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Nell'anniversario della scomparsa dell'ufficiale della capitaneria di porto di Reggio Calabria, nuovi studi fanno luce sulle deleghe di indagine che De Grazia portava con sé la notte che è morto

Di Andrea Carnì Dottorando in Studi sulla criminalità organizzata, università di Milano

 

La notte tra il 12 e il 13 dicembre del 1995 l'ufficiale della capitaneria di porto di Reggio Calabria Natale De Grazia è in viaggio con due colleghi verso il Nord Italia. 

Il capitano di corvetta De Grazia ha con sé la sua valigetta nera: all’interno, deleghe di indagine firmate dal sostituto procuratore di Reggio Calabria Franco Neri e dal procuratore Francesco Scuderi, il giorno prima, per indagare sulle cosiddette "navi a perdere". 

De Grazia, però, non arriverà mai a destinazione: il viaggio si concluderà presto, all’ospedale di Nocera Inferiore (Sa), sotto la pioggia battente, dove il capitano morirà inaspettatamente, dopo la cena in un ristorante a Campagna.

Da allora molte pagine sono state scritte su questa vicenda: indagini giudiziarie, inchieste giornalistiche, persino una relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Dopo venticinque anni di silenzi, depistaggi e inchieste interrotte, rimangono ancora molte le domande senza risposta: cosa accadde quella sera?

Quale sarebbe dovuta essere la prima destinazione di quel viaggio?

De Grazia è morto di morte naturale, come riferito nelle prime due autopsie della dottoressa Simona Del Vecchio; per cause tossiche, come scritto nel 2012 dal dottor Giovanni Arcudi per conto della Commissione parlamentare; o fu pestato e torturato, come ipotizzato negli ultimi anni?

E ancora: quante erano le deleghe e cosa contenevano? Almeno a questa domanda, grazie alle ricerche che ho avuto modo di condurre negli ultimi mesi, ora possiamo rispondere con certezza.

Il capitano Natale De Grazia

Natale De Grazia è un uomo con la schiena dritta.

Nato a Catona (Rc), dopo aver prestato servizio in Libano durante la guerra civile, a Vibo Valentia, Reggio Calabria e Carloforte (Su), ritorna a Reggio Calabria. Mentre presta servizio alla Capitaneria, nei primi mesi del 1995 il sostituto procuratore di Reggio Calabria Franco Neri richiede la sua presenza.

Dal marzo 1994, Neri coordina le indagini su traffici di rifiuti e affondamenti di navi con carichi sospetti nel Mediterraneo. “Navi a perdere”, così le ha chiamate un indagato. Un sistema di occultamento di rifiuti pericolosi e radioattivi tramite affondamento doloso delle navi che li trasportano.

Serve un uomo di mare, qualcuno che sappia leggere rotte e bolle di carico.

Qualcuno che capisca ciò che menti raffinate non lasciano trapelare dalla documentazione marittima.

De Grazia accetta e inizia a collaborare con la procura.

In poco tempo le indagini subiscono un’accelerazione.

Perquisizioni, interrogatori e documenti provenienti da servizi segreti e da altre procure consentono di mettere a fuoco quello che, secondo l’accusa, è a tutti gli effetti un grosso traffico di materiale nucleare.

Non solo scorie ma materiale riutilizzabile.

Accelera l’indagine e nascono i primi sospetti, le prime tensioni. I magistrati notano di essere seguiti. Qualcuno sta loro con il fiato sul collo.

Secondo alcuni, c’è una talpa all’interno della procura, qualcuno che fa il doppio gioco. Persone vicine al capitano De Grazia raccontano di suoi dubbi su un collega, il maresciallo Domenico Scimone, punto di congiunzione tra il pool e due ufficiali del Sismi (il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare, ora Aise, Agenzia informazioni e sicurezza esterna, ndr) che lavoravano nella stanza accanto. Forse anche per questo in pochi sanno di quella missione, l’ultimo viaggio di Natale De Grazia.

Le prime cinque deleghe

È la procura di Paola (Cs) a porre per prima, nel 2005, il problema: quante sono le deleghe?

