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ulivoSotto l'occhio ardente dello Stromboli e l'azzurro del Tirreno.“Con navi io giunsi e naviganti miei, fendendo le salate onde ver gente d’altro linguaggio, e a Temesa recando ferro brunito per temprato rame, ch’io ne trarrò”.

Basta solo guardarsi attorno, osservare le colline, fare magari una passeggiata all’aria aperta per scoprire la peculiarità del paesaggio, a volte selvaggio e incontaminato, colorato dall’argento dei propri ulivi, gli alberi sempreverdi e molto longevi di cui la Calabria ha fatto il suo punto di forza dell’economia regionale.

Oggi, infatti, è ai i primi posti tra i produttori di oli italiani. In Calabria, la produzione dell'olio è da sempre molto importante e curata. Questo perché, fino a qualche tempo fa, era l'unico sostentamento e poi perché quasi tutti hanno uno o più uliveti, mentre chi non ce l'ha spesso s'impegna a raccogliere quelle d'altri facendo a metà col raccolto.

È un lavoro molto impegnativo che dura, a volte, anche mesi. La presenza dell’ulivo è documentata almeno sin dal tempo dei Greci, tra l’VIII e il VII secolo a.C., quando la pianta arrivò nell’Italia meridionale importata dall’Asia Minore, ma si deve ai romani, con l’introduzione di importanti innovazioni e il perfezionamento delle tecniche olearie, l’enorme sviluppo e la diffusione di questa cultura antichissima.

Un ramoscello d’olivo, portato nel becco di una colomba, annunciò a Noè la fine del diluvio. Non è la sola leggenda che avvolge l'olivo e lo rende immortale. Zeus decise di dare in dono Atene e l'Attiva al Dio che avrebbe fornito a questa terra il dono più utile. A sfidarsi Atena e Poseidone. Poseidone fornirà il cavallo, Atena l'olivo. Zeus giudica vincitrice la dea sua figlia, sostenendo che il cavallo è per la guerra mentre l’olivo è per la pace.

Cielo azzurro /Campo giallo/ Monte azzurro/ Campo giallo/ Per la pianura deserta/ Sta camminando un olivo/ Un solo/ Olivo . Federico Garcia Lorca

Gigino A Pellegrini & G el Tarikin collegamento dalla Palestina

Pubblicato in Primo Piano

Russo: «Dopo la pandemia ripartono gli eventi storicizzati con una priorità: la sicurezza»

MERCATINI-CROSIA-MIRTOCROSIA (CS) – Sabato, 4 Dicembre 2021 – Crosia a Natale, l’emozione di ritornare in piazza per riassaporare le atmosfere della tradizione e condividere insieme e in totale sicurezza gli eventi che da anni, ormai, caratterizzano la programmazione invernale della cittadina capoluogo della Valle del Trionto. Dalla XI edizione dei Mercatini di Natale per finire agli incontri nel Centro storico, una serie di iniziative che saranno proposte seguendo i rigidi protocolli anti-covid. Si parte mercoledì 8 Dicembre con il light start delle luminarie artistiche e l’apertura dell’area dei mercatini.

È quanto fa sapere il Presidente del Consiglio comunale con delega alla promozione, al marketing e allo spettacolo del Comune di Crosia, Francesco Russo.

«Quest’anno – dice Russo - c’è tantissima emozione di ritornare in piazza, di assaporare momenti di vera normalità che ormai mancano da tanto, troppo tempo. L’ultima volta ci eravamo lasciati con un grandissimo e coinvolgente concerto di capodanno in piazza Dante. Poi l’imperversare della pandemia, le chiusure, le tantissime restrizioni che ci hanno tolto il piacere di vivere di comunità e di stare insieme. E ci siamo accorti che non c’è nulla di più bello e prezioso della normalità. Quest’anno, finalmente, ritroviamo le nostre abitudini, le nostre bellissime usanze. Con una novità importante e imprescindibile: la sicurezza. Tutti gli eventi, infatti, avranno protocolli e controlli rigidi volti alla prevenzione del contagio Covid-19. Così come le nostre manifestazioni negli anni sono diventate un punto di riferimento per il territorio, vorremo essere anche un modello di organizzazione impeccabile».

