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croce“ Stabat Mater doloròsa

iuxta crucem lacrimòsa,

dum pendèbat Fìlius... ”

 Quali, se pur grevi parole, possono esprimere e rappresentare,

il dolore di una Madre che vede il figlio innocentemente morire crocefisso!

Quella croce che regge il Cristo senza piegarsi, nemmeno sotto il peso dei peccati del mondo!

Tutti lì... su quella Croce... tutti in quel Mistero Divino ch'è Cristo!!!

Lascia senza fiato... e senza parole,

la disposizione delle “Varette” per questo Venerdì Santo inconsueto,

ai piedi dell'Altare “da Gghjisia Matra” .

Il dolore della  Mesta Circostanza, si mescola al dolore del momento...

e la scena diventa tragicamente e dolorosamente attuale!

Nel Rumoroso Silenzio della folla Invisibile...

La morte!!! La tocchi... La vedi... La senti...!

Come la vedi e la senti... e la tocchi... nelle corsie degli Ospedali...

Nelle case senza tetti... Nelle impietose solitudini tra le genti...

Nello sconforto e nell'impotenza tra il sapere...

Nelle famiglie smembrate senza remissione di peccati!!

Si palesa l'orrore che striscia tra corpi inermi, come sul Corpo del Cristo!!

Quel Cristo che si immolava per tutti... che moriva crocefisso senza peccato...

senza meritare torture... né dolore!!

Preghiamo in questo Venerdì Santo... ancor più che negli altri giorni...

Piangiamo in questo Venerdì Santo... ancor più che nei mesi scorsi...

Ma più di tutto Speriamo!!!

E come ci ha insegnato Maria Addolorata, sopportiamo e affrontiamo il dolore con la preghiera,

sicuri che una Pasqua di Resurrezione, in Dio Padre,  ci sarà per tutti!  

E come è iniziata questa mia riflessione così la concludo, intingendo dallo struggente

” Stabat Mater ”

  ...“ Giunto, o Cristo,al mio partiremadonna

Per Tua Madre, deh venire

  Fammi alla vittoria.

Quando il corpo morto fia,

fa che all'alma data sia

la celeste gloria!

Amen. ”

processione 20La notizia circola già da diversi giorni, si aspetta la conferma della curia vescovile, la processione del Venerdì Santo, il venerdì di passione, la nostra processione delle varette, è fortemente a rischio di annullamento.

Come una catena che anella tutti suoi passanti, la inevitabile conseguenza della trasmissione incontrollata del virus COVID -19 si ripercuote sulla nostra quotidianità.

Quest'anno pare che Amantea non avrà la "sua" processione, che ha da sempre, come massima funzione, raggiunto le anime del territorio, al fine di sacralizzarle e proteggerle contro gli eventi negativi, come ed al pari della morte.

Questa notizia sconvolge tutta la popolazione, perché impaurisce, ancora di più le coscienze addormentate della gente comune, sul possibile contagio, e come e quando il coronavirus possa arrivare anche nella nostra città.

processione 2020

Già! Un vero e proprio peccato!

Sarebbe stata una occasione unica per migliorare lo stato delle carreggiate della nostra città

E credetemi anche per chi gira con l’auto i problemi si vedono, anzi si sentono.

 

Li sentono gli ammortizzatori e tante altre parti delle nostre macchine, specialmente se vecchie

Aggiungeteci poi le bande di rallentamento e avrete il quadro del luogo disperato che è la nostra città.

E soprattutto chi va in bicicletta ha sotto gli occhi la condizione vergognosa delle nostre strade delle quali nessuno si preoccupa , ancor meno il commissario prefettizio che non trova soldi anche gli in cassi delle contravvenzioni ben potrebbero e dovrebbero servire a tanto.

Prima o dopo vedrete che qualche ciclista ci lascerà le penne.

Perché delle due l’una.

Che sterzi improvvisamente per non cadere nelle buche o per evitarle prima o dopo uno dei ciclisti finirà sotto un’auto.

E questo senza considerare che ad Amantea c’è il vezzo (o la necessità) di andare contro senso.