Un quesito motivato dal fatto che, il 26 aprile di quello stesso anno, il Nucleo operativo del comando dei carabinieri di Reggio Calabria invia un totale di cinque deleghe di indagine, sebbene lo stesso comando, pochi giorni dopo la morte, ne segnali sei.

Qualche anno più tardi, la Commissione rifiuti liquida la questione segnalando la presenza di sei deleghe – non cinque – e dedicando poche righe a ognuna di esse, senza trarne nulla di rilevante. 

L'11 dicembre del 1995, il sostituto Neri e il procuratore Scuderi sottoscrivono sei deleghe di indagine a cui, per semplificare, affideremo un numero. 

La n. 1 e la n. 2 sono indirizzate al procuratore di Salerno: nell'aprile del 1994 un container con tracce di torio si spiaggia e viene posto sotto sequestro dalla procura di Salerno.

Con queste deleghe Nicolò Moschitta – il maresciallo in viaggio con De Grazia e il carabiniere Rosario Francaviglia – ha il compito di acquisire la documentazione inerente alle indagini in questione. Il torio è un elemento radioattivo prodotto dal decadimento dell'uranio, proprio quel materiale che, in tempi passati, veniva lavorato presso l’Impianto Itrec Enea di Trisaia di Rotondella (Matera) e su cui erano finite le indagini di Neri e di Nicola Maria Pace, procuratore di Matera. 

Alcuni rifiuti presenti sulle navi dei veleni dirette in Libano

Con la n. 3 e la n. 4 si richiede al procuratore di La Spezia di autorizzare Claudio Tassi della polizia giudiziaria – che il 13 dicembre avrebbe dovuto ricevere Natale De Grazia e i suoi colleghi a La Spezia – a svolgere le indagini delegate per conto della procura di Reggio Calabria. La delega n. 4 è particolarmente criptica o, forse, fin troppo esplicita. Si legge di indagini "già concordate" che si sarebbero dovute svolgere anche "fuori sede", ovvero lontano da La Spezia. Forse l’attenzione si era spostata su Napoli, porto in cui nel dicembre del ‘90 si potrebbero essere incrociate le navi Cte. Rocio – poi affondata – e Rosso – poi spiaggiatasi.

Con la n. 5 Moschitta è incaricato di interrogare Cesare Cranchi, residente a Pianello del Lario, in provincia di Como. Quest'ultima destinazione, spesso dimenticata, avrebbe consentito di interrogare un soggetto che ha intrattenuto rapporti commerciali e societari con il principale indagato, l'ingegnere Giorgio Comerio. I documenti provenienti dal Sismi consentono di notare come l'ottava divisione fu informata in merito agli affari portati avanti da Comerio sul finire degli anni Ottanta, da una fonte confidenziale: Cesare Cranchi?

La sesta delega: quale ruolo per il Capitano?

Non può passare inosservato come in nessuna di queste cinque deleghe compaia il nome di De Grazia. Stando a quanto detto dal compagno di viaggio Scimone, lui e non De Grazia avrebbe dovuto compiere quel viaggio. Il maresciallo Scimone racconta che solo la mattina del 12 dicembre – quindi dopo la compilazione delle deleghe ma prima della partenza – De Grazia gli avrebbe telefonato per dirgli che preferiva andare lui a La Spezia, trattandosi di elementi di indagine in cui servivano conoscenze tecniche nel settore marittimo.

Eppure, nella delega n.6 – quella non presente nel plico inviato dai carabinieri di Reggio Calabria e diretta al presidente della sezione penale del tribunale di La Spezia – si chiede di autorizzare De Grazia e Moschitta a prendere visione ed estrarre copia degli atti del procedimento relativo all’affondamento della nave Rigel, avvenuto il 21 settembre 1987. Un affondamento su cui, ad oggi, non vi sono certezze.

Le deleghe sono redatte l’11 dicembre per cui è possibile affermare che i procuratori di Reggio Calabria avessero espressamente richiesto la presenza di Natale De Grazia a La Spezia. De Grazia avrebbe dovuto compiere e portare a termine quel viaggio.

Di questo, oggi, siamo certi grazie al ritrovamento e all’attenta lettura di questa sesta delega. Pertanto, Scimone avrebbe reso informazioni false o, quanto meno, inesatte. 

