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Amantea 828Nell’ambito delle iniziative organizzate per la “Giornata della memoria delle vittime civili e militari di Amantea nel secondo conflitto mondiale”, istituita dall’Amministrazione comunale nel 2018, mercoledì 20 febbraio 2019 alle ore 16.30 - nei pressi del civico 50 di via Indipendenza, dinnanzi alle c.d. “Case Sciullate” - si terrà una solenne cerimonia, per ricordare i nostri concittadini che hanno perso la vita nel bombardamento del 20 febbraio del ‘43. Sarà il Sindaco Mario Pizzino a ricordare le ventisei vittime ed a posare un fascio di fiori in loro memoria.

Giovedì 21 febbraio 2019 alle ore 9.30, poi, con la partecipazione degli istituti scolastici, nella sala consiliare del Comune si terrà una riflessione sui temi della seconda guerra mondiale in Calabria e ad Amantea con la partecipazione del Sindaco Mario Pizzino, del Presidente del Consiglio comunale Enzo Giacco e degli esperti di storia locale Roberto Musì e Alfonso Lorelli.

Alle ore 11.00 ci si muoverà in corteo verso il civico 50 di via Indipendenza dove la Città si raccoglierà in un momento solenne per ricordare le vittime del 20 febbraio di settantasei anni fa e del secondo conflitto mondiale.

La cittadinanza è invitata a partecipare.

L’Amministrazione comunale

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Una sala gremita ha ascoltato con emozione la intensa relazione sul tema L’EMIGRAZIONE AD AMANTEA: ORIGINI, STORIA E STORIE.

La Conferenza è stata voluta dal Rotary Club di Amantea e si è svolta nell’alveo della celebrazione della XIX Giornata di studi storici Generale Vincenzo Perciavalle.

L’incontro ha visto inizialmente il presidente Antonio Morelli porgere i saluti alla platea ed al relatore .

E’ seguita la attenta introduzione di Alessandro Morelli che ha presentato sia il relatore, con una completa ed attenta disamina delle sue produzioni culturali svoltesi negli ultimi venti anni, sia la sua relazione sul fenomeno della emigrazione tra l’ottocento ed il novecento

Alessandro Morelli ha anche svolto la funzione di moderatore della serata.

Poi il prof Musì è partito, come suo costume, in una relazione che sorpreso l’uditorio per la sua completezza.

Ed ancora il relatore, come ci si aspettava, ha affascinato i presenti che sono rimasti silenziosamente attenti.

Nel mentre veniva proiettate immagini e filmati del fenomeno della emigrazione il relatore ha snocciolato i periodi del fenomeno e la sua entità , le ragioni della emigrazione e le speranze ad essa connesse.

Ed inoltre i paesi in europa e nel mondo dove l’emigrazione ha portato la nostra gente, gli italiani , i calabresi e gli amanteani.

Un’altra Amantea nel mondo, un’altra calabra nel mondo.

Non poteva la acuta penna del prof Musì non sottolineare quanto la situazione si sia rovesciata e l’Italia sia passata da paese di emigranti a paesi di immigrati.

L’unica differenza è quella che la emigrazione italiana, calabrese ed amanteana muoveva alla volta di paesi in forte sviluppo, dove il lavoro si trovava fuori dalla porta per chi lo voleva realmente, mentre oggi una Italia senza lavoro ed in gravi difficoltà viene scelta solo per la sua prossimità alla Libia.

Acutamente il relatore ha evidenziato come “l’Italia e po’ tutti i paesi dell’Europa Occidentale, stiano diventando, se non lo siano già, paesi di immigranti, diventati centri di raccolta di gente o meglio di povera gente (negri, asiatici e delle etnie più strane), uomini, donne, vecchi e bambini che fuggono dalla violenza della guerra e dalla fame e che attraversando un mare pericoloso ed inclemente, sbarcano disperati sulle nostre rive. Grosso problema, assai difficile a risolversi, ma cruciale per noi europei, chiamati a rispondere concretamente, con atti legittimi e certi, sul piano del diritto e della civiltà, affinché trionfino i valori della solidarietà umana, della difesa dei più deboli, nel rispetto della democrazia. Trincerarsi dietro il paravento di un populismo rissoso e inconcludente non serve a nessuno e non ci porta lontano”.

