BANNER-ALTO2
A+ A A-

giocoC’è chi lo vive come un semplice svago, chi lavora nel settore e chi ha riscontrato come sia un settore dell’economia nostrana in ottima salute, fonte di numerosi introiti per l’erario. È il mondo del gioco d’azzardo, un universo non privo di criticità, prima tra tutte quella relativa al rischio di sviluppare una dipendenza. Ultimamente è stato al centro del dibattito pubblico e politico: da un lato c’è chi vorrebbe estendere i limiti già piuttosto severi introdotti dal Decreto Dignità, dall’altro ci sono i gestori, gli impiegati del settore e le società sportive.

Gli appassionati del gioco in Italia

Per capire meglio questo fenomeno, occorre avere una visione più approfondita della questione. Ad aiutare in tal senso ci pensa il report estremamente dettagliato diffuso a maggio dal Cnr. Questo studio, compilato dall’Istituto di fisiologia clinica della città di Pisa sulla base delle informazioni raccolte da IPSAD ed ESPAD, evidenziava come nel corso del 2017 il 42,8% della popolazione avesse tentato almeno una volta la sorte puntando, scommettendo o partecipando a un gioco a premi.

L’aumento dei giocatori è un fatto ben testimoniato dai dati: nel 2014 a giocare almeno una volta in 12 mesi erano stati 14 milioni di persone contro i 17 del 2017, di cui occorre specificare che 1,4 milioni ha utilizzato piattaforme online.

Tra il 2010 e il 2017, i volumi delle scommesse nel mondo dello sport sono aumentate di 10 punti percentuali, tenendosi comunque a debita distanza dai giochi che dominano il settore: l’inscalfibile Gratta&Vinci, preferito da ben il 74% degli amanti del gioco, e il Lotto e Superenalotto che, sebbene in calo, vengono apprezzati da più della metà degli appassionati.

Si evidenzia invece un complessivo calo d’interesse da parte delle generazioni più giovane: nel 2017 ha giocato almeno una volta nel corso di 12 mesi 1 milione di studenti rispetto agli 1,4 milioni del 2010.

I rischi connessi alle scommesse e la loro percezione da parte dei giocatori

È ambigua la percezione del gioco da parte di una fetta consistente degli appassionati. Il 39,1% sostiene che sia possibile arricchirsi giocando, mentre tra i ragazzi della fascia d’età che va dai 15 ai 19 anni (16,7%), trovano terreno fertile idee avulse dalla realtà, come quella secondo cui l’esito dei giochi aleatori come il bingo dipenda dalle capacità della persona e non dal caso.

Le iniziative promosse dai gestori in possesso della concessione AAMS volte a promuovere e a far conoscere un tipo di gioco responsabile, hanno contribuito al diffondersi di numerose informazioni utili e corrette, tanto che solamente 1 studente su 10 è all’oscuro del divieto al gioco che vige per i minorenni. Del resto, l’accesso al gioco online è impedito dai gestori: per aprire un conto gioco virtuale è indispensabile inviare un documento di identità che attesti il compimento del diciottesimo anno di età. Di contro, solamente uno studente su quattro ha riscontrato delle difficoltà nelle tabaccherie o negli altri esercizi pubblici; un segno, questo, che testimonia la scarsa e blanda attività di monitoraggio messa a punto nelle ricevitorie e simili.

La dipendenza dal gioco vista da vicino: tutti i numeri

E coloro che sono affetti dalla dipendenza dal gioco? Parallelamente all’incremento e al notevole successo delle scommesse e dei giochi basati sulla fortuna, si riscontra un aumento del fenomeno della ludopatia. Se nel 2010 ad esserne affetti erano 100mila individui, nel 2014 c’è stato un incremento pari al 2,4% che ha portato la somma a sfiorare le 400mila persone.

Ma quanto spende un giocatore? Nel corso di un mese, la cifra investita da una persona con un approccio sano al gioco non oltrepassa i 10 euro mensili. Coloro che manifestano un principio di disturbo toccano le 50 euro mensili in un caso su due, ma ben il 14,9% della popolazione arriva a spendere nel vizio del gioco anche più di 200 euro al mese.