Importanti quesiti, urgenti risposte

Il procuratore Pace ha riferito in Commissione rifiuti di aver sentito De Grazia la mattina del 12 dicembre e che lo stesso gli avrebbe riferito che “con una delega di Neri” si sarebbe dovuto recare “prima a Massa Marittima e poi a La Spezia” e che, al rientro, lo avrebbe aspettato a Reggio Calabria per portarlo sul punto esatto in cui era affondata la Rigel.

Ma dov’è la delega che fa riferimento a Massa?

Stranisce, inoltre, la sistematica trascuratezza riservata alla testimonianza di Cranchi consolidatasi nel corso degli anni nella narrazione comune, portando a dimenticare quella meta.

Se le deleghe consentono di puntellare lo scenario, di contro mettono alla berlina l’assordante silenzio che ruota attorno a esse. È oramai inderogabile fare luce su ciò che in quelle deleghe non è stato scritto, ciò che era stato “già concordato”. Chiarire ciò che accadde nel maggio del 1995 a casa di Gerardo Viccica e sapere con quali persone del Sios (il Servizio informazioni operative e situazione, un'articolazione dei servizi segreti italiani, ndr) si sarebbe incontrato Natale De Grazia. Su alcune domande ha di recente provato a fare luce anche Nuccio Barillà nell’ultimo rapporto Ecomafia.

È possibile declassificare in toto la documentazione prodotta più di trent’anni orsono dal Sismi, dal Sisde (il Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica, oggi Aisi, Agenzia informazioni e sicurezza interna, ndr), dal Comando generale della guardia di finanza, dal Sios e da tutti gli organi che prestarono attenzione all'ingegnere Comerio e alle navi a perdere.

È possibile, oltre che necessario, porre fine a quella lunga notte tra il 12 ed il 13 dicembre del 1995.

Una delle notti buie della democrazia italiana.

Pubblicato in Calabria

Ultimo appuntamento con il ciclo di docu-film prodotto da Anele con Rai Cinema e Rai com e dedicata alla memoria di 4 eroi nazionali.

Giovedì 7 settembre, in prima TV assoluta in seconda serata su Rai1, con il docu-film “Natale De Grazia” che vede protagonista Lorenzo Richelmy,

 

si chiude “Nel nome del popolo italiano” ciclo di 4 docu-film da 60’, prodotto da Gloria Giorgianni per Anele con Rai Cinema e Rai Com, che racconta le vicende di quattro eroi nazionali: il giudice Vittorio Occorsio, il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, il professor Marco Biagi e, per l’appunto, il Capitano di Fregata Natale De Grazia (di cui si allega il curriculum vitae), Ufficiale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera scomparso nel 1995, figura dallo spiccato acume investigativo che, collaborando con la Procura di Reggio Calabria, ha condotto complesse investigazioni ambientali nel settore dei traffici illeciti operati da navi mercantili.

Diretto da Wilma Labate, il docu-film indaga, attraverso lo sguardo dell’attore Lorenzo Richelmy, sulle vicende che hanno portato alla scomparsa del Comandante calabrese Natale De Grazia, deceduto nel tragitto che lo portava a La Spezia per le indagini che stava conducendo sul presunto affondamento di rifiuti tossico-radioattivi a bordo delle famigerate “carrette del mare.

Il racconto si snoda attraverso interviste a testimoni illustri come Nuccio Barillà, Responsabile Legambiente Calabria, Alessandro Bratti, Presidente della Commissione Bicamerale sul traffico illecito dei rifiuti (commissione ecomafie), Francesco Neri, all’epoca sostituto procuratore e pm di Reggio Calabria, Antonino Samiani, Comandante della Capitaneria di Porto di Messina fino al 2015 e Riccardo Bocca, autore del libro “Le navi della vergogna”.

Fondamentali per ricostruire un ritratto privato del Comandante De Grazia - come uomo, marito e padre - le lunghe chiacchierate di Lorenzo Richelmy con la vedova Anna Maria Vespia e i figli Giovanni e Roberto, suoi coetanei.