Una relazione così interessante che ci auguriamo il Rotary voglia pubblicare, magari soltanto sul web.

Il presidente Morelli ha poi letto il fine e delicato messaggio del barone Alberto Fava , amanteano di famiglia e di vocazione, un messaggio che riteniamo possa e debba essere portato alla attenzione di chi ancora non ama sufficientemente questo nostro straordinario territorio e la sua storia.

I lavori sono stati conclusi dall’assistente del Governatore Dino de Marco.

Una serata di estremo interesse.

Amantea è una di quelle città che negli ultimi due secoli ha offerto molti suoi figli ad altre nazioni europee e del mondo.

Come altri italiani anche gli amanteani sono andati in cerca di lavoro e se possibile di fortuna.

Sono emigrati in Francia, in Germania, in Belgio, in Inghilterra, in Svizzera ed in altri paesi europei.

E sono emigrati negli Stati Uniti, in Canadà, in Venezuela, in Argentina ed altri paesi delle Americhe.

Tanti anche in Australia.

In treno ed in nave.

In aereo solo recentemente , magari per ritornare a vedere i propri luoghi natii, i propri cari.

Ha fatto benissimo allora il Rotary di Amantea ad organizzare questo convegno dall’intrigante titolo “L’Emigrazione amanteana dal 1890 ad oggi. Origini, Storia e Storie…”.

Il convegno si terrà domenica 26 novembre p.v. alle ore 18:00, c/o l’Hotel Mediterraneo di Amantea.

Nell’occasione si celebrerà la XIX Giornata di studi storici Generale Vincenzo Perciavalle.

Relatore d’eccezione lo storico Roberto Musì.

Conoscendo la sua professionalità e capacità sicuramente Roberto Musi sorprenderà ed affascinerà l’uditorio.

Non mancate quindi amici.

Ovviamente il presidente Antonio Morelli porgerà i saluti.

Seguirà la introduzione di Alessandro Morelli che sarà anche il moderatore.

La conclusione al Dino de Marco assistente del Governatore.

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Venerdì 15 settembre 2017, alle ore 18.00 nel chiostro di San Bernardino da Siena l’associazione degli Amanteani nel mondo presenta “La Confraternita del SS Rosario”, la nuova opera di Vittorio Aloe .

Introduce e modera Sergio Chiatto

Relazionano Roberto Musì e monsignor Emilio Aspromonte.

 

Intervengono Alfonso Lorelli, Sergio Ruggiero ed Eugenio Carratelli, editore del testo.

Le conclusioni saranno tratte dall’autore.

Siamo lieti di partecipare ai nostro lettori che sarà presente Antonino Punturiero coordinatore regionale delle confraternite della Calabria( nella prima foto).

La presenza di Antonino Punturiero nella sua qualità di coordinatore regionale delle confraternite della Calabria è certamente il segno della attenzione che il mondo delle confraternite regionali offre all’autore ed alla confraternita amanteani.

Cogliamo l’occasione per partecipare ai nostri affezionati lettori che sia monsignore Mons. Emilio Aspromonte, che Antonino Punturiero, insieme a Valentino Mirto, giorno 30 settembre - 1 ottobre 2017 Rossano parteciperanno al XII Cammino di Fraternità delle Confraternite di Calabria - Rossano (CS), incontreranno i Consigli Direttivi delle Confraternite diocesane tra cui quelle di Amantea, a cominciare proprio dalla antica La Confraternita del SS Rosario di Amantea.

Le Confraternite delle Diocesi di Calabria il 1° ottobre sfileranno per le vie di Rossano fino alla Cattedrale dove assisteranno alla Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E.R. Mons. Giuseppe Satriano e concelebrata da S.E.R. Mons. Mauro Parmeggiani - Vescovo di Tivoli e Assistente Ecclesiastico della Confederazione.

Sarà una occasione per presentare la nuova opera di Vittorio Aloe già Priore della Confraternita del SS Rosario.

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Nei giorni scorsi Amantea ha avuto ospite il professor Robert Cirillo, Linguista della Università di Amsterdam.

 

Il professore ha avi amanteani.

Il bisnonno, infatti, si chiamava Gaetano Caruso ed era nato ad Amantea nel 1873.