«Riproporremo – annuncia – tutti gli eventi che in questi anni hanno caratterizzato la nostra programmazione invernale. A partire dall’immancabile appuntamento con i Mercatini di Natale in collaborazione con GG Eventi, che apriranno il prossimo 8 dicembre nella cornice di Piazza Dante, per finire agli eventi identitari nel Centro storico, passando ovviamente dalle luminarie artistiche che, quest’anno, grazie alla partnership di Ecoross, saranno ecosostenibili: non solo a basso consumo ma anche realizzate con oggetti di riciclo. Consapevolmente abbiamo preferito rinunciare al Capodanno in Piazza certi che nel 22/23 con una emergenza sanitaria finalmente superata potremo rimanere abbracciati, a festeggiare vicini, senza problemi e – conclude Russo - senza alcuna limitazione».

©Ufficio stampa e comunicazione istituzionale Comune di Crosia

Babbo Natale quest’anno è arrivato dappertutto, dunque anche a Roma e a Cosenza.

Sotto l’albero romano l’uomo dalla lunga barba bianca ha portato un bel pacco che il destinatario avrebbe senz’altro preferito che non arrivasse o perlomeno che arrivasse in un altro giorno.

Il Premier Conte ha mangiato sì il panettone, ma gli è rimasto in gola.

Un suo Ministro gli ha combinato un bel guaio.

Ci mancavano pure le dimissioni di un Ministro anche se molto chiacchierato.

E sono state prese male, nonostante fossero annunciate da tempo.

E chi è questo Ministro?

Ma è il Ministro della Pubblica Istruzione Fioramonti, il Ministro che passerà alla storia non per aver rivoluzionato la scuola italiana e reso agibili le aule scolastiche che ogni giorno cadono a pezzi, ma per l’introduzione della tassa sulle merendine degli alunni e il posizionamento sulla cattedra del mappamondo al posto del Crocifisso sui muri delle aule scolastiche.

Si è dunque dimesso da Ministro e ha abbandonato il Movimento 5 Stelle che lo aveva eletto al Parlamento.

Passerà ad un altro gruppo parlamentare autonomo che sosterrà però il Governo Conte.

Cose mai viste prima d’ora.

Non ha avuto il coraggio di combattere la battaglia da Ministro ed è scappato adducendo delle scuse puerili: il Governo ha tagliato i fondi per la scuola.

Le critiche non si sono fatte attendere.

Questo Governo perde i Ministri come le foglie di un albero in autunno.

E’ malato di protagonismo e vuole essere il primo a guidare i dissidenti del Movimento 5 Stelle.

Ma per Di Maio, una scissione può alla fine essere un bene.

Per le opposizioni non se ne sentirà la mancanza, è stato uno dei peggiori Ministri che l’Italia abbia avuto.

Sotto l’albero cosentino di Corso Mazzini Babbo Natale ha portato un pacco ben confezionato che quando i cosentini lo hanno aperto ha fatto un bel botto.

Non se lo aspettavano, ma molti se lo auguravano.

Il pacco l’ha portato Babbo Natale ma a spedirlo è stato il Presidente Berlusconi in persona.

Mittente i fratelli Occhiuto, uno Deputato al Parlamento, l’altro sindaco di Cosenza e candidato alla carica di Governatore della Calabria. Carissimi, così esordisce il Cavaliere nella letterina allegata, in un momento così delicato e decisivo per il futuro della Calabria, con importanti ripercussioni anche a livello nazionale, sento il dovere di fare appello alla Vostra passione civile, all’amore disinteressato per la vostra terra che avete tante volte dimostrato, alla coerenza di un percorso politico che non può essere messa in discussione.

Su suggerimenti di tanti amici coinvolti e dopo la sollecitazione di Berlusconi, una persona a lui molto cara che ha sempre stimato e ammirato, Mario Occhiuto ha deciso di non correre più per la Presidenza della Regione Calabria.

Ite, Missa est.

Andate, la Messa è finita.

Con queste parole il Sacerdote alla fine della Santa Messa si congeda dai fedeli e dai partecipanti al sacro rito.

La mia corsa è finita, così anche il Sig. Sindaco di Cosenza si congeda dai suoi fedeli amici e simpatizzanti, da quelli che in questi ultimi anni, nella buona e nella cattiva sorte, gli sono stati accanto e gli hanno voluto davvero bene.

Hai perso, è vero, Sig. Sindaco, perché molti ti hanno tradito.

Oggi sei stato sonoramente sconfitto.