La vicenda mi riguardava, essendo la mia famiglia originaria di Locri.

Non conoscevo bene la storia di De Grazia: mi sono appassionato, mi premeva il fatto che bisogna capire cosa rimane ai ragazzi della mia generazione – racconta l’attore -

Negli ultimi anni, di mafia si parla nelle fiction, però secondo me non abbiamo ancora capito che tipo di messaggio si vuole mandare con questo genere di prodotti: è importante allora mandare un messaggio mirato alla conservazione della memoria.

Ciò che mi intimorisce, è che i ragazzi della mia generazione vedono queste tematiche come lontane, come se non li riguardasse: è importante tenere il fuoco attivo”.

Il curriculum

Biografia del Capitano di Fregata (CP) Natale De Grazia

Nasce a Catona (RC) il 19 Dicembre 1956. Consegue il titolo professionale marittimo di Capitano di lungo corso ed effettua quattro anni di navigazione in qualità di 2° e in seguito di 1° ufficiale di coperta su navi mercantili e petroliere.

Nel 1983 vince il concorso per Ufficiali nomina diretta del Corpo delle Capitanerie di Porto.

Tra il 1984 e il 1991 presta servizio prima presso la Capitaneria di porto di Vibo Valentia e, successivamente, presso la Capitaneria di porto di Reggio Calabria, assumendo in seguito, nel 1991, il Comando dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Carloforte.

A seguito di un nuovo trasferimento presso la Capitaneria di Reggio Calabria, nel 1994, collabora attivamente con il pool investigativo della Procura relativamente al traffico illecito di rifiuti tossici.

Il 12 Dicembre 1995 muore improvvisamente durante un viaggio sulla Salerno - Reggio Calabria, nel Comune di Nocera Inferiore. Nel 2012, a seguito di un’ulteriore perizia, viene stabilita la morte a causa tossica.

Il 4 Dicembre 2004 l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, consegna alla moglie del Capitano di Fregata (CP) De Grazia, la medaglia d’oro al merito di Marina, riconosciutagli per il valore delle complesse investigazioni ambientali condotte con spiccato acume investigativo, nelle attività svolte in collaborazione con la Procura di Reggio Calabria, nel settore dei traffici illeciti operati da navi mercantili.

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Pubblicato in Italia

Parliamo della dottoressa Simona Del Vecchio.

Il gup Alessia Ceccardi di Imperia ha rinviato a giudizio la ex responsabile del servizio di Medicina Legale dell'Asl 1 Imperiese Simona Del Vecchio.

 

Il medico è accusato di truffa ai danni dello Stato e peculato.

L’accusa, in sostanza, contesta alla dottoressa di aver compilato numerosi certificati di morte senza aver esaminato le salme, l’uso irregolare del cartellino segnatempo e dell’auto di servizio, utilizzata per scopi personali.

Secondo i pm Marco Zocco e Maria Grazia Pradella la truffa riguarda il presunto rilascio di 46 certificati necroscopici senza il contestuale esame della salma mentre il peculato riguarda l'uso dell'auto di servizio per scopi personali.

La dottoressa è stata licenziata ma il suo avvocato ha annunciato di aver già impugnato il provvedimento.

Il legale del medico, Marco Bosio, precisa che i certificati di morte nulla hanno a che vedere con l'autopsia, trattandosi di certificazioni che vengono rilasciate a fronte a decessi che avvengono in casa o in ospedale.

"Al dibattimento verificheremo tutto - ha detto -. Ci sono diverse questioni tecniche e elementi di fatto da affrontare".

Il processo è iniziato il primo dicembre.

Una seconda udienza è stata fissata per il 22 dicembre con la presenza di un perito.

Le successive sono già state fissate per il 4 maggio, 8 e 22 giugno e 6 luglio, quando verranno ascoltati i testimoni.

Obiettivo del Collegio arrivare a sentenza entro la fine della prossima estate.

L’inchiesta sulle autopsie “fantasma”, lo ricordiamo, è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Imperia e ha permesso di far emergere il discutibile presunto “modus operandi” della Del Vecchio e di altri 11 indagati tra medici e operatori delle camere mortuarie.