Il diffondersi della ludopatia è un problema rilevante nella popolazione adulta, ma fortunatamente risulta in calo tra le giovani generazioni: qui si riscontra un calo soprattutto per quanto riguarda le regioni centrosettentrionali.

Prevenire i disturbi legati al gioco: tutti gli strumenti

Sin dal loro esordio nel mercato dell’Italia, i giochi di fortuna e le scommesse online sono stati sottoposti a numerosi controlli e verifiche da parte dell’ex AAMS, volti a impedire l’accesso al gioco da parte dei minorenni e a favorire e diffondere la cultura del gioco responsabile e legale tramite una serie di strumenti di autoregolazione, tra cui:

• Durante l’iscrizione, i portali di gambling e betting online attivi sul territorio italiano richiedono a ogni nuovo utente di impostare un limite di versamento settimanale massimo.

• Il giocatore ha la possibilità di indicare un tetto di spesa quotidiana e relativo alla singola puntata.

• È possibile escludersi dal gioco in via temporanea o definitiva. Tale misura blocca in automatico la possibilità di creare ulteriori conti gioco e inibisce l’utilizzo anche di quelli registrati presso eventuali altri gestori.

•Ogni portale certificato AAMS indica a chiare lettere come occorre approcciarsi al gioco e suggerisce all’utente di non spendere più di quanto possiede, ricorda che giocare equivale a spendere, rammenta che non bisogna scommettere o puntare per rifarsi delle perdite e ammonisce dal trascurare la vita professionale e affettiva a favore del gioco.

Queste indicate sono solamente alcune delle raccomandazioni su cui insistono i concessionari.

Prevenire la ludopatia: le misure del Decreto Dignità

Come abbiamo visto, il gioco virtuale ha sviluppato numerosi accorgimenti e suggerimenti per tutelare al meglio i suoi utenti, a differenza del circuito tradizionale, che continua a presentare numerose criticità. Per ovviare a questo problema, il Decreto Dignità ha stabilito che i nuovi apparati di gioco, tra cui anche le slot machine, a partire dal 1 gennaio del 2020 dovranno consentire obbligatoriamente una verifica della maggiore età. In che modo? Inserendo la tessera sanitaria, così come già avviene per gli articoli da fumatori.

Le slot machine fisiche rimangono infatti uno dei principali magneti per i giocatori patologici, con ripercussioni sulla vita del singolo, su quella familiare e, di conseguenza, sull'intera società.

Pubblicato in Economia e Finanza

Si, è vero. Questa antica città quale è Amantea ha anche un mare straordinario, dove si trova di tutto.

 

Una ricchezza che meriterebbe un museo del mare ed una serie di progetti ed azioni atti alla sua conoscenza .

Potremmo parlarne a lungo e forse qualche giorno lo faremo insieme agli amici che ogni giorno ci offrono informazioni e spunti di attenzione.

Parliamo di Franco Gaudio, di Cenzino Giambra, di Bruno Gregorio, di Rocco Guido , di Santo Calisto, di Ottaviano Di Puglia e Dino Baldacchino, e tanti altri.

Ed ecco la riprova.

 

Ecco cosa scrive il dr Francesco Gaudio.

“Nei giorni scorsi ha attirato la mia attenzione una cattura effettuata da un peschereccio dedito alla pesca delle Lampughe.

La cattura effettuata dal peschereccio è stata di ben due esemplari di una specie di pesce alla quale il comandante del peschereccio non ha saputo dare un nome e ha dichiarato altresì di non aver mai visto niente del genere.

Giudicato di scarso valore commerciale il pescato è stato regalato ad alcuni fruitori del porto di Amantea, gli stessi però hanno apprezzato le carni del pesce foglia.