Il 1930, il bisnonno raccontò una favola dal titolo “Le Sette Mele d’oro” al padre e questi la raccontò ai suoi figli ed ai nipoti.

Il professore Cirillo nello scrivere la bellissima favola, che a breve sarà data alle stampe con il suo straordinario corredo di immagini, ha avuto, così, “la sensazione di riportarla a casa dopo più di130 anni”.

Ci ha grandemente sorpreso questo amore per il luogo natio dei suoi avi che emigrarono e portarono nel mondo questa favola come se fosse il vestito buono, quello della festa.

Per questo amore per Amantea ed ovviamente anche per la sua cultura gli siamo stati vicino sia la prima che la seconda volta, nei giorni scorsi.

 

Insieme con Roberto Musì lo abbiamo accompagnato in giro per il centro storico e gli abbiamo fatto assaggiare la cucina del suo e nostro paese.

Nei giorni scorsi, infine, lo abbiamo accompagnato prima nella chiesa di Sant’Elia ( dove è rimasto incantato da quanto ha visto e soprattutto dalla straordinaria ricostruzione del centro storico fatta dal maestro Rocco Bonavita) e poi sulla rocca del castello dove abbiamo potuto visitare la Chiesa di San Francesco d’Assisi e la rocca civica, ma senza riuscire,come lui avrebbe voluto, a giungere fino al castello

Il pianoro era pieno di erba altissima che nascondeva ogni trappola possibile.

E’ lo stesso destino amaro di qualunque turista che si metta in testa di leggere e capire la storia di questa nostra Amantea.

E non diverso è per gli amanteani che volessero visitare i luoghi della nostra storia.

Ma la nostra e sua amarezza deriva dalla visione di una gravissima situazione di prossimo crollo della rocca civica.

D’altro canto siamo ad Amantea.

E se le finanze del comune sono in una condizione di gravissimo dissesto perché mai non dovrebbero esserlo i nostri monumenti, il nostro centro storico?

La domanda muta che ci siamo posti io, Roberto Musì e Gregorio Carratelli, suoi accompagnatori, e che forse avrebbe voluto rivolgerci il nostro amico linguista della Università di Amsterdam, “La storia della nostra città e della sua gente è straordinaria. Una antica favola può essere ricordata e ristampata ma i monumenti millenari come la rocca civica ed il castello devono essere salvati prima che tutto crolli e con essi crolli la memoria degli amanteani”.

 

Giacomo Girolamo Casanova (Venezia, 2 aprile 1725 – Dux, odierna Duchcov, 4 giugno 1798) è stato un avventuriero, scrittore, poeta, alchimista, diplomatico, filosofo e agente segreto italiano, cittadino della Repubblica di Venezia.

 

 

Di lui resta una produzione letteraria molto vasta

ma viene principalmente ricordato come avventuriero e come colui che fece del proprio nome il sinonimo di seduttore e libertino. A questa fama di grande conquistatore di donne contribuì verosimilmente la sua opera più importante: Histoire de ma vie (Storia della mia vita), in cui l'autore descrive, con la massima franchezza, le sue avventure, i suoi viaggi e i suoi innumerevoli incontri galanti.

Giovedì 27 ottobre 2016, alle ore 17:00, si terrà presso Villa Rendano (via Triglio, 21 – Cosenza), la presentazione della mostra “Casanova tra Italia e Francia” (ottobre-novembre 2016).

 

L’evento, organizzato dal Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione dell’Università della Calabria, in collaborazione con l’Alliance Française di Cosenza e la Fondazione Attilio e Elena Giuliani, avrà inizio con i saluti istituzionali di Francesco Altimari, Direttore del Dipartimento LISE (UNICAL), Irene Mossuto, Presidente Alliance Française di Cosenza e Walter Pellegrini, Direttore del “Progetto Villa Rendano”.

 

Seguiranno gli interventi di Roberto Musì, autore del libro Casanova in Calabria, e di Domenico D’Oria, dell’Alliance Française di Bari.

Martedì 29 novembre 2016, alle ore 16:30, si proseguirà con l’incontro su “Casanova nella letteratura e nel cinema: dal romanzo di Catherine Rihoit, La nuit de Varennes ou l’Impossible n’est pas français, al film di Ettore Scola, “Il mondo nuovo”

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Lunedì 28 u.s., “Lo Scaffale” ha incontrato Alberto Fava,(nella foto) avvocato salerni tano residente a Torino, discenden te dell’antica famiglia Fava di Amantea.