Non ti abbattere.

Ti rifarai, perché ne hai le capacità.

Raccogli le tue cose, aspetta con pazienza, siediti alla riva del fiume Crati e vedrai che prima o poi passeranno uno per uno i cadaveri dei tuoi acerrimi nemici, quei quaquaraqua che tu hai beneficiato e che ora sputano nel piatto dove hanno lautamente mangiato a vigna.

Pubblicato in Cosenza

Amici, il Santo Natale è alle porte e tutti noi ci accingiamo a viverlo in serenità accanto ai nostri cari.

Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi, recita una antica massima.

Ci sarà certamente la tavola ben adorna con tutte le leccornie del caso, il cappone o il tacchino, il capitone o l’anguilla, il panettone o il pandoro, torroncini vari e spumante in grande quantità.

 

L’albero di Natale preparato il giorno dell’Immacolata con le sue mille luci sfavillanti sarà regolarmente acceso perché la società elettrica non ci ha staccato la corrente per non aver saldato le vecchie bollette, e il caminetto, chi c’è l’ha, riscalderà le nostre membra infreddolite dal crudo inverno.

Ma sarà così per tutti?

E Babbo Natale porterà i regali a tutti i bambini del mondo?

E davvero tutte le famiglie trascorreranno il Santo Natale a casa accanto al braciere o al focolare scoppiettante, o accanto ad una stufetta elettrica?

E i lavoratori dell’ex ILVA di Taranto, della Whirpool di Napoli e quelli della compagnia di bandiera Alitalia come trascorreranno le feste?

Forse saranno in strada accanto ad un fuoco improvvisato a protestare perché hanno perso il posto di lavoro.

E se a qualcuno in questi primi giorni invernali viene staccata la luce e il gas perché alla Società Veneto Energie non è riuscito a saldare un debito di 600 Euro perché essendo padre di quattro figli e indigente non è più in grado di pagare le bollette, come sarà il Santo Natale?

Come lo trascorrerà se non potrà riscaldare i suoi quattro pargoletti e la parca mensa se in casa non c’è più la corrente e il gas?

Sarebbe un Natale triste, difficile, un Natale da dimenticare.

Ma a questo padre in gravi difficoltà è venuto incontro un anonimo benefattore, il quale, senza esitare, ha tolto dal suo portafoglio 600 Euro e ha saldato il debito.

Non sempre, amici, vi racconto brutte storie.

Oggi vi ho voluto raccontare con gioia un bel gesto di generosità.

Siamo a Conselve, nel padovano, e un padre di famiglia, molto indigente, si reca presso gli uffici di luce e gas per chiedere la rateizzazione delle bollette che ammontano a 600 Euro.

L’addetto allo sportello gli dice che non può aiutarlo.

Deve subito saldare il conto.

L’uomo si dispera, si allontana e incomincia a piangere.

Tra gli utenti in attesa c’è anche un Signore che ha assistito alla triste scena, si è avvicinato allo sportello e ha chiesto quanto era l’ammontare del debito.

L’addetto gli risponde: 600 Euro.

E il Signore senza esitazione risponde:- Pago io, però non comunicate subito a quell’uomo che il saldo è stato pagato, voglio restare anonimo.

Voi, però, fate in modo che possa avere luce e gas subito-.

Non vi ho raccontato un fiaba, amici, ma una storia vera, una vera storia di solidarietà che riempie i nostri cuori di gioia.

Grande gesto di generosità, grande sarà la sua ricompensa nei cieli.

La vicenda ha avuto una vasta eco anche sui social network.

Pubblicato in Italia

Tutto si rileva dalla delibera N 154 del 22. 11 2019 avente a titolo “Realizzazione delle luminarie e degli addobbi natalizi per il decoro del centro cittadino e della frazione Campora San Giovanni per le festività 2019/2010. Prenotazione impegno di spesa e atto di indirizzo”

Sono stati previsti 120 tra luminarie ed addobbi, distribuiti tra 10 strade e piazze.

Il costo del preventivo è pari a 10.773,82, iva compresa, ridotto a 10 mila euro.

 

La somma assegnata con la detta delibera è prevista nel punto 3 del testo deliberativo.