 

Introduzione – Specie cosmopolita, considerata ancora rara per il Mediterraneo occidentale (Bradai, 2000; Hemida et al., 2003), Lobotes surinamensis (Bloch, 1790) è stata segnalata per la prima volta in Mediterraneo nelle acque del palermitano da Pietro Doderlein nel settembre 1875. Successivamente è stata catturata nelle acque di Pizzo (CZ) nell’ottobre del 1967 (Bini, 1968) e nel settembre 1996 nelle acque di Monte Argentario, Grosseto (De Pirro et al., 1997).

La mattina del 1 ottobre 2006 durante una battuta di pesca l’equipaggio del motopesca 4PA580, di proprietà dei fratelli Nevoloso di Isola delle Femmine (Palermo) catturava, con una rete di circuizione (cianciolo), sotto un pattino alla deriva, a circa 25 miglia N da Punta Raisi (Palermo), un esemplare di L. surinamensis.

Quest’ultimo nuotava all’ombra del pattino insieme ad una trentina di individui di Naucrates ductor (Linneo 1758), 7 di Coryphaena hip­purus Linneo 1758 e 2 di Schedophilus ovalis (Cuvier 1833). In questa breve nota si riportano i principali caratteri morfologici dell’esemplare catturato e alcune osservazioni sullo stato dell’arte dei nostri mari.

Risultati – Gli esemplari di L. surinamensis avevano un peso di 2500 gr., una lunghezza totale di 450 mm ed una lunghezza standard di 410 mm. (Raggi: D=XI-15; A=III-11; P=14; V=I-5; C=18). Colorazione: dorso bruno alternato ad aree giallastre, più scuro in prossimità delle pinne; fianchi e ventre grigio metallico, pinne pettorali gialle, cau­dale orlata di giallo.

Non avendo dati su un numero congruo di esemplari.

Si può ipotizzare che questa forma di vita sia presente nel mediterraneo meridionale già da un lasso di tempo più o meno lungo in relazione all’accrescimento della specie in questione e alla loro principale peculiarità ovvero l’essere eurialini (capacita di sopportare e quindi adattarsi agli sbalzi di salinità).

Conclusioni – Come precedentemente notato da De Pirro et al. (1997) tutte le catture di questa specie nelle acque italiane avvengono durante la stagione autunnale. Dati di letteratura riportano che L. surinamensis sia un predatore opportunista di crostacei e piccoli pesci (Sommer et al., 1996). Merriner e Foster (1974) sostengono che questa specie si nutre preva­lentemente di clupeidi. Secondo Franks et al. (2003) la dieta di L. surinamensis è com­posta al 49.4% di crostacei e al 50.6% di osteitti. In particolare due specie pelagiche, il carangide Chloroscombrus chrysurus (Linneo 1766) e il clupeide Brevoortia patronus Goode, 1878, risultano essere maggiormente predate da L. surinamensis. Poiché non esistono dati sulla alimentazione di questa specie in Mediterraneo sembra interessante riportare in questa nota la predazione di L. surinamensis su N. ducato (pesce pilota) osservata in una precedente cattura di Lobotes surinamensis e quindi trovandosi in una situazione di competizione alimentare con la Lampuga che è l'unica specie che comporta un pericolo per i pesci pilota.

Ringraziamenti – Un doveroso ringraziamento è rivolto a Ottaviano Di Puglia e Dino Baldacchino che hanno permesso l’identificazione della cattura dei due esemplari di LOBOTES SURINAMENSIS.

Bibliografia

BINI G. (1968) - Un pesce perciforme raro per i mari italiani (Lobotes surinamensis Bloch, 1790). Atti Soc. Pelor. Sc. Fis. Mat. Nat., 14 (1-2): 49-53.

BRADAI M.N. (2000) – Diversité du peuplement ichtyque et contribution à la connaissance des sparidés du Golf de Gabès. Ph. D. Thesis, University of Sfax, Tunisia: 600 pp.

DE PIRRO M., TOSI G., VANNI S. (1997) - Terza cattura nei mari italiani di Lobotes surinamensis (Bloch, 1790) (Actinopterygii, Perciformes, Lobotidae). Atti Soc. tosc. Sci. nat. Mem., (B) 103 (1996): 113-114.

