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Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota dell’ amministrazione comunale:

“Carissime cittadine e carissimi cittadini,

nel tragitto da Punta Raisi a Palermo, all’altezza dello svincolo autostradale di Capaci, un ordigno di potenza inaudita travolse la Fiat Croma blindata su cui viaggia il Giudice Giovanni Falcone - simbolo della lotta dello Stato alla mafia - e le due auto della scorta. Nell’esplosione, persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.

A 26 anni dalla strage di Capaci, Amantea ricorda Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta.

Ci ritroveremo il 23 maggio 2018 alle 17.30 in Piazza Falcone Borsellino dove alle ore 17.58 – ora dell’attentato che uccise il Magistrato antimafia - sarà tenuto un minuto di silenzio.

Seguirà un ricordo da parte del Sindaco della città Mario Pizzino che a termine della commemorazione poserà simbolicamente un fascio di fiori in ricordo di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Vi invitiamo a partecipare alla cerimonia.

Con i più cari saluti                            L’Amministrazione Comunale

 

Pubblicato in Primo Piano

Ad Amantea,nella piazza Falcone e Borsellino c’è una tabella dove fino a qualche mese fa c’erano le immagini dei due eroi italiani della giustizia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

 

Poi le immagini di ceramica sono cadute e qualcuno misericordiosamente ne ha raccolto i frantumi.

Oggi la targa commemorativa è vuota.

Manca una città che avverta il dovere di ricordare

Manca una amministrazione che avverta il dovere di ripeterle.

Forse non ci sono soldi per pagare la nuova opera ceramica?.

Forse non ci sono più politici che abbiano voglia di apparire?

 

Abbiamo chiesto alla commissaria Colosimo se avesse intenzione di ricordare Falcone e Borsellino ma ancora ad oggi 22 maggio non abbiamo avuto risposta.

Noi facciamo quel che possiamo, tentiamo di non dimenticarli.

Sabato 23 maggio 1992 alle 17 e 56 nella cosiddetta "Strage di Capaci", cinquecento chili di tritolo fanno saltare in aria l'auto su cui viaggia il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.

 

Il 23 maggio 1992, il giudice Falcone stava tornando a casa da Roma, come faceva solitamente nel fine settimana, insieme alla moglie Francesca. Partito da Ciampino con un jet di servizio intorno alle 16:45, atterra all'aeroporto Punta Raisi di Palermo dopo un volo di 53 minuti. Qui trova ad attenderlo 3 Fiat Croma blindate con la scorta. Falcone si mette alla guida della Croma bianca. In macchina con lui ci sono la moglie e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza. La macchina di Falcone è preceduta da una Croma marrone, con gli agenti Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, e seguita da una Croma azzurra con gli agenti Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.

 

Le auto prendono l'autostrada, dirette verso Palermo. Alle 17:58, al chilometro 5 della A29, nei pressi dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine, il sicario Giovanni Brusca aziona una carica di cinque quintali di tritolo, che era stata posizionata in una galleria scavata sotto la strada. Pochi istanti prima dello scoppio, Falcone aveva rallentato per prendere un mazzo di chiavi dal cruscotto della macchina. Lo scoppio quindi travolge in pieno solo la Croma marrone. I tre agenti della scorta muoiono sul colpo.

 

Nemmeno due mesi dopo alle 16,58 del 19 luglio 1992, in via d'Amelio nel centro di Palermo Cosa nostra uccide il magistrato Paolo Borsellino, il caposcorta Agostino Catalano, e gli agenti Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Una Fiat 126 rubata contenente circa 90 chilogrammi di esplosivo del tipo Semtex-H (miscela di PETN, tritolo e T4 telecomandati a distanza, esplose in via Mariano D'Amelio 21, sotto il palazzo dove viveva la madre di Borsellino, presso la quale il giudice quella domenica si era recato in visita.

Lo scenario descritto da personale della locale Squadra Mobile giunto sul posto parlò di «decine di auto distrutte dalle fiamme, altre che continuano a bruciare, proiettili che a causa del calore esplodono da soli, gente che urla chiedendo aiuto, nonché alcuni corpi orrendamente dilaniati». L'esplosione causò inoltre, collateralmente, danni gravissimi agli edifici ed esercizi commerciali della via, danni che ricaddero sugli abitanti. Sul luogo della strage, pochi minuti dopo il fatto, giunse immediatamente il deputato ed ex-giudice Giuseppe Ayala che abitava nelle vicinanze.

L'agente sopravvissuto Antonino Vullo descrisse così l'esplosione: «Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l'auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto...»

 

Scompare la famosa agenda rossa del giudice, il diario sul quale il magistrato annotava riflessioni, pensieri e spunti investigativi aggiornati fino a pochi minuti prima della morte!

Tante le immagini ed i ricordi che sono rimaste nella storia.

Tra tutti le parole pronunciate dalla moglie dell'agente Schifani: "Io, Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani mio, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato..., chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c'è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare... Ma loro non cambiano... loro non vogliono cambiare... Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue, troppo sangue, di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l'amore per tutti. Non c'è amore, non ce n'è amore...".

Non possiamo dimenticare, non dobbiamo dimenticare….