Stranamente, però, nella delibera medesima si da atto che “ nella fattispecie non è richiesto il parere di regolarità contabile in quanto la presente proposta non comporta alcun impegno di spesa né diminuzione di entrate”

Qualcuno potrebbe pensare che i costi previsti in 10 mila euro saranno pagati da altri che non siano il comune, visto che nella Proposta di deliberazione non sono stati realmente assunti impegni economici.

Si. Ma da chi?

Tutto resta così nelle mani del responsabile dell’assessorato al turismo al quale è demandato di adottare “tutte le procedure necessarie, nel rispetto delle normative vigenti in materia,per consentire la messa in opera delle luminarie e degli addobbi natalizi”

Pubblicato in Campora San Giovanni

Natale-regalo-per-lei-gioielliAncora una volta, il suo compleanno sta arrivando e non hai la più pallida idea di cosa comprarle. Potresti vincerla facile acquistandole un bel mazzo di fiori oppure portandola a cena in un ristorante chic.

Ma puoi essere davvero così privo d'idee? Nessuno dice che lei non sarebbe felice per il gesto da te compiuto, ma se desideri sorprenderla, allora hai bisogno di idee un po' più originali.

Per essere sicuro di acquistare un regalo azzeccato, devi però tenere in considerazione alcuni elementi, tra i quali:

- età

- personalità

- intensità del messaggio trasmesso

Che si tratti di tua madre, sorella, figlia, zia, nonna, cugina, suocera, fidanzata o moglie, questi elementi sono essenziali per non sbagliare regalo. Di seguito abbiamo redatto una lista dei regali femminili più belli e utili da acquistare per lei.

Gioielli

Si dice che i gioielli (meglio detto i diamanti) sono i migliori amici delle donne. E questa cosa non è assolutamente un mito. Con il loro aiuto, lei potrà mettere in evidenza gli abiti più eleganti e particolari, in modo tale da avere sempre un aspetto impeccabile. Si sa bene che ogni donna desidera apparire sempre al meglio.

Orologio

Se sai che lei è una persona molto puntuale e attenta al trascorrere del tempo, allora non c'è regalo migliore di un orologio.

Sicuramente, quando devi scegliere un orologio, devi assicurarti che sia in linea con i suoi gusti e le sue preferenze. Inoltre, devi essere sicuro di acquistare un prodotto di qualità e resistente.

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Coccole, coccole e ancora coccole tramite Smartbox !Questa è la parola d'ordine se desideri catturare la sua attenzione con un regalo rilassante e ringiovanente.

Portafoglio elegante

Il portafoglio è l'accessorio più utilizzato da qualunque donna. Un modello bene compartimentato, con materiale di qualità e un design femminile può costituire un regalo eccellente per una conoscente oppure un'amica. Per sorprenderla ancora di più, potresti aggiungere un biglietto ad un concerto oppure a un film che volevate da tempo vedere.

Maglietta personalizzata

Una t-shirt personalizzata rappresenta la scelta ideale, soprattutto se devi regalarla a un'amica. Se invece il dono è per la tua amata, puoi tranquillamente optare per quelle magliette ideate per le coppie, da indossare nelle vostre occasioni speciali.

Lampada aromaterapia

Devi tenere conto che una donna ha bisogno anche di alcuni momenti di relax, perciò, tramite l'acquisto di una lampada aromaterapia, puoi aiutarla a crearsi un piccolo angolo relax.