DODERLEIN P. (1875) – Descrizione di un specie del genere esotico Lobotes, presa nelle acque dei contorni di Palermo. Memoria del socio Prof. Pietro Doderlein. Palermo Tipografia Fraurenten­felder: 13 pp.

FRANKS J.S., VANDER KOOY K.E., GARBER N.M. (2003) – Diet of tripletail, Lobotes surina­mensis, from Mississipi coastal waters. Gulf Caribb. Res., 15: 27-32.

HEMIDA F., GOLANI D., DIATTA Y., CAPAPÈ C. (2003) - On the occurence of the Tripletail, Lobotes surinamensis (Bloch, 1790) (Osteichthyes: Lobotidae), off the coast of Algeria (Southern Mediterranean). Annales Ser. Hist. nat., 13 (2): 145-148.

MERRINER J.V., FOSTER W.A. (1974) – Life history aspects of the tripletail, Lobotes surinamensis (Chordata-Pisces-Lobotidae), in North Carolina waters. J. Elisha Mitchell Sci. Soc., 90 (4): 121-124.

SOMMER C., SCHNEIDER W., POUTIERS J.M. (1996) – FAO species identification guide for fishery purposes. The living marine resources of Somalia. FAO, Rome: 376 pp.

Dott. Francesco Gaudio

pesci deformi medio1Per vivere tranquilli non si possono, o meglio non si devono, avere dubbi.
Poco importa cioè sapere se il mare è balneabile, se i pesci che mangiamo sono commestibili o pericolosi per la salute.


Il Sistema di Informazione oggi, infatti, fa di tutto perché la gente non abbia dubbi. Ed arriva al punto di farli parlare di cazz….te varie come i nuovi vestiti chiari della regina che la ringiovaniscono, palesemente per distrarre l’attenzione o deviare il pensiero.

Non capirebbe, la gente non capirebbe, non dormirebbe sonni tranquilli , forse non andrebbe più al mare e non comprerebbe più pesci.

Una società disordinata non sarebbe più controllabile, potrebbe reagire anche inconsapevolmente e sarebbe la fine di questo sistema che controlla tutto, che impone l’ordine mondiale del quale in tanti hanno bisogno, politica, massoneria ed economia, in primis, per sopravvivere.

Intanto non dire la verità significa lasciare la società nell’ignoranza e senza capacità di effettuare scelte consapevoli.

Ritorniamo, quindi, alla domanda individuale

Pesci deformi o vulelle? Quale è la condizione del nostro mare?

I pesci deformi pescati davanti a Fiumefreddo Bruzio e di cui parla Roberto De Santo con lische nelle quali un laboratorio privato avrebbe rinvenuto la presenza di Ipa e Pcb al di sopra della norma, sono un pericolo per la salute della gente?. Sono nati davanti alle coste calabresi o provengono da altri luoghi? Perché un laboratorio privato e non anche uno pubblico, in modo da poterne confrontare i risultati? Quale è questo laboratorio privato? Come è accedibile il referto? Chi ha pagato le spese? Sono tantissime le domande alle quali non è dato dare risposta.

Dove sono avvertiti fatti similari? Ne ricordiamo solo alcuni senza dimenticare quelli più antichi come Minamata( provate a leggere) ed il suo metilmercurio.

Il caso recente più famoso è quello del fiume e del lago Athabasca, in Canada dovuto a sostanze tossiche come mercurio e l’ arsenico, legate allo sfruttamento delle famose sabbie bituminose, che avviene a monte.

E scendendo negli USA come non ricordare i 23 casi di inquinamento da ceneri di carbone che ha causato e continua a causare gravi danni alla fauna ittica ed alla pesca in Texas, Ohio, Tennessee, Pennsylvania, South Carolina, Virginia, Michigan, Georgia, West Virginia, Wisconsin e Wyoming, ed in particolare quello del Lago Sutton, vicino a Wilmington in North Carolaina dove muoiono milioni di pesci e migliaia sono deformi

Molti altri casi sono celati, come le 100 tonnellate di pesci morti nel fiume Fuhe, nella provincia cinese di Jiangxi dovuti alla immissione di ammoniaca ( fino ad oltre 196 mg per litro) I pesci sono stati raccolti da un tratto di 40 chilometri del fiume.