 

“Non è vero... ma ci credo” è una commedia in tre atti del 1942, scritta da Peppino De Filippo.

 

Una commedia che poggia sulla importanza dei segni benefici o malefici per il futuro di una persona o di una famiglia o di una azienda, o, nel caso, di una amministrazione.

 

Si tratta di una “disciplina” che scende molto lontano nel tempo.

Sia tra gli etruschi, che tra i romani gli àuguri interpretavano i segni inviati dagli dei e ne traevano auspici per il futuro.

Ancora oggi molte persone credono che le cose “accadano per caso”, ma nel momento in cui ci colleghiamo in modo più intimo alle nostre intuizioni ci accorgiamo che tutto quello che ci accade l’abbiamo creato noi e ne siamo direttamente responsabili.

 

Possiamo non essere pienamente consapevoli di ciò che stiamo creando in un momento o in un altro, e possiamo continuare a fare del male convinti di essere intoccabili.

Per fortuna l’universo ci fornisce molti segni per farci capire quando siamo sulla strada giusta, e (soprattutto) quando siamo sulla strada sbagliata.

Occorre però stare attenti ai segni premonitori , coglierne l’essenza, porsi il dubbio e cambiare i nostri comportamenti.

In generale, i segnali di pericolo che riceviamo dall’universo si verificano sotto forma di circostanze ed eventi indesiderati.

Stamattina abbiamo visto uno di quei segni che potrebbero essere premonitori

L’immagine di Falcone, recentemente posta dalla amministrazione comunale in via Dogana è miseramente crollata per terra frantumandosi in mille pezzi.

Ora qualcuno potrà pensare che non sia un segno del cielo ma al massimo del vento

Già ! Ma perché di 13 pezzi di ceramica incollati sulla targa ne è caduto solo uno e guarda caso quello con il volto di Falcone?

Falcone , il giudice per eccellenza, il giudice ucciso dalla mafia.

Ma che vai a pensare?. Non è certamente il segno di un prossimo Annus horribilis. Ma un semplice caso

E poi dove è questo vendicatore del popolo che scende in piazza a combattere contro il male?

Basta attendere.

Spesso il destino percorre vie incredibilmente audaci davanti alle quali non resta che la fuga, se si ha il tempo! Ed è inutile toccarsi!

Domani 19 luglio ore 19.00 l’amministrazione comunale scoprirà la targa di intitolazione della Piazza Falcone e Borsellino.

 

Non abbiamo avuto modo di leggerla in anteprima, ma speriamo che non porti refusi similari a quelli che ancora compaiono sulla targa commemorativa delle bombe sulle “Case sciullate” dove in luogo del dativo ( dall’avvenimento) è stato usato il genitivo( dell’avvenimento).

L’evento sarà allietato dalla offerta di pasticcini richiesti ad una ditta locale.

Sarà inoltre allestito da una ditta locale un banchetto di degustazione di prodotti tipici.

Stranamente l’evento non è stato nemmeno pubblicizzato dal sito comunale.

 

Forse domani sarà fatta uscire un’auto che rumorosamente pubblicizzerà la manifestazione.

E probabilmente domani mattina sarà completato lo spargimento di terra da fiori anche sulle ultime 4 vasche ( quelle lato nord) e saranno almeno impiantati i 4 gerani come avvenuto per le altre vasche, dove belle piante da fiori fanno bella mostra di sé.

 

Ricordiamo ai nostri lettori che il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia di Carini con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove viveva sua madre.

Una Fiat 126 imbottita di tritolo che era parcheggiata sotto l'abitazione della madre detonò al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Saranno certamente presenti autorità civili e militari.

Pubblicato in Primo Piano

Fervono i lavori nella vecchia e nuova Piazza Falcone e Borsellino i due moderni , indimenticati e veri eroi della nostra vilipesa Italia alla quale hanno offerto la vita e l’onore di onesti uomini e di coraggiosi magistrati.

 

Per questa intitolazione è stata scelta la data del 19 luglio , quella della morte di Borsellino (Il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino, dopo aver trascorso una giornata al mare, rientra a Palermo per andare a trovare l'anziana madre in via d'Amelio. Con lui gli agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. Il giudice scende per citofonare alla madre, cinque agenti si posizionano intorno a fargli da scudo, un sesto agente (Antonio Vullo) si allontana in retromarcia per parcheggiare una delle due auto. Dall'alto del Monte Pellegrino, che sovrasta la città, parte il comando a distanza che fa esplodere una Fiat 126 imbottita di tritolo: una fiammata, un cratere. Muoiono tutti, eccetto Vullo)

Un po’ di pulizia delle “cibbie” , qualche fiore che durerà sintanto la gente del posto li accudirà e soprattutto la maestria dei colori di Pedrito.

Sarà impossibile non coglierli quando si passerà per via Dogana nord.

Spero sarà inteso come un omaggio per due grandi e veri eroi della nostra Italia.

E soprattutto questi colori della vita spero suggeriscano a chi li scopre di non vivere una vita grigia!

Grazie Pedrito, e grazie ragazzi che lo accompagnate in questa iniziativa( nella foto) .

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