A quella famiglia, ricordiamo, appar teneva Laura Procida Stocco, eroina delle memorabili giornate dell’asse dio di Amantea del 1806-07, moglie di Giulio Cesare Fava, anch’egli vittima della repressione seguita alla resa della città da parte dell’esercito francese.

Nel corso della serata, ospiti nella dimora di Gregorio Carratelli, i componenti de’ Lo Scaffale hanno dato vita ad un vivace dibattito sulle vicende storiche della Nostra città, soffermandosi in particolare sul significato e sulle conseguenze di quelle tragiche contingenze storiche.

Al saluto del padrone di casa Gregorio Carratelli, e alla presentazione della serata formulata dal presidente del sodalizio Sergio Ruggiero, è seguito l’intervento di Peppe Marchese il quale ha tratteggiato i caratteri urbanistici del quartiere Catocastro precedenti alla costruzione della Statale 18.

La questione si è posta in relazione alle antiche proprietà Fava, che proprio in quella zona, sorgevano sin dal XIV secolo.

Giuseppe Sconzatesta ha illustrato poi mappe e grafici di sua creazione del centro storico, utilissime alla comprensione della tematica trattata.

Roberto Musì ha prospettato le ragioni storiche della denominazione “Largo Fava” a Catocastro, ipotizzando, con una larga messe di informazioni, le vicende legate al toponimo.

Lo stesso Musì ha poi concentrato l’attenzione sui destini della famiglia Fava e sul suo riscatto dalle disavventure seguite alle tristi vicissitudini amanteane, delineando infine, con un breve profilo, la figura di Francesco Saverio Fava di Salerno e della sua brillante carriera diplomatica.

Il giovane Francesco Saverio, da semplice segretario di Legazione degli Affari esteri borbonico, è riuscito a diventare, all’indomani dell’Unità d’Italia, il primo ambasciatore italiano negli Stati Uniti d’America, dal 1881 al 1901.

All’incontro hanno partecipato Antonio Cima, Ciccio Svedese e Fausto Perri, che hanno offerto il loro personale contributo alla discussione, conferendo un’effervescenza di opinioni che hanno arricchito la serata, allietata da una lauta cena preparata da Pino Dolce, cuoco dalle apprezzate qualità culinarie.

Alberto Fava ha inteso infine portare la sua parola, fornendo un contributo chiarificatore su quelle lontane storie familiari e della Nostra città, di cui possiede numerosi documenti, alcuni dei quali esibiti nella circostanza.

L’amico Fava, visibilmente commosso, ha voluto suggellare la conclusione del bellissimo incontro, con la seguente espressione: Si può staccare l’uomo dalla propria terra, ma non si può staccare la propria terra dall’uomo.

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Un folto ed attento pubblico ha partecipato alla “prima” de “Alle soglie dell’ultimo giorno”,la nuova opera di Sergio Ruggiero.

Intense ed applaudite le letture di Maria Cuzzilla,la introduzione di Enzo Giacco segretario del PD di Amantea e le relazioni di Roberto Musì e Giuseppe Marchese del circolo culturale “Lo Scaffale”.

Questo l’intervento di Marchese:

“Signore e signori, buona sera,il mio amico Sergio Ruggiero mi ha chiesto di parlare brevemente della sua ultima opera “Alle soglie dell’ultimo giorno”, un compito arduo al quale mi accingo con qualche difficoltà, non perché mi manchino le parole, ma perché è realmente molto difficile sintetizzare in poche righe le emozioni che a distanza di giorni dalla lettura di questo straordinario romanzo, ancora, conservo vivide ed intense .

Chiudendo delicatamente l’ultima pagina del nuovo romanzo di Sergio mi sono reso conto che era finito, che non potevo andare oltre; al più potevo cominciare a rileggerlo, questa volta, magari, più lentamente, piluccandolo, soffermandomi su personaggi, luoghi, momenti storici, vicende, fatti, amori; magari ritornando indietro all’inizio del capitolo per meglio apprezzarne l’essenza ed il significato che lo scrittore aveva voluto offrire alla nostra valutazione.