Senza dimenticare( ovviamente) Fukushima( di cui non ci dicono più niente) ed il Golfo del Messico.

Giù da noi. per esempio, una ricercatrice di Catania tempo fa ha effettuato dei campionamenti su alcuni pesci deformi notando un’anomalia davvero particolare: numerosi pesci avevano la colonna vertebrale (cioè la lisca) a “v”, come colpiti da una sorta di anomala scoliosi. Facendo accurate analisi e studi su tali pesci ha potuto constatare che il problema è da attribuire ad un accumulo di metalli pesanti come Mercurio, Cadmio e altri, che hanno avviato una vera e propria alterazione genetica, portando i pesci a deformarsi e a mantenere quelle nuove, inquietanti modifiche.

pesci deformi miniNon solo ma una famiglia di Alcamo ha acquistato 4 orate da 300 grammi circa( da allevamento), ed ha rilevato la stessa anomalia. Tutte e 4 le orate (cioè il 100% di prodotto acquistato) contenevano la deformazione descritta dalla ricercatrice (nelle foto allegate trovate le 4 lische deformi delle orate acquistate dalla famiglia alcamese).

Ma ci sembra che i problemi più rilevanti siano quelli del Po dove il CNR ha trovato un’elevata concentrazione di composti chimici tra cui l’acido perfluorottanico (Pfoa) e perfluoroarchilsolfonato (Pfos), due sostanze facilmente accumulabili nel sangue sia tramite inalazione che bevendo acqua potabile contaminata. In Emilia Romagna, a Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara, nella zone in cui il fiume più grande d’Italia si avvia verso la foce, l’acido perfluorottanico è superiore di 200 volte rispetto alla media europea (anche 200 ng/l). Situazione ancora più drammatica in Piemonte, in due affluenti del grande fiume (Tanaro e Bormida), dove i livelli di acido sono tra 1.200 e 1.500 ng/l. L’inquinamento ha inoltre causato un incremento delle malformazioni tra le varie specie ittiche: molti esemplari presentano organi sessuali sia maschili che femminili. Nella valle del Bormida

E qualcuno scrive che “Nella valle del Bormida c'è un incidenza tumorale nel uomo mostruosamente superiore alla media Italiana....e comunque l'omonimo fiume è stato per anni il più inquinato d'italia....il letto del fiume in alcuni punti era rosso”.

Senza parlare di Taranto.

Ma ecco cosa ci scrive un nostro amico scienziato del CNR:

Gentile Redazione, purtroppo questi tipi di composti chimici sono diffusi  in tutti i mari Italiani  certamente ci sono delle zone più inquinate come Priolo al sud  ma anche Bagnoli al Nord , ma  le correnti marine distribuiscono queste sostanze da tutte le altre parti. Oltre al trasporto da parte delle correnti marine ci sono i vari fenomeni di Bioconcentrazione e di Bioaccumulo in base ai quali gli animali  funzionano da spugne accumulando con il tempo  queste sostanze.
Si, c'è una correlazione diretta tra inquinanti e tassi di deformazione e malattie genetiche  in generale  vedi per esempio Taranto.......

Questi pesci possono provenire da altre zone?  In teoria si, ma  prima vorrei essere sicuro della specie  e delle dimensioni dei pesci, in ogni caso non sono molte le specie che migrano attraverso lo stretto di Messina e che quindi possono arrivare da Augusta..

Nel  Mediterraneo  ci sono alti tassi di queste classi di composti inquinanti,   con maggiori concentrazioni nella parte settentrionale rispetto alla parte meridionale. Per quello che riguarda la Calabria sebbene non vi siano  sulla costa tirrenica grandi impianti petrolchimici, non dobbiamo dimenticarci che, per esempio, l'alluvione di Vibo del Luglio 2006 ha provocato seri problemi con la locale  raffineria, inoltre sappiamo di molti depositi illegali di rifiuti tossici  e non possiamo pensare che non abbiano nessuna ripercussione sull'ambiente.