Pubblicato in Casa e Life Style

stellaDottoressa carissima, nella nostra civilissima Italia, cattolica, ci sono alcuni sacerdoti, alcuni dirigenti scolastici, alcune maestre, alcuni sindaci che quando sentono aria di Natale cercano un po’ di visibilità e fanno a gara a chi la spara più grossa e si rendono, dunque, protagonisti di azioni più bislacche e assurde: bandire il Natale e i suoi ritti dalle nostre scuole e dalle nostre piazze, niente presepi in chiesa e nelle scuole, niente crocifisso nelle aule scolastiche, niente suono delle zampogne, niente cullurielli in piazza. Per loro, tutto questo, offende i ragazzi di altre etnie nelle nostre scuole, offende gli uomini e le donne di altre religioni ma che vivono e lavorano nelle nostre case e nei nostri paesi. Il presepe, bene non farlo, dice il parroco don Luca Favarin di Padova, ben conosciuto in città per le sue attività in sostegno dei migranti, degli emarginati e dei poveri, per rispetto ai poveri, del Vangelo e dei suoi valori. Per questo prete evidentemente il Serafico San Francesco d’Assisi che costruì il primo presepe era dunque contro i cristiani. Hanno fatto molto discutere sui social le affermazioni di don Luca. Ha strappato pure qualche consenso, ma ha ricevuto un profluvio di critiche. E il parroco della chiesa di San Torpete a Genova don Paolo Farinella, anche lui parroco di frontiera, al servizio sempre dei poveri e degli emarginati, per protestare contro la Lega e Salvini i e perché contrario al Decreto Sicurezza approvato dal Parlamento Italiano ha fatto sapere che terrà la chiesa chiusa durante le feste natalizie e non celebrerà la Messa di Natale. I suoi parrocchiani hanno votato Salvini, dunque sono complici di lesa umanità e di deicidio. Il parroco nella sua newsletter inviata e poi pubblicata sul “Fatto Quotidiano” ha così scritto:- Natale non è più Natale cristiano, non più memoria della nascita di Gesù, ma cinico fatto commerciale, mescolato a ripetuti riti e liturgie-. Se si fosse fermato qui non ci sarebbe nulla da eccepire. Infatti il Natale di oggi non è più il Natale di ieri. E’ un Natale commerciale. E’ il Natale della corsa sfrenata ai regali anche costosi, alle luminarie, ai torroni e ai panettoni, alle feste, agli spettacoli in piazza con artisti famosi che costano un sacco di soldi, ai fuochi d’artifizio, allo champagne, ai pranzi luculliani che non finiscono mai. Sì, è il Natale delle abbuffate, così dice don Paolo – mentre migliaia di cristi muoiono di fame e di freddo in mare, nei bordelli della Libia, pagati dall’Italia che fomenta le guerre con l’immondo commercio delle armi-Abbiamo dimenticato, questo è vero, che il 25 dicembre di ogni anno noi cristiani celebriamo la nascita di Gesù in una stalla a Betlemme al freddo e al gelo. Ma don Paolo va oltre e paragona Gesù come un migrante, costretto a fuggire dalla sua amata terra in Egitto perché perseguitato e se si presentasse da noi oggi, col decreto immondo di Salvini, sarebbe fermato alla frontiera e rimandato indietro perché migrante economico, perché senza permesso di soggiorno e perché in Palestina non c’è una guerra vecchia dal 1948. Tante sono state le reazioni dei lettori. Il prete deve fare il prete e celebrare le Sante Messe e amministrare i sacramenti, se vuole fare il politico deve abbandonare l’abito talare e presentarsi alle elezioni. Per alcuni, visto che la sua chiesa rimarrà chiusa e diventerà inutile, sarà candidata alla vendita come auspicato dal Santo Padre e con il ricavato potrà davvero aiutare i poveri, i più bisognosi della sua parrocchia, gli emarginati e i migranti. Lei, cara dottoressa, cosa mi dice di questi sacerdoti che si rifiutano di costruire i presepi e di celebrare la Santa Messa il giorno del Santo Natale?

Francesco Gagliardi

Pubblicato in Italia

Una premessa: la storia che state per leggere è una storia vera, raccontata per la prima volta.

Un tempo nella mia famiglia si era usi celebrare tutti insieme le tre vigilie

Parlo della vigilia dell’ Immacolata, della vigilia di Natale e della vigilia dell’Epifania.

Erano ( e sono ancora) i tre giorni principali delle festività Natalizie.

In quei giorni si cominciava a lessare e friggere dalle primissime ore del pomeriggio, qualche volta distribuendo parte dei fritti, in primis le monacelle, nelle case degli amici, dei parenti e dei compari( al tempo con il termine compari ci si riferiva a persone che per qualche ragione erano così rispettate da essere indicate con tale termine).

Almeno nella nostra famiglia, per antica tradizione portata da mio nonno quando agli inizi del ventesimo secolo venne ad Amantea proveniente da San Nicola da Crissa, quando si cenava si chiudeva la porta.

Prima di chiudere la porta e di iniziare la cena che, comunque, era sempre preceduta dai primi bicchieri di vino rosso e da qualche pitticella calda , si preparava anche la cena per San Giuseppe, la Madonna e il Bambinello, nel caso fossero passati da casa nostra senza entrare per non disturbarci.

Papà riempiva una grande ciotola di creta smaltata con parte di tutto ciò che era stato preparato per noi.