Qualche mini intervento ( nella foto) è stato fatto nei giorni scorsi nei luoghi dove si terrà la processione del venerdì santo

Poca cosa, ma almeno

Purtroppo la processione segue le strade migliori ( chissà se è un caso?) quali via regina Margherita e Via Vittorio Emanuele e non si azzarda a seguire via Baldacchini o via Bologna, se no!

Pubblicato in Cronaca

VenerdìSanto2016AmanteaStrano paese è l’Italia. Carissimi amici lettori di Tirreno News, se oggi il Commissario Prefettizio di Amantea emanasse una circolare e inviasse un fax ai parroci delle varie parrocchie comunicando loro che per la Processione del Venerdì Santo che si svolge lungo le vie principali di Amantea dovranno pagare una tassa per occupazione di suolo pubblico come reagirebbero i parroci, i fedeli, i cittadini e i turisti che per l’occasione vengono numerosi ad assistere alla processione delle Varette, del Cristo morto, del Cristo in Croce e della Madonna? Scoppierebbe certamente una rivoluzione e il Commissario sarebbe costretto a lasciare il Municipio in fretta altrimenti sarebbe linciato. Mio padre, originario di Cannavina, emigrato in America all’età di 15 anni, due cose ricordava della sua terra natia: il mercato ortofrutticolo che si svolgeva alla “Chiazza” e la processione del Venerdì Santo. Nel suo portafoglio conservava con cura l’immagine dell’Addolorata. Questo che sto per raccontarvi è successo davvero a Roma, non è uno scherzo o una notizia inventata o come la chiamano oggi “una fake news”. E’ un caso eclatante che farà molto discutere, a Roma e nelle altre città italiane, dove in occasione del Venerdì Santo si svolgono le manifestazioni religiose. Il fatto curioso e strano è accaduto proprio a Roma dove risiede il Santo Padre e precisamente nel IV Municipio, zona Pietralata. Ancora Roma è salita agli onori della cronaca per il putiferio scatenato dalla incredibile e sconcertante notizia. All’improvviso spunta una tassa per le processioni religiose. Fatto senza precedenti violando perfino alcuni articoli della nostra Costituzione e il Concordato tra Stato e Chiesa. Il Comune di Roma chiede per i riti della Via Crucis una tassa di 86 euro più il canone di occupazione. Avete letto bene, amici lettori, la processione del Venerdì Santo che si svolge lungo le vie del quartiere sarebbe una occupazione di suolo pubblico equiparata ai gazebo dei bar.

Don Fabrizio Biffi, parroco di San Fedele da Signoringa a via Masula, con ironia ha risposto al fax arrivato in parrocchia, ma senza rinunciare ad alcune efficaci stoccate:- Non temete e non vi preoccupate perché la nostra parrocchia non farà richiesta per la processione. Ci disturba un po’ relegare una processione del Venerdì Santo ad attività commerciale, con occupazione di suolo pubblico. Anzi vi promettiamo che saremo attenti a non consumare ulteriormente le strade. Dopo le nostre processioni con tutti i danni che fanno le scarpe con il loro attrito,e con le preghiere che pesano sull’asfalto, come potremmo dormire sonni tranquilli? Complimenti, siete riusciti a eliminare il problema. Non facendo processioni, certamente ci saranno meno buche e voi avrete meno spese -. Come risponderebbe Padre Francesco ad una simile provocazione? Rinuncerebbe per quest’anno alla processione del Venerdì Santo per le vie principali di Amantea come sempre si è fatto sin dalla notte dei tempi? Non rinuncerebbe mai. Risponderebbe al Commissario con ironia facendogli notare che la processione religiosa non é assolutamente configurabile come occupazione di spazio pubblico, dato che i fedeli si limitano a percorrere una strada in un dato tempo. E come per tutte le manifestazioni si limiterebbe a darne comunicazione agli organi competenti e che hanno nella Costituzione Italiana una analoga garanzia. Nelle feste parrocchiali che prevedono l’uso di palchi sui sagrati delle chiese o sulle piazze, in questi casi si paga l’occupazione del suolo. Perciò cara Sindachessa e caro Presidente del IV Municipio, mettevi il cuore in pace, perché la Via Crucis si svolgerà regolarmente come previsto e non verrà pagata nessuna tassa per l’occupazione di suolo pubblico.