L'argomento è molto complesso, resto a tua disposizione per qualsiasi altro chiarimento!
Un caro saluto”

La risposta alla domanda è quindi semplice. Si chiama attenzione all’ambiente, desiderio di sapere la verità, voglia e p..le di combattere gli inquinamenti, senza prenderci in giro come stiamo, ahimè, facendo.

Le soluzioni tecniche ci sono, le ipotizzavamo già una decina di anni fa ma il progetto nessuno lo ha voluto nemmeno conoscere:

Vedremo con la prossima amministrazione!

Apesci deformi progetto strategicol largo di Fiumefreddo due pescatori amatoriali a settembre scorso hanno catturato alcuni tonnetti malformati. Dalle analisi risulta che erano contaminati

Pesci con malformazioni alla colonna vertebrale e contaminati. Non è un film horror ma quello che è stato scoperto a mare lungo il Tirreno cosentino. Due pescatori amatoriali, durante una battuta al largo di Fiumefreddo Bruzio, nel settembre scorso, hanno catturato alcuni esemplari di tonnetti alletterati (una specie di tonno molto diffusa nel Mediterraneo e caratterizzata dalla colorazione azzurro-bluastra del dorso screziato) che, si è scoperto in seguito, presentavano anomalie scheletriche. Da qui l’allarme generato soprattutto dalla circostanza che su dieci animali catturati ben quattro presentavano una strana malformazione: la spina dorsale bifida. Un allarme che ha portato a far analizzare i resti di due degli esemplari pescati e a scoprire che nella lisca erano presenti dei contaminanti. Il valore più elevato riguarda gli (Ipa), ritenuti da molti ricercatori tra i responsabili di mutamenti genetici negli animali. Ma anche pericoloso per la stessa salute dell’uomo visto che è stato accertato il suo effetto cancerogeno. Inoltre, dalle analisi effettuate da un laboratorio privato, nella spina dorsale dei due animali sono emersi parametri al di sopra della norma di tre

(Pcb), composti organici considerati altamente nocivi per la salute dell’uomo. Un caso – allo stato attuale isolato in Calabria – che, però, solleva non pochi timori sulla qualità della salute dei mari italiani e che ricorda quanto sta avvenendo in altre parti del Mediterraneo. Infatti, nel corso degli anni, in altre parti del Paese sono stati trovati esemplari malformati simili a quelli catturati a Fiumefreddo. Episodi verificatisi in particolare nella rada di Augusta. Da tempo al largo della costa siracusana – soprattutto dopo le operazioni di pulizia del porto che nel 1989 avrebbero comportato lo sversamento in mare di sostanze, molte delle quali tossiche, presenti nell’infrastruttura – si registrano, da parte di pescatori, di ristoratori ma anche di semplici cittadini della zona, decine di segnalazioni di esemplari di varie specie ittiche con anomalie scheletriche. Soprattutto alla colonna vertebrale. Una circostanza che porterebbe a far ritenere che proprio da quella parte del Tirreno meridionale provenissero anche i tonnetti catturati al largo di Fiumefreddo Bruzio. Vista la relativa distanza dalla Sicilia e soprattutto perché gli animali catturati nel Cosentino fanno parte di una specie definita pelagica e cioè capace di percorrere anche centinaia di chilometri dal loro luogo di nascita. Inoltre, essendo animali predatori, presentano livelli di concentrazione di sostanze chimiche elevati. Il tonnetto, infatti, cibandosi di altri pesci funge da bioaccumulatore delle sostanze contenute negli animali di cui si ciba. Un aspetto che ripropone con forza la necessità di monitorare attentamente l’intero bacino del Mediterraneo.