Poi vi poneva sopra un piatto equivalente così da sigillare il tutto e mantenere caldo il contenuto.

Infine avvolgeva il tutto con un grandissimo fazzoletto da cucina di cui legava i 4 capi!

E poneva il tutto sul muretto davanti alla porta dove mangiavamo.

Poi cominciava la festa e si dimenticava tutto.

Quando ad una certa ora aprivamo la porta per andare a letto papà mostrando una forte meraviglia esclamava tutto felice

“Su passati, su passati”. E si faceva il segno della croce

E se ero ancora sveglio mi veniva spiegato che era un onore per la nostra famiglia essere stata scelta da San Giuseppe e dalla Madonna e che non era opportuno dirlo per evitare invidie da parte delle persone cattive.

La storia andò avanti così per diversi anni.

Almeno fino a quando un giorno vidi sul muretto la grande ciotola, il piatto grande ed il fazzoletto da cucina.

San Giuseppe e la Madonna avevano mangiato tutto.

Tutto durò fino alla mia prima indigestione

Quella sera o avevo mangiato troppo o qualcosa mi aveva fatto male.

Passai una brutta nottata tra il mal di stomaco ed i forti rutti.

La mamma mi aveva preparato una limonata ma non era stata sufficiente ad eliminare il disturbo.

E così era ancora notte quando, insonne, mi alzai e scesi in giardino per cogliere un limone e preparare un’altra limonata.

Salii su un ramo per prenderne uno grosso.

Stavo per scendere quando vidi la madonna che stava per poggiare la grande ciotola sul muretto.

Quando lo fece si segnò con la croce e poi giunse le mani come in preghiera e chinò leggermente la testa .

Scesi veloce dal limone per osservarla meglio.

Era una donna della età di mia mamma ma molto più piccola di statura.

Una mantellina sulla testa e sulle spalle la difendeva dal freddo pungente della notte.

San Giuseppe non c’era.

Le si allontanò in silenzio, quasi un fantasma.

Forse il freddo pungente che avevo preso o la seconda limonata mi fecero sparire il mal di pancia e fui vinto da un sonno ristoratore.

Mi svegliai tardi.

I miei stavano pranzando con quello che era rimasto della sera prima.

La mamma mi aveva fatto un po’ di pastina calda.

Quando la ebbi finita dissi ai miei: “ Mamma, papà, stamattina ho visto la Madonna” e raccontai anche a loro quello che ho appena detto a voi.

Papà chiuse gli occhi e fece segno di si con la testa.

Poi aggiunse: “ E’ un buon segno”

“Ma papà e perché tornare indietro per restituire la grande ciotola?”

E papà aggiunse: “Invece è proprio questo il segno buono! Significa che verrà anche l’anno prossimo. Capito? ”

Gli dissi di si.

Poi poco prima del natale successivo gli dissi “ Papà iu a madonna l’è canusciuta ! L’è vista alla chiesia”

“ Si-disse la mamma- è la Madonna du Carminu”.

“No, no, mamma, ere d’intra i banchi!”

Papà mi guardo con serietà, si mise l’indice sulle labbra e mi disse: “La madonna è più povera di noi ed ha 3 bambini da sfamare! Questo deve essere il nostro segreto!.”

E lo è stato per sempre.

Giuseppe Marchese

Il Natale è, nel mondo, la ricorrenza più bella e più attesa dell'anno.

Ancor più, forse, in Calabria.

È la festa della famiglia e rappresenta un momento d'incontro affettuoso non solo tra parenti ma anche tra amici.

La festa nella quale ritornavano tanti emigranti e le famiglie si riunivano di nuovo.

E’ una festa permeata di profonda spiritualità, ma che in Calabria conserva (nelle tradizioni e nelle credenze) evidenti tracce delle sue origini pagane.

Un tempo, infatti, le famiglie si riunivano intorno al focolare, od intorno ai grandi bracieri e cenavano , alzandosi dal tavolo solo a notte inoltrata.

Un tempo la vigilia di Natale, quando possibile, si era usi mangiare 13 “cose”, cioè 13 pietanze, innaffiate da abbondante vino ed arricchite da canti natalizi, anche a più voci.

La cena , i canti ed il fuoco erano il simbolo della unità della famiglia.