Pubblicato in Italia

Difficile non inna morarsi della processione del Venerdì Santo, forse impossibile.

 

Difficile che il cuore non si apra di fronte alla corale umanità che traspare da ogni momento della “nostra” processione, quella che nessuno potrà e dovrà mai negare ad Amantea ed agli Amanteani.

 

Lungo il camino le orecchie, come mai, sono tese ad ascoltare le musiche della banda Mario Aloe , ed in particolare le aree funebri scritte da Mario Aloe e Domenico Fiorillo, la voce spiegata ai canti sofferti ma amorevoli dedicati alla Madonna, al Cristo in Croce ed alle altre varette, canti che appartengono tanto a chi li offre quanto a chi li ascolta.

 

Come la musica, che i giovani e meno giovani musicanti della banda Mario Aloe, da secoli offrono al Cristo, alla Madonna, alla processione ed al popolo dei fedeli.

Si, tutto unisce in questa processione, la fede, la speranza della resurrezione, il camminare insieme, alternato a momenti di pausa, che, nell’attesa, inducono l’uomo alla riflessione , sorretta e spinta dalle occhiate serene alla propria statua, alla folla che fa ala, a quella che si avverte, senza nemmeno vederla, indietro od avanti ad ognuno di noi.

 

Una umanità che non è necessario conoscere perché si percepisce come sia capace di permettere, momento per momento, il realizzarsi del totale e corale senso comunitario della nostra condivisa esistenza.

E, per un mistero antico e sempre conservato, sparisce la nostra individualità e tutti insieme acquistiamo quella di popolo, distinto e fragile , ma nel contempo forte e coraggioso.

 

E stando gomito a gomito con l’altra umanità che si avverte quanto la processione sia una cosa seria per la città e per la gente , e quanto è necessario difenderla anche da noi stessi , laddove necessario.

Difenderla da chi non capisce quanto sia rara, anzi unica, questa armonia di popolo, ognuno nella posizione partecipativa liberamente scelta, forse ripetitiva ma mai stancante.

Difenderla da chi pensa di essere la processione, dimenticando che la processione è un idea, una speranza, un sogno; che la processione è il mistero dell’incontro nella sofferenza, della Madonna e del popolo, e nella Resurrezione di Cristo e dalla morte civile, nella speranza di una “luce” invocata, nuova od antica che sia.

 

Difenderla da chi non comprende che ogni anno la processione del Venerdì Santo indica la strada che permette di trovare una felicità che dura un altro anno.

E come non capire la forza educativa del rispetto, dell’aiuto reciproco, dell’attenzione verso l’altro, che si avverte tra i portatori delle varette ed in particolare del pesante Cristo in Croce, che impone una sofferenza fisica che avvicina gli uomini tra loro e gli uomini al Cristo?

O come non percepire quanto la processione induca nella gente una straordinaria capacità di ascolto, la rinuncia alla propria visibilità, se serve alla riuscita comune, la professione di gesti di solidarietà concreta e quanto questo sia uno dei miracoli veri della processione dei Misteri, anzi essi stessi un mistero?

Come non capire , infine, quanto questo fare un cammino insieme, questo essere unità, riesce a creare gioia, eguaglianza e fraternità?

Ed è per questo che, gli occhi al cielo, dimentichi dei nostri affanni quotidiani, devotamente, ci segniamo quando Cristo e la Madonna si girano verso di noi in quello che potrà essere un arrivederci od un addio, ma comunque un segno del loro amore.

Uno sguardo, il loro, che ci restituisce la dignità di figli fedeli e ci dice: “Sii in pace! Alzati, vai avanti!”.

Ed è con questa nuova forza che i fedeli voltano le spalle alla chiesa matrice ma portandosela nel cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato in Cronaca

Un elemento della antropologia religiosa e sociale di Amantea sono certa mente le Confraternite risalenti a centinaia di anni addietro e da allora parte integrante delle manifestazioni religiose amanteane.