E così ho fatto, scoprendo di avere, con facilità, superato la iniziale difficoltà, incontrata nella prima lettura, ad entrare con pienezza nella conoscenza di un momento vitale ed importante, ma nel contempo poco conosciuto, della storia calabrese ed amanteana e nel corretto apprezzamento dell’opera.

Come in tutti i suoi precedenti romanzi ancora una volta Sergio Ruggiero intende colmare la generale scarsa conoscenza della nostra storia, anteponendo alla scrittura della sua opera una intensa ricerca che, sappiamo, lo ha fortemente impegnato, inducendolo a confrontarsi con cultori di storia medievale anche di altre regioni, con ricercatori e docenti universitari.

Ricordo, a me stesso , prima che a voi, che la presenza araba ad Amantea, finora, ha potuto avvalersi di pochi contributi tra cui “Gli Arabi ad Amantea: elementi di documentazione materiale” della professoressa Cristina Tonghini , lo studio sui termini arabi nel territorio di Amantea condotto da Giuseppe Staccioli, ricercatore del CNR, la ricerca della miniatura del Synopsis Historiarum” “scovata” dall’internauta Giuseppe Sconzatesta, e poi diffusa dal cenacolo “Lo Scaffale” (l’assedio bizantino di Niceforo Foca ad Amantea nell’anno 886 d.C.), gli studi di Enzo Fera, Francesco Amato ed una pregevole e completa relazione del professor Roberto Musì.

Ora Ruggiero ci permette, con il suo romanzo, non solo di conoscere una parte della storia della presenza saracena ad Amantea , ma di respirare la società amanteana di quegli anni e le modificazioni che la città ha subito dopo la conquista da parte degli “infedeli” e che comportò non solo la scomparsa della religione cristiana , ma anche forti modifiche del dialetto, degli usi , dei costumi e della stessa gastronomia .

In questo contesto storico nascono, si sviluppano e muoiono, dolcemente o drammaticamente, intense storie d’amore , di amicizia, odi, battaglie, guerre, .

Ma soprattutto, si snoda dalla prima all’ultima pagina la storia dell’angelo che muove alla ricerca dell’Arca dell’Alleanza, trionfo del Bene sul male , conferma della necessità della Speranza, quella che offre conforto nella disperazione, quella che aiuta a superare tutti i momenti difficili, quella che oggi spinge migliaia di profughi al giorno a lasciare le proprie terre verso luoghi dove poterla esercitare.

Potrei continuare a lungo ma mi fermo volutamente a queste brevissime considerazioni per non togliervi il piacere di leggere un grande romanzo che saprà avvincere e convincere il lettore ed imporsi nel panorama letterario italiano.

Chiudo ringraziando l’autore Sergio Ruggiero ed invitandolo a continuare, l’editore Mannarino per l’attenzione che ha verso gli scrittori Amanteani ed il PD per l’attenzione avuta verso l’autore e a sua ultima opera, acchè solleciti l’attenzione dell’ amministrazione verso la cultura, magari ridando alla nostra città la civica biblioteca della quale nulla si sa più ed aprendo in essa una sezione di storia e cultura locale dove poter leggere anche i libri degli scrittori locali.

Grazie per l’attenzione Amantea 25.8.2015 Giuseppe Marchese”

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Dalla miniatura di Skylitzes di Madrid dell’assedio di Amantea la occasione unica di conoscenza di una parte della storia poco nota della nostra città

Tra i tanti dominatori del territorio amanteano come dimenticare i Bizantini ed in particolare la storia della “reconquista” della città da parte di Niceforo Foca il vecchio che nell’885-886 espugna la città?.

Hanno fatto bene il dr Aldo Andreani e gli altri amici di “Prospettive” a chiedere a Roberto Musì di ricordare o meglio di far conoscere questa parte di storia locale indagata e conosciuta da pochi.

E questo non soltanto per le qualità storiche del relatore, ma anche per il fatto che Musì sembra un “poeta” della storia, un poeta che incanta le platee, e non fa mai venir meno la sua e la altrui attenzione, che affascina per la vastità del suo discettare su fatti antichi del nostro territorio.

Puntuali i suoi richiami storici, puntuali e completi , organica a sua trattazione.