Ma quale erano queste pietanze, ci chiede la nostra cara amica Donatella?( mandiamo a lei ed alla sua famiglia speciali auguri di Buon Natale)

Certamente non il cotechino, che niente ha a che vedere con le nostre nobili tradizioni!

Certamente non il «panettone» di Milano o il pandoro di Verona, anche essi totalmente estranei alle nostre usanze.

Ma andiamo al cenone.

In molti paesi come Amantea il numero delle portate doveva essere di tredici: sembra in riferimento ai tredici apostoli.

E la tavola si lasciava sempre apparecchiata con quello che restava delle varie pietanze; e questo perché sarebbe potuto capitare che Giuseppe e Maria di passaggio avendo fame si fermassero.

E comunque il giorno dopo si consumava quello che era rimasto della sera prima.

Ed ecco alcuni piatti tipici

a)I lessi

Sulla tavola della vigilia non mancavano mai, nemmeno nelle famiglie più povere,

-le carote lesse con olio, limone e trito di prezzemolo,

-i broccoli lessi con olio e limone,

-i finocchi lessi, eventualmente, anche, gratinati con mollica di pane e comunque conditi con olio e limone.

b)I fritti .

I fritti erano il pezzo forte del cenone Parliamo per esempio:

-di pipi, patati e mulangiani,

-di mulangiani a fungilli con i pomodorini d’appisa,

E senza dimenticare i pitticelli (cioè le frittelle)

-di cavolfiori,

-di broccoli

I cavolfiori ed i broccoli venivano prima lessati, poi , aggiunti in una pastella di acqua e farina ed il tutto passato in padella con olio o grasso.

E senza dimenticare nemmeno le verdure lessate e passate in padella con la mollica.

Ma i piatti principali sono sempre state le polpette di melanzane con il pecorino

c)Le insalate

Le insalate erano obbligatorie durante la abbondante cena sin dagli antichi Saturnali romani per garantire una buona digestione

Proprio per questo si usavano insalate di bianchi finocchi conditi con olio, aceto, sale ed origano.

Ma la insalata principe era quella fatta con l’ insalata riccia condita con i peperoni verdi che erano stati nell’aceto sin da agosto.

d)I primi piatti.

Due in particolare, quando si poteva, erano i primi piatti di Amantea,

Uno famosissimo quale la “pasta culla mullica” ben nota nella sua preparazione con la pasta fatta in casa , per lo più spaghetti, le alici di Amantea, il buon olio delle nostre campagne e la mollica di pane.

L’altro che era, ed ancora è, considerato il piatto povero della festa quale è la “pasta e patate alla tiella” , anche esso un tempo fatto con pasta fatta in casa, per lo più maccaruni i ziti, patate, pomodorini d’appisa, sugna, origano, sale, acqua e facilissimo da realizzare

e)I secondi piatti.

Durante la vigilia di Natale tutte famiglie si mangiavano di magro. Niente carne.

Proprio per questo sin dal tempo dei romani si mangiava pesce e nei periodi di maltempo il baccalà.

Ve ne segnaliamo modi tipici di mangiare il baccalà:.

-Il baccala fritto od arriganato,

-Il baccala con olive e broccoli.

f)I contorni

- le olive bianche o nere

- le melanzane sott’olio con aglio e peperoncini e guarnito con qualche fogliolina di menta,

-le alici salate,

Sulla tavola di natale non mancavano mai le “mulangiani a scarpa” od altrimenti dette “mulangiani allu tinu”, quelle, cioè, che quando venivano tolte dal tino riempivano di profumo tutta la stanza.

g)I dolci.

I dolci principali di natale erano i turdilli, e li cosicelli d’ova, tra cui i scalilli

E poi i fichi, fatti a crocette, ntrizzati, culla murtilla.

h)Tutto poi veniva annegato nel vino rosso secco che ai bambini ed alle donne veniva offerto con la gassosa ( ma solo negli anni cinquanta quando vennero prodotte per la prima volta).

La cena poi era arricchita dalla ninna che si cantava il onore del bambinello.

“E’ la notte ohi! di Natale

ohi! chi festa, ohi! principale

ed è nato nostru Signore

dintra na povera ohi! mangiatura,

e lu vo’ e l’asiniellu

e Maria chi l’adurava…

Fai la ninna, fai la nanna…”

Ah, dimenticavo di ricordare che il presepe, anche piccolo, modesto era sempre nella stanza dove si cenava.