 

Di esse la parte più conservata sono sicuramente le vesti che i fratelli indossano in ogni occasione pubblica .

 

Le confraternite amanteane sono:

-la Confraternita del Santissimo Rosario, i cui uomini vestono un saio bianco, con cappuccio, mantellina nera (“‘a muzzetta”) sulle spalle e corona di spine in testa;

 

-la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù i cui uomini vestono un saio bianco, con cappuccio mantellina rossa e corona di spine sul capo;

 

-la Confraternita dell’Addolorata i cui uomini vestono un saio bianco, con cappuccio, mantellina nera e corona di spine sul capo, (si vestono in pratica uguali ai Confratelli del Rosario ma hanno uno stemma diverso sul petto);

 

-l’Arciconfraternita dell’Immacolata Nostra Signora i cui uomini vestono un camice bianco, con cappuccio, una mantellina di seta celeste, e corona di spine.

 

Per moltissimi anni il Venerdì Santo è stato prerogativa della Confraternita del Santissimo Rosario che però dal 2009 lo ha “aperto” alla partecipazione delle altre 3 confraternite che oggi sono tutte parte integrante della processione.

Inizio Processione

 

Foto di gruppo

 

La Croce che apre la processione

 

Il Ritorno

Pubblicato in Primo Piano

Ancora un altro miracolo quello che, oggi, Venerdì Santo 2016, si è svolto in Amantea in occasione della rappresentazione della morte di Gesu'.

 

Ancora una volta, come sempre in passato, la rappresentazione della passione di Cristo unisce tutta la popolazione senza distinzione di ceto o di appartenenza, anche territoriale.

Il mistero, che coinvolge tutti i presenti e che li rende anche inconsapevolmente partecipi attivi dell’evento, è sempre nel miracolo della resurrezione di Cristo e nella vittoria contro la morte , contro il dolore, suo e della madre.

Un miracolo che si tende a ripetere ed avente come indispensabile corollario la morte di Gesù e la sua passione.

Un miracolo che umanizza , che rende vicini, che permette di superare ogni distanza, che avvicina, che rende eguali.

Anche se oggi si ripete il percorso tradizionale non bisogna dimenticare che questo percorso era quello che “costituiva” la Amantea di un tempo, e soprattutto la Amantea del Centro Storico e la Amantea della piana , che ne era, come ne è, il futuro, e dove insisteva l’agricoltura e la portualità.

 

La processione in sostanza raggiungeva quanto possibile del territorio al fine di sacralizzarlo per proteggerlo contro gli eventi negativi, come ed al pari della morte.

La morte, e in genere tutte le credenze sul Male, dovevano essere ricacciate fuori dal perimetro. Anche oggi questo perimetro deve essere inteso come virtualmente rappresentativo , della intera città.

Oggi sembra che questa concezione , questa rappresentazione, vadano oltre la sacralità del suolo fisicamente calpestato dalla processione per estendersi a tutto quello che partecipa , affidato come è al popolo dei fedeli che giunge da ogni parte e ritorna in ogni parte.

 

Forse è per questo che i due momenti più sacrali dell’intero evento sono la partenza e l’’arrivo.

Le varette, dormienti per un intero anno, sembrano svegliarsi dal loro letargo ed offrirsi, tramite la Confraternita Santissimo Rosario, al popolo dei fedeli che se ne impossessa manualmente e le strasporta lungo le strade cittadine per poi ritornare nella loro tomba fisica da dove ogni anno risorgono.

Anche in questa azione il miracolo della resurrezione; la resurrezione della fede degli amanteani e del loro amore per Gesù e per la madre.