Tutto inizia con “l’immagine raffigurante Amantea assediata, dipinta a colori e per nulla sbiadita, molto bella artisticamente e ben disegnata ……con a sinistra i bizantini del generale Foca, armati fino a denti con lance e spade e schierati in battaglia contro le mura della città. Più avanti poi un altro gruppo di soldati più audaci sta per scalare le mura fortificate, mentre a destra gli assediati come intimiditi e in preda alla paura, stanno per soccombere”. Una descrizione che permette anche senza vederla di capire la piena e profonda bellezza dell’immagine di Skylitzes .

E via di seguito con una ricchezza di informazioni come la probabile costruzione del primo approdo e delle prime robuste fortificazioni proprio a cura dei bizantini che in questa collina invasa dalle acque del tirreno videro “un luogo , posto nelle estreme vicinanze dei Longobardi (vedi Tarife di Longobardi) , che aveva la possibilità ed opportunità di essere un avamposto.

E poi di seguito l’epoca dell’arrivo 535-553 quando Narsete caccia i Goti, poi la elevazione di Amantea a sede vescovile ( 730) come consta dalla lista delle diocesi nota come Diatyposis dell’imperatore Leone VI° composta al principio del X secolo.

Ed ancora l’arrivo dei saraceni che dall’839 si assicurano la conquista della Sicilia e che sotto la guida di Al-Abbas Ibn-al-fad si lanciano alla conquista del continente fino a che nell’846 sembra prendano la città di Amantea riconoscendone la sua importanza quale approdo ed avamposto insediandovisi ed elevandola ad emirato.

E di seguito nell’885-866 dopo 40 anni, e successivamente al fallimento dell’assedio da parte delle truppe bizantine guidate dal generale Massenzio, la riconquista a cura di Foca.

Non finisce qui perché sembra che intorno al mille , 970-1020, le truppe dell’emiro Ibrahim Ibn Amhed rioccupano Amantea e vi si insediano per altri 50 anni

Ed infine ancora una volta la loro cacciata da parte delle truppe del generale Thema tra il 1025 ed il 1032.

Date, nomi, richiami di storici locali (tra tutti Cenzino Segreti , Enzo Fera e Gabriele Turchi) e non(tra tutti Giosuè Musca, Angelo Arioli, Al-Idrisi, Michele Amari, Cristina Tonghini,Luigi Maria Ugolini, Giovanni Battista Moscato, eccetera), una finestra aperta su un pezzo importante della nostra storia locale e regionale, una opportunità per la sua conoscenza.

Pregevole, per concludere , la introduzione della professoressa Pina Ferraro Perciavalle che ringraziamo in uno alla associazione Prospettive, ed all’amico Roberto Musì.

Vi presentiamo la magistrale recensione al nuovo libro di Vincenzo Segreti “Michelangelo Buonarroti e Galeazzo di Tarsia nel Rinascimento “, edito dalla Casa editrice The Writer, MI, 2013 presentato presso l’Hotel Mediterraneo di Amantea.

“ Presentare stasera il libro di Vincenzo Segreti, Michelangelo Buonarroti e Galeazzo di Tarsia, ultima sua fatica letteraria, è per me motivo di orgoglio e di compiacimento verso una persona colla quale, quasi quotidianamente, si è andata consolidando, per comuni interessi culturali, un’antica amicizia sorta sui banchi di scuola, quando lui maestro ed io allievo iniziammo, coadiuvati in questo da altri carissimi amici di eguale sensibilità, un percorso fatto di letture e di riflessioni condivise, sui più svariati temi affrontati. Posso dire che di grandissimo significato è stato l’aiuto che ne ho tratto da questa frequentazione non solo per la mia formazione quanto per la mia sicurezza nel gestire per esempio, testi storico-letterari che presentavano una certa difficoltà nel decrittarli dal punto di vista filogico-linguistico, soprattutto sul versante delle lingue classiche di cui Vincenzo è da considerarsi insuperato esegeta. Ha fatto poi da sponsor al mio primo timido debutto di storico “in erba” fino ad accompagnarmi in lavori più strutturati ed organici. Ed è anche per questo, motivo d’orgoglio, come dicevo, sottolineare quanta partecipazione intendo attestargli davanti a questa sua nuova opera che vede come protagonisti due figure assai complesse nel panorama letterario del Rinascimento italiano pur con le molte differenze che i due si portano dietro.

