, di tutti i servizi, a partire proprio dal più importante come quello idrico, se tesa al benessere dei cittadini e dei territori e non a quello di banche e Borsa, può rappresentare il principale fattore di sviluppo per le nostre comunità e per le economie locali.

Ed è in questa direzione che va l’impegno di Potere al Popolo!

Pubblicato in Calabria

Cambia qualcosa in Calabria? Si.

Leggete:

«Nei prossimi giorni gli enti dell'Autorità idrica regionale (Aic) non votino per il nuovo gestore del servizio idrico.

Lo facciano solo dopo la conclusione, prevista a strettissimo giro ( forse il 24 maggio), dell'istruttoria che su denuncia del Movimento 5stelle Arera, che è l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha avviato in merito alla tariffazione dell'acqua all'ingrosso in Calabria. Si tratta di un fatto dirimente».

Lo affermano, in una nota, i deputati M5s Paolo Parentela e Giuseppe d'Ippolito, che sulle tariffe illegittime applicate negli anni da Regione Calabria e Sorical, con arbitraria maggiorazione degli importi dovuti per circa 140milioni di euro, hanno a lungo discusso con il presidente di Arera, Guido Pier Paolo Bortoni, il responsabile delle Relazioni esterne Cecilia Gatti, il segretario generale Giandomenico Manzo e i dirigenti Lorenzo Barbelli e Maria Cristina Colorito.

«Il commissario liquidatore di Sorical, Luigi Incarnato, già assessore regionale per la materia, ha vergognosamente mentito – obiettano i parlamentari 5stelle – replicandoci che Arera ha validato la tariffa applicata dal 2010 per la fornitura di acqua potabile ai serbatoi.

Arera ci ha infatti chiarito di non aver validato alcunché, in quanto per l'approvazione delle tariffe occorre un apposito provvedimento, mai adottato dalla stessa autorità, e che nello specifico non vale il principio del silenzio-assenso».

«Ora Incarnato – proseguono i parlamentari M5s – tiri fuori, se esiste, il provvedimento con cui a suo dire Arera avrebbe legittimato le tariffe Sorical, la smetta di farci inviti all'inciucio e di sostenere che Oliverio è paladino della gestione pubblica dell'acqua, in quanto con un silenzio letale il governatore ha coperto la vicenda delle tariffe gonfiate a danno delle comunità locali, su cui Arera sta per esprimersi in via definitiva.

Incarnato può raccontare tutte le favole che vuole, ma il punto è uno: lo scandalo delle tariffe illegittime, forse il più grosso in assoluto di tutta la storia della Calabria, è stato denunciato da tre anni dal Movimento 5stelle e coperto dalla vecchia politica calabrese insieme a una burocrazia regionale complice e inadempiente, con in testa il dirigente tentacolare Domenico Pallaria».

«Perciò – concludono Parentela e D'Ippolito – gli enti dell'Aic ci pensino molto bene prima di riaffidare incoscientemente la gestione del servizio idrico a Sorical, che per Arera non è in grado di garantire l'equilibrio economico-finanziario e che, nonostante i milioni avuti dalla Regione, ha la responsabilità di un fallimento gestionale spaventoso, permesso da un sistema di potere pronto a caricarne le spese sulle spalle dei calabresi».

Pubblicato in Calabria

Lamezia Terme. «L'ho già detto e lo ribadisco: ben venga l'indagine della Procura di Lamezia. Forse solo così si farà definitivamente chiarezza sul servizio idrico della Calabria».

Lo afferma, in una nota, Luigi Incarnato, commissario liquidatore della "Sorical spa",

in tale veste indagato dalla procura di Lamezia nell’inchiesta sulle interruzioni di erogazione dell’acqua a Lamezia, e candidato per il centrosinistra nel collegio Pollino-Tirreno alla Camera dei deputati. «Non sono e non mi sento nel mirino della Magistratura - spiega Incarnato - ma, semmai, della notizia se di questa se ne vuole fare un uso politico e strumentale a poche ore dalle elezioni.

Questo è inaccettabile.

L'indagine è partita oltre un mese fa e abbiamo dato la massima collaborazione agli inquirenti per far capire le anomalie del sistema che si ripercuotono sui cittadini.

A Lamezia, così come nel crotonese nelle scorse settimane (e ogni qualvolta Sorical procede alle riduzioni per morosità), non c'è stata alcuna interruzione dell'erogazione del servizio, ma solo la normalizzazione delle forniture ai serbatoi secondo gli standard di leggi nazionali ed europee.