IL RACCONTO

«Siamo andati come al solito, a pescare molto presto. Intorno alle 6 del mattino e per diverse ore non abbiamo catturato nessun pesce. Fino a quando, intorno alle 11, uno dopo l’altro i tonnetti hanno abboccato alle nostre esche». Valerio Beatino, un 23enne di Amantea, studente di ingegneria ambientale, racconta quella che in seguito diventerà più di una semplice battuta di pesca. Al largo di Fiumefreddo Bruzio Valerio, assieme allo zio, nel settembre scorso cattura dieci tonnetti alletterati, con una peculiarità: quattro di questi esemplari presentano una strana malformazione. «Ce ne siamo resi conto a casa – spiega – solo dopo averli cucinati. Mentre stavamo per mangiarli, e dopo averli ripuliti, ho notato qualcosa di strano: la spina dorsale del pesce presentava una forma diversa dalle altre». Una sorta di biforcazione che dalla coda procedeva lungo il dorso dell’esemplare. «Dapprima avevo pensato a una protuberanza della carne – dice il 23enne che è anche attivista del Comitato “Natale De Grazia” di Amantea – ma pulendo meglio la lisca ho visto che si trattava di una vera e propria malformazione». Così Valerio passa ad esaminare l’esemplare che stava mangiando la sorella e si accorge che anche questo tonnetto presenta la stessa anomalia. Come gli altri due pesci che erano stati congelati per essere mangiati nei giorni successivi. «Abbiamo cotto gli altri esemplari – spiega – per procedere poi alla pulizia e capire se anche gli altri due avevano questa malformazione. Ebbene, anche questi tonnetti avevano la stessa identica anomalia scheletrica: la spina dorsale bifida». Un’anomalia che, a questo punto, porta il giovane laureando in ingegneria ambientale a consegnare le lische degli ultimi due esemplari esaminati a un esperto del campo. E dopo aver affidato a un laboratorio privato i reperti, è emerso il responso: nelle lische è stata rinvenuta la presenza di Ipa e Pcb al di sopra della norma.

Questo servizio è stato pubblicato sull'edizione n. 141 del Corriere della Calabria distribuita in edicola fino al 13 marzo del 2014 a firma di Roberto De Santo

Pubblicato in Calabria
BANNER-ALTO2
© 2010 - 2021 TirrenoNews.Info | Liberatoria: Questo sito è un servizio gratuito che fornisce ai navigatori della rete informazioni di carattere generale. Conseguentemente non può rappresentare una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7 marzo 2001. L'Autore del sito non è responsabile dei commenti inseriti nei post o dell’utilizzo illegale da parte degli utenti delle informazioni contenute e del software scaricato ne potrà assumere responsabilità alcuna in relazione ad eventuali danni a persone e/o attrezzature informatiche a seguito degli accessi e/o prelevamenti di pagine presenti nel sito. Eventuali commenti lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all’autore del sito, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Nei limiti del possibile, si cercherà, comunque, di sottoporli a moderazione. Gli articoli sono pubblicati sotto “Licenza Creative Commons”: dunque, è possibile riprodurli, distribuirli, rappresentarli o recitarli in pubblico ma a condizione che non venga alterato in alcun modo il loro contenuto, che venga sempre citata la fonte (ossia l’Autore). Alcune immagini pubblicate (foto, video) potrebbero essere tratte da Internet e da Tv pubbliche: qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del sito che provvederà prontamente alla loro pronta. Qualunque elemento testuale, video, immagini ed altro ritenuto offensivo o coperto da diritti d'autore e copyright possono essere sollecitati inviando una e-mail all'indirizzo staff@trn-news.it. Entro 48 ore dalla ricezione della notifica, come prescritto dalla legge, lo staff di questo Blog provvederà a rimuovere il materiale in questione o rettificarne i contenuti ove esplicitamente espresso, il tutto in maniera assolutamente gratuita.

Continuando ad utilizzare questo sito l'utente acconsente all'utilizzo dei cookie sul browser come descritto nella nostra cookie policy, a meno che non siano stati disattivati. È possibile modificare le impostazioni dei cookie nelle impostazioni del browser, ma parti del sito potrebbero non funzionare correttamente. Informazioni sulla Privacy