 

Poi ogni anno la ripetizione del medesimo rituale. Le varette scendono la difficile gradinata e si snodano lungo via indipendenza in uno stretto, rigido e storicamente ripetitivo ordine:

-Gesù nel podere del Getsemani, affiancato da un angelo;

-Gesù flagellato da un uomo del governatore della Giudea,   Ponzio Pilato, sotto gli occhi di un soldato romano;

- l’“Ecce Homo”; Cristo è stato percosso ferocemente, vestito poi di un manto color porpora, mani legate e corona di   spine in testa, così che Pilato potesse esporlo alla folla   («Ecco l’uomo!») per dimostrare al popolo di aver esaudito   la richiesta di punizione;

-Gesù sostiene a fatica la croce, Simone il Cireneo viene costretto ad aiutarlo;

- la Veronica, figura leggendaria, asciuga il volto sanguinante di Gesù;

-San Giovanni l’Evangelista, da solo;

- Gesù Cristo in croce;

- Cristo morto (disteso in orizzontale);

- l’Addolorata, Maria madre di Gesù, vestita a lutto.

 

Una madre che va oltre la Madonna e diventa la madre di ognuno di noi, quella che soffre se noi soffriamo, quella che ci soccorre, che ci è vicina in ogni momento, anche doloroso, della nostra vita.

Anche per questo, penso, che si tratti della processione più sentita tra tutte quelle che ancora sopravvivono nella comunità cattolica amanteana e non.

Una rappresentazione che durerà fino a quando durerà l’amore di una madre per i propri figli. Infinitamente.

Senza dimenticare che Cristo per tutti i fedeli che partecipano alla processione, ed in particolare che ne fanno parte, rappresenta l’uomo.

L’uomo, con i suoi valori, con il suo porsi agli altri, con la vita comune, con i momenti di gioia e di sofferenza, con la sua temporaneità, la sua paura della morte, il suo amore.

Ed infatti il popolo della processione è fatto di uomini e donne, di oggi e di domani, in quello straordinario ripetersi del passato che si trasfonde, ne futuro, nella ripetizione della partecipazione dove i padri e le madri accompagnano i figli , ognuno dei quali sceglie liberamente o meno la sua varetta ed impara il relativo canto.

Difficile però omettere di percepire e di ricordare che oggi, nel tempo del cinema e della televisione , ben diversa è la posizione del popolo dei fedeli che nelle loro diverse e distinte posizioni sociali si sottopongono al rituale della partecipazione, atto di omaggio alla fede ed alla tradizione, rispetto ala posizione del popolo degli astanti, pur aficionados, ma comunque uditori , che si fanno trovare lungo le strade in attesa delle statue, ma non per partecipare, ed il cui ruolo è quello, al più, di alzare gli occhi verso il Cristo in Croce o la Madonna in lacrime, non si sa bene se in una vera o finta commozione, e di segnarsi, magari soltanto apotropaicamente.

 

Amantea , gran parte di Amantea, si ferma, per partecipare alla processione e quelli che restano alla loro attività, hanno l’orecchio attento ai canti od alla musica.

Tra i canti, il Miserere (riportato in fondo) e lo Stabat mater (Jacopo De Benedictis detto Jacopone da Todi- riportato in fondo), O popolo mmi deu , Gesù mio, con dure funi, A Gesù  Appassionato, O discepolo più caro, Oj’è llu Vennaru Santu; Visitamu la   ‘Ndulerata; Jesu, Madonna chi cori facisti; Quannu Cristu fu misu ‘n crùcia; ‘A Madonna ppe’ mari jive; E considera a lla rivoglia; Gesù Cristu ca si’ alla cruci; ‘U rilogio.

Una forte preoccupazione si fa strada nella città ed è quella che la processione possa man mano spegnersi

Anche per questo dal 2009 la confraternita del santissimo Rosario ha democraticamente “aperto” alla partecipazione delle altre 3 confraternite che oggi sono tutte parte integrante della processione.

Le confraternite amanteane sono: la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù (saio bianco, con cappuccio mantellina rossa e corona di spine sul capo); Confraternita dell’Addolorata (saio bianco, con cappuccio, mantellina nera e corona di spine, si vestono in pratica uguali ai Confratelli del Rosario ma hanno uno stemma diverso sul petto); l’Arciconfraternita dell’Immacolata Nostra Signora (che nel passato ebbe come affiliati solo i nobili di sesso maschile, e che indossa camice bianco, con cappuccio, una mantellina di seta celeste, ma non porta la corona di spine).

Una novità che via, via sta per essere metabolizzata.

Ma altri cambiamenti sono dietro la porta.