Di come venga gestita la risorsa idrica, dai serbatoi comunali agli utenti finali, non è responsabilità della Sorical, ma di chi gestisce il servizio».

Per Incarnato «le azioni intraprese dalla Sorical per il recupero dei crediti - dice ancora Incarnato - sono nell'esclusivo interesse dei cittadini che pagano regolarmente il servizio e che pretendono, giustamente, un servizio di qualità.

È inconcepibile che il 90% dei cittadini lametini paghi regolarmente il servizio idrico e Sorical, da oltre due anni e mezzo, non riceve il pagamento del servizio reso.

La società, nonostante le difficoltà finanziarie, sotto la mia gestione ha ripreso gli investimenti e supportato diversi Comuni a gestire in modo efficiente ed efficace la risorsa idrica che, resta inteso, non è illimitata».

Pubblicato in Calabria

Su richiesta della Procura della Repubblica, guidata dal procuratore capo Salvatore Curcio, il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Lamezia Terme ha emesso un decreto di sequestro preventivo dei serbatoi di compensazione e ogni altro apparato tecnicamente necessario a ripristinare la regolare portata idrica nella città.

È un ulteriore step nell'inchiesta della Procura di Lamezia sui disservizi idrici.

Uno step che vedrebbe tra gli indagati anche il commissario straordinario di Sorical Luigi Incarnato, candidato del Pd nel collegio uninominale Tirreno-Pollino alla Camera dei deputati.

Incarnato è indagato, in concorso con i vertici di Multiservizi Lamezia e Sorical, per interruzione di pubblico servizio.

I militari del gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme, diretti dal colonnello Fabio Bianco, hanno provveduto a eseguire la misura cautelare.

Dalle indagini svolte dai finanzieri è infatti emerso come la riduzione della portata andava inequivocabilmente a incidere sui fabbisogni primari di circa 40mila abitanti della città.

L’acqua, infatti, bene essenziale strettamente connesso col diritto alla salute costituzionalmente garantito, è venuta a mancare, sino alla giornata di ieri, dalle 20 circa di ogni sera fino alle 5 circa del mattino seguente in varie zone della città, in modo indiscriminato, non solo nelle abitazioni dei cittadini e negli esercizi pubblici e commerciali, ma anche nelle infrastrutture essenziali alla comunità e negli apparati antincendio utilizzabili, in situazioni di emergenza, dai Vigili del fuoco.

La misura cautelare reale, resasi necessaria per il perdurare della carenza idrica nella maggior parte della città, ha lo scopo di prevenire la reiterazione dell’ipotizzato reato di interruzione di pubblico servizio e dell’aggravamento delle relative conseguenze.

Proprio nelle scorse ore la Multiservizi Lamezia aveva diramato un comunicato nel quale segnalava il ripristino della portata d'acqua.

Ripristino avvenuto in conseguenza del sequestro operato dalla Guardia di Finanza e non per volontà indipendente della stessa Multiservizi.

Per la Procura, i commissari liquidatori di Sorical (Luigi Incarnato e Baldassarre Quartararo) e i funzionari responsabili del settore idrico Sergio De Marco, Massimo Macrì e Luciano Belmonte, avrebbero determinato «una riduzione della fornitura idrica di circa il 25% in relazione ai sei serbatoi di compensazione» selezionati per tagliare la portata dell'acqua «ai danni del 70% delle utenze lametine, ben consapevoli che, a causa della riduzione della portata idrica, l'acquedotto di Lamezia Terme, per le sue caratteristiche ingegneristiche, morfologiche e per il cattivo stato della rete, non avrebbe potuto funzionare in modo da garantire sufficiente fornitura di acqua a tutte le utenze, in spregio delle conseguenze sulla cittadinanza e sui pubblici servizi essenziali».

I responsabili del settore idrico per la Multiservizi Paolo Villella e Mario Perri, invece, «a seguito della riduzione della portata operata dal grossista Sorical (...) optavano per la chiusura delle saracinesche ovvero per la riduzione praticamente totale della portata idrica dalle 20 alle 5 del mattino». 

Ndr. Onestamente restiamo perplessi di questo provvedimento

Se è giusto che la Sorical non possa ridurre la portata dell’acqua per sollecitare i pagamenti delle forniture da parte dei comuni, non ci sembra nemmeno giusto che i comuni possano utilizzare i soldi del tributo per altre esigenze pubbliche.