Nel corso delle indagini, i finanzieri hanno registrato tutti gli spostamenti dell’ex dirigente Asl, comprovando le mancate visite fatte poi fatte risultare attraverso la compiacenza di titolari e dipendenti di pompe funebri.

L’inchiesta della Guardia di Finanza ha portato al licenziamento da parte dell’Asl 1 della responsabile del dipartimento di medicina legaleSimona Del Vecchio con le accuse di peculato, truffa ai danni dello Stato e falso ideologico.

Ne ha approfittato il giornalista De Santo de Il Correre della Calabria per ricordare che la Del Vecchio eseguì l’autopsia del capitano De Grazia, sostenendo che ora “più di un dubbio s'insinua sulla vera causa di morte di De Grazia. Un nuovo tassello sulla già complessa vicenda delle navi dei veleni”.

Pubblicato in Politica

Continuano gli incontri de "La Nuova Primavera" con le associazioni presenti sul territorio.
Dopo aver individuato, a quanto sembra, il Candidato a Sindaco delle prossime elezioni di Maggio, Sergio Ruggiero, la delegazione capitanata dallo stesso Ruggiero incontra le associazioni "CEAM WWF Scogli d'Isca", "Trio Italia Ambiente e Salute" ed il Comitato "Natale De Grazia".

 

“In data 14 marzo 2014 si è tenuto l’ incontro tra una delegazione della lista “La Nuova Primavera” e l’Associazione CEAM WWF “Scogli d’Isca”, il Comitato “Natale De Grazia” e l’Associazione “Trio Italia Ambiente e Salute”. All’incontro hanno partecipato il Responsabile del WWF Franco Falsetti, una rappresentanza del Comitato “Natale De Grazia” costituita da Alfonso Lorelli, Michele Muoio e Fabrizio Suriano, e il Responsabile di “Trio Italia Ambiente e Salute” Egidio De Luca.

La delegazione della lista “La Nuova Primavera”, che ha incontrato le predette associazioni era costituita da Gianfranco Suriano, Mario Pizzino, Biagio Miraglia, Giovanni Aloe e Sergio Ruggiero.

Molti interessanti gli aspetti e le problematiche, relative all’ambiente, al territorio e alla tutela della salute dei cittadini, affrontate nel corso della riunione.

Si è parlato, in primis, della gravissima situazione riguardante il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti che, purtroppo, sta causando anche nel nostro comprensorio disagi pesantissimi ai cittadini. Su questa annosa problematica tutte e tre le associazioni hanno evidenziato il fatto che i futuri amministratori di Amantea e Campora San Giovanni dovranno operare al fine di evitare che i già gravissimi inconvenienti potrebbero tramutarsi in un’emergenza igienico-sanitaria per la collettività, con nefaste conseguenze per il nostro territorio, già martoriato da note vicende che hanno riguardato, il fiume Oliva e la ben nota Jolly Rosso definita come la nave dei veleni. Tale eventuale evenienza annullerebbe la capacità del comprensorio di attrarre visitatori e turisti.

Altro motivo di forte preoccupazione - tra l’altro condivisa da tutti i presenti - ha riguardato la realizzazione della discarica nel Comune di Lago in località Giani. Tale intervento, così come evidenziato in tutti gli interventi, risulta essere in netta controtendenza rispetto alle modalità di raccolta differenziata dei rifiuti attuate nel nostro Comune. Si è auspicato, inoltre, che il sistema di raccolta differenziata dovrà essere realizzato in modo spinto e con tecnologie all’avanguardia ed ecosostenibili.  

Altri temi trattati riguardano il problema del dissesto idrogeologico, problematica collegata direttamente alla salvaguardia e valorizzazione delle molteplici bellezze naturali del nostro comprensorio che potrebbe rivelarsi utile anche ad alleviare il problema occupazionale; la riscoperta delle tradizioni alimentari di nicchia con la valorizzazione e commercializzazione dei nostri prodotti tipici; il deficit riguardante il controllo, da parte dell’Ente Comune, al fine di prevenire gli abusi e i delitti edilizi che dovrà essere colmato con una riorganizzazione della macchina comunale.