 

La processione arriva alla Chiesa matrice da dove è partita. Ed è qui che Cristo e la Madonna salutano il popolo dei fedeli e la città.

Ognuna delle varette in cima alla scala si volta verso la città in quello che è un gesto di saluto, un arrivederci al prossimo anno. Lo fa anche la Madonna , lo fa anche Cristo , ma “lui” si sposta verso la balconata e traguarda la città verso Coreca ed il mare; i marinai è a “lui” che si rivolgevano durante le mareggiate improvvise.

E sotto il popolo alza gli occhi ed il volto.

Già quello che importa è il volto del popolo fedele nel quale sembrano imprigionarsi il dolore e la sofferenza quali espressione della partecipazione al dolore ed alla sofferenza del Cristo e della Madonna.

 

Finchè più delle musiche struggenti tra cui quelle scritte da Mario Aloe e Domenico Fiorillo, più dei canti dolenti, più dolente partecipazione, ad essere presente sarà il volto dolente e triste dei partecipanti la processione sarà viva e vitale e sopravviverà ad ognuno di noi.

 

 

Le varette

Le confraternite

Il popolo

Miserere mei, Deus: secundum magnam misericordiam tuam.

Et secundum multitudinem miserationum tuarum, dele iniquitatem meam.
Amplius lava me ab iniquitate mea: et a peccato meo munda me.
Quoniam iniquitatem meam ego cognosco: et peccatum meum contra me est semper.
Tibi soli peccavi, et malum coram te feci: ut iustificeris in sermonibus tuis, et vincas cum iudicaris.
Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum: et in peccatis concepit me mater mea.
Ecce enim veritatem dilexisti: incerta et occulta sapientiae tuae manifestasti mihi.
Asperges me, hyssopo, et mundabor: lavabis me, et super nivem dealbabor.
Auditui meo dabis gaudium et laetitiam: et exsultabunt ossa humiliata.
Averte faciem tuam a peccatis meis: et omnes iniquitates meas dele.
Cor mundum crea in me, Deus: et spiritum rectum innova in visceribus meis.
Ne proiicias me a facie tua: et spiritum sanctum tuum ne auferas a me.
Redde mihi laetitiam salutaris tui: et spiritu principali confirma me.
Docebo iniquos vias tuas: et impii ad te convertentur.
Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meae: et exsultabit lingua mea iustitiam tuam.
Domine, labia mea aperies: et os meum annuntiabit laudem tuam.
Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique: holocaustis non delectaberis.
Sacrificium Deo spiritus contribulatus: cor contritum, et humiliatum, Deus, non despicies.
Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion: ut aedificentur muri Ierusalem.
Tunc acceptabis sacrificium iustitiae, oblationes, et holocausta: tunc imponent super altare tuum vitulos. »

Stabat Mater

Stabat Mater dolorósa

iuxta crucem lacrimósa,

dum pendébat Fílius.

Cuius ánimam geméntem,

contristátam et doléntem

pertransívit gládius.

O quam tristis et afflícta

fuit illa benedícta

Mater Unigéniti!

Quae moerébat et dolébat,

Pia Mater dum videbat

nati poenas ínclyti.

Quis est homo, qui non fleret,

Matrem Christi si vidéret

in tanto supplício?

Quis non posset contristári,

Christi Matrem contemplári

doléntem cum Filio?

Pro peccátis suae gentis

vidit Jesum in torméntis

et flagéllis subditum.

Vidit suum dulcem natum

moriéndum desolátum,

dum emísit spíritum.

Eia, mater, fons amóris,

me sentíre vim dolóris

fac, ut tecum lúgeam.

Fac, ut árdeat cor meum

in amándo Christum Deum,

ut sibi compláceam.

Sancta Mater, istud agas,

crucifíxi fige plagas

cordi meo válide.

Tui Nati vulneráti,

tam dignáti pro me pati,

poenas mecum dívide.

Fac me tecum pie flere,

Crucifíxo condolére

donec ego víxero.

Iuxta crucem tecum stare,

et me tibi sociáre

in planctu desídero.

Virgo vírginum praeclára,

mihi iam non sis amára,

fac me tecum plángere.