Ed erano canti spesso a più voci e che, quando il vino aveva fatto il suo effetto, si cantavano poggiando il volto sulla mano, per evitare che la testa ciondolasse.

Buon Natale.

Broccoli lessi con olio e limone;

Carote lesse con olio, limone e prezzemolo;

Finocchi lessi e gratinati;

Polpette di melanzane

Pitticelle di broccoli

Baccalà fritto

Il tavolo

I Fichi

nataleAmici lettori di Tirreno News oggi vi voglio raccontare una storiella di Natale che un mio carissimo amico, ora scomparso, mi ha raccontato tantissimi anni fa, anche lui insegnante elementare come me. Erano gli anni 50 e in ogni contrada di ogni pur piccolo paese c’era una scuola elementare. Una sola classe. Veniva chiamata “ Scuola Unica pluriclasse “, unica aula in cui si raccoglievano contemporaneamente più classi. Era frequentata da alunni dai sei agli undici anni e accoglieva alunni dalla prima alla quinta elementare. Gli alunni potevano variare da 8 a 15. Tutti insieme partecipavano alle lezioni, con quali risultati è facile immaginare. Nella pluriclasse essendo i bambini pochi la socializzazione è più faticosa; gli insegnanti devono comunicare contemporaneamente con alunni di più classi diverse; per mancanza di tempo anche il programma della singola classe deve venire ristretto. Anche io, all’inizio della mia carriera magistrale, ho insegnato in una scuola unica pluriclasse. Il primo anno di titolarità presso la scuola elementare statale di Borgile nel Comune di Aiello Calabro e poi un altro anno a Colopera nel Comune di San Pietro in Amantea. La storia che sto per raccontarvi è una storia vera. La scuola era una pluriclasse di un paese vicino, ubicata allora in una sperduta contrada che si raggiungeva a piedi dopo 2 ore di cammino. Il maestro era un uomo non molto giovane. Non era riuscito ancora a vincere un concorso magistrale. Era un supplente ed ogni anno aspettava con ansia la nomina annuale da parte del Provveditorato Agli Studi. Natale era alle porte e un giorno disse ai suoi alunni:- Prendete il quaderno a righe e la penna e scrivete in mezzo al rigo “Tema”: Quali doni porterete al vostro caro maestro per il Santo Natale?- E poi si affrettò a spiegare quali erano i doni che gli alunni dovevano fare al maestro per renderlo felice: Dovevano venire ogni giorno a scuola. Dovevano studiare. Dovevano essere sempre educati, ubbidienti e rispettosi. Amare i genitori, i parenti, gli amici e specialmente i compagni. Aiutare i più piccoli specialmente quelli che si trovavano in difficoltà. Mario, Giuseppe, Pasquale, Ninetta e gli altri quando tornarono a casa si misero subito al lavoro e riempirono pagine e pagine del quaderno stracolme di buoni propositi. Solo Pinuccio non riuscì a scrivere niente e quella sera non volle neppure mangiare. Si era seduto accanto al focolare e ogni tanto si asciugava con la manina una lacrimuccia. Se ne accorse la mamma e lo tranquillizzò. – Vai a dormire, Pinuccio mio, ci penserà mamma tua a riempire le pagine del quaderno di buoni propositi -. Da buona contadina, scarpe grosse e cervello fine, sapeva quali erano i doni che il buon maestro aspettava per il Santo Natale. Prese un paniere e lo riempì di uova di gallina, due soppressate, tre salsicciotti, due belle forme di formaggio pecorino, un fiasco di moscato, una pagnotta di grano duro. Al mattino disse a Pinuccio:- Porta questi doni al tuo maestro e auguragli un Felice Natale-. Pinuccio andò a scuola col paniere riempito con tutto quel ben di Dio e non disse nulla ai compagni. Depositò il paniere sul tavolo del maestro e disse con gli occhi rivolti al pavimento tutto sgretolato:- Signor maestro, ieri sera ho avuto un forte mal di testa. Non sono riuscito a scrivere neppure un rigo di buoni propositi che voi ci avete suggerito. Vi ho portato, però, al posto del tema questi doni -. Il maestro lo ascoltava commosso, guardando quel bel cestino ripieno. Accarezzò Pinuccio. Lo baciò e gli disse: - Solo tu mi hai capito. Solo tu sai scrivere per davvero!-.

Pubblicato in Calabria
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