Più specificatamente, in merito alla valorizzazione del corallo nero presente nei fondali del nostro mare a poca distanza dalla costa in prossimità degli scogli d’Isca, si è evidenziato che nonostante, gli impegni assunti ai vari livelli istituzionali, anche regionali, l’iniziativa posta in essere dall’Associazione “Trio Italia Ambiente e Salute” in collaborazione con altre associazione si è arenata. Tale progetto dovrà essere necessariamente sostenuto in quanto possibile volano di sviluppo per l’economia di tutto il nostro territorio.       

Quindi, nel rispetto delle reciproche posizioni ed autonomie, da questo incontro e dal dialogo generato gli esponenti della Nuova Primavera hanno ricevuto interessantissimi spunti utili a migliorare le condizioni socio-economiche e, soprattutto, ambientali di tutto il comprensorio e di quelli dei paesi limitrofi, quale nuovo modello di sviluppo dell’intero nostro comprensorio.

Natale De GraziaOggi Venerdi 13 Dicembre ore 20.30 - Ingresso GRATUITO -
Le  indagini del Capitano Natale De Grazia hanno riguardato anche la cittadina tirrenica tra misteri, veleni e tumori

Il capitano Natale De Grazia indagando sulle navi dei veleni si è imbattuto anche sull’imbarcazione che spiaggiò sulle coste di Amantea il 14 dicembre 1990.  Da allora la storia della cittadina è costellata di misteri, di rifiuti interrati negli alvei dei fiumi che, ufficialmente, non si sa da dove provengano e di terribili malattie che a sentir la gente locale sono troppo frequenti ma di cui non si può parlare perchè mancano studi e dati precisi, non se ne conosce le cause. E in Calabria il registro tumori non è mai stato istituito.

Intanto il parlamento ha deciso – o meglio per ora solo comunicato – che intende desecretare gli atti parlamentari sul traffico dei rifiuti e sul fenomeno delle navi a perdere così come fatto per le dichiarazioni del pentito napoletano Schiavone che ha fatto esplodere il caso della terra dei fuochi in Campania.

In questi giorni la Commissione sanità del consiglio regionale della Calabria intende fare luce sulla mancata istituzione dei registro tumori regionali e sta convocando i dirigenti del settore sanitario mettendoli a confronto con le associazioni che operano nei vari territori calabresi martoriati dalle malattie tumorali e da disastri ambientali.

Di questo ed altro si parlerà venerdì sera nella sala eventi del Campus Temesa di Amantea. Si inizierà alle 20.30 con la proiezione de “La Forestale dei veleni” la video inchiesta vincitrice della seconda edizione del Premio Morrione, la nuova sezione del Premio Ilaria Alpi.  Gli autori, i giovani giornalisti Silvia Sciorilli Borrelli, Davide Gangale e Andrea Tornago, ricostruiscono attraverso documenti inediti e la testimonianza diretta dei “sopravvissuti”, le indagini sulle navi a perdere che hanno visto protagonista il capitano De Grazia. Gli investigatori per anni hanno cercato di dare un volto e un nome ai trafficanti, nel tentativo di localizzare i relitti finché qualcosa o qualcuno non li ha fermati. Sarà motivo di riflessioni l’emozionante brano tratto dallo spettacolo teatrale “Occhi a perdere” che sarà interpretato durante la serata dagli artisti dell’associazione “La Buffa, agitatori culturali” di Amantea il cui spettacolo completo andrà in scena sempre nel Campus Temesa il prossimo 27 dicembre.

Pubblicato in Primo Piano

Perviene e pubblichiamo il seguente comunicato stampa del Comitato Natale De Grazia

 “Risulta veramente incomprensibile la decisione assunta dal Procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore sulla vicenda della morte del capitano Natale De Grazia e, auspicando che il Gip rifiuti di archiviare il caso, faremo quanto è nelle nostre possibilità per evitare che ciò avvenga.