Fac, ut portem Christi mortem,

passiónis fac me sortem

et plagas recólere.

Fac me plagis vulnerári,

cruce hac inebriári

et cruóre Fílii.

Flammis urar ne succénsus,

per te, Virgo, sim defénsus

in die iudícii.

Fac me cruce custodíri

morte Christi praemuníri,

confovéri grátia.

Quando corpus moriétur,

fac, ut ánimae donétur

paradísi glória.

Amen.

La processione del venerdì Santo è certamente la Processione più importante di Amantea.

 

Una processione storica che racconta, forse, non solo la storia di Cristo, ma anche la storia di Amantea e della sua religiosità.

La processione dei Varetti o delle Varette(1). Si chiamano così in altre parti della Calabria ( Guardavalle) e d’Italia, e , soprattutto, in Sicilia.

 

Le statue che rappresentano Gesù nel podere del Getsemani, affiancato da un angelo; Gesù flagellato da un uomo   del governatore della Giudea,   Ponzio Pilato, sotto gli occhi di un soldato romano; l’ “Ecce Homo”; Cristo è stato percosso ferocemente, vestito poi di un manto color porpora, mani legate e corona di spine in testa, così che Pilato potesse esporlo alla folla   («Ecco l’uomo!») per dimostrare al popolo di aver esaudito   la richiesta di punizione; Gesù sostiene a fatica la croce, Simone il Cireneo viene costretto ad aiutarlo; la Veronica, figura leggendaria, asciuga il volto sanguinante di Gesù; San Giovanni l’Evangelista, da solo; Gesù Cristo in croce; Cristo morto (disteso in orizzontale); l’Addolorata, Maria madre di Gesù, vestita a lutto.

 

Ed intorno il popolo dei fedeli ( politici compresi) , la musica ed i canti dei fedeli, e la coreagrafia delle Confraternite.

Nei giorni precedenti Amantea si fa bella. Viene tagliata l’erba e vengono rappezzate alla bell’e meglio le buche sulle strade.

(1)Varette nel vocabolario del dialetto calabrese compilato da L. Accattatis, Cosenza 1895, vol. 1 p. 801, significa “barella, piedistallo su cui poggiano le statue dei santi esposte o in processione”.

 

C’è un miracolo che ogni anno si ripete ad Amantea ed è la Processione dei misteri.

Un miracolo che mostra tutta intera la città, la sua storia, la sua cultura, la sua religiosità ed il suo contrario, la sua vitalità ed il suo opposto.

Un miracolo che è atteso e che ogni anno contribuiamo in tanti a far ripetere.

Magari con le parole di Gigi che “illuminato sulla via di Damasco” ( fortunato lui!) o semplicemente perché più sensibile o più innamorato di altri della nostra città (ri)scopre l’immenso, indescrivibile, inenarrabile dolore della “madre di gesù” , quella che una volta all’anno diventa la “madre di tutti i dolenti”, in qualche modo riscoperta da tanti di noi anche senza parole ma semplicemente con uno sguardo d’amore al suo lacrimevole volto.

Magari con le lacrime sincere ed irreversibili di una cara amica che, seduta su una delle panche della bellissima chiesa matrice ( che in questa occasione (ri)scopriamo essere un scrigno della nostra religiosità cittadina) prega con una rarissima intensità per se stessa e per la sua famiglia, ed i cui occhi si bagnano di lacrime al pensiero dei suoi cari che non ci sono più e che ancora più oggi scopre essere state la colonna della sua esistenza e di quelli che “ancora” ci sono e che soffrono e fanno soffrire.

Magari semplicemente rivedendo un conoscente che non vedevi da tempo, e che scopri esserci ancora seppur ammalato o sofferente.

O ritrovando gli amici cantori con i quali spiegare ancora una volta al ” mondo” la tua voce in un inno che è tradizione ma anche memoria futura, mentre le tue orecchie si “aprono” al calpestio dei piedi sugli strani selciati cittadini, in qualche modo “rammendati” dal personale delle cooperative( ormai i dipendenti sono pochissimi), tra un canto e l’altro, qualcuno gridato a squarciagola, qualcuno appena avvertito, quasi cantato a se stessi, qualcun altro dolente ed intenso, tra un pezzo e l’altro della banda cittadina che sembra unire e sovrastare il tutto.