Ma a spiegare tutto questo ci penseranno, dopo di me, gli amici Vincenzo Napolillo e Gaetano Marchese, i quali, con le loro affilate analisi, ci diranno dei due e dell’autore. Io in verità ho visto crescere il libro, ne ho seguito in qualche modo la gestazione e qualche volta sono stato anche interlocutore dell’autore che, piegato, per così dire, sui testi da interpretare, veniva poi preparando le tessere del suo mosaico, sempre più pieno di chiose e di interpolazioni.

A me non resta che fare una breve sintesi delle origini del libro in esame e della sua stesura, materialmente affidata alla valentìa, nel campo della scrittura informatica e digitale, di Franco Veltri che alla fine ha fatto il prodotto.

La cosa nella mente di Segreti era nata dalla preparazione di un breve saggio su Michelangelo, sollecitato in questo da alcuni amici cosentini quando nell’ottobre del 2012 furono indette giornate michelangiolesche a Cosenza. In una nota di cronaca giornalistica locale l’evento veniva così salutato: “Un grande successo, quello di oggi, di eloquenza e bellezza. Michelangelo, dunque, è servito da meravigliosa liaison per raccontare la storia e l’identità di un popolo, di una città, di un sentire. Cosenza come teatro di un Rinascimento che è spesso sconosciuto ai più, con la sua storica Accademia, con uomini che sono ricordati in un epitaffio eterno tra i grandi di ogni tempo, da Aulo Parrasio a Bernardino Telesio, dal vescovo Martirano che partecipò al Concilio di Trento all’astronomo Giovan Battista Amici, da Lucrezia della Valle a Sertorio Quattromani in un abbraccio incommensurabile tra le arti, letteratura, scienza, poesia e naturalmente bellezza. Michelangelo avvalora quindi l’importanza di Cosenza come la piccola Atene che può annoverare un patrimonio intellettuale, artistico e architettonico di strepitosa forza concettuale.” [Redazione - 30 ottobre 2012 (www.cittametropolitana.it)]. Poi era seguita la lectio magistralis del critico d’arte e scrittore Gianfranco Labrosciano.

Poiché come si dice, da cosa nasce cosa, la ricerca fu ampliata e quando Segreti cominciò ad appassionarsi sempre più alla questione, scoprì che alcune poesie d’amore di Michelangelo per la poetessa Vittoria Colonna facevano il paio per la stessa poetessa con quelle scritte da Galeazzo di Tarsia, barone belmontese del Regno di Napoli. A quel punto la ricerca prese la direzione di qualcosa che avesse un maggiore respiro e una più vasta prospettiva di ricerca e di indagine.

Ecco, il libro è tutto qui, con due sezioni: la prima contenente la storia della personalità, dell’arte e della poesia di Michelangelo nel contesto del Rinascimento italiano, la seconda quella del belmontese nel contesto della Calabria del cinquecento.

I due personaggi sono analizzati fin nelle loro più intime fibre; dalle loro opere di pittore, scultore ma soprattutto di poeta, per Michelangelo, di poeta per il di Tarsia, prorompe una realtà umana di grande forza. Non per stabilire un facile schematismo ma, giusto per fissare due destini, ci troviamo di fronte come ad un diorama che li abbraccia in un unico sguardo: da una parte l’umore mercuriale dell’uomo, per dirla con un noto critico letterario, e la poesia intesa come via verso una salvezza ultraterrena del toscano, dall’altra il “furor eroticus” del calabrese, con la sua doppia personalità di delicato poeta d’amore, ma feudatario tirannico e banditesco.

Si tratta di un lavoro di grande impegno critico-filologico, fitto di note e di acute notazioni critiche che spaziano anche nel campo della storia dell’arte e della filosofia, sorretto poi da una scrittura di linearità e scorrevolezza, oserei dire, classiche. Anche un apparato iconografico che inframmezza il testo, risulta puntuale e attentamente adeguato.

Questo libro, che si colloca nella ricca bibliografia dell’autore, tra i più penetranti per correttezza formale ed esegesi critica per quanto riguarda opere di poesia come quelle prese in esame, giunge buon ultimo ad arricchire una già folta messe di studi su autori che, solitamente vengono trascurati, cioè poco studiati, specie nei programmi scolastici dei licei e fors’anche delle università.

Gennaio 2014 Roberto Musì

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