È vero che è passato troppo tempo dalla morte di De Grazia e pertanto nuovi approfondimenti scientifici diventano pressoché impossibili sul suo corpo, ma i nuovi elementi emersi dalla perizia affidata al dott. Arcudi e le nuove inquietanti notizie contenute nella relazione della Commissione sul ciclo dei rifiuti in merito alle indagini che il comandante stava conducendo rendono doveroso, oltreché necessario, un approfondimento del caso. Inoltre la decisione sembra frettolosa visto che, quando è stata assunta, la Commissione parlamentare non aveva ancora inoltrato alla procura di Nocera la corposa “Relazione sulla morte del capitano di fregata Natale De Grazia” ma solo la perizia medica del dottor Arcudi.

Purtroppo, sembra che ci sia una superiore volontà di far rimanere la vicenda delle “navi dei veleni” e la morte di Natale De Grazia tra i tanti misteri della storia d’Italia nonostante i fatti che seguono.

La Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, dopo aver acquisito nuovi elementi di prova e nuove testimonianze sul traffico dei rifiuti e sulle navi dei veleni, ha ritenuto che le conclusioni medico-legali del prof. Arcudi - tossicologo di fama internazionale ed accademico a Tor Vergata - sulle cause della morte del capitano De Grazia siano “analiticamente motivate e scientificamente inattaccabili”; quella morte fu “conseguenza di una causa tossica, ogni altra causa va esclusa per assenza di elementi di riconoscimento”. Inequivocabilmente dunque Natale De Grazia non è morto di morte naturale e verosimilmente potrebbe essere stato avvelenato.

Non è comprensibile come si possa basare la decisione di archiviare il caso “De Grazia” sulla base delle conclusioni cui è arrivato il perito della commissione parlamentare, là dove questo ha scritto che “dal punto di vista medico-legale il caso è chiuso”. Perché, se è vero che il tempo lungo intercorso dalla morte del capitano rende impossibile effettuare ulteriori accertamenti sul suo cadavere, sicché su questo versante il caso sembra chiuso, è però anche vero che tutte le numerose nuove notizie acquisite ed accertate renderebbero necessarie nuove investigazioni. Un suggerimento in tal senso sembra provenire dalla stessa Commissione parlamentare, laddove afferma che non è suo compito “sciogliere nodi di competenza dell’autorità giudiziaria”, quasi invitando quest’ultima a farlo, per evitare che anche la morte del capitano De Grazia possa finire tra i tanti misteri irrisolti del nostro Paese.

I due precedenti esami autoptici, quello del 1995 e quello successivo del 1997 e stranamente affidato allo stesso perito del primo esame, contengono vistose lacune che hanno impedito di scoprire la verità sulle cause di quella morte consentendo di accreditare, falsamente, come evento fatale il collasso cardio-circolatorio. In quelle due perizie - sostiene il prof. Arcudi - gli accertamenti furono condotti “in maniera superficiale, con incomprensibili carenze e contraddizioni che rendono i risultati tutti incerti, poco affidabili e quindi non utilizzabili per gli scopi per i quali erano stati disposti”. Proprio l’esame analitico delle risultanze di quelle due autopsie porta il perito nominato dalla Commissione parlamentare alla conclusione della loro inattendibilità.

Vi sono poi altri elementi da tenere in considerazione contenute nella nuova relazione della Commissione rifiuti che confermano l’antico sospetto sulla morte per avvelenamento del capitano De Grazia; i misteri sulla motonave Latvya (legata all’ex Kgb russo) ormeggiata per qualche mese a La Spezia sulla quale si sospetta sia stato caricato mercurio rosso radioattivo. Su questo vascello il capitano De Grazia avrebbe dovuto effettuare delle verifiche dopo aver incontrato un informatore, se non fosse deceduto lungo il viaggio che lo portava in Liguria.

E poi bisogna considerare il clima di intimidazioni che ha caratterizzato le indagini condotte da De Grazia “che lo ha portato a prezzo di un costante sacrificio personale e nonostante pressioni ed atteggiamenti ostili a svolgere complesse investigazioni” che da sole imporrebbero l’apertura del caso.

Infine auspichiamo che lo Stato si impegni a far luce su tutta la vicenda delle navi dei veleni magari con l’ausilio di un pool investigativo di esperti che si occupi esclusivamente delle indagini sul traffico nazionale ed internazionale dei rifiuti tossici e radioattivi.

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