Un intero popolo , coreografico quanto si vuole, con le vesti parasacerdotali delle sue Congreghe, simbolo di una unione parziale, esposta alla comunità nella sua conservata e confermata storia, quasi che la processione del venerdì Santo sia un banco di prova annuale della nostra storia, della nostra tradizione di certamente le congreghe sono elemento sostanziale e vitale destinato a conservarsi visto che anche i bambini vestono gli abitini delle loro congreghe e si mostrano con le loro famiglie.

E poi i portatori del pesante Cristo che sembrano soccombere come lui sotto il peso dei peccati del mondo percorrendo strade impossibili , una prova per la quale non basta la forza fisica e l’equilibrio se manca la fede.

E poi il solito percorso lungo il quale trovi i simboli della tua vecchiaia e di quella della vecchiaia della città anche se le case sono sempre più “sciullate” e da quest’anno pure sbagliate, anche se qualcuna manca ( come a catocastro) , qualcuna e sempre più disperatamente malmessa, qualcuna si è rifatta il look, un percorso fatto di memorie e di immagini antiche e dove ti aspetti di trovare le persone di un tempo, anche a te appartenenti, nei soliti posti ed atteggiamenti che hai imprigionato nella memoria

Un percorso fatto di due fasi, una prima che chiude in via Vittorio Emanuele dove per una unica volta la Madonna vede il suo figliolo.

È li che si realizza( almeno a me sembra ) il momento più intenso e magico di questo miracolo annuale che è quello in cui Cristo fronteggia il corso in attesa della fiumana dolente di amanteani ed ospiti della città che seguono la bellissima e dolente madre.

E quest’anno la città ha avuto un grave oltraggio, quello di un ambulante ( lo stesso che venne a carnevale come se le due manifestazioni fossero eguali) che chiudeva la processione con i suoi palloni colorati senza che alcuno lo allontanasse, confermando così quella Amantea coreografica dove ad ognuno è possibile tutto senza che alcuni intervenga.

E chissà che l’anno prossimo non ci sia il miracolo di un pallonaro a fare coreografia per ognuna delle bare….e visto che ci siamo magari qualche bancarella di pinozze e panini. Tanto……..sotto Pasqua si è tutti più buoni.

 

 

Pubblicato in Primo Piano

Esiste una Amantea che sembra eterna, straordinariamente viva, quasi immortale.

E’ la Amantea della tradizione, dei riti pasquale ( anche quelli di Natale ne sono una pacifica affermazione dello stesso fenomeno sociale oltre che culturale). La Amantea della processione dei Misteri . Una processione che scende indietro nel tempo per secoli e secoli

Una tradizione che si ripete nel tempo senza deflettere da quel cammino di rappresentatività di una storia millenaria che si appartiene egualmente a tutti, senza distinzione di sesso, di età, di fede, anche se qualcuno vi assiste dal balcone e qualcuno ne è ancora più lontano.

E’ la Amantea della gente perbene, che è felice di incontrarsi anno dopo anno in quello che è il momento più intenso della espressività cittadina.

E’ la processione del venerdì santo, la processione delle Varette( le piccole bare), quella alla quale partecipano in tanti e qualcuno ritorna da lontano, anche da molto lontano per poterla vivere intensamente .

Insieme ai canti delle singole statue, alcuni bellissimi ed antichissimi come lo Stabat Mater ed il Miserere , le diverse divise delle varie confraternite, i più antichi momenti di solidarietà nella città.

Vi presentiamo alcuni momenti della processione con particolare attenzione ai fratelli delle varie confraternite.

Tra le tante anche il fratello più piccolo di tutta la processione.

Ed un’altra lo mostra insieme al padre ed al nonno; tre generazioni di “fratelli” di fede.

Qualcuno come Gaetano viene da Milano

Qualcuno come Franco è un Italo americano che da quando è in pensione non riesce a fare a meno della processione dei Misteri .

Pubblicato in Primo Piano
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