Ed è a fronte di tale carenza che i dirigenti della Multiservizi, come fanno tutti gli amministratori comunali, hanno chiuso le saracinesche per far riempire i serbatoi creando la pressione necessaria a raggiungere tutti gli utenti.

Ora tutti i Procuratori dovranno chiedere ai GIP gli stessi provvedimenti per ogni amministratore comunale, oltre che, ovviamente, per la Sorical?

Sapete come andrà a finire?

Temo che i politici regionali ne approfitteranno per creare un iper carrozzone trasferendo alla Sorical la gestione e l’incasso delle bollette dell’acqua.

Pubblicato in Basso Tirreno

Sappiamo tutti che a San Nicola Arcella d’estate c’è carenza d’acqua

Non sono note tutte le ragioni.

Qualcuno pensa che molto dipenda dal fatto che i serbatoi siano per dimensione insufficienti.

Qualcuno pensa che la rete di distribuzione sia mal calcolata rispetto alla dotazione urbanistica e quindi agli abitanti che vi soggiornano d’estate.

Qualcuno pensa che vi siano notevolissime perdite di rete.

Una sola cosa sembra certa ed è che i turisti soffrono per la penuria di acqua e che questa situazione determina ripercussioni sul turismo.

È una situazione che si presenta da tempo.

Ma ora l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Barbara Mele ha rotto gli indugi ed ha affrontato il problema con forza.

Al Comune di San Nicola Arcella si è svolta, infatti, una riunione operativa tra l'Amministrazione comunale e la Sorical.( foto dal web)

Per l'Amministrazione era presente il sindaco.

Per la Sorical erano presenti il commissario liquidatore, Luigi Incarnato, oltre all'ingegnere Serena Colorafi e al responsabile di zona Luciano Pirillo.

La società che si occupa della distribuzione dell'acqua è stata convocata per effettuare un'analisi puntuale dei disagi legati, in maniera particolare, alla consistente riduzione della portata idrica registratasi sul territorio nel corso dell'estate appena trascorsa.

La giunta capeggiata dal sindaco ha riunito il tavolo tecnico per delineare in modo chiaro le azioni che dovranno essere messe in campo sin da subito per risolvere una problematica complessa come quella della penuria dell'acqua.

L'incontro ha fatto registrare spunti importanti che dovranno trovare applicazione pratica.

In questo modo si pensa di suggerire i villeggianti a scegliere San Nicola Arcella come meta turistica

Auguri!

Pubblicato in Alto Tirreno

La strage dei “colpevoli” si potrebbe dire parafrasando quella più famosa degli innocenti!

Certo non c’è Erode( anche se ci sono i Re Magi pieni di doni) ed i “colpevoli” non sono certo bambini( anzi).

Qualcuno è scappato come Giuseppe e Maria per raggiungere altre liste e sfuggire alla strage.

Altri sono rimasti e le loro teste sono saltate.

Per esempio, in Calabria, quella di Luigi Incarnato non “garantito” nelle liste del PD

Ma soprattutto quella di Saverio Zavettieri per il quale, al contrario di Pino Galati che ha avuto assicurato da verdini un posto “blindato” nelle liste dl PDL, non c’è spazio.

Solo per i Cristiano Popolari si sono trovati posti garantiti.

Alla camera per Mario Baccini nel Lazio e Pino Galati in Calabria ; al Senato per Ciro Falanga in Campania. Ovviamente l'accordo trovato scontenta , per esempio, in Calabria alcuni assessori regionali come Mimmo Tallini e Antonio Caridi (appartenenti alla corrente politica di Galati) che non fanno mistero di puntare a una candidatura al Parlamento

Fuori i Riformisti Italiani di Craxi e Zavettieri.

Craxi e Zavettieri chiedevano ai vertici del Pdl era un “diritto di tribuna”, cioè significava un seggio blindato alla Camera e un altro al Senato. L'ex assessore regionale della giunta Chiaravalloti Saverio Zavettieri, infatti, diceva..«Non potevamo fare per un'altra volta i portatori di sangue senza avere un riconoscimento

Ma Verdini ed Alfano hanno negato l'apparentamento.

Ed era anche successo con “Popoli Liberi” di Elio Belcastro.

Probabili battaglie quindi durante le consultazioni elettorali

Le colpe infatti sono solo quelle degli sbarramenti le cui soglie sono fissate al 4% su base nazionale per la Camera e all'8% su base regionale per il Senato.

Pubblicato in Politica
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